La stepchild adoption (in inglese "adozione del figliastro") o adozione in casi particolari[1] è un istituto giuridico che consente al figlio di essere adottato dal partner (unito civilmente o sposato) del proprio genitore.
La stepchild adoption viene generalmente utilizzata quando due adulti formano una nuova famiglia e uno di loro, o entrambi, portano un figlio avuto da una precedente relazione. Generalmente queste famiglie (cd. famiglie ricostituite) sono la conseguenza di divorzi, separazioni, famiglie mononucleari o della morte di un coniuge.
L'istituto è finalizzato: da un lato, a consolidare i legami familari in una famiglia ricostituita; dall'altro, a tutelare l'interesse del minore a veder garantita l'instaurazione di un rapporto giuridico analogo a quello genitoriale con un soggetto al quale non è legato biologicamente, ma determinato ad assumere nei suoi riguardi un ruolo genitoriale.
La stepchild adoption è consentita in Germania in forme simili alla versione italiana; mentre l'adozione piena e legittimante, aperta sia a coppie eterosessuali sia omosessuali, è prevista nel Regno Unito, Francia, Spagna e Grecia[1]. In Italia è istituita dal 1983 per le sole coppie eterosessuali sposate e, dal 2007, anche conviventi[2].
Questa norma è stata istituita per la prima volta nel Regno Unito tramite la legge sulle civil partnership ovvero sulle unioni civili delle coppie omossessuali. In seguito è stata consentita anche in altri Paesi europei come in Germania, dove non è consentita l'adozione esterna alle coppie omosessuali.
Effetti della stepchild adoption
Per effetto della stepchild adoption l'adottante assume nei confronti dell'adottato i tipici doveri del genitore, e in particolare il dovere di provvedere alla assistenza morale e materiale dell'adottato, al pari del genitore biologico.
Il minore, invece, per effetto dell'adozione diviene erede dell'adottante, verso il quale può anche vantare il diritto agli alimenti qualora si ritrovi nel corso della sua vita a essere in stato di bisogno.
La stepchild adoption in Italia
In Italia l'adozione in casi particolari è disciplinata sin dal 1983 con Legge 4 maggio 1983, n. 184 "Diritto del minore ad una famiglia"[3] e permette l'adozione del figlio del coniuge, purché vi sia il consenso del genitore biologico e a condizione che l'adozione corrisponda all'interesse del figlio. E' previsto anche il consenso del figlio qualora abbia già compiuto i 14 anni. Nel caso sia tra i 12 e i 14 anni d'età il Giudice è tenuto ad ascoltare la sua opinione e tenerne conto.[2]
Il procedimento di adozione non è automatico e si propone avanti il Tribunale per i minorenni che effettua un'indagine sull'idoneità affettiva, la capacità educativa, la situazione personale ed economica, la salute e l'ambiente familiare dell'adottante.[2]
Sino al 2007, era ammessa solo per le coppie sposate: successivamente il Tribunale per i minorenni di Milano prima e quello di Firenze poi, hanno esteso questa facoltà anche aiconviventi eterosessuali, ritenendo in questo caso che fosse interesse del minore che al rapporto affettivo fattuale corrispondesse anche un rapporto giuridico, consistente in diritti ma, soprattutto, doveri[2].
L'adozione in casi particolari per le coppie dello stesso sesso
In assenza di provvedimenti legislativi volti a tutelare i nuclei familiari ricostituti la magistratura italiana si è trovata a dover decidere su alcune richieste di adozione in casi particolari avanzata da alcuni genitori sociali nei confronti dei figli del loro partner dello stesso sesso.
Nel 2014 il Tribunale dei Minori di Roma ha riconosciuto di fatto la prima adozione omosessuale, permettendo a una donna di adottare la figlia naturale della compagna. Le donne si erano sposate in Spagna e sempre all'estero erano ricorse alla procreazione eterologa assistita per avere un figlio. Il tribunale si è basato sull'articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, che la contempla in alcuni casi anche per le coppie non sposate. In particolare, "nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l'adulto, in questo caso genitore sociale, quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo". La corte non ha quindi creato un nuovo diritto ma ha offerto copertura giuridica a una situazione già esistente, nell'interesse del minore.
In precedenza, nel 2011 la Corte di Cassazione aveva invece confermato l'affidamento di un bambino alla madre che viveva con la sua compagna, stabilendo in una sentenza che è un «mero pregiudizio» sostenere che sia dannoso per i bambini crescere in una famiglia omosessuale.[4]
In Italia, gli omosessuali con almeno un figlio erano stimati essere nel 2005 circa 100.000 [5]. La stima era dovuta al fatto che, secondo la ricerca condotta da Arcigay con il patrocinio dell'Istituto Superiore di Sanità, il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni hanno almeno un figlio.
Nel censimento Istat del 2011 ci sono state 529 coppie che hanno dichiarato di essere omosessuali e con figli [6]. L’Istat però sottolinea che “i dati relativi alle coppie dello stesso sesso sono sottostimati e si riferiscono solamente alle coppie dello stesso sesso che si sono dichiarate: molte persone in questa situazione hanno preferito non dichiararsi nonostante le raccomandazioni”.
La stepchild adoption nasce dalla necessità di proteggere i bambini che crescono con coppie dello stesso sesso dalla mancanza di una legge nazionale che riconosca la genitorialità legale di entrambe le persone. Questi bambini, infatti, sempre più spesso nati all'estero grazie alla procreazione assistita eterologa, in Italia risultano figli solo del genitore naturale, e in caso di problemi del genitore biologico l'altro non ha alcun diritto né dovere nei suoi confronti. In caso di decesso del genitore biologico, pur avendo una famiglia, lo stato renderebbe questi bambini orfani, col rischio che finiscano, se minorenni, anche in orfanotrofi.
In Italia più di 530 giuristi tra magistrati, giudici e avvocati hanno firmato un appello indetto dal portale giuridico Articolo29, dal nome Unioni gay: i bambini innanzitutto, per includere l'adozione in casi particolari nella legge sulle unioni civili attualmente in discussione al Senato. L'adozione in casi particolari, scrivono i giuristi, appare «diretta a dare veste giuridica ad una situazione familiare già esistente di fatto, rappresenta la garanzia minima per i bambini che vivono oggi con genitori dello stesso sesso»[1].
Mentre le critiche più dure sia all'inserimento di questa norma sia al regolamento delle unioni civili sono arrivate da alcuni movimenti conservatori come Pro-vita, La Manif pour Tous e le Sentinelle in Piedi, che insieme con esponenti di ogni schieramento politico tra cui Carlo Giovanardi[7] e Lucio Malan hanno dichiarato che questa norma se approvata potrebbe portare a una compravendita di bambini dagli stati che lo permettono, tramite la pratica dell'"utero in affitto", ossia la gestazione a conto di terzi[2], che però è e rimarrebbe vietata in Italia.
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