martedì 7 aprile 2020

elaborazione del lutto da nas

Sostengo che il trauma sia "da narcisista", ossia derivi soltanto dal tipo di persona abusante, sopratutto con caratteristiche di personalità narcisista o psicopatica.

La psicoterapeuta americana Kim Saeed afferma che le caratteristiche riscontrabili nella NAS siano:

  • sentimenti di tristezza e disperazione;
  • ipervigilanza e elevati sentimenti di paura e ansia;
  • rapidi cambiamenti dell’umore; aumentata irritabilità e predisposizione alla rabbia, un senso travolgente di vergogna, colpa e autoaccusa;
  • una mente caratterizzata da shock, incredulità e negazione;
  • Confusione e difficoltà di concentrazione;
  • sensazioni di essere disconnessi con l’ambiente esterno;
  • allontanamento dalla propria famiglia o ambiente sociale;
  • inabilità a ‘funzionare’- a volte al punto di perdere il lavoro, la casa, i figli.

LE FASI DI ELABORAZIONE DEL LUTTO NELLA FINE DI UNA RELAZIONE TOSSICA

1 – LA FASE DEL CAOS: COLPA , DISPERAZIONE E INCONSAPEVOLEZZA

In questa prima fase di grande sofferenza, raramente si è consapevoli di aver subito un abuso psicologico da parte di un partner narcisista e si tende anzi, a dare tutte le colpe a se stessi.

Questo atteggiamento GIUDICANTE e AUTOSABOTANTE è il risultato del sottile ed inesorabile lavaggio del cervello, che avete ricevuto dal partner nella relazione.

Forse vi ha convinto che valete poco, che senza di lui/lei NON SIETE NIENTE e che tutto quello che fate, provate, mangiate, indossate, respirate è GRAZIE A LORO.

Oppure che tutto quello che chiedete, esigete o necessitate sia ECCESSIVO, FOLLE, EGOISTICO, che lui/lei è più MATURO/A DI VOI, quando di eccessivo, folle, immaturo ed egoistico ci sono solo le loro pretese di superiorità.

Nulla di più ingannevole… vi siete convinti/e CHE VI MERITATE QUESTO TRATTAMENTO, per estrema sottomissione masochistica, schema di relazione che in genere i predatori psichici vogliono suscitare nell’altro.

“..se avessi saputo dire o fare questo.. sicuramente ad oggi non sarei messo/a cosi’…”

“..come ho potuto fare questo a me stessa/o? come ha potuto farmi questo… dove ho vissuto fino ad oggi”?

In questa fase vi è una grave compromissione della propria autostima e – se la relazione è stata particolarmente “tossica” – ci si ritrova depressi e con una bella crisi di identità; questo perché i partner narcisisti tendono a voler controllare l’altro a deprivarlo della sua unicità e soggettività con l’obiettivo di trasformarlo in ciò che desiderano in quel momento o in quella particolare fase di vita.

Per questo motivo molti partner di narcisisti hanno perso o lasciato il lavoro per accontentare un partner esigente, geloso o controllante o semplicemente perché sono depressi, svuotati e in preda a una serie di sintomi psicosomatici o semplicemente hanno perso di vista se stessi per assumere su di se ogni proiezione di Falso Sé che potesse soddisfare il/la narciso/a e in tal senso scongiurare la minaccia abbandonica sempre presente “o con me o contro di me”.

I sintomi psicologici che si affrontano in questa fase sono quasi identici a quelli del DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS, non a caso oggi si parla di SINDROME DA ABUSO NARCISISTICO: fissazioni, flashback, incubi, insonnia, scarsa concentrazione, pensiero ossessivo, alterazioni del peso, depressione, ansia, attacchi di panico, dipendenza da farmaci o altre sostanze, isolamento sociale.

Un altro elemento da non sottovalutare è la convinzione che NON TORNERETE PIÙ’ QUELLI DI PRIMA.

E invece vi do una bella notizia.. non solo è possibile guarire, ma grazie a questa esperienza potrete conoscervi meglio e iniziare un percorso di rinascita tutto vostro!

Non c’è da preoccuparsi neanche per il momentaneo isolamento sociale, quella sorta di “distacco emotivo” di “preoccupato sovrappensiero”, che avvertite nei confronti degli amici o delle persone con cui vi incontrate o vi relazionate.

