venerdì 5 settembre 2014

storia contemporanea

storia contemporanea
L'Impero romano (in latino Imperium Romanum ) è lo Stato romano consolidatosi nell'area euro-mediterranea tra il I secolo a.C. e il IV secolo. Le due date che generalmente identificano l'inizio e la fine di un'entità statuale unica sono il 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di Augusto, e il 395, allorquando, alla morte di Teodosio I, i suoi due figli si dividono l'impero in una pars occidentalis e in una orientalisL'Impero romano d'Occidente si fa terminare per convenzione nel 476, anno in cuiOdoacre depone l'ultimo imperatore legittimo, Romolo Augusto. La vita dell'Impero romano d'Oriente che si trova in Turchia ovvero Medio-Oriente si protrarrà invece fino al momento della conquista di Costantinopoli da parte degliOttomani nel 1453. 
  • dell'Impero Romano  (330-395),con capitale Roma religione romana e cristiana  oligarchia lingua greca e romana  
  • dell'Impero Bizantino o impero Romano d’Oriente (395-1204 e1261-1453), con capitale Bisanzio governo autocratico cristiani nell’800 la capitale cambiò nome in Costantinopoli cristiani ortodossi lingue greco ebraico 
  • dell'Impero Latino (1204-1261) cristiano ortodosso monarchia assoluta lingua greca
  • dell'ImperoTurco Ottomano (1453-1922).monarchia assoluta ortodossa islamica lingua turco ottomano, ebraico, arabo. Nel 1453 cambierà ancora una volta nome in Istanbul
  • qui avvenne lo scisma d’occidente ovvero il papa si trasferisce a Roma anche se la Chiesa è nata a Costantinopoli.
l’Impero Romano d’Occidente  prenderà il nome di Sacro romano impero o primo reich dal 962 al 1512
Cambia nome in sacro romano impero della nazione germanica dal 1512 al 1806 Germania Borgogna (Francia) Italia Settentrionale la Toscana prende il nome di Etruria.

L’Italia è Presieduta dalla Spagna dal 1559 al 1714 dopo la guerra di successione spagnola  verrà contesa tra Savoia Borbone e Asburgo d’Austria:- La scelta di Filippo V del ramo Borbone francese alla successione sul trono di Spagna e dei domini Italiani (regno di Napoli, regno di Sicilia, Sardegna) provoca la guerra di successione spagnola .- Costituzione di una Grande Alleanza e Trattato di Utrecht e Rastadt : l’Austria Asburgica (Carlo VI) acquisisce il Regno di Napoli (1713-1734) e la Sardegna (1713-1718); Vittorio Amedeo II acquisisce il Regno di Sicilia (1713-1718).- Filippo V tenta di recuperare Sardegna e Sicilia, reazione della Grande Alleanza e pace dell’Aia: L’Austria Asburgica (Carlo VI) acquisisce la Sicilia (1720-1734); Vittorio Amedeo II diventa re di Sardegna (dal 1720).- Guerra di successione polacca combattuta anche sul fronte italiano e la pace di Vienna attribuisce a Carlo di Borbone, duca di Parma il regno di Napoli ed il Regno di Sicilia (1734-1759).- Guerra di successione austriaca e definizione degli assetti di potere in Italia tra Savoia, Austria e Spagna.- Il Regno di Sicilia fra il 1700 ed il 1759 : Filippo V, Vittorio Amedeo II, Carlo VI d’Asburgo e Carlo di Borbone.- Il Regno di Napoli fra il 1700 ed il 1759 : l’alternarsi degli Asburgo con i Borbone- La Sardegna governata dai Savoia.: Vittorio Amedeo II, Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III.

Nel 1748 ci fu un lungo periodo di pace la pace di Acquisgrana
Tra il 1775 e il 1783, La guerra di indipendenza americana, chiamata ancherivoluzione americana, fu il conflitto che, oppose le tredici colonie nordamericane, diventate successivamente gli Stati Uniti d'America, alla loro madrepatria, il Regno di Gran Bretagna. Nel corso della guerra le potenze europee si schierarono su diversi fronti, portando il conflitto anche nelle Antille, in India e in Europa: la Francia, laSpagna e le Province Unite con i ribelli mentre l'Assia e l'Hannover in favore degliinglesi. Il trattato di Parigi, firmato nel 1783, pose ufficialmente fine alla guerra, già conclusa de facto tra il 1781 e il 1782. Con la pace, gli Stati Uniti furono riconosciuti dal Regno Unito, che dovette cedere alla Francia il Senegal e Trinidad e Tobago[senza fonte], alla Spagna la Florida e Minorca e alle Province Unite le sue colonie asiatiche. La corona manteneva comunque il controllo delle Antille, del Canadae di buona parte dell'India. La rivoluzione agricola nuove tecniche basate sulla rotazione pluriennale e sulla sostituzione del maggese con pascoli per il bestiame anche per ottenerne concime naturale  e la rivoluzione industriale è un processo di evoluzione economica che da un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili). 1760-1780 al 1830. la prima rivoluzione industriale inglese. La prima riguarda prevalentemente il settore tessile-metallurgico e comporta l'introduzione della spoletta volante e della macchina a vapore; 1788 e il 1799La Prima Rivoluzione francese fu un periodo di radicale sconvolgimento sociale, politico e culturale che segna il limite tra l'età moderna e l'età contemporanea nella storiografia francese. Le principali e più immediate conseguenze della Rivoluzione francese, che costituì un momento di epocale cambiamento nella storia del mondo, furono l'abolizione della monarchia assoluta e la proclamazione della repubblica, con l'eliminazione delle basi economiche e sociali dell'Ancien Régime (Antico Regime). La Rivoluzione francese, insieme a quellaamericana, ispirò le rivoluzioni a connotazione borghese liberali e democratiche che seguirono nel XIX secolo. Segnò la fine dell'assolutismo e diede inizio ad un nuovo sistema politico in cui la borghesia divenne la classe dominante. Durante la rivoluzione francese 1789-1795, si sono sposati il Re Luigi XVI di Francia e la regina Maria Antonietta d’Asburgo Austria, che poi furono ghigliottinati La penisola  italiana era divisa in diversi stati governati dall’Austria che direttamente o tramite rami cadetti appartenevano alla famiglia d’Asburgo d’Austria e la Sardegna alla dinastia Savoia.
Tra il 1805 e il 1815 Napoleone Bonaparte Francese divenne Re di Francia e d’Italia, ponendo l’assolutismo e dando il codice Napoleonico: libertà e uguaglianza, ma questo codice nascondeva fini molto personali, ovvero, di diventare il più grande impero d’Europa, egli sposò Maria Luisa D’Asburgo d’Austria per volere di Meternich cancelliere austriaco, per porre la pace con l’Austria e con lo zar Alessandro I di Russia.

Sconfitto Napoleone  la Restaurazione nel 1815 con il Congresso di Vienna  in Austria: ciò volle dire che bisognava rimettere sui troni i vecchi sovrani.  A questo congresso parteciparono le grandi potenze europee:
Alessandro I zar di Russia
Von Metternich Austria
Castereagh Inghilterra
Hardenberg Prussia
Talleyrand Francia
Questi presero decisione sulla divisione dell’Europa su 3 principi :
equilibrio: tra le grandi potenze al fine di favorire la pace.
Legittimità: per cui gli stati venivano ridati ai legittimi sovrani
cintura intorno alla Francia: il criterio di costituire intorno alla Francia una barriera di  Stati cuscinetto per impedire il ritorno di ambizioni francesi di dominio sull’Europa.
Il Congresso di Vienna, anche se è vero che assicurò all’Europa un periodo di pace, non tenne però in nessun conto la volontà dei popoli e il principio di nazionalità diffusosi dopo la Rivoluzione Francese. Popoli e Stati furono trattati come merci.
 La Santa Alleanza
Nel Settembre 1815 gli imperatori di Russia ed Austria ed il re di Prussia  avevano stipulato il patto della Santa Alleanza che impegnava i sovrani adaiutarsi reciprocamente in nome della fratellanza cristiana; in realtà questo patto nascondeva precisi fini politici, affermando il principio di intervento per i tumulti interni per il quale  gli stati contraenti erano autorizzati ad intervenire militarmente ogniqualvolta delle insurrezioni minacciassero la sistemazione data  all’Europa dal Congresso di Vienna.
Si formo anche la quadruplice alleanza Austria, Russia Prussia Inghilterra  dovevano indire periodiche conferenze  per prendere le misure giuste  per la tranquillità e la prosperità delle nazioni e per il mantenimento della pace in Europa.A questo poco dopo si formò anche la quintuplice alleanza tra Austria, Russia, Prussia, Inghilterra e Francia.
 Il governo dei sovrani “restaurati”
I sovrani “restaurati”, convinti di poter cancellare gli anni della dominazione francese e le idee da essa diffuse, come se non fossero mai esistite, ristabilironol’assolutismo monarchico ed i privilegi della nobiltà e del clero. Furono abolite tutte le libertà civili, come la libertà di opinione, di parola e di stampa, la libertà di associazione e di riunione. Fu instaurato un regime di controllo poliziesco contro ogni forma di opposizione ed una rigida censura contro tutte le pubblicazioni che contenessero idee rivoluzionarie.
1.4. L’Italia dopo il Congresso di Vienna
  Sistemazione politica .   L’Italia fu  divisa in 8 stati,la maggior parte dei quali sotto il controllo diretto o indiretto dell’Austria :
REGNO DI SARDEGNA (Piemonte,Liguria,Sardegna) sotto la dinastia dei SAVOIA sabauda Vittorio Emanuele che era figlio dei Borbone di Spagna imparentato (del ramo cadetto con (Maria Luisa d’Austria), che abdico a suo fratello Carlo Felice entrambi Savoia Sabauda Sardegna al quale abdico al cugino del ramo cadetto Carlo Alberto Savoia Caregnano. Era l’unico stato relativamente autonomo, anche perché era uno degli stati “cuscinetto” posto a controllo dei confini della Francia. Ad esso era stata annessa la scomparsa Repubblica di Genova.
REGNO LOMBARDO-VENETO sotto il dominio diretto dell’Austria, governato da un vicerè Giuseppe Ranieri d’Asburgo –Lorena figlio del Granduca di ToscanaPietro Leopoldo, fu cognato di Carlo Alberto di Savoia e suocero di Vittorio Emanuele II primo re d'Italia Zio di Maria Luisa D’Austria. Ad esso  era stata annessa la scomparsa  Repubblica Veneta. A cui seguì Leopoldo Luigi cugino di Maria Luisa di Parma e figlio dello zio Ranieri, a suo cugino Leopoldo luigi Maria Luisa ha lasciato tutto il suo patrimonio.
DUCATO DI PARMA E PIACENZA e Guastala governato da Maria Luisa o Luigia d’Austria, moglie di Napoleone e figlia dell’imperatore d’Austria.
Ducato di Lucca momentaneo a Carlo II Borbone  dove dopo Maria Luisa avrebbero acquisito il ducato di Parma e Piacenza
Guastala sarebbe passato dopo Maria Luisa d’Austria a Francesco V d’Asburgo d’Este ll figlio di suo cugino  Francesco IV d’asburgo-Este già duca di Modena e Reggio
DUCATO DI MODENA E REGGIO governato da Francesco IV d’Asburgo-Este(Estensi) cugino di Maria Luisa d’Austria e fratello di Maria Ludovica matrigna/zia di Maria Luisa d’Austria
Ducato di Massa e Carrara  Maria Beatrice Cybo-Este madre di Francesco IV d’Asburgo –Este zia di Maria Luisa d’Austria
GRANDUCATO DI TOSCANA governato da Ferdinando III d’Asburgo-Lorenazio di Maria Luisa d’Austria
STATO DELLA CHIESA (Lazio, Umbria, Marche, Romagna) restituito al Papa Pio IX che riconosceva all’Austria il diritto di controllo sul suo territorio.
REGNO DELLE DUE SICILIE (Italia Meridionale) sotto Ferdinando I di Borbone nonno materno di Maria Luisa D’Austria  che aveva  stretto con l’Austria un patto di alleanza. 

