. Trasformazioni della famiglia
Anche in Italia esistono alcuni studi sulla famiglia che si suddividono in 3 approcci diversi: quello demografico, quello dei sentimenti, quello economico. La scuola demografica è giunga alla conclusione che la famiglia nucleare è la forma caratteristica dell’occidente. Al centro dell’approccio dei sentimenti è il problema della dissoluzione degli ordinamenti e dell’organizzazione della famiglia tradizionale e del passaggio alla famiglia moderna, caratterizzata dal prevalere dell’interesse affettivo su quello economico. I ricercatori della scuola economica si sono soffermati sul passaggio dalla famiglia contadina a quella industriale. Da questi studi si trae la conclusione che la nozione stessa di famiglia può essere molto problematica, nel senso che può sottintendere situazione relazionali fra loro molto diverse. L’analisi sociologica parla da tempo di “crisi della famiglia”. Secondo alcuni sociologi, con la sostituzione della parola “famiglia” con quella di “famiglie” si promuove l’accettazione delle diversità e si evita di conferire una superiorità morale ad una specifica forma familiare. Un’interessante tipologia delle strutture familiari che si sono aggiunte o sostituite alla famiglia patriarcale è la seguente:
• Famiglia molecolare tradizionale: tuttora la + diffusa
• Famiglia a doppia carriera: in cui marito e moglie lavorano, hanno un ruolo professionale
e partecipano ambedue ai lavori domestici
• L’unione libera: in cui non vi sono vincoli formali
• Famiglia comunitaria: composta da + coppie, per lo + giovani, che vivono in comunità
senza sacrificare però l’intimità coniugale
• Famiglia individuale: composta da singoli individui che possono occasionalmente ospitarne
altri
• Famiglia a gestione monosesso: composta prevalentemente dalla madre con uno o + figli o,
più raramente, dal padre e da uno o + figli
• Convivenza monosesso: di soli uomini o sole donne, dovuta x lo + alla convenienza
economica e a ragioni di lavoro.
Con riferimento al sistema socio-culturale italiano, Donati identifica 3 tipi di sub-culture familiari che coesistono e si intrecciano diversamente nelle varie zone del paese; quelle arcaiche e di sopravvivenza, tra le quali spiccano la sub-cultura della “grande madre” e quella del “familismo amorale”; quelle tradizionali, che si identificano nella sub-cultura cattolica; quelle modernizzanti, rappresentate dalla sub-cultura borghese acquisitiva e da quella socialista della famiglia puramente espressiva.
Per la rappresentazione delle trasformazioni strutturali della famiglia nella società italiana, si ricorre frequentemente ad alcuni indicatori socio-demografici:
• Diminuzione dei quozienti di nuzialità
• Innalzamento dell’età media al primo matrimonio
• Declino della natalità
• Riduzione del numero medio di figli x donna
• Riduzione del numero medio dei componenti della famiglia
• Crescita dei matrimoni civili
• Relativo aumento dell’instabilità matrimoniale
• Aumento dei figli naturali
Sono soprattutto cambiate le forme della famiglia. Nel corso degli ultimi 10 anni, le famiglie con + generazioni al loro interno hanno continuato a registrare una progressiva riduzione. Nello stesso tempo sono aumentate le famiglie con una sola generazione, composte prevalentemente da persone sole e da coppie senza figli. Tendono ad affermarsi nuove forme di vita familiare: i single e i genitori soli non vedovi, le coppie non coniugate e le famiglie ricostruite.
Per registrare questi cambiamenti, l’ISTAT, nelle sue classificazioni distingue:
• La famiglia: insieme delle persone coabitanti legate da vincoli di matrimonio o parentela,
affinità, adozione, tutela o affettivi;
• Il nucleo: insieme delle persone che formano una coppia con figli celibi o nubili, una coppia
senza figli, un genitore solo con figli celibi o nubili.
Una famiglia, quindi, può coincidere con un nucleo, può essere formata da un nucleo + altri membri aggregati, o ancora da + nuclei. Questo processo di differenziazione è comune a tutti i paesi industrializzati.
La situazione sociale ed economica degli USA non è comparabile con quella italiana. Anche da noi si è affacciato il problema delle “famiglie omosessuali” in tutte le sue forme, sfumature e complessità.
Tornando alle tendenze + generali, anche x l’Italia gli indicatori socio-demografici confermano che si è in presenza di una lenta e progressiva pluralità di modelli di convivenza familiare. Varie ricerche sociologiche e psicologiche hanno documentato queste trasformazioni. La riflessione è avvenuta attorno a questi punti chiave:
• Diffusione, minore che in altri paesi europei, delle famiglie di fatto, ossia caratterizzate da un legame relativamente durevole tra 2
persone di sesso diverso che vivono assieme come se fossero sposate;
• Aumento delle famiglie con un solo genitore, provocato dalla crescita delle separazioni e dei divorzi;
• Progressivo aumento delle famiglie unipersonali: sono prevalentemente persone anziane vedove, il cui aumento è dovuto alla riduzione della coabitazione fra generazioni, al
prolungamento della durata della vita ed alla maggior longevità delle donne. Tuttavia, tende
ad aumentare anche il ritmo di crescita dei giovani fra i 25 e i 35 anni che vivono da soli; • Presenza di famiglie ricostituite, ossia formate da coppie non sposate che vivono con
almeno un figlio di uno solo dei partner, nato da un precedente matrimonio o unione di fatto, oltre che con eventuali figli della stessa coppia.
