venerdì 5 settembre 2014

consulenze pedagogiche in casi particolari periodo pre-natale, perinatale e pst-natale

tesina magistranda in scienze pedagogiche LM 85 in ginecologia e ostetricia 

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI FOGGIA
FACOLTA DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE PEDAGOGICHE LM 85
Tesina di Tirocinio di: Salice Vittoria Matricola n. 519322 150 ore dal 01/02/’10 al 15/03/’10
OO.RR. OSPEDALI RIUNITI DI FOGGIA AZIENDA AUSL FG/3 Via Luigi Pinto, 1
DIPARTIMENTO MATERNITA 1ª U.O. Ginecologia ed Ostetricia Universitaria Direttore e Tutor aziendale: Prof. Pantaleo Greco (Ginecologo)
Tutor Università Prof. Giuseppe D’Anna (mat. Teoria e Storia della conoscenza)
Tirocinante Magistranda Dott.ssa Vittoria Salice

AMBIENTE FISICO IN GENERALE La sede principale del servizio, gli Ospedali Riuniti di Foggia A.U.S.L. Fg/3, si trova in una zona centrale della città, precisamente in via Luigi Pinto n° 1; mentre, altre sedi secondarie, sono decentrate nelle zone periferiche e nella provincia di Foggia. Gli OO.RR. Ospedali Riuniti di Foggia, sono formati da diversi plessi dislocati su una vasta area che si estende a sinistra di via Luigi Pinto, dove troviamo il P.S. (Pronto Soccorso o 118) e altri reparti, e a destra, dove invece sono ubicati due plessi adibiti a vari reparti, di cui uno interamente dedicato al Dipartimento Maternità. Questi ultimi due plessi sono circondati da una vasta area di parcheggio con varie entrate riservate al personale. Al plesso Maternità si accede attraverso due entrate/uscite e un corridoio che lo collega al plesso adiacente. Al centro del suddetto corridoio troviamo il bar, luogo di incontro tra i vari professionisti dei reparti, degenti e famiglie dei degenti. Il piano interrato, che congiunge tutti i plessi degli OO.RR. Ospedali Riuniti, è adibito alla mensa, alla lavanderia e a vari laboratori. Il Plesso presso il quale ho svolto il mio tirocinio ospita la Maternità, o Dipartimento Materno infantile.
Il plesso Maternità si compone di 4 piani:
Piano terra: Al piano terra troviamo l’entrata principale, l’accettazione e sulla destra un corridoio, lungo il quale troviamo: a sinistra i locali adibiti al parrucchiere per donna, gli ascensori e le scale ai piani, il reparto di rianimazione, l’accesso al corridoio che collega i due plessi adiacenti, il bar e il reparto di radiologia II ospedaliera; mentre, sulla destra troviamo i laboratori di diagnosi prenatale, la chiesetta, l’accesso alle scale per andare alla mensa. Al termine del corridoi si trova l’entrata/uscita secondaria del plesso che accede al parcheggio posteriore.
I laboratori di diagnosi prenatale sono: neonatologia neonatale, psicologia infantile (dott. De Leonardis), neuropsichiatria infantile ,laboratorio analisi e chirurgia pediatrica quelli prettamente della ginecologia/ostetricia universitaria e ospedaliera, precisamente:di: ginecologia 1 universitaria: centro menopausa; diagnosi prenatale centro fecondazione assistita, accettazione, sterilità di coppia; ginecologia 2 ospedaliera: accettazione, ambulatorio fisiopatologia della riproduzione, tri-test e amniocentesi, ambulatorio fisiopatologia della riproduzione
1° piano: Sulla destra si trova il reparto di chirurgia toracica Sulla sinistra, invece, troviamo: il reparto di Ginecologia suddiviso in: Ginecologia 1 universitaria del Primario Prof. Greco e Ginecologia 2 ospedaliera del Dott. Salvatore Russo e la sala operatoria del day-surgery.
2° piano: Il secondo piano raccoglie vari servizi, quali: Follow–up neonatale, Ecografia neonatale, Sala operatoria di otorinolaringoiatria, Chirurgia pediatrica, Psicologia dell’età evolutiva, Struttura complessa di neonatologia e terapia intensiva.
3° piano A destra troviamo il reparto di Ostetricia 1 universitaria del prof. Pantaleo Greco al centro l’area nido, struttura complessa di neonatologia e terapia intensiva e A sinistra una sala travaglio e una sala parto ove si eseguono parti naturali e due sale operatorie dove si eseguono isterectomie, miomi e parti cesarei. A destra della sala operatoria troviamo il reparto di Ostetricia 2 Ospedaliera del dott. Salvatore Russo.
4° piano il 4° piano è adibito al reparto di neuropsichiatria infantile

AMBIENTE FISICO IN PARTICOLARE I reparti presso i quali ho svolto il tirocinio, sono organizzati nel modo seguente: -
al piano terra, i laboratori di diagnosi prenatale, precisamente di ginecologia e ostetricia 1 e 2 dove si effettuano visite ginecologiche e consulenze. -
al 1° piano, il reparto di ginecologia 1 e 2, dove sono ricoverate pazienti con problematiche, come l’IVG e i tumori.
al 3° piano, reparto di ostetricia 1 e 2, dove sono ricoverate le partorienti e le puerpere. Avevo accesso anche alle sale operatorie e alle sale travaglio e parto.

Differenza tra la ginecologia e l’ostetricia
La ginecologia è una branca della medicina che si occupa della fisiologia e della patologia inerenti l'apparato genitale femminile. Essa, si avvale della figura professionale del medico specializzato in ginecologia, il ginecologo, che si occupa della donna in tutte le fasce d'età: la pubertà, il periodo fertile, la menopausa e la postmenopausa. La ginecologia si occupa anche delle problematiche legate alla sfera riproduttiva e alle tecniche di fecondazione assistita
La ostetricia è una laurea in medicina, l' ostetrica è specializzata nell'assistenza alla donna durante la gravidanza, il parto ed il puerperio.

PERSONALE Il personale di entrambi i reparti di ginecologia e ostetricia 1 universitaria e 2 ospedaliera lavorano in piena sinergia e sintonia, difatti ho svolto il mio tirocinio in entrambi i reparti, anche se ero afferente solo alla ginecologia e ostetricia 1 universitaria.. Il personale dei reparti è formato da: - Direttori dei reparti: Prof. Pantaleo Greco per la Ginecologia 1 Universitaria e Dott. Salvatore Russo per la Ginecologia 2 Ospedaliera; -Dott. Strutturati di ruolo interni o Dirigenti medici: Dott. Antelmi (ospedaliera), Dott. Arciuolo(ospedaliera), Dott.ssa Basta (ospedaliera), Dott. Capobianco (ospedaliera), Dott. Ciccone (Universitaria), Dott. Cocciardi (ospedaliera), Dott. Conte (Universitaria), Dott. D’Aloia (Universitaria), Dott. D’Ambrosio, Dott. Del Bianco, Dott. Di Gioia (Universitaria), Dott. De Mattheis(ospedaliera), Dott. Giangrassi (Universitaria), Dott. Giardina (Universitaria), Dott. Lacerenza(ospedaliera), Dott. Lo Muzio(ospedaliera), Dott. Lops (ospedaliera), Dott. Maruotti (Universitaria), Dott.ssa Matteo (Universitaria), Dott. ssa Murino (Universitaria), Dott. Nappi (Universitaria), Dott. Perna (ospedaliera), Dott. Petruccelli (Universitaria), Dott. Scopelliti (ospedaliera), Dott. Talia(ospedaliera), Dott. Zingariello ( ospedaliera); - Specializzandi ginecologi firmatari: Barone Giovanni(ospedaliera), Barone Ida (Universitaria), Cicerone Maria Gabriella (Universitaria), Marochella Sonia (ospedaliera), Noviello Alessandra (Universitaria), Palumbo Donatella (ospedaliera), Piro Virgilio (ospedaliera), Santopietro Xenia (Universitaria), Scutiero Gennaro (Universitaria), Spada Alessandra (Universitaria); In entrambi i reparti vi sono altri specializzandi, alcuni in medicina, altri in ginecologia e di questi ultimi solo quelli all’ultimo anno della specializzazione sono firmatari, sono stipendiati dall’Università e fanno il turno anche di notte. L’intera struttura è aperta 24 ore su 24 con cambi di turno tra specializzandi ginecologi e dirigenti medici. Legenda: G= guardia di sala parto 08-20 R= guardia di reparto 08-20 e dalle 20-08 M= attività di reparto 8-18 (Lu, Mart, Giov) 8-14 ( Merc, Ve) D= Day Surgery per le IVG interruzioni volontarie di gravidanza H= Ambulatorio Isteroscopia Σ= Ecografia OS= ambulatorio gravidanza a rischio S= Ambulatorio Sterilità/ginecologia endocrinologia Altre figure professionali presenti nel reparto sono: le caposale, le ostetriche, le infermiere professionali, gli strumentisti e gli anestesisti delle sale parto e operatorie.
Compiti, funzioni e divisa:
I primari si occupano dei pazienti, fanno il giro visite e operano i pazienti , fissano riunioni, danno le direttive, esaminano gli specializzandi ginecologi e le laureande ostetriche. Essi indossano il camice bianco e la tuta verde in sala operatoria. 
I ginecologi e specializzandi ginecologi :diagnosticano le patologie, compilano le cartelle ginecologiche, chiedono la firma dei diritti sulla privacy, prescrivono farmaci etc. Essi indossano camice bianco e tuta verde in sala operatoria e sala parto.
Gli anestesisti eseguono anestesie di vario genere: anestesia locale, loco-regionale, generale e l’epidurale, anestesia indicata per i parti cesarei; inoltre, effettuano l’esame che rileva eventuali malformazioni del feto, l’amniocentesi. Essi indossano la tuta verde e la cuffia di stoffa di vari colori. Gli anestesisti non sono mai nello stesso reparto ma vengono chiamati prima di un intervento.

l’andrologo, è lo specialista che si occupa della fisiologia e delle disfunzioni dell'apparato riproduttore e urogenitale maschile Egli afferisce al reparto di andrologia e viene chiamato solo per le diagnosi nei laboratori prenatali e consulenze.
L'urologo è è o specialista che si occupa delle patologie a carico dell'apparato genito-urinario, cioè reni, ureteri, vescica, prostata ed organi genitali maschili esterni.Egli afferisce al reparto di urologia e viene chiamato solo per le diagnosi nei laboratori prenatali e consulenze.  
l’endocrinologo, lo specialista che tratta pazienti affetti da malattie delle ghiandole endocrine, riconosce i disordini ormonali e ripristina il loro normale bilancio. Provvede anche allo studio e al trattamento della menopausa, dell'infertilità, del controllo delle nascite, dello sviluppo dei tumori e sviluppa nuovi farmaci .Egli viene chiamato solo in caso di necessità ed afferisce al reparto di endocrinologia. 
l'oncologo è lo specialista dei tumori che viene chiamato solo in casi di forme tumorali come: miom o carcinomi. Esso afferisce al reparto di oncologia.
Il pediatra è lo specialista che si occupa dei bambini da 0 a 14 anni ed afferisce al reparto di pediatria e neonatologia - area nido. Egli indossa il camice bianco.
Il neonatologo è una specializzazione di pediatria che consiste nella cura medica dei neonati, specialmente delle malattie neonatali e delle nascite premature. esso afferisce al reparto di neonatologia e pediatria. 
La psicologa studia il comportamento umano e i processi mentali dei pazienti e viene chiamata solo in casi particolari o su richiesta degli stessi. La psicologa indossa il camice bianco.
Le caposale e le laureande magistrali caposale infermiere  accompagnano i medici durante il giro visite, si occupano delle cartelle cliniche e di sistemare le pz nelle stanze e di dirigere le infermiere professionali. Esse indossano il camice bianco con il bordino rosso.
Le caposale ostetriche e le laureande magistrali caposale ostetriche sono caposale nelle sale parto e operatorie si occupano di dirigere le ostetriche di sistemare le cartelle cliniche e di accompagnare le ostetriche durante il parto. Esse indossano il camice bianco con il bordino rosso.
Le ostetriche e laureande ostetriche assistono i parti naturali, diagnosticano tutto ciò che riguarda le gravidanze, eseguono piccole anestesie loco-regionali, si occupano di compilare le cartelle ostetriche etc. Esse indossano la tuta azzurra, nel caso delle laureande la tuta è bianca a strisce gialle. 
Le infermiere professionali e le laureande infermiere professionali si occupano dei pre-ricoveri ed esami ematochimici, delle cartelle infermieristiche, eseguono flebo e punture di vario genere. Esse indossano la tuta bianca a fasce azzurre. 
le strumentiste e laureande strumentiste( infermiere professionali) sono addette agli strumenti delle sale operatorie ed assistono ginecologi e ostetriche durante gli interventi. Essi indossano la tuta verde.
Il tirocinio che ho svolto nei reparti di ginecologia e ostetricia come specializzanda pedagogista ha avuto una durata complessiva di 150 ore a partire dal 1 febbraio 2010 al 15 marzo 2010. L’orario potevo gestirlo a mia discrezione rispettando il limite massimo delle sette ore giornaliere tra le ore 08 am e le ore 20 pm. indossavo il camice bianco e la tuta verde in sala operatoria o sala parto. Alle domande, che tutte le degenti e personale mi ponevano, non essendo abituati ad avere questa figura professionale all’interno dell’ equipe, ”chi è il pedagogista” rispondevo: Il"pedagogista" è lo specialista delle scienze dell’Educazione uscente dalla Facoltà di Scienze della Formazione che studia e riflette sull’educazione e sui processi educativi (ricerca e applicazione), è dotato di una formazione multidisciplinare, che comprende la pedagogia stessa, la psicologia, l'antropologia, la sociologia, la filosofia e le scienze dell’educazione. “Con che strumenti opera” Il pedagogista come libero professionista opera grazie agli strumenti propri della pedagogia: sperimentale, osservazione sistemica, colloqui,consulenza, questionari, indagine statistica e l'analisi critica della letteratura pedagogica; “in quali settori opera” sanitari, giudiziario, sociale, assistenziale, dell'educazione dei minori e degli adulti, della scuola, della formazione, nella prevenzione, aziendale e della ricerca, e nello studio privato e associato. “cosa ci fa una pedagogista in ginecologia e ostetricia”, rispondevo: “mi occupo di pazienti con problematiche legate all’educazione dei piccoli e ai rapporti tra i bambini appena nati e i loro fratellini più grandi, dando suggerimenti alle neo-mamme e alle loro famiglie; mi occupo delle donne con traumi pre e post partum, aiuto le donne a superare i traumi derivanti dalla scoperta di un tumore all’utero e a superare le implicazioni psico-emotive delle degenti soggette all’IVG; inoltre, presto consulenza in tema di sessualità agli adolescenti che ne fanno richiesta a seguito di una visita nel reparto di ginecologia. La pedagogia si fa carico dell'analisi di ogni problematica presentata progettandone una possibile risoluzione: • Contestualità: deve riferirsi ad un contesto specifico e concreto su cui agire; • Multidimensionalità: devono comparire fattori interni (psicologici, sociali, etici, relazionali ecc...) che interagiscono costituendo un quadro problematico a più livelli di indagine; • Risolvibilità: una problematica per poter essere definita pedagogica deve contenere una cosiddetta "Domanda educativa”.

I Rapporti gerarchici implicano: Potere pedagogico sui pensieri, comportamenti e sentimenti del paziente. Il termine autorità, infine, deriva dal latino auctoritas, che nel suo significato originario sta a indicare primariamente la legittimità di un potere ed è riconducibile al verbo augere, come autore, il cui significato è far crescere, far prosperare. autorevole chi possiede un’autorità, un prestigio che gli deriva da capacità e meriti effettivi, a cui si riconosce autorità e prestigio, che è qualificato, accreditato, stimato, competente, importante, influente e potente. autorevolezza l’essere autorevole, l’atteggiamento di chi è autorevole, ma anche il prestigio, l’autorità, il credito, l’importanza e l’influenza. Autoritario Che esercita la propria autorità. Autoritarismo Carattere, sistema autoritario; dispotismo es. autoritarismo paterno Autorizzazione pedagogica: quando un paziente dà l’autorizzazione al pedagogista di poter condurre una consulenza e nello stesso tempo si autorizza a capire che cosa gli sta succedendo. leadership come la posizione di preminenza, la funzione di guida, l’egemonia. Il termine deriva, come noto, da leader - che significa capo (to lead = guidare) e indica anche colui che occupa il primo posto in classifica o è il primo durante una gara, una competizione - e da ship, che è un suffisso che esprime condizione, ufficio, funzione. Una definizione di leadership che mi è parsa interessante è quella di W. Chan Kim e Renée A. Mauborgne, che intendono la leadership come la “capacità di creare motivazione, di suscitare coinvolgimento e di supportare gli uomini e le donne dell’organizzazione, assumendo che dalle loro competenze e dalla loro motivazione dipendono di fatto le performance aziendali”4. L'autorità è corrispondente al livello gerarchico, quindi al potere del grado tra pedagogista e educatore o tra pedagogista e paziente L'autorevolezza è invece riconosciuta dagli altri. Gli altri che identificano, in quella persona, ad es dal educatore o dai pazienti comportamenti adeguati, competenza e capacità di comunicare efficacemente; riconoscono equità nell'esigere dagli altri quanto da se stesso; percepiscono l'equilibrio psichico che permette di evitare l'aggressività, di poter ammettere i propri errori senza complessi, di saper gestire i conflitti al loro sorgere, senza timore reverenziale e autocensura. Naturalmente autorità e autorevolezza possono essere presenti nella stessa persona, ad esempio un pedagogista che usa la sua autorità ed è anche riconosciuto autorevole.

CENNI DI ANATOMIA Il cervello umano o encefalo e il suo funzionamento Secondo Maclean dice (M.G. Contini in per una pedagogia delle emozioni) il cervello dell’uomo/donna (più correttamente encefalo“) è costituito da tre cervelli che comunicano tra loro. Questa distinzione dei tre cervelli è funzionale e non anatomica: • il paleoencefalo o cervello rettiliano presiede forme ripetitive di comportamento. • il cervello paleomammifero o sistema limbico ove si elaborano le emozioni in particolare quelle che presiedono all’autoconservazione e alla conservazione della specie. Esso funziona come selettore di valori, regola la nostra identità personale. Qui è situata, secondo Laborit sia la memoria remota sia quella affettiva. La prima è strettamente legata all’ambito esperenziale, secondo meccanismi che implicano contatti fra i neuroni(le sinapsi). L’esperienza di una situazione positiva o negativa per il soggetto, suscita in lui un vissuto di piacevolezza o di dispiacere che si ripresenterà in seguito, ogni volta che verrà riconosciuto lo stesso tipo di situazione, una sorta di “coazione a ripetere”. La memoria affettiva permette all’individuo di provare emozioni dai quali scaturiscono bisogni acquisiti, e non istintivi. Tali bisogni sono radicati nella storia personale di ciascuno e possono entrare in collisione con quelli degli altri (norme sociali o contesto in cui si vive). Questo provoca conflittualità, spesso inconscia, che Laborit definisce “patologia dell’inibizione comportamentale”. • Il cervello neomammifero o neocorteccia dove hanno sede le funzioni dell’intelligenza e del linguaggio. alla neocorteccia corrispondono, secondo Morrin, i due emisferi del cervello, messi in comunicazione dal corpo calloso, che svolgono dei compiti unici. Il loro funzionamento è incrociato: l’emisfero sinistro a controllare la parte destra del corpo e viceversa. • L'emisfero sinistro, essendo quello razionale, è sede del conscio ed elabora quindi le informazioni vitali a breve termine Esso presiede a specifiche attività quali: pensiero analitico, astratto, spiegazione, focalizzazione su oggetti, linearità, sequenzialità; serialità; razionalità/calcolo, controllo/dominanza sociale, maschile, tecnico, cultura/educazione occidentale. • L'emisfero destro, invece, è quello irrazionale-emotivo ed è sede dell'inconscio (per definirlo come diceva Freud “è quella parte di cervello che fa cose di cui non mi accorgo”). Esso elabora informazioni a medio e lungo termine e presiede alle attività di: pensiero intuitivo, concreto, comprensione, focalizzazione su persone, simultaneità, sintesi, globalità, estetica/arte, comunicazione psicoaffettiva, femminile, artista, cultura/educazione orientale. Tutti noi, usiamo entrambi gli emisferi, ma alcuni di noi sono razionali e altri più emotivi. Di solito noi usiamo di più l'emisfero sinistro che, a incrocio ci fa usare più la parte destra del nostro corpo pensiamo ad es. a quanto scriviamo, esso è più razionale, articola la parola, la matematica ed è sequenziale. L'emisfero destro invece è irrazionale dove è posizionato l'inconscio, il sogno, la creatività, l'irrazionalità, il nostro programma mentale. Nel grembo materno, le emozioni della mamma influiscono sullo stato emozionale. Quando il bambino viene al mondo, la mente, è quasi totalmente priva di influenze e condizionamenti, difatti, reagisce secondo schemi precostituiti. Durante la crescita la mente passa attraverso tre fasi: 1. Fase sensoriale: il bambino non è in grado di distinguere il negativo dal positivo; 2. Fase percettiva: è in grado di riconoscere il significato del piacere e della sofferenza ma non di identificarne la fonte; 3. fase riflessiva: è in grado di identificare la fonte buona o cattiva ovvero il genitore buono o cattivo. La nostra mente può essere paragonata a un dischetto vergine, che, vien scritto, man mano che i genitori, i docenti, il gruppo dei pari, la società, il mondo intero, ci forniscono informazioni. Il potere dell'inconscio: è ad es. se mia madre, mi ha sempre detto, che sono un imbecillem questo concetto si imprimerà nell'inconscio, in modo da farmi comportare da imbecille, e porterà nella mia vita disgrazie a cui io stesso darò un altra giustificazione ad es. distrazione etc.. Il messaggio inoltre va sempre dato in positivo per la legge dell'attrazione (F. Marchesi), infatti, ciò che ci succede di negativo si attua in quanto, le energie si spostano sui pensieri negativi, ovvero, siamo noi con i nostri pensieri negativi che smuoviamo delle energie, che si materializzano, ad es. se un padre non vuole che il proprio figlio prenda l’aereo, darà la spiegazione, della sua paura, che l’aereo possa cadere, tale pensiero negativo si potrebbe materializzare, difatti, non bisognerebbe mai pensare in negativo e comunque formulare il proprio pensiero in positivo . La parte irrazionale ovvero l'inconscio ha il potere sulla nostra vita che arriva ad occupare il 90% rispetto al 10% della parte razionale. Il secondo cervello l’intestino I due cervelli, il cranico e l'enterico, sono connessi dal nervo vago. Anche l'intestino si emoziona, soffre, gioisce. E' la scoperta di Mintsai Liu e Michael Gershon della Columbia University di New York .Ciò che la scienza ha battezzato come «secondo cervello» vive sì nel ventre di ciascuno di noi ma è una sorta di chiave che regola stress, ansia e tensione. La natura ha previsto di investirlo di proprietà legate alle funzioni derivanti dalle emozioni, dai sentimenti ed all'inconscio del soggetto. Il cervello enterico, dunque, può pensare, prendere decisioni e provare sensazioni autonomamente da quello cranico, come insegna la neurogastroenterologia (vedi la colite, l'ulcera, i bruciori di stomaco ecc., malattie causate dallo stress). Ormoni neurotrasmettitori e sostanze chimiche proprie dell’innamoramento Quando ci si innamora si attiva un’autentica tempesta di ormoni, neurotrasmettitori e sostanze chimiche che ci permettono di percepire intense sensazioni fisiche: ferormoni scatenano l'attrazione fisica Feniletilamina, la vera responsabile dello stato euforico, stimola la libido Dopamina, la responsabile dello stato di benessere Testosterone, l'ormone del desiderio sessuale. Noradrenalina provoca eccitazione, euforia ed entusiasmo. Adrenalina provoca un aumento del battito cardiaco, della respirazione e della pressione sanguigna, da cui ha origine il rossore del volto. Ossitocina è prodotta durante l'orgasmo, la stimolazione dei genitali e durante l'allattamento per la stimolazione dei capezzoli. Viene chiamato ormone dell'amore perché si ritiene che generi sensazioni affettive, protettive e di benessere. Nell'uomo è anche responsabile del periodo refrattario che segue l'eiaculazione. Endorfine hanno un'azione rilassante, calmante, analgesica ed entrano in gioco quando una relazione diventa meno passionale e più affettiva. Secondo la teoria dell'apprendimento, l'esperienza positiva vissuta si imprime nel sistema nervoso come un ricordo piacevole da riprovare. Nel caso degli innamorati è proprio l'associazione tra “incontro” e “piacere” che spinge i due interessati a ripetere l'esperienza. l’affettività le emozioni i sentimenti L’affettività riguarda la sfera dei sentimenti e delle emozioni ed è strettamente legata con il corpo e con la mente. L’emozione sorge improvvisamente come reazione a stimoli diversi , ha breve durata ed è più visibile dall’esterno: piacere, riso, eccitazione, gioia, ira, paura, rammarico, pianto, sdegno, dolore, vergogna, turbamento. I sentimenti invece riguardano l’interiorità della persona essendo legati a credenze e valori sono più duraturi e meno visibili dall’esterno: amore, amicizia, tenerezza, fraternità, solidarietà, odio, gelosia,pudore, invidia, orgoglio, avversione, indifferenza. La piramide dei bisogni di Maslow : L'uomo ha sette tipologie di bisogni che Maslow rappresenta con una piramide: 1) fisiologici; 2) salute e sicurezza; 3) emozioni, affetti, intimità e creatività; 4) amicizia, famiglia, vacanze, arte, natura; 5) progettualità; 6) autorealizzazione, ricerca; 7) spiritualità. Secondo Maslow, un individuo si sentirà appagato solo se riuscirà a soddisfare i bisogni seguendo l'ordine della piramide, partendo dal basso verso l'alto.

