sabato 22 maggio 2021

i neuroni a specchio,l'empatia e l'entropatia

Mi hanno chiesto cosa sono i neuroni a specchio:
Sono i “neuroni dell’empatia”In poche parole,  questi neuroni sono quelli che causano uno sbadiglio riflesso nel momento in cui si vede sbadigliare qualcuno o che inducono il neonato a sorridere (lui che non ha ancora sviluppato il concetto di felicità e di espressione della stessa e che, dunque, imita semplicemente i movimenti che vede).
I neuroni sono generalmente situati nella neocorteccia ma possiamo trovarne altri nel sistema limbico.
Rizzolatti con la scoperta del sistema dei neuroni a specchio ha dimostrato che esiste un meccanismo molto più semplice ed immediato per comprendere le azioni dei nostri simili. In poche parole, siccome il primo individuo conosce le conseguenze del suo atto motorio (per esempio di quello dell’afferrare), quando i suoi neuroni specchio che codificano l’afferrare si attivano guardando il secondo individuo che afferra un oggetto, il primo immediatamente comprende che l’altro sta afferrando qualche cosa. Il passaggio all’empatia è dunque ora abbastanza immediato.
Infatti, i neuroni specchio, si attivano anche quando si riconoscono le emozioni altrui, perché simulano gli stessi movimenti fatti dalla persona osservata (i movimenti mimici facciali) e inviano tali informazioni all’insula, una regione cerebrale interna che serve a vivere alcune sensazioni (come il disgusto), e all’amigdala, centro della paura e della libido ma soprattutto struttura del sistema limbico che permette di codificare le emozioni, aiutandoci ad interpretare lo stato d’animo di chi ci sta di fronte. Pertanto, ci basta guardare la persona che abbiamo difronte, per sapere se è felice o triste, per entrare in empatia con essa.
È importante sottolineare che ci sono altri neuroni che inibiscono le azioni stimolate dai neuroni specchio, altrimenti ci ritroveremmo tutti a piangere quando vediamo una persona piangere o tutti a ridere quando la vediamo ridere. Tale regolazione è alla base dell’empatia poiché permette una simulazione incarnata dell’altro riuscendo nello stesso momento a mantenere una distanza, dandoci la possibilità di rispondere a tale situazione in maniera diversa in base alla persona con cui siamo, alle nostre conoscenze e al coinvolgimento emotivo: se vediamo un amico soffrire faremo di tutto pur di aiutarlo, ma se a soffrire è una persona sconosciuta l’empatia sarà verosimilmente più attenuata.
Tutto ciò non fa altro che avvalorare la tesi secondo cui l’uomo è un animale sociale che per vivere in società ha bisogno di empatia e che il sistema specchio ne è probabilmente la base imprescindibile. Il nostro cervello è un organo estremamente sociale, che ci permette di immedesimarci negli altri e sentire ciò che provano, dandoci la possibilità di affrontare insieme le difficoltà e di condividere  le gioie. Difatti, quando il sistema specchio non funziona in maniera adeguata si incorre In disturbi di personalità e autismo.

Il significato generale di Empatia è : immedesimarsi negli altri per comprendere le loro emozioni e i loro stati d’animo durante le interazioni. In pratica la capacità di mettersi nei panni di...

Ci sono varie forme di Empatia, sono essenzialmente 3 però le tipologie più importanti che miscelate assieme determinano il nostro modo di essere empatici:

Empatia Cognitiva: È quella tipologia di empatia che permette di intuire chiaramente quello che l’altra persona pensa e di comprenderne a fondo il suo punto di vista. È l’empatia tipica utilizzata dai grandi oratori, dai venditori e dai negoziatori. Sostanzialmente, tra tutte le forme di empatia, è quella meno profonda e sviluppata, poiché se da una parte vi è la comprensione delle emozioni altrui, dall’altra spesso manca la compassione e il desiderio di preoccuparsi effettivamente di cosa provano le altre persone e di voler quindi fare qualcosa per aiutarle. Possiamo dire che l’Empatia Cognitiva è un’empatia a metà, quasi apparente in quanto alla comprensione degli stati d’animo altrui non segue un reale desiderio di far scaturire un’azione che sia utile al benessere dell’interlocutore. Sono dotati di questa tipologia empatica soprattutto i caratteri narcisisti, manipolatori e macchiavellici (hai mai sentito parlare dei Vampiri Energetici che ti rubano l’energia? Probabilmente è questa la loro forma di Empatia!)

Empatia Emotiva o Affettiva: In questo secondo tipo di empatia, il rapporto che si crea è più profondo e si è in grado non solo di comprendere ma anche di provare davvero dentro se stessi le sensazioni delle altre persone. È stato scientificamente provato che durante questa fase dell’Empatia vi è un vero e proprio rispecchiamento del sistema di neuroni che attivano nei nostri circuiti cerebrali le stesse emozioni che stà vivendo la persona che abbiamo davanti. L’Empatia Emotiva o Affettiva è quindi un gradino più in alto rispetto a quella Cognitiva poiché ci permette di comprendere e anche sentire sulla nostra pelle gli stati d’animo altrui ma non necessariamente di provare compassione per essi.