Queste famiglie “ricostituite” pongono problemi soprattutto x i figli, che si devono muovere in reticoli relazionali talvolta molto complicati. In una famiglia nucleare, la rete genitoriale comprende padre, madre e le rispettive famiglie di origine. In una famiglia ricomposta ognuno dei genitori può già avere dei figli e altri possono nascere dalla nuova unione. In ambito terapeutico si osserva che ciò può generare una certa “indefinitezza dei ruoli familiari”.
Un altro elemento da richiamare in questo quadro è la permanenza prolungata dei giovani nella famiglia di origine, che può essere interpretata come mancanza di fiducia nel futuro. Sul piano socio-culturale occorre accennare al processo di cambiamento della figura paterna. Da + parti si ritiene che i padri siano in difficoltà nel ricollocarsi all’interno della famiglia, dopo la conquista di una + forte posizione della donna nella società.
Mentre la funzione materna si appoggia solidamente sulle sue basi biologiche e culturali, la funzione paterna è un fatto culturale che varia nei diversi contesti storici. In particolare oggi si configurano 2 tipologie di paternità: quella del padre assente (che lavora ed è una presenza simbolica)
e contemporaneamente quella del padre materno, che ha rinunciato agli atteggiamenti autoritari, x adottare linee di condotta + simili a quelle femminili.
Famiglia e politiche dei servizi
Si sono venuti a creare nuovi modelli socio-culturali che tendono a ristrutturare e a ridefinire le relazioni familiari tradizionali: emergono nuovi ruoli parentali, “nuove” madri e “nuovi” padri. Le trasformazioni investono tutti i ruoli familiari, dando alimento alle varie “psicologie della famiglia”. Ma vi sono anche aspetti che toccano i rapporti fra la famiglia, lo stato ed il sistema dei servizi. I modi con cui le famiglie affrontano i cambiamenti e le transizioni sono connessi alle risorse che possono essere attivate x far fronte alle difficoltà ed ai problemi che si presentano in alcune fasi della vita. È possibile distinguere 3 tipi di risorse: personali, familiari, sociali.
Le risorse personali includono le caratteristiche e le capacità dei membri di una famiglia che possono essere utilizzate x affrontare i bisogni emergenti in determinati momenti critici della vita familiare. Le risorse della famiglia fanno riferimento allo stile di funzionamento che è proprio di una famiglia e in particolare alle modalità con cui il gruppo coniuga il mantenimento dell’unità con la promozione dell’autonomia individuale e la stabilità con la trasformazione. Le risorse sociali fanno riferimento ai vari tipi di sostegno sociale di cui le famiglie possono usufruire nell’ambito della comunità di appartenenza:
• Reti informali: costituire dai rapporti parentali, amicali, professionali, di vicinato o di mutuo aiuto;
• Reti formali: promosse dalle politiche sociali e costituite dai servizi sociali, sanitari ed educativi presenti in un certo contesto.
Per quanto riguarda la famiglia, i processi + evidenti sono l’attenuazione e la modificazione della sua importanza economica, cui fa tuttavia riscontro un’estensione del suo ruolo nell’organizzazione psicologica degli individui. Una concettualizzazione che ha molto influito nell’analisi sociologica della famiglia è quella del sociologo Parsons, che sottolinea, accanto alla perdita di funzioni, l’acquisizione di nuove funzioni, dandone una valutazione radicalmente positiva. La sua analisi parte dalla considerazione che la famiglia ha subito grandi cambiamenti in
seguito ai processi di modernizzazione delle società. Una conseguenza importante di queste trasformazioni è la differenziazione istituzionale, ossia il processo attraverso il quale da strutture socio-culturale unitarie nascono nuovi ruoli destinati a svolgere compiti + specializzati rispetto a quelli svolti in precedenza. Le nuove funzioni emerse dai mutamenti strutturali sono particolarmente centrate sugli individui nel contesto familiare. E se da una parte questo porta ad un’espansione delle potenzialità di autorealizzazione, dall’altra gli scambi emotivi fra i vari membri si “internalizzano” e diventano
+ intensi e conflittuali. La famiglia diventa l’unica isola di sicurezza proprio quando essa, da sola,
è sempre meno in grado di garantire un adeguato contenimento dei problemi psicologici dei singoli membri. È in questo contesto che possono essere viste le politiche dei servizi alla famiglia e all’infanzia. Esse si configurano come una rete di aiuti professionali capaci di rispondere alle nuove esigenze delle personalità in formazione o per intervenire nei casi di insufficienza dei ruoli parentali e familiari. La famiglia è oggi molto sovraccaricata di domande e di compiti che richiedono professionalità diverse e qualificate. Viene ancora + valorizzata la sua funzione di socializzazione affettiva e tende a mostrare il suo volto oppressivo quando è gravata di compiti che non può + assolvere da sola. In tale situazione, scuola, servizi educativi, servizi sociosanitari diventano indispensabili fattori di socializzazione di conoscenza. Ma vi sono ancora altri aspetti nella relazione famiglia-servizi che sono di grande importanza x mettere a fuoco il significato delle politiche sociali e x mostrarne la complessità degli intrecci. Numerosi contributi di ricerca hanno portato all’elaborazione del concetto di “produzione familiare”, volendo con ciò sottolineare sia il permanere di molte funzioni economiche nella famiglia italiana, sia il fatto che la famiglia stessa produce servizi al suo interno.
