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Pedagogista e Pedagogista Giuridico ( CTU e CTP)

sabato 7 novembre 2020

come si svolge una consulenza?

Cosa e come si indaga una patologia
Si parte da:
1. Colloquio: il colloquio è un processo in cui consulente e il paziente interagiscono allo scopo di comprendere la problematica presente o, comunque, la situazione contingente che ha portato alla consultazione; è indispensabile, in questa fase, che il consulente sia in grado di dosare accoglienza, ascolto, domande e ragionamento, affinché il paziente possa sentirsi a proprio agio nel formulare la propria domanda o nell’esprimere le proprie difficoltà.
2. Anamnesi: un viaggio del paziente attraverso la propria vita, toccandone le aree salienti, quali la famiglia d’origine, la prima infanzia, lo sviluppo, gli anni scolastici, l’adolescenza, le professioni svolte, le relazioni sentimentali, stile di vita, eventi traumatici. In questo percorso si può scegliere il metodo direttivo o non direttivo, è importante che il consulente ponga domande allo scopo di facilitare il processo, senza pretese di chiarezza eccessiva o di interpretazione di eventuali difficoltà; il questo modo, il paziente può tendere un “filo rosso” trasversale alla propria vita e averne una visione d’insieme.
Si valuta il:
funzionamento cognitivo: l’osservazione di come il paziente utilizza alcune funzioni, quali la memoria, ad esempio, in situazioni di stress e valutazione. Attraverso questo tipo di strumenti possono essere valutati i processi di pensiero e la lucidità e la coerenza dello stesso.
Magari anche con una batteria di test del QI quoziente intellettivo.
funzionamento emotivo: è importante valutare la modalità con cui il paziente vive le proprie emozioni e come le gestisce; si analizza il controllo degli impulsi e si valuta, in generale, il tipo di attitudine che il paziente ha verso gli stimoli emozionanti. Attraverso molti strumenti quali: la fotografia, la filmografia, il teatro immagine, il teatro di moreno o altri.. 
Percezione e immagine del Sé:
Si indaga la costruzione della rappresentazione del Sé, la sua solidità, continuità e coerenza interna. Importante è la percezione che il paziente ha di sé stesso e l’eventuale presenza di temi specifici che possono influenzare l’autostima e l’immagine di sé. Anche con dei test.
Assetto relazionale: così come il Sé, anche la Relazione è un tema complesso. Vengono valutate la propensione alla relazionalità in generale, la capacità di mantenere un comportamento anche solo superficialmente adeguato nei vari contesti sociali e la propensione all’intimità. L’indagine dell’assetto relazionale, sovente, tocca e deriva anche la 
Linea eziopatogenetica ed evolutiva:
 ossia la causa genetica della patologia per cui è possibile indagare o osservare il "come" 'eziologia' le rappresentazioni delle relazioni attuali derivino da quelle primarie.
 La necessità, infatti, non è quella di attribuire delle “colpe” a dei responsabili terzi, ma quella di capire l’evoluzione avuta dal paziente, nelle sue diverse fasi di vita, e di comprendere come si siano instaurati i meccanismi disfunzionali che impediscono, al momento attuale, un funzionamento sano.
Sintomatologia Si valutano i sintomi di una patologia facendo riferimento alle proprie conoscenze con i strumenti giusti. Ed eventuali comorbidita o comorbilita cioè patologie secondarie che mostra alcune caratteristiche rispetto alla patologia primaria che ovviamente è  piu completa
Così si arriva ad una:
 diagnosi di funzionamento il consulente deve pianificare un trattamento “su misura” per il paziente, costruito attorno al suo funzionamento, tenendo in considerazione obiettivi, potenzialità, punti di forza, punti di debolezza, stile relazionale. La diagnosi di funzionamento, quindi, è uno strumento al servizio del paziente e questo implica che il consulente sia in grado di inquadrare il paziente dal punto di vista cognitivo ed emotivo, a prescindere dalla propria teoria di riferimento (cognitivo, comportamentale, cognitivo-comportamentale, sitemico-relazionale/familiare, ecc.). Per pervenire ad una diagnosi che rispetti questi criteri è necessario scindere il momento della comprensione clinica da quella dell’azione terapeutica. Importante, in questo caso, è il concetto di alleanza diagnostica, ovvero il coinvolgimento del paziente stesso in un processo di sospensione del giudizio, volto unicamente alla comprensione e alla conoscenza dei meccanismi disfunzionali che impediscono il conseguimento dello stato di benessere. 
In ultimo una diagnosi nosografica  consiste in un inquadramento del paziente in una data categoria, presente in sistemi standardizzati come nel DSM V (arrivato al V nel 2020) o nell' ICD ( arrivato al XI nel 2020). Essi, come riferimento possano essere descritti come entità specifiche sulla base di segni e sintomi. Una tematica importante, quando si parla di diagnosi nosografica, è quella del labelling, ovvero quel processo di “etichettamento” per cui un paziente, anziché essere visto e compreso come una persona, viene identificato con la diagnosi che gli è stata attribuita, creando un processo di pericolosa depersonalizzazione e identificazione con la patologia, tutt’altro che utile alla costruzione del benessere personale se non nella misura in cui la diagnosi funzionale, di cui parlavo prima compoeta la persona specificando ed aiutandola con la psicoterapia ed eventualmente un trattamento farmacologico con psicofarmaci.




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