In questa fase si entra in protezione, la nostra capacità di “percepire” e di stare nel presente è compromessa, ma si tratta di una perdita solo temporanea dovuta allo shock emotivo e alle compromissioni cognitive che l’abuso psicologico determina sul nostro modo di pensare e rapportarci al mondo esterno.

Non bisogna provare VERGOGNA, non sbaglia chi ama, ma chi se ne approfitta!

Non siete stupidi/e né ingenui, non giudicatevi, non sentitevi tali e non abbiate paura di chiedere aiuto ad un professionista empatico e preparato.

Quello che c’è di sbagliato in una relazione con un/una narcisista non siete VOI , come il/la narciso/a vorrebbe farvi credere! …anzi! nella maggior parte dei casi, una volta rimossa l’ombra che si crede il sole, il sole che oggi si crede ombra tornerà a brillare.

2 – LA FASE DI NEGAZIONE: RE-IDEALIZZAZIONE, TRIANGOLAZIONE E CONTRO-NARCISISMO:

“Ma.. se è così felice senza di me, allora ero io il problema,… allora lo/la rivoglio.. anche solo per poi mollarla/o…io sono migliore di te!”

In questa fase, chi in un primo momento con molta decisione e convinzione ha intrapreso un percorso di distacco da un/una NP, sarà tentato/a di RIPROVARE, si ricrederà e negherà ogni aspetto negativo dell’ex partner.

Questa tentazione scaturisce dopo un periodo in cui la vittima osserva cosa fa il suo ex partner dopo la rottura e per questo inizia a “seguirlo/a sui social network”.

Questa fase ossessiva, determina nella vittima un unico desiderio, farsi vedere, farsi riconoscere, vendicarsi, attrarre l’attenzione dell’ex partner.

Ciò accade perché con tutta probabilità il/la narcisista, attraverso i social network, si sarà adoperato/a di apparire in grande forma; lui/lei sta rinascendo dopo di voi, forse già frequenta un’altra persona… voi NON SIETE MAI ESISTITI.

Alcune vittime, che cadono nella trappola della triangolazione del/della NP, iniziano a stalkerare il/la nuovo/a partner del/della narcisista oppure – con l’intento di riaverlo/a per un semplice desiderio inconscio di riabilitare il loro Io – iniziano a mettersi in mostra per attirare la sua attenzione.

Questa fase CONTRO-NARCISISTICA è caratterizzata dal tentativo euforico e maniacale della vittima di fare ingelosire il/la narcisista, ma nasconde l’incapacità di accettare il fatto che la storia finita o nel peggiore dei casi, che non è finita, ma che lui/lei NON PUÒ’ AMARCI E NON CI AMA COME VORREMMO.

Molti si iscrivono a chat di incontri, escono moltissimo, fanno incontri anche deludenti.. che non fanno altro che portare altra acqua in favore del/della narcisista, che viene così re-idealizzato/a e non perde il suo trono.., ma alla fine si ritrovano allo stesso punto: autostima devastata, solitudine e una storia difficile da elaborare e da cui distaccarsi.

E’ difficile distaccarsi, perché il/la narcisista ci ha fatto credere di essere UNICI, SPECIALI.

La sua presenza costante, il suo love bombing.. avevano il potere speciale di farci arrivare sulle stelle e questo, essendo difficile da ricreare in una relazione sana… ci fa sbandare e ciecamente ci conduce alla convinzione che l’ex partner SOLO CON NOI ha avuto quella relazione speciale e per questo, tornerà.

Questa è una fase delicata in cui è possibile commettere molti errori, di cui ci si può pentire, anche in ambito legale: denunce per stalking etc.. che il NP non esiterà a farvi, avendo ormai messo in moto la fase paranoide di svalutazione estrema sia della vostra persona che della storia stessa, in cui è proprio lui/lei a vedersi come una vittima.

Molti di voi si rivolgono a me in questa fase, con la speranza di acquisire tecniche psicologiche e/o strategie per manipolare il /la partner e farlo tornare.. oppure con la speranza che “se lo/la convinco a venire qui si può fare qualcosa”? . Se si colludesse con questa richiesta, intanto saremmo cartomanti più che terapeuti, ma soprattutto staremmo facendo il vostro male e non il vostro bene.

E’ anche il momento in cui riemergono i sensi di colpa e per citare una canzone di Biagio Antonacci: “Se io, se lei.. adesso…”…, la vittima ricomincia ad addossarsi ogni responsabilità del fallimento:

..”se mi fossi comportato come un vero uomo, oggi lei sarebbe ancora qui”!