La famiglia svolge un insostituibile ruolo x la riproduzione sociale, ossia x quell’insieme di funzioni che servono a riprodurre l’esistenza degli individui e a consentire l’organizzazione della vita quotidiana. Essa produce servizi che consentono alle persone di vivere all’interno dei nostri contesti sociali e di mediare quotidianamente tra i bisogni e le risorse.
Si tratta di categorie interpretative che consentono di allargare l’ottica di osservazione dei servizi e di vedere le strette connessioni fra il sistema di
offerta dei servizi e le risorse familiari. Un altro indirizzo x leggere il rapporto fra famiglia e servizi sociali è quello proveniente dagli studi sul ciclo di vita familiare. Alla base di questi schemi vi è l’idea che la famiglia attraversa diverse fasi in rapporto al tempo biografico dei suoi componenti. Una sequenza-base è la seguente: formazione della coppia, famiglia con bambini, famiglia con adolescenti, uscita dei figli adulti, famiglia con anziani. Altri studi scandiscono ulteriormente la famiglia distinguendo le fasi con bambini molto piccoli, in età prescolare e in età scolare. L’utilità di questo approccio consiste nella possibilità di ricercare ed identificare i ruoli tecnici, professionali, organizzativi dei servizi in rapporto alle varie problematiche che si possono determinare nei vari momenti. Tuttavia, questi modelli, se utilizzati in modo meccanico, si prestano a rigidità interpretative. Inoltre, andrebbero sempre storicizzati e riferiti ai particolari contesti sociali in cui si collocano. Per questi motivi è opportuno accennare ad altri approcci che, pur proponendosi in una prospettiva di trasformazione della famiglia nel corso del tempo, sottolineano altri aspetti:
• Lo sviluppo x oscillazione: in corrispondenza con i cambiamenti sollecitati dagli eventi, la famiglia “attraversa microtransizioni durante le quali coesistono in modo oscillatorio vecchie modalità comportamentali connesse con livelli di competenza precedenti e nuove modalità comportamentali connesse con livelli di competenza superiore;
• Uno sviluppo x eventi: basata sull’osservazione che le fasi di crisi sono seguite da transizioni che possono sfociare in una riorganizzazione del sistema familiare o, in caso di fallimento, in una disorganizzazione.
Una interessante tipologia delle famiglie che, in base alla presenza di un bisogno o dell’assenza di una risorsa, utilizzano le offerte di servizi è la seguente:
• Famiglie con problemi economici che si accentuano in particolari momenti del ciclo familiare
• Famiglie con particolare problemi di cura: assenza di un genitore x disabilità o malattia; presenza di un minore malato..
• Famiglie con difficoltà relazionali e educative: conflitti di coppia; relazioni disturbate genitori-figli
• Famiglie con patologie: genitori con disturbi psichiatrici
• Famiglie con problemi di integrazione sociale: assenza di reti parentali e familiari
• Famiglie normali in particolari momenti del ciclo vitale: neo genitorialità, presenza di
culture diverse dovute alle migrazioni..
Nella grande generalità dei casi gli eventi critici possono essere affrontati con le risorse interne della famiglia, o utilizzando forme leggere di aiuto (informazioni, consulenze). In altri casi, i processi e le dinamiche relazionali sono caratterizzati dal rischio, dal disagio, dall’emergenza di problematiche psicopatologiche. Queste situazioni richiedono interventi + strutturati e continuativi.
Indicatori di tutela materno-infantile
La protezione materna e infantile è un problema di sanità pubblica. Le condizioni di salute delle donne in stato di gravidanza e dei bambini sono un ottimo punto di osservazione x valutare gli aspetti socio-economici complessivi di una società e lo stato dei suoi servizi socio-sanitari. I principali indicatori che si utilizzano in tale ambito sono i seguenti:
• La mortalità infantile: morti entro il primo anno di vita in rapporto ai nati.
• La mortalità perinatale: il periodo perinatale inizia a 22 settimane di gravidanza e termina 7
giorni dopo la nascita.