 Metodi, tecniche e strumenti per una consulenza pedagogica La comunicazione (dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe) non è soltanto un processo di trasmissione di informazioni (secondo il modello di Shannon-Weaver lineare monodirezionale). In italiano, il termine "comunicazione" ha il significato semantico di "far conoscere", "rendere noto". La comunicazione è un processo costituito da un soggetto che ha intenzione di far sì che il ricevente pensi dica o faccia qualcosa. Il processo comunicativo ha una intrinseca natura bidirezionale. Generalmente si distinguono diversi elementi che concorrono a realizzare un singolo atto comunicativo. Emittente: è la persona che avvia la comunicazione attraverso un messaggio. Ricevente: accoglie il messaggio, lo decodifica, lo interpreta e lo comprende. Codice: parola parlata o scritta, immagine, tono impiegata per "formare" il messaggio. Canale: il mezzo di propagazione fisica del codice (onde sonore o elettromagnetiche, scrittura, bit elettronici). Contesto: l'"ambiente" significativo all'interno del quale si situa l'atto comunicativo. Referente: l'oggetto della comunicazione, a cui si riferisce il messaggio. La codifica: è l’attività che svolge l’emittente per trasformare idee concetti e immagini mentali in un messaggio comunicabile attraverso un codice. La decodifica : è il percorso contrario svolto dal ricevente che trasforma il messaggio da codice in idee, concetti e immagini mentali. Rumore: causa sia di tipo fisico che psicologico, causa una distorsione del messaggio e gli impedisce di arrivare al destinatario in modo corretto e completo. Ridondanza quando un messaggio trasmesso è prevedibile e contiene poca informazione. Entropia poco prevedibile ed alta percentuale d’informazione. I modelli della comunicazione sono lineari o monodirezionali e circolari o bidirezionali. La linearità o la circolarità di un modello dipende dalla presenza o meno di un feedback. il feedback: è un meccanismo di retroazione ' o retrocomunicazione, una informazione di ritorno che permette all'emittente, mentre sta comunicando, di percepire se il messaggio è stato ricevuto, capito, approvato, ecc. e dunque di reagire, cercando la via più efficace per raggiungere il risultato che si è prefisso. Esistono 2 tipi di feedback: Negativo, quando agisce in modo che il sistema funzioni sempre allo stesso modo, entro margini controllati di tolleranza; Positivo, quando mantiene il sistema in continuo cambiamento; la teoria dell’informazione dice che l'informazione è tutto ciò che contribuisce ad eliminare una incertezza. L’incertezza è data dal numero di alternative possibili tra i diversi stati di un sistema. L’informazione è una grandezza misurabile e l’unità di informazione è il bit (binary unit). 1 bit è la quantità di informazione necessaria per eliminare l’incertezza tra due eventi equiprobabili e mutuamente escludentisi. Se M è il numero degli stati equiprobabili di un sistema, o per sapere in quale stato esso si trova è necessaria una quantità di informazione pari a: Q = log2 M La scelta della base 2 per il logaritmo è legata alla definizione di bit (cioè al fatto che l’incertezza iniziale è tra due eventi). Per calcolare Q si possono utilizzare le proprietà dei logaritmi: Q = log 10 M / log 10 2 = 3,32 log 10 M. Probabilità = la formalizzazione matematica dei fenomeni casuali, secondo la teoria classica, formulata da Laplace nel 1814, la probabilità di un evento si definisce come il rapporto tra il numero dei casi in cui l’evento può verificarsi e il numero dei casi possibili. P = 1 certezza P = 0 impossibilità P = 0,5 tra due stati equiprobabili (testa o croce?). mentre facciamo consulenza dobbiamo tenere ben presente gli assiomi della comunicazione secondo la scuola di Palo Alto P. Watzlawich precisamente che presenta un modello circolare bidirezionale: Gregory Bateson e Paul Watzlawick negli anni 50 applicano la teoria cibernetica all’interazione animale e umana e studiano un modello circolare retroattivo (feedback) della comunicazione. (la cibernetica è la scienza che studia i fenomeni della comunicazione (vedi Teoria dell'informazione), sia negli organismi naturali quanto nei sistemi artificiali). Il codice è analizzato secondo tre punti di vista: 1. Sintassi → analisi delle regole grammaticali 2. Semantica → analisi dei significati attribuiti ai segni • Referenti…Ogden e • Significati ... Richards 3. Pragmatica → (soprattutto) analisi della relazione fra codici, individui che li utilizzano e i comportamenti connessi all’uso. Gli assiomi della comunicazione sono 5: 1. “Non si può non comunicare”; 2. “Gli esseri umani comunicano sia in modo digitale che in modo analogico”; 3. “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione…”; 4. “La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione fra i partecipanti”; 5. “Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari”. Modalità comunicative La comunicazione è circolare e può essere: 1. Comunicazione verbale: utilizza le parole; 2. Comunicazione paraverbale: gestione della voce, suono, tono, pause dialogiche, spinte ed accelerazioni, velocità, timbro, volume, inflessioni dialettali; 3. Comunicazione non verbale: espressione del volto, gesti, tono della voce, etc. Per ciò che concerne la comunicazione verbale e paraverbale occorre fare molta attenzione perché non tutto quello che viene comunicato arriva al ricevente. Anzi, di solito: il soggetto vuole dire 100 in realtà dice 80 il ricevente sente 50 (a causa dei disturbi dell'ambiente) capisce 30 ricorda 20 Nella comunicazione qualsiasi disturbo, sia di tipo fisico che di tipo psicologico, causa una distorsione del messaggio e gli impedisce di arrivare al destinatario in modo corretto e completo. Il processo comunicativo non verbale a sua volta si divide in : • simbolico visivo (forte valenza simbolica)abbigliamento, pettinatura, status symbol, ecc.; • paralinguistica (relazione) e gestione della voce (auditiva), suono, tono, pause dialogiche, spinte ed accelerazioni, velocità, timbro, volume, inflessioni dialettali; • cinesica: gestione dei movimenti: movimenti del corpo, delle mani , espressioni del viso; • visiva gestione dello sguardo; • analogica: disegni, immagini; • digitale: gestione del toccamento, fastidio/piacere proporzionale alla vicinanza del centro del corpo a seconda del tipo di rapport; • prossemica (gestione degli spazi): 1. area pubblica oltre 10 m dal soggetto, inconscio nessuna reazione; 2. sociale da 3 a 0 mt inconscio in pre-allarme; 3. personale da 0,5 mt a 3 mt inconscio in allarme se non c’è rapport; 4. intima sotto i 0,5 mt inconscio in panico se non c’è rapport; Nel processo comunicativo, il setting (il luogo dove avviene la consulenza) ha variabili esterne ed interne: • La variabile esterna è costituita dall’ambiente (sia nell’accezione di contesto culturale, sociale, politico sia nell’accezione di contesto fisico). • Le variabili interne sono: l’interpretazione, la cultura, lo stato d’animo, la capacità di trasmettere e di percepire….. Strumenti di comunicazione I principali strumenti di comunicazione sono: • la ridondanza, viene utilizzata per facilitare la comunicazione e ridurre il rischio che il destinatario decodifichi in maniera sbagliata il messaggio che ha ricevuto. L’atto di comunicazione per essere tale deve concludersi con la ricezione del messaggio da parte del destinatario, pena la nullità dello stesso; • la resilienza, è il processo di riadattamento di fronte ad avversità, traumi, tragedie, minacce, o anche significative fonti di stress come problemi familiari e relazionali,. Resilienza significa "riprendersi" dalle esperienze difficili. Questa non è una caratteristica che le persone hanno oppure no. Riguarda comportamenti pensieri e azioni. • l’insight “vedere dentro” la soluzione di un problema da tanto tempo incubato, una soluzione che nasce da un’idea improvvisa, vissuta come forma di esperienza interiore, che permette di rivisualizzare l’intera situazione nella sua globalità, giungendo così in breve tempo alla soluzione cercata; • il feedback, è un meccanismo di retroazione ' o retrocomunicazione, una informazione di ritorno che permette all'emittente, mentre sta comunicando, di percepire se il messaggio è stato ricevuto, capito, approvato, ecc. e dunque di reagire, cercando la via più efficace per raggiungere il risultato che si è prefisso. Nelle normali comunicazioni facciamo un grande uso di feed-back per "aggiustare la mira" rispetto a quello che stiamo dicendo. Se siamo impegnati a convincere qualcuno di qualcosa, mentre parliamo osserviamo periodicamente l'interlocutore per cercare segnali che ci assicurino che stia ascoltando, che stia seguendo il ragionamento, che abbia capito. Se riceviamo segnali di senso contrario, ripetiamo alcune cose, o scegliamo un altro esempio, o alziamo il tono di voce, fino a quando non riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo (o decidiamo di rinunciare); • il flashback è quando l’interlocutore ricorda un’azione passata o comunque una determinata azione; • il déjà vù è quando l’interlocutore crede di aver già vissuto un’azione non determinata e non precisa; • il silenzio da rispettare. Pinkus afferma che “si tratta di un momento emotivo nel quale i vissuti e le problematiche vengono sistemate, ridefinite e ristrutturate, alla ricerca di soluzioni nuove, più adeguate e persino originali”; • lo sguardo è un grosso indice, soprattutto per le richieste d’aiuto. Sviluppo del metodo di consulenza Notevole importanza è sicuramente data dai fattori ambientali, un setting è tranquillo quando la persona può parlare liberamente e comprendere che quel tempo è dedicato a lei (non più di 45 minuti). Il consulente deve essere accogliente, col sorriso e con il dovuto distacco, deve rispettare le paure del pz., la sua intimità limitare il contatto personale. In ogni seduta è bene prendere appunti sui contenuti emersi , sugli interventi sostanziali e sulle reazioni del pz, sugli obiettivi , sugli interventi che si ritengono ancora necessari e sulle aspettative. Durante il tirocinio, in ogni seduta, iniziavo con l’ascoltare la paziente che mi parlava del suo il problema ed esprimeva i suoi sentimenti, in un secondo momento le comunicavo di aver individuato il problema e le ponevo domande chiuse o aperte invitandola a riflettere e stimolandola al dialogo. Quando mi rendevo conto dei cambiamenti e percepivo che era vicina alla soluzione le attribuivo il merito. Metodo non direttivo C. Rogers. Il rapporto tra consulente e paziente deve essere asimmetrico o complementare per il riconoscimento reciproco delle rispettive aree di competenza. Un atteggiamento estremamente disponibile di comprensione e rispetto, ma che non esime dall’esporre critiche (se è il caso), è il primi criterio per entrare in empatia (mettersi nei panni di..) con la “cliente”. (Rogers). Personalmente cercavo di utilizzare sempre l’entropatia (Husserl) : un autentico modo di rientrare in relazione con l’altro basato sulla capacità spirituale di accedere e di comprendere l’altro: • è un vedere con gli occhi dell’altro “come se io fossi al suo posto”; • i contenuti psichici dell’altro mi sono suggeriti dal suo comportamento e sono comprensibili a partire dal mio comportamento in circostanze simili; • comprendo l’altro quando mi metto nei suoi panni; • è un commercio esistenziale di esperienze, spirituale( porta ad un mondo comune ovvero stesso oggetto intenzionale di esperienze diverse). Rogers sottolinea il fatto che il pedagogista può sentire il mondo dell’altro senza mai perdere di vista la qualità del “come se” riuscendo a sentire: l’odio , la paura, l’ira, il turbamento dell’altro senza aggiunte proiettive. Ovviamente, questo non può avvenire se non si sospendono i giudizi (l’epoche): 1. metto tra parentesi l’ingenua e acritica accettazione in un mondo ingenuo cioè atteggiamento mondano (non faccio uso della sua convinzione, che il mondo sia diverso da quello che appare), 2. chiudo tra parentesi la mia concezione del mondo che verrà ripresa più tardi; 3. sospendo il giudizio per tornare alle cose stesse; 4. tento di liberarmi dai miei pregiudizi che mi impedirebbero di vedere le cose come stanno realmente e come sono dalla persona che ho di fronte. Successivamente, con l’aiuto del residuo fenomenologico, elimino anche gli ultimi preconcetti. Così facendo ottengo una rigenerazione integrale ovvero rifiuto le mie convinzioni e non rendo oggettivo il contenuto della mia coscienza. D. Demetrio. C. Ziglio afferma che “vedere è diverso dall’osservare”, ognuno è in grado di vedere solo ciò che sa riconoscere (o ciò che vuole) e che il “vedere” diventa troppo superficiale rispetto all’osservare”. Chi è in grado di osservare, osserva tutto di una persona con il famoso “occhio clinico” ed è in grado di riconoscere anche le trappole che ogni professionista del settore dovrebbe sapere e riconoscere per minimizzare gli errori. Le trappole individuate dall’autore sono: • i pregiudizi: il pedagogista potrebbe essere condizionato dai pregiudizi nei confronti della pz. essi potrebbero invalidare l’intera consulenza. E’ indispensabile per il pedagogista liberare la mente, aprirla a 360°, se si vuole sviluppare un rapporto di empatia con la pz.; • la superficialità, non sottovalutare nessun aspetto ne di contenuto ne di relazione con la pz.; • le proiezioni, distorcono la realtà che stiamo osservando perché attribuiamo a contesti culturalmente diversi dei significati che appartengono, invece, al nostro paradigma culturale; • le aspettative, potentissime nel deformare la realtà e portare ad una grossa delusione da parte di entrambi ma soprattutto nella pz per non aver risolto il problema; • il punto di vista del pedagogista , che determina una visione delle cose a seconda del ruolo che si assume, della propria sensibilità e delle conoscenze acquisite. Galileo affermava che “Ciò che osserviamo dipende dal nostro atteggiamento mentale”. C.G. Jung «L’incontro fra due personalità è come il contatto fra due sostanze chimiche, se si verifica una reazione entrambe si trasformano» Durante una consulenza bisogna far attenzione anche a queste dinamiche che potrebbero invalidare l’intero rapporto: 1. il Transfert, è la gamma dei sentimenti che il paziente ha per il terapeuta; 2. il Controtransfert, è la gamma dei sentimenti che il terapeuta ha verso il paziente. Tali sentimenti possono essere indotti dal transfert dell’altro, oppure possono partire dal vissuto personale del terapeuta, di cui egli deve essere consapevole. Lavorare sui sentimenti reciproci ha un’altissima valenza poiché la relazione diventa più autentica e la persona tenderà a trasferire nei suoi rapporti quotidiani la libertà d’espressione, arricchendo il suo mondo. 3. il burn out è un fenomeno multidimensionale in cui interagiscono: • fattori socioambientali (concernenti aspetti fisici e organizzativi del luogo di lavoro) ad es. tensioni e sovraccarico di lavoro; • variabili individuali (riferibili a caratteristiche motivazionali e a tratti della personalità) es. le caratteristiche del compito lavorativo, cioè la mancanza di feedback nel lavoro svolto da parte di colleghi e utenti. Husserl (Bertolini)…..in questo modo, si può indagare su esperienze soggettive, circostanze personali e condizioni sociali.. La tradizione retorica ovvero l’arte del persuadere essa studia le tattiche che il parlante utilizza per influenzare i pensieri, le idee e il comportamento delle persone . Già Aristotele ad es. era guidato dal desiderio di conoscere i principi di una comunicazione efficace in modo da distinguere i “cattivi” dai “buoni” comunicatori. un metodo di comunicazione che si rivela efficace durante una consulenza è la PNL o programmazione neuro linguistica Richard Bandler e John Grinder negli anni 70, sono stati i fautori di questo metodo di comunicazione efficace essa affonda le sue radici dallo studio sull'Assertività assertività (dal latino "asserere" che significa "asserire"), o asserzione (o anche affermazione di sé), è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza tuttavia offendere né aggredire l'interlocutore. Programmazione - ossia l’insieme dei processi mentali che avvengono nell’individuo nel momento in cui riceve un informazione o uno stimolo. Neuro - perché questa esperienza viene elaborata dal nostro sistema nervoso attraverso i cinque sensi. Linguistica – cioè la risposta verbale o non verbale conseguente all’elaborazione che il nostro sistema nervoso ha eseguito in relazione agli stimoli ricevuti. La PNL studia il cosa fare , cosa dire e come farlo. Essa ha tre aree d'intervento: 1-motivazionale 2- terapeutico 3- la comunicazione efficace: come l'uomo percepisce la realtà esterna e comunica informazioni all'esterno. La PNL è molto potente, quindi va usata eticamente, essa funziona con l’uso del Inconscio. Durante un processo comunicativo prevale l'emisfero destro ovvero l'inconscio. In percentuale il 38% è costituito dal tono di voce e il 55%,dalla mimica e il linguaggio del corpo rappresentando una percentuale pari al 93%. Il restante 7% è gestito dalla parte logico razionale ovvero dalla parola. Noi registriamo milioni di informazioni che sfuggono alla parte razionale ma vengono elaborate dalla parte emotiva. Questo ci spinge a provare simpatia o antipatia per una persona. E' importante entrare in contatto con l'emisfero destro del nostro interlocutore per capire la tipologia di soggetto che si ha di fronte. Per utilizzare questo metodo bisogna avere un buon rapport, ossia la situazione di disponibilità, d’attenzione e di reciproca fiducia che si riesce ad instaurare col pz (feeling) comunicando con canali comunicazionali bidirezionali. Il rapport nasce quando 2 individui separati condividono la stessa mappa del territorio nello stesso mondo, portiamo i pz dove vogliamo, attraverso un sentiero che è loro familiare. La PNL distingue tre tipologie di comportamento in base al canale preferenziale usato per elaborare le informazioni interne. Ovvero ci sono persone che prediligono elaborare le informazioni attraverso le: immagini, suoni, emozioni. attraverso tre canali: 1. canale di accesso è quello di entrata o preferenziale 2. canale di elaborazione 3. canale interiore l'emittente parte con il primo canale detto preferenziale ad es visivo, poi, durante la conversazione, accede al secondo canale di detto elaborazione, ad es. cinestesico, in seguito, durante la conversazione, si rilassa e accede al terzo canale detto interiore ad es. auditivo. E' importante cogliere il canale di accesso: Visivo = immagini Auditivo = i suoni , parole, rumori cinestetico = le emozioni, sensazioni, gusto, olfatto, tatto. per entrare in contatto dobbiamo essere in rapport. Siamo in rapport quando: • vediamo le cose nello stesso modo dell’altro (vista); • le udiamo come suonano a lei/lui (udito); • le sentiamo allo stesso modo (sensazioni/tatto). quale canale preferenziale usare? possiamo farlo in tre modi: 1. verbale con le parole 2. paraverbale e non verbale attraverso la postura 3. non verbale attraverso il movimento oculare Comunicazione Verbale Ognuno di noi ha un modo di comunicare, c'è chi parla per immagini o magari suoni, oppure per odori…C'è chi usa molti più termini, avverbi, verbi, parole che appartengono a uno o all’altro canale di comunicazione. Prima di tutto, mettiamoci in ascolto del nostro interlocutore per capire se è Visivo, Auditivo o Cinestesico, afferrato questo gancio essenziale, saremo capaci di usare le parole che gli fanno comprendere al meglio quello che vogliamo dire: i Visivi: tendono a vedere il mondo per immagini, hanno la tendenza a parlare in fretta.. Amano esprimersi per metafore visive, dicendo come le cose appaiono loro.. I termini e i predicati verbali che i Visivi usano comunemente sono: vedere, guardare, definire, luce, colori, prospettiva, osservare, sguardo, delineare, tracciare, dipingere, disegnare... Gli Uditivi: invece, si mostrano più selettivi circa le parole che usano. Hanno voce più sonora, il loro eloquio è più lento, più ritmico, più misurato. Siccome le parole hanno per loro grande importanza, stanno attenti a quel che dicono. Amano espressioni come “questo mi suona bene”. Amano descrivere le proprie esperienze soprattutto con termini e predicati verbali come: sentire, ascoltare, armonia, musica, parole, scrittura, lingua, traduzione, conversazione, audio, sintonizzarsi, cantare, leggere... I I Cinestesici: ancora più lenti nel parlare, reagiscono soprattutto a ciò che sentono tattilmente. La loro voce è di solito più profonda, spesso le parole escono loro di bocca lente, si servono di metafore tratte dal mondo fisico: le cose per loro sono “pesanti” e “intense”, aspirano ad “entrare in contatto” con la realtà. Il loro universo semantico è fatto di parole e predicati verbali come: sensazione, emozione, toccare, concreto, pratico, sentimento, percepire, solido, sperimentare, sentire, costruire, tastare, abbracciare, approfondire... un secondo modo per afferrare il gancio è quello  paraverbale e non verbale: sulla postura visivo: postura eretta, respirazione alta, tono di voce alto e ritmo veloce. Gesticola verso l'alto. auditivo: "posizione telefono" testa leggermente inclinata con la mano vicino l'orecchio, respirazione media, tono di voce " cantilenante". Gesticola all'altezza del petto. cinestetico: posizione più "inerme" curva, respirazione molto bassa, tono di voce basso, gesticola verso il basso. un terzo modo per afferrare il gancio è quello Non verbale: il movimento oculare Ad uno stato fetale gli occhi sono direttamente collegati con il cervello, durante il processo di formazione , gli occhi si distaccano e rimangono collegati con il cervello tramite il fascio di nervi ottici, quindi ancora collegati con l'emisfero celebrale destra inconscia, difatti, quando si accede a una serie di informazioni mentali, gli occhi tendono a spostarsi involontariamente in una direzione piuttosto che in un altra involontariamente, cioè incontrollabile. se ponete una domanda e guardate il movimento oculare dell'interlocutore potete afferrare il gancio del canale di accesso a sinistra si ha accesso ai ricordi, visivo in alto, auditivo al centro e al cinestetico al dialogo interno il basso. a destra si ha accesso al costruito visivo in alto, auditivo al centro e al k cinestetico guardando in alto è visiva Vc (Visivo Costruito), guardando in alto a destra,una cosa che ci stiamo immaginando o che deve ancora accadere; Vr (Visivo Ricordato) guardando in alto a sinistra, accediamo ad un immagine visiva ricordata guardando al centro lateralmente è auditiva Ac (Auditivo Costruito), guardando lateralmente a destra, es. un suono che stiamo creando accediamo al pensiero uditivo costruito; Ar (Auditivo Ricordato), guardando lateralmente a sinistra, un suono già sentito e che stiamo ricordando accediamo al pensiero auditivo ricordato; guardando in basso è cinestesica K (Cinestesico), guardando in basso a destra, tutte le sensazioni corporee ed emozionali; gusto e olfatto. Di (Cinestesico), guardando in basso a sinistra. Dialogo Interno collegato alla mappa cinestesica I mancini hanno gli accessi invertiti. Un altro modo di vedere se la persona Qualcuno ha detto ”Gli occhi sono lo specchio dell’anima” ed aveva ragione, guardando negli occhi il proprio interlocutore si capiscono tantissime cose. E’ guardando negli occhi una persona che riusciamo a capire cosa ci vuole dire. Un altro particolare è l’ancoraggio, esso è un interruttore emozionale utile per “riaccedere” ad un particolare stato emotivo adatto a risolvere e/o affrontare determinate situazioni, essi sono fenomeni naturali ad es. un particolare profumo può ricordarci una persona olfattiva, un particolare sapore ci rimanda a ricordi infantili ad es. la torta della nonna gustativa, una canzone può ricordarci una persona in particolare o un momento della nostra vita.. ora vediamo come noi dobbiamo reagire al suo modo di dire o di fare: Una delle abilità basilari per il rapport è il ricalco. Attraverso il ricalco facciamo tornare indietro (offriamo) all’altro il suo modello di comportamento. Il ricalco è il rispecchiamento di se stessi, perciò è rassicurante e confortevole, rimanda agli archetipi più profondi della relazione madre figlio, “quando una persona ci ritiene uguali a lui a livello inconscio allora non ci teme, si fida e ci si sente a proprio agio”. Il rispecchiamento è l’inizio del processo attraverso il quale portiamo gli altri in rapport con noi, non è vero che gli opposti si attraggono, più c’è rapport tra due persone più la relazione diventa profonda e di fiducia. Il rispecchiamento richiede eleganza ad es:rispecchiare in ritardo, assumendo la stessa posizione, usando le parti del corpo opposte. • Ricalco delle affermazioni, nel corso delle conversazione ripetere ciò che ha detto la pz crea un effetto ipnotico; • Ricalco ritmico, sul ritmo delle parole, quando la persona espira, questo è molto potente perché è direttamente correlato ai sistemi emozionali; • Ricalco dello stato tensional-emotivo della persona; • Ricalco del sistema rappresentazionale preferito: 1. facendo domande per verificare i predicati, ad es “cosa ti colpisce di più in una persona??? se la persona è cinestesica si darà più spazio alle sensazioni, se è visiva alle immagini e se è auditiva alle parole. 2. le persone muovono gli occhi secondo il sistema rappresentazionale preferito in quel momento per stimolare parti del nostro cervello, ciò segue un sentiero prevedibile e ben definito. Il Ricalco può essere: • Non verbale, agendo sulla postura (rispecchiamento); • Verbale, mostrandosi d’accordo con la persona, ponendo domande aperte o chiuse con il suo canale d’entrata (visivo, auditivo, cinestesico); • Milton model è costituito da una comunicazione che conduce al superamento dei contrasti e dei conflitti attraverso un processo di generalizzazione. • Metamodello, invece, è costituito da una comunicazione che conduce alla diversificazione attraverso un processo di dettaglio MILTON MODEL METAMODELL Tu mi rendi triste in che modo ti rendo triste Se io ti dico questo allora tu potrai capirmi In che modo dovrei capirti? Le varie frasi coincidono con stati celebrali differenti. La mente umana infatti in base alla fase in cui si trova emette 4 tipi di onde celebrali: quando ci troviamo in un determinato canale emettiamo determinate onde: nel canale di accesso le onde sono gamma (stato di iper eccitazione, arrabbiati o moto eccitati) e beta (stato di normale veglia) abbiamo accesso all'io esterno di emisfero sinistro razionalità quando comunichiamo con persone appena conosciute. al canale di elaborazione ovvero quando continuiamo a parlare con l'utente le onde alfa stato di rilassamento sogno, dormiveglia appena svegli, difatti, nel sonno REM non è un caso che gli occhi si muovono intensamente abbinato ad una mente ordinante la fase di riorganizzazione delle idee parte dell'inconscio dove si comincia ad accedere ad una fase emozionale, immaginativa in cui prendono vita i sogni. al canale interiore sono abbinate le onde teta stato di rilassamento totale sonno meditativo si accede all'io interiore accesso all'io più profondo l'accesso a questa è attraverso la meditazione e l'ipnosi ed è il 90% di potenzialità della nostra mente. Un altro modo di osservare la gestualità è quella che ci propone dapprima S. Benemeglio poi evoluta da Virginia Satir sono tre modi di essere durante un interazione comunicativa: Accusatore Asta padre e il suo canale preferenziale è visivo: tende ad esordire con il “no” e generalmente punta il dito il pugno chiuso e la mano rigida. Egli è Assertivo difatti sa imporsi ed esprimere il suo punto di vista. E’ giudicante e dittatoriale. Ama il ruolo attivo e chi si pone in modo aggressivo rischia il conflitto. Propiziatore triangolo madre e il suo canale preferenziale è cinestetico. Esordisce con un si sempre disponibile con le mani forma un triangolo tocca l’altro in modo avvolgente ha il palmo delle mani rivolto verso l’alto in senso di accoglienza dice di aver sbagliato, di aver bisogno di te , comportamento vittimistico crea empatia ed è capace di prendersi cura di … con loro bisogna essere assertivi e decisi. Superlogico cerchio il proprio ego e il suo canale preferenziale è auditivo utilizza la logica è razionale tende a chiedersi il “perché” controllato nella postura la sua CNV è il cerchio , il segno Ok inscrive nell’aria circonferenze con le mani tocca oggetti e interlocutore, dice sempre frasi sulla razionalità egli è rigido autoritario razionale manipolatore. Usa intelletto e obiettività. Con lui bisogna essere razionali obiettivi non aggressivi Husserl sostiene che “…la storia è un momento della comprensione di noi stessi in quanto cooperiamo al suo determinarsi”. La Sessualità Secondo Fabris la sessualità è il modo in cui ci sperimentiamo come uomo e come donna nella relazione con gli altri. La sessualità attiene, dunque, all’essenza stessa di ogni persona, riguarda il corpo, l’immagine di sé, il modo di sentire e manifestare le emozioni, di intessere delle relazioni, ecc…