“.. ero troppo concentrata sui figli, per questo mi sono meritata il tradimento..”

“ se avessi chiesto meno, oggi lei/lui non avrebbe cosi poca stima di me… alla fine sono una bambinetta bisognosa/un ometto che pende dalle sue labbra..”

Il problema è che la carenza di autostima porta la vittima a cadere in questa trappola: “mi hai perso perché mi hai deluso e non hai fatto abbastanza/sei abbastanza”, ma di base non è normale punire una persona così pesantemente solo per aver chiesto ad esempio qualche ora in più insieme…, non è normale considerare una REAZIONE EMOTIVA lecita come una richiesta eccessiva.

Inoltre, l’amore è soprattutto STABILITA’ E COSTANZA, il che implica a sua volta l’accettazione dell’altro nei suoi limiti ed esigenze oltre che il RISPETTO della sua unicità. Ma per un/una NP voi potete solo ambire ad essere adoranti adepti al suo cospetto.

Ricatti affettivi, giudizi, minacce di abbandono continue, critiche, tradimenti, vendette… non sono amore e non sono atteggiamenti giustificabili in nessun caso.

I np per essere più chiari, sono eccessivamente severi, quasi sadici: se avete un problema o manifestate un disagio, ci mettono il carico da 12, vi giudicano perché siete deboli, colgono l’occasione per spiegarvi come si sarebbero comportati meglio loro, approfittano di questa debolezza per inserirsi ancora di più e avere più strumenti per manipolare e succhiare energia. Certamente è impensabile aspettarsi sostegno, sia esso pratico o emotivo, perché l’obiettivo del/della NP è non assumersi alcuna responsabilità nel rapporto tranne quella di prendere senza sosta, incolpando il partner di ogni umana bruttura.

 

3 – LA FASE DELL’ALTALENA: INSICUREZZA  E DISSONANZA COGNITIVA

In questa fase, qualcosa inizia a cambiare, la vittima inizia a capire che qualcosa è andato storto nella sua relazione.. che forse questo dolore che vive ha un nome, che le colpe non sono tutte le sue.. ma allora.. chi è la persona di cui mi sono innamorato/a e soprattutto dove è finita?

Chi è? Quella persona che mi ha corteggiato all’inizio mostrandosi come il principe azzurro/la fatina buona oppure il sadico torturatore/la strega cattiva che mi giudica mi osserva e che mi nega attenzioni e amore?

Purtroppo finché non smette di avere contatti con il/la NP, la vittima può ricadere nella tentazione di credere alle parole dell’ex partner o di re-idealizzarlo/a ed ecco allora che il lavaggio del cervello subito durante la relazione riaffiora sotto forma di confusione mentale (GASLIGHTING – DISSONANZA COGNITIVA).

Cos è la dissonanza cognitiva?

La dissonanza cognitiva è quella sensazione spiacevole che proviamo quando una nostra idea, pensiero o comportamento è in netto conflitto con i nostri valori e convinzioni, aggravata dallo sforzo che facciamo verso l’esterno per giustificarli e quindi trovarne una coerenza.

“lo odio-la odio, ma lo amo-la amo”

In questa fase la vittima passa dall’idealizzare l’ex-partner a svalutarlo profondamente, non riesce a credere che una persona alla quale ha dedicato tutte quelle cure, quelle attenzioni e quell’amore totalizzante, possa averla/o sfruttata/o e danneggiata così profondamente.

A parole, il/la narcisista ci ama enormemente, anzi, si vanta di essere stato/a la persona che ci ama/ci ha amato di più in assoluto, ma nei fatti… si comporta in modo differente.

Per lungo tempo, la vittima ha operato su se stessa una sorta di convincimento per aderire alle parole del/della narcisista o per soddisfarlo/a, oppure per non andare a turbare quell’idealismo romantico che fa considerare il/la NP “speciale”, un’ anima gemella che invece oggi non esiste più.. ecco che all’improvviso senza di lui/lei, la vittima non sa neanche più chi è.

Per questo la vittima passa dal volersi allontanare dal partner, perché l’ha umiliata/o, ridicolizzato/a, ferita/o.., al volergli concedere una seconda chance, perché è “il padre/la madre dei suoi figli tutto sommato”.. oppure una persona valida a cui dare un’altra opportunità, al fine di rievocare i bei momenti passati insieme all’inizio.

Questa è una fase delicata in cui, avviene spesso che il paziente interrompa la terapia.. anche se già si è parlato di disturbo narcisistico di personalità e quindi la persona è divenuta più consapevole; ciò avviene perché una buona terapia mirata, mette in discussione la sua visione idealizzata della relazione e aumenta la dissonanza cognitiva, perché contrasta le difese che il paziente erige per evitare di fronteggiarsi col dolore.

– CONOSCI IL TUO NEMICOCHI E’ UN/UNA NARCISISTA?

In questa fase parte il processo di guarigione vero e proprio: la vittima inizia a documentarsi sulla patologia narcisista ed acquisire sempre più informazioni e consapevolezza.

E’ un momento di grandi indagini: si legge, si ricercano articoli, si fanno delle ricerche e come in un film poliziesco si confrontano questi dati con il proprio vissuto e improvvisamente il pezzo mancante del puzzle inizia a dare forma ad un quadro coerente e chiaro.

Imparare qualcosa sul DNP è utile soprattutto per capire che ciò che è accaduto non è colpa della vittima e infondo neanche del/della NP.. una  personalità di questo tipo è realmente incapace di empatia e tentare di entrare in empatia con un/una NP è un’impresa biblica.

Qualsiasi informazione voi cerchiate di apportare su di voi, sulla storia, sulla dinamica che avete vissuto, per renderlo/a almeno consapevole degli errori fatti (ove possibile nei casi meno gravi) si rivela fallimentare.

Il/la NP ribalta ogni vostra confessione intima in un motivo per offendersi o per incolparvi o nel peggiore dei casi per giudicarvi.

Per questo è importante ricordare che ogni scoperta, va condivisa con chi può e vuole apprezzarla e capirla, ivi inclusa la terapia psicologica; essa è uno strumento importante a cui dovere dare valore e che pagate per VOI non per l’altro/a.

Non tutti hanno gli stessi valori e con tutta probabilità se sei restato/a in trappola in una relazione con uno/una NP sei un’inguaribile romantico/a ed idealista.. ma i NP pensano e sentono in modo differente.

Se sei una persona empatica, con tutta probabilità per lungo tempo hai giustificato il tuo/la tua partner perché alla fine ha sofferto, perché forse non capisce, è insensibile, ma solo quando realmente si scopre che quella persona quel grado di intelligenza, sensibilità e profondità che gli abbiamo attribuito non ce l’ha, inizia il vero distacco.

E’ quando ci si rende conto che il gusto sadico dei Narcisisti è soprattutto quello di vedere qualcuno che si distrugge per lui/lei; la loro vanità è pari a quella della canzone di De André “LA BALLATA DELLA VANITÀ’’”.

ll brano narra la tragica storia di un «uomo onesto, un uomo probo» che si innamora follemente di una femme fatale di chiara ispirazione baudelairiana, la quale non lo ricambia e come prova d’amore prima gli impone di uccidere la madre portandole il suo cuore e poi di tagliarsi le vene e quindi di morire. Tuttavia quando si accorge che il poveretto muore felice è presa da sgomento, perché il suo vanitoso atteggiamento di superiorità le si rivolge contro: mentre lui spira contento e innamorato, a lei non resta nulla, «non il suo amore, non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene». In tal modo De André esce dal canone, dal topos letterario, mostrando anche l’umana fragilità del personaggio. (Fonte wikipedia).

5 – DRENAGGIO EMOTIVO: RABBIA, PARANOIA E DISGUSTO

In questa fase ogni ricordo, informazione, evento vissuto che facevamo fatica ad integrare, inizia a prendere forma in un quadro più coerente.

In questa fase riaffiorano tutte le emozioni sopite, che abbiamo represso al fine di conformarci all’altro.

E’ possibile sentirsi rabbiosi, gelosi, desiderosi di vendetta, confusi e provare vergogna.

Una tra tutte: la rabbia.

La rabbia di non aver visto, di non aver capito.. di avere permesso che accadesse.. che proseguisse.. la rabbia per gli anni persi, per i danni fatti… per l’irrecuperabilità di alcune parti di sé.

Questa fase di drenaggio è molto lunga.. o meglio, più lunga di quanto vi aspettereste, ma è come drenare un’infezione sottocutanea. Alla base si vede solo una ferita ma sotto ci sono anni in cui questa infezione ha lavorato, si è insediata e si è rinforzata, celandosi sotto l’aspetto di una semplice ferita.

Un’altra emozione importante è LA VERGOGNA.

Ci si vergogna perché vivere un abuso psicologico grave è quasi paragonabile ad uno stupro emotivo.

Scoprire di essere stati consenzienti a questo teatrino, di aver creduto alle buone intenzioni dell’altro, fa rabbia, ma ci fa anche vergognare.

Ci siamo fidati e affidati a qualcuno che ci ha usato, che ci ha tradito e che forse serialmente ripete questo con ogni donna. Ci vergogniamo perché questo rapporto, ci ha spogliato della dignità, dei diritti umani, ma che in primis ha UCCISO LA FEDE CHE AVEVATE NELL’AMORE e ci ha portati a vedere parti oscure di noi, che neanche pensavamo esistessero.. che ci ha fatto litigare con amici e parenti, che ha generato conflitti, che ci ha tenuto sul filo del rasoio, ad ogni cena, ad ogni incontro tra amici.. finito in una fuga, una piazzata oppure con una buca colossale.

Così come un trauma irrompe lo scudo emotivo attraverso una spaccatura e resta impresso nella memoria e nella mente della persona, questa esperienza segna un crack emotivo, un corto circuito dell’anima.

La rabbia non va mai manifestata al/alla NP perché per lui/lei è una prova della vostra sudditanza emotiva, ma soprattutto della vostra instabilità. Farvi impazzire, lo/la renderebbe assai orgogliosa internamente, per questo. NON FATELO.

6 – CADUTA DELL’IDEALE ROMANTICO IN AMOREPIÙ’ SAGGI E MENO ASSAGGI!

Crescita emotiva e perdita dell’illusione romantica in amore: in questa fase è importante lavorare con il proprio terapeuta, sul processo di idealizzazione e metterlo in relazione con i conflitti edipici sottesi e in particolare agli schemi di relazione con le figure primarie di attaccamento.

E’ una fase di maturazione importante, soggettiva e differente per ognuno di voi , che implica una ristrutturazione cognitiva della visione dell’amore verso un concetto più maturo, ma non per questo meno romantico e l’integrazione di vissuti emotivi non elaborati durante l’infanzia nella personalità –  al fine di perdonare e imparare a non ripetere più gli stessi errori del passato, – spezzando anche le catene di trasmissione intergenerazionale dei traumi affettivi in famiglia.

Divenire più maturi e più saggi, vi permetterà di recuperare voi stessi e imparerete che quella visione buonista degli altri, tutto sommato, vi ha solo portato cattive esperienze e forse vale la pena liberarsene.

7 – DEPRESSIONE

Finalmente potete RIPIEGARVI SU VOI STESSI/E.. è il momento di leccarsi le ferite, di piangere per se stessi.. di DONARSI E ABBANDONARSI… è il momento di piangere.., per aver perso tempo, per aver perso soldi, per aver perso se stessi, per aver perso soprattutto l’innocenza.

Questa è una fase dura, ma che certamente come una febbre, segnala che vi state difendendo e state elaborando finalmente il vostro lutto.

Smettere di fare le cose al posto degli altri, aggiungere ciò che manca ai rapporti per non perdere la persona che amate, vi ripagherà con una visione più realistica della vita che non necessariamente deve diventare CINICA o DEPRESSIVA.

Forse imparerete a chiedere, a non aver paura di essere assertivi e sentirete di meritare amore ed attenzioni a prescindere da ciò che dite o fate.

Forse smettere di essere cosi crudeli con voi stessi al fine di confermarvi che non valete niente cosi come diceva mamma/papa’ o come voi pensate di voi stessi.

8 – RINASCITA

A questo punto comprenderete che questa esperienza, ci ha aiutato in qualche modo a scoprire ferite che non pensavamo di avere e quindi… in un certo senso, è stata utile.

Questa è la fase in cui utilizzeremo lo sterco che il/la NP vi ha gettato addosso, per concimare il vostro splendido giardino.. è il momento per riscoprire se stessi, per ricominciare a vivere e ad apprezzare la libertà come valore imprescindibile, non barattabile con NESSUNA FORMA DI AMORE, benché meno per un amore DI PLASTICA.