• La mortalità materna: morte di una donna durante la gravidanza o entro 42 giorni dalla fine
di quest’ultima, provocata da ogni causa connessa o aggravata dalla gravidanza o dal suo
trattamento.
Il tasso di mortalità infantile, si è mantenuto altissimo fino agli anni 30. All’inizio del secolo, la mortalità dei “giovani adulti” non era sostanzialmente diversa da oggi. Nel 1900 l’età mediana di morte era di circa 15 anni, mentre oggi supera i 70. Nei decenni successivi alla guerra è osservabile un continuo calo dei tassi.
Il calo della mortalità infantile è stato + veloce di quello della mortalità perinatale. La morte di un bambino, nei primi giorni di vita è determinata da cause cosiddette “endogene”, cioè legate alle condizioni biologiche della madre e del feto. Si tratta di cause che non derivano direttamente dall’ambiente in cui il bambino viene a trovarsi dopo la nascita, ma che sono molto influenzate dalla qualità dei servizi ostetrico-ginecologici, neo-natali e pediatrici offerti dal sistema sanitario. All’opposto, nei mesi successivi dopo la nascita, la mortalità infantile è dovuta soprattutto a fattori esterni, ossia a cause cosiddette “esogene”, legate all’ambiente socio-economico in cui si trovano madri e bambini.
Situazioni di rischio nell’infanzia e adolescenza
In sociologia si utilizza il concetto di socializzazione, ossia il processo attraverso cui l’individuo acquista progressivamente quelle abilità che gli consentono di utilizzare la cultura di appartenenza attraverso specifiche agenzie: la famiglia, il gruppi di pari, la scuola, i mass media. In tutti questi contesti i bambini, gli adolescenti e i giovani possono vivere con diversi gradi di adattamento. In ambito psicologico un concetto fondante è quello di identità, ossia il “senso del proprio essere continuo attraverso il tempo e distinto, come entità da tutte le altre”. La formazione dell’identità è un processo molto produttivo di energie ma anche doloroso, perché il soggetto che vi è impegnato deve scegliere una prospettiva di sviluppo, rinunciando ad altre che sente come altrettanto gratificanti. Oggi, accanto a quello della famiglia, cresce sempre + il ruolo delle altre agenzie educative.
La culture dell’utilizzazione di strutture socializzanti complementari, come l’asilo nido dei bambini + piccoli, comincia a diffondersi. Nella maggioranza dei casi si tratta di bambini che hanno la madre che lavora. La propensione ad utilizzare questo servizio è maggiore x le laureate rispetto alle donne con + basso titolo di studio. Molto alti sono i tassi di frequenza delle scuole materne. Questi risultati sono dovuti sia al riconoscimento della scuola come luogo che promuove la socializzazione e l sviluppo dell’identità, sia alla disponibilità di un’offerta molto diffusa sul territorio e ad un orario di apertura favorevole all’accesso. La partecipazione alla scuola dell’obbligo è ormai totale ed anche la quota di giovani che continuano gli studi e frequentano la scuola secondaria superiore è in forte aumento: il tasso di scolarità è aumentato. La dispersione scolastica si è ridotta a livelli molto bassi. A fronte di queste tendenze generali, vi sono quelle che segnalano varie aree di sofferenza sociale. vari sono gli indicatori che possono essere presi in considerazione. Un indicatore con cui si può descrivere il disagio minorile è quello dei maltrattamenti, con cui si intendono: gli atti e le carenze che turbano gravemente il bambino, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui
manifestazioni sono la trascuratezza e/o lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino. Un altro indicatore è quello dei minori in istituto. L’instabilità matrimoniale può essere fonti di disagi x bambini. Le domande di separazione sono aumentate. Negli anni + recenti alcuni servizi specializzati hanno messo in rilievo il problema dell’incesto, con le complesse conseguenze di trattamento psicologico nei confronti delle vittime. Un ulteriore indicatore da ricordare è quello dei suicidi e tentati suicidi. Questo fenomeno si è imposto all’attenzione e colpisce x il contrasto fra la rappresentazione sociale dell’infanzia e della giovinezza come tempo della gioia di vivere e l’atto del porre fine alla vita. I dati disponibili testimoniano un costante aumento complessivo e quindi una crescita dell’incidenza tra i minorenni. Resta infine da inserire la situazione delle famiglie migranti e nomadi. In questi casi i problemi ricorrenti sono: l’inserimento nelle nuove realtà socio-culturali; la conoscenza e le caratteristiche delle nostre strutture organizzative; l’esigenza di rispettare e conservare le identità culturali; la tutela dei diritti
fondamentali della persona. In rapporto alle migrazioni derivano nuove domande sociali: il confronto con i modelli familiari delle culture di origine; l’incremento della natalità dovuto ai diversi comportamenti riproduttivi; le forme di integrazione nel mondo scolastico; le diversità di comportamento nell’accesso e nell’uso dei servizi; i ricongiungimenti con i familiari. I nati da genitori entrambi stranieri costituiscono la seconda generazione che compone il gruppo dei minori stranieri residenti in Italia. La presenza dei minori stranieri è particolarmente elevata nel Nord-Est, dove il quoziente di natalità della popolazione straniera raggiunge, a causa dei processi di integrazione, un valore doppio rispetto a quello della popolazione residente.
L’ultima legge sulle migrazioni, individua gli obiettivi della ricostituzione delle famiglie e della tutela del minore:
• Ricongiungimento familiare: lo straniero, in possesso di permesso di soggiorno o carta di soggiorno di durata non inferiore ad un anno, può chiedere il ricongiungimento con il coniuge, con i figli minorenni a carico, anche se adottati o affidati o sottoposti a tutela, con i genitori a carico, con i partenti entro il terzo grado a carico o inabili al lavoro.
• Permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare: può essere richiesto dallo straniero che intende ricongiungersi con un familiare già legalmente residente in Italia e titolare di un permesso di soggiorno non inferiore ad un anno.
• Permesso di soggiorno x motivi familiari: può essere rilasciato allo straniero che accompagni un familiare cittadino italiano o straniero x un soggiorno di breve durata in “territorio Schengen”, o ancora che debba far visita ad un familiare cittadino italiano o straniero già residente in tale spazio.
• Tutela dei minori: il figlio minore, fino al compimento del 14 anno di età, è iscritto sulla carta di soggiorno o sul permesso di soggiorno di uno o di entrambi i genitori e segue la situazione del genitore con il quale convive, o la + favorevole dei due. Al compimento dei 14 anni al minore è rilasciato un permesso di soggiorno x motivi
familiari fino alla maggiore età.
• Minori in affidamento: il minore straniero che sia stato iscritto sul permesso di soggiorno o sulla carta di soggiorno dei genitori o dello straniero cui è stato affidato e che al compimento del 14° anno di età ha avuto un permesso di soggiorno o la carta di soggiorno
x motivi familiari, o x affidamento, al compimento della maggior età può avere un permesso di soggiorno x motivi di studio, di accesso al lavoro, di lavoro subordinato o autonomo o x esigenze sanitarie o di cure.
Famiglia, affidi e adozioni
I cambiamenti socio-culturali della società italiana e la crescente sensibilità e consapevolezza sui temi connessi alla riproduzione sociale hanno influenzato anche i processi legislativi. Il Tribunale
x i minorenni (TM) è una magistratura specializzata nel trattare la quasi totalità delle questioni giuridiche relative ai minorenni. Istituito nel 1934, svolge le sue funzioni attraverso collegi composti da 4 membri di cui 2 giudici di carriera e 2 giudici onorari, un uomo e una donna, nominati dal Consiglio superiore della magistratura. Il TM decide in materia di: potestà dei genitori; adozione; autorizzazione al matrimonio; interdizione e inabilitazione di minori; rieducazione; tutti i
reati commessi da minori, anche se insieme ad adulti. Esiste anche un autonoma Procura della Repubblica presso ogni TM, con funzioni penali. Ha il potere di promuovere e richiedere provvedimenti civili e rieducazione al TM. Presso ogni Pretura c’è anche il Giudice tutelare con varie funzioni. La ricostruzione delle politiche legislative si soffermerà sugli ultimi decenni e sarà articolata attorno a due punti di attenzione:
• La regolamentazione dei diritti della famiglia e dei minori
• La legislazione che ha favorito la creazione di servizi x la famiglia ed i minori
Sono soprattutto gli anni 70 ad essere caratterizzati da profondi mutamenti legislativi nell’area dei rapporti famiglia-società. Il primo momento che segna una rottura con la cultura tradizionale della
famiglia è rappresentato dall’introduzione del divorzio che ha legittimano e rafforzato giuridicamente il processo di secolarizzazione dell’istituto matrimoniale. Nel nostro ordinamento, quello che porta allo scioglimento del matrimonio è un procedimento a 2 stadi: prima occorre ottenere la separazione legale, poi è possibile arrivare al divorzio. Il voto del referendum si è rivelato determinante anche x il cammino parlamentare della riforma del diritto di famiglia, che rafforza ulteriormente la posizione giuridica dei minori.
Le innovazioni + importanti della riforma del diritto di famiglia sono:
• Innalzamento dell’età x contrarre il matrimonio da 16 a 18 anni e sua ammissione x gravi motivi ai minori che hanno compiuto 16 anni;
• Ampliamento delle cause di invalidità dal matrimonio, con particolare riguardo alla violenza ed errore sulla persona ed alla simulazione;
• Rapporto paritario fra i coniugi nella direzione della famiglia in relazione sia ai rapporti personali e patrimoniali, sia a quelli dei figli;
• La potestà sui figli minorenni è esercitata da entrambi i genitori;
• Obbligo x ambedue i coniugi di mantenere, istruire, educare la prole concorrendo ciscuno in
proporzione alle rispettive sostanze e tendendo conto delle capacità di inclinazioni dei figlil;
• Abolizione della colpa come causa di separazione personale
• Altro
Di grande importanza, x i suoi effetti giuridici ed i suoi significati culturali, è la legislazione sulle adozioni e sugli affidi. Il primo passaggio risale agli anni 60 con la normativa sulle adozioni speciali,
finalizzata all’inserimento dei bambini abbandonati dai genitori e di età non superiore a 8 anni in nuove famiglie, con l’attribuzione di status di figli legittimi e lo scioglimento di ogni legame con la famiglia di origine. La portata fortemente innovativa di questa legge consiste nel fatto che, x la prima volta nell’ordinamento giuridico il minore non è + il solo oggetto del diritto, ma anche soggetto e titolare di diritti autonomi.
Un importante passaggio istituzionale su questi rapporti giuridici avviene nel 1983 con la nuova disciplina dell’adozione e dell’affidamento di minori. Tale legge favorisce + stretti collegamenti operativi fra le autorità giudiziarie minorili ed i servizi sociosanitari locali. Per quanto riguarda l’adozione, i punti essenziali sono i seguenti:
• È permessa ai coniugi uniti in matrimonio da almeno 3 anni tra i quali non sussista separazione personale neppure di fatto e che siano idonei ad educare, istruire ed in grado di mantenere i minori
• L’età degli adottanti deve superare di almeno 18 e non + di 40 anni l’età dell’adottando
• L’adozione è consentita a favore dei minori in stato di adottabilità, cioè in situazione di
abbandono perché privi di assistenza morale e materiale
Per quanto riguarda l’affidamento le regole principali sono le seguenti: il minore “temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo può essere affidato ad un'altra famiglia, possibilmente con figli minori o a una persona singola o una comunità familiare; l’affidamento familiare è disposto dal servizio locale previo consenso manifestato dai genitori o dal genitore esercente la potestà, ovvero dal tutore, sentito il minore che ha compito 12 anni e il giudice tutelare rende esecutivo il provvedimento con decreto; il servizio locale vigila sull’affidamento e ne tiene informato il giudice tutelare; l’affidamento cessa quando sia venuta meno la situazione temporanea di difficoltà; l’affidatario deve agevolare i rapporti tra il minore e i suoi genitori.
Sia l’adozione che l’affido hanno avuto conseguenze sul sistema dei servizi, che hanno dovuto elaborare i saperi e gli strumenti operativi necessari a confrontarsi con situazioni controverse e cariche di conflittualità come: la definizione dello stato di abbandono; la valutazione delle coppie che intendono adottare; l’identità psicologica e sociale dell’adottato; il problema delle sue origini biografiche e della possibilità di recuperare rapporti con i genitori biologici; il problema dell’apertura dell’adozione a coppie conviventi o a persone singole; il complesso sistema di rapporti familiari che si instaura nelle situazioni di affidamento.
Il ricordo al ricovero in istituito, anche se è fortemente diminuito, non è stato completamente risolto con le pratiche dell’adozione.
Reti di offerta x la famiglia e l’infanzia: degli anni 70 agli anni 80
I servizi sociosanitari possono entrare nella vicenda evolutiva delle famiglie a diversi livelli. L’analisi del sistema dei servizi x la famiglia e l’infanzia può essere scandita utilizzando come criterio l’andamento e i contenuti delle leggi fondamentali. In chiave storica è possibile distinguere due fasi:
• Estensione dei diritti e differenziazione dell’offerta (1967/88)
• Tendenziale costruzione di una politica x le famiglie (metà anni 90) Fra il 1961 e il 1967 vengono istituiti i servizi di medicina scolastica. Si tratta di strutture, inizialmente attribuite alla competenza dei Comuni e successivamente trasferiti al sistema sanitario che hanno i seguenti compiti: profilassi, medicina preventiva, vigilanza igienica, controllo dello stato di salute degli alunni. Essi svolgono funzioni di “prevenzione secondaria”, ossia di individuazione in fase precoce di eventuali danni alla salute. La loro organizzazione proponeva un approccio poco personalizzato fra struttura sanitaria e bambini, ma successivamente sono state adottate nuove modalità di erogazione delle prestazioni. Grande significato x il sistema dei servizi all’infanzia ha assunto la legge sugli asili nido. Questi sono i punti essenziali:
• Obiettivi: servizio sociale di interesse pubblico per provvedere alla temporanea custodia dei bambini, x assicurare un’adeguata assistenza alla famiglia e per facilitare l’accesso della donna al lavoro
• Finanziamento e programmazione: fondo nazionale redistribuito tra le regioni che elaborano il piano annuale degli asili nido
• Enti gestori: la costruzione e gestione è attribuita ai comuni o consorzi di comuni
• Organizzazione: le regioni fissano i criteri generali x la costruzione, gestione e controllo
degli asili-nido
L’asilo nido è un servizio emblematico dei rapporti fra le politiche pubbliche e la famiglia, anche x la diversità degli orientamenti culturali che ne hanno caratterizzato lo sviluppo. Negli obiettivi della legge è individuabile un doppio orientamento:
• Una concezione assistenzialistica: che tende ad attribuire a questi servizi una funzione economica
• Una nuova cultura della socializzazione infantile: in base alla quale la famiglia non è l’unico gruppo titolare delle funzioni educative, ma ha bisogno di altre risorse x favorire lo sviluppo della personalità. Oggi, i bambini sono sempre + figli unici, voluti e desiderati. In tale situazione, l’investimento emotivo chesi crea attorto alle funzioni genitoriali è molto alto e, contemporaneamente, si accrescono le sensazioni di incertezza, difficoltà e fatica ad orientarsi nello svolgimento dei propri compiti. Si rafforza anche la necessità di definire nuove tipologie di servizi x l’infanzia, capaci di proporre risposte + differenziate ed articolate ai bisogni della socializzazione: nidi a tempo parziale con diversi livelli organizzativi, asili nido condominiali, servizi educativi e di cura a domicilio ecc.. Cioè servizi alle famiglie x aiutarle nei loro ruoli educativi e di socializzazione. Nel quadro della estensione dei diritti al lavoro e alla maternità va ricordata la legge sulla tutela delle lavoratrici madri, rivolta alle lavoratrici del settore privato e alle dipendenti pubbliche:
• Diritti lavorativi come il divieto di licenziamento dall’inizio della gravidanza al primo anno di età del bambino; divieto di sospensione dal lavoro, salvo il caso che sia sospesa l’attività dell’azienda.
• Diritti relativi alla tutela salute: astensione obbligatoria del lavoro durante i 2 mesi precedenti al parto ed i 3 mesi successivi e maggiori tutele in casi di nocività ambientali e altro
Ulteriori miglioramenti in questa materia sono ascrivibili alla legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne. Si tratta di leggi che intervengono sul delicato equilibrio fra lavoro familiare e lavoro professionale.
Nel nostro paese si è andata configurando una situazione di “transizione demografica”, cioè il passaggio da una condizione in cui si aveva un’alta fecondità associata ad un’alta mortalità infantile ad una condizione in cui c’è una bassa fecondità associata ad una bassa mortalità. Risultano dunque molto modificate le propensioni e le motivazioni ad avere figli. Nell’ambito di una ricerca demografica si è ipotizzato che siano fondamentalmente 3 le grandi classi di fattori che influenzano gli atteggiamenti ed i comportamenti verso la procreazione:
• Il clima socio-culturale dominante
• I valori individuali e collettivi che determinano il valore dei figli
• La situazione individuale e di coppia
Più complesso e conflittuale è stato l’iter che ha portato alla legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. L’aborto è un tema morale importante che pone domande fondamentali sulla condizione umana, sulla nascita e sulla morte, sui diritti della persona. Sull’argomento si sono confrontate varie posizioni. Quella cattolica, che condanna moralmente qualsiasi aborto procurato
e vieta anche la contraccezione, secondo cui l’embrione è ritenuto in possesso di tutte le caratteristiche fondamentali dell’essere umano e quindi va trattato come una persona. Quella del Movimento x la vita, che si oppone all’aborto, ma lascia libertà di opinione sulla liceità morale della contraccezione ed ammette la possibilità dell’interruzione della gravidanza quando fosse necessario salvare la vita della donna. All’opposto, c’è la posizione x la liberalizzazione dell’aborto, sulla base della considerazione che esso è un problema privato della donna e dee essere risolto nella riservatezza del rapporto medico-paziente. Infine, esiste la posizione x la legalizzazione dell’aborto, che lo ammette entro criteri, forme e procedure regolate dalla legge. Tutte le legislazioni su questo problema rientrano in tale categoria.
In Italia, il codice penale del 1932 collocava il reato di aborto nel capitolo dei “delitti contro l’integrità e sanità della stirpe” e prevedeva delle sanzioni. Una prima modifica di questa legislazione
avviene con una sentenza della Corte Costituzionale. Con tale sentenza viene confermata e ampliata la possibilità dell’aborto x motivi terapeutici cioè quando l’ulteriore gestazione implichi danno, o pericolo grave, medicalmente accertato x la salute della donna. La legge sull’interruzione volontaria della gravidanza viene approvata, dopo vari tentativi.
Una ricerca ISTAT ha recentemente evidenziato queste tendenze:
• Crescita del tasso di abortività delle minorenni
• Forte aumento delle interruzioni volontarie della gravidanza fra le donne nate all’estero
residenti in Italia
• Forte riduzione dell’aborto clandestino
Reti di offerta x la famiglia e l’infanzia: gli anni 90
Con gli anni 80, in seguito allo sviluppo del Servizio sanitario nazionale ed al rafforzamento delle regioni in materia di servizi sociosanitari, ed ancor + con gli anni 90, in seguito al forte processo di decentramento amministrativo, comincia a delinearsi, anche x il nostro paese una politica x le famiglie. È vero che manca una legge quadro e che la situazione normativa è piuttosto frammentaria, tuttavia sono presenti varie azioni di politica pubblica che creano risorse nei vari ambiti delle problematiche che investono la vita quotidiana delle famiglie italiane. I tratti caratteristici di questa politica x le famiglie sono i seguenti:
• Si tratta di un sistema di interventi fortemente incardinato sui ruoli legislativi delle regioni
• Le reti di offerta sono decentrate e si collocano nell’ambito del W. municipale
• La legislazione statale mira a conciliare l’offerta periferica con i diritti di cittadini fissati con
standard nazionali
A partire dal 1989 alcune regioni hanno elaborato specifiche leggi di sostegno alle famiglie o hanno inserito tale materia nel quadro delle leggi di riordino dei servizi sociali. Le politiche definite possono essere identificate attorno ai seguenti punti:
• Sostegni economici: assistenza economica a chi assiste anziani non auto-sufficienti o a chi deve sospendere il lavoro x assistere handicappati; prestiti x l’acquisto della casa;
• Servizi sociali: tipi diversi di assistenza domiciliare; rafforzamento dei consultori; spazi comuni x le famiglie
• Incentivi x la formazione di nuovi nuclei familiari: mutui a tasso agevolato x le giovani coppie
• Opportunità a favore delle famiglie: accordi x gli orari, accesso flessibile ai servizi, sperimentazione di nuovi servizi
Nel passato, il problema dei minori coinvolti in attività criminose era affrontato quasi esclusivamente sotto il profilo dell’ordine pubblico. Dopo il cambiamento delle procedure del processo penale minorile è stata definita una legge che affronta il problema anche sotto il profilo socio-assistenziale. Negli anni 90 si è cominciato anche ad affrontare il problema delle politiche fiscali in rapporto alla famiglia. In Italia, prima del 1978, era in vigore un sistema di tassazione che si fondava sul cumulo dei redditi: questo sistema di imposizione tendeva a scoraggiare la formazione delle famiglie. Successivamente, l’imposizione fiscale sulle persone fisiche si è basata sul reddito individuale: questo metodo, che riduce gli svantaggi di quello precedente, favorisce i nuclei familiari con + redditi e penalizza i nuclei familiari monoreddito e monocomponente. Nonostante questi interventi di tipo fiscale, l’attuale struttura dell’imposta sulle persone fisiche (IRPEF) non è sufficiente a garantire criteri di equità nel trattamento: il sistema vigente discrimina, a sfavore dei nuclei familiari con figli a carico, e in maniera crescente al crescere della
dimensione familiare. Per questi motivi sono importanti gli interventi sul reddito familiare previsti in una serie di leggi approvate alla fine degli anni 90:
• Assegno al nucleo familiare numeroso
• Assegno di maternità
• Reddito minimo di inserimento
L’ISEE (Indicatore di situazione economica equivalente) ha introdotto un nuovo sistema di valutazione delle condizioni economiche delle persone che richiedono prestazioni agevolate alle pubbliche amministrazioni. Per l’accesso ad agevolazioni, sconti su tariffe e imposte, contributi e sovvenzioni, i cittadini devono dichiarare in maniera chiara ed esplicita la loro capacità e disponibilità economico-finanziarie.
Un’altra area di attenzione negli anni 90 è stata quella della violenza sessuale, che non è + un reato contro la morale e il buon costume, ma reato contro la persona. Inoltre, nell’ambito della definizione di una nuova tutela contro i reati sessuali, è stato disciplinato anche lo specifico aspetto della tutela dei minori. L’obiettivo è stato quello di prevedere il reato di atti sessuali con minorenni, oltre ad ampliare l’accesso alla tutela giurisdizionale, le tipologie delle ipotesi di perseguibilità di ufficio, e l’assistenza ai minori vittime di reato. Con la legge contro lo sfruttamento della prostituzione sono stati introdotti 5 nuovi reati:
• Prostituzione minorile
• Pornografia minorile
• Detenzione di materiale pornografico
• Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile
• Tratta di minori
Per quanto riguarda il sistema dei servizi socio-sanitari un’altra azione politica da collocare in questa fase di sviluppo è il progetto obiettivo materno-infantile. Si tratta di un documento di indirizzo molto articolato sul piano tecnico che demanda alle regioni la realizzazione. Nella seconda metà degli anni 90, è stato avviato un forte programma di sviluppo dei servizi finalizzati alla promozione di diritti e opportunità x l’infanzia e l’adolescenza. L’interesse x questo programma legislativo nasce dal fatto che esso ha promosso un processo operativo e sociale di elaborazione e attuazione in varie aree problematiche:
• Sostegno alle relazioni genitori-figli
• Contrasto della povertà e della violenza
• Sviluppo di servizi innovativi nell’ambito dell’educazione e tempo libero
• Azioni x la promozione dei diritti dei minori e dei giovani
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