Empatia Motivazionale: questa ultima tipologia di Sensibilità Empatica implica quella che viene definita Preoccupazione Empatica. Ovvero nell’Empatia Compassionevole sono fuse assieme tutte le doti degli altri due tipi di empatia e siamo quindi in grado di comprendere le emozioni dell’altro, di provarle dentro di noi e in più riusciamo anche a capire come aiutare la persona che abbiamo davanti. Nasce in noi la compassione e il desiderio di prodigarci per l’altro in modo da alleviare le sue sofferenze e renderci utili al suo star bene. È questa quindi la forma di Empatia più vera ed autentica, quella di coloro che fanno dell’altruismo e del benessere della collettività la loro bandiera e la loro missione di vita. 

In Conclusione
In linea di massima ciascuno di noi possiede un mix delle tre tipologie di Sensibilità Empatica anche se una tende spesso a prevalere sulle altre e a raccontare molto del nostro modo di essere.

Come avete visto l’empatia è una capacità poliedrica con diverse sfumature. Avete capito qual è quella che prevale maggiormente nel vostro comportamento?
Ma qualcosa di più forte dell' empatia è
l’entropatia (Husserl) P. Bertolini in fenomenologia e pedagogia (1958), lo definisce come un autentico modo di entrare in relazione con l’altro, una condizione dello spirito che Husserl indica col termine einfühlung, entropatia, un atteggiamento spirituale che permette di penetrare nell'intima esperienza altrui, non un inserirsi intellettuale, ma un modo simpatetico di con-sentire con l’altro, cosa che richiede anche un impegno personale, perché si tratta per ognuno di saper vedere nell'altro ciò che sarebbe egli stesso se si trovasse al suo posto.

Entropatia è:

• un autentico modo di rientrare in relazione con l’altro basato sulla capacità spirituale di accedere e di comprendere l’altro;

 • è un vedere con gli occhi dell’altro “come se io fossi al suo posto”;

• i contenuti psichici dell’altro mi sono suggeriti dal suo comportamento e sono comprensibili a partire dal mio comportamento in circostanze simili;

 • comprendo l’altro quando mi metto nei suoi panni;

• è un commercio esistenziale di esperienze, spirituale (porta ad un mondo comune ovvero stesso oggetto intenzionale di esperienze diverse).


Rogers sottolinea il fatto che il pedagogista può sentire il mondo dell’altro senza mai perdere di vista la qualità del “come se” riuscendo a sentire: l’odio, la paura, l’ira, il turbamento dell’altro senza aggiunte proiettive. Ovviamente, questo non può avvenire se non si sospendono i giudizi (l’epochè):

1. metto tra parentesi l’ingenua e acritica accettazione in un mondo ingenuo cioè atteggiamento mondano (non faccio uso della sua convinzione, che il mondo sia diverso da quello che appare),

2. chiudo tra parentesi la mia concezione del mondo che verrà ripresa più tardi;

3. sospendo il giudizio per tornare alle cose stesse;

 4. tento di liberarmi dai miei pregiudizi che mi impedirebbero di vedere le cose come stanno realmente e come sono dalla persona che ho di fronte.

Successivamente, con l’aiuto del residuo fenomenologico, elimino anche gli ultimi preconcetti. Così facendo ottengo una rigenerazione integrale ovvero rifiuto le mie convinzioni e non rendo oggettivo il contenuto della mia coscienza D. Demetrio.

C. Ziglio afferma che “vedere è diverso dall'osservare”, ognuno è in grado di vedere solo ciò che sa riconoscere (o ciò che vuole) e che il “vedere” diventa troppo superficiale rispetto all'osservare”. Chi è in grado di osservare, osserva tutto di una persona con il famoso “occhio clinico” ed è in grado di riconoscere anche le trappole che ogni professionista del settore dovrebbe sapere e riconoscere per minimizzare gli errori. Le trappole individuate dall’autore sono:

• i pregiudizi: il pedagogista potrebbe essere condizionato dai pregiudizi nei confronti della pz. essi potrebbero invalidare l’intera consulenza. E’ indispensabile per il pedagogista liberare la mente, aprirla a 360°, se si vuole sviluppare un rapporto di empatia con la pz;

• la superficialità, non sottovalutare nessun aspetto né di contenuto né di relazione con la pz;

• le proiezioni, distorcono la realtà che stiamo osservando perché attribuiamo a contesti culturalmente diversi dei significati che appartengono, invece, al nostro paradigma culturale;

• le aspettative, potentissime nel deformare la realtà e portare ad una grossa delusione da parte di entrambi ma soprattutto nella pz per non aver risolto il problema;

• il punto di vista del pedagogista, che determina una visione delle cose a seconda del ruolo che si assume, della propria sensibilità e delle conoscenze acquisite.


 Galileo affermava che “Ciò che osserviamo dipende dal nostro atteggiamento mentale”.

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