Anche nella mia pratica ho riscontrato tratti comuni nelle vittime dopo la violenza psicologica:

  • attacchi di panico,
  • ansia,
  • attacchi di aggressività autodiretta e/o etero diretta,
  • calo dell’autostima,
  • disturbi alimentari,
  • stanchezza cronica,
  • depressione,
  • disturbi del sonno,
  • sensi di colpa,
  • difficoltà di concentrazione,
  • comportamenti compulsivi,
  • necessità di controllo dell’abusante,
  • paura della solitudine,
  • rimuginazione,
  • incredulità,
  • compresenza di sentimenti contraddittori,
  • pensieri omicidi/suicidi,
  • dissonanza cognitiva,
  • perdita della memoria,
  • vergogna,
  • somatizzazioni,
  • l’orrore di aver amato un mostro.

Anche se nel nostro Paese la conoscenza delle conseguenze di una manipolazione emotiva non sono ancora diffuse, anche tra gli addetti ai lavori, è importante cambiare visione e accettare che in una relazione un partner menta, manipoli, abusi al punto da determinare una sindrome ascrivibile al PTSD – disturbo da stress post traumatico, dove il trauma è la relazione ingannevole, fatta di violenze spesso invisibili per quanto sottili. Persone con una vita relazionale sana cadono vittime di vere e proprie truffe emotive e ne pagano terribili conseguenze.

Sempre negli USA, sono state compiute indagini relative alle modificazioni a livello cerebrale determinate dalla relazione di tipo narcisistico in quanto fonte di stress.

Come afferma M. Murgia, il modo in cui lo stress colpisce il nostro corpo e il nostro cervello ci ricorda le connessioni spesso dimenticate tra la nostra salute mentale e la nostra salute fisica.

Lo stress cronico può deteriorare il corpo e la mente e influire sulla vita quotidiana e sul futuro.

Quando lo stress è continuo, comincia a cambiare il nostro cervello. Lo stress cronico può modificare le dimensioni del cervello, le sue strutture, il suo funzionamento e arrivare persino a modificare i geni.

Lo stress comincia con l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, una serie di interazioni tra ghiandole endocrine che controllano le nostre reazioni allo stress.

Ad esempio lo stress cronico aumenta le connessioni nervose nell’amigdala, che è il centro della paura, e con l’aumento di cortisolo i segnali elettrici nell’ippocampo -che è la zona deputata all’apprendimento, alla memoria e al controllo dello stress- diminuiscono. Non solo, il cortisolo può letteralmente far diminuire le dimensioni del cervello, molto è dovuto alla perdita di connessioni  sinaptiche tra i neuroni e alla contrazione della corteccia prefrontale, che è la parte del cervello coinvolta nella concentrazione, decisionalità, giudizio e interazione sociale. Inoltre vengono prodotte meno nuove cellule dell’ippocampo.

Ciò significa che lo stress cronico rende difficile la concentrazione e la possibilità di imparare cose nuove e mette le basi per problemi mentali seri come la depressione e, col tempo, l’Alzheimer.

Sono parecchi ormai gli studi che correlano alti livelli di stress a disturbi fisici, come le malattie autoimmuni. Una ricerca svedese pubblicata su JAMA nel giugno 2018 ha evidenziato che a seguito di un evento drammatico (fisico o psichico che sia), che abbia scatenato una sindrome da stress post-traumatico, il rischio di ammalarsi di una malattia autoimmune è del 40% maggiore dei controlli e il rischio di avere più malattie autoimmuni è addirittura triplicato. La causa è la produzione di citochine infiammatorie che porta allo sviluppo di malattie autoimmuni e l'attivazione di malattie degenerative.

A mio avviso, la psicoterapia italiana dovrebbe dare più credito alle attuali ricerche nell’ambito delle neuroscienze, di modo da curare il disagio a partire dall’adesso, senza riscontrare una debolezza psichica a prescindere nel paziente.

La persona andrebbe presa in carico in quanto vittima di un trauma, affetta da una sindrome ben specifica, la NAS, la quale va affrontata con metodi atti a portare sollievo, consapevolezza su ciò che si è subito, informazione ed educazione sulla violenza psicologica.

In un secondo tempo, passati i sintomi più gravi, se lo si riterrà opportuno e se ce ne sia la necessità, si potranno affrontare eventuali traumi pregressi, ferite infantili, elementi inconsci.

 

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