L’opposizione alla Restaurazione
a)  IL  ROMANTICISMO  : è un movimento culturale che si sviluppa in Europa agli inizi del 1800. A differenza dell’Illuminismo  che sottolineava la ragione, iRomantici sostengono l’importanza del sentimento. (Mentre la ragione Illuminismo) rende  uguali gli uomini, il sentimento li diversifica: per i Romantici ogni individuo è diverso dagli altri, ha un suo modo di sentire, una sua storia. Come ogni individuo si distingue, così anche ogni  nazione ha sue caratteristiche, una sua storia per cui si distingue dalle altre. Si afferma così il principio di nazionalità.  Ma sia un individuo che uno stato per esprimersi  hanno bisogno di  libertà  e questo  principio  di libertà passerà dal campo culturale a quello politico, per cui i Romantici finiranno per coincidere con i liberali, che vogliono libertà ed indipendenza dall’Austria.
 CLASSI SOCIALI CONTRARIE ALL’AUSTRIA
1) Ex -ufficiali che avevano fatto carriera al tempo di Napoleone ed ora si vedevano  sostituiti dai Borghesi
2) Borghesi ostacolati nello sviluppo delle industrie dall’Austria e nei commerci dalle dogane
3) Intellettuali vogliono la libertà di espressione proclamata dal Romanticismo

I moti insurrezionali in Spagna e Portogallo nel 1820
In Spagna capeggiata dal generale Riego massone di idee democratichefavorevole alla riforma agraria e dal generale Quiroga moderato e monarchicocon il pronunciamento di Cadice costrinsero Ferdinando VII a concedere la costituzione, ma stroncato dalla Francia autorizzata ad intervenire per restaurare l’assolutismo.
Il moto scoppio anche in Portogallo 1820 costrinse Giovanni VI di Braganza a concedere la costituzione  abrogata (annullata) nel 1823.

Alla notizia di questi anche in Italia scoppiano le insurrezioni carbonare ma non andranno a buon fine :
1.      Regno delle 2 Sicilie Carbonari liberali capeggiati da Marelli e Silvanicostringono il Francesco I Duca di Calabria (che sarebbe diventato poi re delle 2 Sicilie) al quale il padre Ferdinando I delle due Sicilie gli ha lasciato i poteri a concedere la Costituzione.
2.      Tali carbonari proseguono per Palermo ma questa volta vengono soffocati nel sangue.
Al congresso di Lubiana viene deciso di far intervenire l’Austria per il Regno delle 2 Sicilie e reinsediare sul Trono Ferdinando I delle 2 Sicilie.
3.      Anche nello Stato della Chiesa i carbonari comandati dal generale Pepevengono sconfitti nel 21.
4.      In Piemonte i patrioti sperano di poter coinvolgere Vittorio Emanuele Sabaudia Sardegna annettendo al Piemonte il Lombardo Veneto ma questi li delude abdicando a Carlo Felice Sabaudia Sardegna che non trovandosi in sede  nomina reggente il cugino del ramo cadetto Carlo Alberto di Savoia Caregnano Torino che accetta la costituzione come quella della Spagna e spalleggio ma Tornato Carlo Felice però sconfessa la costituzione ed obbliga Carlo Alberto ad andarsene. Intanto le truppe spalleggiate da Carlo Alberto e capeggiate da Santorre di Santarosa si muovono da Mantova ma vengono fermati dagli austriaci.

Concessioni della costituzione 

1.      Maria Luisa D’Austria Ducato di Parma e Piacenza lascia il codice Napoleonico
2.      Gran Ducato di Toscana Ferdinando III d’Asburgo Lorena codice Napoleonico
3.      Ducato di Modena Francesco IV d’Asburgo Este governo reazionario abolendo il codice napoleonico e perseguitando ebrei e valdesi
4.      Stato della Chiesa di Leone XII governo reazionario  a Della Somaglia persecutore dei liberali
5.      Regno di Sardegna Carlo Felice aboliscono il codice napoleonico e perseguitano ebrei e valdesi
6.      Regno delle 2 Sicilie Francesco I codice napoleonico parziale e niente idee liberali.

Libertà ed eguaglianze conosciute in epoche passate e infrante

da b) IDEOLOGIE  POLITICHE  CONTRARIE ALL’AUSTRIA
           Liberali            Monarchia    costituzionale 
           moderati         Libertà ma non uguaglianza    ( Suffragio ristretto )
           Liberali            Repubblica
           democratici     Libertà e uguaglianza  -   Sovranità popolare    (Suffragio universale ) 
Nascono le sette segrete:
moderati: monarchia costituzionale
repubblicani e giacobini: riforme sociali
congiura degli eguali: Buonaroti ispirato ai giacobini regime costituzionale
carboneria: indipendenza nazionale e regime costituzionale.
SOCIETA’  SEGRETE
I liberali per sfuggire alla sorveglianza della polizia che considerava pericolose le loro idee  furono costretti a riunirsi in  società  segrete  i cui affiliati si ritrovavano di nascosto  per cospirare contro  lo stato. La più importante in Italia fu la  Carboneria. Membri delle società segrete erano gruppi ristretti di borghesi. Le massa popolari non vi partecipavano, né i liberali si curavano di diffondere tra il popolo le loro idee, per questo poi molti moti falliranno.

Giuseppe Mazzini e la carboneria: La Giovine Italia
Nel Luglio 1831 Giuseppe Mazzini,un giovane carbonaro genovese esule in Francia,fondò una nuova società la Giovane Italia,segreta quanto al nome degli aderenti,ma pubblica nel programma. Il Mazzini rivolse diverse critiche alla Carboneria :
 1) eccessiva segretezza dei programmi
 2) diversità di propositi tra i vari gruppi: chi voleva la monarchia costituzionale,chi l’indipendenza,chi la repubblica
 3) mancato coinvolgimento e partecipazione del popolo ai moti.
Il suo programma era una  Italia indipendente, unita, repubblicana  per la quale tutto il popolo doveva lottare. L’idea mazziniana di popolo era molto più ampia di quella dei liberali moderati,che con questa parola si riferivano solo alle persone provviste di una certa ricchezza e cultura.Per Mazzini,che era un democratico, il popolo era costituito da tutti anche i poveri e gli ignoranti.
Non teneva però conto del fatto 1)che non esisteva un unico popolo italiano 2)che il popolo era formato soprattutto di contadini molto poveri disposti a ribellarsi solo per il possesso della terra che lavoravano e non per delle idee. Infatti le insurrezioni organizzate dal Mazzini  ebbero un esito disastroso ed il popolo rimase del tutto estraneo.

I Moderati
Dopo il fallimento dei moti mazziniani l’iniziativa passò ai liberali moderati che erano contrari alle rivoluzioni e pensavano che si potessero ottenere concessioni dai sovrani attraverso riforme come l’unione doganale e di pesi e monete e le ferrovie. Tra questi Vincenzo Gioberti che propone una confederazione di stati italiani  presieduta dal papa .Il programma moderato di Gioberti incontrò grande favore presso la borghesia ed i cattolici, spaventati dalle rivoluzioni mazziniane, anche se aveva il difetto di non considerare il problema dell’Austria (Gioberti pensava chel’Austria avrebbe potuto rinunciare all’Italia in cambio di compensi nella penisola balcanica  resi possibili dalla decadenza dell’impero turco).

27, 28 e 29 luglio 1830, scoppio la Rivoluzione di Luglio o seconda rivoluzione francese, avvenuta a Parigi nelle giornate del Carlo X, ultimo sovrano della dinastia dei Borbone, venne rovesciato e sostituito da Luigi Filippo, il re della Monarchia di Luglio. Dopo un lungo periodo di crisi ministeriali prima, parlamentari poi, re Carlo Xtentò un colpo di mano anti-costituzionale emanando le «ordinanze di Saint-Cloud» il25 luglio 1830. In reazione, il movimento di opposizione si trasformò rapidamente in rivoluzione repubblicana: il popolo parigino si sollevò, eresse le barricate e affrontò le truppe comandate dal maresciallo Marmont in combattimenti che provocarono almeno 800 morti fra gli insorti e circa 200 fra i soldati. Carlo X e la famiglia abbandonarono Parigi. I deputati liberali, in maggioranza monarchici, presero le redini della rivoluzione popolare e conservarono la monarchia costituzionale al prezzo di un cambiamento di dinastia. La casa d’Orléans, ramo cadetto di quella di Borbone, succedette sul trono di Francia con Luigi Filippo, proclamato «re dei Francesi» e non più «re di Francia». La rivoluzione del 1830 non provocò rivolgimenti istituzionali né in Francia né in Europa, a parte il caso del Belgio, ma per la prima volta dal tempo della Rivoluzione del 1789un'ondata di rivoluzioni popolari attraversò l'Europa. Le idee rivoluzionarie, democratiche, socialiste, liberali, nazionaliste e repubblicane ne risultarono rinforzate e l'anno 1848 vedrà riprodurre il fenomeno su una più vasta scala.

Moti insurrezionali anni 30:
i Moti falliscono per l’intervento austriaco della Santa alleanza
il Carbonaro Ciro Menotti creò comitati insurrezionali a Bologna , Parma, Firenze Mantova e Romagna, la politica di espressione territoriale con la speranza di essere appoggiato dal duca di Modena Francesco IV che invece soffoco l’insurrezione e lo fece sparare.
1831G.Mazzini fondo la Giovine Italia carbonara tenta prima in Italia Settentrionale e centrale:
1832 Liguria e Piemonte
1834 in Piemonte entrando dalla Svizzera
1834 Genova con Garibaldi che si salvo a stento costretto all’esilio
1844 Attilio ed Emilio Bandiera in Calabria ma vennero fermati e fucilati
Tutti tentativi svaniti
Dopo i moti del 30\31 l’Europa è divisa in due parti: 
 -   a Occidente  : MONARCHIE COSTITUZIONALI  ( Inghilterra, Francia, Belgio )
 -   a Oriente      :  MONARCHIE ASSOLUTE           ( IMPERO Austriaco, Turco, Russo)

Nel 1845-1848 una grave crisi economica affligge l’Europa, il 1848 fu l’anno delle rivoluzioni  in Europa, che chiedevano costituzione, unità nazionale, indipendenza : in Francia Parigi il re Luigi Filippo Borbone d’Orleans fu costretto ad abdicare (Repubblica con suffragio universale maschile poi rovesciata dalla borghesia) e poi si propagò verso est sommergendo l’Europa centrale la Germania la Prussia ed anche a Vienna costringendo i governi ad accondiscendere alle richieste dei riformisti più moderati.

I Fatti
Biennio riformista 1846-1847
In Italia Papa Pio IX (1846-1878) (nato Giovanni Maria Mastai Ferretti) nel 1846, con Carlo Alberto di Savoia (1831-1849) e Leopoldo II di Toscana (1824-1859) concedono alcune riforme che tuttavia non cambiano la natura dei governi.
Difatti quando nel 1846 diventò papa PIO IX, in quell’occasione Montanellidemocratico di sinistra giovane idealista come Mazzini e lo stesso Mazzini democratico di sinistra , Garibaldi democratico di sinistra e M. D’Azeglio liberale moderato di destra era entusiasti e sembrò che il programma di Gioberti liberale moderato di destra si realizzasse: infatti il Papa anch’egli liberale moderato di destra concesse alcune riforme come: la consulta di stato (una specie di parlamento laico) e la guardia civica formata da volontari.
Nel 1848 scoppiò Terza Rivoluzione Francese è la seconda grande rivoluzione avvenuta in Francia nel XIX secolo, dopo quella del luglio 1830: sotto la spinta dell'opposizione liberale, repubblicana e socialista al governo Guizot, i parigini si sollevano il 23 febbraio 1848 prendendo il controllo della città. Il monarca Luigi Filippo rinuncia a soffocare con le armi la rivolta e abdica il 24 febbraio, mentre ilgoverno provvisorio rivoluzionario proclama la Repubblica il 4 maggio 1848. Le forze politiche eterogenee che avevano abbattuto la monarchia si scontrano sul campo delle riforme sociali: il governo conservatore uscito dalle elezioni del 23 aprile non intende soddisfare le richieste degli operai parigini, che insorgono il 23 giugno, ma la loro rivoluzione è repressa nel sangue dal generale Cavaignac. Il governo, confermando la sua natura anti-operaia, abolisce i laboratori nazionali, innalza l'orario di lavoro e vieta ildiritto di sciopero e di associazione.
Rivoluzioni del 1848 la primavera dei popoli e prima guerra d’indipendenza
L’entusiasmo popolare fu grande in tutta Italia e in Sicilia nel 48 con a Capo Rosolino Pilo e F. Crispi (federalista destra con i liberali napoletani el’insurrezione nel Cilento 1848 (Lucania, Basilicata) gli insorti denunciavano Ferdinando II e chiedevano riforme radicali e la creazione della federazione italiana questo costrinse Ferdinando II re di Napoli  a concedere addirittura la Costituzione (1848). Dovettero seguire il suo esempio ad estendere le già concesse riforme anche Carlo Alberto di Savoia con lo Statuto Albertino (1848) , il Granduca Leopoldo II di Toscana 1848  e il papa Pio IX 1848. 
Nelle costituzioni italiane i poteri furono distribuiti tra la monarchia ed un Parlamento, formato da un Senato con potere legislativo nominata dal re e da una Camera dei Deputati eletta dal popolo.Il re nomina i ministri che hanno potere esecutivo e il re nomina i magistrati con potere giudiziario. Il numero degli elettori era però limitato dal (censo Ricchezza) e dal grado di istruzione e solo maschi. Nel Regno di Sardegna su 5.ooo.ooo di abitanti  ebbero diritto al voto 82.570 cioè meno del 2%.Restava esclusa la maggioranza della popolazione, contadini, operai, piccolo borghesi e naturalmente le donne.
Nel resto d’Europa, a Vienna Meternich abbandono Vienna lasciando scoppiare insurrezione in Lombardia e nel Veneto. I milanesi scesero nelle strade e in 5 giorni (le 5 giornate di milano) scacciarono gli austriaci. I veneziani proclamarono la rinascita della Repubblica di San Marco.
Rivoluzione 1848 I guerra d’Indipendenza
Il Piemonte lo Statuto Albertino  48
Stato della Chiesa Pio IX concede la costituzione 48
Ferdinando III di Toscana concede la costituzione 48
Nel 1848 insorge Palermo e instaura un nuovo governo democratico con a capo Rosolino Pilo e moderato con Ruggero Settimo che proclama la costituzione e l’autonomia da Napoli.
Altri nel Cilento  Basilicata Lucania re Ferdinando II concede la costituzione 48
Nel Lombardo Veneto: Venezia insorge e finalmente proclama la repubblica di San Marco mette un governo provvisorio con a Capo Daniele Manin. 17/03/48 davanti al caffè Folorian Venezia
I milanesi scendono per le strade a combattere sulle barricate contro l’ esercito austriaco (cinque giornate di Milano). Cacciati gli austriaci viene proclamato un governo provvisorio con a capo il conte Gabrio Casati  e capo del consiglio di guerra Carlo Cattaneo. 18-22/03/48 insorge milano
Inizia la prima guerra d’Indipendenza 1848-1849
Nel Lombardo Veneto: Venezia insorge e finalmente proclama la repubblica di San Marco mette un governo provvisorio con a Capo Daniele Manin. 17/03/48 davanti al caffè Folorian Venezia
Gli insorti lombardi a Milano che avevano già combattuto contro gli austriaci durante le 5 giornate di Milano 18-22/03/11848 chiesero a Carlo Alberto di dichiarare guerra all’Austria. Egli esitava, ma poi il suo desiderio di annettersi il Lombardo Veneto più che fare una guerra di liberazione nazionale e il timore che a Milano si formasse una repubblica cosa che giustificò alle grandi potenze per andare contro al giuramento della Santa Alleanza, tal altro se fosse accaduto lui avrebbe perso il trono inoltre fu spinto da Cavour  Tutte queste riflessioni  lo portarono a decidere ad intervenire il giorno dopo le cinque giornate di Milano(23 marzo 1848). Ad Aprile decise di dare il tempo agli austriaci di far arrivare i rinforzi anche nel Veneto Radzeski aspetta i rinforzi nel quadrilatero (sistema difensivo austriaco Peschiera, Verona, Mantova e Legnano) Ricevuti i rinforzi prende alle spalle i piemontesi che vengono fermati dai studenti toscani nella battaglia di Curtatone e Montanara (29/5/48) ma gli studenti vengono sterminati. Manifestazioni popolari costrinsero anche i sovrani Leopoldo II di Toscana e Ferdinando II di Napoli e Papa pio IX degli altri stati ad inviarevolontari e truppe regolari capeggiate da Durando e D’Azeglio;
Pio IX cominciò a ritirare le truppe perché diceva “io sono il papa del mondo e non solo dell’Italia non posso andare contro l’Austria cattolica” ben presto però diffidenze e sospetti reciproci ostacolarono la condotta della guerra:difatti anche gli altri ducati ritirarono le truppe.
Intanto a Napoli Ferdinando II si volse contro i riformatori e democratici e ritirò la costituzione .
In questo clima cominciarono le rivalità la Sicilia voltò le spalle all’Italia. la Lombardia dal nutrire diffidenza contro Carlo Alberto lo nutri per l’intero Piemonte ovunque scioperi che chiedevano meno ore di lavoro stipendi più alti. D’azeglio liberale moderato di destra era sempre più deluso dagli italiani Prese Lentamente forma il desiderio di Carlo Alberto di un regno d’Italia settentrionale. Difatti ci fu un plebiscito dove votarono Lombardia Parma Modena e Veneto eccetto Venezia. Un pericoloso scontro con gli austriaci fecero si che i Veneziani accettassero l’aiuto piemontese quindi acconsentì all’annessione. Tre settimane più tardi combattimenti a Custoza (Verona)vicino Verona il 22-27/7 1848, , tra le truppe del Regno di Sardegna, guidate da reCarlo Alberto di Savoia, e quelle dell'Impero Austriaco, comandate dal marescialloJosef Radetzky.La battaglia, vinta dagli austriaci, fu un evento decisivo poiché determinò la ritirata fino a Milano dell’esercito piemontese che dovette così abbandonare i territori conquistati durante la fase iniziale della guerra. Intanto il Piemonte firma l’armistizio con l’ Austria (8/48)  mentre i duchi di parma e modena precedentemente scappati tornano sui loro troni.  Quetsa battaglia indebolì le forze militari di Carlo Alberto che terrorizzato dal fatto che Milano diventasse una Repubblica vide in Garibaldi, tornato dall’America, la sua speranza  difatti Garibaldi usci vittorioso con gli austriaci intorno al lago Maggiore prima di attraversare il confine e rifuggiarsi in Svizzera. Prima il ritiro del Papa ora la sconfitta di Carlo Alberto delusero i moderati e l’iniziativa passò ai democratici. In Europa erano già più avanti di noi quindi gli aiuti sarebbero stati illusori. In Toscana i Tumulti indussero Montanelli democratico di sinistra a chiedere un assemblea costituente disse voi avete combattuto come napoletani, piemontesi, romani ora dovete combattere come italiani Montanelli e Guerrazzi democratico di sinistra furono subito a capo di un governo radicale di sinistrache il papa cercò di tenere a bada nominando primo ministro un liberale Rossi che fu ucciso. Il Papa fuggi a Gaeta aprendo la strada della città eterna ad un gran numero di appassionati compreso Mazzini democratico di sinistra che proclamarono la Repubblica i repubblicani di sinistraRomana e la fine del potere temporale dei papi.
A Torino l’esplosione del repubblicanesimo 1849 terrorizzo Carlo Alberto che voleva rientrare a Milano e per far ciò finito l’ armistizio (accordo di pace) con gli austriaci dichiarò nuovamente guerra e si preparò ad avanzare su Milano. Licenzio Gioberti liberale moderato di destra che invece voleva riportare  Papa Pio IX e Leopoldo II sui loro troni e fare una guerra d’indipendenza unitaria contro l’Austria creando una federazione italiana di destra. Per D’ Azeglio Moderato di destra la vittoria dei repubblicani di sinistra nell’Italia centrale era l’ennesimo segno del fatto che i democratici di sinistra mancavano completamente di senso della realtà. Le idee di Mazzini di sinistra erano utopistiche le repubbliche andavano bene per popoli politicamente maturi con un senso di bene pubblico e un radicato rispetto per la legge, sarebbe stata una follia  pensare di affidare la nazione al popolo.  Carlo Alberto 1849 riprese la guerra contro l’Austria ma la massa dei soldati era già gravemente demoralizzata il giorno seguente intorno a Novara i piemontesi furono sconfitti dagli austriaci con a capo il generale Radetzky.
Carlo Alberto sconfitto, dovette abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II (Marzo 1849).
Intanto a Genova 1849 sotto l’impero piemontese la notizia di Novara dove venne firmato un armistizio tra i piemontesi e gli austriaci un accordo fra stati belligeranti che sospende totalmente o parzialmente, a tempo determinato o indeterminato le ostilità. La paura di tornare a essere degli austriaci avevano organizzato un governo autonomo in tal occasione i piemontesi con a capo La Marmora cercarono di far capire ai genovesi con la forza che erano forti difatti spararorono sulla folla violentarono anche le donne etc. Re Ferdinando 49 dopo aver ripreso il Trono di Napoli spedi un esercito in Sicilia con pochi problemi riconquistarono l’isola. In Toscana 49 i moderati di destra riportarono Leopoldo sul trono egli chiese aiuto agli austriaci per riportare l’ordine che fu accolto.
Mentre la reazione trionfava nel resto d’Europa, anche in Italia gli ultimi centri di resistenza rivoluzionaria, rimasero  Roma e Venezia, che vennero schiacciati. 
A Roma 1849 per un periodo si potè pensare di formare una repubblica romana in questa Mazzini sinistra cercò di apportare delle riforme sulla base di LiBERTA’ FRATELLANZA E UGUAGLIANZA Garibaldi cercò di portare la repubblica romana in una Italiana invitando a lottare contro il nemico (Austriaci e francesi) I FRANCESI ABBATTERONO LA Reoublica Romana 7/49 ma furono sconfitti  nel 1849. Ma essi erano stanchi e delusi e furono contrassegnati in tutta Italia da un ritorno dei vecchi regimi: dovunque numerosi patrioti furono condannati a morte o all’ergastolole costituzioni furono ritirate.Garibaldi raggiunge Venezia che combatte fino allo sfinimento ma vengono abbattuti 8/49 Unica eccezione fu il Piemonte di Vittorio Emanuele II, il quale, nonostante le pressioni dell’Austria, conservò lo Statuto Albertino.     
Il ritorno al passato dure repressioni 1850 gli anni ‘50
In Lombardia tassati e condannati nella bassa padania
Napoli i liberali di destra Carlo Poerio e Luigi Settembrini furono spediti ammanettati nelle isole sperdute e coloro che erano contro i Borboni furono esclusi dal lavoro
In Toscana Guerrazzi democratico di sinistra fu condannato ai lavori forzati
Pio IX negli Stati Pontifici escluse i liberali di destra.
Piemonte il nuovo re V.Emanuele voleva ritirare lo Statuto ma l’Austria aveva paura che con tale gesto potesse rafforzare i liberali e provocare l’intervento della Francia repubblicana. Il re V.Emanuele II però lo lasciò. (lo statuto albertino rimase anche dopo il 1861 il testo base delle leggi). Il fatto di avere la costituzione portò dei privilegi:
essere portavoce internazionale delle questioni italiane
rifugio naturale degli italiani esuli
I Piemontesi che conoscevano davvero l’Italia centro meridionale erano pochissimi La Farina siciliano portavoce del re per le condizioni di quelle regioni.
Il re riconobbe di conoscere meglio l’Inghilterra che Napoli difatti Gioberti riconosceva il Piemonte come la meno italiana ma riconobbe che non c’era nessuno stato oltre il Piemonte  capace di per mettersi in testa del paese italiano. Asseri anche che d’altronde non si può fare a meno di Roma e che il papa dovrebbe liberarsi dal fardello della sovranità degli Stati e doveva farlo solo nel clero della Chiesa. Questo al papa non piacque e proibì il libro scritto da Gioberti e l’anno successivo Gioberti mori in circostanze misteriose.
I democratici divisi
Se il governo piemontese aveva ancora un governo costituzionale (e un esercito) ai democratici bruciava non poter realizzare il sogno dell’unità e indipendenza  attraverso un insurrezione popolare. Ma come coinvolgere le masse??? Per loro l’Italia non significava nulla allora  si doveva far leva sui contadini su temi come proprietà della terra tassazione e salari . Cosi molti democratici si divisero formando un altro partito di sinistra il socialismo formato da Montanelli Pisacane Ferrari  e volevano Cattaneo a capo del nuovo movimento democratico di sinistra. Ma Cattaneo preferiva l’esilio e studiare cosi lentamente si perse l’idea federalista  mentre si facevano strada l’idea piemontese e mazziniana di sinistra. Un'altra strada era la linea di confine tra nord e sud quasi invalicabile viste le enormi differenze questo lasciava Mazzini interdetto nella possibilità di utilizzar il mezzogiorno mentre per Pisacane l’idea era attraente. Un vantaggio per Mazzini era di permettere ai democratici d’intervenire cosichè potè scansare l’eventualità che i piemontesi intervenissero per bloccarlo. A mantenere alto negli anni 50 il morale dei democratici  fu la gloriosa difesa di Venezia e Roma  e che la Francia rimaneva una repubblica  Insurrezioni Ma una serie di catastrofiche rivoluzioni in Sicilia, Lombardo Veneto ed altre con il colpo di Stato di Luigi Napoleone nel 1851 e la proclamazione di un nuovo impero l’anno successivo. Negli ambienti democratici cominciarono a circolare recriminazioni e incompetenza . Mazzini cercò
Massimo D’Azzeglio era Presidente del consiglio quando  CAMILLO Benso Conte di CAVOUR liberale  e leader dei deputati di centro –destra si allea con Urbano Rattazzi leader di centro –sinistra nasce il cosidetto connubio.  A partire dal 1852 scalza M. D’Azzeglio e (e poi quasi ininterrottamente per molti anni) diventa presidente del consiglio dei ministri il piemonteseCamillo Benso conte di Cavour cognato di Napoleone. Il conte di Cavour era un liberale moderato di destra ed era contro D’azeglio, e sosteneva una politica di riforme.
Aveva viaggiato molto in Svizzera, Francia, Belgio, Inghilterra, cioè nei paesi più pro­grediti d'Europa, e si era convinto che il progresso politico doveva andare di pari passo col progresso economico. Perciò, di­venuto ministro, volle fare del regno Sardegna un paese moderno. Per sviluppare  l'economia firmò trat­tati di libero scambio con altri paesi, co­struì canali, strade, ferrovie (nel 1859 ilPiemonte aveva 807 chilometri di linee fer­roviarie, più di ogni altro stato italiano), fe­ce di Genova il primo porto d'Italia.
 Il re V. Emanuele entrò in guerra contro la Crimea 1854-1856 (Russia)di nascosto di Cavour e dell’Austria  che aveva rinunciato ad accorrere per difendere la Russia per la garanzia francese di mantenere il suo status quo in Europa. Ma V. Emanuele voleva dimostrare il suo valore., cosi chiese di potersi mettere a capo dei francesi e inglesi affianco ai piemontesi per la guerra ma la richiesta fu respinta e persero la battaglia. Il re in compagnia di Cavour e D’Azeglio si presentò a Londra e Parigi per una visita di cortesia e andò bene !856Cavour con la speranza di ottenere dei territori, parti per la conferenza di pace Parigi dove si discusse molto della questione italiana non ottenne altro, prima di lasciare Parigi incontro Manin della Repubblica di San Marco (Venezia) portavoce dei democratici esuli Cavour si rese conto che Manin poteva essergli utile. Nel 1856 la questione unita nazionale italiana prese slancio le lettere e di Manin dove trovava appoggio Casa Savoia dagli ex repubblicani a patto che  V. Emanuele s’ impanasse a fare l’Italia e non ad ingrandire il Piemonte. Nel 1857 divenne nota la Società Nazionale  per l’unificazione e l’indipendenza d’Italia sotto la guida del Piemonte, alla società si iscrissero Garibaldi e La Farina e migliaia d’Iscritti andando contro Mazzini esule a Londra. Questa Società vista bene dal Piemonte e dai conservatori di destra. Cavour aveva dubbi sul mezzogiorno considerato rozzo e molto diverso dal Nord. La Farina cercò di convincere Cavour del contrario. Mazzini convinto che la guerra di Crimea portasse troppa attenzione su di sé e quindi le due Sicilie non avesse alleati e Cavour non fosse interessato istigò Ferdinando II delle due Sicilie ad apportare delle modifiche alla riforma  quando rifiuto ruppe i rapporti diplomatici. Napoleone cosi volle mettere suo cugino Lucien Murat (figlio di Gioacchino Murat) sul trono del regno delle due Sicilie. Per Cavour cognato di Napoleone andava bene. Idea: Pisacane a capo nel 1857 si imbatterono a Genova andassero a Ponza per liberare i detenuti politici nel frattempo Napoli era insorta  e sarebbe stata una battaglia anche d’intellettuali ma la cosa non andò cosi ed era anche già prevista…A Ponza non erano tutti detenuti politici ma uomini non affidabili che perse durante il tragitto per Sapri prov. Di Salerno cosi la battaglia andò male e mentre ne perdeva altri sulla via del ritorno Pisacane da eroe combattente si tolse la vita per la patria.
II guerra d’indipendenza
Felice Orsini 1858 fa un gesto avventato (tenta di ammazzarlo) verso Napoleone III chiedendogli di intervenire per l’Unità d’Italia dopo questo gesto Cavour fa arrestare molti repubblicani ma pensa che il suo sogno sia svanita e che Napoleone III ce l’abbia con lui invece, Napoleone volle incontrare a Plombers Cavour e il re V. Emanuele accordo di Plombers 1858 di allearsi per combattere contro l’Austria andando contro il congresso di Vienna,ovviamente accettano, in cambio la Francia vuole Nizza e  la Savoia . Si definisce in un complotto tra questi la guerra d’Indipendenza come deve andare attraverso piani pianificati. Cosi nel 1859 . Napoleone III entra in Piemonte . Intanto Garibaldi sulle alpi sconfigge gli Austriaci a Varese e San Fermo e magenta Solferino e San Martino nei quali i Farnco-Piemontesi (francesi e piemontesi) sbaragliano gli Austriaci.
Intanto i moderati abbattono i governi di Toscana Modena e Parma e L’emilia-Romagna si sottrae agli stati pontifici tutti questi chiedono di essere annessi al Piemonte.
Napoleone III timoroso dell’ opinione pubblica dei cattolici francesi poco propensi alla guerra in Italia firma  con gli austriaci la pace di Villafranca (Verona) con cui il regno di Sardegna acquista la Lombardia (eccetto Modena e Parma) e che rinuncia la Francia a Nizza e Savoia ma il Re V. Emanuele si doveva accollare tutta la guerra il re rispose di “si” . Cavour irritato dal voltafaccia francese si dimette nel 1860. Poi ci ripensa torna al governo e attraverso votazioni  procede all’annessione di Emilia e Toscana.
Ma Toscana, Emilia e Romagna, che sarebbero dovute tornare ai sovrani cacciati, rifiutarono di sottomettersi e si prepararono a resistere con le armi. Nel marzo 1860 i governi provvisori in­dissero dei plebisciti per decidere l'annes­sione al Piemonte: a schiacciante maggio­ranza le popolazioni votarono per l'unio­ne con il Piemonte.Poco dopo, plebisciti simili deliberaro­no il passaggio alla Francia di  Nizza  e  della Savoia.
In seguito alla seconda guerra di indipendenza il Regno di Sardegna si era molto ingrandito e comprendeva Piemonte, Liguria, Sardegna, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana.
Il processo di unificazione continuò con la Spedizione dei Mille (Maggio 1860)  guidata da  Garibaldi.  Il Cavour non vedeva di buon occhio l’iniziativa perchè ideata e  diretta da un ex mazziniano, il quale non nascondeva le sue simpatie repubblicane, ma non riuscendo ad impedirla, pensò di servirsene. Dopo aver conquistato il Regno delle due Sicilie, Garibaldi si proponeva di continuare la sua marcia vittoriosa fino a. Roma,ma questo suo progetto fu vivamente ostacolato dal Cavour, il quale, temendo la formazione di una repubblica, cominciò a premere perchè Garibaldi  facesse votare alle popolazioni meridionali l’annessione al Piemonte. Infine per evitare l’intervento francese in difesa del papa, col consenso di Napoleone III, inviò ad occupare le Marche e l’Umbria nello Stato Pontificio un esercito al comando dello stesso re Vittorio Emanuele II.  Intanto venivano indetti i  plebisciti che decisero l’annessione  al Piemonte del Regno delle due Sicilie,delle Marche e dell’Umbria.
Il Regno di Sardegna comprendeva ormai quasi tutta la penisola :mancavano solo il Veneto, sotto il dominio austriaco e il Lazio con Roma.
I17 Marzo 1861 il Parlamento di Torino proclamava Vittorio Emanuele II re d’Italia. Capitale del nuovo  regno di Italia  restava Torino.
Pontelandolfo 14-/08/1861
Nell'agosto del 1861 la guerra di conquista del Sud era terminata da un pezzo con l'annessione del Regno delle Due Sicilie e la proclamazione del Regno d'Italia. Garibaldi si trovava confinato a Caprera e il "gran tessitore" Cavour era morto nel giugno precedente. Bettino Ricasoli era Primo Ministro.
Ma nel Sud, nell'antico Regno fondato dai Normanni, si combatteva ancora. Una guerriglia senza fine di "briganti" testardi che non si volevano piegare al nuovo re savoiardo, fedeli alla dinastia dei Borbone costretti all'esilio a Roma. 
Il governo del neo-regno italiano con capitale Torino aveva spedito nelle Due Sicilie buona parte del suo apparato di guerra e si preparava ad inviare numerosi altri reparti dell'esercito perfettamente armati ed equipaggiati.
A dirigere tutte le operazioni era stato mandato a Napoli l'arrogante e cinico generale Enrico Cialdini, nominato governatore delle Province Meridionali. Per Cialdini tutto il territorio duo siciliano doveva essere "normalizzato" e perciò doveva essere rastrellato in modo minuzioso.
L' agosto del 1861 un gruppo di 40 bersaglieri del 36° di linea di stanza a Campobasso al comando del tenente Luigi Augusto Bracci, scortato da 4 carabinieri, perlustrava quella zona del Sannio, posta al confine del Molise e al sud del Matese, alla ricerca della banda di briganti capeggiata da Cosimo Giordano, già sergente del disciolto esercito duosíciliano, che in quelle zone era stata segnalata. Purtroppo dei briganti nemmeno l'ombra, sparivano come folletti nei boschi e nelle montagne del Matese e del Molise. Qualcosa si doveva pur fare, pensò e disse il giovane ufficiale, dirigendosi verso i comuni di Pontelandolfo (4500 abitanti) e Casalduni (3000 abitanti).
Alla loro vista gli inermi contadini scapparono nelle vicine montagne chiedendo aiuto ai cosiddetti briganti. I partigiani legittimisti non si fecero pregare più di tanto ed in massa scesero subito dai monti.
I bersaglieri stretti ed attaccati da una moltitudine di combattenti finirono per essere sopraffatti dal numero, presi prigionieri e uccisi. Già prima il loro ufficiale era stato ucciso dai suoi stessi soldati. Solo un sergente riuscì a salvare la pelle e a scappare e, quindi, fu in grado di dare l'allarme a Benevento dove si trovava il generale piemontese Maurizio De Sonnaz.
La vendetta non tardò a venire. Il generale Cialdini, prontamente avvertito, da Napoli dispose l'immediato invio, in quelle zone, della truppa in forza alle guarnigioni savoiarde di Napoli, Avellino e Nocera Inferiore.

Nella notte tra il 13 ed il 14 agosto, 500 bersaglieri al comando del colonnello Negri circondarono Pontelandolfo e altri 400 al comando del Maggiore Carlo Melegari circondarono Casalduni.

Erano le ore 03.30 di mercoledì 14 agosto 1861. In un assoluto silenzio notturno si diede inizio ad una grande azione criminale, forse unica nella storia per la sua crudeltà. A gruppi, silenziosamente, entrarono nell'abitato dei due paesi e ad ogni porta, ad ogni finestra di abitazione civile, nonché alle chiese dei due centri misero fascine e paglia, e anche, in abbondanza stracci imbevuti di combustibile liquido infiammabile ed appiccarono il fuoco, mentre altri militari si appostavano all'uscita dei due paesi con le armi cariche e puntate contro eventuali persone che avessero cercato scampo nella fuga.
Poco dopo, tutto cominciò a bruciare. I malcapitati, colti nel sonno e svegliati di soprassalto, tentarono un'istintiva salvezza, ma la nudità, lo spavento, la ressa e tutte le circostanze del caso furono, per loro, fatali. Le prime vittime furono donne, vecchi e bambini e chi riuscì a mettersi in salvo dalle fiamme e tentava la fuga nelle strade e nei campi veniva raggiunto dalle pallottole dei soldati appostati.
Fu una carneficina, non mancarono le scene di violenza e di stupro sulle donne e poi ci fu lo scempio dei cadaveri, per derubarli degli oggetti d'oro e del denaro, specie sulle donne alle quali venivano strappati i lunghi pendoli d'oro che usavano portare in quell'epoca come orecchini.
E poi ...e poi ...e poi...spuntava l'alba e poi il sole, uno splendido sole d'agosto che illuminava uno spettacolo terrificante e che mai prima di allora si era visto e abbattuto su quelle contrade. I pochi superstiti e gli abitanti accorsi da altri villaggi vicini furono testimoni di una situazione orribile. Tutto si presentava distrutto dalle fiamme con case annerite dalle cui porte e finestre aperte usciva fumo acre ed intenso, con centinaia di cadaveri per lo più bruciati e nudi sparsi su vasta area. Il generale De Sonnaz, informato, ne fu compiaciuto. Trionfante, telegrafò dalla Prefettura di Benevento sia al generale Cialdini a Napoli sia a Torino all'aiutante di campo di sua maestà il re d'Italia, Vittorio Emanuele II di Savoia: "giustizia è,fatta"- scrisse e sottoscrisse il De Sonnaz, che aggiunse "l'azione di Negri è stata perfetta". Già, giustizia era fatta e al novello "padre della patria" dovette risultare più che gradita la notizia della nuova «vittoria». Su Pontelandolfo e Casalduni, intanto, per precise direttive governative fu imposto e fatto calare l'oblio. Certi misfatti era meglio non farli sapere in giro per l'Europa.
Quanti morti vi furono oltre agli ingenti danni combinato? Nessuno si curò o fu incaricato di contarli, qualche "pennivendolo" di parte savoiarda scrisse di 164 morti solo a Pontelandolfo, ma alcuni storici contemporanei, studiosi di quel periodo, lontani dalle passioni dell'epoca ed anche dalle tesi del risorgimento, sostengono che la maggior parte degli attuali abitanti di Pontelandolfo e Casalduni non sono i discendenti di quelli che popolavano i due paesi in quel disgraziato anno del 1861 e che quindi i morti furono numerose centinaia, cifra per difetto e non per eccesso.
Comunque, una cosa è certa, che, ancora oggi a 144 anni circa dall'eccidio, sui testi ufficiali di storia delle scuole di ogni ordine e grado dello Stato italiano, lo sterminio viene ignorato e non è mai menzionato, nemmeno come versione di tesi "risorgimentalista", e l'oblio imposto all'epoca da casa Savoia continua ancora.
A Pontelandolfo, tra le mura secolari dell'ex chiesa dell'Annunziata, che nei nostri tempi è chiamata Tempio dell'Annunziata antica, ancora oggi, durante le notti in cui nella pioggia scrosciante regnano i tuoni e i lampi accecanti, le anime delle vittime di quella notte si risvegliano e continuano a vivere. Esse invocano giustizia e le loro grida si confondono con i fragori della tempesta.
ONORE E GLORIA ALLA MEMORIA DEGLI ANTICHI POPOLI SANNITI DI PONTELANDOLFO E CASALDUNI, EROI DELLE DUE SICILIE ED INNOCENTI VITTIME DELLA FEROCIA SAVOIARDA. POSSA QUEL SACRIFICIO VINCERE L'OBLIO IMPOSTO DAGLI INVASORI
ED ESSERE D'AMMONIMENTO IN ETERNO.

Ora che l’italia è unita materialmente bisognava fare l’unità morale come si poteva trasformare l’Italia da espressione geografica a nazione se i nuovi governanti erano piemontesi??? De Sanctis napoletano era un simpatizzante dei liberali di destra fu fatto ministro da Cavour il suo sogno era di insegnare agli italiani a essere liberi ma questo significava che per avere una Nazione con codici e leggi bisognava arrivare a Roma ma a Roma Garibaldi non arrivò quindi l’iniziativa era dei piemontesi. Per i democratici Vittorio Emanuele doveva cambiare il suo numerale per mostrare che l’Italia è cosa diversa dal regno di Sardegna . Per Crispi doveva essere solo Vittorio Emanuele re d’Italia. Ma il suo parlamento lascio che egli fu V.Emanuele II.
Garibaldi nel 1861 è stato molto più popolare di V. Emanuele e di Cavour ma nessuno dei due  gli diede gli onori che meritava eccetto l’Italia intera. Questo porto i patrioti ad una rivoluzione passiva era necessario riprendere la marcia su Roma per infondere una nuova vita.
Mazzini rinchiusa a Londra vedeva come conquistare Roma e Veneto altri patrioti volevano andare contro i piemontesi per scagliargli contro il mezzogiorno
Crispi invece fu attaccato nel suo interno dallo Stato e oltre all’esilio rischio la vita inoltre dopo essere stato eletto in Sicilia sia V. Emanuele che Cavour non vollero stringergli la mano. Quest’offesa fu presa male anche in meridione e ancor di più nei confronti di Garibaldi che accuso a Montecitorio di un fratricidio scoppio un pandemonio e nonostante il re ceracsse di mediare Cavour e Garibaldi rifiutarono di stringersi la mano.
Il Parlamento
Il nuovo Regno d’Italai era una monarchia parlamentare
Cavour era appoggiato da Verdi ed Mazzini Graibaldi e Napoleone III. Cavour chiese a Verdi di candidarsi nel collegio di Busseto e Verdi acconsenti.
Giosue Carducci ex mazziniano offe un modello di come doveva essere un parlamento
De Sanctis si convinse che bisognava superare l’avversione per i partiti e dar vita a due potenti blocchi uno di sinistra e l’altro di destra  ciascuno con un chiaro programma  nazionale al quale deputati e ministri fossero vincolati pensava che in tal modo politici ed elettori avrebbero fatto grandi lotte politiche  combattute nell’interesse dell’Italia.
La Strada di Roma 1861-1870

Scelta per Roma Capitale:  Cavour Roma, Pio IX neanche a parlarne le era rimasto solo il Lazio e neanche Napoleone III e i Francesi potevano accettarlo, D’Azzeglio Firenze,
Manzoni Roma ma non vi mise mai piede perché sanguinosa chi diceva di costruire una capitale da zero magari in Umbria, Garibaldi e Sella Roma capitale.
Garibaldi e i democratici accarezzavano l’idea di sfruttare il caos in Italia meridionale per fare una marcia su Roma. La Volontà del popolo era Roma e Venezia  due navi partirono dallo stretto di Messina e Garibaldi marciò verso Nord. I Francesi volevano che i piemontesi fermassero Garibaldi cosi V.Emanuele ammoniva chi seguiva Garibaldi perché si poteva scatenare una guerra civile e perché La Marmora e Cialdini dell’esercito regolare piemontese non volevano che fosse Garibaldi a conquistare tutto. Garibaldi e 2000 uomini sull’Aspromonte in Calabria  voleva evitare uno scontro con l’esercito italiano/piemontese ma La Marmora cominciò a sparare per primo furono uccisi parecchi uomini Garibaldi fu ferito ad una caviglia e costretto ad arrendersi fu vietato di cantare inni in favore di Garibaldi ed entrarono in uso termini camorra e camorristi inventati dai settentrionali. Massimo d’Azeglio voleva che il resto d’Italia odiasse meno il Piemonte.1865 sotto La Marmora s’intensificarono una serie di codici civili e commerciali.
Custoza e Lissa Veneto

La terza guerra di indipendenza italiana appartiene alla più ampia guerra austro-prussiana (chiamata anche guerra delle sette settimane), della quale rappresentò il fronte meridionale.Quando Vittorio Emanuele II di Savoia divenne re d'Italia, il 17 marzo 1861, il processo di unificazione nazionale non poteva considerarsi definitivo poiché, da un lato, il Veneto, il Trentino e Trieste appartenevano ancora all'Austria e dall'altro Romaera saldamente nelle mani del Papa.La questione del Veneto venne risolta nel 1866 con la terza guerra di indipendenza. L’Italia poteva conquistare il Veneto pacificamente ma voleva mostrare il suo valore a livello Internazionale cosi grazie all’alleanza con la  Prussia (motivo  Le crescenti tensioni fra Austria e Prussia per la supremazia inGermania offrirono al neonato Regno d'Italia l'opportunità di effettuare un consistente guadagno territoriale a spese degli Asburgo.) la Prussia  sconfisse l’Austria.16 giugno 1866 la Prussia iniziò l'ostilità contro alcuni principati tedeschi alleati dell'Austria.All'inizio del conflitto, l'esercito italiano era diviso in due armate: la prima, al comando di Alfonso La Marmora, attraversò il Minciosenza sapere che c’erano gli austiaci dall’altra parte del fiume . L’indomani si trovo sotto attacco a Custoza Veneto ; le truppe italiane furono sconfitte 24 giugno. Tuttavia, a seguito di alcune importanti vittorie prussiane sul fronte tedesco, in particolare quella di Sadowa del 3 luglio 1866, gli Austriaci decisero di far rientrare aVienna uno dei tre corpi d'armata schierati in Italia e diedero priorità alla difesa delTrentino e dell'IsonzoIl 5 luglio giunse notizia di un telegramma dell'imperatore di Francia Napoleone III, il quale prometteva di avviare una mediazione generale, che avrebbe permesso all'Austria di ottenere condizioni onorevoli di fronte alla Prussia e all'Italia di annettere Venezia.Per un paio di settimane decisero sul da farsi  e fu spedita la seconda italianaal comando del generale Enrico Cialdini, a Lissa  20 luglio l’isola a sud est di Ancona Al comando della flotta fu designato il vecchio ammiraglio Carlo Pellion di Persano. Anche queste fu un fammilmento. il corpo dei volontari di Garibaldi, tra il 21 e il 25 luglio  rinforzato da una divisione, avrebbe dovuto penetrare a fondo nel Trentino, avvicinandosi il più possibile al capoluogo. E fu l’unica vinta dagli italiani. Secondo i termini del trattato di pace, l'Italia guadagnò Mantova e l'intera antica terraferma veneta (che comprendeva l'attuale Veneto e il Friuli occidentale). Rimanevano in mano austriaca il Trentino, il Friuli orientale, la Venezia Giulia e laDalmazia. In considerazione della scarsa condotta italiana in guerra, gli austriaci ottennero di consegnare le province perdute alla Francia, che ne avrebbe fatto successivamente dono al Regno d'Italia.
La presa di Roma
Dopo due tentativi di Garibaldi, la questione romana venne risolta nel 20/9/1870 : dopo che Napoleone III, il difensore del papa, fu sconfitto dalla Prussia a Sedan, un reparto dell’esercito italiano riuscì ad entrare in Roma attraverso la “breccia di Porta Pia”. Un plebiscito sancì poi l’annessione di Roma e del Lazio all’Italia. La capitale fu trasferita a Romae si votò la “legge delle guarentigie”, garanzie che dichiara sacra e inviolabile la persona del papa e gli riserva gli onori  di un sovrano, concedendogli i palazzi Vaticani e di Castel gandolfo  oltre ad un appannaggio annuo di  3 milioni di lire. Il pontefice potrà comunicare con i cattolici di tutto il mondo e avere gli ambasciatori stranieri accreditati. Lo Stato conserva il diritto di approvare le nomine vescovili nelle diocesi italiane. Ne Pio IX .  chee si considerò prigioniero di uno stato illegale ne Leone XIII (1878-1903) accettarono questa legge ,; il Papa scomunicò i Savoia e proibì  di partecipare alla vita politica del nuovo stato ai cattolici che non furono pertanto rappresentati in Parlamento. mettendo in difficoltà i cattolici italiani, divisi tra l’obbedienza al papa e quella allo Stato. Molti erano delusi nel modo in cui la nostra capitale fu conquistata “senza un bagno di sangue”.




Italia DONATI E Collodi in Pinocchi due esperienze pedagogiche per istruire l’alta borghesia 1870-1880.
E’ il primo gennaio del 1863 che a Cintolese, Comune di Monsummano, allora Provincia di Lucca, viene alla luce Italia: lo stesso nome di uno Stato giovane, nato appena due anni prima. La famiglia di Italia è numerosa, il padre è un povero “granataio”, mestiere tipico di una zona densa di erbe palustri.Crescendo Italia dimostra volontà ed intelligenza ed il suo insegnante Baronti convince la riluttante famiglia a farla studiare per maestra. Con gran sacrificio, circondata dall’ invidia e dalla diffidenza di fratelli e sorelle e di una comunità astiosa che non vuol gioire della sua opportunità di uscire da una grama condizione subalterna, riuscirà, dopo un fallito tentativo a Lucca, a ottenere l’agognata “patente” a Firenze: con essa ecco arrivare il tanto atteso primo incarico a Porciano.La ragazza dovrà innanzitutto presentarsi al Sindaco, infatti in quel tempo l’insegnamento era affidato ai Comuni, obbligati in seguito alla legge Coppino del 1877, varata dal governo della Sinistra Storica, ad istituire una scuola in ogni consistente frazione del loro territorio: il consiglio comunale deliberava le assunzioni, ma in pratica le maestre venivano scelte dai sindaci, che potevano rinnovare o disdire gli incarichi e che non sempre erano onesti nel loro agire.Sovente si tendeva a risparmiare sulle spese scolastiche ed il lavoro di una maestra, specie nei comuni rurali, non era certo facile: malpagata, doveva, con scarsissimi sussidi didattici, insegnare a pluriclassi miste, sovente sovraffollate, in locali d’affitto spesso angusti, bui, non riscaldati e malsani. Le “maestrine” erano poi generalmente malviste dai parroci ai quali era stato tolto l’insegnamento, (con il relativo sussidio) fino ad allora impartito ai soli maschi, in locali parrocchiali, inoltre, e soprattutto, non erano ben accolte dai paesani, che avevano in odio quell’obbligo scolastico che sottraeva i figli al lavoro dei campi e che poi non tolleravano che una donna, sola e lontana da casa, avesse una benché minima autorità.Il Sindaco di Lamporecchio, Raffaello Torrigiani, ricco possidente con fama di donnaiolo impenitente, rivolge quindi il benvenuto a Italia invitandola a pranzo nella sua Villa di Papiano, dove abita con la moglie Maddalena, sposata solo in chiesa, e l’amante Giulia De Michelis, con le rispettive figlie.Durante il desinare la ragazza chiede al Sindaco se potrà trovare da affittare un appartamento vicino alla scuola, ma il volitivo Torrigiani, “generosamente”, ma risolutamente, le offre ospitalità nell’ampia sua Villa, facendole notare che essa dista solo un paio di chilometri dalla scuola di Porciano: Italia risparmierà sull’affitto, insegnerà alle due figlie di Giulia, già grandicelle, e così potrà mandare più soldi ai genitori.A niente servono i pretesti addotti dalla ragazza per declinare l’insidioso invito. Italia, anche velatamente minacciata di un mancato rinnovo dell’incarico, deve quindi accettare: pensa soprattutto ai bisogni della sua famiglia, alla quale chiederà, inascoltata, l’affidamento di una nipote da tenere con sé, per precauzione, a Papiano. La presenza dell’ emancipata maestrina nella Villa del potente Sindaco susciterà da subito, nella gente del contado, invidia e intolleranza, poi notevole ostilità, in un crescendo di ritorsioni e isolamento.Indicata al pubblico ludibrio come “seconda concubina” del Torrigiani, Italia saprà, ma solo qualche tempo dopo, del non incoraggiante precedente di Vittoria Lastrucci, anch’essa maestra di Porciano e ospite in casa del Sindaco, sottrattasi con la fuga ad insistenti avances e, dopo varie vicende, licenziata.Inoltre Italia, molto giovane, si dimostrerà anche abbastanza sprovveduta accettando ad esempio, più volte, di far compagnia a Giulia sulla carrozza del Torrigiani che ama ostentare il suo potere sfilando di domenica lungo l’affollato corso principale di Lamporecchio. Quando il Sindaco si vanterà con gli amici di averla baciata, la voce sulla dubbia moralità della maestrina raggiungerà anche Monsummano suscitando perplessità persino nella sua famiglia.Italia risponde gettandosi con passione e competenza nel lavoro, tanto che l’incarico le verrà per ben due volte confermato, si prodiga per la gente durante l’epidemia di tifo del 1884, ma l’isolamento cresce e le restano poche persone su cui può confidare: il sarto Fanti, il brigadiere dei carabinieri Giannini, ambedue segretamente innamorati di lei, l’anziano locatore dell’edificio scolastico, il medico condotto ed il farmacista di Lamporecchio.L’infame lettera anonima sul presunto aborto fa precipitare la situazione: Italia, indagata dalla Procura del Re, proclama ai quattro venti, in vari modi, ma inutilmente, la sua innocenza. Infine richiede alle varie autorità una visita medico-legale che ufficialmente ne accerti la verginità: nessuno su questo piano potrà aiutarla.In tal senso incontra anche l’Ispettore scolastico del Circondario di Pistoia nella persona di Renato Fucini, famoso autore de Le Veglie di Neri, un cui libro di testo per le scuole, Il mondo nuovo, è adottato anche a Porciano. Fucini, pur abitando in quel tempo a Pistoia, ben conosce la zona: la sua avita dimora di campagna è a Dianella, vicino Vinci, a poca distanza da Porciano, ed in Valdinevole è amico di personaggi importanti, innanzitutto Ferdinando Martini, ma anche del Sindaco Raffaello Torrigiani. L’Ispettore, al pari del Consiglio Comunale, le riconferma la fiducia professionale, ma in fondo, come nota la Giannini Belotti, sembra anche lui dubitare della sua condotta morale: infastidito si limita a consigliarle un trasferimento, ma intanto, discretamente, fa svolgere un’inchiesta sulla sua vita privata. (4)In seguito, mentre il Sindaco si dimette, Italia riesce finalmente ad avere accanto a sé una nipote, poi ad uscire dalla Villa di Papiano, spostandosi in una casa vicina alla scuola, ed infine ad ottenere, per l’anno successivo, il trasferimento alla scuola di Cecina, vicino a Larciano. Ma alcune lettere anonime le attribuiscono ora una nuova relazione, questa volta con il figlio del locatore, mentre altre, giunte da Cecina, già la bollano come “avanzo dei porcianesi”: ossessionata e stremata non vedrà altra via d’uscita che il suicidio!Il suo illuminante dramma suscita profonda reazione nella tardivamente pentita opinione pubblica locale: Porciano ora piange per il linciaggio morale a cui l’aveva sottoposta e aiuta i Donati a trasferire la salma nel cimitero di Cintolese. Il funerale predisposto dal Comune è imponente: in prima fila gli alunni cui Italia aveva voluto bene. La lapide è donata dal “Corriere della Sera” ed il Ministro della Pubblica Istruzione approva un sussidio per i genitori della defunta. Ma la memoria di Italia Donati, almeno in ambienti femminista e/o scolastico, non è morta, spesso il suo nome ricorre in convegni di studio e da poco più di una decina d’anni le è stata intitolata la scuola primaria di Cintolese.Una vicenda d’altri tempi, quella d’Italia, in cui la condotta morale di una fanciulla, aveva, in ogni senso rispetto ad oggi, un altro peso…ma non fino in fondo: non sta ad esempio riaffiorando ultimamente, con l’estendersi del precariato, il problema della ricattabilità sul posto di lavoro
Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino è un romanzo scritto da Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) a Firenze nel 1881 e pubblicato nel 1883 dalla Libreria Editrice Felice Paggi con le illustrazioni di Enrico Mazzanti.[1]Si tratta di un classico della cosiddetta letteratura per ragazzi, benché grazie al giudizio favorevole di Benedetto Croce, che ne scrisse nel 1903, sia rientrato a pieno titolo nella letteratura.[2] Il romanzo ha come protagonista un notissimo personaggio di finzione, appunto Pinocchio, che l'autore chiama impropriamente burattino, pur essendo morfologicamente più simile a una marionetta (corpo di legno, presenza di articolazioni) al centro di celeberrime avventure.Il personaggio di Pinocchio - burattino umanizzato nella tendenza a nascondersi dietro facili menzogne e a cui cresce il naso in rapporto ad ogni bugia che dice - è stato fatto proprio con il tempo anche dal mondo del cinema e da quello dei fumetti. Sulla sua figura sono stati inoltre realizzati album musicali e allestimenti teatrali in forma dimusical.Nelle intenzioni di Carlo Collodi pare non vi fosse quella di creare un racconto per l'infanzia: nella prima versione, infatti, il burattino moriva impiccato a causa dei suoi innumerevoli errori. Solo nelle versioni successive, pubblicate a puntate su unquotidiano (il Giornale per bambini diretto da Ferdinando Martini, a partire dal n. del 7 luglio del 1881), la storia venne prolungata anche dopo la sequenza dell'impiccagione, giungendo al classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo in carne ed ossa.Il calcolo delle copie vendute di Pinocchio in Italia e nel resto del mondo è praticamente impossibile, anche perché i diritti d'autore sono scaduti nel 1940, e quindi a partire da quella data chiunque ha potuto riprodurre liberamente l'opera di Collodi.[3] Una ricerca degli anni settanta condotta da Luigi Santucci annoverava 220 traduzioni in altrettante lingue. Ciò significa che, all'epoca, si trattava del libro più tradotto e venduto della storia della letteratura italiana.[3] Una stima più recente fornita dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi alla fine degli anni novanta, e basata su fontiUNESCO, parla di oltre 240 traduzioni.[3]
Si pose il problema di educare o istruire certo istrruire ma anche educare e quale lingua parlare in Italia l’italiano o il dialetto? Manzoni italaino la lingua precisamente parlata in toscana e che gli insegnanti dovevano avere una formazione solo in Toscana per G.Ascoli filologo bisognava avere rispetto per i dialetti F,De sanctis era d’accordo. Ma la linea ufficiale era imporre l’italiano anche se non sempre avveniva una riforma (Coppino 1877) abituare i ragazzi a dire la verità a essere ubbidienti e amore per la patria agginse la ginnastica per prepararli ad un eventuale guerra
Il servizio militare
Guerzoni era d’accordo come De Sanctis ad educare alla volontà  ovvero ad introdurre la ginnastica nella scuola elementare. Convincere gli italiani a guardare di buon occhio la vita militare non fu facile E. De Amicis conferi alla vita militare un aurea romantica  avevano ridotto con le riforme anche il tempo da 5 a tre anni lo scopo era di allontanarli dall’idea di provincia o città propria all’idea di nazione,  anche l’ammirazione specialmente sessuale per portali ad arruolarsi come nella cavalleria rusticana di Verga dove loro erano in divisa e molte ragazze attorno ma queste erano riferite ad una classe media perché sapeva leggere.
Simboli e feste
L'Italia turrita di Canova è una personificazione o allegoria dell'Italia, nell'aspetto di una giovane donna con il capo cinto da una corona muraria con relative torri (da cui il termine turrita). La rappresentazione allegorica è tipica dell'araldica civica italiana, e trae le sue origini dall'Antica Roma. Questa sorge solo nel monumento di Milano in ricordo di coloro che nel 1867 erano morti con Garibaldi per liberare Roma. Significativo che i patroni provenissero dalla sinistra. Il Monumento a V. Emanuele in piazza Venezia a Roma (il cosiddetto Vittoriano) fu messa in circolazione durante il risorgimento e mai incoraggiata dopo il 1860 a dominare invece furono la testa del re  e la croce dei savoia su francobolli e monete.  La Festa dello statuto, festeggiata la prima domenica di maggio fu poi spostata alla 1 domenica di giugno,la festa dello statuto rimase anche dopo il 1851 una legge nel 61 ne modifico il nome in festa dello statuto e dell’unità nazionale ma veniva ancora chiamata festa dello statuto. Nel 1895 fu istituita una seconda festa nazionale il 20 /9 commemora la presa di Roma 1870. Tirando le somme queste feste erano più a sfondo religioso negli spettacoli difatti venivano sempre commemorati i santi patroni oppure le reliquie come il collare del cane di Gioberti, la chitarra di Mazzini etc. L’insegnamento della storia dell’unità doveva fermarsi al 1815, nel 1884 la data limite fu portata al 1870 nelle scuole superiori.Chiesa e stato : la questione romana
I rapporti con il Papa vennero regolati nel 1871 con la Legge delle guarentigie(garanzie), dalla destra storicache garantiva al pontefice l’inviolabilità dei luoghi dove risiedeva, l’uso dei palazzi Laterano e Vaticano, il diritto ad accreditare ambasciatori e una dotazione annua.
La Legge venne respinta da Pio IX con l’enciclica Ubi nos, e mai accettata dalla Santa Sede.
Il conflitto che si aprì lacerò le coscienze dei milioni di cittadini credenti.
Nel 1874 presso la Sacra Congregazione degli affari ecclesiastici, alla domanda se i cattolici italiani avessero dovuto prendere parte alle elezioni politiche, la risposta fu chiarissima: non expedit (dal latino, non è conveniente, non è opportuno).
Era una dichiarazione che sanciva in modo emblematico la crisi profonda causata dello strappo tra la classe politica italiana, che faceva della formula cavouriana libera chiesa in libero stato uno dei propri caratteri distintivi, e la Chiesa.
La crisi autoritaria di fine secolo, il pericolo socialista e la svolta liberale di Giolitti portarono al graduale superamento della logica cattolica dell’astensione politica.
Duramente osteggiata dalla chiesa e dai laici più intransigenti, la legge rimase in vigore fino ai Patti lateranensi del 1929.
Nel 1877 oltre al generale la Marmora muore V.Emanuele che fu portato e seppellito a Roma tra fasti e festeggiamenti il suo successore Verdi suonò. Il figlio di V. Emanuele, Umberto I sposato con sua cugina la regina Margherita, prese il suo posto col numerale I  Crispi era convinto che una corona era importante diceva una corona monarchia ci unisce la republica ci dividerebbe un giovane anarchico nel 1878 attentò alla vita del nuovo monarca salvato nell’allora primo ministro italiano benedetto Cairoli.
La capitale e il governo si erano trasferiti a Roma 7/71 mentre dal Vaticano Pio IX si dichiara prigioniero dello Stato Italiano
Minghetti di destra si dimette nel 1876 e sempre dal 1876 fino al 1896 va al governo la sinistra. Sotto i governi di De Pretis un ex mazziniano che passa prima alla destra cavouriana e poi dal 1873 alla sinistra e di Cairoli assistiamo all’ avvento della sinistra al potere Il Parlamento Italiano negli anni 1880 -90  fatto dalla sinistra era desiderabile che avvenisse il suffragio universale allargato a tutti i maschi al di sopra dei 21 anni questo stava a significare che molte persone sotto a grandi proprietari terrieri e preti gli analfabeti contadini e potessero votare in un sistema di vera corruzione: De Sanctis disse che gli italiani appoggiano il deputato che aveva fatto loro fatto da promesse di lavoro, prestiti, bustarelle e insegnare loro a scrivere solo il nome del deputato in  questione. Ciò era un involgarimento del sistema parlamentare se mettiamo anche che le stesse persone non sapevano nemmeno cosa era l’Italia e per loro il mondo finiva nella loro piccola località di montagna città o campagna. Crispi s’infuriò quando nel collegio del suo paese le schede furono annullate perché invece di Crispi fu scritto ad es. Grispi. E si dovette ritornare alle urne Un altro erano i sistemi per far si che ad uscire doveva essere “quel deputato” sistemi alquanto scorretti anche come ad es far sparire schede annullarle etc. Scrittori e giornalisti ne denunciarono gli accaduti. 1879 il voto era tutti i maschi sopra i 21 anni con due anni di scuola elementare  o servizio militare o un imposta diretta annuale di 19,80 lire.
De Pretis in politica estera subisce una prima sconfitta quando la Francia occupa la Tunisia 1881 regione ambita dall’Italia. Depretis per quanto filo francese e filo britannico stipula la triplice alleanza per far uscire l’Italia dall’isolamento diplomatico in cui si trova (anche a causa della questione romana) . l’ alleanza con gli imperi scatena la testa dei democratici irredentisti che aspirano a liberare Trento e Trieste .. Nel 1887 la Triplice alleanza viene rinnovata con una clausola che autorizza l’Italia  a occupare l’Albania  qualora l’Austria tenda ad espandersi sui Balcani. Nello stesso anno il ministro degli esteri italiano Robilant  si accorda con l’Inghilterra  per mantenere  lo status quo del mediterraneo orientale. A questa crisi nei rapporti franco –italiani si aggiunge la guerra commerciale 1887 voluta dal governo F. Crispi.
Francesco Crispi e il nuovo assetto europeo
L'imperialismo si sviluppa come nuovo colonialismo tra il 1870 e il 1914,[1] e consiste nell'azione dei governi tesa a imporre la propria egemonia su altri paesi per sfruttarli dal punto di vista economico assumendone il pieno controllo monopolisticodelle fonti energetiche ed esportazione soprattutto di capitali.
La seconda rivoluzione industriale è il processo di sviluppo industriale il cui inizio viene cronologicamente riportato al periodo compreso tra il congresso di Parigi (1856) e quello di Berlino (1878) e che giunge a pieno sviluppo nell'ultimo decennio del 1900 
G. Oberdan nel 1882 attenta alla vita di Francesco Giuseppe imperatore d’Austria (Asburgo-Lorena) ma viene scoperto e giustiziato. Depretis  avvià l’espansione nel Mar Rosso  acquistando la baia di Assab 1882 dalla compagnia di navigazione Rubattino . Nel 1885 l’ Italia occupa Massaua  nonostante l’ostilità dei capi feudali etiopici . Uno di loro il ras Alaula sconfigge a Dógali, oTedalì, chè è una località dell'Eritreaposta a 102 m s.l.m. a circa 20 km daMassaua, Sul Corno d’Africa una colonna militare italiana del colonnello Tommaso De Cristoforis . I successivi ampliamenti ai danni dell’Etiopia è uno Statodell'Africa orientale consentono la creazione della colonia di Eritrea sancita daltrattato di Uccialli nell 89, stipulato con il negus  sovrano etiope Menelik.  Intantonel 1889 col consenso inglese l’Italia inizia la conquista della Somalia è unoStato dell'Africa Orientale Est ed è situata nel corno d'Africa..
Durante il governo della Sinistra l'Italia aveva inaugurato una politica estera antifrancese, e si era avvicinata agli Imperi dell'Europa centrale. L'orientamento autoritario della Corona aveva molto influito su questa scelta. Nel 1882, come si è detto, venne firmata la Triplice Alleanza tra l'Italia, l'Austria e la Germania. Questa scelta di politica estera suscitò la protesta dei movimenti irredentisti e dell'opinione pubblica che ancora vedeva nell'Austria la naturale nemica dell'Italia. Né con maggiore entusiasmo fu salutato l'inizio della politica coloniale di cui fu artefice il nuovo capo del governo, Francesco Crispi, succeduto nel 1887 al Depretis. Ex mazziniano, protagonista democratico del movimento risorgimentale, Crispi aveva mantenuto negli anni successivi all'unità più lo spirito unitario - nazionalista del pensiero mazziniano che quello democratico. Repubblicano, si era convertito come gli altri ex mazziniani all'ideale monarchico, convinto che solo sotto il regime dei Savoia per l'Italia fosse possibile consolidare quell'unità nazionale e quel prestigio sul piano europeo di cui era acceso fautore. Il suo ideale fu quello della Germania di Bismarck, ed a questo modello si ispirò in tutta la sua azione governativa, sacrificando molto spesso ad esso lo sviluppo democratico italiano. L'avventura coloniale in cui si imbarcò Crispi era iniziata nel 1882 con l'acquisto della baia di Assab nel Mar Rosso da parte del governo italiano. Nel 1885 il massacro di una spedizione italiana in Eritrea aveva offerto al governo italiano l'occasione di occupare Beilul e Massaua.
Tuttavia nel 1887, poco prima che Depretis morisse, i presidi italiani erano stati massacrati dagli Abissini a Dogali. Crispi fece della politica coloniale un punto forte del suo programma, illudendosi di poter fare acquistare così all'Italia un ruolo di grande potenza. