antropologia delle religioni 1° parte
Di Vittoria Salice, Venerdì 25 luglio 2014 alle ore 12.59
L’analisi del concetto di religione quale fenomeno culturale nasce intorno al XVII sec…, quando cominciò a formarsi l’idea di una rubrica dei saperi non più comesumma onnicomprensiva ma in quanto articolazione di categorie fortemente autonome e distinte. Fino ad allora la religione era stata relegata nell’ambito della teologia o della metafisica, e come tale era stato escluso da quella trattazione antropologica che troviamo compiutamente nell’ambito della cosiddetta scienza del mito.
Una prima ermeneutica della dimensione religiosa come e in quanto espressione della cultura umana è presente nell’opera di alcuni grandi demitizzatori di età moderna, come Spinoza, Chladenius, e Schleiermacher. Le prime spiegazioni antropologiche della religione svolte con criteri piuttosto rigorosi risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Significativo al riguardo è l’operato di Friedrich Max Müller (1823-1900), orientalista, filologo e antropologo, fondatore della religione comparata. Alla stessa scuola antropologica appartenne E. B. Tylor, che ampliò il programma comparativista di Müller rivolgendosi a tutte le religioni, analizzate secondo i principi dell’evoluzionismo bio-culturale. L’animismo, la religione dei primitivi e delle tribù selvagge che attribuisce uno spirito ad ogni cosa, costituirebbe lo stadio più basso della spiritualità, seguito dalla fase intermedia del politeismo e con quella conclusiva del monoteismo, esito conclusivo dell’evoluzione culturale.
Frazer si collegò storicamente alla scuola antropologica, di marca positivistica, coniando nuovi termini per descrivere le differenti forme di religiosità, come polidemonismo, cioè la credenza in molti demoni diversi, o preanimismo, che precederebbe i culti animistici.
Successivamente il punto di vista evoluzionistico sulla religione è stato abbandonato, soprattutto perché è stato notato che il monoteismo è presente anche nelle società primitive, che non sono necessariamente legate a culti animistici. : I vari tentativi di definire la religione secondo schemi e categorie di carattere antropologico, pur senza assolvere fino in fondo il compito, sono comunque pervenuti a delle conclusioni condivise. Per esempio è ormai molto diffusa la convinzione che sia possibile interpretare il ruolo sociale dell’esperienza religiosa senza metterne in discussione gli aspetti teologici o metafisici. In prospettiva antropologica è del tutto irrilevante se le origini della religione vadano ascritte ad una rivelazione divina o a cause più “terrene”. Ciò non impedisce comunque la ricerca di una definizione coerentemente antropologica della questione religiosa.
Una possibile definizione scorgerà nella religione la controparte concreta di quell’astratto senso della spiritualità, di quel pensiero mistico che costituisce una spiegazione comune sia del mistero della realtà esterna, del macrocosmo, che della realtà interiore, del microcosmo.
La religione, ogni religione, è una visione organica del mondo che ci circonda, e che rende conto della sfera degli oggetti sensibili rinviando ad una verità ulteriore, di segno metafisico o trascendente.
Presso le civiltà più antiche i vari aspetti del reale erano spiegati ricorrendo all’intervento di un dio o di un nume tutelare, per quanto esistessero tentativi di rintracciare cause fisico-naturali. Da sempre, infatti, il pensiero mistico convive con il pensiero razionale, scientifico; l’esistenza di questo fondamentale dualismo religione-scienza è anzi necessario a definirle entrambi come modelli di conoscenza alternativi, supremi principi orientativi per l’azione dell’uomo nei differenti contesti culturali.
Nell’interpretazione antropologico-culturale del fatto religioso si possono individuare due diversi atteggiamenti. Il primo atteggiamento, definibile genericamente come positivistico, destituisce di senso il fondamento soprannaturale dell’esperienza religiosa, enfatizzandone le caratteristiche umane e culturali, mentre il secondo atteggiamento, definibile genericamente come spiritualistico, considera la religione e gli altri fenomeni correlati al percorso evolutivo della coscienza planetaria come espressioni del Divino, che permea tutto ed ogni cosa.
La definizione di religione è problematica e dibattuta.
Da un punto di vista fenomenologico-religioso il termine "religione" è collegato alla nozione di sacro:
« Secondo Nathan Söderblom, Rudolf Otto e Mircea Eliade, la religione è per l'uomo la percezione di un "totalmente Altro"; ciò ha come conseguenza un'esperienza del sacro che a sua volta dà luogo a un comportamento sui generis. Questa esperienza, non riconducibile ad altre, caratterizza l'homo religiosus delle diverse culture storiche dell'umanità. In tale prospettiva, ogni religione è inseparabile dall'homo religiosus, poiché essa sottende e traduce la sua Weltanschauung (Georges Dumézil). La religione elabora una spiegazione del destino umano (Geo Widengren) e conduce a un comportamento che attraverso miti, riti e simboli attualizza l'esperienza del sacro. » (Julien Ries. Le origini, le religioni. Milano, Jaca Book, 1992, pagg.7-23)
Da un punto di vista storico-religioso la "nozione" di "religione" è collegata al suo esprimersi storico:
« Ogni tentativo di definire il concetto di "religione", circoscrivendo l'area semantica che esso comprende, non può prescindere dalla constatazione che esso, al pari di altri concetti fondamentali e generali della storia delle religioni e della scienza della religione, ha una origine storica precisa e suoi peculiari sviluppi, che ne condizionano l'estensione e l'utilizzo. [...] Considerata questa prospettiva, la definizione della "religione" è per sua natura operativa e non reale: essa, cioè, non persegue lo scopo di cogliere la "realtà" della religione, ma di definire in modo provvisorio, come work in progress, che cosa sia "religione" in quelle società e in quelle tradizioni oggetto di indagine e che si differenziano nei loro esiti e nelle loro manifestazioni dai modi a noi abituali. » (Giovanni Filoramo. Religione in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, pag.620)
Da un punto di vista antropologico-religioso la "religione" corrisponde al suo modo peculiare di manifestarsi nella cultura:
« Le concezioni religiose si esprimono in simboli, in miti, in forme rituali e rappresentazioni artistiche che formano sistemi generali di orientamento del pensiero e di spiegazione del mondo, di valori ideali e di modelli di riferimento » (Enrico Comba. Antropologia delle religioni. Un'introduzione. Bari, Laterza, 2008, pag.3)
Anche se come evidenzia lo stesso Enrico Comba:
« Non è dunque possibile stabilire un criterio assoluto per distinguere i sistemi religiosi da quelli non religiosi nel vasto repertorio delle culture umane » (Enrico Comba. Op.cit. pag.28)
Quindi, come notano Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio, il fenomeno della religione:
« come forma specifica della cultura umana, ovunque presente nella storia e nella geografia, è un fenomeno estremamente complesso, che va studiato con molteplici procedure, mano a mano che queste ci vengono offerte dal progresso degli studi delle scienze umane, senza pretendere di dire mai in proposito l'ultima parola, come accade per un lavoro che sia costantemente in corso d'opera. » (Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio. Religioni Simboli Società: Sul fondamento dell'esperienza religiosa. Milano, Feltrinelli, 1998, pagg. 71-2)
Lo studio delle "religioni" è oggetto delle "Scienze delle religioni" mentre lo sviluppo storico delle religioni è oggetto della "Storia delle religioni".
diaconato La parola Diacono deriva dal greco “diaconìa” che significa ministero/ministro o servizio/servo.Attraverso l’imposizione delle mani lo Spirito Santo discende su di lui, che diventa un Ministro Ordinato. Senza essere Sacerdote non è laico e senza essere laico non è sacerdote. E non è neanche Vescovo.
Diciamo che il Diacono è una figura situabile al centro, tra il laico ed il Sacerdote ma non necessariamente intermedia e con una sua funzione specifica. gli, infatti, non è un sacerdote perché non presiede l’Eucaristia e non assolve i peccati. Più in generale, non si colloca all’interno della comunità cristiana nella stessa posizione del parroco. Inoltre, nella maggior parte dei casi il diacono è coniugato ed ha una sua professione. Egli non è “un semplice laico”: riceve infatti il sacramento dell’Ordine, che lo immette tra i membri del clero, ha una propria veste liturgica, sull’altare ha un posto suo, ha il compito di proclamare il vangelo e di tenere l’omelia, ha l’obbligo di celebrare la liturgia delle ore a nome dell’intera Chiesa, può celebrare la liturgia del battesimo, benedire le nozze, accompagnare alla sepoltura i defunti. Egli è un Ministro di Cristo a tutti gli effetti. Il Diacono può essere soltanto una figura maschile, deve essere un buon cristiano, amare la Chiesa, avere una formazione umana equilibrata ed uno spirito di comunione.
laico nell'accezione moderna del termine ha significato di "aconfessionale", ossia di slegato da qualsiasi autorità confessionale, ecclesiastica (o non ecclesiastica), e quindi da qualsiasi confessione religiosa (o non religiosa). Tale promessa "di vita" spesso si esplica con un giuramento, o un atto di sottomissione o di accettazione dell'autorità confessionale stessa e delle sue regole liturgiche. Oggi esso ha anche altri significati:
L'ateismo (dal greco ἄθεος, àtheos, composto da α- privativo, senza, e θεός, dio, letteralmente senza dio)nega l'esistenza di Dio. è, in modo non univoco, una posizione filosofica opposta al teismoe al panteismo in generale, al politeismo e al monoteismo in particolare.
l'agnostico: dall’inglese agnostic che deriva dal greco antico ἀ- (a-), "senza", e γνῶσις (gnōsis), "sapere", "conoscenza"colui che in merito a un certo argomento ha una posizione di agnosticismo, e cioè che si astiene dal prendere una posizione o dal rispondere a un quesito in merito allo stesso, per mancanza di conoscenze sufficienti o per impossibilità a conoscere
L'Enoteismo o Monolatria (dal greco antico εἷς (radice ενο, "eno") θεός, "un dio"), termine coniato da Max Müller, L'enoteismo è una forma di culto intermedia tra politeismo e monoteismo in cui viene venerata in particolar modo una singola divinità, senza tuttavia negare l'esistenza di altri dei accanto ad essa. Un termine forse più esatto per definire la preferenza di un culto riservato a una certa divinità, rispetto a un restante pantheon più o meno ampio, è monolatria. Ne sono un esempio i culti misterici, la religiosità araba preislamica o le devozioni particolari di alcune città nei confronti di una divinità specifica.
il monoteismo (dal greco "μόνος" = unico, solo e "θεός" = dio) si intende la fede in una sola divinità identificata con il termineDio.
Le religioni che propriamente hanno questa definizione sono, in ordine di apparizione storica:
Spesso si è avuta un'evoluzione: da un culto di tipo enoteistico, dove i fedeli accettano l'esistenza di altri dei stranieri, ma adorano solo ed esclusivamente il loro Dio, a quello monoteistico.
Politeismo Il termine "politeismo" è attestato nelle lingue moderne per la prima volta nella lingua francese (polythéisme) a partire dal XVI secolo[40]. Il termine polythéisme fu coniato dal giurista e filosofo francese Jean Bodin, e quindi utilizzato per la prima volta nel suo De la démonomanie des sorciers (Parigi, 1580), per poi finire nei dizionari come il Dictionnaire universel françois et latin (Nancy 1740), ilDictionnaire philosophique di Voltaire (Londra 1764) e, l'Encyclopédie di D’Alembert e Diredot (seconda metà del XVIII secolo), la cui voce polytheisme è curata dallo stesso Voltaire. Utilizzato in ambito teologico in opposizione a quello di "monoteismo"; entra nella lingua italiana nel XVIII secolo [41].
Il termine polythéisme, quindi "politeismo", è formato da termini derivati dal greco antico: πολύς (polys) + θεοί (theoi) ad indicare "molti dèi"; quindi da polytheia, termine coniato dal filosofo giudaico di lingua greca Filone di Alessandria (20 a.C.-50 d.C.) per indicare la differenza tra l'unicità di Dio nell'Ebraismo rispetto alla nozione pluralistica dello stesso propria delle religioni antiche[42], tale termine fu poi ripreso dagli scrittori cristiani (ad esempio da Origene in Contra Celsum).
Tale termine indica quelle religioni che ammettono l'esistenza di più dèi a cui destinare dei culti.
Politeismo caratterizza l'induismo, il buddismo Mahayana, il confucianesimo, il taoismo, e lo shintoismo in Oriente, e anche contemporanee religioni tribali africane
Il panteismo (πάν ( 'pan' ) = tutto e θεός ('theos' ) = Dio, vuol dire letteralmente "Dio è Tutto" e "Tutto è Dio") è una visione per cui ogni cosa è permeata da un Dio immanente o per cui l'Universo, o la natura sono equivalenti a Dio.
Il panenteismo (dal greco πᾶν "tutto", ἐν "in", θεός "Dio") è la posizione teologica che sostiene che Dio sia immanente nell'universo, ma che allo stesso tempo lo trascenda. Si distingue dal panteismo, che sostiene che Dio coincida invece con l'universo materiale. Nel panenteismo Dio è visto come il creatore e/o la forza animatrice dell'universo, che pervade il cosmo e di cui tutte le cose sono costituite. Questo concetto di Dio è strettamente associato con quello del Logos proposto dal filosofo grecoEraclito nel V secolo a.C.
Il pandeismo (dal greco "παν-" = "tutto", "completo". latino "deus" = dio/divino) è una filosofia razionalistica della religione che unisce il panteismo ed il deismo. Letteralmente significa "tutto è dio/divino"; normalmente questo si collega alla convinzione che Dio sia coincidente con tutto l'esistente, l'intero universo o la natura.
Il panteismo viene rigettato in quanto, nel significato datogli da Immanuel Kant, Dio è immanente e coincide con il mondo fenomenico o creazione.
Il teismo, nell'accezione più ampia, è la credenza che esiste almeno una divinità[1]. Più specificamente, il teismo è comunemente una dottrina monoteistica riguardante la natura di una divinità e il rapporto tra quest'ultima e l'universo[2][3][4][5]. In tale senso specifico, il teismo concepisce Dio come personale, presente e attivo nel governo e nell'organizzazione del mondo e dell'universo; descrive così la concezione classica di Dio che si trova nel cristianesimo, nell'ebraismo, nell'islam, nel sikhismo e nell'induismo.
Il deismo riconosce l'esistenza di un ente supremo ordinatore dell'universo, ma nega ogni forma di rivelazione storica e di provvidenza, e rifiuta perciò qualsiasi dogma o autorità religiosa. Inoltre ritiene che l'uso corretto della ragione consenta all'uomo di elaborare una religione naturale e razionale completa ed esauriente, capace di spiegare il mondo e l'uomo. Nelle sue varie forme esso ritiene inessenziale la rivelazione, o ne prescinde, ritenendo che essa sia solo per gli incolti. Il deista fonda quindi la propria teologia non sui testi sacri ma sulla ragione.
Tuttavia assume a priori l'esistenza di una divinità, come base indispensabile per spiegare l'ordine, l'armonia e la regolarità nell'universo.
paganésimo Termine usato a indicare le religioni politeiste tradizionali dei greci e dei romani in opposizione al cristianesimo. Tali religioni erano infatti sopravvissute soprattutto nei villaggi delle campagne (pagi) .Il termine pagano indica il "civile", il "campagnolo", contrapposto al "militare". Pagānus deriva a sua volta dal termine sempre latino di pāgus (villaggio). Henri Maurier[4] osserva come tali termini latini, pāgus e pagānus, indichino quei territori, e coloro che li abitano, celebrano il culto locale pagano in opposizione ai centri delle amministrazioni dell'Impero romano che celebrano il culto imperiale, che intorno al 370 quando il cristianesimo è divenuto religione ufficiale e quindi culto dell'impero o imperiale. el corso del XX secolo sono stati realizzati differenti modi di rivivere, ricostruire o reinventare le religioni cosiddette "pagane"; tali modalità religiose si sono diffuse soprattutto in Europa e nel Nordamerica[6]. Rispetto a tale contesto sono stati coniati i termini "neopaganesimo" e "paganesimo moderno"[7].
l'animismo è usato in antropologia per classificare le tipologie di religioni o pratiche di culto nelle quali vengono attribuite qualità divine o soprannaturali a cose, luoghi o esseri materiali. Queste religioni cioè non identificano le divinità come esseri puramente trascendenti, bensì attribuiscono proprietà spirituali a determinate realtà materiali.
Questo tipo di credenze è così chiamato perché si basa sull'idea di un certo grado di identificazione tra principio spirituale divino (anima) e aspetti “materiali” di esseri e realtà (anche "demoni" e altri enti).
La posizione filosofica corrispondente all'animismo viene di solito chiamata panpsichismo. Un esempio di culto animista è lo Shintoismo, religione autoctona del Giappone.
la religione cristiana discende dal culto del sole
Horus, Mitra, Krishna, Attis, Dionisio/Bacco
Elementi storici molto importanti e studi seri hanno evidenziato ripetutamente che la religione cristiana altro non è che l'ennesima riproposizione del culto del Sole: si è messo un uomo chiamato Gesù al posto del Sole e si adora quella figura come originariamente si adorava il Sole.Come già era avvenuto più volte prima della sua nascita, la religione cristiana è solo una delle religioni che tenta di riproporre nei dettagli l'antica religione del culto del Sole.
L'argomento è così dettagliato e vasto che si cercherà di proporre di seguito un forte riassunto della situazione.
A partire dal 10.000 a.c. la storia è piena di graffiti o scritture che rappresentano il rispetto e l’adorazione verso il Sole.
Per gli antichi il Sole doveva sembrare la prova tangibile dell'esistenza di una divinità, anzi il Sole doveva sembrare una divinità stessa, posta in lontananza, che guardava gli uomini dall'alto, non poteva essere guardato direttamente ed era visibilmente qualcosa di superiore e potente.
Ogni giorno il Sole sorge, porta luce e calore salvando l’uomo dal freddo, dall’oscurità e dai predatori notturni nel buio della notte, regalando cioè la vita. Tutto questo per millenni ha reso il Sole l’oggetto più adorato di tutti i tempi ma non certo l’unico.
Le stelle sono state studiate attentamente per cercare di riconoscere ed anticipare eventi che si ripetevano nel corso di lunghi periodi di tempo come le eclissi e le lune piene. Le stelle sono state catalogate in gruppi, quelle che oggi conosciamo come Costellazioni. La croce dello Zodiaco è una delle immagini più antiche dell’umanità, essa rappresenta il Sole come se metaforicamente attraversasse le 12 maggiori costellazioni nel corso di un anno. Rappresenta anche i 12 mesi dell’anno, le quattro stagioni, i solstizi e gli equinozi.Le civiltà antiche non solo osservavano il Sole e le stelle, ma li personificavano elaborando mitologie circa i loro movimenti e legami : il Sole con il suo potere di dare la vita era personificato come colui che rappresenta il Creatore Invisibile ovvero Dio mentre le 12 costellazioni rappresentavano le tappe del suo viaggio che venivano personificate con elementi della natura che si manifestano in quel periodo dell’anno. Per esempio, l’Acquario è personificato come l’uomo che versa l’acqua e sta a significare le piogge primaverili.
I Dei del Sole
Horus è il Dio Sole dell’Egitto, risalente all’anno 3000 avanti Cristo. È la divinità del sole antropomorfa più importante, e la sua vita è una serie di mitologie allegoriche del movimento del Sole nel cielo.
Horus è nato il 25 dicembre dalla vergine Isis-Meri, la sua nascita è stata accompagnata da una stella dell’est che i re seguirono per trovare il neonato salvatore e portagli dei doni. All'età di 12 anni era un prodico insegnante adolescente, all’età di trenta anni egli fu battezzato da Anup e da quel momento iniziò il suo ministero.
Horus aveva 12 discepoli che viaggiavano con lui mentre compiva miracoli come la guarigione dei malati e il camminare sulle acque. Ad Horus venivano attribuiti nomi simbolici come "La verità", "La luce", "Il figlio eletto di Dio", "Il buon pastore", "L'Agnello di Dio" e molti altri. Dopo essere stato tradito da Typhon, Horus venne crocifisso, sepolto per tre giorni, dopodiché è risorto.Questa stessa struttura mitologica è stata ripresa da molte altre divinità successive.
Mitra della Persia, 1400 a.c., è nato da una Vergine il 25 dicembre in una grotta, veniva chiamato "Il Salvatore", "Il Redentore", "Il Messia", "la via e la verità", ed il altri modi. Egli aveva 12 discepoli e compiva miracoli, la sua religione comprendeva il rito dell'Eucarestia, della benedizione e del battesimo. Dopo la sua morte venne sepolto per 3 giorni dopodiché è risorto. Il giorno sacro per il culto di Mitra era la domenica detto anche "Giorno del Signore", e la sua resurrezione veniva celebrata ogni anno nel giorno di Pasqua.
Krishna dell'India, 1200 a.c., è nato da una vergine il 25 dicembre in una grotta con una stella dell’est che segnalava il suo arrivo, alla sua nascita ha ricevuto la visita di tre uomini saggi che gli hanno portato in dono delle spezie, è sopravvissuto ad un infanticidio da parte di un re, ha compiuto miracoli con i suoi discepoli e si è anche trasfigurato, fu crocifisso (alla sua morte il Sole si oscurò) e poi è risorto dopo tre giorni. Krishna ritornerà sulla terra per giudicare i morti.
Attis della Frigia, 200 a.c., è nato da una vergine il 25 Dicembre, veniva chiamato "La Verità", "La Luce" ed in molti altri modi, fu crocifisso, sepolto e poi risorto dopo tre giorni.
Dioniso/Bacco della Grecia, 200 a.c., è nato anche lui il 25 dicembre da una vergine, era un insegnante viaggiatore che compiva miracoli come trasformare l'acqua in vino, veniva chiamato "Re dei Re", "L'Unigenito di dio", "L'Alfa e l'Omega" ed in molti altri modi, fu crocifisso dopodiché è risorto.
Ovviamente queste sono tutte le caratteristiche peculiari di Gesù Cristo.
Per farla breve, ci sono dozzine di salvatori nati il 25 dicembre, per lo più da una vergine, che hanno effettuato miracoli, sono morti su croci/alberi/oggetti fatti di legno, poi sono risorti, e presentano tra loro delle somiglianze impressionanti. La domanda sorge spontanea: perché queste caratteristiche?
Il perché delle caratteristiche comuni delle divinità del sole
Innanzitutto, la sequenza della nascita ha un’origine del tutto astrologica: La “stella d’oriente” non è altro che Sirio, la stella più luminosa del cielo notturno. Il 24 dicembre di ogni anno, Sirio – com’era già noto nei tempi antichi – si allinea con le tre stelle più brillanti della cintura di Orione. Queste ultime tre stelle vengono chiamate, oggi come nell’antichità, “I tre Re”.
La linea retta descritta idealmente da queste 4 stelle (Sirio più “i tre Re” allineati) indica esattamente il punto dell’orizzonte dove il sole sorgerà il 25 dicembre. Ecco da dove viene l’allegoria della stella che, insieme ai tre re che la “seguono”, indica il punto dove il sole (cioè la divinità del Sole) nascerà.
C’è un altro fenomeno molto interessante che si verifica nei giorni tra il solstizio d’inverno e il 25 dicembre: dal solstizio d’estate (Giugno) al solstizio d’inverno (21 dicembre) i giorni diventano sempre più corti e freddi e, dalla prospettiva del nostro emisfero, ovvero quello nord, il Sole appare muoversi verso sud e diventare più piccolo e debole, e quindi il Sole sembra quasi "morire".
Il 22 dicembre la “morte” del Sole si realizza completamente quando cioè raggiunge il punto più basso nel cielo. La cosa particolare è questa: dal punto di vista visivo, il Sole smette di muoversi verso sud per 3 giorni.Durante questo periodo, il Sole rimane in prossimità della Croce del Sud (la costellazione di Crux), e dopo questo periodo di tre giorni, il Sole ricomincia a muoversi questa volta verso nord facendo presagire giorni più lunghi, più calore e primavera.
Il Sole è morto sulla croce, morì per 3 giorni per poi risorgere e nascere di nuovo: da qui l'idea di crocifissione, morte per 3 giorni e resurrezione che è comune a tante divinità del Sole come Gesù.
Tuttavia, gli antichi non celebravano la resurrezione del Sole sino all’equinozio di primavera, o Pasqua, e questo perché solo a partire dall’equinozio di primavera il Sole supera la forza maligna dell’oscurità e le ore di luce superano le ore di buio.
La vergine Maria non è altro che la costellazione Virgo (vergine), il geroglifico antico per Virgo era la M modificata, ecco il perché Maria, come molte altre madrivergini, iniziano per M. Alla costellazione Virgo ci si riferisce anche come “Casa del Pane”, la rappresentazione di Virgo è una vergine che porta con se un covone di grano, ed il simbolo del grano rappresenta i mesi di Agosto e Settembre, il tempo cioè della mietitura. È interessante il fatto che Betlemme si traduce letteralmente come “Casa del Pane”.Gli Apostoli sono semplicemente le 12 costellazioni dello Zodiaco, assieme ai quali Gesù, essendo il Sole, viaggia. In effetti, il numero 12 è ripetuto di continuo in tutta la Bibbia.
Ritornando alla croce dello Zodiaco con la sua rappresentazione della vita del Sole, essa non era solo una rappresentazione grafica o uno strumento per identificare i movimenti del sole, ma era anche un simbolo di spiritualità pagano identificato graficamente con una croce con un cerchio all'interno, cioè quello che è anche il simbolo della cristianità. Questa è la ragione per cui Gesù nell'arte sacra antica veniva sempre mostrato con la sua testa nella croce, in quanto Gesù è il Sole, "il Sole di Dio", "la Luce del Mondo", "il Salvatore Risorto", "Colui che ritornerà ancora o che rinascerà ancora", "La Gloria di Dio che difende contro le forze dell'oscurità", "Colui che può essere visto arrivare dal cielo con la sua corona di spine (o raggi solari)".
L'importanza delle Ere nella Bibbia
Fra le metafore astrologiche ed astronomiche della Bibbia, una delle più importanti ha a che fare con le Ere, a cui ci sono numerosi riferimenti.
Le culture antiche conoscevano la processione degli equinozi, cioè sapevano che ogni 2150 anni circa il sole nel giorno dell'equinozio di primavera si sposta in un differente segno dello zodiaco seguendo un ordine inverso, e le culture antiche si riferivano a ciascuno di questi periodi di 2150 anni come ad una "Era". Dall'anno 4300 a.c. all'anno 2150 a.c. era l'Era del Toro, dal 2150 a.c. all'1 d.c. era l'Era dell'Ariete, e dall'1 d.c. al 2150 abbiamo l'Era dei Pesci, cioè quella attuale, mentre nell'anno 2150 circa entreremo nell'Era dell'Acquario.
Nel Vecchio Testamento quando Mosè scende dal Monte Sinai con i 10 comandamenti, si infuria vedendo il suo popolo che venera un Toro d'oro. Il Toro rappresenta l'Era del Toro, mentre Mosè rappresenta la nuova l'Era dell'Ariete, e con l'arrivo della nuova Era tutti devono abbandonare quella vecchia.
Anche altre divinità dell'epoca mettono in evidenza la transizione tra queste Ere, come Mitra, una divinità pre-cristiana che uccide un toro con la stessa simbologia. Gesù è invece la figura che introduce l'Era che segue quella di Ariete, cioè l'Era dei Pesci.
Il pesce è un simbolismo molto comune nel Nuovo Testamento, essendo Gesù riconosciuto come il Grande Pescatore, ha sfamato 5000 persone con un pane e due pesci, quando ha iniziato il suo ministero si è fatto seguire da due pescatori.
I simboli cristiani che fanno riferimento all'Era dei pesci sono molti ed importanti, il cappello del Papa è una testa di pesce che rappresenta l'Era dei Pesci, mentre l'antico simbolo cristiano del pesce è il simbolo astrologico pagano per il Regno del Sole durante l'Era dei Pesci, anche la data di nascita di Gesù è la data di inizio di questa Era.
Nel Vangelo di Luca si legge che quando i discepoli chiedono a Gesù dove si preparerà la Pasqua dopo la sua morte, Gesù replicò: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà". L'uomo con la brocca d'acqua è la rappresentazione dell'Era dell'Acquario, che verrà dopo l'Era dei pesci, e quando il Dio Sole lascerà l'Era dei pesci (Gesù) entrerà nella casa dell'Acquario: in sostanza Gesù stava dicendo che dopo l'Era dei pasci verrà l'Era dell'Acquario.
Dal Vangelo di Matteo viene l'idea della fine dei tempi e della fine del Mondo, dove vi si legge che Gesù dice: "io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo", ma la parola mondo è una traduzione errata perché la parola originaria è "aeon" cioè "Era", quindi la traduzione esatta è "sarò con voi fino alla fine dell'Era", cioè Gesù-Sole terminerà quando terminerà l'Era dei Pesci, il cui termine rappresenta "la fine del mondo" e la "fine dei tempi" secondo questa allegoria astrologica.
I plagi dei personaggi e delle credenze bibliche
Il personaggio di Gesù è un ibrido letterario-astrologico, e più esplicitamente un plagio della figura del Dio Sole egiziano Horus. Dai geroglifici dei tempi egizi si vedono le immagini dell'Annunciazione, dell'Immacolata Concezione, della nascita e dell'adorazione di Horus. Le immagini iniziano con Thaw che annuncia alla vergine Isis che concepirà Horus, dopodiché il fantasma sacro Nef ingravida la vergine, e abbiamo poi il parto della vergine e l'adorazione. E la storia prosegue con continue e precise analogie con la storia di Gesù.
Ma l'intera bibbia è un plagio continuo. La storia di Noè e della sua arca è presa direttamente dalla tradizione antica. Il concetto di diluvio universale o grande alluvione è molto frequente nel mondo antico, con oltre 200 citazioni in differenti periodi ed epoche, tuttavia la storia di Noè è copiata dalla leggenda di Gilgamesh del 2600 a.c..
Questa storia parla di un grande alluvione ordinato da Dio, di un'arca che trasportava animali portati in salvo e persino la liberazione di una colomba, che insieme ad altre cose corrisponde del tutto alla storia di Noé.
Anche la storia di Mosè è un plagio. Sulla nascita di Mosé si legge che fu messo in una cesta ed abbandonato in riva ad un fiume in modo da evitare l'infanticidio.
Venne successivamente salvato da una figlia di reali e da lei cresciuto come un principe. Questa è la stessa identica storia raccontata nel mito di Sargon di Akkad del 2250 a.c..
Mosè è conosciuto anche come portatore delle leggi, colui che ha portato i dieci comandamenti, ma l'idea delle leggi date da Dio ad un profeta su una montagna è un tema ricorrente nell'antichità.
Per esempio, in Babilonia a Nemo venne assegnato l'incarico di andare a ritirare le tavoli delle leggi sulla montagna per poi darle al suo popolo, in India Manou fece la stessa cosa, ed a Creta un uomo di nome Minos ascese il monte Dicta dove Zeus gli diede le sacri leggi, mentre in Egitto c'era Mises che portò le tavole di pietra sopra le quali c'erano le leggi scritte da Dio (tra l'altro tutti i nomi si assomigliano tra loro).
Gli stessi 10 comandamenti sono ripresi interamente dalla formula magica numero 125 del Libro Egizio dei Morti.
In effetti la religione egiziana costituisce il 90% delle basi fondamentali della teologia Giudaico-Cristiana: battesimo, vita dopo la morte, giudizio finale, parto della vergine, morte e resurrezione, crocifissione, l'arca dell'alleanza, circoncisioni, salvatori, la santa comunione, la grande alluvione, pasqua, natale, ascesa al cielo, e molti altri, sono tutti concetti ascrivibili a credenze egizie create molto prima dell'ebraismo e del cristianesimo.
Giustino il Martire, uno dei primi difensori e storici cristiani, scrisse "Quando noi affermiamo che Gesù Cristo, nostro Maestro, fu generato senza unione sessuale, fu crocifisso, morto, risorto e poi asceso in cielo, non proponiamo niente di diverso da ciò che voi considerate appartenga alle credenze dei seguaci del Dio Giove", "Gesù era nato da una vergine, accettate questa come una similitudine con le credenze circa il Dio Perseo".
Infatti, all'epoca i primi cristiani ben sapevano come la religione cristiana fosse simile a molte che esistevano in quel tempo, e per risolvere la questione cercarono goffamente di incolpare il demonio del fatto che avrebbe diffuso le similitudini pagane col cristianesimo prima della venuta di Cristo. E non solo: col passe del tempo i cristiani, come al solito, confusero le storie e mutilarono i testi per far perdere il ricordo delle similitudini del cristianesimo con le antiche religioni pagane misteriche.
All'interno della stessa Bibbia ci sono tentativi di plagio tra i suoi stessi personaggi, come nel caso di Giuseppe del Vecchio Testamento, che era praticamente un prototipo di Gesù, ed infatti era stato generato da una nascita miracolosa, aveva un numero di fratelli simile a quello dei discepoli di Gesù, fu venduto dal fratello Giuda per delle monete d'argento ed inizia a lavorare alla stessa età in cui Gesù inizia il suo ministero.
Per di più, manca qualsiasi prova storica non religiosa dell'esistenza del Gesù e delle storie narrate nel Vangelo. Ci sono oltre 40 storici che hanno vissuto sia durante che subito dopo la presunta vita di Gesù, i quali hanno prodotto moltissime testimonianze dei fatti dell'epoca, ma manca qualsiasi riferimento al Gesù dei Vangeli o a qualsiasi personaggio che gli somigli. Di tutti gli incredibili episodi raccontati nei Vangeli non vi è traccia storica, mentre vi è traccia storica di eventi di qualsiasi altro genere.
Il Gesù del Vangelo non è mai esistito, studi approfonditi possono al massimo giungere a mostrare come vi sia una corrispondenza tra il Gesù del Vangelo e delle leggende riconducibili ad un rivoltoso anti-romano che incitava a combattere l'occupazione romana di Israele in nome di Dio.
Da notare che anche i seguaci delle altre religioni antiche sostenevano che la loro divinità era realmente esistita nel modo in cui raccontavano i loro testi sacri, e venivano individuati luoghi dove qualche presunto dio, o qualcosa di simile, nacque, camminò, soffrì e morì, ecc.
Nel corso dei secoli, chi gestiva la religione cristiana ha fatto di tutto per soffocare tali verità, condannando alla tortura ed alla morte chiunque osasse mettere in discussione la verità ufficiale imposta. Tuttavia, il diffondersi delle libertà e la riduzione del potere da parte di chi gestisce la religione hanno permesso la diffusione di studi ed informazioni che conducono alla vera verità sulla religione.
Non a caso si giunse immediatamente alla verità non appena nacque l'illuminismo: "La religione cristiana è la parodia del culto del Sole, hanno messo un uomo chiamato Cristo al posto del Sole e adorano quella figura come originariamente si adorava il sole", Thomas Paine (1737-1809).
La Favola di Cristo: Gesù e le divinità del Sole
Ecco un riassunto delle ricerche storiche dettagliate fatte dagli studiosi su Gesù e le divinità del Sole.
L'origine del Cristianesimo è riconducibile all'Eliolatria, cioè l'adorazione del Sole, cui gran parte delle più importanti religioni antiche, cristianesimo compreso, si rifanno in modo evidente.
In Egitto, lo sposo della bella e intelligente Nefertiti, il re Amenofis IV (1375-1358), grande riformatore religioso, tentò di introdurre l'adorazione del Sole come unica forma di culto. «Tu sei la vita medesima», pregava il re rivolto alla divinità solare.
Anche Mosè coltivava stretti rapporti col dio del Sole: il suo monoteismo, come mostra Sigmund Freud nell'opera Mosè e la religione monoteistica, era uguale al culto solare di Amenofis IV. Al dio del Sole di Babilonia un Inno in caratteri cuneiformi risalente ad età prebiblica attribuisce tutte le qualità, che in seguito formeranno nella Bibbia l'oggetto dell'esaltazione di Dio. Anche il profeta Isaia pensa non a Jahvè, ma al dio del Sole, quando scrive: "Vedi come la tenebra copre la terra e il buio avvolge i popoli; ma sorge su di te il Signore, e la sua magnificenza appare in te. I popoli camminano nella tua luce, e i re nello splendore, che è sorto per te".
Tutta una serie di dèi quali Giove, Apollo e Baal ebbero gli attributi della divinità solare; nell'Impero Romano questo dio fu venerato come Summus Deus.
Ma anche molti cristiani adoravano il Sole. Nel 354 o 355 il vescovo Pegasio confessò al principe Giuliano di pregare segretamente il Sole. E ancora nel V secolo c'erano fedeli cristiani che si prosternavano davanti all'astro nascente, dicendo: «Abbi pietà di noi!» (Leo, serm. 27, 4). Papa Leone I dovette mettere in guardia la comunità romana da un aperto culto del Sole (ibid.). E ben presto Cristo fu proclamato «l'Onniveggente», l'«Invitto» e il «Sole della giustizia», titolo proprio del dio del Sole, diventando «il vero Helios».Ancora nel secolo XVII l'innografo cristiano Paul Gerhardt scriveva: «Il sol che mi sorride è il mio signor Gesù, ciò che cantar vi fa è quel che in cielo sta». L'adorazione del Sole è viva tutt'oggi nel Cristianesimo nelle Chiese e negli altari esposti a Oriente o nella forma solare di numerose suppellettili sacre, usate per la conservazione delle ostie. Un'eco dell'antica concezione è presente addirittura nella Messa: l'Antifona del 21 dicembre, giorno del solstizio invernale, recita: "O Sole che sorgi splendor d'eterna luce e sole di giustizia, vieni ad illuminarci, ché siamo nella tenebra e all'ombra della morte".
La Favola di Cristo: da chi hanno copiato per creare il mito di Gesù
Nella mitologia vengono citate decine di figli di dio, con storie simili a quella di Gesù. Mithra o Mitras (Nemrod) figlio di dio, nato il 25 Dicembre da una madre vergine, successivamente crocifisso e resuscitato a Pasqua, il 25 marzo. Il culto di Mithra si è diffuso dalla Persia all’impero romano.
Gesù è nato il 25 dicembre come Krisna, Zoroastro, Attis, Adonis ed altri. Gesù ha guarito dei malati e ha resuscitato dei morti, così come hanno fatto anche Krishna, Bouddha, Zoroastre, Bochia, Osiris, Serapis, Mardouk ed altri. Gesù è nato da una vergine. Allo stesso modo sono nati Krishna, Bouddha, Lao-Tseu, Conficius, Zoroastro , Attis, Ra e tanti altri. Gesù è stato crocifisso in primavera con due ladroni come Krisna, Baal.Horus, il figlio di dio in Egitto ed incarnazione egizia del Sole, è stato un altro modello per creare il personaggio di Gesù.
Le correlazioni tra i due sono eclatanti:
- Horus era nato dalla vergine Isis-Meri il 25 Dicembre in una grotta/mangiatoia con la sua nascita annunciata da una stella all’Est e con la presenza di tre saggi; Gesù era nato dalla vergine Maria il 25 Dicembre in una grotta/mangiatoia con la sua nascita annunciata da una stella all’Est e con la presenza di tre saggi.
- Horus era la luce del mondo; Gesù era la luce del mondo.- Horus ha detto di essere la verità e la vita; Gesù ha detto di essere il cammino, la verità e la vita.- Horus era il buon pastore, l'Agnello di Dio, il figlio dell'uomo, il redentore; Gesù era il buon pastore, l'Agnello di Dio, il figlio dell'uomo, il redentore.
- Horus era “il Pescatore” ed era associato col Pesce (“Ichthys”), l’Agnello ed il Leone; Gesù era “il Pescatore” ed era associato col Pesce, l’Agnello ed il Leone.
- Horus era considerato il Salvatore dell'umanità, il dio-uomo, l'unto; Gesù era considerato il Salvatore dell'umanità, il dio-uomo, l'unto.- Horus è nato a Annu, il "posto del pane"; Gesu è nato a Bethleem, la "casa del pane". - Horus è identificato da una croce; Gesù è identificato da una croce.- Horus era figlio di una vergine, chiamata Isis o Mari, raffigurata spesso che porta in braccio Horus bambino; Gesù era il figlio di una vergine, chiamata Maria, raffigurata spesso che porta in braccio Gesù bambino.
- Horus aveva un padre putativo chiamato Sab (Joseph), cioè Giuseppe; Gesù aveva un padre putativo chiamato Giuseppe.- Horus ebbe la sua nascita annunciata dagli angeli ai pastori; Gesù ebbe la sua nascita annunciata dagli angeli ai pastori.
- Horus durante l'infanzia rischiò di morire perché Herut tentò di farlo uccidere, ma si salvò grazie all'avvertimento di Dio ai suoi genitori; Gesù durante l'infanzia rischiò di morire perché Erode tentò di farlo uccidere , ma si salvò grazie all'avvertimento di Dio ai suoi genitori.- Horus era il bambino che insegnava nel tempio; Gesù era il bambino che insegnava nel tempio.
- Horus fece il rituale di passaggio all'età adulta a 12 anni; Gesù fece il rituale di passaggio all'età adulta a 12 anni.
- Horus non lascia alcuna traccia scritta della sua vita tra i 12 ed i 30 anni; Gesù non lascia alcuna traccia scritta della sua vita tra i 12 ed i 30 anni.
- Horus fu battezzato a 30 anni nel fiume Giordano da "Anup il Battista", che poi fu decapitato; Gesù fu battezzato a 30 anni nel fiume Giordano da "Giovanni il Battista", che poi fu decapitato.- Horus aveva 12 discepoli; Gesù aveva 12 discepoli.- Horus era la stella del mattino; Gesù era la stella del mattino.- Horus era il Krst; Gesù era il Cristo.- Horus fu tentato da Set sulla montagna; Gesù fu tentato da Satana sulla montagna.- Horus fece miracoli e guarigioni, esorcizzava i demoni e resuscitò El-Azarus dai morti; Gesù fece miracoli e guarigioni, esorcizzava i demoni e resuscitò Lazzaro dai morti.- Horus camminava sulle acque; Gesù camminava sulle acque.
- Horus fu trasfigurato sul Monte; Gesù fu trasfigurato sul Monte.- Horus fu crocefisso tra due ladroni; Gesù fu crocefisso tra due ladroni.- Horus resuscitò dopo tre giorni e la resurrezione fu annunciata da donne; Gesù resuscitò dopo tre giorni e la resurrezione fu annunciata da donne.
In aggiunta, scritte circa 3.500 anni fa, sui muri del Tempio a Luxor c’erano immagini dell’Annunciazione, Immacolata Concezione, Nascita ed Adorazione di Horus, con Thoth che annuncia alla Vergine Iside che lei concepirà Horus; con Kneph, lo “Spirito Santo” che impregna la vergine; e con l’infante e la presenza di tre re, o magi, che portavano doni. In aggiunta, nelle catacombe a Roma ci sono pitture del bebè Horus che viene tenuto dalla vergine madre Iside – la “Madonna con Bambino” originale. Dice Massey: "Fu l’arte gnostica che riprodusse l’Hathor-Meri ed Horus dell’Egitto come la Vergine ed il bambino-Cristo di Roma… Voi poveri idioti, dicevano gli Gnostici [ai primi Cristiani], voi avete confuso i misteri antichi per la storia moderna, e avete accettato alla lettera tutto quello che era solo inteso in modo mistico".
Da notare la similitudine dei criteri per la salvezza nel giorno del giudizio. Disse Horus: “Ho dato il pane all'uomo affamato, l'acqua all'uomo assetato, vestiti all'uomo ignudo e una barca al marinaio naufrago". Disse Gesù: “Perciocchè io ebbi fame, e voi mi deste a mangiare; io ebbi sete, e voi mi deste a bere; io fui forestiero, e voi mi accoglieste. Io fui ignudo, e voi mi rivestiste…” Matteo 25:35-36 (Traduzione di G. Diodati, 1649).
Sul Cristianesimo e sulla Bibbia influì anche molto il culto di Osiride, padre di Horus.
Osiride fu un Messia proto-tipico, ed introdusse il concetto di Ostia divorata durante la cerimonia, la cui forma era quella del disco solare, cioè la stessa di quella cristiana. La sua carne veniva mangiata nella forma di cialde di grano della comunione, la “pianta della Verità”.
Il rituale dell’adorazione di Atum-Amòn-Osiride, prevedeva che i fedeli mangiassero alcune focacce di frumento che rappresentavano il “corpo” della divinità (le piantagioni di frumento potevano crescere grazie al sole, rappresentando così la manifestazione fisica di Dio). Nel corso del rituale veniva esibito un ostensorio rappresentante il disco solare, che veniva sollevato in alto dinanzi ai fedeli riuniti in preghiera. Il termine “ostensorio”, contrariamente a ciò che si crede, non è cristiano e non deriva da “ostia”, ma da un etimo egizio, poi adottato anche dal latino, che significa “mostrare, esibire”. Fino al XV sec. d.C., gli ostensori cristiani avevano la forma di un disco d’oro luccicante (il sole). Fu San Bernardino da Siena a sostituire per primo, intorno al 1400, tale disco con la teca contenente l’ostia consacrata. Il Concilio di Trento, nel XVI secolo, abolì poi definitivamente questo residuo di paganesimo. La liturgia dell’adorazione di Osiride, poi ripresa dal rito cristiano, prevedeva che i fedeli tenessero la testa bassa, per evitare di bruciarsi gli occhi di fronte al fulgore del sole. Le preghiere a Osiride erano intercalate e concluse dall’invocazione del suo nome (Amòn), che ricorda in modo inequivocabile l’altrimenti incomprensibile “Amen” che conclude le preghiere cristiane.
Il culto di Osiride contribuì con un certo numero di idee e frasi alla Bibbia. Il 23° Salmo ha copiato un testo Egizio che invocava Osiride il Buon Pastore per condurre il morto ai “verdi pascoli” e “calme acque”della terra nefer-nefer, per restituire l’anima al corpo, e per dare protezione nella valle delle ombre della morte (la Tuat).
La Preghiera del Signore fu prefigurata da un inno Egizio ad Osiride-Amen che iniziava: “O Amen, O Amen, che sei in cielo”. Amen veniva invocato anche alla fine di ogni preghiera.
Massey ci dice: "In uno dei molti titoli di Osiride in tutte le sue forme e luoghi egli viene chiamato “Osiride nell’ostensorio”… Nel rituale Romano l’ostensorio è un contenitore trasparente nel quale viene esibita l’ostia o vittima… Osiride nell’ostensorio da solo dovrebbe essere sufficiente a mostrare che l’Egizio Karast (Krst) è il Cristo originale, e che i misteri Egizi furono continuati in Roma dagli Gnostici e Cristianizzati".
Inoltre, A. Churchward riferisce un altro aspetto della religione Egizia trovato nel Cattolicesimo: "Noi vediamo nelle antiche chiese Cattoliche, sopra l’altare principale, un triangolo equilatero, e dentro di esso un occhio. L’aggiunta dell’occhio al triangolo ebbe origine in Egitto, “l’occhio che tutto vede di Osiride”.
Infine, il personaggio di Pietro, considerato come custode del paradiso, ha origine nel "Libro Egiziano dei Morti", dove viene menzionato come Petra, detentore delle chiavi dell'aldilà egizio. Inoltre Pietro e la sua storia hanno somiglianze con l'allora diffuso culto del dio Giano, rappresentato con delle chiavi in mano.
La Favola di Cristo: Mitra ed il cristianesimo
Sebbene sia evidente che si sia copiato da Horus per creare il mito di Cristo, in realtà anche dal dio Mitra si è preso molto e si ha avuto una grande influenza, sopratutto su molte caratteristiche del cristianesimo. È tuttavia probabile che con Mitra si sia copiato da Horus, e con Gesù si sia copiato da Mitra.
Mitra, il dio della Luce celeste, è una personificazione del Sole. Il suo culto, originario della Persia e dell'India, nel III secolo a.C. era già diffuso in Egitto.
Quasi contemporaneamente al Cristianesimo, penetrò poi nell'Impero Romano, facendo numerosi proseliti con grande rapidità. Il punto di irraggiamento della religione di Mitra fu la Cilicia, patria di Paolo, dov'era penetrata quasi cent'anni prima di lui. Gli studiosi hanno accertato tutta una serie di corrispondenze fra la sua predicazione e i culti mitraici.
Mitra discese dal cielo e si racconta che alla sua nascita fu adorato dai pastori, che gli recarono in dono le primizie dei greggi e dei frutti della terra. In seguito ascese in cielo, venne posto sul trono accanto al dio del Sole, cioè, divenne partecipe della sua onnipotenza, e infine fu parte di una Trinità. Si credeva, inoltre, che un giorno sarebbe tornato a suscitare e a giudicare i morti.
Più in dettaglio, Mitra e' stato partorito da una vergine il 25 Dicembre, fu considerato un grande predicatore itinerante ed un maestro, aveva 12 compagni o discepoli, ha fatto dei miracoli, è stato sepolto in una tomba, dopo tre giorni è risorto e l'evento della sua resurrezione veniva celebrato ogni anno. Mitra era chiamato il pastore di dio, la sua figura fu assimilata a quella del leone e dell'agnello, egli fu considerato come la via, la verità e la luce, il redentore, il salvatore, il messia.
La sua religione comprendeva l'eucaristia o cena del signore, il suo giorno consacrato era la domenica, il giorno del signore, centinaia di anni prima della venuta di Cristo, ed aveva la sua principale celebrazione nel tempo della sua resurrezione (quella che più tardi fu detta Pasqua).
Mitra era il demiurgo fra cielo e terra, fra dio e l'umanità: era l'Uomo-dio, il Redentore del mondo e il Salvatore. Era anche «colui che nacque dalla pietra», come Cristo, a sua volta definito «la Pietra», concomitanza già notata dai più antichi apologeti della Chiesa, e come Pietro, sempre accostato all'immagine del gallo e delle chiavi, entrambi simboli del dio del Sole.
Il giorno consacrato al dio del Sole era la Domenica, celebrato in modo particolare nel culto di Mitra come primo giorno della settimana, e in seguito definito «il giorno del Signore» dai cristiani, per i quali in origine tutti i giorni della settimana erano egualmente dedicati al Signore. Intorno alla metà del III secolo, Origene insisteva sul fatto che per il perfetto cristiano tutti i giorni sarebbero dovuti essere giorni del Signore. E ancora nel IV secolo, nel Cristianesimo la domenica non conosceva la cessazione dell'attività lavorativa, nemmeno nei monasteri di più stretta osservanza: la Domenica fu introdotta da Costantino con una legge del 321.
Il giorno della nascita di Mitra, il giorno di nascita del Sole, era il 25 dicembre, che, come tutti sanno, è oggi il giorno della nascita del Cristo; ma nella cristianità primitiva si celebrava solo una festa, la Pasqua, e fino al IV secolo la Pasqua e la Pentecoste furono le uniche festività ufficiali della Chiesa.
Per molto tempo la nascita del Cristo non fu celebrata, e in seguito, per altro, venne determinata in modo estremamente diverso, dato che non era certa neppure la determinazione dell'anno della nascita, per non parlare poi della storicità dell'evento.
Intorno al 200, secondo quanto sappiamo da Clemente Alessandrino, per alcuni era il 19 di aprile, per altri il 20 di Maggio, mentre lo stesso Clemente credeva che la data esatta fosse il 17 Novembre.
Il Natale sorse in Egitto nel II secolo, festeggiato il 6 di gennaio, giorno della nascita del dio Eone ovvero Osiride. Ma fu solo a partire dal 353 che la Chiesa indicò il 25 dicembre quale data della nascita del Cristo, quel 25 di dicembre, nel quale ricorreva la festività di Mitra, l'invitto dio del Sole, e tale scelta si proponeva soltanto di cancellare dalla coscienza popolare la ricorrenza pagana. L'Avvento, festa preliminare alla celebrazione del Natale, venne introdotto addirittura solo nel VI secolo.
La nuova solennità ecclesiastica divenne ben presto assai popolare proprio perché altro non era se non la trasformazione e l'adeguamento della festa pagana del solstizio, della festività dell'Eone, cioè della mitica rappresentazione della nascita del nuovo sole.
Il racconto cristiano del Natale non si trova in tutti i Vangeli mentre è presente soltanto in Luca, nel quale si è rielaborato una tradizione culturale pagana.
Gli studi teologici anche di recente hanno sottolineato la profonda influenza pagana sulla narrazione di Luca, ed infatti si è detto che:
«la descrizione, così piena di sentimentalismo, della madre errante, che non trova un luogo dove partorire la propria creatura.
Qualsiasi lettore greco non poteva non ricorrere col pensiero alla madre di Apollo, che non riesce a trovare un luogo per partorire, e che i poeti descrivono in modo analogo. (...) Il racconto bucolico dei pastori viene riferito pressoché identico a proposito della nascita di Ciro e di Romolo, nonché nelle storie dell'infanzia di Mitra. (...) Dalle celebrazioni misteriche proviene il grido: "Oggi vi è nato il Salvatore". L'esclamazione di giubilo degli Ierofanti in Eleusi suona: "La Signora ha generato un sacro fanciullo"; e nelle feste ellenistiche dell'Eone, influenzate da questa tradizione, risuonava il grido: "In quest'ora, oggi la Vergine ha partorito l'Eone" e "La Vergine ha partorito, la Luce cresce". Per Osiride il grido suona: "Il Signore di tutte le cose viene alla luce... un Grande Re e Benefattore, Osiride, è nato" e nel culto dei re: "Vi è nato un Re e lo ha chiamato Carilao, perché tutti divennero felicissimi"».
Le concezioni intorno alla nascita dell'Eone quali ricorrono nei Vangeli erano, come si vede, ben note al mondo precristiano; lo attestano, fra l'altro, anche gli eloquenti Dialoghi religiosi alla corte dei Sassanidi: «Signora - disse una voce - il Grande Helios mi ha a te inviato come messaggero della generazione che in te si compirà... Diventerai madre di un bimbo, il cui nome è "Principio e Fine"».
La religione di Mitra era seguita da una comunità suddivisa in modo strettamente gerarchico, le cui propaggini si estendevano a tutto l'Impero Romano. Il capo si chiamava Padre dei padri, come il Sommo Sacerdote del culto di Attis e poi il Papa romano.
I Sacerdoti portavano spesso il titolo di «Padri» e i fedeli si chiamavano «Fratelli», definizione usuale anche presso altre forme di culto, come, ad esempio, in quello di Juppiter Dolichenus, i cui componenti si chiamavano fratelli carissimi assai prima che i cristiani si servissero della medesima terminologia.
La stessa struttura organizzativa del Vaticano e' costruita similmente a quella del papato di Mitra. La gerarchia cristiana e' del tutto identica a quella (ben più antica) della precedente versione mitraica.
Il culto mitraico conosceva sette sacramenti, come ancor oggi la Chiesa cattolica. Il culto di Mitra possedeva un Battesimo, una Cresima e una Comunione consistente in pane e acqua o in un miscuglio d'acqua e di vino, celebrata, come nel Cristianesimo, in memoria dell'ultima cena del Maestro coi suoi discepoli; le ostie erano poi contrassegnate da una croce. Tutti gli elementi del rituale cattolico, dall'ostia all'acqua santa, dall'altare alla liturgia sono presi direttamente dalle antiche religioni misteriche pagane, come quella di Mitra.
Ai Sacerdoti spettava soprattutto la dispensazione dei Sacramenti e la celebrazione del servizio divino: la messa veniva celebrata quotidianamente, ma la più importante era quella domenicale: l'officiante pronunciava le sacre formule sul pane e sul vino, nei momenti particolarmente solenni si faceva squillare una campanella e in generale risuonavano lunghi canti accompagnati dalla musica. Le iniziazioni avevano luogo in primavera, come molti Battesimi nella Chiesa antica, e in particolari festività cultuali i peccati venivano purificati col sangue. La cosa comica è che i Padri della Chiesa videro in codeste analogie nient'altro che "invenzioni diaboliche".
I seguaci di Mitra si richiamavano a una Rivelazione, ponevano un diluvio all'inizio della storia e un giudizio universale alla fine; non solo credevano nell'immortalità dell'anima, ma anche nella resurrezione della carne.
Le istanze morali del culto di Mitra, il «Dio Giusto» e il «Dio Santo», non avevano nulla da invidiare a quelle dei cristiani: come i cristiani dovevano imitare il modello del loro padre celeste, allo stesso modo il fedele del vero, giusto e santo Mitra era tenuto a condurre una vita attivamente governata dalla morale. La sua religione, definita da precisi «comandamenti», perseguiva un rigoroso ideale di purezza; la castità e la temperanza erano annoverate fra le virtù più alte, e anche l'ascesi vi svolgeva un ruolo non secondario.
Fra il III e il IV secolo la religione mitraica godette presso la corte del medesimo prestigio del Cristianesimo: allora per numero di adepti e per influenza sembrò sul punto di superare il Cristianesimo, cui fu particolarmente sgradito.
Come tutti gli altri culti, anche il Mitraicismo dovette poi soccombere al divieto degli imperatori cattolici: istigati dalla Chiesa, ancora nel IV secolo i suoi fedeli vennero perseguitati dai cristiani, i suoi templi saccheggiati, i suoi sacerdoti assassinati e sepolti nei sacrari rasi al suolo. Fra le rovine dei Mitreo di Saalburg è stato ritrovato lo scheletro incatenato del sacerdote pagano, il cui cadavere era stato sepolto in quel luogo per dissacrarlo in perpetuo.
A parere di molti studiosi la distruzione di questa religione ebbe successo proprio perché i cristiani innalzavano le proprie Chiese sulle rovine degli antichi luoghi di culto; infatti, secondo un'antica credenza, in questo modo la divinità precedente era per così dire resa impotente o addirittura annichilita.
La Favola di Cristo: la vera storia di Gesù Ecco un riassunto delle ricerche storiche dettagliate fatte da Luigi Cascioli sulla vera storia di Gesù. Anche queste ricerche hanno portato a risultati simili a molte altre ricerche fatte da altri studiosi.
Poiché il regno di Davide risultò di breve durata, Dio ne promise un altro imperituro per la cui conquista avrebbe designato un Messia o Cristo (unto dal Signore ) scelto tra i discendenti dello stesso Davide.
Una parte degli ebrei, stanchi di aspettare il Messia promesso, decisero che questi fosse già comparso fra di loro.
Siamo nel periodo delle Guerre Giudaiche quando il Messia era individuato tra i capi rivoluzionari che combattevano Roma.
I suoi seguaci erano gli Esseni Zeloti dei rotoli rinvenuti recentemente (1947) nelle grotte di Qumran. Questi praticavano il battesimo (Giovanni Battista), la comunione dei beni e vivevano secondo riti monastici sotto la guida dei Nazir o Nazirei (o Nazareni ).
Fortemente contrastati dagli occupanti Romani, affrontavano con gioia il patibolo nella certezza di acquisire, come ricompensa dopo la morte, una vita eterna di beatitudine. Sono gli stessi martiri che la Chiesa, cancellando ogni riferimento al loro movimento rivoluzionario e comportamento protocristiano proprio degli Esseni, fece passare come martiri cristiani.
Il movimento che portò alla nascita del Cristianesimo ebbe inizio verosimilmente alla fine delle guerre giudaiche con la distruzione di Gerusalemme (70 d.c.) in conseguenza della perdita di fiducia nel metodo rivoluzionario.
Prevalse infatti fra gli Esseni la corrente religiosa gnostica che credeva in un Messia essenzialmente spirituale con apparenza umana disceso dal cielo non più come guerriero davidico, ma come Salvatore degli oppressi.
Ben presto però la maggior parte degli Esseni, superando le dispute teologiche delle correnti gnostiche, decisero di dargli un corpo incarnato allo stesso modo delle divinità solari delle religioni misteriche e, come già queste (Krishna, Horus, Mitra,..) e allo stesso modo, lo fecero nascere da vergine alla stessa data del 25 dicembre (quando il sole riprende la sua corsa nello zodiaco dopo tre giorni di immobilità apparente seguiti al solstizio), morire in croce, risuscitare da morte nel periodo delle feste pasquali (rinascita primaverile della natura) e salire al cielo il terzo giorno per risiedere alla destra del Dio padre, ecc..ecc.
La struttura organizzativa e i rituali, dall'ostia all'acqua santa, della nuova religione che andava diffondendosi verso Roma tra i pagani, restarono, con qualche adattamento, quelli del culto di Mitra che rappresentava all'epoca la religione maggiormente diffusa nella capitale e in tutto l'impero e, come già questa, ebbe i suoi vescovi o papi con in testa la "mitra" o "mitria".
Il resto della storia è quello della costruzione dei falsi operata dai "Padri della Chiesa" per
nascondere l'origine rivoluzionaria del Cristianesimo e farlo apparire come religione rivelata.
Mancando una valida documentazione storica della esistenza di Gesù, questi va verosimilmente identificato con il figlio primogenito Giovanni di Giuda il Galileo, capo rivoluzionario storico della famiglia degli Asmonei rivendicanti il regno di Gerusalemme in quanto sedicenti discendenti della stirpe di Davide. Esiste inoltre una completa corrispondenza di nomi, anche negli appellativi, tra gli apostoli e i figli di Giuda come se si trattasse della stessa banda di persone. I fratelli di Gesù, di cui inequivocabilmente parlano i Vangeli, risulterebbero pertanto altrettanti figli di Giuda. Due di essi risulterebbero corrispondenti agli apostoli anche nella storia. Infatti Simone e Giacomo il Maggiore furono giustiziati dai romani nel 46 (G. Flavio) alla stessa data in cui gli Atti degli Apostoli riportano l'arresto dei due apostoli omonimi con la variante che, mentre il solo Giacomo perì di spada, Simone alias Pietro fu "liberato da un Angelo" e sottratto alla esecuzione affinché potesse avere inizio la successione dei papi.
L'ipotesi è convalidata dall'essere la città di Gamala, residenza e patria della famiglia di Giuda il Galileo, descritta da Giuseppe Flavio nelle "Antichità Giudaiche" in quanto roccaforte della resistenza esseno-zelota (distrutta il 68 d.c.) perfettamente corrispondente ai luoghi descritti dai Vangeli.
La città di Nazareth viceversa non vi corrisponde affatto essendo situata in pianura e ben distante dal lago di Tiberiade ( detto anche Mare di Galilea ) ove avvennero gli episodi più importanti della vita di Gesù, inoltre non sono emersi nel suo territorio reperti archeologici che la facciano risalire all'era messianica, mentre la città di Gamala con il suo tempio è riapparsa nei ruderi portati alla luce dagli scavi eseguiti dopo la sua scoperta avvenuta durante l'occupazione israeliana delle alture del Golan nella guerra dei sei giorni (1967).
Si comprende a questo punto la necessità, affinché il Cristianesimo potesse diffondersi, di cancellare dalla storia del Messia ogni riferimento alla sua origine rivoluzionaria, facendo sparire innanzitutto, assieme a tutta la storia degli Esseni, la sua qualifica di Nazireo (sostituita con abitante di Nazareth) e la sua origine golanite, centro famigerato della accanita resistenza antiromana. Queste operazioni furono rese possibili in seguito alla protezione accordata dagli imperatori alla nuova religione dopo il Concilio di Nicea (325 d.c.). Inizia infatti a partire da questa data la persecuzione capillare e cruenta delle religioni e opinioni contrarie al Cristianesimo protrattesi nella lunga storia di nefandezze della "Santa Inquisizione" fin dentro il secolo dei lumi, come il caso dello studente diciannovenne Cavaliere de la Barre, orrendamente suppliziato e messo al rogo nel 1766 per non aver salutato una processione.
Ma la verità dei fatti pari che si ben sapesse già all'epoca, infatti nel 248 d.c. il filosofo platonico Celso dichiarava in "Contro i cristiani": “Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici.
La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate”.
La Favola di Cristo: i testi sacri
Si riprende anche qui il riassunto delle ricerche storiche fatte da Cascioli.
Non c’è un solo documento risalente all’epoca di Gesù, di origine Ebraica, Romana, Greca o Araba, che parli di un uomo che faceva miracoli. Ci troviamo con lo stesso problema per quanto riguarda Babbo Natale.Il Gesù dei Vangeli è solo una figura mitologica in linea con la mitologia Greca, Romana, Egiziana o Sumera, ma di certo non una figura storica.
Nel libro Forgery in Christianity, Joseph Wheless scrive: "I vangeli sono delle falsificazioni sacerdotali eseguite almeno un secolo dopo gli eventi citati".
Tutti gli "insegnamenti" di Gesù sono stati copiati dagli "insegnamenti" di Krisna, Budda o da antichi personaggi mitici.
Il famoso "Sermone della montagna" somiglia stranamente al "Sermone Secreto della montagna" di origine egizia.
Storici come Philo Judaeus 20 a.C.-50 d.C. o tanti altri storici conosciuti che vissero e scrissero nel primo secolo non menzionano il figlio di dio.
E’ solo recentemente che sono stati ritrovati nuovi documenti. Le più grandi scoperte risalgono all'anno 1945, vicino a Nag Hammadi in Egitto, e all'anno 1948 a Qumran con i famosi manoscritti del Mar Morto.
Questi manoscritti coprono un periodo che va da 100 anni prima e 100 anni dopo "Cristo" e non c’è un accenno al figlio di dio.
Il Vaticano ha tentato invano di impedire la loro divulgazione per circa quaranta anni, probabilmente per questo motivo.
I vangeli furono scritti nella lingua greca utilizzata nel secondo e terzo secolo e, insieme alla bibbia, furono tradotti in latino nel quarto secolo.
Il libro d’Umberto Eco, "Il nome della rosa", dà un’idea precisa su chi tradusse e su come furono tradotti e compilati i testi antichi.
Il latino utilizzato era un latino ecclesiastico incomprensibile che solo gli iniziati potevano capire; d’altra parte la chiesa si opponeva alla diffusione della bibbia al di fuori delle mani dei sacerdoti, e vietava la sua traduzione in altre lingue.John Wycliff, il primo che osò tradurre la bibbia in inglese, fu denunciato come eretico e la sua traduzione fu data alle fiamme. All’inizio del sedicesimo secolo, William Tyndale fu strangolato e poi bruciato per aver osato tradurre la bibbia in Inglese. Le traduzioni furono consentite soltanto dopo lo scisma, ma il significato dei testi risultò spesso stravolto a causa dell'influenza culturale del traduttore. Un esempio clamoroso è quello della versione della bibbia ancora in vigore in Papuasia, Nuova Guinea, in cui la popolazione, che conosce solo il maiale, ha fatto diventare maiali tutti gli animali della bibbia (asino, leone e bue) compreso Gesù, "agnello di dio" che è diventato "maiale di dio").
Ritornando alla redazione originaria dei Vangeli, mancando ogni riferimento storico i redattori dei Vangeli costruirono la passione e morte di Gesù mettendosi alla ricerca di tutte quelle espressioni bibliche che, annunciando i fatti sotto forma di profezie, avrebbero dovuto garantire la veridicità delle loro affermazioni.
Estratte così dalla preghiera del "giusto sofferente" (salmo 21) le espressioni : "Si dividono le mie vesti e sul mio vestito gettano la sorte" e "Hanno forato le mie mai e i miei piedi e posso contare le mie ossa ", senza pensarci su due volte, andando contro tutte le leggi sulla crocifissione che volevano che i condannati fossero legati per le braccia con una corda, forarono le mani e i piedi del loro Gesù con i chiodi e misero in mano ai soldati romani i dadi per sorteggiare i suoi vestiti.Se fecero dire a Gesù prima di spirare: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato" lo fecero perché questa frase, pronunciata da Davide in qualità di profeta, veniva riportata nel Salmo XXII, espressione che, in seguito alla critica degli avversali che fecero rimarcare che non si addiceva a un Salvatore, venuto sulla terra per insegnare la fiducia in Dio, un'espressione di sconforto, cambiarono nel vangelo di Luca con: "Dio mio, Dio mio, rimetto nelle tue mani il mio spirito ".
Se a chi veniva crocifisso durante l'agonia si bagnavano le labbra con un liquido amaro estratto da erbe aromatiche e radici, perché a Gesù dettero invece aceto e fiele? Ebbene la risposta la troviamo nel Salmo LXIX nel quale è scritto: "Quando avevo sete mi dettero da bere l'aceto e nel cibo ci misero il fiele". Queste ed altre cose furono copiate dal Vecchio Testamento per dimostrare che la vita di Gesù, dal momento che era stata annunciata dalle profezie, era vera in tutto, anche nei dettagli.
Concludiamo con delle affermazioni molto significative.
Nel terzo secolo (oltre due secoli dopo Cristo) il filosofo Celso così scriveva ai capi della allora Chiesa Cristiana: "Voi raccontate favole, avete alterato tre, quattro volte e anche più i testi dei vostri Vangeli al fine di mettere a tacere qualsiasi obiezione".
Papa Leone X (1513-1521 d.C), che morì improvvisamente senza motivi apparenti, pare che abbia affermato: "Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula",“Si sa da tempi remoti quanto ci sia stata utile la favola di Gesù Cristo” (presunta Lettera di Papa Leone X° al Cardinale Bembo).
Si hanno dei dubbi su questa frase in quanto dopo la recente diffusione della presenza di essa, è scomparsa ogni traccia documentale della lettera in questione.Peggio di Leone X si comportò Paolo III, (1534-1549 d.C), come riferisce l'ambasciatore spagnolo Mendoza, in termini inequivocabili:
Spingeva la sua irriverenza fino al punto di affermare che Cristo non era altro che il sole, adorato dalla setta Mitraica, e Giove Ammone rappresentato nel paganesimo sotto la forma di montone e di agnello.
Egli spiegava le allegorie della sua reincarnazione e della sua resurrezione mettendo in parallelo Cristo e Mitra.
Egli diceva ancora che l'adorazione dei magi non era altro che la cerimonia nella quale i preti di Zaratustra offrivano al loro dio oro, incenso e mirra, le tre cose attribuite all'astro della luce.
Egli sosteneva che la costellazione della Vergine, o meglio ancora d'Iside, che corrisponde al solstizio in cui avvenne la nascita di Mitra, erano state prese come allegorie per determinare la nascita di Cristo per cui Mitra e Gesù erano lo stesso dio.
Egli osava dire che non c'era nessun documento valido per dimostrare l'esistenza di Cristo, e che, per lui, la sua convinzione era che non fosse mai esistito.
Il teologo Carl Schneider in Geistesgeschichte (1, 258) ha detto: "Quel che c'era di bello e di sublime nel mito del Sole venne fatto proprio dal Cristianesimo, Helios divenne Cristo".
ebraismo Saraceni: da Sarah moglie e sorellastra anziana di Abramo, ebbe un figlio Isacco. Abramo (in ebraico: אַבְרָהָם, Avraham, "Padre di molti/dei popoli"; in arabo: ابراهيم,Ibrāhīm; ... – ...)
Dal periodo del Secondo Tempio in poi (cioè a partire dal 6° sec. a.C.), la religione degli israeliti popolo di Israele è detta più propriamente giudaismo.
Origine e fondatore La storia del popolo ebraico inizia intorno al XIX secolo a.C. con Abramo ( il primo patriarca dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islam)originario della città di Ur, nel sud della Mesopotamia visse tra il XX ed il XIX secolo a.C.. e mori a 205 anni. Costui è un pastore nomade a cui sua moglie nonchè sorellasta Sarah non riesce a dare eredi. Dio Yahweh, chiama Abramo e stringe con il lui un patto speciale, gli promette una terra ed una discendenza. Gli ebrei si riconoscono discendenti da Abramo, Isacco (suo figlio e di sua moglie Sarah per questo detti anche Saraceni, che ebbe in vecchiaia ) e Giacobbe (suo nipote): i tre Patriarchi. Religione ebraica, complesso delle credenze e della cultura degli ebrei. È una delle più antiche religioni monoteistiche, dalla quale è derivato anche il cristianesimo. Probabilmente gli ebrei avevano in origine una religione simile a quella dei popoli vicini; il monoteismo sorse gradualmente tra i gruppi che facevano capo ai profeti e si affermò definitivamente dopo l'esilio in Babilonia.
Un momento storico molto significativo del popolo ebraico è la Pasqua: Dio libera gli ebrei intorno al 1250 a.C. dalla schiavitù egiziana e stabilisce con loro un’Alleanza riconoscendoli come suo popolo, al quale dona la Legge (la Torah) e la terra promessa. Dio non tradirà mai il suo popolo e il popolo Ebraico si impegna a sua volta a rispettare il patto di alleanza attraverso l’obbedienza alla Legge.
Gli Ebrei credono in un unico Dio che è il creatore e il signore dell’universo; Dio non è rappresentabile con figure umane e il suo nome non è pronunciabile. Per questo motivo viene usato il tetragramma sacro, JHWH, e ci si riferisce a Lui usando il termine Adonai che significa Signore.Il libro sacro Il libro Sacro degli Ebrei è la Bibbia Tanàkh , una raccolta di trentanove libri divisa in tre parti. La parte fondamentale è la TORAH (=il libro della Legge) composta dai primi cinque libri della Bibbia, considerata per i suoi insegnamenti, comandamenti e precetti la strada maestra indicata da Dio per la felicità e per una vita giusta.
La divisione in tre parti del Tanakh è stabilita nei trattati talmudici[6].
Queste tre parti sono suddivise, a loro volta, in altri libri per un totale di trentanove.
Il Tanàkh è così composto:
1.Torah (תורה, Legge), con questo termine si indicano i primi 5 libri del Pentateuco che è la bibbia ebraica, forse in riferimento al rotolo di pergamena in cui sono scritti.
2. Nevi'im (נביאים, Profeti), con la sotto suddivisione in: Nevi'im Rishonim (נביאים ראשונים, Profeti anteriori) e Nevi'im Aharonim (נביאים אחרונים, Profeti posteriori),
3. il Ketuvim (כתובים, Scritti riportato anche come Agiografi).
la bibbia ebraica inizia cosi: Da 2 mucchi di sabbia vennero fuori Lilith (donna I ° moglie di Adamo) e Adamo (uomo)..uguali e nessuno era superiore a nessuno!! Poi adamo in quanto uomo, voleva sempre "comandare" (nasce già il patriarcato insomma) e quindi lilith s'incazza e se ne va...cosi Dio prese una costola di adamo questa volta, e crea Eva (II° moglie di Adamo) cosicchè la donna rimanga sempre al di sotto dell'uomo...
Secondo l'esegesi ebraica la Torah venne rivelata a Mosè e donata al popolo d'Israele sul monte Sinai, nell'anno 2448 del calendario ebraico dalla Creazione. in un anno collocabile più o meno fra il XIV e il XIII secolo a.C.; anno più anno meno.
I luoghi di culto La sinagoga è il centro ebraico del culto e dell’istruzione nella Torah. Nella sinagoga si tengono lezioni, si trovano gli uffici e i servizi per la comunità. L’edificio è costruito rivolto verso Gerusalemme, città santa per gli ebrei. Gli elementi sempre presenti sono: l’Arca Santa (un armadio contenente i rotoli della Legge), il podio (per la lettura della Torah e la guida rabbinica della preghiera) e la lampada sempre accesa (posta davanti all’Arca, ricorda la lampada del tempio e rappresenta la luce spirituale della Torah).La preghiera L’intera giornata dell’ebreo è contraddistinta dal ricordo e dalla celebrazione dell’operare di Dio. La preghiera è molto importante e si tiene alla sera, al mattino e al pomeriggio. E’ consuetudine, per l’ebreo, coprirsi il capo, come segno di rispetto per l’onnipresenza divina, servendosi della kippà, piccolo copricapo circolare. Il momento più significativo della preghiera ebraica è durante la festa del sabato, giorno di riposo totale e di astensione da qualsiasi lavoro. Le feste La festa è il tempo in cui l’ebreo ricorda ciò che Dio ha fatto per il suo popolo. Quella principale è la festa di Pasqua (Pesah) ® Dio ha liberato dall’Egitto il suo popolo. Il culmine dei riti pasquali è costituito dalla celebrazione della cena, chiamata seder (ordine) che si svolge la prima sera. Il pasto avviene secondo un rituale preciso e si consumano: l’uovo sodo, simbolo della vita; lo zampetto d’agnello che ricorda il sacrificio pasquale; un impasto di diversi frutti (mele cotogne, uvetta), di colore rossastro per ricordare la malta con cui gli Ebrei, schiavi in Egitto, facevano i mattoni; il pane azzimo in ricordo del pane non lievitato preparato velocemente prima di partire; le erbe amare per ricordare l’amarezza della schiavitù e il vino dolce per rivivere la gioia della liberazione.La festa settimanale è quella del Sabato (Shabbat), giorno in cui gli ebrei si astengono dal lavoro per dedicare questo tempo a Dio, alla preghiera e alla lettura della Bibbia.
Il giudaismo è una fase della storia dell'ebraismo. La storia del giudaismo viene fatta tradizionalmente iniziare con la deportazione a Babilonia nel 587 a.C. (il cosiddetto "esilio babilonese"), che mette fine al Regno di Giuda (il Regno del Nord, nel quale già poco dopo Salomone era iniziato un processo disincretismo con le religioni delle popolazioni cananee, era stato distrutto già 135 anni prima, nel 722 a.C., da Salmanassar V, imperatore neo assiro e vide due comunità ebraiche in contrapposizione).
Con l'occupazione del Regno di Giuda ha quindi inizio la diaspora delle tribù ed una parte di queste ebbe poi la possibilità di tornare in patria e ricostruire il Tempio. L'esilio babilonese durò dal 587 al 521 a.C.[1].
Il resto d'Israele, ricostituitosi dopo il ritorno da Babilonia, comprendeva parte di alcune tribù e tutta la tribù di Giuda, l'unica rimasta interamente fedele alle mitzvot, i precetti ebraici. Dal nome della tribù, Giuda, deriva il termine giudaismo.
I giudei di Palestina e quelli che vivevano lontano (ad Alessandria, a Babilonia ecc.) formavano una comunità religiosa unita dalla fede monoteista, lo studio della legge (Torah) e la speranza messianica: qualche tempo dopo il ritorno dall'esilio, l'attività religiosa riprende nel tempio di Gerusalemme, ma il giudaismo palestinese si dà nuove istituzioni: il Sinedrio e la sinagoga, dove scribi e dottori della legge acquistano sempre maggiore importanza.
IL CRISTIANESIMO Origini e fondatore Il cristianesimo nasce in Palestina nel I sec. d.C. è una religione monoteista[1] a carattere universalistico, originatasi dal Giudaismo in seguito alla predicazione di Gesù di Nazareth figlio del Dio d'Israele, incarnato, morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini considerato il Messia, il Cristo. Il nome Messia è una parola ebraica e significa “l’unto”, colui che il Signore Dio invia nel mondo per salvare gli uomini. Gesù nasce a Betlemme, una città della Giudea, vicino a Gerusalemme, fra il 7 e il 4 a.C. Non si hanno molte notizie su Gesù dalla nascita fino ai trent’anni; la sua vita pubblica inizia quando a 30 anni, lascia la famiglia e comincia a predicare la venuta del Regno di Dio e a compiere miracoli. Per questo viene spesso chiamato rabbì, maestro. Le testimonianze ci dicono che è seguito da un numeroso gruppo di discepoli, tra i quali sceglie i dodici apostoli. La sua storia sembra concludersi con la morte in croce, ma dopo tre giorni gli apostoli sono testimoni della sua risurrezione.Gesù durante la sua vita ha preparato la Chiesa, comunità di coloro che credono in Gesù, il Figlio di Dio, e ne affida la guida a Pietro. I cristiani credono in un Dio unico e trino: Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo. Il centro della loro fede è la risurrezione di Gesù.
l testo sacro dei cristiani.è la Bibbia, l'origine della Bibbia Ebraica è la medesima del Torah essa fu donata a Mosè sul monte Sinai, nell'anno 2448 a. C., del calendario ebraico dalla Creazione, in un anno collocabile più o meno fra il XIV e il XIII secolo a.C. anno più anno meno. Successivamente, in ambito cristiano sono state fatte delle aggiunte la più importante delle quali è il Nuovo Testamento (Vangelo) datato il 33 d. C., con tutto quello che concerne la venuta di Gesù e la nascita della Chiesa Apostolica.
1. . Antico Testamento . (46 libri scritti prima della nascita di Gesù) che riguarda la rivelazione di Dio al popolo ebraico, in Questi è compresa parte della Tanàkh: la Torah (תורה, Legge), con questo termine si indicano i primi 5 libri del Pentateuco che è la Bibbia ebraica, forse in riferimento al rotolo di pergamena in cui sono scritti.
2. Nuovo Testamento il Vangelo: datato intorno al 33 d.C. (27 libri scritti dopo la morte e la risurrezione di Gesù) contiene i racconti degli insegnamenti, i miracoli e la risurrezione di Gesù, le testimonianze sull’ascensione di Gesù e l’effusione dello Spirito Santo, le informazioni sulla vita delle prime comunità cristiane e sull’operato degli apostoli.
Il luogo sacro Nessun luogo è veramente sacro, per i cristiani Dio abita dovunque gli uomini hanno bisogno di Lui. L’edificio chiamato chiesa è il luogo in cui i cristiani si riuniscono per pregare, per celebrare i sacramenti, per vivere il mistero della Chiesa, comunità dei credenti.Preghiere e riti.La preghiera più importante è quella del Padre Nostro. Insegnata da Gesù ai suoi discepoli, viene recitata dai cristiani durante le celebrazioni comunitarie o nei momenti di preghiera individuale. I principali riti nel cristianesimo prendono il nome di sacramenti, considerati gesti di Gesù risorto per la salvezza dell’uomo. Essi sono in tutto sette, ma i più importanti sono tre e vengono chiamati “sacramenti dell’iniziazione cristiana”: il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia. Al fondamento della vita della comunità cristiana c’è l’Eucarestia ( = ringraziamento): la celebrazione della morte e risurrezione di Gesù. Il momento centrale è la consacrazione del pane e del vino. La celebrazione solenne dell’Eucarestia avviene nel giorno di domenica, considerato il “giorno del Signore”. Le feste A partire dalla domenica i cristiani nel tempo hanno costruito il loro calendario liturgico in cui viene fatta memoria di tutta la storia della salvezza, culminata in Cristo. Le feste principali sono: il Natale (festeggia la nascita), la Pasqua (celebra la risurrezione), la Pentecoste (ricorda l’effusione dello Spirito Santo). I cristiani venerano inoltre Maria, madre di Dio e della Chiesa, e la chiamano Immacolata Concezione.
Dare una definizione unitaria del cristianesimo è difficile, poiché esso – più che una singola religione in senso stretto – si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e/o metafisiche e/o teologico-speculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e la sua letteratura religiosa, e a seconda di quale aspetto diviene oggetto di focalizzazione per le singole correnti[3].
Gli aderenti al Cristianesimo sono chiamati cristiani. I cristiani si riferiscono al messaggio di Gesù Cristo con il termine "Vangelo" ("buona notizia o novella"), che indica anche i più antichi testi scritti sulla sua vita e predicazione.
Il Cristianesimo riconosce Gesù come il Cristo (Messia) attestato dalla Torah e dalla tradizione ebraica e, nella quasi totalità delle sue denominazioni, come Dio fatto uomo.
La teologia cristiana delle principali e più diffuse Chiese cristiane nacque con i primi credi ecumenici, come il Credo niceno-costantinopolitano, che contengono dichiarazioni accettate dalla maggior parte dei seguaci della fede cristiana. Secondo queste professioni di fede, Gesù fu crocifisso, morì e fu sepolto, ed è poi risuscitato dai morti aprendo le porte del Paradiso a chi crede in lui per la remissione dei loro peccati (salvezza). Gesù è quindi asceso al cielo, dove regna con Dio Padre, e tornerà pergiudicare i vivi e i morti, e destinerà ciascuno al Paradiso oppure all'Inferno.
Le tre divisioni principali della Cristianità sono il:
1. cattolicesimo;
2. l'ortodossia orientale
3. le varie denominazioni del protestantesimo.
Il Grande Scisma del 1054 divise la Cristianità calcedoniana fra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa. Il protestantesimo nacque all'interno della Chiesa cattolica a seguito della Riforma protestante nel XVI secolo, dividendosi poi in varie ramificazioni.
È la religione più diffusa, con circa 2,2 miliardi di fedeli in tutto il mondo.[4] Il Cristianesimo è religione di Stato di diverse nazioni.[5]Assieme a Ebraismo e Islam, il Cristianesimo viene classificato da alcuni come "religione abramitica".[6][7]l Cristianesimo emerse dal Giudaismo nel I secolo D.C.. Il Cristianesimo delle origini si presenta con il duplice aspetto di Giudeo-cristianesimo ed Etno-cristianesimo (o Cristianesimo dei Gentili), come si desume dai racconti degli Atti di Luca e da alcune lettere di Paolo (come la Lettera ai Galati, le lettere ai Corinzi). Tuttavia mostra che le due anime convivono senza alcuna scissione e di avere raggiunta una formula di concordia con il Primo Concilio di Gerusalemme (Atti 15).
I cristiani assunsero dal Giudaismo le sue Sacre scritture tradotte in greco ellenistico lette non nella maniera degli ebrei[8] (anche a causa della prevalente origine greco-romana della maggioranza dei primi adepti), dottrine fondamentali come il monoteismo, la fede in un messia o cristo, forme del culto (incluso il sacerdozio), concetti di luoghi e tempi sacri, l'idea che il culto debba essere modellato secondo il modello celeste, l'uso dei Salmi nelle preghiere comuni.
Forse il Cristianesimo inteso come religione distinta da quella ebraica lo possiamo individuare a partire dalla seconda metà del II secolo, dove i cristiani sono quasi soltanto i non ebrei che credono negli insegnamenti di Gesù.[8]
Successivamente la Chiesa post apostolica lentamente si organizzò attorno ai cinque patriarcati:
1. Roma Italia Europa;
2. Bisanzio poi Costantinopoli oggi Istambul (in Turchia), intercontinentale Asia Occidentale e Europa Orientale;
3. Antiochia, sempre in Turchia, vicino la Siria, intrcontinentale in Asia Occidentale e Europa Orientale;
4. Gerusalemme, stato d'Israele, nel territorio della Palestina, tale territorio comprende i tre seguenti stati: lo Stato di Israele, lo Stato di Palestina, e lo Stato della Giordania, esso si trova in Asia Occidentale;
5. Alessandria d' Egitto in Africa.
Cattolicesimo
Basilica di San Pietro nello stato della Città del Vaticano
Tra le Chiese cristiane, secondo le statistiche, la Chiesa cattolica conta il maggior numero di fedeli a livello mondiale.La chiesa cattolica romana deriva dalla Chiesa latina, la cui autorità si estendeva originariamente da Roma sulla parte occidentale dell'Impero Romano. Riconosce il primato di autorità al vescovo di Roma, in quanto, secondo la fede cattolica, successore dell'apostolo Pietro sulla cattedra di Roma.
Condivide con l'attuale chiesa ortodossa le definizioni dei primi 7 concili ecumenici (dal Concilio di Nicea I al Concilio di Nicea II). Dopo lo scisma d'Oriente (1054), la chiesa cattolica riconoscerà come ecumenici altri 14 concili, non riconosciuti però dall'oriente.
Noi Cattolici utilizziamo come testo la Bibbia Ebraica:
il Vecchio Testamentovvero i 5 primi libri chiamato anche pentateuco ovvero la prima parte del Tanakh: la torah , essa fu donata da Dio a Mosè, sul monte Sinai, nell'anno 2448 a. C., del calendario ebraico dalla Creazione, in un anno collocabile più o meno fra il XIV e il XIII secolo a.C. anno più anno meno.
Per tradurre l'ebraico i cattolici usano il testo (masoretico);
il Nuovo Testamento o Vangelo esso è datato ...diciamo intorno al 33 DC. e parla di ciò che Gesù nella sua vita ha fatto e di come ritornerà per gidicare i vivi e i morti attracerso i discepoli.
Ortodossia orientale: russa e greca: abbiamo invece le chiese ortodosse, emanazioni delle chiese di lingua greca nate originariamente nel territorio dell'Impero Romano d'Oriente. A differenza di quanto accadde in Occidente, per quanto la chiesa greca assumesse rilevanza particolare, essa non fu mai in grado di imporre la propria supremazia sulle chiese "sorelle", che rimasero autocefale. Allo stesso modo, anche le chiese fondate da missionari ortodossi (specialmente fra le popolazioni slave) si resero rapidamente autonome dalle rispettive chiese-madri, considerandosi allo stesso loro livello.
Fra queste la più importante è indubbiamente la Chiesa ortodossa russa di Mosca è Cirillo I.
chiesa greco-ortodossa di Alessandria il cui patriarca è Teodoro II (2004-oggi)
Da notare che le chiese ortodosse, da una parte, e quella cattolica dall'altra, sono tra loro scismatiche; la chiesa cattolica non considera le chiese ortodosse eretiche, a differenza di quanto avviene per esempio per le chiese protestanti, mentre le chiese ortodosse, sebbene non vi sia stata in merito alcuna esplicita proclamazione conciliare, sospettano di eresia la chiesa cattolica, soprattutto in relazione alla dottrina del Filioque.[10]il testo dei Settanta dell'Antico Testamento è la variante della bibbia ebraica detta Torah del testo masoretico, ovvero, la più antica versione greca , usato dai cristiani ortodossi sin dal tempo di Cristo.
Chiese orientali antiche
Le Chiese dei Due Concili sono le cosiddette chiese nestoriane: Si tratta delle antiche chiese d'oriente che non hanno accettato le definizioni dogmatiche del Concilio di Efeso o del Concilio di Calcedonia. Per questo sono dette anche chiese non calcedoniane o chiese pre-calcedoniane.
Protestantesimo
Le chiese della Riforma protestante sono le chiese sorte dalla Chiesa latina nel XVI secolo in seguito alla riflessione teologica di Martin Lutero, Giovanni Calvino, Ulrico Zwingli e altri, nonché dall'appoggio politico e sociale che ebbero dai principi dell'Europa centro - settentrionale. Le chiese protestanti possono venire genericamente suddivise così:
il testo (masoretico) si usa per tradurre la bibbia ebraica il torah dell'Antico Testamento utilizzato dai protestanti di oggi.
Protestantesimo storico
Le chiese che ne fanno parte vengono appunto dette "storiche", in quanto sono caratterizzate da radici dirette nella Riforma protestante.
Luteranesimo
Riforma radicale, diffusa nell'Europa dell'Est; si differenzia dalla Riforma protestante vera e propria perché si concentra sul battesimo degli adulti.
Battismo
Metodismo
Ristorazionismo
Il termine ristorazionismo è utilizzato per intendere un complesso di chiese e comunità che nascono dal desiderio di tornare alla chiesa cristiana primitiva e che si manifesta in varie forme, soprattutto nel XIX secolo. Sono culti i quali o vogliono differenziarsi dai primi qui menzionati, oppure affermano di avere una linea storica separata.
I più estesi fra questi sono la Chiesa di Cristo, i testimoni di Geova e i mormoni.
La Chiesa di Cristo è organizzata in comunità di credenti che riconoscono la piena ispirazione di tutta la Bibbia e per le quali il rispetto di tutto quanto in essa è contenuto è l'unico mezzo per fare la volontà di Dio. In linea con il cristianesimo delle origini, non vi è un comitato centrale ma ogni comunità è indipendente.
I testimoni di Geova ripropongono il cristianesimo del I secolo che prevede la predicazione di casa in casa. Si identificano con l'opera missionaria fatta da Gesù e dai suoi discepoli predicando quella che definiscono la buona notizia del Regno [11]
I mormoni sono caratterizzati dalla figura individuale del primo fondatore e hanno inoltre libri aggiuntivi forniti dal loro fondatore, oltre la Bibbia, dove le dottrine cristiane vengono ampliate e ridiscusse in modo completamente univoco e originale. Sia mormoni che testimoni di Geova non sono riconosciuti come cristiani dalle altre chiese.
culti estinti
Vi sono, infine, una serie di culti cristiani ormai estinti. È il caso, in particolare, delle numerosissime eresie, variamente represse, che interessarono la cristianità nella sua storia.
I catari cacciati da Carcassonne nel 1209
Islamismo o musulmano: L’ISLAMISMO
L'Islam ha fatto propri molti elementi dell'ebraismo e del cristianesimo. Come gli ebrei, e a differenza dei cristiani cattolici e ortodossi, i musulmani professano un monoteismo "radicale". Vedendo in Cristo un profeta e non il figlio di Dio, considerano i cristiani, vista la teoria trinitaria, dei politeisti. Il loro dio è chiamato Allah, e il loro libro sacro è il Corano il loro profeta, Maometto (Muhammad), è considerato un semplice uomo, anche se privilegiato in quanto detentore del carisma profetico. Il Corano, è sicuramente successivo in quanto imputato a Maometto tramandatogli da Allah attraverso L'Arcangelo Grabriele.
Origine e fondatore La religione mussulmana o islamica è stata fondata da Muhammad (Maometto),
nella cittadina higiazena
nato alla Mecca, tra il 570 e il 580 e morto a Medina nel 632. grazie a una serie di visioni provenienti dell’arcangelo Gabriele, in una grotta della Mecca, si convince di essere stato eletto come profeta per annunciare l’unicità di Allah in un ambiente ancora politeista. A causa dell’ostilità dimostrata nei confronti della sua predicazione dalle autorità e dagli abitanti della Mecca, è costretto a fuggire e rifugiarsi a Medina. La sua fuga, l’egira, avviene nell’anno 622 che segna l’inizio dell’era islamica.Insieme all’Ebraismo e al Cristianesimo, l’Islamismo appartiene al gruppo delle religioni monoteiste, cioè che professano la fede in un Dio unico. I musulmani credono in Allah, il Dio uno e unico. Prima di rivelarsi a Muhammad, Allah si è rivelato a grandi profeti come Abramo, Giacobbe, Mosè e Gesù. Muhammad Maometto, tuttavia, secondo i musulmani, è l’ultimo e il più grande dei profeti, colui al quale Allah si è rivelato definitivamente.Il testo sacro Il Corano è il testo sacro fondamentale
ed ha come anno ufficiale di "stesura", l'anno della sua rivelazione angelica: il 650 d.C.
La parola “Corano”, in arabo significa lettura cantata, recitazione. Il libro sacro, formato da 114 sure (capitoli), non viene letto, ma recitato, e quasi cantato, con precise regole. Secondo i musulmani il Corano contiene le rivelazioni ricevute dal Profeta direttamente da Dio per mezzo dell’arcangelo Gabriele. Accanto alle lodi a Dio, ci sono impressionanti descrizioni del giudizio universale, della bellezza del paradiso dei tormenti infernali. Sono contenute anche regole per la vita quotidiana, la politica, la società, i rapporti tra gli uomini.Il luogo sacroLa moschea è il luogo dove si svolgono le pratiche religiose dell’Islam specialmente il venerdì ci si riunisce per pregare, ascoltare le parole dell’ Imam e meditare personalmente. Nelle moschee non vi sono immagini di figure viventi ma decorazioni con versetti del corano in forma di calligrammi (= parole scritte in modo bello) che compongono motivi geometrici o anche figurativi. Alla Mecca c’è la Ka’Ba (dado), un piccolo edificio a forma di parallelepipedo dove i musulmani venerano la pietra nera. Preghiere e ritiL’islam ha manifestato nei secoli un’attenzione particolare alla ritualità che si esplicita in cinque pilastri: la testimonianza (la professione di fede), la preghiera (si svolge in cinque momenti della giornata, prostrati verso la Mecca), l’imposta coranica (destinata ai poveri, i bisognosi, i prigionieri, i viandanti, la causa di Allah), il digiuno di Ramadan (si astengono da cibo, bevande e dall’introdurre nel corpo qualsiasi sostanza nell’arco del tempo che va dalla preghiera dell’alba alla preghiera del tramonto), il pellegrinaggio alla Mecca.
Le feste Il calendario religioso islamico comprende diversi giorni festivi e celebrazioni, nell’osservanza di precise indicazioni presenti nel Corano o in commemorazione di alcuni episodi della vita di Muhammad e dei profeti più importanti. Due feste hanno una riconosciuta superiorità ufficiale ed effettiva su tutte le altre e sono considerate di precetto: la festa del sacrificio, tutti i musulmani che possono permetterselo comprano un capro o un agnello e lo offrono in sacrificio in ricordo del sacrificio di Abramo cui fu permesse di offrire un animale al posto di suo figlio; la festa dell’interruzione del digiuno, il digiuno viene rotto all’alba del primo giorno successivo a quello del mese di Ramadan.
sinonimi di Muslulmano: Nella storia si sono usati vari sinonimi per indicarei musulmani:
Di Vittoria Salice, Venerdì 25 luglio 2014 alle ore 12.59
L’analisi del concetto di religione quale fenomeno culturale nasce intorno al XVII sec…, quando cominciò a formarsi l’idea di una rubrica dei saperi non più comesumma onnicomprensiva ma in quanto articolazione di categorie fortemente autonome e distinte. Fino ad allora la religione era stata relegata nell’ambito della teologia o della metafisica, e come tale era stato escluso da quella trattazione antropologica che troviamo compiutamente nell’ambito della cosiddetta scienza del mito.
Una prima ermeneutica della dimensione religiosa come e in quanto espressione della cultura umana è presente nell’opera di alcuni grandi demitizzatori di età moderna, come Spinoza, Chladenius, e Schleiermacher. Le prime spiegazioni antropologiche della religione svolte con criteri piuttosto rigorosi risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Significativo al riguardo è l’operato di Friedrich Max Müller (1823-1900), orientalista, filologo e antropologo, fondatore della religione comparata. Alla stessa scuola antropologica appartenne E. B. Tylor, che ampliò il programma comparativista di Müller rivolgendosi a tutte le religioni, analizzate secondo i principi dell’evoluzionismo bio-culturale. L’animismo, la religione dei primitivi e delle tribù selvagge che attribuisce uno spirito ad ogni cosa, costituirebbe lo stadio più basso della spiritualità, seguito dalla fase intermedia del politeismo e con quella conclusiva del monoteismo, esito conclusivo dell’evoluzione culturale.
Frazer si collegò storicamente alla scuola antropologica, di marca positivistica, coniando nuovi termini per descrivere le differenti forme di religiosità, come polidemonismo, cioè la credenza in molti demoni diversi, o preanimismo, che precederebbe i culti animistici.
Successivamente il punto di vista evoluzionistico sulla religione è stato abbandonato, soprattutto perché è stato notato che il monoteismo è presente anche nelle società primitive, che non sono necessariamente legate a culti animistici. : I vari tentativi di definire la religione secondo schemi e categorie di carattere antropologico, pur senza assolvere fino in fondo il compito, sono comunque pervenuti a delle conclusioni condivise. Per esempio è ormai molto diffusa la convinzione che sia possibile interpretare il ruolo sociale dell’esperienza religiosa senza metterne in discussione gli aspetti teologici o metafisici. In prospettiva antropologica è del tutto irrilevante se le origini della religione vadano ascritte ad una rivelazione divina o a cause più “terrene”. Ciò non impedisce comunque la ricerca di una definizione coerentemente antropologica della questione religiosa.
Una possibile definizione scorgerà nella religione la controparte concreta di quell’astratto senso della spiritualità, di quel pensiero mistico che costituisce una spiegazione comune sia del mistero della realtà esterna, del macrocosmo, che della realtà interiore, del microcosmo.
La religione, ogni religione, è una visione organica del mondo che ci circonda, e che rende conto della sfera degli oggetti sensibili rinviando ad una verità ulteriore, di segno metafisico o trascendente.
Presso le civiltà più antiche i vari aspetti del reale erano spiegati ricorrendo all’intervento di un dio o di un nume tutelare, per quanto esistessero tentativi di rintracciare cause fisico-naturali. Da sempre, infatti, il pensiero mistico convive con il pensiero razionale, scientifico; l’esistenza di questo fondamentale dualismo religione-scienza è anzi necessario a definirle entrambi come modelli di conoscenza alternativi, supremi principi orientativi per l’azione dell’uomo nei differenti contesti culturali.
Nell’interpretazione antropologico-culturale del fatto religioso si possono individuare due diversi atteggiamenti. Il primo atteggiamento, definibile genericamente come positivistico, destituisce di senso il fondamento soprannaturale dell’esperienza religiosa, enfatizzandone le caratteristiche umane e culturali, mentre il secondo atteggiamento, definibile genericamente come spiritualistico, considera la religione e gli altri fenomeni correlati al percorso evolutivo della coscienza planetaria come espressioni del Divino, che permea tutto ed ogni cosa.
La definizione di religione è problematica e dibattuta.
Da un punto di vista fenomenologico-religioso il termine "religione" è collegato alla nozione di sacro:
« Secondo Nathan Söderblom, Rudolf Otto e Mircea Eliade, la religione è per l'uomo la percezione di un "totalmente Altro"; ciò ha come conseguenza un'esperienza del sacro che a sua volta dà luogo a un comportamento sui generis. Questa esperienza, non riconducibile ad altre, caratterizza l'homo religiosus delle diverse culture storiche dell'umanità. In tale prospettiva, ogni religione è inseparabile dall'homo religiosus, poiché essa sottende e traduce la sua Weltanschauung (Georges Dumézil). La religione elabora una spiegazione del destino umano (Geo Widengren) e conduce a un comportamento che attraverso miti, riti e simboli attualizza l'esperienza del sacro. » (Julien Ries. Le origini, le religioni. Milano, Jaca Book, 1992, pagg.7-23)
Da un punto di vista storico-religioso la "nozione" di "religione" è collegata al suo esprimersi storico:
« Ogni tentativo di definire il concetto di "religione", circoscrivendo l'area semantica che esso comprende, non può prescindere dalla constatazione che esso, al pari di altri concetti fondamentali e generali della storia delle religioni e della scienza della religione, ha una origine storica precisa e suoi peculiari sviluppi, che ne condizionano l'estensione e l'utilizzo. [...] Considerata questa prospettiva, la definizione della "religione" è per sua natura operativa e non reale: essa, cioè, non persegue lo scopo di cogliere la "realtà" della religione, ma di definire in modo provvisorio, come work in progress, che cosa sia "religione" in quelle società e in quelle tradizioni oggetto di indagine e che si differenziano nei loro esiti e nelle loro manifestazioni dai modi a noi abituali. » (Giovanni Filoramo. Religione in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, pag.620)
Da un punto di vista antropologico-religioso la "religione" corrisponde al suo modo peculiare di manifestarsi nella cultura:
« Le concezioni religiose si esprimono in simboli, in miti, in forme rituali e rappresentazioni artistiche che formano sistemi generali di orientamento del pensiero e di spiegazione del mondo, di valori ideali e di modelli di riferimento » (Enrico Comba. Antropologia delle religioni. Un'introduzione. Bari, Laterza, 2008, pag.3)
Anche se come evidenzia lo stesso Enrico Comba:
« Non è dunque possibile stabilire un criterio assoluto per distinguere i sistemi religiosi da quelli non religiosi nel vasto repertorio delle culture umane » (Enrico Comba. Op.cit. pag.28)
Quindi, come notano Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio, il fenomeno della religione:
« come forma specifica della cultura umana, ovunque presente nella storia e nella geografia, è un fenomeno estremamente complesso, che va studiato con molteplici procedure, mano a mano che queste ci vengono offerte dal progresso degli studi delle scienze umane, senza pretendere di dire mai in proposito l'ultima parola, come accade per un lavoro che sia costantemente in corso d'opera. » (Carlo Tullio Altan e Marcello Massenzio. Religioni Simboli Società: Sul fondamento dell'esperienza religiosa. Milano, Feltrinelli, 1998, pagg. 71-2)
Lo studio delle "religioni" è oggetto delle "Scienze delle religioni" mentre lo sviluppo storico delle religioni è oggetto della "Storia delle religioni".
diaconato La parola Diacono deriva dal greco “diaconìa” che significa ministero/ministro o servizio/servo.Attraverso l’imposizione delle mani lo Spirito Santo discende su di lui, che diventa un Ministro Ordinato. Senza essere Sacerdote non è laico e senza essere laico non è sacerdote. E non è neanche Vescovo.
Diciamo che il Diacono è una figura situabile al centro, tra il laico ed il Sacerdote ma non necessariamente intermedia e con una sua funzione specifica. gli, infatti, non è un sacerdote perché non presiede l’Eucaristia e non assolve i peccati. Più in generale, non si colloca all’interno della comunità cristiana nella stessa posizione del parroco. Inoltre, nella maggior parte dei casi il diacono è coniugato ed ha una sua professione. Egli non è “un semplice laico”: riceve infatti il sacramento dell’Ordine, che lo immette tra i membri del clero, ha una propria veste liturgica, sull’altare ha un posto suo, ha il compito di proclamare il vangelo e di tenere l’omelia, ha l’obbligo di celebrare la liturgia delle ore a nome dell’intera Chiesa, può celebrare la liturgia del battesimo, benedire le nozze, accompagnare alla sepoltura i defunti. Egli è un Ministro di Cristo a tutti gli effetti. Il Diacono può essere soltanto una figura maschile, deve essere un buon cristiano, amare la Chiesa, avere una formazione umana equilibrata ed uno spirito di comunione.
laico nell'accezione moderna del termine ha significato di "aconfessionale", ossia di slegato da qualsiasi autorità confessionale, ecclesiastica (o non ecclesiastica), e quindi da qualsiasi confessione religiosa (o non religiosa). Tale promessa "di vita" spesso si esplica con un giuramento, o un atto di sottomissione o di accettazione dell'autorità confessionale stessa e delle sue regole liturgiche. Oggi esso ha anche altri significati:
- Nella Chiesa cattolica e nelle Chiese orientali si utilizza la denominazione di fedele laico per tutti i credenti non ordinati: cioè per coloro che in forza del loro battesimo sono cattolici, ma non hanno il ministero di diacono, presbitero o vescovo. Nel Protestantesimo la parola "laico" è usata in riferimento ai membri di chiesa che non hanno funzioni particolari (pastore,anziano, etc.).
- Nel linguaggio politico il laico è chi propende per una netta separazione della vita delle istituzioni dall'influenza delle confessioni religiose, ossia per indicare chi si ispira ai valori della laicità. Per estensione laico è anche chi desidera una minore influenza delle confessioni religiose nella società.
- Laico è anche una persona priva di pregiudizi. Ragionare laicamente è una espressione usata per indicare un ragionamento che non parte da presupposti aprioristici e non sfocia in prese di posizione immodificabili.
- Il termine laico viene usato nel contesto di professioni specializzate per riferirsi a chi non pratica la stessa professione. Laico è un membro del Consiglio Superiore della Magistratura che non appartiene all'ordine dei magistrati. Laico è anche il magistrato onorario, non togato, ossia il magistrato non professionale, che non è stato selezionato nell'ambito della magistratura con ordinario concorso.
- lo gnosticismo è un movimento filosofico nato con Alessandria d' Egitto chiese copte e Roma. Esso significa colui che è superiore perchè sà dell'esistenza di un Dio superiore. Questa corrente di pensiero è il pessimismo filosofico e religioso. Gli gnostici, ad onor del vero, presero in prestito quasi completamente la loro terminologia dalle religioni esistenti, ma la usarono solamente per illustrare la loro grande idea del male insito nell'esistenza ed il dovere di fuggirlo con l'aiuto di incantesimi e di un Salvatore sovrumano. Qualunque cosa abbiano preso in prestito dalle altre religioni, sicuramente non fu il pessimismo. Questo pessimismo assoluto, questo piangere l'esistenza dell'intero universo come una corruzione ed una calamità, con un'insistente preghiera di essere liberati dal corpo tramite la morte e la speranza che potremmo attraverso delle parole magiche, se solo le conoscessimo, sopprimere gli effetti del corso di questa "maledetta" esistenza, sono il fondamento di ogni pensiero gnostico Carl Gustav Jung studiò a lungo il pensiero gnostico, affiancando ad esso le sue conoscenze di psicoanalisi. È possibile riscontrare tracce delle dottrine gnostiche in opere letterarie contemporanee.
L'ateismo (dal greco ἄθεος, àtheos, composto da α- privativo, senza, e θεός, dio, letteralmente senza dio)nega l'esistenza di Dio. è, in modo non univoco, una posizione filosofica opposta al teismoe al panteismo in generale, al politeismo e al monoteismo in particolare.
l'agnostico: dall’inglese agnostic che deriva dal greco antico ἀ- (a-), "senza", e γνῶσις (gnōsis), "sapere", "conoscenza"colui che in merito a un certo argomento ha una posizione di agnosticismo, e cioè che si astiene dal prendere una posizione o dal rispondere a un quesito in merito allo stesso, per mancanza di conoscenze sufficienti o per impossibilità a conoscere
L'Enoteismo o Monolatria (dal greco antico εἷς (radice ενο, "eno") θεός, "un dio"), termine coniato da Max Müller, L'enoteismo è una forma di culto intermedia tra politeismo e monoteismo in cui viene venerata in particolar modo una singola divinità, senza tuttavia negare l'esistenza di altri dei accanto ad essa. Un termine forse più esatto per definire la preferenza di un culto riservato a una certa divinità, rispetto a un restante pantheon più o meno ampio, è monolatria. Ne sono un esempio i culti misterici, la religiosità araba preislamica o le devozioni particolari di alcune città nei confronti di una divinità specifica.
il monoteismo (dal greco "μόνος" = unico, solo e "θεός" = dio) si intende la fede in una sola divinità identificata con il termineDio.
Le religioni che propriamente hanno questa definizione sono, in ordine di apparizione storica:
- Atonismo nell'antico Egitto (XIV secolo a.C.), considerato come la prima forma di monoteismo attestato.
- Zoroastrismo (1000 a.C.-800 a.C.)
- Ebraismo (nasce con i Patriarchi ebrei)
- Cristianesimo (cattolicesimo/protestantesimo/ortodossi)
- Islam (VII secolo)
- Sikhismo (XV secolo)
- Bahaismo (XIX secolo)
Spesso si è avuta un'evoluzione: da un culto di tipo enoteistico, dove i fedeli accettano l'esistenza di altri dei stranieri, ma adorano solo ed esclusivamente il loro Dio, a quello monoteistico.
Politeismo Il termine "politeismo" è attestato nelle lingue moderne per la prima volta nella lingua francese (polythéisme) a partire dal XVI secolo[40]. Il termine polythéisme fu coniato dal giurista e filosofo francese Jean Bodin, e quindi utilizzato per la prima volta nel suo De la démonomanie des sorciers (Parigi, 1580), per poi finire nei dizionari come il Dictionnaire universel françois et latin (Nancy 1740), ilDictionnaire philosophique di Voltaire (Londra 1764) e, l'Encyclopédie di D’Alembert e Diredot (seconda metà del XVIII secolo), la cui voce polytheisme è curata dallo stesso Voltaire. Utilizzato in ambito teologico in opposizione a quello di "monoteismo"; entra nella lingua italiana nel XVIII secolo [41].
Il termine polythéisme, quindi "politeismo", è formato da termini derivati dal greco antico: πολύς (polys) + θεοί (theoi) ad indicare "molti dèi"; quindi da polytheia, termine coniato dal filosofo giudaico di lingua greca Filone di Alessandria (20 a.C.-50 d.C.) per indicare la differenza tra l'unicità di Dio nell'Ebraismo rispetto alla nozione pluralistica dello stesso propria delle religioni antiche[42], tale termine fu poi ripreso dagli scrittori cristiani (ad esempio da Origene in Contra Celsum).
Tale termine indica quelle religioni che ammettono l'esistenza di più dèi a cui destinare dei culti.
Politeismo caratterizza l'induismo, il buddismo Mahayana, il confucianesimo, il taoismo, e lo shintoismo in Oriente, e anche contemporanee religioni tribali africane
Il panteismo (πάν ( 'pan' ) = tutto e θεός ('theos' ) = Dio, vuol dire letteralmente "Dio è Tutto" e "Tutto è Dio") è una visione per cui ogni cosa è permeata da un Dio immanente o per cui l'Universo, o la natura sono equivalenti a Dio.
Il panenteismo (dal greco πᾶν "tutto", ἐν "in", θεός "Dio") è la posizione teologica che sostiene che Dio sia immanente nell'universo, ma che allo stesso tempo lo trascenda. Si distingue dal panteismo, che sostiene che Dio coincida invece con l'universo materiale. Nel panenteismo Dio è visto come il creatore e/o la forza animatrice dell'universo, che pervade il cosmo e di cui tutte le cose sono costituite. Questo concetto di Dio è strettamente associato con quello del Logos proposto dal filosofo grecoEraclito nel V secolo a.C.
Il pandeismo (dal greco "παν-" = "tutto", "completo". latino "deus" = dio/divino) è una filosofia razionalistica della religione che unisce il panteismo ed il deismo. Letteralmente significa "tutto è dio/divino"; normalmente questo si collega alla convinzione che Dio sia coincidente con tutto l'esistente, l'intero universo o la natura.
Il panteismo viene rigettato in quanto, nel significato datogli da Immanuel Kant, Dio è immanente e coincide con il mondo fenomenico o creazione.
Il teismo, nell'accezione più ampia, è la credenza che esiste almeno una divinità[1]. Più specificamente, il teismo è comunemente una dottrina monoteistica riguardante la natura di una divinità e il rapporto tra quest'ultima e l'universo[2][3][4][5]. In tale senso specifico, il teismo concepisce Dio come personale, presente e attivo nel governo e nell'organizzazione del mondo e dell'universo; descrive così la concezione classica di Dio che si trova nel cristianesimo, nell'ebraismo, nell'islam, nel sikhismo e nell'induismo.
Il deismo riconosce l'esistenza di un ente supremo ordinatore dell'universo, ma nega ogni forma di rivelazione storica e di provvidenza, e rifiuta perciò qualsiasi dogma o autorità religiosa. Inoltre ritiene che l'uso corretto della ragione consenta all'uomo di elaborare una religione naturale e razionale completa ed esauriente, capace di spiegare il mondo e l'uomo. Nelle sue varie forme esso ritiene inessenziale la rivelazione, o ne prescinde, ritenendo che essa sia solo per gli incolti. Il deista fonda quindi la propria teologia non sui testi sacri ma sulla ragione.
Tuttavia assume a priori l'esistenza di una divinità, come base indispensabile per spiegare l'ordine, l'armonia e la regolarità nell'universo.
paganésimo Termine usato a indicare le religioni politeiste tradizionali dei greci e dei romani in opposizione al cristianesimo. Tali religioni erano infatti sopravvissute soprattutto nei villaggi delle campagne (pagi) .Il termine pagano indica il "civile", il "campagnolo", contrapposto al "militare". Pagānus deriva a sua volta dal termine sempre latino di pāgus (villaggio). Henri Maurier[4] osserva come tali termini latini, pāgus e pagānus, indichino quei territori, e coloro che li abitano, celebrano il culto locale pagano in opposizione ai centri delle amministrazioni dell'Impero romano che celebrano il culto imperiale, che intorno al 370 quando il cristianesimo è divenuto religione ufficiale e quindi culto dell'impero o imperiale. el corso del XX secolo sono stati realizzati differenti modi di rivivere, ricostruire o reinventare le religioni cosiddette "pagane"; tali modalità religiose si sono diffuse soprattutto in Europa e nel Nordamerica[6]. Rispetto a tale contesto sono stati coniati i termini "neopaganesimo" e "paganesimo moderno"[7].
- Dodecateismo, Druidismo, Eclettismo pagano, Etenismo, Kemetismo, New Age, Tecnopaganesimo, Via romana agli dei, Wicca, Stregoneria tradizionale, Celtismo, slavismo, dodecateismo, pentacolo, kemetismo, gideopaganesimo.
l'animismo è usato in antropologia per classificare le tipologie di religioni o pratiche di culto nelle quali vengono attribuite qualità divine o soprannaturali a cose, luoghi o esseri materiali. Queste religioni cioè non identificano le divinità come esseri puramente trascendenti, bensì attribuiscono proprietà spirituali a determinate realtà materiali.
Questo tipo di credenze è così chiamato perché si basa sull'idea di un certo grado di identificazione tra principio spirituale divino (anima) e aspetti “materiali” di esseri e realtà (anche "demoni" e altri enti).
La posizione filosofica corrispondente all'animismo viene di solito chiamata panpsichismo. Un esempio di culto animista è lo Shintoismo, religione autoctona del Giappone.
la religione cristiana discende dal culto del sole
Horus, Mitra, Krishna, Attis, Dionisio/Bacco
Elementi storici molto importanti e studi seri hanno evidenziato ripetutamente che la religione cristiana altro non è che l'ennesima riproposizione del culto del Sole: si è messo un uomo chiamato Gesù al posto del Sole e si adora quella figura come originariamente si adorava il Sole.Come già era avvenuto più volte prima della sua nascita, la religione cristiana è solo una delle religioni che tenta di riproporre nei dettagli l'antica religione del culto del Sole.
L'argomento è così dettagliato e vasto che si cercherà di proporre di seguito un forte riassunto della situazione.
A partire dal 10.000 a.c. la storia è piena di graffiti o scritture che rappresentano il rispetto e l’adorazione verso il Sole.
Per gli antichi il Sole doveva sembrare la prova tangibile dell'esistenza di una divinità, anzi il Sole doveva sembrare una divinità stessa, posta in lontananza, che guardava gli uomini dall'alto, non poteva essere guardato direttamente ed era visibilmente qualcosa di superiore e potente.
Ogni giorno il Sole sorge, porta luce e calore salvando l’uomo dal freddo, dall’oscurità e dai predatori notturni nel buio della notte, regalando cioè la vita. Tutto questo per millenni ha reso il Sole l’oggetto più adorato di tutti i tempi ma non certo l’unico.
Le stelle sono state studiate attentamente per cercare di riconoscere ed anticipare eventi che si ripetevano nel corso di lunghi periodi di tempo come le eclissi e le lune piene. Le stelle sono state catalogate in gruppi, quelle che oggi conosciamo come Costellazioni. La croce dello Zodiaco è una delle immagini più antiche dell’umanità, essa rappresenta il Sole come se metaforicamente attraversasse le 12 maggiori costellazioni nel corso di un anno. Rappresenta anche i 12 mesi dell’anno, le quattro stagioni, i solstizi e gli equinozi.Le civiltà antiche non solo osservavano il Sole e le stelle, ma li personificavano elaborando mitologie circa i loro movimenti e legami : il Sole con il suo potere di dare la vita era personificato come colui che rappresenta il Creatore Invisibile ovvero Dio mentre le 12 costellazioni rappresentavano le tappe del suo viaggio che venivano personificate con elementi della natura che si manifestano in quel periodo dell’anno. Per esempio, l’Acquario è personificato come l’uomo che versa l’acqua e sta a significare le piogge primaverili.
I Dei del Sole
Horus è il Dio Sole dell’Egitto, risalente all’anno 3000 avanti Cristo. È la divinità del sole antropomorfa più importante, e la sua vita è una serie di mitologie allegoriche del movimento del Sole nel cielo.
Horus è nato il 25 dicembre dalla vergine Isis-Meri, la sua nascita è stata accompagnata da una stella dell’est che i re seguirono per trovare il neonato salvatore e portagli dei doni. All'età di 12 anni era un prodico insegnante adolescente, all’età di trenta anni egli fu battezzato da Anup e da quel momento iniziò il suo ministero.
Horus aveva 12 discepoli che viaggiavano con lui mentre compiva miracoli come la guarigione dei malati e il camminare sulle acque. Ad Horus venivano attribuiti nomi simbolici come "La verità", "La luce", "Il figlio eletto di Dio", "Il buon pastore", "L'Agnello di Dio" e molti altri. Dopo essere stato tradito da Typhon, Horus venne crocifisso, sepolto per tre giorni, dopodiché è risorto.Questa stessa struttura mitologica è stata ripresa da molte altre divinità successive.
Mitra della Persia, 1400 a.c., è nato da una Vergine il 25 dicembre in una grotta, veniva chiamato "Il Salvatore", "Il Redentore", "Il Messia", "la via e la verità", ed il altri modi. Egli aveva 12 discepoli e compiva miracoli, la sua religione comprendeva il rito dell'Eucarestia, della benedizione e del battesimo. Dopo la sua morte venne sepolto per 3 giorni dopodiché è risorto. Il giorno sacro per il culto di Mitra era la domenica detto anche "Giorno del Signore", e la sua resurrezione veniva celebrata ogni anno nel giorno di Pasqua.
Krishna dell'India, 1200 a.c., è nato da una vergine il 25 dicembre in una grotta con una stella dell’est che segnalava il suo arrivo, alla sua nascita ha ricevuto la visita di tre uomini saggi che gli hanno portato in dono delle spezie, è sopravvissuto ad un infanticidio da parte di un re, ha compiuto miracoli con i suoi discepoli e si è anche trasfigurato, fu crocifisso (alla sua morte il Sole si oscurò) e poi è risorto dopo tre giorni. Krishna ritornerà sulla terra per giudicare i morti.
Attis della Frigia, 200 a.c., è nato da una vergine il 25 Dicembre, veniva chiamato "La Verità", "La Luce" ed in molti altri modi, fu crocifisso, sepolto e poi risorto dopo tre giorni.
Dioniso/Bacco della Grecia, 200 a.c., è nato anche lui il 25 dicembre da una vergine, era un insegnante viaggiatore che compiva miracoli come trasformare l'acqua in vino, veniva chiamato "Re dei Re", "L'Unigenito di dio", "L'Alfa e l'Omega" ed in molti altri modi, fu crocifisso dopodiché è risorto.
Ovviamente queste sono tutte le caratteristiche peculiari di Gesù Cristo.
Per farla breve, ci sono dozzine di salvatori nati il 25 dicembre, per lo più da una vergine, che hanno effettuato miracoli, sono morti su croci/alberi/oggetti fatti di legno, poi sono risorti, e presentano tra loro delle somiglianze impressionanti. La domanda sorge spontanea: perché queste caratteristiche?
Il perché delle caratteristiche comuni delle divinità del sole
Innanzitutto, la sequenza della nascita ha un’origine del tutto astrologica: La “stella d’oriente” non è altro che Sirio, la stella più luminosa del cielo notturno. Il 24 dicembre di ogni anno, Sirio – com’era già noto nei tempi antichi – si allinea con le tre stelle più brillanti della cintura di Orione. Queste ultime tre stelle vengono chiamate, oggi come nell’antichità, “I tre Re”.
La linea retta descritta idealmente da queste 4 stelle (Sirio più “i tre Re” allineati) indica esattamente il punto dell’orizzonte dove il sole sorgerà il 25 dicembre. Ecco da dove viene l’allegoria della stella che, insieme ai tre re che la “seguono”, indica il punto dove il sole (cioè la divinità del Sole) nascerà.
C’è un altro fenomeno molto interessante che si verifica nei giorni tra il solstizio d’inverno e il 25 dicembre: dal solstizio d’estate (Giugno) al solstizio d’inverno (21 dicembre) i giorni diventano sempre più corti e freddi e, dalla prospettiva del nostro emisfero, ovvero quello nord, il Sole appare muoversi verso sud e diventare più piccolo e debole, e quindi il Sole sembra quasi "morire".
Il 22 dicembre la “morte” del Sole si realizza completamente quando cioè raggiunge il punto più basso nel cielo. La cosa particolare è questa: dal punto di vista visivo, il Sole smette di muoversi verso sud per 3 giorni.Durante questo periodo, il Sole rimane in prossimità della Croce del Sud (la costellazione di Crux), e dopo questo periodo di tre giorni, il Sole ricomincia a muoversi questa volta verso nord facendo presagire giorni più lunghi, più calore e primavera.
Il Sole è morto sulla croce, morì per 3 giorni per poi risorgere e nascere di nuovo: da qui l'idea di crocifissione, morte per 3 giorni e resurrezione che è comune a tante divinità del Sole come Gesù.
Tuttavia, gli antichi non celebravano la resurrezione del Sole sino all’equinozio di primavera, o Pasqua, e questo perché solo a partire dall’equinozio di primavera il Sole supera la forza maligna dell’oscurità e le ore di luce superano le ore di buio.
La vergine Maria non è altro che la costellazione Virgo (vergine), il geroglifico antico per Virgo era la M modificata, ecco il perché Maria, come molte altre madrivergini, iniziano per M. Alla costellazione Virgo ci si riferisce anche come “Casa del Pane”, la rappresentazione di Virgo è una vergine che porta con se un covone di grano, ed il simbolo del grano rappresenta i mesi di Agosto e Settembre, il tempo cioè della mietitura. È interessante il fatto che Betlemme si traduce letteralmente come “Casa del Pane”.Gli Apostoli sono semplicemente le 12 costellazioni dello Zodiaco, assieme ai quali Gesù, essendo il Sole, viaggia. In effetti, il numero 12 è ripetuto di continuo in tutta la Bibbia.
Ritornando alla croce dello Zodiaco con la sua rappresentazione della vita del Sole, essa non era solo una rappresentazione grafica o uno strumento per identificare i movimenti del sole, ma era anche un simbolo di spiritualità pagano identificato graficamente con una croce con un cerchio all'interno, cioè quello che è anche il simbolo della cristianità. Questa è la ragione per cui Gesù nell'arte sacra antica veniva sempre mostrato con la sua testa nella croce, in quanto Gesù è il Sole, "il Sole di Dio", "la Luce del Mondo", "il Salvatore Risorto", "Colui che ritornerà ancora o che rinascerà ancora", "La Gloria di Dio che difende contro le forze dell'oscurità", "Colui che può essere visto arrivare dal cielo con la sua corona di spine (o raggi solari)".
L'importanza delle Ere nella Bibbia
Fra le metafore astrologiche ed astronomiche della Bibbia, una delle più importanti ha a che fare con le Ere, a cui ci sono numerosi riferimenti.
Le culture antiche conoscevano la processione degli equinozi, cioè sapevano che ogni 2150 anni circa il sole nel giorno dell'equinozio di primavera si sposta in un differente segno dello zodiaco seguendo un ordine inverso, e le culture antiche si riferivano a ciascuno di questi periodi di 2150 anni come ad una "Era". Dall'anno 4300 a.c. all'anno 2150 a.c. era l'Era del Toro, dal 2150 a.c. all'1 d.c. era l'Era dell'Ariete, e dall'1 d.c. al 2150 abbiamo l'Era dei Pesci, cioè quella attuale, mentre nell'anno 2150 circa entreremo nell'Era dell'Acquario.
Nel Vecchio Testamento quando Mosè scende dal Monte Sinai con i 10 comandamenti, si infuria vedendo il suo popolo che venera un Toro d'oro. Il Toro rappresenta l'Era del Toro, mentre Mosè rappresenta la nuova l'Era dell'Ariete, e con l'arrivo della nuova Era tutti devono abbandonare quella vecchia.
Anche altre divinità dell'epoca mettono in evidenza la transizione tra queste Ere, come Mitra, una divinità pre-cristiana che uccide un toro con la stessa simbologia. Gesù è invece la figura che introduce l'Era che segue quella di Ariete, cioè l'Era dei Pesci.
Il pesce è un simbolismo molto comune nel Nuovo Testamento, essendo Gesù riconosciuto come il Grande Pescatore, ha sfamato 5000 persone con un pane e due pesci, quando ha iniziato il suo ministero si è fatto seguire da due pescatori.
I simboli cristiani che fanno riferimento all'Era dei pesci sono molti ed importanti, il cappello del Papa è una testa di pesce che rappresenta l'Era dei Pesci, mentre l'antico simbolo cristiano del pesce è il simbolo astrologico pagano per il Regno del Sole durante l'Era dei Pesci, anche la data di nascita di Gesù è la data di inizio di questa Era.
Nel Vangelo di Luca si legge che quando i discepoli chiedono a Gesù dove si preparerà la Pasqua dopo la sua morte, Gesù replicò: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà". L'uomo con la brocca d'acqua è la rappresentazione dell'Era dell'Acquario, che verrà dopo l'Era dei pesci, e quando il Dio Sole lascerà l'Era dei pesci (Gesù) entrerà nella casa dell'Acquario: in sostanza Gesù stava dicendo che dopo l'Era dei pasci verrà l'Era dell'Acquario.
Dal Vangelo di Matteo viene l'idea della fine dei tempi e della fine del Mondo, dove vi si legge che Gesù dice: "io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo", ma la parola mondo è una traduzione errata perché la parola originaria è "aeon" cioè "Era", quindi la traduzione esatta è "sarò con voi fino alla fine dell'Era", cioè Gesù-Sole terminerà quando terminerà l'Era dei Pesci, il cui termine rappresenta "la fine del mondo" e la "fine dei tempi" secondo questa allegoria astrologica.
I plagi dei personaggi e delle credenze bibliche
Il personaggio di Gesù è un ibrido letterario-astrologico, e più esplicitamente un plagio della figura del Dio Sole egiziano Horus. Dai geroglifici dei tempi egizi si vedono le immagini dell'Annunciazione, dell'Immacolata Concezione, della nascita e dell'adorazione di Horus. Le immagini iniziano con Thaw che annuncia alla vergine Isis che concepirà Horus, dopodiché il fantasma sacro Nef ingravida la vergine, e abbiamo poi il parto della vergine e l'adorazione. E la storia prosegue con continue e precise analogie con la storia di Gesù.
Ma l'intera bibbia è un plagio continuo. La storia di Noè e della sua arca è presa direttamente dalla tradizione antica. Il concetto di diluvio universale o grande alluvione è molto frequente nel mondo antico, con oltre 200 citazioni in differenti periodi ed epoche, tuttavia la storia di Noè è copiata dalla leggenda di Gilgamesh del 2600 a.c..
Questa storia parla di un grande alluvione ordinato da Dio, di un'arca che trasportava animali portati in salvo e persino la liberazione di una colomba, che insieme ad altre cose corrisponde del tutto alla storia di Noé.
Anche la storia di Mosè è un plagio. Sulla nascita di Mosé si legge che fu messo in una cesta ed abbandonato in riva ad un fiume in modo da evitare l'infanticidio.
Venne successivamente salvato da una figlia di reali e da lei cresciuto come un principe. Questa è la stessa identica storia raccontata nel mito di Sargon di Akkad del 2250 a.c..
Mosè è conosciuto anche come portatore delle leggi, colui che ha portato i dieci comandamenti, ma l'idea delle leggi date da Dio ad un profeta su una montagna è un tema ricorrente nell'antichità.
Per esempio, in Babilonia a Nemo venne assegnato l'incarico di andare a ritirare le tavoli delle leggi sulla montagna per poi darle al suo popolo, in India Manou fece la stessa cosa, ed a Creta un uomo di nome Minos ascese il monte Dicta dove Zeus gli diede le sacri leggi, mentre in Egitto c'era Mises che portò le tavole di pietra sopra le quali c'erano le leggi scritte da Dio (tra l'altro tutti i nomi si assomigliano tra loro).
Gli stessi 10 comandamenti sono ripresi interamente dalla formula magica numero 125 del Libro Egizio dei Morti.
In effetti la religione egiziana costituisce il 90% delle basi fondamentali della teologia Giudaico-Cristiana: battesimo, vita dopo la morte, giudizio finale, parto della vergine, morte e resurrezione, crocifissione, l'arca dell'alleanza, circoncisioni, salvatori, la santa comunione, la grande alluvione, pasqua, natale, ascesa al cielo, e molti altri, sono tutti concetti ascrivibili a credenze egizie create molto prima dell'ebraismo e del cristianesimo.
Giustino il Martire, uno dei primi difensori e storici cristiani, scrisse "Quando noi affermiamo che Gesù Cristo, nostro Maestro, fu generato senza unione sessuale, fu crocifisso, morto, risorto e poi asceso in cielo, non proponiamo niente di diverso da ciò che voi considerate appartenga alle credenze dei seguaci del Dio Giove", "Gesù era nato da una vergine, accettate questa come una similitudine con le credenze circa il Dio Perseo".
Infatti, all'epoca i primi cristiani ben sapevano come la religione cristiana fosse simile a molte che esistevano in quel tempo, e per risolvere la questione cercarono goffamente di incolpare il demonio del fatto che avrebbe diffuso le similitudini pagane col cristianesimo prima della venuta di Cristo. E non solo: col passe del tempo i cristiani, come al solito, confusero le storie e mutilarono i testi per far perdere il ricordo delle similitudini del cristianesimo con le antiche religioni pagane misteriche.
All'interno della stessa Bibbia ci sono tentativi di plagio tra i suoi stessi personaggi, come nel caso di Giuseppe del Vecchio Testamento, che era praticamente un prototipo di Gesù, ed infatti era stato generato da una nascita miracolosa, aveva un numero di fratelli simile a quello dei discepoli di Gesù, fu venduto dal fratello Giuda per delle monete d'argento ed inizia a lavorare alla stessa età in cui Gesù inizia il suo ministero.
Per di più, manca qualsiasi prova storica non religiosa dell'esistenza del Gesù e delle storie narrate nel Vangelo. Ci sono oltre 40 storici che hanno vissuto sia durante che subito dopo la presunta vita di Gesù, i quali hanno prodotto moltissime testimonianze dei fatti dell'epoca, ma manca qualsiasi riferimento al Gesù dei Vangeli o a qualsiasi personaggio che gli somigli. Di tutti gli incredibili episodi raccontati nei Vangeli non vi è traccia storica, mentre vi è traccia storica di eventi di qualsiasi altro genere.
Il Gesù del Vangelo non è mai esistito, studi approfonditi possono al massimo giungere a mostrare come vi sia una corrispondenza tra il Gesù del Vangelo e delle leggende riconducibili ad un rivoltoso anti-romano che incitava a combattere l'occupazione romana di Israele in nome di Dio.
Da notare che anche i seguaci delle altre religioni antiche sostenevano che la loro divinità era realmente esistita nel modo in cui raccontavano i loro testi sacri, e venivano individuati luoghi dove qualche presunto dio, o qualcosa di simile, nacque, camminò, soffrì e morì, ecc.
Nel corso dei secoli, chi gestiva la religione cristiana ha fatto di tutto per soffocare tali verità, condannando alla tortura ed alla morte chiunque osasse mettere in discussione la verità ufficiale imposta. Tuttavia, il diffondersi delle libertà e la riduzione del potere da parte di chi gestisce la religione hanno permesso la diffusione di studi ed informazioni che conducono alla vera verità sulla religione.
Non a caso si giunse immediatamente alla verità non appena nacque l'illuminismo: "La religione cristiana è la parodia del culto del Sole, hanno messo un uomo chiamato Cristo al posto del Sole e adorano quella figura come originariamente si adorava il sole", Thomas Paine (1737-1809).
La Favola di Cristo: Gesù e le divinità del Sole
Ecco un riassunto delle ricerche storiche dettagliate fatte dagli studiosi su Gesù e le divinità del Sole.
L'origine del Cristianesimo è riconducibile all'Eliolatria, cioè l'adorazione del Sole, cui gran parte delle più importanti religioni antiche, cristianesimo compreso, si rifanno in modo evidente.
In Egitto, lo sposo della bella e intelligente Nefertiti, il re Amenofis IV (1375-1358), grande riformatore religioso, tentò di introdurre l'adorazione del Sole come unica forma di culto. «Tu sei la vita medesima», pregava il re rivolto alla divinità solare.
Anche Mosè coltivava stretti rapporti col dio del Sole: il suo monoteismo, come mostra Sigmund Freud nell'opera Mosè e la religione monoteistica, era uguale al culto solare di Amenofis IV. Al dio del Sole di Babilonia un Inno in caratteri cuneiformi risalente ad età prebiblica attribuisce tutte le qualità, che in seguito formeranno nella Bibbia l'oggetto dell'esaltazione di Dio. Anche il profeta Isaia pensa non a Jahvè, ma al dio del Sole, quando scrive: "Vedi come la tenebra copre la terra e il buio avvolge i popoli; ma sorge su di te il Signore, e la sua magnificenza appare in te. I popoli camminano nella tua luce, e i re nello splendore, che è sorto per te".
Tutta una serie di dèi quali Giove, Apollo e Baal ebbero gli attributi della divinità solare; nell'Impero Romano questo dio fu venerato come Summus Deus.
Ma anche molti cristiani adoravano il Sole. Nel 354 o 355 il vescovo Pegasio confessò al principe Giuliano di pregare segretamente il Sole. E ancora nel V secolo c'erano fedeli cristiani che si prosternavano davanti all'astro nascente, dicendo: «Abbi pietà di noi!» (Leo, serm. 27, 4). Papa Leone I dovette mettere in guardia la comunità romana da un aperto culto del Sole (ibid.). E ben presto Cristo fu proclamato «l'Onniveggente», l'«Invitto» e il «Sole della giustizia», titolo proprio del dio del Sole, diventando «il vero Helios».Ancora nel secolo XVII l'innografo cristiano Paul Gerhardt scriveva: «Il sol che mi sorride è il mio signor Gesù, ciò che cantar vi fa è quel che in cielo sta». L'adorazione del Sole è viva tutt'oggi nel Cristianesimo nelle Chiese e negli altari esposti a Oriente o nella forma solare di numerose suppellettili sacre, usate per la conservazione delle ostie. Un'eco dell'antica concezione è presente addirittura nella Messa: l'Antifona del 21 dicembre, giorno del solstizio invernale, recita: "O Sole che sorgi splendor d'eterna luce e sole di giustizia, vieni ad illuminarci, ché siamo nella tenebra e all'ombra della morte".
La Favola di Cristo: da chi hanno copiato per creare il mito di Gesù
Nella mitologia vengono citate decine di figli di dio, con storie simili a quella di Gesù. Mithra o Mitras (Nemrod) figlio di dio, nato il 25 Dicembre da una madre vergine, successivamente crocifisso e resuscitato a Pasqua, il 25 marzo. Il culto di Mithra si è diffuso dalla Persia all’impero romano.
Gesù è nato il 25 dicembre come Krisna, Zoroastro, Attis, Adonis ed altri. Gesù ha guarito dei malati e ha resuscitato dei morti, così come hanno fatto anche Krishna, Bouddha, Zoroastre, Bochia, Osiris, Serapis, Mardouk ed altri. Gesù è nato da una vergine. Allo stesso modo sono nati Krishna, Bouddha, Lao-Tseu, Conficius, Zoroastro , Attis, Ra e tanti altri. Gesù è stato crocifisso in primavera con due ladroni come Krisna, Baal.Horus, il figlio di dio in Egitto ed incarnazione egizia del Sole, è stato un altro modello per creare il personaggio di Gesù.
Le correlazioni tra i due sono eclatanti:
- Horus era nato dalla vergine Isis-Meri il 25 Dicembre in una grotta/mangiatoia con la sua nascita annunciata da una stella all’Est e con la presenza di tre saggi; Gesù era nato dalla vergine Maria il 25 Dicembre in una grotta/mangiatoia con la sua nascita annunciata da una stella all’Est e con la presenza di tre saggi.
- Horus era la luce del mondo; Gesù era la luce del mondo.- Horus ha detto di essere la verità e la vita; Gesù ha detto di essere il cammino, la verità e la vita.- Horus era il buon pastore, l'Agnello di Dio, il figlio dell'uomo, il redentore; Gesù era il buon pastore, l'Agnello di Dio, il figlio dell'uomo, il redentore.
- Horus era “il Pescatore” ed era associato col Pesce (“Ichthys”), l’Agnello ed il Leone; Gesù era “il Pescatore” ed era associato col Pesce, l’Agnello ed il Leone.
- Horus era considerato il Salvatore dell'umanità, il dio-uomo, l'unto; Gesù era considerato il Salvatore dell'umanità, il dio-uomo, l'unto.- Horus è nato a Annu, il "posto del pane"; Gesu è nato a Bethleem, la "casa del pane". - Horus è identificato da una croce; Gesù è identificato da una croce.- Horus era figlio di una vergine, chiamata Isis o Mari, raffigurata spesso che porta in braccio Horus bambino; Gesù era il figlio di una vergine, chiamata Maria, raffigurata spesso che porta in braccio Gesù bambino.
- Horus aveva un padre putativo chiamato Sab (Joseph), cioè Giuseppe; Gesù aveva un padre putativo chiamato Giuseppe.- Horus ebbe la sua nascita annunciata dagli angeli ai pastori; Gesù ebbe la sua nascita annunciata dagli angeli ai pastori.
- Horus durante l'infanzia rischiò di morire perché Herut tentò di farlo uccidere, ma si salvò grazie all'avvertimento di Dio ai suoi genitori; Gesù durante l'infanzia rischiò di morire perché Erode tentò di farlo uccidere , ma si salvò grazie all'avvertimento di Dio ai suoi genitori.- Horus era il bambino che insegnava nel tempio; Gesù era il bambino che insegnava nel tempio.
- Horus fece il rituale di passaggio all'età adulta a 12 anni; Gesù fece il rituale di passaggio all'età adulta a 12 anni.
- Horus non lascia alcuna traccia scritta della sua vita tra i 12 ed i 30 anni; Gesù non lascia alcuna traccia scritta della sua vita tra i 12 ed i 30 anni.
- Horus fu battezzato a 30 anni nel fiume Giordano da "Anup il Battista", che poi fu decapitato; Gesù fu battezzato a 30 anni nel fiume Giordano da "Giovanni il Battista", che poi fu decapitato.- Horus aveva 12 discepoli; Gesù aveva 12 discepoli.- Horus era la stella del mattino; Gesù era la stella del mattino.- Horus era il Krst; Gesù era il Cristo.- Horus fu tentato da Set sulla montagna; Gesù fu tentato da Satana sulla montagna.- Horus fece miracoli e guarigioni, esorcizzava i demoni e resuscitò El-Azarus dai morti; Gesù fece miracoli e guarigioni, esorcizzava i demoni e resuscitò Lazzaro dai morti.- Horus camminava sulle acque; Gesù camminava sulle acque.
- Horus fu trasfigurato sul Monte; Gesù fu trasfigurato sul Monte.- Horus fu crocefisso tra due ladroni; Gesù fu crocefisso tra due ladroni.- Horus resuscitò dopo tre giorni e la resurrezione fu annunciata da donne; Gesù resuscitò dopo tre giorni e la resurrezione fu annunciata da donne.
In aggiunta, scritte circa 3.500 anni fa, sui muri del Tempio a Luxor c’erano immagini dell’Annunciazione, Immacolata Concezione, Nascita ed Adorazione di Horus, con Thoth che annuncia alla Vergine Iside che lei concepirà Horus; con Kneph, lo “Spirito Santo” che impregna la vergine; e con l’infante e la presenza di tre re, o magi, che portavano doni. In aggiunta, nelle catacombe a Roma ci sono pitture del bebè Horus che viene tenuto dalla vergine madre Iside – la “Madonna con Bambino” originale. Dice Massey: "Fu l’arte gnostica che riprodusse l’Hathor-Meri ed Horus dell’Egitto come la Vergine ed il bambino-Cristo di Roma… Voi poveri idioti, dicevano gli Gnostici [ai primi Cristiani], voi avete confuso i misteri antichi per la storia moderna, e avete accettato alla lettera tutto quello che era solo inteso in modo mistico".
Da notare la similitudine dei criteri per la salvezza nel giorno del giudizio. Disse Horus: “Ho dato il pane all'uomo affamato, l'acqua all'uomo assetato, vestiti all'uomo ignudo e una barca al marinaio naufrago". Disse Gesù: “Perciocchè io ebbi fame, e voi mi deste a mangiare; io ebbi sete, e voi mi deste a bere; io fui forestiero, e voi mi accoglieste. Io fui ignudo, e voi mi rivestiste…” Matteo 25:35-36 (Traduzione di G. Diodati, 1649).
Sul Cristianesimo e sulla Bibbia influì anche molto il culto di Osiride, padre di Horus.
Osiride fu un Messia proto-tipico, ed introdusse il concetto di Ostia divorata durante la cerimonia, la cui forma era quella del disco solare, cioè la stessa di quella cristiana. La sua carne veniva mangiata nella forma di cialde di grano della comunione, la “pianta della Verità”.
Il rituale dell’adorazione di Atum-Amòn-Osiride, prevedeva che i fedeli mangiassero alcune focacce di frumento che rappresentavano il “corpo” della divinità (le piantagioni di frumento potevano crescere grazie al sole, rappresentando così la manifestazione fisica di Dio). Nel corso del rituale veniva esibito un ostensorio rappresentante il disco solare, che veniva sollevato in alto dinanzi ai fedeli riuniti in preghiera. Il termine “ostensorio”, contrariamente a ciò che si crede, non è cristiano e non deriva da “ostia”, ma da un etimo egizio, poi adottato anche dal latino, che significa “mostrare, esibire”. Fino al XV sec. d.C., gli ostensori cristiani avevano la forma di un disco d’oro luccicante (il sole). Fu San Bernardino da Siena a sostituire per primo, intorno al 1400, tale disco con la teca contenente l’ostia consacrata. Il Concilio di Trento, nel XVI secolo, abolì poi definitivamente questo residuo di paganesimo. La liturgia dell’adorazione di Osiride, poi ripresa dal rito cristiano, prevedeva che i fedeli tenessero la testa bassa, per evitare di bruciarsi gli occhi di fronte al fulgore del sole. Le preghiere a Osiride erano intercalate e concluse dall’invocazione del suo nome (Amòn), che ricorda in modo inequivocabile l’altrimenti incomprensibile “Amen” che conclude le preghiere cristiane.
Il culto di Osiride contribuì con un certo numero di idee e frasi alla Bibbia. Il 23° Salmo ha copiato un testo Egizio che invocava Osiride il Buon Pastore per condurre il morto ai “verdi pascoli” e “calme acque”della terra nefer-nefer, per restituire l’anima al corpo, e per dare protezione nella valle delle ombre della morte (la Tuat).
La Preghiera del Signore fu prefigurata da un inno Egizio ad Osiride-Amen che iniziava: “O Amen, O Amen, che sei in cielo”. Amen veniva invocato anche alla fine di ogni preghiera.
Massey ci dice: "In uno dei molti titoli di Osiride in tutte le sue forme e luoghi egli viene chiamato “Osiride nell’ostensorio”… Nel rituale Romano l’ostensorio è un contenitore trasparente nel quale viene esibita l’ostia o vittima… Osiride nell’ostensorio da solo dovrebbe essere sufficiente a mostrare che l’Egizio Karast (Krst) è il Cristo originale, e che i misteri Egizi furono continuati in Roma dagli Gnostici e Cristianizzati".
Inoltre, A. Churchward riferisce un altro aspetto della religione Egizia trovato nel Cattolicesimo: "Noi vediamo nelle antiche chiese Cattoliche, sopra l’altare principale, un triangolo equilatero, e dentro di esso un occhio. L’aggiunta dell’occhio al triangolo ebbe origine in Egitto, “l’occhio che tutto vede di Osiride”.
Infine, il personaggio di Pietro, considerato come custode del paradiso, ha origine nel "Libro Egiziano dei Morti", dove viene menzionato come Petra, detentore delle chiavi dell'aldilà egizio. Inoltre Pietro e la sua storia hanno somiglianze con l'allora diffuso culto del dio Giano, rappresentato con delle chiavi in mano.
La Favola di Cristo: Mitra ed il cristianesimo
Sebbene sia evidente che si sia copiato da Horus per creare il mito di Cristo, in realtà anche dal dio Mitra si è preso molto e si ha avuto una grande influenza, sopratutto su molte caratteristiche del cristianesimo. È tuttavia probabile che con Mitra si sia copiato da Horus, e con Gesù si sia copiato da Mitra.
Mitra, il dio della Luce celeste, è una personificazione del Sole. Il suo culto, originario della Persia e dell'India, nel III secolo a.C. era già diffuso in Egitto.
Quasi contemporaneamente al Cristianesimo, penetrò poi nell'Impero Romano, facendo numerosi proseliti con grande rapidità. Il punto di irraggiamento della religione di Mitra fu la Cilicia, patria di Paolo, dov'era penetrata quasi cent'anni prima di lui. Gli studiosi hanno accertato tutta una serie di corrispondenze fra la sua predicazione e i culti mitraici.
Mitra discese dal cielo e si racconta che alla sua nascita fu adorato dai pastori, che gli recarono in dono le primizie dei greggi e dei frutti della terra. In seguito ascese in cielo, venne posto sul trono accanto al dio del Sole, cioè, divenne partecipe della sua onnipotenza, e infine fu parte di una Trinità. Si credeva, inoltre, che un giorno sarebbe tornato a suscitare e a giudicare i morti.
Più in dettaglio, Mitra e' stato partorito da una vergine il 25 Dicembre, fu considerato un grande predicatore itinerante ed un maestro, aveva 12 compagni o discepoli, ha fatto dei miracoli, è stato sepolto in una tomba, dopo tre giorni è risorto e l'evento della sua resurrezione veniva celebrato ogni anno. Mitra era chiamato il pastore di dio, la sua figura fu assimilata a quella del leone e dell'agnello, egli fu considerato come la via, la verità e la luce, il redentore, il salvatore, il messia.
La sua religione comprendeva l'eucaristia o cena del signore, il suo giorno consacrato era la domenica, il giorno del signore, centinaia di anni prima della venuta di Cristo, ed aveva la sua principale celebrazione nel tempo della sua resurrezione (quella che più tardi fu detta Pasqua).
Mitra era il demiurgo fra cielo e terra, fra dio e l'umanità: era l'Uomo-dio, il Redentore del mondo e il Salvatore. Era anche «colui che nacque dalla pietra», come Cristo, a sua volta definito «la Pietra», concomitanza già notata dai più antichi apologeti della Chiesa, e come Pietro, sempre accostato all'immagine del gallo e delle chiavi, entrambi simboli del dio del Sole.
Il giorno consacrato al dio del Sole era la Domenica, celebrato in modo particolare nel culto di Mitra come primo giorno della settimana, e in seguito definito «il giorno del Signore» dai cristiani, per i quali in origine tutti i giorni della settimana erano egualmente dedicati al Signore. Intorno alla metà del III secolo, Origene insisteva sul fatto che per il perfetto cristiano tutti i giorni sarebbero dovuti essere giorni del Signore. E ancora nel IV secolo, nel Cristianesimo la domenica non conosceva la cessazione dell'attività lavorativa, nemmeno nei monasteri di più stretta osservanza: la Domenica fu introdotta da Costantino con una legge del 321.
Il giorno della nascita di Mitra, il giorno di nascita del Sole, era il 25 dicembre, che, come tutti sanno, è oggi il giorno della nascita del Cristo; ma nella cristianità primitiva si celebrava solo una festa, la Pasqua, e fino al IV secolo la Pasqua e la Pentecoste furono le uniche festività ufficiali della Chiesa.
Per molto tempo la nascita del Cristo non fu celebrata, e in seguito, per altro, venne determinata in modo estremamente diverso, dato che non era certa neppure la determinazione dell'anno della nascita, per non parlare poi della storicità dell'evento.
Intorno al 200, secondo quanto sappiamo da Clemente Alessandrino, per alcuni era il 19 di aprile, per altri il 20 di Maggio, mentre lo stesso Clemente credeva che la data esatta fosse il 17 Novembre.
Il Natale sorse in Egitto nel II secolo, festeggiato il 6 di gennaio, giorno della nascita del dio Eone ovvero Osiride. Ma fu solo a partire dal 353 che la Chiesa indicò il 25 dicembre quale data della nascita del Cristo, quel 25 di dicembre, nel quale ricorreva la festività di Mitra, l'invitto dio del Sole, e tale scelta si proponeva soltanto di cancellare dalla coscienza popolare la ricorrenza pagana. L'Avvento, festa preliminare alla celebrazione del Natale, venne introdotto addirittura solo nel VI secolo.
La nuova solennità ecclesiastica divenne ben presto assai popolare proprio perché altro non era se non la trasformazione e l'adeguamento della festa pagana del solstizio, della festività dell'Eone, cioè della mitica rappresentazione della nascita del nuovo sole.
Il racconto cristiano del Natale non si trova in tutti i Vangeli mentre è presente soltanto in Luca, nel quale si è rielaborato una tradizione culturale pagana.
Gli studi teologici anche di recente hanno sottolineato la profonda influenza pagana sulla narrazione di Luca, ed infatti si è detto che:
«la descrizione, così piena di sentimentalismo, della madre errante, che non trova un luogo dove partorire la propria creatura.
Qualsiasi lettore greco non poteva non ricorrere col pensiero alla madre di Apollo, che non riesce a trovare un luogo per partorire, e che i poeti descrivono in modo analogo. (...) Il racconto bucolico dei pastori viene riferito pressoché identico a proposito della nascita di Ciro e di Romolo, nonché nelle storie dell'infanzia di Mitra. (...) Dalle celebrazioni misteriche proviene il grido: "Oggi vi è nato il Salvatore". L'esclamazione di giubilo degli Ierofanti in Eleusi suona: "La Signora ha generato un sacro fanciullo"; e nelle feste ellenistiche dell'Eone, influenzate da questa tradizione, risuonava il grido: "In quest'ora, oggi la Vergine ha partorito l'Eone" e "La Vergine ha partorito, la Luce cresce". Per Osiride il grido suona: "Il Signore di tutte le cose viene alla luce... un Grande Re e Benefattore, Osiride, è nato" e nel culto dei re: "Vi è nato un Re e lo ha chiamato Carilao, perché tutti divennero felicissimi"».
Le concezioni intorno alla nascita dell'Eone quali ricorrono nei Vangeli erano, come si vede, ben note al mondo precristiano; lo attestano, fra l'altro, anche gli eloquenti Dialoghi religiosi alla corte dei Sassanidi: «Signora - disse una voce - il Grande Helios mi ha a te inviato come messaggero della generazione che in te si compirà... Diventerai madre di un bimbo, il cui nome è "Principio e Fine"».
La religione di Mitra era seguita da una comunità suddivisa in modo strettamente gerarchico, le cui propaggini si estendevano a tutto l'Impero Romano. Il capo si chiamava Padre dei padri, come il Sommo Sacerdote del culto di Attis e poi il Papa romano.
I Sacerdoti portavano spesso il titolo di «Padri» e i fedeli si chiamavano «Fratelli», definizione usuale anche presso altre forme di culto, come, ad esempio, in quello di Juppiter Dolichenus, i cui componenti si chiamavano fratelli carissimi assai prima che i cristiani si servissero della medesima terminologia.
La stessa struttura organizzativa del Vaticano e' costruita similmente a quella del papato di Mitra. La gerarchia cristiana e' del tutto identica a quella (ben più antica) della precedente versione mitraica.
Il culto mitraico conosceva sette sacramenti, come ancor oggi la Chiesa cattolica. Il culto di Mitra possedeva un Battesimo, una Cresima e una Comunione consistente in pane e acqua o in un miscuglio d'acqua e di vino, celebrata, come nel Cristianesimo, in memoria dell'ultima cena del Maestro coi suoi discepoli; le ostie erano poi contrassegnate da una croce. Tutti gli elementi del rituale cattolico, dall'ostia all'acqua santa, dall'altare alla liturgia sono presi direttamente dalle antiche religioni misteriche pagane, come quella di Mitra.
Ai Sacerdoti spettava soprattutto la dispensazione dei Sacramenti e la celebrazione del servizio divino: la messa veniva celebrata quotidianamente, ma la più importante era quella domenicale: l'officiante pronunciava le sacre formule sul pane e sul vino, nei momenti particolarmente solenni si faceva squillare una campanella e in generale risuonavano lunghi canti accompagnati dalla musica. Le iniziazioni avevano luogo in primavera, come molti Battesimi nella Chiesa antica, e in particolari festività cultuali i peccati venivano purificati col sangue. La cosa comica è che i Padri della Chiesa videro in codeste analogie nient'altro che "invenzioni diaboliche".
I seguaci di Mitra si richiamavano a una Rivelazione, ponevano un diluvio all'inizio della storia e un giudizio universale alla fine; non solo credevano nell'immortalità dell'anima, ma anche nella resurrezione della carne.
Le istanze morali del culto di Mitra, il «Dio Giusto» e il «Dio Santo», non avevano nulla da invidiare a quelle dei cristiani: come i cristiani dovevano imitare il modello del loro padre celeste, allo stesso modo il fedele del vero, giusto e santo Mitra era tenuto a condurre una vita attivamente governata dalla morale. La sua religione, definita da precisi «comandamenti», perseguiva un rigoroso ideale di purezza; la castità e la temperanza erano annoverate fra le virtù più alte, e anche l'ascesi vi svolgeva un ruolo non secondario.
Fra il III e il IV secolo la religione mitraica godette presso la corte del medesimo prestigio del Cristianesimo: allora per numero di adepti e per influenza sembrò sul punto di superare il Cristianesimo, cui fu particolarmente sgradito.
Come tutti gli altri culti, anche il Mitraicismo dovette poi soccombere al divieto degli imperatori cattolici: istigati dalla Chiesa, ancora nel IV secolo i suoi fedeli vennero perseguitati dai cristiani, i suoi templi saccheggiati, i suoi sacerdoti assassinati e sepolti nei sacrari rasi al suolo. Fra le rovine dei Mitreo di Saalburg è stato ritrovato lo scheletro incatenato del sacerdote pagano, il cui cadavere era stato sepolto in quel luogo per dissacrarlo in perpetuo.
A parere di molti studiosi la distruzione di questa religione ebbe successo proprio perché i cristiani innalzavano le proprie Chiese sulle rovine degli antichi luoghi di culto; infatti, secondo un'antica credenza, in questo modo la divinità precedente era per così dire resa impotente o addirittura annichilita.
La Favola di Cristo: la vera storia di Gesù Ecco un riassunto delle ricerche storiche dettagliate fatte da Luigi Cascioli sulla vera storia di Gesù. Anche queste ricerche hanno portato a risultati simili a molte altre ricerche fatte da altri studiosi.
Poiché il regno di Davide risultò di breve durata, Dio ne promise un altro imperituro per la cui conquista avrebbe designato un Messia o Cristo (unto dal Signore ) scelto tra i discendenti dello stesso Davide.
Una parte degli ebrei, stanchi di aspettare il Messia promesso, decisero che questi fosse già comparso fra di loro.
Siamo nel periodo delle Guerre Giudaiche quando il Messia era individuato tra i capi rivoluzionari che combattevano Roma.
I suoi seguaci erano gli Esseni Zeloti dei rotoli rinvenuti recentemente (1947) nelle grotte di Qumran. Questi praticavano il battesimo (Giovanni Battista), la comunione dei beni e vivevano secondo riti monastici sotto la guida dei Nazir o Nazirei (o Nazareni ).
Fortemente contrastati dagli occupanti Romani, affrontavano con gioia il patibolo nella certezza di acquisire, come ricompensa dopo la morte, una vita eterna di beatitudine. Sono gli stessi martiri che la Chiesa, cancellando ogni riferimento al loro movimento rivoluzionario e comportamento protocristiano proprio degli Esseni, fece passare come martiri cristiani.
Il movimento che portò alla nascita del Cristianesimo ebbe inizio verosimilmente alla fine delle guerre giudaiche con la distruzione di Gerusalemme (70 d.c.) in conseguenza della perdita di fiducia nel metodo rivoluzionario.
Prevalse infatti fra gli Esseni la corrente religiosa gnostica che credeva in un Messia essenzialmente spirituale con apparenza umana disceso dal cielo non più come guerriero davidico, ma come Salvatore degli oppressi.
Ben presto però la maggior parte degli Esseni, superando le dispute teologiche delle correnti gnostiche, decisero di dargli un corpo incarnato allo stesso modo delle divinità solari delle religioni misteriche e, come già queste (Krishna, Horus, Mitra,..) e allo stesso modo, lo fecero nascere da vergine alla stessa data del 25 dicembre (quando il sole riprende la sua corsa nello zodiaco dopo tre giorni di immobilità apparente seguiti al solstizio), morire in croce, risuscitare da morte nel periodo delle feste pasquali (rinascita primaverile della natura) e salire al cielo il terzo giorno per risiedere alla destra del Dio padre, ecc..ecc.
La struttura organizzativa e i rituali, dall'ostia all'acqua santa, della nuova religione che andava diffondendosi verso Roma tra i pagani, restarono, con qualche adattamento, quelli del culto di Mitra che rappresentava all'epoca la religione maggiormente diffusa nella capitale e in tutto l'impero e, come già questa, ebbe i suoi vescovi o papi con in testa la "mitra" o "mitria".
Il resto della storia è quello della costruzione dei falsi operata dai "Padri della Chiesa" per
nascondere l'origine rivoluzionaria del Cristianesimo e farlo apparire come religione rivelata.
Mancando una valida documentazione storica della esistenza di Gesù, questi va verosimilmente identificato con il figlio primogenito Giovanni di Giuda il Galileo, capo rivoluzionario storico della famiglia degli Asmonei rivendicanti il regno di Gerusalemme in quanto sedicenti discendenti della stirpe di Davide. Esiste inoltre una completa corrispondenza di nomi, anche negli appellativi, tra gli apostoli e i figli di Giuda come se si trattasse della stessa banda di persone. I fratelli di Gesù, di cui inequivocabilmente parlano i Vangeli, risulterebbero pertanto altrettanti figli di Giuda. Due di essi risulterebbero corrispondenti agli apostoli anche nella storia. Infatti Simone e Giacomo il Maggiore furono giustiziati dai romani nel 46 (G. Flavio) alla stessa data in cui gli Atti degli Apostoli riportano l'arresto dei due apostoli omonimi con la variante che, mentre il solo Giacomo perì di spada, Simone alias Pietro fu "liberato da un Angelo" e sottratto alla esecuzione affinché potesse avere inizio la successione dei papi.
L'ipotesi è convalidata dall'essere la città di Gamala, residenza e patria della famiglia di Giuda il Galileo, descritta da Giuseppe Flavio nelle "Antichità Giudaiche" in quanto roccaforte della resistenza esseno-zelota (distrutta il 68 d.c.) perfettamente corrispondente ai luoghi descritti dai Vangeli.
La città di Nazareth viceversa non vi corrisponde affatto essendo situata in pianura e ben distante dal lago di Tiberiade ( detto anche Mare di Galilea ) ove avvennero gli episodi più importanti della vita di Gesù, inoltre non sono emersi nel suo territorio reperti archeologici che la facciano risalire all'era messianica, mentre la città di Gamala con il suo tempio è riapparsa nei ruderi portati alla luce dagli scavi eseguiti dopo la sua scoperta avvenuta durante l'occupazione israeliana delle alture del Golan nella guerra dei sei giorni (1967).
Si comprende a questo punto la necessità, affinché il Cristianesimo potesse diffondersi, di cancellare dalla storia del Messia ogni riferimento alla sua origine rivoluzionaria, facendo sparire innanzitutto, assieme a tutta la storia degli Esseni, la sua qualifica di Nazireo (sostituita con abitante di Nazareth) e la sua origine golanite, centro famigerato della accanita resistenza antiromana. Queste operazioni furono rese possibili in seguito alla protezione accordata dagli imperatori alla nuova religione dopo il Concilio di Nicea (325 d.c.). Inizia infatti a partire da questa data la persecuzione capillare e cruenta delle religioni e opinioni contrarie al Cristianesimo protrattesi nella lunga storia di nefandezze della "Santa Inquisizione" fin dentro il secolo dei lumi, come il caso dello studente diciannovenne Cavaliere de la Barre, orrendamente suppliziato e messo al rogo nel 1766 per non aver salutato una processione.
Ma la verità dei fatti pari che si ben sapesse già all'epoca, infatti nel 248 d.c. il filosofo platonico Celso dichiarava in "Contro i cristiani": “Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici.
La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate”.
La Favola di Cristo: i testi sacri
Si riprende anche qui il riassunto delle ricerche storiche fatte da Cascioli.
Non c’è un solo documento risalente all’epoca di Gesù, di origine Ebraica, Romana, Greca o Araba, che parli di un uomo che faceva miracoli. Ci troviamo con lo stesso problema per quanto riguarda Babbo Natale.Il Gesù dei Vangeli è solo una figura mitologica in linea con la mitologia Greca, Romana, Egiziana o Sumera, ma di certo non una figura storica.
Nel libro Forgery in Christianity, Joseph Wheless scrive: "I vangeli sono delle falsificazioni sacerdotali eseguite almeno un secolo dopo gli eventi citati".
Tutti gli "insegnamenti" di Gesù sono stati copiati dagli "insegnamenti" di Krisna, Budda o da antichi personaggi mitici.
Il famoso "Sermone della montagna" somiglia stranamente al "Sermone Secreto della montagna" di origine egizia.
Storici come Philo Judaeus 20 a.C.-50 d.C. o tanti altri storici conosciuti che vissero e scrissero nel primo secolo non menzionano il figlio di dio.
E’ solo recentemente che sono stati ritrovati nuovi documenti. Le più grandi scoperte risalgono all'anno 1945, vicino a Nag Hammadi in Egitto, e all'anno 1948 a Qumran con i famosi manoscritti del Mar Morto.
Questi manoscritti coprono un periodo che va da 100 anni prima e 100 anni dopo "Cristo" e non c’è un accenno al figlio di dio.
Il Vaticano ha tentato invano di impedire la loro divulgazione per circa quaranta anni, probabilmente per questo motivo.
I vangeli furono scritti nella lingua greca utilizzata nel secondo e terzo secolo e, insieme alla bibbia, furono tradotti in latino nel quarto secolo.
Il libro d’Umberto Eco, "Il nome della rosa", dà un’idea precisa su chi tradusse e su come furono tradotti e compilati i testi antichi.
Il latino utilizzato era un latino ecclesiastico incomprensibile che solo gli iniziati potevano capire; d’altra parte la chiesa si opponeva alla diffusione della bibbia al di fuori delle mani dei sacerdoti, e vietava la sua traduzione in altre lingue.John Wycliff, il primo che osò tradurre la bibbia in inglese, fu denunciato come eretico e la sua traduzione fu data alle fiamme. All’inizio del sedicesimo secolo, William Tyndale fu strangolato e poi bruciato per aver osato tradurre la bibbia in Inglese. Le traduzioni furono consentite soltanto dopo lo scisma, ma il significato dei testi risultò spesso stravolto a causa dell'influenza culturale del traduttore. Un esempio clamoroso è quello della versione della bibbia ancora in vigore in Papuasia, Nuova Guinea, in cui la popolazione, che conosce solo il maiale, ha fatto diventare maiali tutti gli animali della bibbia (asino, leone e bue) compreso Gesù, "agnello di dio" che è diventato "maiale di dio").
Ritornando alla redazione originaria dei Vangeli, mancando ogni riferimento storico i redattori dei Vangeli costruirono la passione e morte di Gesù mettendosi alla ricerca di tutte quelle espressioni bibliche che, annunciando i fatti sotto forma di profezie, avrebbero dovuto garantire la veridicità delle loro affermazioni.
Estratte così dalla preghiera del "giusto sofferente" (salmo 21) le espressioni : "Si dividono le mie vesti e sul mio vestito gettano la sorte" e "Hanno forato le mie mai e i miei piedi e posso contare le mie ossa ", senza pensarci su due volte, andando contro tutte le leggi sulla crocifissione che volevano che i condannati fossero legati per le braccia con una corda, forarono le mani e i piedi del loro Gesù con i chiodi e misero in mano ai soldati romani i dadi per sorteggiare i suoi vestiti.Se fecero dire a Gesù prima di spirare: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato" lo fecero perché questa frase, pronunciata da Davide in qualità di profeta, veniva riportata nel Salmo XXII, espressione che, in seguito alla critica degli avversali che fecero rimarcare che non si addiceva a un Salvatore, venuto sulla terra per insegnare la fiducia in Dio, un'espressione di sconforto, cambiarono nel vangelo di Luca con: "Dio mio, Dio mio, rimetto nelle tue mani il mio spirito ".
Se a chi veniva crocifisso durante l'agonia si bagnavano le labbra con un liquido amaro estratto da erbe aromatiche e radici, perché a Gesù dettero invece aceto e fiele? Ebbene la risposta la troviamo nel Salmo LXIX nel quale è scritto: "Quando avevo sete mi dettero da bere l'aceto e nel cibo ci misero il fiele". Queste ed altre cose furono copiate dal Vecchio Testamento per dimostrare che la vita di Gesù, dal momento che era stata annunciata dalle profezie, era vera in tutto, anche nei dettagli.
Concludiamo con delle affermazioni molto significative.
Nel terzo secolo (oltre due secoli dopo Cristo) il filosofo Celso così scriveva ai capi della allora Chiesa Cristiana: "Voi raccontate favole, avete alterato tre, quattro volte e anche più i testi dei vostri Vangeli al fine di mettere a tacere qualsiasi obiezione".
Papa Leone X (1513-1521 d.C), che morì improvvisamente senza motivi apparenti, pare che abbia affermato: "Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula",“Si sa da tempi remoti quanto ci sia stata utile la favola di Gesù Cristo” (presunta Lettera di Papa Leone X° al Cardinale Bembo).
Si hanno dei dubbi su questa frase in quanto dopo la recente diffusione della presenza di essa, è scomparsa ogni traccia documentale della lettera in questione.Peggio di Leone X si comportò Paolo III, (1534-1549 d.C), come riferisce l'ambasciatore spagnolo Mendoza, in termini inequivocabili:
Spingeva la sua irriverenza fino al punto di affermare che Cristo non era altro che il sole, adorato dalla setta Mitraica, e Giove Ammone rappresentato nel paganesimo sotto la forma di montone e di agnello.
Egli spiegava le allegorie della sua reincarnazione e della sua resurrezione mettendo in parallelo Cristo e Mitra.
Egli diceva ancora che l'adorazione dei magi non era altro che la cerimonia nella quale i preti di Zaratustra offrivano al loro dio oro, incenso e mirra, le tre cose attribuite all'astro della luce.
Egli sosteneva che la costellazione della Vergine, o meglio ancora d'Iside, che corrisponde al solstizio in cui avvenne la nascita di Mitra, erano state prese come allegorie per determinare la nascita di Cristo per cui Mitra e Gesù erano lo stesso dio.
Egli osava dire che non c'era nessun documento valido per dimostrare l'esistenza di Cristo, e che, per lui, la sua convinzione era che non fosse mai esistito.
Il teologo Carl Schneider in Geistesgeschichte (1, 258) ha detto: "Quel che c'era di bello e di sublime nel mito del Sole venne fatto proprio dal Cristianesimo, Helios divenne Cristo".
ebraismo Saraceni: da Sarah moglie e sorellastra anziana di Abramo, ebbe un figlio Isacco. Abramo (in ebraico: אַבְרָהָם, Avraham, "Padre di molti/dei popoli"; in arabo: ابراهيم,Ibrāhīm; ... – ...)
Dal periodo del Secondo Tempio in poi (cioè a partire dal 6° sec. a.C.), la religione degli israeliti popolo di Israele è detta più propriamente giudaismo.
Origine e fondatore La storia del popolo ebraico inizia intorno al XIX secolo a.C. con Abramo ( il primo patriarca dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islam)originario della città di Ur, nel sud della Mesopotamia visse tra il XX ed il XIX secolo a.C.. e mori a 205 anni. Costui è un pastore nomade a cui sua moglie nonchè sorellasta Sarah non riesce a dare eredi. Dio Yahweh, chiama Abramo e stringe con il lui un patto speciale, gli promette una terra ed una discendenza. Gli ebrei si riconoscono discendenti da Abramo, Isacco (suo figlio e di sua moglie Sarah per questo detti anche Saraceni, che ebbe in vecchiaia ) e Giacobbe (suo nipote): i tre Patriarchi. Religione ebraica, complesso delle credenze e della cultura degli ebrei. È una delle più antiche religioni monoteistiche, dalla quale è derivato anche il cristianesimo. Probabilmente gli ebrei avevano in origine una religione simile a quella dei popoli vicini; il monoteismo sorse gradualmente tra i gruppi che facevano capo ai profeti e si affermò definitivamente dopo l'esilio in Babilonia.
Un momento storico molto significativo del popolo ebraico è la Pasqua: Dio libera gli ebrei intorno al 1250 a.C. dalla schiavitù egiziana e stabilisce con loro un’Alleanza riconoscendoli come suo popolo, al quale dona la Legge (la Torah) e la terra promessa. Dio non tradirà mai il suo popolo e il popolo Ebraico si impegna a sua volta a rispettare il patto di alleanza attraverso l’obbedienza alla Legge.
Gli Ebrei credono in un unico Dio che è il creatore e il signore dell’universo; Dio non è rappresentabile con figure umane e il suo nome non è pronunciabile. Per questo motivo viene usato il tetragramma sacro, JHWH, e ci si riferisce a Lui usando il termine Adonai che significa Signore.Il libro sacro Il libro Sacro degli Ebrei è la Bibbia Tanàkh , una raccolta di trentanove libri divisa in tre parti. La parte fondamentale è la TORAH (=il libro della Legge) composta dai primi cinque libri della Bibbia, considerata per i suoi insegnamenti, comandamenti e precetti la strada maestra indicata da Dio per la felicità e per una vita giusta.
La divisione in tre parti del Tanakh è stabilita nei trattati talmudici[6].
Queste tre parti sono suddivise, a loro volta, in altri libri per un totale di trentanove.
Il Tanàkh è così composto:
1.Torah (תורה, Legge), con questo termine si indicano i primi 5 libri del Pentateuco che è la bibbia ebraica, forse in riferimento al rotolo di pergamena in cui sono scritti.
2. Nevi'im (נביאים, Profeti), con la sotto suddivisione in: Nevi'im Rishonim (נביאים ראשונים, Profeti anteriori) e Nevi'im Aharonim (נביאים אחרונים, Profeti posteriori),
3. il Ketuvim (כתובים, Scritti riportato anche come Agiografi).
la bibbia ebraica inizia cosi: Da 2 mucchi di sabbia vennero fuori Lilith (donna I ° moglie di Adamo) e Adamo (uomo)..uguali e nessuno era superiore a nessuno!! Poi adamo in quanto uomo, voleva sempre "comandare" (nasce già il patriarcato insomma) e quindi lilith s'incazza e se ne va...cosi Dio prese una costola di adamo questa volta, e crea Eva (II° moglie di Adamo) cosicchè la donna rimanga sempre al di sotto dell'uomo...
Secondo l'esegesi ebraica la Torah venne rivelata a Mosè e donata al popolo d'Israele sul monte Sinai, nell'anno 2448 del calendario ebraico dalla Creazione. in un anno collocabile più o meno fra il XIV e il XIII secolo a.C.; anno più anno meno.
I luoghi di culto La sinagoga è il centro ebraico del culto e dell’istruzione nella Torah. Nella sinagoga si tengono lezioni, si trovano gli uffici e i servizi per la comunità. L’edificio è costruito rivolto verso Gerusalemme, città santa per gli ebrei. Gli elementi sempre presenti sono: l’Arca Santa (un armadio contenente i rotoli della Legge), il podio (per la lettura della Torah e la guida rabbinica della preghiera) e la lampada sempre accesa (posta davanti all’Arca, ricorda la lampada del tempio e rappresenta la luce spirituale della Torah).La preghiera L’intera giornata dell’ebreo è contraddistinta dal ricordo e dalla celebrazione dell’operare di Dio. La preghiera è molto importante e si tiene alla sera, al mattino e al pomeriggio. E’ consuetudine, per l’ebreo, coprirsi il capo, come segno di rispetto per l’onnipresenza divina, servendosi della kippà, piccolo copricapo circolare. Il momento più significativo della preghiera ebraica è durante la festa del sabato, giorno di riposo totale e di astensione da qualsiasi lavoro. Le feste La festa è il tempo in cui l’ebreo ricorda ciò che Dio ha fatto per il suo popolo. Quella principale è la festa di Pasqua (Pesah) ® Dio ha liberato dall’Egitto il suo popolo. Il culmine dei riti pasquali è costituito dalla celebrazione della cena, chiamata seder (ordine) che si svolge la prima sera. Il pasto avviene secondo un rituale preciso e si consumano: l’uovo sodo, simbolo della vita; lo zampetto d’agnello che ricorda il sacrificio pasquale; un impasto di diversi frutti (mele cotogne, uvetta), di colore rossastro per ricordare la malta con cui gli Ebrei, schiavi in Egitto, facevano i mattoni; il pane azzimo in ricordo del pane non lievitato preparato velocemente prima di partire; le erbe amare per ricordare l’amarezza della schiavitù e il vino dolce per rivivere la gioia della liberazione.La festa settimanale è quella del Sabato (Shabbat), giorno in cui gli ebrei si astengono dal lavoro per dedicare questo tempo a Dio, alla preghiera e alla lettura della Bibbia.
Il giudaismo è una fase della storia dell'ebraismo. La storia del giudaismo viene fatta tradizionalmente iniziare con la deportazione a Babilonia nel 587 a.C. (il cosiddetto "esilio babilonese"), che mette fine al Regno di Giuda (il Regno del Nord, nel quale già poco dopo Salomone era iniziato un processo disincretismo con le religioni delle popolazioni cananee, era stato distrutto già 135 anni prima, nel 722 a.C., da Salmanassar V, imperatore neo assiro e vide due comunità ebraiche in contrapposizione).
Con l'occupazione del Regno di Giuda ha quindi inizio la diaspora delle tribù ed una parte di queste ebbe poi la possibilità di tornare in patria e ricostruire il Tempio. L'esilio babilonese durò dal 587 al 521 a.C.[1].
Il resto d'Israele, ricostituitosi dopo il ritorno da Babilonia, comprendeva parte di alcune tribù e tutta la tribù di Giuda, l'unica rimasta interamente fedele alle mitzvot, i precetti ebraici. Dal nome della tribù, Giuda, deriva il termine giudaismo.
I giudei di Palestina e quelli che vivevano lontano (ad Alessandria, a Babilonia ecc.) formavano una comunità religiosa unita dalla fede monoteista, lo studio della legge (Torah) e la speranza messianica: qualche tempo dopo il ritorno dall'esilio, l'attività religiosa riprende nel tempio di Gerusalemme, ma il giudaismo palestinese si dà nuove istituzioni: il Sinedrio e la sinagoga, dove scribi e dottori della legge acquistano sempre maggiore importanza.
IL CRISTIANESIMO Origini e fondatore Il cristianesimo nasce in Palestina nel I sec. d.C. è una religione monoteista[1] a carattere universalistico, originatasi dal Giudaismo in seguito alla predicazione di Gesù di Nazareth figlio del Dio d'Israele, incarnato, morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini considerato il Messia, il Cristo. Il nome Messia è una parola ebraica e significa “l’unto”, colui che il Signore Dio invia nel mondo per salvare gli uomini. Gesù nasce a Betlemme, una città della Giudea, vicino a Gerusalemme, fra il 7 e il 4 a.C. Non si hanno molte notizie su Gesù dalla nascita fino ai trent’anni; la sua vita pubblica inizia quando a 30 anni, lascia la famiglia e comincia a predicare la venuta del Regno di Dio e a compiere miracoli. Per questo viene spesso chiamato rabbì, maestro. Le testimonianze ci dicono che è seguito da un numeroso gruppo di discepoli, tra i quali sceglie i dodici apostoli. La sua storia sembra concludersi con la morte in croce, ma dopo tre giorni gli apostoli sono testimoni della sua risurrezione.Gesù durante la sua vita ha preparato la Chiesa, comunità di coloro che credono in Gesù, il Figlio di Dio, e ne affida la guida a Pietro. I cristiani credono in un Dio unico e trino: Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo. Il centro della loro fede è la risurrezione di Gesù.
l testo sacro dei cristiani.è la Bibbia, l'origine della Bibbia Ebraica è la medesima del Torah essa fu donata a Mosè sul monte Sinai, nell'anno 2448 a. C., del calendario ebraico dalla Creazione, in un anno collocabile più o meno fra il XIV e il XIII secolo a.C. anno più anno meno. Successivamente, in ambito cristiano sono state fatte delle aggiunte la più importante delle quali è il Nuovo Testamento (Vangelo) datato il 33 d. C., con tutto quello che concerne la venuta di Gesù e la nascita della Chiesa Apostolica.
1. . Antico Testamento . (46 libri scritti prima della nascita di Gesù) che riguarda la rivelazione di Dio al popolo ebraico, in Questi è compresa parte della Tanàkh: la Torah (תורה, Legge), con questo termine si indicano i primi 5 libri del Pentateuco che è la Bibbia ebraica, forse in riferimento al rotolo di pergamena in cui sono scritti.
2. Nuovo Testamento il Vangelo: datato intorno al 33 d.C. (27 libri scritti dopo la morte e la risurrezione di Gesù) contiene i racconti degli insegnamenti, i miracoli e la risurrezione di Gesù, le testimonianze sull’ascensione di Gesù e l’effusione dello Spirito Santo, le informazioni sulla vita delle prime comunità cristiane e sull’operato degli apostoli.
Il luogo sacro Nessun luogo è veramente sacro, per i cristiani Dio abita dovunque gli uomini hanno bisogno di Lui. L’edificio chiamato chiesa è il luogo in cui i cristiani si riuniscono per pregare, per celebrare i sacramenti, per vivere il mistero della Chiesa, comunità dei credenti.Preghiere e riti.La preghiera più importante è quella del Padre Nostro. Insegnata da Gesù ai suoi discepoli, viene recitata dai cristiani durante le celebrazioni comunitarie o nei momenti di preghiera individuale. I principali riti nel cristianesimo prendono il nome di sacramenti, considerati gesti di Gesù risorto per la salvezza dell’uomo. Essi sono in tutto sette, ma i più importanti sono tre e vengono chiamati “sacramenti dell’iniziazione cristiana”: il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia. Al fondamento della vita della comunità cristiana c’è l’Eucarestia ( = ringraziamento): la celebrazione della morte e risurrezione di Gesù. Il momento centrale è la consacrazione del pane e del vino. La celebrazione solenne dell’Eucarestia avviene nel giorno di domenica, considerato il “giorno del Signore”. Le feste A partire dalla domenica i cristiani nel tempo hanno costruito il loro calendario liturgico in cui viene fatta memoria di tutta la storia della salvezza, culminata in Cristo. Le feste principali sono: il Natale (festeggia la nascita), la Pasqua (celebra la risurrezione), la Pentecoste (ricorda l’effusione dello Spirito Santo). I cristiani venerano inoltre Maria, madre di Dio e della Chiesa, e la chiamano Immacolata Concezione.
Dare una definizione unitaria del cristianesimo è difficile, poiché esso – più che una singola religione in senso stretto – si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e/o metafisiche e/o teologico-speculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e la sua letteratura religiosa, e a seconda di quale aspetto diviene oggetto di focalizzazione per le singole correnti[3].
Gli aderenti al Cristianesimo sono chiamati cristiani. I cristiani si riferiscono al messaggio di Gesù Cristo con il termine "Vangelo" ("buona notizia o novella"), che indica anche i più antichi testi scritti sulla sua vita e predicazione.
Il Cristianesimo riconosce Gesù come il Cristo (Messia) attestato dalla Torah e dalla tradizione ebraica e, nella quasi totalità delle sue denominazioni, come Dio fatto uomo.
La teologia cristiana delle principali e più diffuse Chiese cristiane nacque con i primi credi ecumenici, come il Credo niceno-costantinopolitano, che contengono dichiarazioni accettate dalla maggior parte dei seguaci della fede cristiana. Secondo queste professioni di fede, Gesù fu crocifisso, morì e fu sepolto, ed è poi risuscitato dai morti aprendo le porte del Paradiso a chi crede in lui per la remissione dei loro peccati (salvezza). Gesù è quindi asceso al cielo, dove regna con Dio Padre, e tornerà pergiudicare i vivi e i morti, e destinerà ciascuno al Paradiso oppure all'Inferno.
Le tre divisioni principali della Cristianità sono il:
1. cattolicesimo;
2. l'ortodossia orientale
3. le varie denominazioni del protestantesimo.
Il Grande Scisma del 1054 divise la Cristianità calcedoniana fra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa. Il protestantesimo nacque all'interno della Chiesa cattolica a seguito della Riforma protestante nel XVI secolo, dividendosi poi in varie ramificazioni.
È la religione più diffusa, con circa 2,2 miliardi di fedeli in tutto il mondo.[4] Il Cristianesimo è religione di Stato di diverse nazioni.[5]Assieme a Ebraismo e Islam, il Cristianesimo viene classificato da alcuni come "religione abramitica".[6][7]l Cristianesimo emerse dal Giudaismo nel I secolo D.C.. Il Cristianesimo delle origini si presenta con il duplice aspetto di Giudeo-cristianesimo ed Etno-cristianesimo (o Cristianesimo dei Gentili), come si desume dai racconti degli Atti di Luca e da alcune lettere di Paolo (come la Lettera ai Galati, le lettere ai Corinzi). Tuttavia mostra che le due anime convivono senza alcuna scissione e di avere raggiunta una formula di concordia con il Primo Concilio di Gerusalemme (Atti 15).
I cristiani assunsero dal Giudaismo le sue Sacre scritture tradotte in greco ellenistico lette non nella maniera degli ebrei[8] (anche a causa della prevalente origine greco-romana della maggioranza dei primi adepti), dottrine fondamentali come il monoteismo, la fede in un messia o cristo, forme del culto (incluso il sacerdozio), concetti di luoghi e tempi sacri, l'idea che il culto debba essere modellato secondo il modello celeste, l'uso dei Salmi nelle preghiere comuni.
Forse il Cristianesimo inteso come religione distinta da quella ebraica lo possiamo individuare a partire dalla seconda metà del II secolo, dove i cristiani sono quasi soltanto i non ebrei che credono negli insegnamenti di Gesù.[8]
Successivamente la Chiesa post apostolica lentamente si organizzò attorno ai cinque patriarcati:
1. Roma Italia Europa;
2. Bisanzio poi Costantinopoli oggi Istambul (in Turchia), intercontinentale Asia Occidentale e Europa Orientale;
3. Antiochia, sempre in Turchia, vicino la Siria, intrcontinentale in Asia Occidentale e Europa Orientale;
4. Gerusalemme, stato d'Israele, nel territorio della Palestina, tale territorio comprende i tre seguenti stati: lo Stato di Israele, lo Stato di Palestina, e lo Stato della Giordania, esso si trova in Asia Occidentale;
5. Alessandria d' Egitto in Africa.
Cattolicesimo
Basilica di San Pietro nello stato della Città del Vaticano
Tra le Chiese cristiane, secondo le statistiche, la Chiesa cattolica conta il maggior numero di fedeli a livello mondiale.La chiesa cattolica romana deriva dalla Chiesa latina, la cui autorità si estendeva originariamente da Roma sulla parte occidentale dell'Impero Romano. Riconosce il primato di autorità al vescovo di Roma, in quanto, secondo la fede cattolica, successore dell'apostolo Pietro sulla cattedra di Roma.
Condivide con l'attuale chiesa ortodossa le definizioni dei primi 7 concili ecumenici (dal Concilio di Nicea I al Concilio di Nicea II). Dopo lo scisma d'Oriente (1054), la chiesa cattolica riconoscerà come ecumenici altri 14 concili, non riconosciuti però dall'oriente.
Noi Cattolici utilizziamo come testo la Bibbia Ebraica:
il Vecchio Testamentovvero i 5 primi libri chiamato anche pentateuco ovvero la prima parte del Tanakh: la torah , essa fu donata da Dio a Mosè, sul monte Sinai, nell'anno 2448 a. C., del calendario ebraico dalla Creazione, in un anno collocabile più o meno fra il XIV e il XIII secolo a.C. anno più anno meno.
Per tradurre l'ebraico i cattolici usano il testo (masoretico);
il Nuovo Testamento o Vangelo esso è datato ...diciamo intorno al 33 DC. e parla di ciò che Gesù nella sua vita ha fatto e di come ritornerà per gidicare i vivi e i morti attracerso i discepoli.
Ortodossia orientale: russa e greca: abbiamo invece le chiese ortodosse, emanazioni delle chiese di lingua greca nate originariamente nel territorio dell'Impero Romano d'Oriente. A differenza di quanto accadde in Occidente, per quanto la chiesa greca assumesse rilevanza particolare, essa non fu mai in grado di imporre la propria supremazia sulle chiese "sorelle", che rimasero autocefale. Allo stesso modo, anche le chiese fondate da missionari ortodossi (specialmente fra le popolazioni slave) si resero rapidamente autonome dalle rispettive chiese-madri, considerandosi allo stesso loro livello.
Fra queste la più importante è indubbiamente la Chiesa ortodossa russa di Mosca è Cirillo I.
chiesa greco-ortodossa di Alessandria il cui patriarca è Teodoro II (2004-oggi)
Da notare che le chiese ortodosse, da una parte, e quella cattolica dall'altra, sono tra loro scismatiche; la chiesa cattolica non considera le chiese ortodosse eretiche, a differenza di quanto avviene per esempio per le chiese protestanti, mentre le chiese ortodosse, sebbene non vi sia stata in merito alcuna esplicita proclamazione conciliare, sospettano di eresia la chiesa cattolica, soprattutto in relazione alla dottrina del Filioque.[10]il testo dei Settanta dell'Antico Testamento è la variante della bibbia ebraica detta Torah del testo masoretico, ovvero, la più antica versione greca , usato dai cristiani ortodossi sin dal tempo di Cristo.
Chiese orientali antiche
Le Chiese dei Due Concili sono le cosiddette chiese nestoriane: Si tratta delle antiche chiese d'oriente che non hanno accettato le definizioni dogmatiche del Concilio di Efeso o del Concilio di Calcedonia. Per questo sono dette anche chiese non calcedoniane o chiese pre-calcedoniane.
- Chiesa apostolica assira d'Oriente (o chiesa d'Oriente, o Chiesa persiana, o siro - orientale). La chiesa ha due branche: un patriarca catholicos a Kotchanès (Iran), sulla frontiera turco persiana, dove vivono circa 100.000 assiro caldei; la dignità patriarcale è ereditaria da zio a nipote. Esiste anche un patriarca a Baghdad (Iraq);
- Chiesa ortodossa siro-malabarese
- Chiesa ortodossa copta (Patriarcato di Alessandria al Cairo)
- Chiesa ortodossa etiopica (Patriarcato catholicos[non chiaro] di Addis Abeba)
- Chiesa ortodossa eritrea
- Chiesa ortodossa siriaca (detta un tempo «Giacobita») (il cui Patriarca conserva il titolo di Patriarca di Antiochia)
- Chiesa ortodossa siro-malankarese a Kottayam (nello stato indiano del Kerala)
- Chiesa apostolica armena (o gregoriana, o ortodossa): Catholicosato di Echmiadzin residente a Vagharchapad, vicino a Erevan(Armenia) + Catolicosato di Cilicia residente ad Antylias (Libano)
Protestantesimo
Le chiese della Riforma protestante sono le chiese sorte dalla Chiesa latina nel XVI secolo in seguito alla riflessione teologica di Martin Lutero, Giovanni Calvino, Ulrico Zwingli e altri, nonché dall'appoggio politico e sociale che ebbero dai principi dell'Europa centro - settentrionale. Le chiese protestanti possono venire genericamente suddivise così:
- Chiesa Anglicana (tale Chiesa pur avendo aderito a molti punti dottrinali della Riforma, ha mantenuto liturgia ed ecclesiologia proprie della Chiesa cattolica);
- Chiese della Confessio Augustana o luterane;
- Chiese riformate o calviniste;
- Chiese Libere Anabattista, Mennonita, Amish, Quacchera, Unitariana, ecc.
il testo (masoretico) si usa per tradurre la bibbia ebraica il torah dell'Antico Testamento utilizzato dai protestanti di oggi.
Protestantesimo storico
Le chiese che ne fanno parte vengono appunto dette "storiche", in quanto sono caratterizzate da radici dirette nella Riforma protestante.
Luteranesimo
- Origini: XVI secolo, Germania. Martin Lutero è scomunicato dal papa e dà inizio alla Riforma protestante.
- Dottrina: Cinque sola, giustificazione, consustanziazione, presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, sacerdozio universale.
- Sacramenti: battesimo e Santa Cena.
- Diffusione: 75 milioni di fedeli.
- Origini: XVI secolo, Svizzera e Francia. Giovanni Calvino aderisce alla Riforma protestante.
- Dottrina: Cinque punti, teologia dell'Alleanza, presenza spirituale di Cristo nell'Eucaristia, abolizione delle immagini religiose.
- Sacramenti: battesimo e Santa Cena.
- Diffusione: 70-85 milioni di fedeli.
- Origini: è una forma di cristianesimo che ebbe origine nel XVI secolo con la separazione della Chiesa d'Inghilterra dalla Chiesa cattolica durante il regno di Enrico VIII. e adesione alla Riforma protestante. La parola anglicano ha avuto origine nella ecclesia anglicana, una frase latinarisalente al 1246 che significa chiesa inglese. Gli aderenti all'anglicanesimo sono chiamati "anglicani".
- Dottrina: via media tra protestantesimo e cattolicesimo.
- Sacramenti: battesimo e Santa Cena.
- Diffusione: 80 milioni di fedeli. La maggioranza di loro fa parte delle chiese aderenti alla Comunione Anglicana internazionale[2].
- la scrittura e pubblicazione di testi anglicani importantissimi, cioè il Book of Common Prayer e i Trentanove articoli di religione, a cui susseguì uno slittamento teologico e liturgico verso una via di mezzo (la cosiddetta via media) tra le due maggiori tradizioni protestanti emergenti, vale a dire il luteranesimo e il calvinismo[5].
- Il Quadrilatero di Chicago-Lambeth è una sintesi dottrinale della teologia e delle principali pratiche liturgiche anglicane, i quattro pilastri su cui si fonda l'anglicanesimo. La sua redazione è ispirata al Commonitorium, un testo del V secolo scritto da Vincenzo di Lerino. I quattro punti sono:
- le Sacre Scritture, base della fede cristiana, contengono tutto ciò che è necessario alla salvezza;
- le confessioni di fede (Simbolo degli apostoli e Simbolo niceno-costantinopolitano), statuti necessari e sufficienti all'esposizione della dottrina cristiana;
- i sacramenti (Battesimo ed Eucaristia), mezzi esteriori, visibili ed autentici della grazia di Dio (istituiti da Cristo);
- la successione apostolica, ininterrotta e riconosciuta valida dalle Chiese ortodosse e vetero-cattoliche.
Riforma radicale, diffusa nell'Europa dell'Est; si differenzia dalla Riforma protestante vera e propria perché si concentra sul battesimo degli adulti.
Battismo
- Origini: XVI secolo, Europa orientale. Erede dell'anabattismo.
- Dottrina: battesimo per immersione, riservato solo agli adulti.
- Sacramenti: battesimo e Cena del Signore (solo simbolico).
- Diffusione: 100 milioni di fedeli.
Metodismo
- Origini: XVIII secolo, Inghilterra. John Wesley si allontana dal calvinismo e dall'anglicanesimo per dettare i propri insegnamenti.
- Dottrina: conversione e predicazione del Vangelo.
- Sacramenti: battesimo e Santa Cena.
- Diffusione: 70 milioni di fedeli.
- Origini: XVIII secolo, USA. Influenzato dal metodismo e dal Risveglio.
- Dottrina: interpretazione letterale della Bibbia, predicazione ed "effusioni dello Spirito Santo".
- Sacramenti: battesimo e Cena del Signore (solo simbolico).
- Diffusione: 90 milioni di fedeli.
- Ci sono anche le chiese evangeliche o autodenominate soltanto "cristiane".Evangelista è il nome con il quale si identificano le quattro persone che hanno redatto i Vangeli detti anche Evangeli. Giovanni, Matteo, Luca, Marco.
Il termine "evangelista" è pure riferito allo specifico ministero cristiano di colui o colei che è stato chiamato a predicare l'Evangelo, come si esprime il Nuovo Testamento
- Origini: XIX secolo, USA. Influenzato dal Grande Risveglio. Non si considera parte del protestantesimo.
- Dottrina: ritorno al cristianesimo originale, predicazione, millenarismo, apocalisse imminente.
- Sacramenti: battesimo.
- Diffusione: sconosciuta.
Ristorazionismo
Il termine ristorazionismo è utilizzato per intendere un complesso di chiese e comunità che nascono dal desiderio di tornare alla chiesa cristiana primitiva e che si manifesta in varie forme, soprattutto nel XIX secolo. Sono culti i quali o vogliono differenziarsi dai primi qui menzionati, oppure affermano di avere una linea storica separata.
I più estesi fra questi sono la Chiesa di Cristo, i testimoni di Geova e i mormoni.
La Chiesa di Cristo è organizzata in comunità di credenti che riconoscono la piena ispirazione di tutta la Bibbia e per le quali il rispetto di tutto quanto in essa è contenuto è l'unico mezzo per fare la volontà di Dio. In linea con il cristianesimo delle origini, non vi è un comitato centrale ma ogni comunità è indipendente.
I testimoni di Geova ripropongono il cristianesimo del I secolo che prevede la predicazione di casa in casa. Si identificano con l'opera missionaria fatta da Gesù e dai suoi discepoli predicando quella che definiscono la buona notizia del Regno [11]
I mormoni sono caratterizzati dalla figura individuale del primo fondatore e hanno inoltre libri aggiuntivi forniti dal loro fondatore, oltre la Bibbia, dove le dottrine cristiane vengono ampliate e ridiscusse in modo completamente univoco e originale. Sia mormoni che testimoni di Geova non sono riconosciuti come cristiani dalle altre chiese.
culti estinti
Vi sono, infine, una serie di culti cristiani ormai estinti. È il caso, in particolare, delle numerosissime eresie, variamente represse, che interessarono la cristianità nella sua storia.
- gli Ebioniti (derivazione del Giudeo-Cristianesimo) credevano che il Figlio fosse subordinato al Padre essendo non più di un umano speciale. Essi sostenevano che Gesù non era figlio di Dio, ma piuttosto un uomo comune che era profeta. Tuttavia questi gruppi rigettavano completamente le dottrine di Paolo di Tarso, considerato un impostore, e avevano un canone della Bibbia distinto da quello che divenne quello cattolico;
- lo Gnosticismo cristiano riteneva che la salvezza dipendesse da una forma di conoscenza superiore e illuminata (gnosi), frutto del vissuto personale e di un percorso di ricerca della Verità;
I catari cacciati da Carcassonne nel 1209
- la Chiesa Marcionita: Marcione credeva vi fossero due Deità, una della Creazione/Vecchio Testamento e una del Nuovo Testamento;
- i Montanisti, movimento profetico-escatologico che espresse tutta una serie di chiese locali del tutto autonome e scollegate;
- l'Arianesimo, dottrina cristologica elaborata dal monaco e teologo cristiano Ario, condannata al primo concilio di Nicea, che ebbe una grande importanza storica all'epoca delle invasioni barbariche; Ario credeva che il Figlio fosse subordinato al Padre, di cui sottolineava l'assoluta unicità e trascendenza dichiarandolo sorgente non originata di tutta la realtà, una creatura di ordine superiore, generato dal Padre come primogenito di tutta la creazione e avente uno status divino, cioè anche se viene chiamato Dio, egli non è veramente Dio e quindi non della stessa sostanza del Padre.
- il Catarismo, dal greco katharos, diffuso in Europa tra il XII e il XIV secolo; i càtari erano detti anche albigesi, dal nome della cittadina francese di Albi.
Islamismo o musulmano: L’ISLAMISMO
L'Islam ha fatto propri molti elementi dell'ebraismo e del cristianesimo. Come gli ebrei, e a differenza dei cristiani cattolici e ortodossi, i musulmani professano un monoteismo "radicale". Vedendo in Cristo un profeta e non il figlio di Dio, considerano i cristiani, vista la teoria trinitaria, dei politeisti. Il loro dio è chiamato Allah, e il loro libro sacro è il Corano il loro profeta, Maometto (Muhammad), è considerato un semplice uomo, anche se privilegiato in quanto detentore del carisma profetico. Il Corano, è sicuramente successivo in quanto imputato a Maometto tramandatogli da Allah attraverso L'Arcangelo Grabriele.
Origine e fondatore La religione mussulmana o islamica è stata fondata da Muhammad (Maometto),
nella cittadina higiazena
nato alla Mecca, tra il 570 e il 580 e morto a Medina nel 632. grazie a una serie di visioni provenienti dell’arcangelo Gabriele, in una grotta della Mecca, si convince di essere stato eletto come profeta per annunciare l’unicità di Allah in un ambiente ancora politeista. A causa dell’ostilità dimostrata nei confronti della sua predicazione dalle autorità e dagli abitanti della Mecca, è costretto a fuggire e rifugiarsi a Medina. La sua fuga, l’egira, avviene nell’anno 622 che segna l’inizio dell’era islamica.Insieme all’Ebraismo e al Cristianesimo, l’Islamismo appartiene al gruppo delle religioni monoteiste, cioè che professano la fede in un Dio unico. I musulmani credono in Allah, il Dio uno e unico. Prima di rivelarsi a Muhammad, Allah si è rivelato a grandi profeti come Abramo, Giacobbe, Mosè e Gesù. Muhammad Maometto, tuttavia, secondo i musulmani, è l’ultimo e il più grande dei profeti, colui al quale Allah si è rivelato definitivamente.Il testo sacro Il Corano è il testo sacro fondamentale
ed ha come anno ufficiale di "stesura", l'anno della sua rivelazione angelica: il 650 d.C.
La parola “Corano”, in arabo significa lettura cantata, recitazione. Il libro sacro, formato da 114 sure (capitoli), non viene letto, ma recitato, e quasi cantato, con precise regole. Secondo i musulmani il Corano contiene le rivelazioni ricevute dal Profeta direttamente da Dio per mezzo dell’arcangelo Gabriele. Accanto alle lodi a Dio, ci sono impressionanti descrizioni del giudizio universale, della bellezza del paradiso dei tormenti infernali. Sono contenute anche regole per la vita quotidiana, la politica, la società, i rapporti tra gli uomini.Il luogo sacroLa moschea è il luogo dove si svolgono le pratiche religiose dell’Islam specialmente il venerdì ci si riunisce per pregare, ascoltare le parole dell’ Imam e meditare personalmente. Nelle moschee non vi sono immagini di figure viventi ma decorazioni con versetti del corano in forma di calligrammi (= parole scritte in modo bello) che compongono motivi geometrici o anche figurativi. Alla Mecca c’è la Ka’Ba (dado), un piccolo edificio a forma di parallelepipedo dove i musulmani venerano la pietra nera. Preghiere e ritiL’islam ha manifestato nei secoli un’attenzione particolare alla ritualità che si esplicita in cinque pilastri: la testimonianza (la professione di fede), la preghiera (si svolge in cinque momenti della giornata, prostrati verso la Mecca), l’imposta coranica (destinata ai poveri, i bisognosi, i prigionieri, i viandanti, la causa di Allah), il digiuno di Ramadan (si astengono da cibo, bevande e dall’introdurre nel corpo qualsiasi sostanza nell’arco del tempo che va dalla preghiera dell’alba alla preghiera del tramonto), il pellegrinaggio alla Mecca.
Le feste Il calendario religioso islamico comprende diversi giorni festivi e celebrazioni, nell’osservanza di precise indicazioni presenti nel Corano o in commemorazione di alcuni episodi della vita di Muhammad e dei profeti più importanti. Due feste hanno una riconosciuta superiorità ufficiale ed effettiva su tutte le altre e sono considerate di precetto: la festa del sacrificio, tutti i musulmani che possono permetterselo comprano un capro o un agnello e lo offrono in sacrificio in ricordo del sacrificio di Abramo cui fu permesse di offrire un animale al posto di suo figlio; la festa dell’interruzione del digiuno, il digiuno viene rotto all’alba del primo giorno successivo a quello del mese di Ramadan.
sinonimi di Muslulmano: Nella storia si sono usati vari sinonimi per indicarei musulmani:
- Arabi: il termine si riferisce alla componente etnico-culturale che ha fondato l'Islam nel VII secolo, ovvero la componente etnica beduina di chi è originario della Penisola araba. In seguito venne allargato a tutta la panetnia delle popolazioni che parlano la lingua araba. Sebbene i non arabi rappresentino il 75%[1] dei fedeli musulmani, si tende ad operare una perfetta equivalenza fra costoro e i musulmani in genere, compiendo il medesimo errore di chi usasse come sinonimi i termini "popolazione latine"[2] e "cristiani".
- Islamici: da Islam (aggettivo trasformato sempre più spesso in sostantivo dai media, specialmente dopo l'attentato dell'11 settembre 2001, atto a identificare i seguaci del cosiddetto fondamentalismo islamico).
- Maomettani: termine ormai desueto per indicare i seguaci di Maometto. Tale vocabolo è stato abbandonato per il più corretto "musulmani", dal momento che, secondo tali fedeli, la religione islamica non ha ontologicamente nulla a che fare con la figura umana di Maometto, che ebbe da Dio il "semplice" incarico di riferire all'umanità il suo messaggio.
- agareni o Ismaeliti: da Agar e Abramo il suo discendente Ismaele per riferirsi ai musulmani, usando per i musulmani i che fantasiosamente s'immaginò potesse significare "discendenti di (Abramo e di) Agar sua schiava con cui Abramo ebbe il suo primogenito Ismaele visto che sua moglie Sarah non poteva avere figli ed era troppo vecchia fu la moglie stessa a mettee".
- Mori: da mauri, cioè genti della Mauretania, con riferimento alle popolazioni arabo-berbere dell 'Ifriqiya (Nordafrica) che costituirono la maggioranza delle truppe che conquistarono la Spagna nell'VIII secolo e la Sicilia nel IX.
- Turchi: dalla maggiore potenza islamica, l'Impero ottomano, che comprendeva tutta la Turchia e buona parte del bacino del Mediterraneo. È un termine usato spesso nella lingua letteraria ottocentesca, come ad esempio nell'opera lirica. Si veda ne "L'Italiana in Algeri", dove si parla sempre di Turchi anche laddove sarebbe semanticamente scorretto, o Il Turco in Italia diRossini:« In casa mia non vo turchi né italiani; o mi scappa qualche cosa dalle mani! »
- Sabei: cioè genti del Regno di Saba, lo Yemen dell'antichità.
Induista politeista antica. Nacque in India e Nepal. i suoi testi sacri risalgono al 1400, 1500 a.c. . Unicità di Dio "Dio è Uno, ma i saggi lo chiamano con nomi diversi" (Rig Veda, I, 164)L’induismo è strettamente legato all’India e alla sua cultura. Induismo è il nome che gli arabi diedero all’insieme di credenze e comportamenti religiosi delle popolazioni della regione dell’Indo.
E’ una religione molto complessa, poichè ha milioni di divinità. Ha inoltre molti principi. E’ la terza religione al mondo. Le divinità indù sono moltissime e diverse per ogni regione dell’India. Nonostante ciò, l’induista riesce a intravedere nel mondo e nell’uomo un’immensa e unitaria presenza del divino. Per questi motivi è considerata una religione monolatrica (tra tante divinità si sceglie di adorarne una in particolare,scuola di Sankara ), panteista (ogni aspetto della natura è impregnato della presenza divina, solo un’entità divina esiste che si identifica con Dio; Brahmanismo), 4) teistica: solo un Dio, diverso dal creatore; induismo Bhakti, ed anche politeista (si riconoscono più divinità).
Osservando altre scuole, l’induismo può essere anche atea, deista e persino nichilista.
Nonostante spesso si consideri l’induismo come politeistica, poichè ha 330 divinità riconosciute, ha una divinità che considera suprema, Brahma. Brahma è un’entità che possiede ogni parte della realtà e dell’esistenza dell’universo, la suprema triade maschile Trimurti, formata dagli dèi Brahma, Vishnu e Shiva. Brahma è impersonale, inconoscibile: Brahma, creatore; Vishnu, preservatore; e Shiva, distruttore. Queste tre facce di Brahma son visibili anche attraverso la reincarnazione di esse in altre divinità. E’ difficile sintetizzare la loro teologia poichè contiene vari aspetti di altri sistemi teologici. Nell’induismo popolare vi è Secondo la credenza nella reincarnazione, si ritiene che se si è vissuto male si deve scontarne la pena reincarnandosi in un essere inferiore (storpio, lebbroso, paria, maiale, cane…); se si è vissuto bene ci si reincarna in un essere umano di casta superiore. Secondo la religione indù, infatti, gli uomini sono stati divisi in origine in 4 caste (razze) in ordine decrescente di dignità. La vita degli indù è tutta tesa al raggiungimento della liberazione dal ciclo delle rinascite, attraverso la rinuncia a tutto ciò che è materiale e a tutti gli istinti.
Poichè vi sono così tante differenze, cos’è che invece hanno in comune e che li fa sentire induisti? L’unico elemento che li accomuna e che li rende tutti induisti è credere nella veridicità dei testi Veda.
l testo sacro I testi sacri più antichi sono i Veda (= conoscenza), scritti in sanscrito (antica lingua indiana) tra il 1500-800 a.C., rispecchiano le antiche pratiche religiose indù. Si articolano in varie parti e comprendono: raccolte di inni sacri, formule sacrificali, strofe melodiche in versi per curare malattie e avere successo in guerra. Il luogo sacroPer gli indù sono sacre le grotte, le sorgenti dei fiumi (soprattutto quelle del Gange), i fiumi stessi come il Gange e tutti quei luoghi dove maggiormente si manifestano forme di vita. Sono considerati sacri anche i templi indù.Preghiere e ritiLa vita di ogni fedele è scandita da riti. I principali celebrano le varie tappe della vita: prima della nascita, al momento della nascita, tra il primo e il terzo anno di età, la scelta del maestro per il figlio maschio, il matrimonio e il momento della morte. I riti, chiamati puja, possono esser compiuti in casa, nei templi ed in altri luoghi ritenuti sacri. La preghiera fondamentale, il mantra, è la sillaba sacra OM (AUM in sanscrito), le cui lettere riproducono il suono primordiale della creazione emesso dalle divinità. Le festeMolto praticati sono i pellegrinaggi verso i luoghi sacri e molte sono le feste religiose da celebrare secondo un calendario preciso. Tra le più importanti e partecipate troviamo la Holi, festa primaverile collegata al culto di Krishna, è la più popolare.
Il veda parla di:Dio è unico ma si esprime in infiniti modi e forme. Centinaia sono infatti le divinità del pantheon indù, e tale diversità di espressioni del Divino esiste affinché ogni essere umano possa trovare la propria strada per realizzarlo.
Nell'induismo sono comprese molte tradizioni spirituali, che sono come differenti strade che conducono alla stessa meta: Dio è Uno e appare in molte forme, ma ogni forma è Lui.L'Induismo è unità nella diversità: è infatti una religione universale ed estremamente tollerante.
"Vedi l'unità nella diversità, l'Uno divino appare nelle molte forme, immensa è la sua vastità, indescrivibile la sua gloria. Tutte le infinite terre, i soli e i pianeti che sono visti e quelli oltre la nostra percezione, esistono per suo comando. Accesa in varie forme, l'eterna fiamma è Una. Illuminando il mondo con i raggi dorati all'alba, dipingendo le nubi della sera con cangianti colori, il sole è uno." (Rig Veda)
Composto da una miriade di fedi, culture e filosofie, unisce milioni di persone nel mondo attorno a grandi principi di base, rispettando le reciproche diversità e valorizzando la particolarità di ogni individuo.
"Conosce la verità chi conosce questo Dio come Uno. Né secondo, né terzo, né quarto Egli è chiamato; né quinto, né sesto, né settimo Egli è chiamato; né ottavo, né nono, né decimo Egli è chiamato; Egli sopravvive a tutto ciò che respira e non respira; egli possiede il potere supremo. Egli è Uno, Uno solo, in Lui tutti i poteri divini diventano Uno soltanto." (Atharva Veda)
Karma è responsabilità La possibiltà di realizzare la propria natura divina attraverso l’azione consapevole.
"È detto che una persona consiste di desideri. Come è il suo desiderio, così è la sua volontà. Com’è la sua volontà, così è la sua azione. Qualsiasi azione si compia, quella si raccoglierà. Come si agisce così si diventa. Si diventa virtuosi per azioni virtuose, si diventa cattivi per cattive azioni." (Bhagavad-gita)
La legge del karma non è rassegnazione o fatalismo, bensì responsabilità nell’agire: "ciò che si semina si raccoglie".La sofferenza nasce da avidya, l’ignoranza. Seguendo il dharma e attraverso l’agire disinteressato, l’uomo supera i condizionamenti da lui stesso generati e conquista l’unica vera libertà, quella dal proprio ego.
Samsara, il ciclo delle incarnazioni
La nascita e la morte non sono altro che momenti di mutamento nell’eterno flusso della vita.
"Come un uomo smettendo i vestiti usati, ne prende altri nuovi, così proprio l’anima incarnata, smettendo i corpi logori, viene ad assumerne altri nuovi." (Bhagavad-gita)
Samsara è il cerchio della nascita, della morte, della rinascita, della nuova vita e poi ancora della morte, e così all’infinito. La fruizione dei desideri accumulati nelle esperienze è la spinta essenziale che, fino al suo totale esaurimento, determina il fenomeno di ritornare in un altro corpo. Dissolvendo il velo della separazione e dell’ignoranza, si realizza lo scopo unico della vita, la realizzazione del Sé immortale.
Purushartha i quattro scopi della vita. Principi che regolano la vita dell’uomo nel suo divenire: il loro conseguimento mira alla realizzazione di un’esistenza felice, soddisfacendo i bisogni materiali e spirituali in armonia con le norme etiche e in vista dello scopo ultimo: la liberazione.
Dharma l’ordine etico universale Il principio che mette in armonia gli altri scopi dell’esistenza e rappresenta le leggi etiche universali che governano tutto il cosmo manifesto.
Artha il benessere La realizzazione del benessere in generale, in relazione anche alle condizioni materiali e ai mezzi necessari per mantenere un buono stato di salute e una condizione sociale soddisfacente.
Kama il desiderio Il desiderio che sostiene qualsiasi azione conforme al dharma e un’armoniosa fruizione dei piaceri sensoriali e dei beni di cui si dispone.
Moksha la liberazione Liberazione dal ciclo delle incarnazioni e dalla schiavitù dell’ego, per riconoscere quello che siamo sempre stati: uno in Dio e uno con Dio.
Fine ultimo della vita e compimento di un lungo cammino evolutivo è il riconoscimento, a cui ogni essere vivente giungerà, della propria natura divina o meglio che l’unica Realtà, al di là della illusorietà del mondo, è Dio.
il nirvana indica l'estinguersi dei desideri mondani e la realizzazione della liberazione (mukti o moksa) dall'illusione (maya). Nella Bhagavadgita viene definito come brahmanirvāṇa, l'estinzione dell'io nel Brahman, nelle Upaniṣadè chiamato turīya. Da precisare che nell'Induismo il termine nirvana non ha la stessa diffusione e centralità che ricopre ne lBuddhismo, ciò è da attribuire al vasto utilizzo che ne fecero le scuole fondate dal Buddha Shakyamuni.
Il Buddhismo o IL BUDDISMO
Origine e fondatore Il buddismo è una religione, sviluppatasi all’interno dell’induismo. Il fondatore del buddismo è Buddha, l’Illuminato, il Risvegliato. Questo nome fu attribuito al principe indiano Siddharta Gauthama, vissuto tra il VI e il V secolo a.C. Secondo la tradizione, dopo una giovinezza dorata e protetta, dopo essersi sposato e aver avuto un figlio, decise di conoscere il mondo al di fuori del suo palazzo: vide che gli uomini soffrivano, morivano e vivevano nel dolore; ne provò compassione e decise di liberarli da queste sofferenze. Perciò si mise alla ricerca di una ‘via’ che potesse liberare l’uomo da tutto questo. Dopo anni di meditazione, all’età di 35 anni all’improvviso si sentì “risvegliato, illuminato” (Buddha) alla verità. Da allora cominciò a insegnare i principi per percorrere la via della liberazione che aveva scoperto e fu conosciuto con il soprannome di Buddha. Buddha non è dio, ma un Maestro. Per il buddismo l’unica potenza che governa tutto è la legge universale eterna che consiste nel compenso di tutte le azioni: il Karma ha conseguenze che si ripercuotono sia sulla vita attuale sia su quelle future. Il buddismo non prescrive rigide regole da osservare, ma vie, dei sentieri, degli insegnamenti che ogni buddista può praticare. Il testo sacroCome tutti gli antichi maestri Buddha insegnò oralmente. I suoi discepoli impararono a memoria e tramandarono questi insegnamenti che soltanto successivamente, nel I secolo a.C., vennero scritti e custoditi in un elenco ufficiale riconosciuto da tutti come il Canone Buddista o il Triplice Canestro.Il luogo sacro e feste
Nel buddismo il monastero e la pagoda hanno sempre avuto una grande importanza religiosa e culturale. La pagoda è centro di studio, di culto, meta di pellegrinaggio. Il buddismo si può praticare ovunque: nelle case, all’aperto, nelle pagode, preferibilmente davanti alla statua del Buddha. Non esistono vere feste religiose o giorni sacri. Ogni momento è sacro se viene utilizzato per meditare e raggiungere l’illuminazione. (sanscrito buddha-śāsana) è una delle religioni[3][4] più antiche e più diffuse al mondo. Originato dagli insegnamenti di Siddhārtha Gautama,in quanto Buddha con la sua predicazione comunemente si compendia nelle dottrine fondate sulle Quattro nobili verità (sanscritoCatvāri-ārya-satyāni). Con il termine Buddismo si indica più in generale l'insieme di tradizioni, sistemi di pensiero, pratiche e tecniche spirituali, individuali e devozionali, nate dalle differenti interpretazioni di queste dottrine, che si sono evolute in modo anche molto eterogeneo e diversificato[5][6]. Sorto nel VI secolo a.C. come disciplina spirituale assunse nei secoli successivi i caratteri di dottrina filosofica e di religione "ateistica"[7], a partire dall'India il buddhismo si diffuse nei secoli successivi soprattutto nel Sud-est asiatico e in Estremo Oriente, giungendo, a partire dal XIX secolo, anche in Occidente.Nel lungo periodo della sua esistenza, la religione si è evoluta adattandosi ai vari Paesi, epoche e culture che ha attraversato, aggiungendo alla sua originale impronta indiana elementi culturali ellenistici, dell'Asia Centrale, dell'Estremo Oriente e del Sud-Est Asiatico; la sua diffusione geografica fu considerevole al punto di aver influenzato in diverse epoche storiche gran parte del continente asiatico. La storia del Buddhismo, come quella delle maggiori religioni, è anche caratterizzata da numerose correnti di pensiero e scismi, con la formazione di varie scuole; tra queste, le più importanti attualmente esistenti sono la scuola Theravāda, le scuole del Mahāyāna e le scuole Vajrayāna.Nata come religione orientale, sta prendendo piede in maniera influente e popolare anche in occidente. E’ unica nel suo genere, sebbene abbia alcuni elementi simili all’induismo, come il karma, (etica sulla causa-effetto), maya, ( la natura illusoria del mondo) e samsara, (il ciclo di reincarnazione). I buddisti credono che lo scopo della vita sia raggiungere l’illuminazione.
Il fondatore del buddismo, Siddhartha Guatama, nacque in India nel 600 a.c. Essendo ricco, visse in maniera lussuosa, considerando poco il mondo attorno. I suoi genitori volevano preservarlo dalle sofferenze del mondo esterno e non volevano che fosse influenzato da una qualche religione.
Tuttavia, un giorno ebbe una visione di un cadavere, di un anziano e di un malato. Ebbe una quarta visione di un sacerdote ascetico, sereno perché aveva abbandonato il lusso. Vedendo la serenità del sacerdote, decise di diventare ascetico. Abbandonò la sua vita di benessere e ricercò l’illuminazione attraverso l’austerità ed era solito fare intense meditazioni. Divenne un leader per altri. È culminante un evento nella sua vita. Un giorno, seduto sotto un fico, ( chiamato l’Albero Bodhi), con una ciotola di riso, decise che avrebbe meditato fino al raggiungimento dell’illuminazione, anche fino alla morte, se necessario. Dopo tentazioni e travagli, raggiunse l’illuminazione il mattino seguente. Per questo fu chiamato “l’Illuminato” o il “Budda”. Dopo questa consapevolezza, iniziò ad insegnare ai suoi seguaci, tra i quali cinque divennero i suoi primi discepoli.
Cosa ha scoperto Gautama? L’illuminazione è una via di mezzo, non si trova nel lusso estremo. Scoprì anche quattro nobili verità: 1) vivere è soffrire ( dukha), 2) soffrire è causato dal desiderio, (tanha, o “attaccamento”), 3) la sofferenza può finire quando si eliminano le passioni a cui si è attaccati, 4) e questo può essere raggiunto percorrendo un nobile sentiero. Il nobile sentiero consiste nell’avere 1) una giusta visione, 2) una giusta intenzione, 3) un buon dialogo, 4) giuste azioni, 5) essere un sacerdote, 6) impegno verso le giuste cose, 7) meditazione e 8) concentrazione, (focus). Gli insegnamenti di Budda son raccolti nella “Tripataka”; o i “tre cesti”.
In comune con l’induismo vi sono: la reincarnazione, il karma, maya e la tendenza a comprendere la realtà con un orientamento panteistico. Il buddismo offre anche un’elaborata teologia di divinità. Come l’induismo, il buddismo ha visioni particolari sull’idea di divinità. Alcuni buddisti son atei, altri panteisti, altri teistici. Il buddismo classico non si esprime sulla figura divina ed è perciò atea.
Il buddismo odierno è diverso. Può essere diviso in due gruppi: Theravada, ( piccolo vaso), e Mahayana, (grande vaso). Theravada è una forma monastica che riserva l’illuminazione solo per i sacerdoti, mentre per l’altro gruppo essa può essere raggiunta anche dai laici. All’interno di questi gruppi vi sono poi altre categorie come Tendai, Zen, Ryobu, Shingon, Nicheren ed altre.
Il Budda non si considerava una divinità. Piuttosto una persona necessaria per mostrare questa via agli altri. Dopo la sua morte alcuni lo elevarono a divinità, nonostante non tutti i suoi seguaci lo consideravano tali. Nella Bibbia è però scritto chiaramente che Gesù è figlio di Dio, ( Matteo 3:17, “ ed una voce del cielo disse: “questo è mio figlio, Colui che amo; in Lui son compiaciuto”), e che Lui e Dio sono uno, (Giovanni 10:30). Non ci si può definire cristiani se non si dichiara e non si riconosce che Gesù è Dio.
Nella Bibbia è scritto che il peccato è un problema che avrà conseguenze eterne per l’uomo. Nel buddismo, invece, non c’è bisogno di un salvatore. Per un credente Gesù è l’unico che può salvare dalla dannazione eterna. Per il buddista vi è solo una visione che comprende una vita eticamente corretta e una centralità della meditazione che porta all’illuminazione e poi al nirvana. Per raggiungere ciò sono necessarie molte reincarnazioni per pagare il proprio debito con il karma. E’ una religione di filosofia morale ed etica, che comprende una vita di rinunce. La realtà è impersonale e non vi è amore. Dio è visto come un’illusione e il peccato come un errore non morale. In questo modo persino la nostra personalità diventa un’illusione.
Non considerano la creazione, perché per loro non vi è né inizio, né fine. Vi è invece un infinito ciclo di nascita e morte e sofferenza. I cristiani invece sanno che Gesù è morto per loro cosicchè non dobbiamo soffrire per l’eternità. I cristiani sanno che c’è molto più che sofferenza e morte, “ è stato rivelato attraverso la rivelazione del nostro Salvatore, Gesù Cristo, che ha sconfitto la morte e ha portato vita e immortalità attraverso la parola,” (2Timoteo 1:10).
Il buddismo insegna che nirvana è il più alto stato di esistenza ed è raggiungibile individualmente. Nirvana non ha una spiegazione logica o razionale, non può essere insegnato, ma solo realizzato. Al contrario gli insegnamenti di Gesù sul paradiso, sono chiari. Ci ha insegnato che i nostri corpi fisici moriranno, ma le nostre anime saranno con lui, in cielo, (Marco 12:25). Il budda ha insegnato che non abbiamo anime individuali, esse sono solo illusioni. Per loro non vi è un Padre misericordioso che ha mandato Suo figlio a morire per le nostre anime, per la nostra salvezza, per raggiungere la Sua gloria.
CONFUCIANESIMO
Origine e fondatoreIl confucianesimo nacque in Cina, le sue origini risalgono a Kung-fu-tzu (551-479), nome che venne poi tradotto dai missionari cattolici in Confucio. Egli recuperò il patrimonio delle antiche religioni cinesi, propose i principi tradizionali sotto forma di regole morali, in grado di porre l’individuo in armonia con se stesso e con il cosmo e di porre rimedio alla decadenza politica e religiosa della Cina del suo tempo. Nel confucianesimo vi sono molte divinità ordinate gerarchicamente; ai vertici troviamo il dio del Cielo e il dio della Terra. Gli imperatori erano considerati figli del Cielo; anche a Confucio fu tributato culto divino dopo la sua morte.Confucio propose il ritorno ai valori tradizionale e al culto degli antenati: egli riteneva infatti che per rinnovare l’impero fosse necessario partire da un buon governo, che a sua volta poteva realizzarsi solo rafforzando la vita familiare. Lo Stato venne da lui concepito come una grande famiglia sotto la guida dell’imperatore. Come premio della sua condotta virtuosa riceve le cinque specie di felicità e le irradia sui sudditi: lunga vita, ricchezza, salute e contentezza, amore per la virtù e una fine beata.Per avere una convivenza sociale armonica, Confucio raccomandò la pratica della virtù e diede molta importanza al retto comportamento (Lì): rispetto e venerazione per i genitori, per gli anziani, per gli antenati e per l’imperatore.
Il testo sacro Secondo la tradizione Confucio avrebbe composto cinque libri: il Libro della Storia, il Libro delle Poesie, Annotazioni sui Costumi, il Libro dei cambiamenti, gli Annali della Primavera e dell’Autunno.Il culto e i luoghi sacriNel confucianesimo il ritualismo delle cerimonie è attentamente osservato. Due sono i culti fondamentali: quello del Cielo e quello della Terra. Il Culto del Cielo prima della rivoluzione repubblicana del 1912 era celebrato quotidianamente dall’imperatore nel grande Tempio del Cielo di Pechino. Il Culto della Terra comprendeva la venerazione di tutti gli elementi che ne fanno parte. E’ ancora oggi diffuso il Culto degli Antenati in cui si mescolano elementi confuciani, taoisti e buddisti.
Confucio era nato nel 551 prima della nostra èra. Nel confucianesimo un concetto importante è quello del li (“condotta appropriata”). Confucio stesso scrisse: “Senza li non sappiamo come praticare una corretta adorazione degli spiriti dell’universo; né come stabilire la giusta posizione del re e dei ministri, del governante e dei governati, e degli anziani e dei giovani; né come stabilire le relazioni morali tra i sessi, tra genitori e figli e tra fratelli; né come distinguere le relazioni familiari ai vari livelli”. Gli imperatori della dinastia Han (206 avanti la nostra èra – 220 della nostra èra) trovarono nella dottrina confuciana della lealtà al governante proprio la formula di cui avevano bisogno per consolidare la corona. I riti e le cerimonie confuciane divennero la religione della casa reale. L’imperatore Wu Ti, molto attratto dall’idea dell’immortalità del corpo, elevò il confucianesimo alla dignità di culto di Stato. Nel 630 della nostra èra l’imperatore T’ai Tsung (dinastia T’ang) decretò che in ogni provincia e contea dell’impero si erigesse un tempio di Stato a Confucio e che vi si offrissero sacrifici. Confucio fu elevato così al rango di un dio.
Il confucianesimo divenne una religione ben poco diversa dal taoismo e dal buddismo. Nel 1911 in Cina ebbe fine il governo dinastico. Confucianesimo e taoismo furono criticati. Il taoismo fu screditato per le sue pratiche magiche e superstiziose. Il confucianesimo fu giudicato feudale, accusato di promuovere una mentalità servile per tenere in soggezione il popolo, particolarmente le donne.
Confucianesimo e taoismo sono deludenti: sono sistemi basati sulla sapienza e sul ragionamento umani. Se ne possono solo prendere accortamente alcuni spunti per migliorare la propria filosofia di vita, ma l’adorazione di antenati, di idoli e di dèi unita alle superstizioni ci fa dire che lì verità che hanno a che fare con Dio non ne troviamo.
TAOISMO o DaoismoOrigini e fondatore Il fondatore del taoismo è Lao-Tsu (“antico maestro”), la cui figura è leggendaria. Secondo la tradizione, nato nel 604 a.C. da nobile famiglia in un villaggio della provincia dell’Honan, ricoprì la carica di archivista presso la corte imperiale a Lo-Yang e si ritirò, morendo intorno al 517 a.C. Il nome “taoismo” deriva dal cinese Tao che significa “via, cammino” e non è una forza divina, ma semplicemente una forza naturale all’origine delle azioni universali. Il Tao è la sorgente e garanzia di tutto ciò che esiste, è la fonte di ogni cosa e risiede all’interno dell’uomo. Le divinità taoiste sono molte e legate all’infanzia, alla ricchezza e alla salute. Viene anche attribuito il culto a otto esseri umani divenuti immortali grazie alla pratica della virtù. La virtù fondamentale è il “non-agire”: la capacità di non influire direttamente sulla realtà, agire spontaneamente con azioni corrispondenti alla “natura”. Vengono praticate la meditazione e l’ascesi per liberarsi dalle passioni e dai desideri.Il testo sacroA Lao-Tzu viene attribuita una breve opera, Tao-Te-Ching, costituita da un insieme di aneddoti e meditazioni.Il culto e luoghi sacriIl taoismo fonda il suo culto sulla pratica ascetica e sugli inni di glorificazione del Tao, a cui sono dedicati numerosi riti destinati ad esprimere ringraziamento o fiduciosa richiesta; tra essi quelli della pioggia e dell’acqua, del fuoco, del Signore del Cielo, del Nuovo anno. Tutte le liturgie sono precedute da digiuni e sono presiedute dai monaci, i bonzi, che raccolgono le offerte dei fedeli ed offrono, dopo la recita della preghiera, un piatto al dio del Cielo. Sono considerati sacri alcuni luoghi naturali, come isole o montagne.Le festeIl ciclo delle festività segue il calendario agricolo e le feste sono frequenti nei periodi di riposo. Il giorno del Capodanno lunare, o Festa della Primavera, si tiene un banchetto familiare in onore degli antenati e dei membri della famiglia che vengono da lontano. Anche la Festa delle luci è importante e viene celebrata con una processione di lanterne e con una danza di draghi. La Festa della Purificazione invece è legata a una pulizia espiatoria delle tombe, con offerte di cibo sulle tombe stesse e successivamente con un pranzo all’aperto sulle colline.
Il taoismo e il confucianesimo non sono religioni universali, ma sonoancorate in Cina e ovunque la cultura cinese si sia affermata, esercitando un’influenza durevole anche sugli abitanti del Giappone, della Corea e di altre nazioni vicine.
Il Tao (la pronuncia cinese è dao) ha il significato di “via, strada, sentiero”; può significare anche “metodo”. I cinesi ritenevano che l’ordine dell’universo era una manifestazione del Tao. Non credevano in un Dio Creatore che governa l’universo, ma credevano nel cielo stesso come causa prima. Applicando il concetto del Tao, i cinesi credevano che tutti avessero il proprio posto e la propria funzione nel mondo. Seguendo il Tao, non bisognerebbe interferire col suo corso.
Taoismo e confucianesimo sono espressioni diverse dello stesso concetto.
Il taoismo è mistico e professa la tranquillità, la passività e l’evasione dalla società per ritornare alla natura. Afferma che tutto riesce bene se ci si rilassa e si lascia che la natura faccia il suo corso. Il confucianesimo è invece pragmatico, insegnando che l’ordine sociale va mantenuto e ciascuno deve svolgere il suo ruolo.
Il fondatore del taoismo fu Lao-tzu (“Vecchio Maestro”), vissuto forse nel 6° secolo prima della nostra èra. Il principale testo del taoismo è il Tao Te Ching(“Libro della Via”). Il taoismo era più una filosofia che una religione, ma nel 2° secolo della nostra èra divenne una religione. Nel 7° secolo della nostra èra il buddismo s’insinuò nella vita religiosa cinese e il taoismo accolse nel suo pantheon numerosi dèi, dee, fate e immortali del folclore. Il risultato fu un insieme di elementi buddisti, superstizioni tradizionali, spiritismo e culto degli antenati. Alla fine ne sorse un sistema impregnato d’idolatria e superstizioni, una religione sprofondata nella credenza di spiriti immortali, inferno di fuoco e semidèi. Dopo un primo sviluppo, ci fu la decadenza del taoismo. Prevalse quindi un’altra scuola: il confucianesimo.
Il taoismo o daoismo è considerato, accanto al confucianesimo, la seconda grande tradizione filosofico-religiosa della Cina. Religione di tipo politeista. Alcuni elementi del taoismo si sono sviluppati solo sotto l'influsso del buddhismo, e oltre a ciò occorre considerare la sua diffusione al di fuori della Cina, in particolare in Vietnam, Corea e Giappone. Il taoismo o daoismo, termine di conio occidentale, designa sia le dottrine a carattere filosofico e mistico, esposte principalmente nelle opere attribuite a Laozi e Zhuāngzǐ(composte tra il IV e III secolo a.C.), sia la religione taoista, istituzionalizzatasi come tale all'incirca nel I secolo d.C.[1].È uno dei tre insegnamenti cinesi, ovvero buddismo, daoismo e confucianesimo ed a differenza di quest'ultimo (che lo possiede), il «daoismo non ha né data né luogo di nascita».[7]
«Non è mai stato una religione unitaria, ma una combinazione costante di insegnamenti fondati su rivelazioni originarie diverse»[8]. Esso prese forma gradualmente, durante un lungo cammino, integrando diverse correnti. Il daoismo scaturisce infatti da un movimento di pensiero nato dalla combinazione del patrimonio concettuale comune cinese (ovvero il Qi, lo yin e lo yang, i cinque elementi[9]), lo sciamanesimo o magia wu, basato per lo più su danze frenetiche e stati estatici, praticato principalmente da donne[9][10][11]. e le opere spirituali di Laozi e di Zhuāngzǐ[9][12][13] A questi si sono aggiunti nel tempo alcuni concetti confuciani[9].(dal II secolo d.C. circa con il Neotaoismo) e buddisti (a cominciare circa dal 370 d.C.)[14].
Pur potendo presentare il Dio deal daoismo come una sorta di "Principio ordinatore unico ed immanente del mondo", non troppo dissimile dall'Armonia di Pitagora, il Logos di Eraclito, lo Shinto giapponese, il Dharma del buddismo[15], l'Uno di Plotino o l'Ente Necessario di Ibn Sina[senza fonte], se ne deve rimarcare la specificazione non troppo dissimile, in quanto il daoismo rifiuta la reificazione e la definizione (vedi anche l'incipit di questa voce)[16] Rifiutare la reificazione, significa che i daoisti ritennero l'attività pratica superiore all'intellettualizzazione e rifiutarono di soppiantare la "crescita personale" contro la concettualizzazione filosofica. Si può quindi, essere daoisti senza avere necessariamente una definizione ed esplicazione di cosa sia il dao. Viene rifiutata quindi la visione tipicamente moderna (ed occidentale) che una via non sia percorribile senza una concettualizzazione coerente.[17] Per il mondo cinese un Dio creatore sopramondano, di carattere personale è inconcepibile. Ne consegue che alla cultura cinese fu preclusa un'ascesi orientata sulla antitesi tra Dio e creatura[18]. Il termine daoismo/taoismo come detto sopra non ha controparte nel mondo cinese.Il daoismo ha una forte tensione sincretica, nel tentativo di integrare tutta una serie di insegnamenti differenti (dall'iniziale sciamanesimo, al buddismo chan...),[19] ma allo stesso tempo ne esalta la autosufficienza sottolineando la distinzione dalle altre vie.[20]
Del taoismo si trovano influenze nel buddhismo cinese, in particolare nel Chan, nella medicina tradizionale cinese[21], nella politica e nell'estetica.[22]Il daoismo (in particolare quello dei due principali maestri) tende a non dare chiari codici comportamentali, (a differenza ad esempio del confucianesimo) ritenendo che la spontaneità sia la miglior guida. Tuttavia se «vivere il taoismo significa accettare il caos [...], non legittima la licenziosità, l'arroganza, la violenza, la sopraffazione, uno stato di natura per cui "tutto va bene"»[23]Esso quindi esalta la spontaneità, sostenendo che tutto avvenga spontaneamente senza un perché. Crede che esista un «meccanismo di autoregolazione che può manifestarsi soltanto se non gli si fa violenza»[23]. Qui il daoismo denuncia la sua provenienza dalla classe contadina (per cui l'agricoltura, nonostante la cura, obbedisce ad orologi interni ed esterni, atmosferici, e per cui il vero motore sia la natura[24].Condanna i desideri (fenomeno tipico anche del buddismo): i daoisti auspicano una condizione in cui si desidera non avere più desideri, a differenza dei buddisti che condannano apertamente la brama che vincola alla vita[25].
Condanna l'attività: i buddisti ritenevano che il Karma fosse la causa prima della sofferenza, i taoisti esaltavano il wei-wu-wei (azione senza azione)[25].
Scintoismo
Lo scintoismo (shintō, “via degli dèi”) è una religione prevalentemente giapponese, sebbene un sondaggio abbia rivelato che solo 2.000.000 di giapponesi (il 3% della popolazione adulta) professa di credere nello scintoismo. “Per i giapponesi, più che una religione è una parte permanente e impercettibile dell’ambiente che li circonda, come l’aria che respirano” (Sugata Masaaki, studioso di scintoismo). Il termine shintō (da cui “scintoismo”) sorse nel 6° secolo della nostra èra per differenziare la religione giapponese dal buddismo che stava insinuandosi in Giappone.
Le antiche popolazioni giapponesi concepivano e veneravano numerosi dèi della natura; avevano anche il timore delle anime dei defunti, per cui compivano riti per placarle. Ne sorse poi in culto degli spiriti degli antenati. Ritenevano che gli dèi della natura e gli dèi ancestrali fossero spiriti che popolavano l’aria. I riti scintoisti si concentravano intorno ai santuari e ciascun clan ne aveva uno dedicato alla propria divinità tutelare. Quando la famiglia imperiale unificò la nazione nel 7° secolo prima della nostra èra, elevò la propria dea del sole, Amaterasu Omikami, alla posizione di divinità nazionale, così che divenne la figura centrale degli dèi scintoisti. Fu poi introdotto il mito secondo cui l’imperatore era un diretto discendente della dea del sole. I due importanti scritti scintoisti, il Kojiki e il Nihon shoki (7° secolo prima della nostra èra) esaltavano con dei miti la discendenza divina della famiglia imperiale, sancendone la supremazia.
Lo scintoismo è una religione “senza specifiche dottrine e senza una dettagliata teologia, in pratica senza nessun precetto da osservare” (Shouichi Saeki, studioso scintoista). “Nello scintoismo la cosa più importante è se celebriamo o no le feste [consacrate agli dèi ancestrali]”. – Nihon Shukyo Jiten, enciclopedia.
Il sincretismo (il confluire di elementi di una religione in un’altra) è una caratteristica dello scintoismo. Il confucianesimo e il taoismo, chiamati in Giappone la “via dello yin e dello yang”, si infiltrarono nella religione scintoista, ma fu soprattutto il buddismo che si fuse con lo scintoismo. Dato che le montagne erano viste come dimore delle divinità scintoiste, l’ascetismo praticato dai monaci buddisti sui monti fece nascere l’idea di unire buddismo e scintoismo, il che portò alla costruzione degli jinguji o templi-santuario (in Giappone gli edifici religiosi scintoisti sono considerati santuari, mentre quelli buddisti templi).
Nacque poi la convinzione che il Giappone era una nazione divina. Quando nel 13° secolo della nostra èra i mongoli attaccarono il Giappone, si formò la credenza del kamikaze (“vento divino”). I mongoli avevano attaccato l’isola di Kyushu con flotte gigantesche, ma furono ricacciati dalle tempeste. I giapponesi attribuirono queste tempeste di venti (kaze) ai loro dèi scintoisti (kami).
Col passare degli anni i teologi scintoisti si resero conto che la loro religione era stata contaminata dal pensiero religioso cinese. Ci fu allora un ritorno all’Antica Via giapponese con la nuova corrente scintoista detta “Scuola di Restaurazione Scintoista” (13° secolo della nostra èra). Il teologo Atsutane Hirata cercò di purificare lo scintoismo da ogni elemento cinese e fuse lo scintoismo con la teologia cristiana. Il dio Ame-no-minaka-nushi-no-kami fu paragonato al Dio del cristianesimo. Questo Signore Celeste Centrale dello scintoismo aveva due dèi subordinati: “la grande Forza generatrice” (Takami-musubi) e “la Forza generatrice divina” (Kami-musubi), ovvero il principio maschile e quello femminile (cfr. Religions in Japan). Dal cattolicesimo romano fu copiata la dottrina di un dio trino. La teologia di Hirata portò al culto dell’imperatore e nel 1868 ci fu la restaurazione dell’impero. Sotto la nuova costituzione l’imperatore, ritenuto un diretto discendente della dea-sole Amaterasu Omikami, fu considerato “sacro e inviolabile”. Egli divenne così il dio supremo dello scintoismo di Stato.
“Il fulcro di questo mondo fenomenico è il paese del Mikado [dell’imperatore]. Da questo fulcro dobbiamo espandere in tutto il mondo questo Grande Spirito. . . . L’espansione mondiale del Grande Giappone e l’elevazione del mondo intero alla dignità di paese degli Dèi è l’urgente impresa del momento ed è, inoltre, il nostro obiettivo eterno e immutabile” (D. C. Holtom, The PoliticalPhilosophy of Modern Shinto). Venne così enunciata la missione religiosa del Giappone: conquistare il mondo. “Le forze armate giapponesi non tardarono a valersi di questo concetto. Quando parlavano di guerra, non mancavano di menzionare che la conquista era la missione santa del Giappone. Di certo in queste parole possiamo vedere il risultato logico di un nazionalismo ispirato da tutti i valori di un’etica religiosa”. (John B. Noss, Man’s Religions). La tragedia che ne derivò per i giapponesi e per altri popoli, dovuta soprattutto al mito scintoista della divinità dell’imperatore, appartiene alla storia recente. Nel 1941 l’intera nazione giapponese fu mobilitata nella seconda guerra mondiale sotto il vessillo dello scintoismo di Stato. Il Giappone era considerato dai giapponesi una nazione divina; il kamikaze (il “vento divino”) era pronto a soffiare. I soldati e le loro famiglie pregavano i loro dèi protettori per il buon esito della guerra. Nel 1945 la nazione – considerata divina – fu sconfitta dall’annientamento atomico di Hiroshima e di Nagasaki. Lo scintoismo andò in crisi: Hirohito non era un sovrano divino invincibile. La fede dei giapponesi fu distrutta. “Il mondo scintoista non offriva nessuna spiegazione religiosa esauriente e soddisfacente dei dubbi sorti in seguito [alla sconfitta]. Perciò la generale tendenza cui ciò diede luogo fu la reazione religiosamente immatura che ‘non esiste nessun dio e nessun Buddha’”. – Nihon Shukyo Jiten, enciclopedia.
Se il buon senso ci ha fatto scartare induismo, buddismo, taoismo e confucianesimo, dobbiamo dire che lo scintoismo ci ha lasciato ancor più perplessi.
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