Fasi della sessualità dopo Freud: 1. Prima infanzia che va dalla nascita fino ai 4 anni; 2. Infanzia, corrispondente al periodo edipico (4-6 anni); 3. Tarda infanzia o latenza dai 6 anni all’età prepuberale 4. Adolescenza e giovinezza 11-18 anni; 5. Maturità, età avanzata: dalla conclusione dell’età riproduttiva al termine della vita. • in età puberale la ricerca è autocentrata (masturbazione) ricerca del piacere da soli • in adolescenza si arriva a quella eterocentrata ricerca del piacere dall’altro/a. Il

Tirocinio: consulenze nei laboratori a piano terra Durante il tirocinio, nei laboratori al piano terra venivano preadolescenti (di 10-11 anni) accompagnate dalle mamme per chiedere informazioni sul menarca (prime mestruazioni) e sull’igiene degli indumenti intimi; e adolescenti per chiedere informazioni sulla sessualità e sulle primi rapporti sessuali. Educare l’adolescente su queste tematiche, in reparti di ginecologia, è importante sia per il pz che per il professionista in quanto si instaura un rapporto di fiducia che permette alla persona di confidare eventuali dubbi, disagi della propria sfera sessuale ed affettività. 1 CASO. Una ragazza accompagnata dalla madre Una mamma spaventata si è rivolta a me chiedendomi: “perché mia figlia (di 11 anni) ha delle macchie rosse? E’ precoce o ha subito una violenza?” Dopo un attenta visita ginecologica esterna, visto che la ragazza è vergine, effettuata dalla specializzanda ginecologa, ove non sono risultati segni di violenza, io ed una collega, specializzanda ginecologa, abbiamo spiegato, sia alla madre che alla figlia, che la ragazza, dall’adrenarca è passata alla fase della pubertà. In questa fase si assiste a cambiamenti fisici attraverso i quali il corpo di una bambina si trasforma in quello di un’adulta capace di riprodursi. Durante questo cambiamento il corpo acquisisce caratteristiche sessuali secondarie femminili: 1. telarca, lo sviluppo delle ghiandole mammarie e di conseguenza il seno ; 2. pubarca, la crescita dei peli sul pube, si verifica in media tra gli 8 e i 12 anni di età; 3. il menarca, l'inizio delle mestruazioni. All’inizio della pubertà si ha il menarca (il primo flusso mestruale) che rappresenta l'inizio del periodo fertile. L'età media della sua comparsa è tra i 10 e i 16 anni. Il menarca è un importante indicatore sullo stato di salute della donna durante l'età della crescita, oltre che indicare il buon funzionamento dell'apparato riproduttore ( difatti se si dovessero avere problemi da adulte circa qualche tumore è importante per il ginecologo sapere il primo giorno di menarca) . A provocare lo sfaldamento dell'endometrio, quindi il menarca, è la notevole quantità di androgeni liberati dall'ovaio, a sua volta stimolato sempre per via ormonale dalla ghiandola ipofisi. Gli androgeni in genere provocano anche un forte scatto nella crescita in altezza. “Cos’è il ciclo mestruale?” Le mestruazioni sono quel processo fisiologico di tutto il periodo fertile che, a partire dalla prima mestruazione (menarca) dalla pubertà 11-12 anni, accompagna la donna fino alla menopausa che avviene tra i 40/50 anni, e che corrisponde alla cessazione delle mestruazioni (menopausa corrispettivo per l’uomo è l’andropausa 68-70 anni). Il ciclo mestruale, è quel periodo che dura tra i 3 e i 7 giorni ovvero dal primo giorno di mestruazione fino all’ultimo e si verificano ogni mese. Il mese ciclico ha una durata variabile tra i 21 e i 35 giorni, mediamente è di 28 giorni, nell'adolescente può essere spesso irregolare. Ad ogni ciclo mestruale matura un ovulo in una delle due ovaie della donna (ovulazione) un mese a destra e uno a sinistra. Durante la prima parte del ciclo mestruale(13 g), l'endometrio si inspessisce per prepararsi ad accogliere l’ovulo fecondato e dare l'avvio a un'eventuale gravidanza In assenza di fecondazione, l'endometrio inizia a regredire, si stacca e viene espulso attraverso la vagina dopo 28 g. Questo processo produce il sanguinamento che caratterizza la mestruazione. Se l’ovulo viene fecondato dal seme maschile inizia una gravidanza e cessano le mestruazioni per riprendere dopo la gravidanza. La dismenorrea non è una malattia ma sta ad indicare le mestruazioni molto dolorose. L’ amenorrea è l’assenza di mestruazioni. “Cos’è l’ovulazione?” È l’espulsione dell’ovulo (cellula riproduttiva femminile) prodotta dall’ovaio. Questo fenomeno avviene all’incirca a metà mese. Una donna può accorgersi dell’approssimarsi dell’ovulazione osservando i cambiamenti del muco cervicale. Queste perdite di muco scompaiono dopo l’ovulazione e a differenza di altre, non sono sintomo di infezione. “Da cosa dipende il ritardo delle mestruazioni?”Possono dipendere da situazioni stressanti, cambiamenti climatici, cambiamenti di vita, disfunzioni ormonali , se si sono avuti rapporti senza precauzioni, potrebbe essere una gravidanza, pertanto dopo alcuni giorni di ritardo mestruale e opportuno fare un test di gravidanza. “Cosa devo fare? La ragazza può usare assorbenti sia esterni sia interni (Tampax) già dalla 2° mestruazione? Ma non si svergina?” La ragazza può scegliere di usare tranquillamente assorbenti esterni oppure interni. L’assorbente interno, o tampone, non comporta alcun rischio per la verginità, difatti l’imene è abbastanza interno e permettere alla ragazza di poter inserire il tampone tranquillamente senza creare problemi. La ragazza può andare in bagno , praticare attività sportive e andare in piscina o al mare può tranquillamente farsi la doccia, può usarlo di notte e di giorno, il tampone deve essere cambiato ogni 4-8 ore al massimo. Si consiglia di usare la misura piccola o media per evitare di contrarre la TSS (la Sindrome da Shock Tossico), malattia rara che può essere fatale. Questa sindrome è causata dalle tossine prodotte dal batterio Staphylococcus aureus che si trova comunemente nel naso e nella vagina. I sintomi tipici della TSS, anche se potrebbero non manifestarsi tutti contemporaneamente, sono: -febbre alta improvvisa (oltre 39°C), vomito, diarrea, eruzioni cutanee simili all'eritema, vertigini, dolori muscolari, svenimenti. In stadi successivi della malattia si può assistere anche alla desquamazione della pelle. “I salvaslip normali, per perizoma, mini, bianchi o neri?” “No, noi lo sconsigliamo. I rischi provocati dall’uso sono: prurito intimo, bruciore vaginale, perdite giallo-verdastre, irritazione vaginale. Il continuo uso di salvaslip può provocare bruciori che possono diventare acuti. Il salvaslip crea un ambiente caldo umido che favorisce lo sviluppo di infiammazioni, invece, noi raccomandiamo di usare indumenti intimi di cotone e non colorati e di evitare l'uso di ammorbidenti durante i lavaggio.” “Mia figlia vuole usare il perizoma come le sue amiche.” “Noi sconsigliamo l’uso di: perizoma , tanga , brasiliana, bikini o monokini. Alcuni studi clinici effettuati su donne che indossano regolarmente questi indumenti intimi hanno evidenziato, una maggior incidenza di patologie infiammatorie, e, in qualche caso, di infezioni in zona anale, perianale e pubica rispetto a chi indossa regolarmente uno slip. Ciò è dovuto in particolare all'attrito che la striscia di tessuto posteriore genera continuamente contro la pelle della zona anale e genitale. Evitare anche di indossare biancheria intima che non sia perfettamente asciutta. Negativi anche calze autoreggenti perché il silicone potrebbe portare a foruncoli o formazione di peli incarniti nella zona inguinale. Naturalmente questo non significa che non ci si possa concedere un completino colorato, ricamato e magari sintetico, a patto poi di riservare maggior attenzione all’igiene intima. Dopo il lavaggio, gli indumenti intimi vanno risciacquati a lungo, con molta acqua, per eliminare ogni residuo di sapone. Stili di vita, igiene. La ragazza ha chiesto: “che detergente intimo devo usare???”Il consiglio è stato: “utilizza il detergente intimo 1 o 2 volte la giorno; con un grado di ’acidità pH 4 o 5.” Lavarsi troppo frequentemente, così come utilizzare saponi alcalini, è controproducente. Va bene il borotalco, anzi, questo messo anche sotto al seno evita il sudore, irritazione e cattivi odori. Per asciugarti usa i rotoli di carta asciuga o un ospite personale. Usa le salviettine solo in viaggio. L’utilizzo di lavande vaginali, sia interne che estene, non deve essere abituale ma subordinato al consiglio del ginecologo. In caso di terapia antibiotica prolungata assumi fermenti lattici per ricostituire la normale flora batterica. Evitare di cambiare partner troppo spesso o usare il preservativo. Informati sulle abitudini igieniche del tuo partner. Inoltre, è importante che per la depilazione usi la ceretta “ a freddo”ed eviti quella “a caldo”, rasoi, saponi e creme depilatorie per evitare punti neri, peli incarniti e brufoli. Una buona dieta fatta dal dietologo o dalla dietista e non “fai da te” e una buona attività sportiva, in palestra oltre a quella scolastica, va bene. La SPA e le lampade e le piscine vanno fatte dopo una visita medica e dermatologica che assicuri che la pressione arteriosa sia buona e elimini la possibilità di malattie dermatologiche. 2 CASO. Una ragazza accompagnata dalla madre Domanda: Mia figlia ha 14 anni e vuole avere il suo primo rapporto sessuale. Io sono d’accordo ma sento un forte disagio ad affrontare l’argomento con lei, così ho pensato di rivolgermi a persone specializzate che possano rispondere alle sue incessanti domande. Risposta: Ha fatto benissimo! Lei è un ottimo esempio per tutte le mamme che si trovano a dover affrontare questo momento particolare per le loro figlie. In questo modo lei permette a sua figlia di vivere il rapporto sessuale in modo responsabile e sereno. Se vuole può essere presente alla conversazione con sua figlia. La mamma: No, ci parli lei. Io: Come vuole La ragazza, per ragione di privacy 196/03(non dirò il suo vero nome), la chiamerò con nome diverso: Fabiana   Fabiana: Cos’è l’imene??? È una membranella mucosa posta circa a metà della vagina, che si lacera con il primo rapporto e può sanguinare leggermente. Per tale motivo è sempre stata considerata il segno caratteristico della verginità fisica. In alcuni casi, però, può essere talmente elastico da non lacerarsi al momento della penetrazione, rimanendo integro. In questi casi quindi non si avverte dolore né perdita di sangue. Fabiana: Si ma….La verginità cos’è??? Sia per la donna sia per l’uomo si può parlare di verginità, quando non si hanno avuto mai avuto rapporti sessuali completi. La verginità nella donna ha un correlato fisico nell’integrità dell’imene. La scelta di rimanere vergini varia di fatto da individuo a individuo, in base a ragioni interiori, personali, ma anche sociali e culturali, dalla religione di appartenenza; da una scelta morale, per chi la considera un valore interiore, da salvaguardare o da offrire al partner che si è scelto. Ora, l’importante è che tu ti senta pronta a farlo, con la consapevolezza che questa persona, non sia, per forza, per tutta la vita, ma importante per te in questo momento. Nel “qui ed ora” è: con chi vuoi e se lo vuoi condividere. Fabiana: Cos’è la “prima volta”? La “prima volta” marca l’inizio della vita sessuale relazionale. La prima volta è un evento significativo che crea emozione, inquietudine, apprensione. I ragazzi scontano di massima la paura di non essere all’altezza della situazione (ansia da prestazione). Per le ragazze, la “prima volta” è spesso accompagnata dal timore del dolore fisico, oltre che dalla consapevolezza o dalla paura di perdere definitivamente la verginità. Fabiana sorridendo:“Tanto la prima volta non si può rimanere incinta…” Nulla di più sbagliato! La possibilità di una gravidanza è implicita nel fare l’amore, salvo che non ci si protegga con contraccettivi. La scelta contraccettiva è molto importante perché da questa dipendono la tua serenità e la salute riproduttiva. Fabiana: “Se decido di farlo….Sarò capace?” Il timore di non essere all’altezza è molto diffuso, soprattutto con un partner ha già avuto altre esperienze. La strategia migliore è non “mitizzare” troppo questo momento, parlare apertamente con il partner della propria inesperienza e, insieme, con complicità e fiducia, vivere questa esperienza. Non insistere se non và. La cosa più sbagliata è invece fingere una competenza inesistente… finiresti con l’essere immediatamente smascherata. Fabiana: “Se poi non mi vuole più?” Beh, tutto sommato non sarebbe una grave perdita, una persona che ragiona secondo criteri ormai obsoleti non merita la tua fiducia e il tuo amore. Ehi, non ci pensare nemmeno! Tu vali perché sei una persona speciale, hai scelto di condividere questo momento con la persona di cui sei attratta e innamorata, che ti rispetta e prova per te affetto e stima. Se non è così, non è la persona giusta! Fabiana: “Ho sentito parlare di autoerotismo e masturbazione”. E’ un modo naturale per sperimentare il piacere , ed è un'esperienza legata alle prime sensazioni di piacere. Costituisce una tappa, oggi considerata dagli esperti come fondamentale, nello sviluppo sano e naturale della propria sessualità. Fabiana:”Come avviene la scoperta nei maschi?” Nei ragazzi è frequente sia l'erezione, in certe circostanze come un'immagine femminile, che l'emissione di liquido seminale durante il sonno, definito polluzione notturna. Fabiana: “E nelle ragazze?” Con la stimolazione involontaria della zona genitale, con un oggetto, un cuscino oppure lavandosi, fino a provare sensazioni piacevoli, accarezzandosi in vari modi, senza necessariamente stimolare solo il clitoride. Fabiana:”Una mia amica è omosessuale, come faccio a capire??” L’adolescenza è il momento in cui si costruisce un’identità fisica, psichica, sentimentale e sessuale. È il periodo della sperimentazione, della ricerca di nuove strade non battute, della costruzione di nuovi modi di voler bene e amare, di stringere amicizie, relazioni, passioni. Alla fine di questo lungo percorso, la cui durata è soggettiva, ci si ritrova, tra le altre cose eterosessuali, omosessuali o bisessuali. Eterosessuale, la maggioranza degli uomini e delle donne è attratta da persone dell’altro sesso. Bisessuali, la persona, uomo o donna, ha la capacità di relazionarsi dal punto di vista sessuale con entrambi i sessi, pur mantenendo uno dei due impulsi come prevalente. Gli omosessuali, al contrario, provano interesse, prevalente o esclusivo, per persone dello stesso sesso. (uomo con uomo “gay”e donna con donna “lesbica”). Fabiana: se si propongono? Non bisogna aver paura di loro, perché come gli etero, possono scegliere di amare una sola persona. Non bisogna discriminare, loro sono come noi, hanno emozioni e sentimenti. Puoi dire di no, se non lo vuoi. Fabiana:”Qual è la maggiore età sessuale???” La maggiore età in Italia, dal punto di vista sessuale, si ha a partire dai 14 anni. Fabiana: “Come si fa a riconoscere l’amore vero? Come capire la differenza tra una cotta passeggera e una storia importante, che ti porterà al vero grande amore?” Per alcuni innamorarsi è questione di un momento, per altri invece è un processo più lento, graduale. Spesso capacità di intrattenere un' amicizia per mesi, se non addirittura anni e poi un bel giorno ci si rende conto all'improvviso di essere innamorati di una persona, che vediamo con occhi diversi, che è diventata speciale. L'innamoramento è accompagnato da tutta una serie di intense e travolgenti sensazioni ed emozioni, particolarmente all'inizio di un rapporto amoroso. In genere si attraversano tre fasi: - l'attrazione fisica iniziale. All'inizio i sintomi sono gli stessi, si passano ore aspettando che squilli il telefono, si vola al sospirato appuntamento con le gote in fiamme, le farfalle nello stomaco e il cuore palpitante, ti sembra che debba scoppiare da un minuto all'altro dall'emozione. - l'infatuazione. Se poi la storia, continua sempre più bella, ancora più forte dei primi giorni, quello che state vivendo è vero amore. - il legame affettivo. A poco a poco si comincia ad amare la presenza dell’altro. Lui diventa sempre più importante, finché ci si rende conto che non si riesce a vivere senza. - Il colpo di fulmine arriva in modo improvviso: lo guardi per la prima volta ed è come se vi conosceste da sempre, ma è raro. Fabiana:”Quali sono le zone erogene???” Sono le parti del corpo che producono sensazioni particolarmente sensuali ed eccitanti. Sono diverse, per uomo e donna e per ciascuno di noi. Includono i genitali ma anche i capezzoli, l’ombelico, il collo, le orecchie, ecc. Molte sono legate all’esperienza ed alle preferenze individuali: più aumenta la confidenza e la complicità reciproca più si riesce a comprendere come dare piacere al proprio partner (da William Masters e Virginia Johnson padri della sessuologia moderna) . Ogni persona ha una diversa risposta sessuale. Ricorda che ciò che piace a te non necessariamente vale per gli altri. È importante riuscire a parlare e ad esprimere i propri bisogni, saper dire no e non provare vergogna o imbarazzo nel dichiarare apertamente al nostro partner se un suo comportamento ci va oppure o no. Fabiana: Come si raggiunge L'orgasmo??? È vero che ne abbiamo uno clitorideo e uno vaginale??? Si. L'orgasmo è una reazione del corpo durante l'atto sessuale, conseguenza di un'intensa eccitazione delle zone erogene e degli organi sessuali., sia uomini che donne possono avere l'orgasmo. Negli uomini si presenta come un picco rapido di eccitazione seguito dall'eiaculazione, mentre nelle donne può consistere in un periodo più esteso di sensazioni di piacere con alcuni picchi di estremo piacere... Nelle donne, l'orgasmo può essere vaginale, clitorideo o di entrambi i tipi contemporaneamente. L'orgasmo clitorideo. La clitoride è sensibilissima alle stimolazioni. Può essere stimolata in vari modi: attraverso uno sfregamento e pressione con il corpo del partner, o con stimoli manuali L'orgasmo vaginale, invece, si raggiunge con la penetrazione: la donna prova piacere attraverso lo scorrimento del pene dentro e fuori forse, ma senza dati certi, toccando il punto G (Masters e Johnson). Una donna sperimenta un orgasmo completo quando tanto l'utero che la vagina, compresi i muscoli pelvici e quello anale, vengono sottoposti a contrazioni ritmiche. Alcune donne riescono ad avere orgasmi multipli. quasi in successione. Le donne possono espellere del fluido durante l'orgasmo, la cosiddetta eiaculazione femminile . In alcuni casi si possono verificare alcuni incidenti di percorso: il sesso provoca ansia e delusione :ad es se le prestazioni si rivelano insoddisfacenti o impossibili. Talvolta questi problemi sono determinati da malattie, uso di alcuni farmaci, abuso di alcool, e uso di droga. Altre volte sono provocati da emozioni spiacevoli come paura, sensi di colpa, ansia da prestazione, eccessive aspettative nei confronti del sesso, ecc… Le difficoltà più comuni che si possono verificare: Nell’uomo sono quelle legate all’erezione (disturbi dell’erezione). Altre difficoltà si possono avere nella gestione dei tempi del rapporto sessuale (eiaculazione precoce e/o ritardata). Nelle donne queste difficoltà si manifestano come: frigidità, incapacità totale o parziale di provare piacere; dispareunia, rapporti sessuali dolorosi vaginismo, contrattura dei muscoli della vagina che impedisce la penetrazione. Le infezioni IST O MST L’espressione infezioni sessualmente trasmissibili (Ist) raggruppa le malattie trasmesse durante l’atto e il contatto sessuale e, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è preferibile a quella usata in precedenza malattie sessualmente trasmissibili(MST) in quanto sottolinea il frequente decorso sintomatico di queste infezioni che, altrimenti, nei casi conclamati si manifestano con sintomi acuti o come forme croniche. Io: “Fabiana sai che ci sono infezioni trasmissibili?” Fabiana: “Si ma quali sono?” Fra le infezioni sessualmente trasmissibili più importanti si ricordano: 1. Batteri: gonorrea, infezioni uro-genitali, anorettali, sifilide; 2. Virus : Hiv/Aids, herpes genitale, Hpv , condiloma,epatite B e C; 3. Parassiti : Candida, Condilomi. Fabiana: “Dott. ssa vorrei prendere la pillola o ci sono altri metodi contraccettivi???” Io:Esistono tantissimi metodi contraccettivi appartenenti a quattro gruppi: 1. Metodi ormonali: la pillola per donna, il cerotto a rilascio transdermico, l’anello vaginale, la spirale. Tra questi, secondo me, data la tua giovane età, puoi scegliere la pillola o il cerotto, sicure al 99,9%; 2. Metodi di barriera: il profilattico o preservativo per l’uomo, il diaframma. Tra questi, ti consiglio di far usare a lui il preservativo, il metodo più sicuro sia per preservarsi dalle IST che da gravidanze indesiderate; 3. Metodi chimici: Spermicidi. Questi tipi sono usati insieme ad altri tipi di contraccettivi, io li sconsiglio! 4. Metodi naturali: il coito interrotto, il metodo Billings, il metodo Ogino Knauss, il metodo sinto termico, la temperatura basale . I metodi naturali se non usati bene possono essere ad alto rischio di gravidanze indesiderate. “Se hai sbagliato a prendere la pillola o a rilevare i metodi naturali e hai paura di essere incinta, puoi sempre chiedere al ginecologo di prescriverti la pillola del giorno dopo: la Levonelle oppure la Norlevo, entro 72 ore dal rapporto a rischio”. Al termine del colloquio, la ragazza dice di aver deciso e di sentirsi pronta. Mi ringrazia, chiama la mamma che, per quanto imbarazzata, si dice più tranquilla e dopo i saluti vanno via. Altre ragazze, soprattutto studentesse di scuole medie e superiori, venivano con genitori o parenti per avere informazioni riguardanti i metodi anticoncezionali. Dopo aver avuto qualche informazione sia sulle IST che sui rischi di gravidanza, la maggior parte di loro sceglieva di utilizzare la pillola o il cerotto, mentre altre optavano per il preservativo. Al contrario, venivano ragazze accompagnate dai loro compagni per chiedere di fare un test di gravidanza nella speranza o nella paura di essere incinte di essere incinte. 3 caso: una ragazza mi chiede se e possibile sapere come rimanere incinta Io: di solito si rimane incinta contando dal 1 giorno di mestruazione al 13 tra il 13 e il 15 giorno se si ha un ciclo regolare è possibile ma se si vuol sapere subito esiste in commercio in farmacia il test di ovulazione alvita è semplice da usare esso rileva tramite alcune gocce di urina dopo alcuni minuti tramite due striscette rosa i due giorni migliori per concepire. per le ragazze invece che hanno il timore o la voglia di concepire e pensano di essere già incinte esistono: I test di gravidanza Oggi è facile verificare se è iniziata una gravidanza, basta fare uno dei seguenti esami: 1. esame delle urine (il più frequente); test vendibile in farmacia clearblue con indicatore di concepimento, è capace di dire anche quando è avvenuto esattamente il concepimento. 2. esame del sangue; in ospedale 3. ecografia in ospedale.

Il Tirocinio: consulenze nel reparto di Ginecologia al I° piano

IVG la Legge 194 del 22/05/78 Oggi in Italia qualsiasi donna può richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. L'intervento può essere effettuato presso le strutture pubbliche del S.S.N. in modo totalmente gratuito. L'Ivg può essere praticata dopo i primi 90 giorni quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna, oppure quando siano state accertate gravi anomalie del feto Nel caso delle minorenni, secondo la Legge 194 art. 12, è necessario l'assenso da parte di chi esercita la potestà o la tutela. Tuttavia se, entro i primi 90 giorni, chi esercita la potestà o la tutela è difficilmente consultabile o si rifiuta di dare l'assenso, è possibile ricorrere al giudice tutelare. In base’Art. 9 comma 5, il ginecologo può astenersi dal fare un IVG per obiezione di coscienza, in tal caso può farlo un altro ginecologo. Prima di effettuare l’IVG viene chiesto alla donna di firmare un documento sul diritto alla privacy 196/03. Le forme di aborto sono di vario tipo, oltre all’ivg volontaria provocata, abbiamo: l’aborto naturale (o aborto interno), l’aborto tubarico e l’aborto pre-termine o tardiva nei casi in cui il feto è morto o ha qualche malformazione. Esistono due metodi abortivi: per aspirazione e tramite la pillola abortiva. Un aborto non compromette la possibilità di avere future gravidanze normali. In caso di aborti ripetuti si rendono necessarie indagini specifiche. IVG Metodo chirurgico (per aspirazione) L'aspirazione puo' generalmente essere effettuata entro le 14 settimane a partire dal primo giorno dell'ultima mestruazione. L'intervento viene eseguito in ospedale, sia in day-surgery sia con ricovero. L'intervento operatorio avviene sotto narcosi (anestesia generale). Il collo dell'utero viene dilatato cautamente con dilatatori metallici fino ad un diametro da 6 a 12 mm. Viene in seguito inserita una canula fine per l'aspirazione che rimuove i tessuti embrionali dalla cavità uterina. L'operazione dura circa 20 minuti. Generalmente, una visita di controllo viene effettuata nelle due settimane seguenti l'intervento. Nella cartella clinica si trova un consenso informato dove spiega come avviene l’intervento chirurgico. La pillola abortiva Da qualche tempo in Italia è arrivata la pillola abortiva: Mifegyne con prostaglandina RU 486. Questa pillola puo' essere prescritto entro la 7ª settimana o 49 giorni a partire dal primo giorno dell'ultima mestruazione. L'interruzione della gravidanza viene effettuata in clinica con due farmaci: la Mifegyne (RU 486) e la prostaglandina. La Mifegyne, blocca gli effetti dell'ormone progesterone, interrompendo lo sviluppo della gravidanza; mentre, la prostaglandina, induce contrazioni uterine e provoca l'espulsione dei tessuti embrionali. In presenza di personale medico, la donna assume tre compresse di Mifegyne e, due giorni dopo, due compresse di prostaglandina. Dopo l’assunzione dei farmaci, la donna rimane in osservazione per alcune ore, durante le quali avviene l’espulsione dei tessuti embrionali. Circa due settimane dopo tale operazione, la donna deve sottoporsi ad una visita di controllo. IVG, aspetti Psico-socio-pedagogici Come più volte evidenziato da diverse ricerche sull’aborto provocato (IVG), durante il tirocinio, ho potuto constatare che la maggior parte delle donne che fa ricorso all’aborto, mostra una sorta di “coazione a ripetere”, sembra scelgano l’aborto come mezzo contraccettivo. Infatti, quando chiedevo alle pazienti: come “la” stai vivendo??? Loro tranquille rispondevano: non è mica la prima volta! Ciò accade perché la donna, pur desiderando la gravidanza, come realizzazione della propria identità femminile, non riesce ad accettare il bambino.
a normativa di riferimento è l’articolo 19 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità)il quale sancisce che l’interruzione della gravidanza, spontanea o volontaria, nei casi previsti dagli articoli 4, 5 e 6 della legge 22 maggio 1978, n. 194, è considerata a tutti gli effetti come malattia.
Secondo la legge si determina questa differenza:
  1. Se l’interruzione avviene entro il 180 º giorno di gestazione dà diritto al solo trattamento di malattia, rimanendo, quindi, escluso che la lavoratrice possa usufruire del trattamento di maternità;
  2. Se l’interruzione avviene dopo il 180 º giorno dall’inizio della gestazione , la lavoratrice può usufruire del congedo di maternità post-parto di tre mesi dal giorno successivo a quello dell’aborto. In questo caso, infatti, l’interruzione di gravidanza viene considerata parto a tutti gli effetti. Non dà però diritto al congedo parentale.
Per accertare se l’interruzione di gravidanza sia avvenuta prima o dopo il 180º giorno si devono contare 300 giorni a ritroso dalla data presunta del parto indicata nel certificato medico e alla data così ottenuta si devono aggiungere 180 giorni.
Nel tuo caso, che rientra nel punto 1 (l’interruzione avviene entro il 180 º giorno di gestazione), le assenze per interruzione di gravidanza non si cumulano con precedenti o successivi periodi di malattia e non sono quindi computabili nel periodo massimo previsto dalla normativa contrattuale per la conservazione del posto di lavoro (art. 17/1 del CCNL/2007 per il personale assunto a tempo indeterminato; art. 19 commi 3 e 10 per il personale assunto a tempo determinato).
Sono di questo avviso l’INAIL, nelle circolari n. 48/1993 e n. 51/2001, e il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, che con nota 25/I/0011428 del 19 agosto 2008, di risposta all’interpello n. 32 del 19 agosto 2008 del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, ha precisato che l’articolo 12 del D.P.R. n. 1026/1976 considera l’interruzione di gravidanza prima del 180° giorno come aborto e non come parto; qualificandosi dunque, come “malattia determinata da gravidanza”, ad essa si applicherà la tutela prevista dall’articolo 20 del D.P.R. n. 1026/1976, secondo cui tale assenza non rientra nel periodo di comporto.
Nello stesso interpello, il Ministero del Lavoro afferma che ai fini della prova della morbosità determinata da gravidanza non è necessaria la produzione di un certificato rilasciato da un medico specialista del Servizio sanitario nazionale, ma basta un certificato rilasciato da un medico di base convenzionato.
Dunque, dal 7 gennaio, ai fini della giustificazione della tua assenza, potrai farti certificare, anche dal medico di base, la “malattia determinata da gravidanza”.
In questo caso i relativi giorni di “malattia” non saranno computabili nel periodo massimo previsto dal CCNL/2007, sopra richiamato, per la conservazione del posto di lavoro.
Non si ravvisano invece deroghe per ciò che riguarda l’eventualità dell’invio della visita fiscale da parte della scuola o della trattenuta sui giorni di malattia ai sensi dell’art. 71 del decreto legge 112/2008 come convertito dalla legge 133/2008, pertanto si ritiene che anche i giorni di “malattia determinata da gravidanza” siano soggetti tanto alla visita fiscale che alla trattenuta di legge.
 Durante il tirocinio tra i tanti casi, molti riguardavano ragazze minorenni che per praticare l’ivg, il più delle volte per scelta dei genitori. 1 caso Uno dei casi riguarda una ragazza di un paese della provincia di Foggia. La ragazza, di 15 anni, aspettava un figlio da un ragazzo di otto anni più grande. Il dramma dei genitori derivava da più fattori, oltre al fatto che la ragazza fosse minorenne, i genitori non accettavano il padre del bambino perché cugino della mamma della ragazza e perché facente parte di una famiglia legata al clan della “sacra corona unita”. Inoltre, i genitori, incastrati in un tessuto sociale pieno di pregiudizi, erano spaventati dall’eco dei pettegolezzi che “il fatto” avrebbe provocato all’interno del paese. Infatti le parole della mamma erano: “cosa diranno al ritorno in paese??? Tutti devono sapere ora che mia figlia non è più vergine??? l’unica ragazza della sua età, in tutto il paese, ancora vergine era lei e ora….oddioooooo ….” In un primo momento ho cercato di focalizzare l’attenzione della madre su problematiche più gravi della verginità. Le ho spiegato che nel caso specifico la ragazza adolescente, in questa fase della sua crescita, è alla ricerca di una propria identità personale sessuale e sociale, e di un’autonomia dai genitori. Questo processo è avvenuto con l’avvicinamento ad un uomo più grande in cui ha ritrovato protezione e di cui è particolarmente affascinata perché “proibito” dai genitori e . Tutto ciò l’ha portata a desiderare un figlio da questo compagno. Ho spiegato ancora che imporre alla ragazza di sottoporsi all’IVG è sbagliato, anche per le conseguenze psicologiche che la ragazza potrebbe avere. In un secondo momento ho invitato la ragazza a parlarmi del suo coinvolgimento emotivo con il ragazzo e di come stesse vivendo la decisione dei genitori di farla abortire. All’inizio non è stato semplice, visto il suo stato d’animo, ma poi pian piano sono riuscita a metterla a suo agio e dopo un pianto “liberatorio” abbiamo iniziato a dialogare. Dopo aver esposto il suo pensiero, i suoi sentimenti e il “suo punto di vista”, ho coinvolto nella conversazione anche la madre. Durante il confronto tra le due donne ho notato una “distonia comunicativa” tra loro e in diversi casi sono intervenuta per chiarire i concetti dell’una e dell’altra. Alla fine madre e figlia sono entrate in “sintonia comunicativa” e la conversazione si è conclusa in un lungo abbraccio tra loro. In quel momento la madre incredula, ha detto: “non ci posso credere, è la prima volta che mi abbraccia, non lo ha mai fatto neanche da piccola”. A quel punto la madre con un animo più dolce e sereno ha cercato di rassicurare il marito e a convincerlo a cambiare opinione sulla relazione tra la figlia e il compagno. Il padre disponibile ha accettato a patto che la ragazza abortisse e tornasse a scuola. Dal suo canto la madre della ragazza nutriva la speranza che, superata questa fase di crescita, la figlia potesse, un giorno, allontanarsi da quell’uomo, ormai non più “proibito”.Il giorno successivo la ragazza è stata sottoposta all’intervento dell’IVG e dimessa dopo qualche ora. Prima di lasciare il reparto, l’intera famiglia ha voluto salutarmi e ringraziarmi. Per me una gran soddisfazione!

Il Tirocinio: consulenze nel reparto di ostetricia al 3°piano La gravidanza è un periodo molto particolare sia da un punto di vista biologico che psicologico e pedagogico. Durante il mio tirocinio, spesso, le donne gravide venivano in medicheria e mi ponevano domande riguardanti la vita intrauterina nei diversi mesi di gestazione. Se educare significa portare fuori, dare alla luce, quale momento migliore per educare se non la gravidanza e il parto? Ogni volta, cercavo di spigare loro che, durante la gestazione, la donna ha la possibilità di riprovare la fusione originaria da cui la sua stessa vita ha preso le mosse; di ripetere, cioè, la propria relazione primaria con sua madre. Il bambino in utero fa le sue proposte e la donna deve cercare di codificarle. Molte forme elementari di apprendimento sono già evidenti durante questo periodo. Prima della nascita il bambino sente la voce e il battito cardiaco della madre, la voce del padre, la musica proveniente dall’esterno, percepisce la luce. Egli reagisce ad ogni input proveniente dal mondo esterno, un bimbo se si ascolta della musica di suo gradimento, si tranquillizza; se percepisce una luce troppo forte, porta le mani agli occhi e potrebbe arrivare a cambiare posizione, se la mamma ingerisce sostanze dolci, il bambino deglutisce una quantità maggiore di liquido amniotico perché più gradevole, viceversa se ingerisce sostanze amare. Una coppia mi ha chiesto se il rapporto sessuale durante la gravidanza può compromettere la salute del bambino. Non solo non è pericoloso, ma è consigliabile se entrambi i partner ne hanno voglia. Una vita sessuale gratificante si ripercuote positivamente sul rapporto di coppia e aiuta la donna a vivere serenamente la gravidanza. Quanto al bambino, non corre alcun rischio protetto com'è dal sacco pieno di liquido amniotico.


 Ci sono modi diversi di venire fecondati: quella naturale, artificiale in provetta e 

 La fecondazione in vitro ovvero i figli in provetta Si può effettuare sia con la fecondazione dal proprio partner fecondazione omologa sia con un partner diverso fecondazione eterologa Questo metodo, recentissimo, (il primo bebè provetta è nato nel 1978 negli States) ha consentito la nascita di oltre 25 000 bebè. È particolarmente indicato nel caso in cui le trombe di Falloppio sono ostruite, o in alcune forme di endometriosi e patologie del collo. Tale tecnica richiede due équipes: una di biologi ed un'altra di ginecologi. Essa consiste nella fusione di un ovulo con degli spermatozoi in una provetta e non nell'utero. Una volta lo spermatozoo introdotto nell'ovulo, si attende la divisione, poi si inietta l'uovo nell'utero. Questo deve svilupparsi come in una gravidanza tradizionale. La Fecondazione In Vitro si svolge in tre tappe: - La stimolazione: il terzo giorno del ciclo, si iniettano ormoni per stimolare i follicoli. Una volta maturi, l'ovulazione viene provocata da un'altra iniezione di ormoni (HCG). - Il prelievo: in anestesia locale si prelevano gli ovociti maturi con un tubicino ed un ago che vengono introdotti in vagina. Tale intervento può essere un pò doloroso. Esso permette di prelevare il liquido follicolare che viene poi posto in tubo di vetro a 37°C. Lo sperma è prelevato qualche ora prima (o scongelato il giorno stesso) e gli spermatozoi vengono separati dal liquido seminale e conservati a 37°C.crioconservazione - La fecondazione: qualche ora dopo, spermatozoi ed ovociti sono in un liquido nutriente per due giorni alla temperatura del corpo: a questo punto deve avvenire la fusione. Dopo due giorni, l'uovo inizia a dividersi e può essere trasferito nell'utero tramite un sottile catetere. Solamente un quarto degli embrioni riescono ad annidarsi. Le possibilità di restare incinta tramite questo metodo,vanno dal 15 al 20%. La fecondazione o inseminazione artificiale La fecondazione viene fatta direttamente nelll'utero sia con lo sperma del proprio partner, fecondazione omologa se questo è impotente o se il suo sperma non è sufficientemente concentrato, oppure con lo sperma di un donatore fecondazione eterologa anonimo se quello del marito è infecondo. Quando si tratta dello sperma del marito, viene introdotto direttamente nella vagina durante l'ovulazione. Se invece si tratta di un donatore, lo sperma viene congelato e conservato nelle banche dello sperma. Le regole sono ben precise:il donatore deve sottoporsi con esito favorevole ad accertamenti clinici e di laboratorio dai quali risulta il suo buon stato di salute. Deve rispondere ad alcuni criteri: - non avere più di 40 anni - non stabilire alcun rapporto giuridico tra lui ed il nascituro Inoltre, non è consentito l'utilizzo di gameti di uno stesso soggetto per più di cinque gravidanze positivamente portate a termine. Esami minuziosi sono inoltre compiuti sullo sperma del donatore per accertare l'assenza di virus come l'HIV, e quello dell'epatite B. Tale tecnica di fecondazione è piuttosto soddisfacente, poiché le probabilità per la donna di restare incinta sono del 60 al 70% con sperma fresco, contro e 55% con sperma congelato.

Autofecondazione o clonazione Ultimamente è stata fatta una scoperta dagli scienziati inglesi dell'Università di Newcastle, “la donna potrà, in futuro, fare ameno degli uomini anche per fare i figli, parliamo di autofecondazione o clonazione : dalle cellule staminali del midollo osseo femminile, si è riuscito a produrre gli spermatozoi. La scoperta è pubblicata sul"New Scientist": il dottor Karim Nayernia, è certo che entro tre anni di esperimenti, avremo lo sperma maturo, capace di fertilizzare gli ovuli: i ricercatori hanno lavorato sui topi di laboratorio, bombardando le staminali del midollo osseo di vitamina A e composti chimici, arrivando così ad un primo stadio immaturo di spermatozoi. Secondo gli studiosi, questo rappresenta un grande passo nella lotta contro l'infertilità, c'è solo un particolare da sottolineare, ovvero che i nuovi nati sarebbero solo di sesso femminile, in quanto nella riproduzione rientrerebbe solo il cromosoma X (quindi XX) femminile e non il cromosoma Y(XY maschile), prettamente maschile. Questa cosa potrebbe essere molto importante per le coppie omosessuali femminili, in quanto potrebbero avere figli con il corredo cromosomico di entrambe. Ciò potrebbe portare a sconvolgere le intere teorie psicoanalitiche psicologiche pedagogiche etc.
 Legge in Italia e in Comunità Europea, il Cattolicesimo La fecondazione assistita è stata oggetto negli anni di un articolato dibattito, in particolare relativo all'uso di alcune tecniche, come la fecondazione eterologa, la clonazione, la commercializzazione di embrioni, la maternità surrogata, la produzione di embrioni a fini di ricerca o di sperimentazione che suscitano controversie di tipo bioetico. In seguito a tale dibattito è stata varata la legge 19 febbraio 2004 n. 40 che ha vietato tali pratiche in Italia. In Italia, in seguito a questo dibattito, si è tenuta nel 2005 una consultazione referendaria articolata in quattro referendum per abrogare alcuni punti dell'attuale legge sulla fecondazione, giudicata dai referendari (radicali, forze di sinistra e laiche, e alcuni esponenti, come ad esempio Gianfranco Fini, dello schieramento di centrodestra) troppo restrittiva nelle tecniche utilizzabili. L'affluenza alle urne del 25,9% non ha però permesso il raggiungimento del quorum. Nelle altre Nazioni della Comunità Europea non è vietata, e se una donna italiana single o una coppia che non può avere figli vuol diventare madre o genitori può tranquillamente ricorrere alla fecondazione eterologa recandosi nei grandi centri della Comunità Europea per fare l’intervento e tornare in Italia incinta genitore. Purtroppo questo divieto in Italia è solo perché qui c’è il Vaticano quindi il Papa, ma mi chiedo: Il Papa non è del mondo perché fa valere la sua Legge solo in Italia, solo perché il Vaticano è in Italia? che poi tra l’altro si considera anche uno Stato a parte. L’Io embrionale Lo statuto dell’embrione, ovverosia ci si è posti la domanda se l’embrione debba o meno essere considerato una persona umana e come tale avere diritto ad un proprio statuto che ne sottolinei gli aspetti morali, biologici e giuridici. Su questo problema: persona o non persona dell’embrione, vi sono due tesi diametralmente opposte; l’una espressione del pensiero cattolico, che considera l’embrione come persona fin dal momento del concepimento, (teoria dello zigote) e l’altra espressione del pensiero laico che ritiene l’embrione come persona solo in una fase successiva a quella dello zigote(teoria post zigotica). Per comprendere le ragioni addotte a sostegno delle proprie tesi da parte delle due correnti di pensiero, è indispensabile fare dei riferimenti precisi all’aspetto biologico del prodotto del concepimento nelle sue prime fasi di sviluppo, specie alla luce delle ultime cognizioni, ottenute in gran parte da sperimentazione su embrioni in vitro. zigote Fisiologia: Un nuovo essere vivente ha inizio con la fecondazione, consistente nella penetrazione dello spermatozoo all’interno di una cellula uovo o ovocita e nella successiva fusione dei due nuclei dei gameti (pronuclei) in un nucleo unico; processo detto singamia, che porta alla formazione dello zigote. Tale processo dura circa ventiquattr’ore e, a tal proposito, si discute tra gli scienziati se per fecondazione si debba intendere il momento della penetrazione dello spermatozoo o quello della singamia. Dal 2° al 5°/6° giorno lo zigote si divide per segmentazione (divisione in due) in 2-4-8-16-32-64 cellule, a formare la cosiddetta blastocisti. Ciascuna cellula, detta blastomero, ha la peculiarità di essere totipotente, ovverosia, se dall’agglomerato di 8 cellule, per esempio, se ne sottrae una e la si coltiva in vitro, questa si divide indefinitamente dando luogo ad un nuovo individuo, mentre le rimanenti 7 cellule continuano il proprio sviluppo dando anch’esse egualmente luogo ad un individuo completo. Dal 6° giorno questa totipotenzialità viene perduta e le singole cellule acquistano il carattere della unipotenzialità, nel senso che ciascuna di esse si sviluppafinalisticamente verso i vari organi o apparati; difatti la blastocisti è formata da due strati cellulari, uno esterno detto trofoblasto, da cui deriveranno gli annessi embrionali (placenta, corion, cordone ombelicale) ed uno interno, da cui deriverà il vero e proprio embrione e successivamente il feto. Con la formazione del trofoblasto, inizia l’annidamento della blastocisti nella mucosa uterina ed anche uno scambio ormonale e biochimico tra prodotto del concepimento e corpo materno. Dal 6° al 14° giorno la blastocisti continua a svilupparsi, ma può accadere che possa dividersi in due dando luogo a gemelli monocoriali, oppure fondersi con un’altra blastocisti, allo stesso stadio di sviluppo. Il processo di fusione non è frequente quanto quello di divisione, anche perché quest’ultimo caso è evidente, in quanto dà luogo a due esseri viventi, mentre la fusione lo è solo quando le due blastocisti sono di sesso differente, come accade nelle anomalie intersessuali quali:l’ermafroditismo o lo pseudoermafroditismo, mentre passa inosservata nel caso di blastocisti dello stesso sesso. Al 14° giorno compare il primo abbozzo del sistema nervoso, la cosiddetta stria primitiva, segno inequivocabile che si tratta di un solo individuo. Dal 14°giorno in poi lo sviluppo prosegue unico ed unitario fino alla fine. Pertanto, l’orientamento attuale della maggior parte di studiosi di biologia è che al prodotto del concepimento, dalla fecondazione fino al 14° giorno, si debba dare l’attributo di pre-embrione, riservando quello di embrione vero e proprio al concepito dal 14° giorno alla 8° settimana. Secondo altri ricercatori la vita umana individuale inizierebbe al 6° giorno, cioè quando, al momento dell’impianto, la blastocisti passa dallo stato di totipotenzialità a quello di unipotenzialità. Secondo altri autori ancora, vengono considerati fondamentali nello sviluppo della vita embrionale la formazione del sistema nervoso e l’inizio della vita cerebrale. L’attività cerebrale consentirebbe il passaggio della vita embrionale, dal "livello cellulare" al "livello olistico", con la unificazione dei diversi organi e tessuti in un unico individuo umano. Le tappe biologiche summenzionate sono alla base della tesi sostenuta dal pensiero laico, secondo il quale lo statuto di persona debba essere riconosciuto all’embrione propriamente detto (prodotto del concepimento dal 14° giorno alla 8° settimana) e non al pre-embrione (dalla fecondazione al 14° giorno). Concetto di persona: il termine "persona" è un termine tecnico della filosofia o delle cosiddette scienze umanistiche e non è affatto sinonimo di essere umano, di soggetto umano, o di vita umana. Per "persona", infatti, s’intende un "individuo" umano con capacità razionali. Il concetto di "individuo" presuppone due peculiarità: quella della "unicità" e quella della "unitarietà". La "unicità" s’identifica con la unicità genetica, tant’è vero che non esiste al mondo un essere vivente uguale ad un altro; secondo alcuni quest’ultima si acquisisce al momento della singamia; secondo altri invece solo al 14° giorno, quando il pre-embrione non può più scindersi o fondersi. La unitarietà, cioè la inscindibilità, s’identifica con la unitarietà biologica e si acquisisce ugualmente al 14° giorno, quando non si può avere né la scissione in due né la fusione di due embrioni in uno. La comparsa della stria primitiva, appunto al 14° giorno, è il segno inequivocabile dell’acquisita inscindibilità, pertanto solo al 14° giorno l’evoluzione porterebbe alla formazione di "un individuo" (unitarietà) e di "quell’individuo" (unicità). Il secondo requisito della definizione di "persona", è la razionalità; questa non può prescindere dal sistema nervoso in senso lato o da un suo abbozzo (stria primitiva) che rappresenti l’equivalente di un cervello complesso ed adeguatamente organizzato, tanto da consentire quei processi mentali cui ha senso attribuire la qualifica direzionale. Orientamenti: Tesi laica: secondo il pensiero laico, pertanto, lo "status di persona" dev’essere riservato al concepito dallo stato di embrione in poi. Ciò non significa, però, che il pre-embrione debba essere considerato pura materia biologica, ma si ritiene che su di esso si possano condurre ricerche, purché affidate a persone di chiara rettitudine morale e che queste ricerche siano finalizzate al progresso delle conoscenze mediche e biologiche e conseguentemente ad un miglior trattamento delle malattie (vedi terapia genica prenatale). Questa tesi è stata oggetto della "Dichiarazione sull’embrione" promossa e firmata da eminenti scienziati tra cui il premio Nobel Rita Levi Montalcini. Il testo di tale dichiarazione recita così: "Il problema dello statuto dell’embrione umano e del rispetto ad esso dovuto, è uno dei problemi centrali e più controversi della bioetica contemporanea. Per evitare alcune delle ricorrenti confusioni in materia, noi sottoscritti riteniamo di dover affermare che quello relativo all’inizio di una "persona" come quello della sua fine, sia un problema filosofico e concettuale, che dev’essere risolto tenendo opportunamente conto delle migliori conoscenze scientifiche disponibili ed adeguandosi ad esse. In questo senso, in quanto scienziati ed operatori del settore, noi affermiamo che le recenti conoscenze relative alla tot potenzialità dello zigote e dell’evoluzione, unita ad altre considerazioni, portano a dire che "prima" del 14° giorno dalla fecondazione è da escludersi che l’embrione abbia "vita personale" o sia "persona". Non è nostro compito stabilire con precisione quando ciò avvenga, ma certamente non avviene al momento della fecondazione, bensì in un momento successivo ad essa. Da questo, tuttavia, non consegue che allo "embrione" non sia dovuto alcun rispetto, prima del 14° giorno, ma ribadiamo che questo è un problema di ordine diverso dal precedente, che dev’essere risolto in base al senso di responsabilità dei ricercatori e in base ad opportuni indirizzi legislativi." Tale tesi viene condivisa anche da scienziati e ricercatori di ispirazione cattolica. In Francia un gruppo di cattolici ha recentemente pubblicato un libro (Aux debuts de la vie. Des Catholiques prennent position – 1990) proprio su questo tema. Secondo questo testo, si dovrebbero distinguere, dopo la fecondazione, quattro stadi diversi: 1°) il periodo che va dalla fecondazione allo stadio di 8 cellule; in questa fase l’uovo vive totalmente delle riserve materne e il genoma paterno non interviene o interviene pochissimo. Nulla consente, dunque, di chiamare quest’uovo embrione. 2°) il periodo in cui la massa cellulare si trasforma in blastocisti con uno strato esterno, trofoblasto, che dà luogo agli annessi embrionali ed uno strato interno, bottone embrionario, che darà luogo all’essere vivente. (5° giorno dalla fecondazione). Anche in questo periodo al bottone embrionario non si può attribuire il carattere di embrione, in quanto le cellule che lo costituiscono sono totipotenti ed indifferenziate. 3°) il periodo di preparazione all’impianto (6° giorno dalla fecondazione) in cui l’uovo incomincia ad inviare segnali alla madre, ed il trofoblasto prolifera attivamente, penetrando nella mucosa uterina, mentre le cellule del bottone embrionario restano quasi del tutto "quiescenti". 4°) il periodo post impianto dal 6° al 14° giorno, in cui si differenziano progressivamente i tessuti primitivi ed iniziano a delinearsi le strutture organiche del nuovo essere. Al quesito su come deve comportarsi il ricercatore di fronte al prodotto del concepimento nei diversi stadi, gli autori, ripeto di estrazione culturale cattolica, rispondono che, ai fini di un impiego per la ricerca scientifica, tra i primi due stadi e i gameti umani non ci dovrebbero essere differenze; quindi sì all’impiego per la ricerca, se questa è effettuata da persone competenti ed in strutture adeguate. Sì anche alla terza fase, mentre il quarto periodo non sembra adatto a ricerche di qualche utilità biologica o clinica. Analogo orientamento è stato espresso anche da esponenti del mondo cattolico clericale. E’ il caso di un sacerdote cattolico australiano, padre Norman Ford, il quale in una sua recente pubblicazione "Quando comincio io", asserisce che il confine tra il pre-embrione e l’embrione vero e proprio è la comparsa della stria primitiva al 14° giorno. Per Ford, la comparsa della stria primitiva indica che un solo embrione (e un solo essere umano) si è formato ed ha iniziato ad esistere. Anche il gesuita Richard A. Mc. Cormick, professore di etica cristiana al dipartimento di teologia dell’università di Notre Dame, sostiene: "In questo mio saggio io sostengo che lo status morale – e più in particolare la controversa questione dello status di persona – è legata al conseguimento della
evolutiva in quanto matrice dell’individuo singolo. La mia posizione è in contrasto con la tesi secondo cui l’embrione conseguirebbe lo status di persona in uno stadio precedente, ossia quando raggiunge l’unicità genetica. Io sostengo che un embrione possegga uno status diverso dal pre-embrione anche se possiamo scegliere di trattarlo allo stesso modo." Lo stesso autore riconosce che la questione dello status morale dell’embrione non è un problema di competenza della scienza, ma un problema filosofico, al quale la scienza può dare un contributo. All’uopo cita il Dettame della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), 1974, pag. 437 n° 19, in cui, nella dichiarazione sull’aborto procurato, si riconosce che il problema "persona-embrione" è "una questione filosofica", nonché un altro documento cattolico, il Donum Vitae, (CDF), 1987, in cui si osserva che le conclusioni della scienza forniscono una: "preziosa indicazione per la deliberazione della ragione sullo status di persona". L’autore conclude il suo libro facendo due proposte: una morale e una pratica; nella prima osserva come, se è vero che l’embrione non è ancora persona e la probabilità statistica che lo diventi sia piuttosto limitata, in via di principio non è possibile escludere la liceità degli esperimenti non terapeutici aventi come oggetto il pre-embrione. Tuttavia in considerazione che questi ha delle potenzialità intrinseche di diventare persona, cioè può essere considerato una persona "in divenire", ritiene che il pre-embrione possa essere trattato come una persona e non come mero materiale biologico, ma che tale dovere si configura solo come un obbligo "prima facie", sia pure forte. La proposta pratica è di tipo procedurale e tenuto conto del carattere controverso della questione, qualsiasi eccezione al dovere prima facie di trattare l’embrione come persona, deve obbedire a criteri stabiliti a livello nazionale. L’autore, da Gesuita, si rende conto che la sua posizione è in antitesi con quella sostenuta dalla morale cattolica e conclude dicendo: "Discostarsi dall’insegnamento ufficiale della Chiesa non significa essere necessariamente in errore.". Tesi cattolica: Nettamente opposta è la tesi sostenuta dalla cultura cattolica; questa ritiene che si debba all’embrione la qualifica di "persona" fin dal momento della fecondazione, in quanto con essa si costituisce un unico genoma, quello dello zigote, il quale ha già in sé l’intero "progetto-programma" che, attraverso fasi biologiche successive ma non indipendenti tra loro, in un continuum evolutivo, è capace, se non intervengono fattori esterni, di dar luogo ad un nuovo individuo animato. Quindi per il pensiero cattolico, il concetto di persona, a prescindere da ogni considerazione filosofica, s’identifica con l’unità genetica presente fin dalla nascita. Il concetto dell’animazione è antico e ha sempre impegnato i Padri della Chiesa. Tertulliano, per spiegare il peccato originale, sosteneva che l’anima fosse trasmessa insieme al corpo dai genitori (il cosiddetto traducianesimo). Successivamente alcuni Padri della Chiesa sostennero che l'’animazione, infusa direttamente da Dio, si verificasse in un secondo tempo, intorno al trenta-quarantesimo giorno dal concepimento, in analogia con le prescrizioni bibliche sulla purificazione della donna dopo il parto. Per secoli, fino al 1869, tra i teologi c’è stato un vigoroso dibattito tra feto animato e non animato. La distinzione era legata, in larga misura, alla natura delle penalità canoniche in cui s’incorreva in caso d’interruzione della gravidanza. Nel 1869 Pio IX eliminò ogni riferimento temporale inerente il momento dell’animazione, con la conseguenza che ogni aborto, anche praticato nelle fasi precocissime della gravidanza, veniva punito con la scomunica. Questo concetto dell’embrione come persona fin dal momento del concepimento, è stato ripetutamente espresso da: 1°) il Concilio Vaticano II: "La vita dev’essere tutelata con la massima cura fin dal momento del concepimento". 2°) la Carta dei Diritti della famiglia: "La vita umana dev’essere tutelata e rispettata fin dal momento del concepimento". 3°) Giovanni Paolo II ad un gruppo di scienziati: "Io condanno nel modo più esplicito e formale ogni manipolazione sperimentale dell’embrione umano, giacché l’essere umano, dal concepimento alla morte, non può essere sfruttato.". 4°) La Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), la quale va oltre le affermazioni di cui prima, affermando che: "Dal punto di vista morale, questo è certo: anche se ci fosse un dubbio concernente il fatto che il frutto del concepimento sia già una persona umana, è oggettivamente un grave peccato osare di assumersi il rischio di un omicidio". A tal riguardo riporta l’aneddoto del cacciatore: quando un cacciatore vede muoversi qualcosa dietro una siepe, nel dubbio se si tratti di una selvaggina o di un uomo, egli ha l’obbligo certo di non sparare. Non solo, ma la stessa Congregazione della Fede va oltre, affermando che, finché la scienza non dimostrerà con certezza che il pre-embrione non è persona umana, bisogna trattare quest’ultimo come se lo fosse. Recentemente, il Comitato nazionale per la Bioetica, presieduto del prof. D’Agostino, è pervenuto unanimemente a "riconoscere il dovere morale di trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani, cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persona, e ciò a prescindere dal fatto che all’embrione venga attribuito, sin dall’inizio, con certezza, la caratteristica di persona nel suo senso tecnicamente filosofico, oppure che tale caratteristica sia ritenuta attribuibile soltanto con un elevato grado di plausibilità, oppure che si preferisca non utilizzare il concetto tecnico di persona e riferirsi soltanto a quell’appartenenza alla specie umana, che non può essere contestata all’embrione sin dai primi istanti e non subisce alterazioni durante il suo successivo sviluppo." Per la precisione il Comitato ha decretato come moralmente illeciti: a) la produzione di embrioni a fini sperimentali, commerciali o industriali; b) la generazione multipla di esseri umani geneticamente identici mediante fissione gemellare o clonazione; c) la creazione di chimere; d) la produzione d’ibridi uomo-animale; e) il trasferimento di embrioni umani in utero animale o viceversa. Lo stesso Comitato ha ritenuto moralmente leciti: a) eventuali interventi terapeutici in fase sperimentale su embrioni, quando siano finalizzati alla salvaguardia della vita e della salute dei medesimi; b) sperimentazioni su embrioni morti ottenuti da aborti. La liceità morale si estende ad alcuni casi ben precisi, ossia: c) la produzione di embrioni a fini procreativi; d) la decisione di non impiantare embrioni nel caso in cui, a seguito di diagnosi pre-impianto, questi risultino affetti da gravi malformazioni o patologie genetiche; e) l’utilizzazione per scopi sperimentali o terapeutici di embrioni freschi o congelati che siano biologicamente inadatti all’impianto. Come si evince, le due correnti di pensiero sono su posizioni antitetiche. Sarebbe auspicabile che esse trovassero un punto d’incontro, perché con Croce dobbiamo dire: "Se non posso non considerarmi cristiano, non posso nemmeno non dirmi moderno".


L'io fetale Antonio Mercurio l’io fetale è quella parte dell'essere umano che si è andata costituendo nel grembo materno, durante tutta la fase intrauterina, e che per i traumi subiti non ha alcuna intenzione di lasciare l'utero e nascere anche a molti anni di distanza dalla nascita biologica. Il principio di realtà dell'io fetale non corrisponde affatto al principio di realtà dell'io adulto. Per l'io fetale infatti, l'unica realtà che conta è la sua sopravvivenza e il suo benessere. Tutto il resto non è reale o lo è solo in funzione del danno e dell'offesa che viene arrecata all'ideale di perfezione dell'io fetale. Nella situazione storico-sociale attuale, in cui l'utero è "inquinato" e carente in quasi tutte le madri, si viene costituendo un IO FERITO ED OFFESO, che conosce una sola realtà ed una sola verità : la pretesa infinita di riconoscimento della sua ferita ed il rifiuto contemporaneo di qualunque riparazione a quella ferita, perché il principio del piacere trova soddisfazione solo nel PROGETTO VENDICATIVO da portare avanti per tutta la vita. All'io fetale non interessa il piacere che venga riparata la sua ferita e non interessa la gioia di nascere completamente e sviluppare il proprio progetto-potere creativo e trasformativo. Si costituisce qui la prima menzogna esistenziale che inquina tutte le vite di relazione dei singoli e dei popoli. Agire per smantellare tale menzogna significa decidere di nascere e di crescere entrando nel mondo degli adulti. Significa decidere di nascere alla piena dimensione dell'uomo come Persona, come essere che appartiene a una realtà Cosmica e non solo a una realtà fetale. Significa decidere di abbandonare l'eterno ruolo di vittima che si compiace solo del piacere sadomasochistico e non della gioia di creare. Significa scegliere verità e bellezza invece di menzogna e bruttezza. Quanto detto fin qui, sono all'incirca le parole di Antonio Mercurio, che esprimono in modo molto chiaro i concetti di io fetale, di menzogna esistenziale e di progetto vendicativo dell'io fetale. L'io fetale nella vita adulta Tali forme estreme di difesa che si sono formate nell'utero materno (Io fetale, menzogna esistenziale e progetto vendicativo dell'io fetale), sono state e sono estremamente utili ed efficaci per salvarci dal dolore del rifiuto materno. Infatti da un lato riducono le influenze materne successive all'utero, dall'altro riducono l'impatto del dolore del rifiuto subito. Ma se io rimango tutta la vita nella menzogna dell'io fetale e nel progetto vendicativo che nel passato mi ha salvato proteggendomi, in seguito il progetto stesso mi distruggerà, o comunque mi farà vivere una vita assai povera e insoddisfacente. Il progetto vendicativo omicida, si ripresenterà svariate volte nella vita per essere affrontato e risolto, quando le forze della persona saranno ormai più che sufficienti per riaffrontare la ferita nella primissima infanzia. Tuttavia il progetto vendicativo omicida tenderà a ripresentarsi in forme suicidarie o comunque dirette verso altri esseri umani su cui proietteremo la madre, oppure sotto forma di malattie invalidanti e sempre sotto forma di ODIO CONTRO NOI STESSI E GLI ALTRI. Dobbiamo quindi imparare con la ragione a percepire e sentire con autenticità quello che proviamo o che pensiamo dentro noi stessi, per poi chiederci quale IO stia parlando o stiamo percependo dentro di noi. È l'io adulto o è l'io fetale, perché fra questi c'è una considerevole differenza, le verità dell'uno sono assai diverse da quelle dell'altro. Nell'utero ci sono solo io e la mia onnipotenza fetale, nella realtà esterna adulta ci sono io e ci sono gli altri. Certo, io posso negarli, ma questo non cambia la realtà che gli altri effettivamente esistano e siano influenzati in bene o in male dalle mie azioni e dai miei comportamenti. Pertanto se voglio entrare in una realtà adulta, ho bisogno di fare un passaggio completo dall'io fetale all'io adulto. L'io fetale sa che esiste solo lui e a distanza esiste anche la madre, ma solo al servizio dell'io fetale. Se io vivo in questa menzogna ripeto nella realtà esterna della vita quotidiana il vissuto dell'io fetale, per cui non accoglierò mai l'esistenza di chiunque altro vicino a me, se non al mio esclusivo servizio. L'io fetale è un io megalomanico che vuole imporre il proprio potere e la propria volontà a chiunque. Si impone quindi il passaggio dall'io fetale all'io adulto se voglio realizzare il passaggio all'Io Persona. Liberarsi dell'io fetale Parliamo ora di qualche accenno pratico per aiutare questo processo in noi e nei nostri allievi. È necessario notare in noi stessi e far notare ai nostri allievi, il gioco di potere che molto spesso si instaura fra partner, genitori e figli, fra amici ecc. Quindi aiutarli a far emergere in loro la volontà di potere perché spesso viene assolutamente negata, mentre è uno dei problemi più importanti dell'essere umano. A questo punto è importante farsi questa domanda : la volontà di potere, ossia il desiderio di imporre agli altri il proprio potere e la propria volontà fanno parte dell'io fetale o dell'io adulto ? Ossia, usando la terminologia di Antonio Mercurio, è l'Io psichico, l'Io Persona, il Sé, che PENSA, SENTE, VUOLE imporre la propria volontà di dominio? Dice Mercurio che"Spogliarsi della volontà di potenza non è affatto una cosa facile, richiede allenamento costante e una capacità di mettersi in crisi e saper fare delle capriole (leggi saper fare trasformazioni profonde delle nostre vite) per decidere di uscire dalla volontà di potere e di dominio sugli altri". Dobbiamo infatti sbarazzarci dell'Io assoluto per arrivare alla verità senza menzogne. Ma Mercurio ci insegna anche che la presenza dell'odio rimosso, soprattutto quello intrauterino, e dell'ORGOGLIO si contrappongono alla verità e la trasformano immediatamente in "assoluto" e quindi in menzogna. La soluzione si trova nel POTERE DELLA RAGIONE, non della razionalizzazione che è invece un meccanismo di difesa. La ragione può farci scoprire l'odio rimosso che nascondiamo nell'inconscio profondo giacché possiamo analizzare le nostre emozioni, le nostre azioni e soprattutto valutare gli effetti di esse. Ricordiamo inoltre il Manifesto dell'Arcano che afferma che siamo responsabili anche della nostre SITUAZIONI. Io posso sentire la ferita, l'ingiustizia, ma l'odio rimosso devo trovarlo con il ragionamento e la riflessione e posso decidere di fare qualcosa per vederlo meglio e per eliminarlo. Un validissimo aiuto per sapere se esiste in me odio rimosso mi viene dalla presenza dell'Io persecutorio interno, oltre che dall'Io persecutorio esterno. L'Io persecutorio interno nasce da una parte dell'Io Persona che si scinde ed è causa dell'odio nei confronti dello stesso Io Persona trasformandosi in un giudice implacabile che colpevolizza e punisce. Di fronte alla colpa dell'odio invece l'agire del Sé è totalmente opposto e desidera la libertà della persona dandogli mezzi e amore sufficienti per accogliere e trasformare questo odio. Quindi l'Io Persona, appoggiandosi al Sé, pur scoprendo di essere pieno d'odio e di volontà distruttiva omicida e/o suicida, può decidere di amarsi ugualmente, imparando a PERDONARSI, invece di essere COMPLICE del suo odio rimosso; può altresì imparare pian piano a perdonare chi gli ha arrecato le offese passate e quindi così facendo LIBERARSENE. Vediamo lo stesso processo con altre parole. Vi voglio parlare di una bellissima analogia che ho trovato sul libro L'anima prima della nascita, in vita, dopo la morte (a cura di Eliot Jay Rosen - Armenia). "Una volta un anziano nativo americano descrisse così le sue lotte interiori :« Dentro di me vi sono due cani. Uno dei due è brutto e cattivo, l'altro è buono. Il cane cattivo combatte continuamente contro quello buono». E quando gli fu chiesto quale dei due cani vincesse, rifletté un istante e poi rispose : «quello a cui do più da mangiare»". Io interpreto questi due cani come Io Adulto l'uno , e Io Bambino Interiore l'altro. Queste due parti sono sempre in conflitto tra di loro e vince sempre il "cane" a cui diamo più da mangiare. Penso che noi tutti diamo più da mangiare all'Io Adulto che crediamo essere noi mentre è una IDENTIFICAZIONE INTERIORIZZATA dei nostri genitori o meglio ancora una identificazione con l'aggressore, cioè con le parti aggressive dei nostri genitori. Questo Io Adulto di cui parlo qui è quella parte della nostra struttura caratteriale o se volete della nostra personalità che: odia, giudica, condanna, disprezza, terrorizza in continuazione il nostro Bambino Interiore, alimentando e riproponendo in continuazione quanto da noi vissuto nella nostra infanzia, nelle stesse modalità emozionali alle quali siamo profondamente legati e attaccati (incesto materno). Noi diamo sempre energia a questa parte adulta contro l'Io Bambino interiore che è la nostra parte più vera e autentica. Abbiamo bisogno di invertire questo comportamento imparando a dare energia ed amore al Bambino Interiore togliendo forza all'adulto aggressore introiettato dentro di noi. Abbiamo altresì bisogno di fare questo percorso con AMORE e PERDONO verso quell'io adulto che ci odia e ci condanna perché tale identificazione ci ha salvato nell' infanzia e permesso di rimandare ad oggi la possibile crescita evolutiva spirituale. È un percorso lungo e difficile, sia da riconoscere che da percorrere, ma indispensabile per trasformarsi in un io Persona che viva in armonia, pace ed amore con se stesso, con gli altri e con il cosmo.




Altre donne mi hanno chiesto come si calcola la gravidanza della fecondazione naturale?

La gravidanza è un periodo che va dal 1° giorno dell’ultima mestruazione alla nascita del bambino, cosi la calcola il ginecologo, definita età gestazionale dura 280 giorni, o meglio 40 settimane che per comodità si dividono in tre trimestri: 1° trimestre dalla 1° alla 14° settimana, 2 trimestre dalla 14° alla 28° settimana, 3 trimestre dalla 28° alla 40° settimana, risulta essere cosi che la 20° settimana è metà gravidanza,   oppure si conta 9 mesi.
In realtà dura 266 giorni o 38 settimane quindi si calcola  un mese ogni 4 settimane, cosi che 12 settimane il primo trimestre, dalla 12 alla 24 settimana il secondo trimestre e il terzo trimestre dalla 24 alla 36 settimana più i 14 g del mezzo mese oppure si conta 8 mesi e mezzo, cosi le calcola l'ostetrica, definita età concezionale, perché si conta dal concepimento ( vale a dire, il momento in cui la cellula uovo viene fecondata da parte di uno spermatozoo), che dovrebbe avvenire a metà ciclo.

Si considera prematuro quando nasce prima delle 37 settimane di gestazione, oggi la medicina, permette la sopravvivenza in buone condizioni anche, di bambini di 26/28 settimane gestazionali ovvero 6 mesi e mezzo 7 mesi, che possono avere un peso compreso tra i 700 e gli 800 gr. Dicesi prenatale lo studio del feto e la vita intrauterina. Dicesi perinatale il periodo compreso tra la 29° settimana di gestazione ovvero 7 mesi e mezzo e i primi 28 giorni dopo il parto.

Il parto Durante il parto, le migliori parole per un bambino in grembo e per la madre che si abitua all’idea di essere madre sono:“Rilassatevi e parlate al vostro bambino, dovete inviargli messaggi positivi e rassicuranti come: io sono qui, il luogo in cui tu verrai è meraviglioso. Io e il papà siamo qui per proteggerti. Tutto andrà per il meglio, saremo bravissimi e io non vedo l'ora di poterti tenere tra le mie braccia". Un uomo mi ha chiesto: “Cos’è il travaglio e cosa comporta?” Nella fase del travaglio, il corpo passa da contrazioni non dolorose alle prime contrazioni valide. E’ importante che, prima e durante il travaglio, il padre rassicuri la madre, difatti, se la madre riceve messaggi negativi, se sente di non trovarsi nel posto adatto per mettere alla luce il proprio bambino, se non si sente ascoltata, protetta e rassicurata, il travaglio può risentirne negativamente. Invece occorre che la donna venga rassicurata. La donna deve sapere: perché prova dolore durante il travaglio e il parto e il post-parto: 1. il dolore è necessario: se non lo provassimo non ci renderemmo conto di cosa avviene all'interno o all'esterno del nostro corpo. 2. Il dolore rafforza, ci avvisa, ci preserva. 3. Quando proviamo dolore istintivamente ci fermiamo, riflettiamo, chiediamo aiuto.
Metodi per controllare il dolore: la donna deve sapere come si svolgerà il parto, deve essere consapevole del suo corpo e della sua bellezza sia prima che dopo il parto, deve accettare il suo nuovo status di mamma, deve elaborare le sue emozioni e i suoi sentimenti, deve avere un buon sostegno dal compagno e dalla famiglia, deve sapere che si può lasciar andare nel luogo dove avverrà il parto. E’ importante che instauri un buon rapporto di fiducia col personale, che abbia una buona preparazione al parto, deve essere ben informata sui metodi naturali (riflessologia, fiori di bach, etc), deve sapere che in caso di dolore forte può ricorrere ad una terapia farmacologica. Spesso basta sapere di avere una scappatoia o una possibilità di scelta perchè la percezione del dolore scemi naturalmente.

Il travaglio e il parto. dopo aver rotto le acque al momento delle doglie, la partoriente viene trasferita prima in sala travaglio e poi in sala parto. Se lo desidera, può chiedere che il proprio partner o un altro congiunto (madre, zia, sorella, amica) assistano al parto. Molte pazienti, che ho potuto incontrare durante gli ultimi mesi di gravidanza, hanno richiesto la mia presenza in sala parto, il mio esser-ci infondeva fiducia e tranquillità.
 La sala parto assomiglia ad una sala operatoria : è noto che il lettino da parto, su cui la donna viene distesa con le gambe sollevate, è quanto di più irrazionale e disfunzionale ci sia per la partoriente, mentre permette alle ostetriche e al ginecologo di lavorare comodamente. Sono due le violenze fatte alle donne: - la non libertà di scegliere come partorire; - la separazione della partoriente dal suo bambino. Dopo il parto la pz viene portata in stanza, mentre il cucciolo viene portato al nido. Per quanto concerne il primo aspetto, esso comporta tre soluzioni: 1. il parto naturale, che permette di assumere la posizione a lei più comoda; 2. il parto in acqua: in una grande vasca; 3. il parto alla leboyer con luci soffuse e musica new age di sottofondo cercare di ricreare un ambiente più possibile familiare. Nella maternità di Foggia praticano solo due tipi di parti: naturale o cesareo. Parto naturale:(sul lettino con gambe sollevate) se il bambino “è in posizione”, cioè testa in giù e podice (parte finale) in su, si effettua il parto dalla vagina. Se, invece, il bambino è in posizione “podalica” cioè con il podice, ovvero i piedini, il culetto o la spalla, in giù e la testa in alto, si procede col parto cesareo con taglio orizzontale sull’addome. In tal caso, dall’ anestesista viene effettuata la peridurale, permettendo, così, alla madre di rimanere sveglia e veder nascere il proprio bambino. Per quanto riguarda la seconda “violenza”, occorre fare una premessa: il bambino, alla nascita, quando viene “legato” alla madre, attiva le sue risorse endogene come: 1. l’imprinting (registrazione cerebrale della prima immagine vista dal bambino alla nascita e delle percezioni sensoriali); 2. il bonding che può essere visto come una “perfetta sincronia” (unione che si instaura tra madre e piccolo in questi primissimi contatti): questa sincronia permette, per esempio, alla mamma di sentire le mammelle turgide un attimo prima che il bimbo le reclami, dandole senso di competenza e adeguatezza, che con il passare del tempo si trasforma in un legame di attaccamento in cui i ritmi interni ed esterni della madre e del piccolo, devono trovare una sincronia ottimale.

Le teorie dell’attaccamento ipotizzano l’esistenza di un “periodo critico”(baby blues o depressione post partum) per la madre e per il bambino se non si stabilisce subito un legame madre-bambino. Invece, in maternità, usano separare la madre dal bambino subito dopo il parto. Il bambino viene portato alla madre, solo, dopo diverse ore per l’allattamento.
Oggi una cosa importante che si fa al momento della nascita del bambino (anche se è a pagamento quindi non tutti possono farla) è la conservazione della placenta, del cordone ombelicale e del sangue cordonale, difatti, questi contengono le cellule staminali per combattere diverse malattie del bambino tra le quali il tumore anche a molti anni di distanza dalla nascita; La conservazione è autologa, ovvero, compatibile solo con la persona in questione quindi può servire solo alla persona in questione e non può essere donata.
Si consiglia il corso pre-parto tra il 6/7 mese di gestazione tento dalle ostetriche: il corso prevede due momenti 1. momento teorico dove le ostetriche danno lezioni su come educare il bambino durante la gravidanza e i primi mesi del parto e tentano di rispondere a tutte le domande delle future mamme e dei futuri papà ;2. momento pratico dove cercano di tranquillizzare la futura mamma durante il travaglio e il parto insegnando loro la respirazione da tenere.


Nascita pre-termine Un bambino è un anello di congiunzione tra vita intrauterina ed extrauterina, si considera prematuro quando nasce prima delle 37 settimane di gestazione (dovrebbe nascere entro le 41 settimane); oggi la medicina permette la sopravvivenza in buone condizioni anche di bambini di 26/28 settimane gestazionali, che possono avere un peso compreso tra i 700 e gli 800 gr. La prematurità è frequentemente accompagnata da patologie di varia entità, ed è per questa ragione che è necessario ricostruire per lui un ambiente il più simile a quello intrauterino (incubatrice a temperatura e umidità costanti, asetticità, ecc.), controllare in modo continuo le sue condizioni.( termoregolazione, battito cardiaco, pressione sanguigna, frequenza respiratoria, etc.) e, se ha difficoltà a deglutire, si attua un’alimentazione a sonda dove il latte va direttamente nello stomaco. Il neonato è a rischio non solo dal punto di vista organico ma anche da quello psicologico in quanto gli vengono a mancare quelle braccia che dovrebbero contenerlo una volta uscito dal riparo intrauterino. La diade simbiotica madre-bambino viene bruscamente interrotta, in quanto bisogna intervenire subito sul bimbo per evitare danni futuri. In questo senso la madre: • può sentirsi svuotata e vive il parto come un aborto; • può sentirsi gravemente in colpa e reagisce come se avesse subito il così detto “lutto anticipato” (come se il bambino fosse già morto e, pertanto, inutile curarsi di lui); • può aiutarsi con meccanismi di difesa che vanno dall’euforia alla negazione (“non è successo niente, non c’è stata alcuna nascita”). In queste situazioni gioca un ruolo fondamentale la figura del padre. Il suo compito sta nel rassicurare la neo-mamma e contenere le sue paure, fungere da tramite fra lei e il piccolo, espletare le funzioni che sarebbero state proprie della madre. Numerosi sono stati gli interventi di sostegno per evitare che la madre e il piccolo sentano questo distacco. Per esempio si usa portare la madre nel reparto di neonatologia mostrandole le foto del suo bambino e rassicurandola sul suo stato di salute. Inoltre, si chiede alla madre di aspirare regolarmente il latte dalla mammella facendole capire che il piccolo ha fame. Questo allattamento a distanza diviene come un secondo cordone ombelicale che ricostruisce il legame precedentemente interrotto. Durante il periodo d gravidanza, la madre matura delle aspettative sul figlio, lo immagina come un bel bambino cresciutello e, invece, si ritrova con un piccolo bambino pre-termine aggrinzito, con movimenti disarmonici, con proporzioni diverse da un neonato normale e l’impatto può essere duro. Il bambino, dal suo canto, è capace di rispondere agli stimoli e di interagire con l’esterno. Ad es. è molto importante che la madre si faccia afferrare il dito oppure prenda in braccio suo figlio cosicché lei si riappropri del suo ruolo materno.


  Baby blues e Depressione post-partum (la depressione dopo il parto) Il momento del post-partum è molto delicata per la donna. Infatti,può accadere che la madre possa avvertire un senso di ansia, tristezza e irritabilità, aver spesso voglia di piangere e sentirsi inadeguata a crescere il proprio figlio. Questi lievi stati depressivi, che si verificano nell’80% delle partorienti, prendono il nome di “baby blues” (come li denominò il notissimo pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott) e durano da poche ore a qualche giorno. Si manifestano nei primissimi mesi del post- partum e scompaiono da soli, quindi non c’è motivo di preoccuparsene perché, di solito, non hanno conseguenze. Solitamente possono essere associati allo stress e alla stanchezza che deriva dalla nuova condizione di madre, nonché ai cambiamenti psicologici ed emotivi legati alla maternità e ai livelli ormonali tipici della fase di allattamento. In molti casi non necessitano dell’intervento di uno specialista. Una condizione sicuramente più problematica e duratura è la depressione post partum, disturbo che compare solitamente tra le 4 e le 6 settimane dopo il parto (comunque entro i primi 12 mesi dal parto) e s’incrementa persistendo anche vari mesi (dai 3 ai 9 in media). Il 10% delle donne italiane ne soffre dopo il parto. I suoi sintomi più frequenti sono: indolenza, affaticamento e costante mancanza di energie, esaurimento, disperazione, inappetenza, insonnia o sonnolenza eccessiva, confusione, tristezza e pianto inconsulto, disinteresse per il bambino, paura di far male al bambino o a se stessa, improvvisi cambiamenti di umore, perdita di interesse verso le attività che prima provocavano piacere. Nei casi più gravi (circa una mamma su mille), la depressione post-partum può evolvere in una vera e propria psicosi post-partum, caratterizzata da stati di agitazione, confusione, pessimismo, disagio sociale, insonnia, paranoia, allucinazioni, tendenze suicide o omicide nei confronti del bambino. Come affrontarla La condizione depressiva dopo il partum non ha influenza solo sulla madre, ma anche sul bambino e sul padre. Spesso le madri, per non sentirsi troppo inadeguate, negano o nascondono tale condizione, peggiorandone l’esito o cronicizzando la patologia. Per evitare che questo accada è importante che la mamma assuma una serie di buone abitudini che le rendano la vita più facile, ad esempio limitare i visitatori nei giorni del rientro a casa dopo il parto, dormire nelle stesse ore in cui dorme il neonato, seguire una dieta adeguata che eviti eccessi e l’assunzione di eccitanti come alcool e caffè. Di grande aiuto nella prevenzione del problema è che la neomamma, mantenga una solida rete affettiva, si circondi di amici e familiari che la sostengano e rafforzi il proprio rapporto di coppia. E’ importante che il partner sia presente e sostenga la propria compagna, sia materialmente (aiutare nei lavori domestici e nelle faccende quotidiane) che emotivamente (mostrare un atteggiamento di ascolto e di comprensione), spingerla a mantenersi su un piano di realtà, senza negare nè amplificare i problemi. Il padre, allora si trova anche nella difficile posizione di “contenitore” della diade madre-bambino. Anche in lui, tuttavia, la nascita del bambino può provocare una profonda “crisi” e lo costringe bruscamente ad assumere un nuovo ruolo: sarà dunque necessario un certo equilibrio e un buon grado di maturità per farsi carico della situazione così radicalmente mutata. Non solo, infatti, egli si trova improvvisamente “padre di uno sconosciuto” ma anche compagno di una donna trasformata in “madre”. E’ ovvio che anche per l’uomo, come per la donna, le esperienze passate e il rapporto con le figure genitoriali giochino in questo periodo critico un ruolo importante. Se tale problematica evolve in una vera e propria psicosi post-partum si rendono necessarie misure tempestive, come il ricovero e la terapia tipica di una psicosi. E’ importante rivolgersi allora ad uno specialista quando i sintomi diventono allarmanti e persistono oltre le due settimane, se si ha la sensazione di poter fare del male a se stesse o al proprio bambino e se i sintomi di ansietà, paura e panico si manifestano con grande frequenza nell’arco della giornata. CASO. Ho avuto modo di fare un intervento pedagogico istantaneo in sala operatoria. Il caso riguardava una partoriente che durante il parto (cesareo) era entrata in panico in quanto immaginava il figlio morto. Con il mio aiuto ho cercato di tranquillizzarla e di spiegarle che il suo stato d’animo veniva percepito dal bambino e avrebbe influenzato il benessere psicologico del nascituro. La donna era stanca ma sollevata e rivolgendosi a me, mi ha chiesto: “per favore mi da un fazzoletto?” A quel punto, porgendoglielo l’ho guardata e le ho detto che il bambino era appena nato, che era sano e che era appena diventata mamma. Poi mi sono rivolta all’ostetrica e le ho chiesto di appoggiarlo immediatamente sul seno della madre per farlo allattare. Ho spiegato all’ostetrica che in questa fase, per la salute psicologica della donna è importante stabilire un primo contatto con il figlio ed ho chiesto anche che lo lasciasse con lei fin quando la mamma non glielo ridesse spontaneamente. Il giorno dopo il parto, mi sono recata dalla puerpera che felice mi ha ringraziata per averla aiutata a superare il”momento critico” e che desiderava una foto ricordo di me con il suo bambino in braccio.

Cos’è il Puerperio? E’ il periodo di tempo compreso fra il parto e la ripresa della normale attività
ovarica, della durata approssimativa di sei settimane. Il cambiamento pedagogico nel puerperio Dal punto di vista pedagogico, essere mamma può temporaneamente mettere in ombra la parte più sensuale di una donna, raffreddando in parte o completamente la sfera intima della coppia. A questo contribuiscono anche le modificazioni fisiche. Esse contribuiscono nel far sì che la neomamma si percepisca come meno attraente, oltre che meno interessata alla sessualità. A volte, invece, capita che il suo desiderio di fisicità, ora espresso in modo più tenero, sia sufficientemente appagato dall’accudimento del bambino. Si viene a creare così un rapporto di ipercuria nella diade tra madre e bambino dove il padre potrebbe esserne escluso e sentirsi inadeguato. Egli in questo caso deve fungere da “contenitore” di questa diade e cercare di rientrare facendolo diventare una triade madre-padre-bambino. Infine, il nervosismo che caratterizza le prime settimane dopo il parto, dovuto alla necessità di ritrovare nuovi ritmi in funzione del neonato (es. sonno, pappe, nuovi impegni, timori di inadeguatezza, ecc), può ripercuotersi sul rapporto di coppia. Il partner deve essere paziente e assecondare la compagna sul quando riprendere i rapporti. Non deve creare ansie nel caso in cui i primi rapporti dovessero provocare "fastidio". Gli organi genitali devono riprendersi dallo stress del parto, cosa che avviene in tempi brevi ma variabili da donna a donna. Entrambi dovrebbero sforzarsi di cercare la complicità con il proprio partner, rispettandone sensibilità e stanchezza, cercando di aiutarsi, condividendo gioie e fatiche di questo primo periodo. Sdrammatizzare, ogni tanto, anche prendendosi un po’ in giro è più efficace del crearsi falsi problemi, lasciando che il tempo gradualmente riporti tutto ad una nuova normalità.

Allattamento Come favorire l’allattamento al seno. Innanzitutto, è importante che fin dai primi minuti di vita e per i primi sei mesi di vita (26 settimane) del bambino, madre e figlio rimangano insieme, facendo in modo che si instauri il cosiddetto contatto “pelle-a-pelle”: il corpo della madre aiuta il bambino a mantenere una temperatura adeguata. Il primo contatto con il seno dovrebbe avvenire entro un’ora dalla nascita, lasciando la mamma e il bambino, insieme al papà se presente, liberi di interagire spontaneamente, senza interferenze esterne. Consulenza pedagogica durante il giro visite in ostetricia. La domanda più importante che mi ponevano le mamme durante il giro visite in ostetricia erano: Quanto è importante il mio latte per il bambino??? I turni che si danno madre e figlio durante le pause di allattamento costituiscono il primo pattern di interazione del dialogo umano: la prima forma di socializzazione. Il bambino introietta con il latte il calore materno, quindi impara la gioia del ricevere e sperimenta il sentimento di gratitudine; se, dunque, l’esperienza sarà positiva si svilupperà un certo ottimismo verso la realtà e sarà possibile superare i successivi stati depressivi, se, viceversa, l’esperienza sarà negativa prevarrà un sentimento di sfiducia e di inadeguatezza. Bowlby, nella sua teoria dell’attaccamento, sostiene che lo sviluppo armonioso della personalità di un individuo dipenda principalmente da un adeguato attaccamento alla figura materna o un suo sostituto e che il legame, che unisce il bambino alla madre, non è una conseguenza del soddisfacimento del bisogno di nutrizione, bensì è un bisogno primario, geneticamente determinato, la cui funzione è garantire la crescita e la sopravvivenza biologica e psicologica del bambino. Lo svezzamento inizia all’incirca a tre mesi e mezzo e avviene pian piano durante l’arco del primo anno di vita. 

Lo svezzamento si attua con l’uso del cucchiaino e la prima cosa che viene data è la frutta. Essi si rappresenta come un momento delicato per la madre è il bambino come un lutto da elaborare: il lutto per la madre della perdita della speranza inconscia di poter riparare la propria deprivazione infantile attraverso il perdurare di una fusione vissuta come perfetta con il piccolo; Il lutto per il bambino di dover rinunciare, prima della stabilizzazione di un oggetto interno buono ad una sorta di piattaforma di sicurezza, che permetta di affrontare l’esperienza nuova. Il bambino attribuisce l’allontanamento dal corpo materno ad una perdita d’affetto a causa di un intrusione ad es. con il complesso di caino o dell’intruso la non accettazione dei nuovi fratelli. Il vissuto del passaggio dal latte al cibo solido (svezzamento) provoca da adulto Appagamento o frustrazione.Se si esce frustrati si hanno comportamenti altalenanti opposti; voracità psicologica, impulsività, impazienza, “primedonne e Narcisi” (tutto e subito!), arrivisti, manipolatori, parlano a voce alta, bulimia e anoressia, bevono e fumano molto, si mordicchiano le unghie e le matite. Svezzamento anticipato comporta da adulto: come ostilità verso nuove conoscenze (ladri di amori, di amicizie, di esperienze professionali). Svezzamento tardivo comporta da adulto: passività, dipendenza, continue richieste d’aiuto.

 Il neonato Il bambino perinatale: i primi 28 giorni dopo il parto. Il neonato: è il bambino dalla nascita fino ai tre mesi. Quando seguivo i medici durante il giro visite nel reparto di ostetricia, mi presentavo alle mamme e chiedevo loro se avevano bisogno di alcuni consigli per l’educazione dei propri figli. La consulenza avveniva in gruppo, a tutte le mamme di ciascuna camera. “Il primo punto importante è: non lasciarsi influenza e confondere dalle credenze, abitudini, consigli di mamme, amici, etc. E’, invece, fondamentale rimanere quieti ed in ascolto del proprio bambino e seguire il vostro istinto. Pertanto, osservate il vostro bambino ed entrate sempre più in contatto con lui, “comprendetelo” e sarà proprio lui a dirvi cosa fare e come muovervi. Il bambino è dotato di alcuni riflessi come, ad esempio, il riflesso di suzione che consente al neonato di attaccarsi alla tettarella del biberon o al seno della madre e di nutrirsi del latte materno”. Domande delle mamme: “ma il bambino vede?” nel primo mese, il suo orizzonte non va oltre le pareti della culla: la sua visione è indistinta e riesce a vedere in modo corretto solamente oggetti o volti distanti 20-25 centimetri dalla punta del suo naso. Invece, dai quattro ai sei mesi, il bambino sviluppa completamente la vista ed è capace di seguire il moto degli oggetti in qualsiasi direzione. Per contro, già da prima della nascita ha uno spiccato udito, difatti, ciò che lo attrae maggiormente è il suono della voce umana, soprattutto quella materna. Il bambino è attratto da suoni ritmici come quelli dei carillon ed è infastidito da rumori particolarmente forti e acuti; nel contempo, la mancanza di rumori può renderlo nervoso. Inoltre, il bambino riconosce immediatamente l’odore della mamma, il colostro( primo latte) ha un odore simile al liquido amniotico. Il b. è capace di distinguere benissimo i quattro sapori base, ossia amaro, dolce, salato e acido. Ciò conferma la sua predisposizione ad una alimentazione a base di latte e la nostra tendenza da adulti a "coccolarci" con qualcosa di dolce quando siamo tristi o in preda dello sconforto: il sapore dolce nutre e rassicura. Infine anche il tatto è estremamente sviluppato sin dalla nascita.

Ciò che maggiormente allarma una madre, nel primo mese di vita del bambino, procurando ansia e tensione, sono le grida di pianto che avvolgeranno la casa nel momento in cui il bebè avrà la necessità di comunicarvi un suo bisogno o una sua sensazione interna che lo spaventa, essendo, specialmente all'inizio, tutto nuovo e sconosciuto per lui. E' importante mantenere la calma affinché si possa più rapidamente individuare la causa del pianto, che può essere tanto fisica, come la fame, il freddo o un dolore, quanto emotiva come a risposta di un evento esterno inatteso che lo ha turbato o ad un improvviso senso di abbandono e solitudine.

 Per quanto riguarda il sonno, potrà spiazzare il constatare che il neonato, al di là di ogni credenza, non dorme molto, anzi, sembra quasi soffrire d'insonnia. Il bebè, cioè, ha dei disturbi del sonno, che spesso generano altrettanti disturbi del sonno di mamme e papà. Certamente il numero delle ore di sonno del bebè può dare una prima idea della sua indole: il bimbo insonne dorme profondamente dopo la poppata di latte e si risveglia poco dopo chiedendo attenzioni e compagnia. il dormiglione, invece, sembra immune dalla morsa della fame ed accade spesso che lasci il seno o la tettarella per addormentarsi. Chiaramente, occorre adottare delle strategie: nel caso in cui dorma poco, conviene adattarsi, tenendolo nella carrozzina con dei giochi che lo intrattengano, portandolo fuori a passeggiare oppure tenendolo nel marsupio nel momento in cui si debbano sbrigare delle faccende; nel caso, invece, in cui dorma tanto, occorre organizzare l'orario delle poppate ed abbreviare l'intervallo tra un pasto e l'altro durante il giorno. Inoltre, stimolarlo e parlargli in continuazione tiene alta l'attenzione del bambino che quindi è "costretto" a rimanere ad occhi aperti. Se scambia il giorno per la notte, si può cercare di accelerare il processo con degli accorgimenti pratici che rendano più chiara la differenza tra giorno e notte, come tenere il bambino tutto il giorno nella carrozzina e portarlo nel suo letto solamente la sera. In proposito va detto che alcune ricerche hanno dimostrato i ritmi del sonno nella diade madre-bambino: se la madre è il bambino sono in due stanze diverse, quando la madre è in fase REM (dormi-veglia), il bambino è in fase NO REM (di sonno profondo) e viceversa, il che fa pensare ad una specie di veglia reciproca. L’adulto comunque deve imparare a rispettare i ritmi del bambino e sincronizzarli con i suoi.

Il gioco Per i bambini l’attività ludica è importante. Gli etologi ci insegnano che il gioco per i bambini ha importanti funzioni adattive: di puro esercizio di attività riflesse; di scoperta e di esplorazione del proprio corpo e del corpo altrui, di esplorazione del mondo degli oggetti (suoni, colori, qualità delle superfici, etc.), di scambio comunicativo, di socializzazione, di apprendimento. In un bambino appena nato molte situazioni della vita quotidiana diventano gioco: cantargli le canzoncine, fargli ascoltare musica, presentargli oggetti colorati o sonori, fargli esplorare l’ambiente tenendolo in braccio, il bagnetto, il pasto etc., più tardi, permettergli di sporcarsi con la pappa o strappare carta colorata, ecc., ancora più tardi, i momenti di interazione con i genitori, l’esplorazione a carponi e il gioco del nascondarello.

La famiglia è un sistema aperto e un’entità dinamica, soggetta a continui cambiamenti:psicologici e sociali. La famiglia è un sistema aperto e dinamico a livello psicologico per la regola della circolarità delle comunicazioni. Un evento negativo o positivo di un membro o di tutto il nucleo si ripercuoterà all’interno di tutta la famiglia, scatenando reazioni a catena. La famiglia è un sistema in relazione ad altri sistemi.. A livello sociale, in relazione al macrosistema sociale che è in rapida evoluzione per ciò che concerne le abitudini e costumi e comprende anche i valori. Ciò che avviene nel macrosistema produce dei cambiamenti anche nei microsistemi anche grazie ai mass-media ad es. è cambiato il concetto di paternità. Quando avviciniamo una famiglia dobbiamo “contestualizzarla” ovvero capire tutte le variabili socio-culturali che incidono sul suo modo di essere: i suoi ruoli sociali, economici, relazionali. Per capire meglio è necessario vedere la famiglia nella sua globalità nonché i caratteri personali di ogni componente . L’evoluzione storica ed economica ha condotto a sostanziali modifiche nel modello familiare che da patriarcale si è trasformata in nucleare. A livello culturale il diffondersi di una mentalità individualistica e competitiva ha portato ad una sempre più nuclearizzazione (coppie con un figlio o monogenitoriali). Purtroppo non è così nel sud Italia, in cui esiste ancora il modello di famiglia patriarcale, allargata e transgenerazionale, anche se si va ridimensionano l’alta generatività per dar posto all’affermazione sociale. Se prendessimo 4 generazioni di donne vedremmo: la generazione delle bisnonne come un corpo estraneo, la generazione delle nonne come un corpo emancipato, generazione delle mamme come un corpo istruito, generazione delle figlie come un corpo informatizzato. Accanto a ciò, la parità dei diritti dei sessi ha fatto si che sempre più uomini e donne prolunghino la vita da single e rinuncino a divenire genitori in nome di bisogni diversi, come: il denaro, la carriera, il raggiungimento di un identità sociale; e a causa di varie problematiche, ad esempio: la scolarizzazione prolungata, la diminuzione di posti di lavoro, la crisi degli alloggi. Tutto ciò rende questa identità un miraggio lontano. A tutto questo si aggiunge la permissività dei genitori che non induce nei figli il desiderio di lasciare la famiglia d’origine per sentirsi responsabili della propria vita, ma, al contrario, li spinge a restare a lungo in casa per comodità o a restare single vivendo soli in casa propria o massimo una convivenza. 
Quando si ha già un bambino/a in famiglia, prepararlo all’arrivo del fratellino o sorellina è importante e fondamentale per rendere meno difficoltoso per il figlio maggiore l’accettare quello che lui, soprattutto se ancora piccolo, considererà un”intruso” complesso di caino. Se il figlio maggiore è ancora un bambino deve essere accompagnato e sostenuto nell’accogliere ed accettare il nuovo arrivato facendogli sentire che l’affetto per lui non è assolutamente cambiato Occorre che il papà gli stia molto vicino, che parli molto con lui facendogli capire ciò che sta accadendo e, quando la mamma è in ospedale per il parto, è necessario che il bambino venga coinvolto emotivamente e fisicamente, raccontandogli cosa sta accadendo, stimolandolo a disegnare o scrivere qualcosa da portare e regalare alla madre quando andrà a trovarla, facendolo sentire importante ed essenziale per la mamma che gli vuole bene, lo adora come prima, e non lo ha abbandonato. In questa fase, il comportamento del papà, le sue azioni, parole, pensieri, emozioni e sentimenti sono fondamentali, in quanto diviene il ponte, l’elemento di collegamento e di comprensione fra lui e la madre. “Rendete il bambino partecipe e integratelo nei vostri rapporti, non fatelo sentire come se fosse d'impaccio o di disturbo al vostro lavoro: inglobatelo facendovi magari aiutare”. Al di là di tutte le buone intenzioni, è naturale e molto facile che il figlio maggiore si trovi comunque a provare della gelosia, soprattutto se è un bambino di età compresa tra i due ed i sei anni. Infatti, i ragazzi più grandi, hanno meno difficoltà ad accettare l'arrivo di un fratellino, tanto che divengono protettivi e dispensatori di attenzioni e cure.
Se nascono dei gemelli, è utile allattare i gemelli contemporaneamente, porgendo un seno ciascuno ed alternando la loro posizione ad ogni pasto. Al sospetto di una mancanza di latte, parlare con il pediatra e ricorrere al sistema misto, dando in modo alternato a ciascuno biberon e seno. Non conviene allattarli separatamente: in questo modo si sfalsano i tempi delle poppate e del sonno. Accettare di non poter assecondare entrambi contemporaneamente, nel caso in cui piangano simultaneamente, e comprendere che solo così è possibile donare ad entrambi la loro sana dose di coccole. Se, invece, si hanno figli unici occorre sapere che essi si sentono il principe o la principessa della casa e perdere questa priorità spaventa il piccolo quando è in arrivo il fratellino o sorellina. Per concludere, occorre sapere che se il bimbo rimane figlio unico tenderà ad avere l’amico immaginario, un rapporto molto stretto con i propri amici oppure chiederà un animale domestico che andrà a sostituire il fratellino. Oggi il ruolo materno o paterno, può essere sostituito da altre figure, come ad es. le figure della compagna del padre o del compagno della madre. Nel nuovo modello di famiglia allargata è importante, per il benessere dei figli, che si instaurino dei buoni rapporti tra gli “ex”, tra i nuovi compagni degli “ex” e tra i fratellastri e sorellastre (fratelli germani o di padre e fratelli uterini o di madre). Altre figure importanti per i bambini sono i nonni Il legame tra nonni e nipoti è basato su quello che Ada Fonzi definisce un amore senza Edipo ovvero un amore libero dalle conflittualità generazionali e più sereno nei confronti educativi. I nipoti per i nonni rappresentano la continuità biologica e attivano nei nonni una sorta di rivitalizzazione e di proiezione verso il futuro. Il compito dei nonni nipoti è prendersi cura di loro, di coccolarli senza eccessi. Esistono fondamentali differenze fra il nonno e la nonna: la nonna accudisce e si prende cura della casa, il nonno è il compagno di giochi e di passeggiate. Esiste, secondo Ferenzi, il complesso del nonno: il nonno, essendo il padre del padre, ha potere sul figlio e riduce l’immagine onnipotente che il bambino ha di suo padre. Queste dinamiche si verificano nelle famiglie patriarcali e autoritarie. Altro è la costrizione (oggi quasi scomparsa) di dare lo stesso nome dei nonni ai primogeniti, questo per confermare la loro (dei nonni) discendenza. Questi comportamenti implicano varie gelosie anche tra nipoti (fratelli e cugini). Nella società attuale si è sostituita alla famiglia patriarcale quella nucleare, ma in essa vige la matrilinearità che porta le giovani madri ad appoggiarsi prevalentemente alle proprie madri è più in generale alla loro famiglia d’origine. In tal modo i nonni più coinvolti sono i nonni materni. Esistono altre situazioni in cui la presenza dei nonni è patogena: il caso più frequente è quello dei nonni che si sostituiscono ai genitori che, in tal modo, assumono un ruolo fraterno nei confronti dei propri figli e delegano le funzioni genitoriali ai nonni. Ciò significa, per i bambini, che i genitori sono immaturi e incapaci di svolgere il loro ruolo e che i nonni sono intrusivi e sono stati poco capaci di rendere i figli autonomi. Talvolta sono le circostanze economiche e lavorative che costringono i neogenitori a far assumere la responsabilità educativa ai nonni. Anche in questo caso i nonni diventano iperprotettivi e producono nei nipoti diverse forme di disadattamento, patologia chiamata “sindrome di re Salomone”. I diritti dei nipoti , specie nei casi di genitori separati. Nel caso di genitori separati può accadere che si creano problemi di rapporto e frequentazione, in particolare tra il bambino ed i nonni da parte del genitore non affidatario o comunque non convivente. La casistica in giurisprudenza è rilevante: se si pensa a quante separazioni vengono attribuite (a ragione o meno) all’influenza nella coppia dei genitori dell’uno o dell’altro, si capisce quanto sia frequente che il genitore con cui i bambini convivono e che abbia accusato problemi con i suoceri, tenda ad evitare e, addirittura, ad ostacolare la frequentazione dei figli con i nonni ex suoceri. La riforma del codice civile attuata con la legge n. 54/2006 ha riformulato l’art. 155 c.c. introducendo il principio secondo cui: “anche in caso di separazione dei genitori, il figlio minore ha il diritto [omissis] di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale.” Il principio essenziale a cui si ispira tutta questa riforma è la tutela dell’equilibrio e della qualità della vita dei figli minori in caso di separazione o divorzio, ed il diritto a mantenere e coltivare i rapporti con i nonni e tutti i parenti ne è considerato un aspetto essenziale. L’importanza degli asili nidi Nel caso di una mamma lavoratrice, che non può accudire il figlio durante le ore di lavoro, la scelta migliore rimane l’asilo nido, organizzati per garantire il massimo della sicurezza e dell’igiene e ad accogliere, pertanto, in modo adeguato il vostro bambino. Meglio rivolgersi prima alla struttura più vicina alla propria abitazione, chiedere informazioni, osservare il comportamento delle educatrici e dei bambini, le attività e i giochi che vengono proposti, e valutare se la soluzione proposta si adatta alle proprie esigenze. Nel caso invece in cui la scelta cade su di una baby sitter di fiducia, prendere informazioni sulle sue credenziali oppure, informatevi presso le scuole di puericultura o le agenzie che offrono a tal proposito figure specializzate. Comunque sia, una volta che abbiamo di fronte la baby sitter, parliamo con lei, poniamole delle domande anche di semplice conoscenza, invitiamola a passare con noi ed il bambino alcune ore; in questi momenti, oltre a valutare la sua predisposizione, la sua dolcezza e senso di responsabilità nei confronti del piccolo, ascoltiamo anche cosa profondamente ci muove, in modo da utilizzare due filtri di valutazione: uno più concettuale ed uno più empatico e sottile, in modo da sentirci tranquilli e sereni nel momento della decisione. Può capitare che il bambino si affezioni ad un oggetto (es un orsetto di pezza o una coperta), chiamato oggetto transizionale, esso sostituisce la mamma quando questa è assente. Questo oggetto, per essere tale, deve essere: insostituibile, in genere sporco e maleodorante, caldo (se il b. è nato d’inverno) e freddo (se il b. è nato d’estate), guai a lavare o pulire quel oggetto che, proprio per quell’odore lo rende rassicurante. Il fenomeno transizionale consiste in un comportamento ripetitivo da parte del bambino come: toccare il lobo dell’orecchio dell’adulto, girare la ciocca dei capelli o la punta di una federa o della coperta fra le dita. Questi oggetti e fenomeni permetteranno al bambino di raggiungere quell’autonomia che gli permetteranno di sentirsi solo senza angoscia e di conquistarsi così uno spazio mentale in cui sviluppare il pensiero. Avere rapporti sessuali con i bambini in casa. Come è possibile fare l'amore liberamente con i bambini nell'altra stanza? La soluzione più facile per sentirsi a proprio agio nel fare l’amore e per vivere in coppia quel momento di grande comunione, è farlo con la porta della camera chiusa a chiave. Chiudere a chiave la porta non significa isolarsi e trascurare i bambini ma concedersi un angolo di autonomia per soddisfare le esigenze emotive e sessuali di coppia. Ciò va fatto non prima di aver soddisfatto quelle di genitori: vale a dire avendo portato a termine tutti i riti della buona notte a cui è abituato il bambino. La filastrocca o la fiaba, i progetti per il giorno seguente, il bacio, la carezza, la luce spenta... Fatto questo ed accertatici che ai bambini, adeguatamente all’età, davvero non necessiti nulla oltre a un buon sonno, chiudere la porta sarà come rispettare il proprio “rito” di coppia. Nel caso in cui i bambini avessero bisogno dei genitori e bussassero alla porta della camera da letto, si ha tutto il tempo per ricomporsi, emotivamente e fisicamente, e affrontare questa nuova evenienza. Senza sensi di colpa.

Età di cambiamenti prima infanzia da 3 mesi e mezzo (svezzamento) a 2 anni di vita-
il 1 anno di vita: Fase orale (primi 12 mesi di vita) . La bocca rappresenta il piacere, non solo l’alimentazione. Prevede due fasi: PASSIVA (succhiare, da 0 a 6 mesi) ATTIVA (mordere, da 6 a 12 mesi).
1. 4-5 mesi il b. Shaffer alla presenza della madre e di un estraneo sposta rapidamente lo sguardo dall’uno all’altra ed infine piange spaventato. Se la madre si allontana dal campo visivo il b. smette di piangere e sorride. Quindi in assenza dell’oggetto privilegiato si riattiva il sorriso sociale esteso a tutti i volti umani.
2. Fra i 6 e i 9 mesi la Klein individua la posizione depressiva: il b. si comincia a vedere separato dalla madre e vede l’oggetto totale il seno (buono cattivo) in un'unica persona è depresso, perché voleva distruggere ciò, che invece gli da vita. Ciò gli porta ad avere consapevolezza di sé e dell’altro, quindi la “madre diversa da me”.
3. Tra i 6 e i 10 mesi Spitz individua ciò che ha nominato poi come angoscia dell’8 mese o angoscia dell’estraneo, ovvero il modo di sorridere solo alla presenza della madre.
4. E. Erikson verso i 10 mesi pone in risalto la fiducia di base, atteggiamento positivo verso la realtà ma questa deve essere controbilanciata da una certa dose di sfiducia difatti il b. deve imparare a riconoscere le situazioni pericolose.
5. Winnicott verso i 12 mesi la madre assume la funzione di specchio dal quale il b apprenderà “come è” cioè svilupperà una propria identità più o meno positiva a seconda del riflesso che gli rimanda l’ambiente.
 6. Alla fine del 1° anno inizia la fase “autonoma“, il bambino inizia a camminare, scopre gli oggetti e li esamina. Importante per lui sarà sempre la figura che gli parlerà e gli lancerà messaggi.

 Freud la fase “Anale“18 mesi o 1 anno e mezzo-2 anni: se prima il bimbo teneva il pannolino ora impara ad andare in bagno, riconosce lo stimolo: la gratificazione è quella di saper controllare i propri sfinteri espulsivi /ritentivi. dopo il piacere della libera espulsione segue l’imposizione del controllo, della regolarità, di ordine e pulizia. La fase sfinterica irrisolta genera: a)Ribellione: opposizione costante, disordine, abbigliamento contro-tendenza, non puntualità, sarcasmo, spirito polemico, esagerata prodigalità, (sublimazione: comportamenti ribelli socialmente accettabili), clamorose difese dei piu’deboli, regole del gioco piu’giuste. b) Conservatorismo: tendenza ad accumulare denaro e oggetti, gelosia irragionevole, disappunto nel separarsi dagli oggetti e dalle persone, morboso interesse per ogni forma di collezionismo e di conservazione. c) Sadismo/Masochismo: soprattutto in casi di rigidissima educazione infantile ciò porta da adulto ad atteggiamenti di prepotenza. In amore e nel lavoro: controllo quasi sadico dei subordinati, punizioni del disordine, sciatteria, sprechi, sospettosità, mania di persecuzione, complesso dell’ossequio: yes man: servilismo, esasperata disciplina, pignoleria, cerimoniosità, rossori, obbedienza (mostrata, spesso non reale). d) Dubbio: indecisione, perplessità, incertezze, eccessiva scrupolosità, perfezionismo, ossessioni e comportamenti rituali. 1. Per Spitz corrisponde all’età dei NO: il b. si identifica identificazione con l’aggressore e ha una maggiore consapevolezza di sé. Impara le regole del sociale e si realizza il super-io. 2. Erikson individua l’autonomia e la vergogna: se i genitori permetteranno di sperimentare le funzioni sfinteriche senza intervenire, otterranno che: il b. sarà più autonomo e saprà contenere le sue paure. Il b. in caso contrario si sentirà umiliato e diverrà incapace di scelte personali e di esprimere giudizi. 3. La fase anale prepara il bambino alla fase preedipica ” (il b. pensa di avere il fallo più piccolo e la bambina pensa di avere il fallo ancora più piccolo ovvero la clitoride ambedue sono legati alla madre,). Dopo essere riuscito a controllare i propri sfinteri, scopre i propri organi sessuali.

I maschietti tra i tre e i cinque anni considerata l’età fallica nel loro sviluppo affettivo hanno il complesso Edipico Freud (amore per la madre), mentre, le femminucce quello di Elettra Jung (amore per il padre). Questa fase si risolve spontaneamente, con un'identificazione progressiva con il genitore del proprio sesso. In concomitanza e stretta correlazione con il complesso di Edipo, esiste un altro processo: la cosiddetta angoscia (o paura o complesso) di castrazione: il bambino teme di essere punito con la castrazione per la sua rivalità verso il padre. Ciò lo porta ad abbandonare una situazione pericolosa identificandosi con lui. La bambina, invece, prova un senso di inferiorità sentendosi menomata e per questo volge il suo affetto dalla madre al padre, figura dominante e prestigiosa. Per i bambini questo periodo diventa importantissimo e bisogna superarlo nel migliore dei modi.
La nascita di un nuovo fratellino o sorellina potrebbe portare il bambino a viverla in modo sbagliato ovvero a rapportarsi più al papà che alla mamma perché la mamma deve badare al piccolo e lui si sentirebbe defraudato dell’amore edipico verso di lei legandosi più al padre. Questo processo potrebbe portare, da adolescenti, a scelte come la devianza, la tossicodipendenza e l’alcooldipendenza o altre forme di dipendenza patologica, in quanto il bambino “non perdona la madre di avergli tolto il ruolo di “principe della casa”. Per le bambine, è importantissimo questo momento in quanto loro devono passare quel momento di “innamoramento del padre” identificandosi con la madre; questa identificazione potrebbe non avvenire se la mamma è molto occupata col piccolo e porterebbe la bimba ad identificarsi “per dispetto” col padre ed avere problemi di origine sessuale da adolescente.
L'organizzazione e la distribuzione dei compiti è fondamentale ed essenziale affinché ogni situazione possa essere affrontata con serenità e prontezza, lasciando una sensazione di fluidità e ordine. Di positivo c’è il fatto che i bambini con fratellini sperimentano la condivisione al gioco e sono meno soli di fronte agli adulti. Di rilevante importanza sono anche gli aiuti esterni alla coppia, come nonni, amici o vicini; è comunque essenziale creare confini ed assegnare precisi compiti affinché non si creino confusioni o invischiamenti. La coppia resta comunque il fulcro principale sul quale deve ruotare l'intero assetto familiare: occorre quindi collaborazione e disponibilità al dialogo affinché il papà e la mamma si alternino in modo dinamico e fluido in modo da sostenersi l'un l'altra e, nel contempo, da lasciarsi conoscere e conoscersi entrambi.



Il Tirocinio: consulenze nel reparto di Ginecologia al I° piano Tumori (miomi e carcinomi) e menopausa Gli interventi più frequenti sono Mioma: tumore benigno, massa corposa che si forma nell’utero. Carcinoma: tumore maligno. Raschiamento: pulizia dell’utero dopo un eventuale intervento. Tipi di intervento per asportazione di Tumori all’utero: L’isterectomia, l’asportazione dell’utero. Esistono due tipi di isterectomie: quella monolaterale e quella bilaterale. Esse prevedono rispettivamente l’asportazione di una o entrambe le tube di falloppio e/o delle ovaie, sia nella patologia maligna che in quella benigna. Si parla di laparoisterectomia, quando si agisce attraverso l’addome, e di colpo isterectomia, quando si agisce attraverso la vagina. Per quanto riguarda mioma (tumore benigno), ciò che preoccupa e spaventa le pazienti è l’intervento. In questi casi, durante il tirocinio, assistevo le pazienti in sala operatoria per trasmettere loro calma e fiducia. Diverso è il caso del carcinoma (tumore maligno). Le pazienti con questo tumore hanno bisogno di ascolto empatico, di autenticità, di ritrovare la gioia di vivere attraverso le strategie di coping. IL CASO: Una donna di 35 anni a cui è stata effettuata la colpo isterectomia. La diagnosi di tumore porta sempre con sé un forte impatto emotivo iniziale che, nel caso in cui la neoplasia interessi l’apparato genitale, si complica con le preoccupazioni legate alla capacità riproduttiva e sessuale. La donna in esame, sposata con un marito innamorato e premuroso, mostrava segni di riluttanza verso il marito, dopo aver scoperto di avere un carcinoma. Mentre il marito cercava un dialogo con la moglie, lei non ne voleva sapere. Il suo timore era che l’amore del partner potesse trasformarsi in “senso del dovere” o compassione”. Durante una consulenza le dissi: “Tornare a star bene come prima si può. Anzi, la malattia potrebbe rappresentare un’occasione per migliorare la sua esistenza e il rapporto di coppia, apprezzando insieme a suo marito le piccole cose quotidiane, dando un maggior valore al tempo e alle persone, vivendo più intensamente, anche la sessualità. Esistono ovuli e pomate che possono contribuire a farle vivere meglio la sua sessualità. Allo stesso tempo, è bene comunicare i propri stati d’animo al partner. Rabbia, paura, ansia, depressione, insicurezza si affrontano meglio se vengono condivise”. Rivolgendomi al marito, gli dissi: “La sua compagna ha bisogno di sentirsi rassicurata sui sentimenti che prova per lei. Deve sentirsi, pertanto, amata e desiderata nello stesso modo in cui lo era prima della malattia. Fino a quando sua moglie non sarà in grado di accettare la malattia e i cambiamenti che il suo corpo subirà, sarà difficile recuperare una vita sessuale soddisfacente. Dovrà darle la giusta dose quotidiana di tenerezza e attenzioni, dialogare con lei in modo da arginare lo stress, i timori e la stanchezza fisica causati dalle cure”. Dopo varie sedute la donna ha mostrato di essere pronta ad iniziare la sua nuova sfida e di volerla vivere e condividere con il marito.

Menopausa Ho avuto modo di parlare anche con donne in menopausa e in post menopausa. In quei casi facevo counseling di gruppo nelle camere e, se le pazienti lo richiedevano, parlavo loro in privato. Il sesso in menopausa Ricordo di una donna anziana che simpaticamente ripeteva: “Se prima della menopausa la tua vita sessuale è stata piena e gratificante, continuerà a esserlo anche dopo”. La sessualità in menopausa comporta diversi vantaggi, primo fra tutti quello di non correre il rischio di una gravidanza indesiderata. Questo vantaggio è confermato da molte donne che dicono di sentirsi più libere di vivere pienamente e serenamente la propria sessualità in età matura. Molte dichiarano che la menopausa le ha rese più disinibite e capaci di esprimere desideri ed emozioni che hanno per lungo tempo creduto di dover nascondere. Ciò accade, soprattutto, quando si hanno figli adulti ed autonomi in quanto le donne sentono di potersi nuovamente concentrare su se stesse, alla riscoperta della propria sessualità. Per molte donne la menopausa segna una vera e propria rinascita che investe tutta la personalità femminile, non soltanto la sfera sessuale. L’importante è adeguarsi ai cambiamenti che progressivamente avvengono nel proprio corpo e in quello del partner (in caso di andropausa) e che implicano delle variazioni nel modo di fare l’amore. La premessa per mantenere vivo un rapporto intimo e affettuoso, nasce naturalmente da una buona comunicazione tra la coppia. Quali sono i fattori che favoriscono l’attività sessuale in postmenopausa? • Una vita sessuale attiva, regolare e gratificante durante l'età fertile; • Un atteggiamento positivo e di accettazione del passare degli anni; • Un buon affiatamento con il partner, vivere bene l'intimità di coppia e una buona comunicazione tra i due partner; • L'accettazione dei cambiamenti del proprio corpo; • La buona salute fisica ed emotiva.


Conclusioni Nello svolgere il mio tirocinio come pedagogista, a seconda dei casi che si sono presentati, ho potuto applicare il metodo non direttivo Rogersiano integrandolo con altri strumenti, tecniche e strategie proprie della pedagogia , psicologia, filosofia, sociologia e antropologia, come ad esempio: il metodo comportamentale, il metodo cognitivo, la PNL, ecc. Ho trovato molto interessante e stimolante lavorare in equipé con specializzande ginecologhe ed ho potuto constatare, grazie ai consensi raccolti tra pazienti e colleghi, quanto sia utile la figura del pedagogista all’intero di una struttura ospedaliera nel reparto di ginecologia e ostetricia. Ciò perché sono tante le problematiche legate alle varie fasi della vita di una donna che possono essere affrontate e superate con la pedagogia. Vista l’esistenza della figura del pedagogista clinico, che si occupa di altro , spero che venga presto riconosciuta all’interno delle nostre strutture ospedaliere, anche la figura del pedagogista nel settore sanitario soprattutto, nei reparti in cui è maggiormente richiesta, come ad esempio quello di ginecologia ed ostetricia. Posso ritenermi, dunque, soddisfatta per l’esperienza fatta e il risultato raggiunto. Firma tirocinante specializzanda pedagogista Dott.ssa Vittoria Salice

1 commento:

  1. Svolta del diabete
    Mi è stato diagnosticato il diabete per 7 anni e insulina da molto tempo, che non è una cura totale per il diabete. Mi sono imbattuto in una testimonianza di un paziente che è stata curata dall'infezione verginale con la medicina di erbe del dottor Nelson su una pagina di blogger di salute durante la ricerca su Internet un giorno fedele, incluso l'indirizzo e-mail del medico. Ho contattato lo specialista delle erbe e ho promesso al dottor Nelson Saliu che se mi guarisce dal diabete, renderò testimonianza del suo buon lavoro e dopo molte discussioni mi ha inviato la medicina di erbe attraverso la società di consegna che ho ricevuto 3 giorni dopo e con lo specialista di erbe su prescrizione, ho bevuto la fitoterapia per 21 giorni senza insulina e oggi grazie a Dio Onnipotente sono guarito dal diabete. Ho anche aspettato due mesi per essere molto sicuro di essere completamente guarito prima di scrivere questa testimonianza. Ho fatto un altro esame del sangue una settimana fa ed era ancora negativo, senza tracce sul mio sangue, quindi ho deciso che ora lo consiglio a chiunque soffra di diabete. Contatta il dottor Nelson e fatti curare attraverso la sua posta: drnelsonsaliu10@gmail.com
    o testo WhatsApp su +2348111067336
    Ha una cura per, virus dell'herpes, epatite,
    malattie cardiache e epatiche

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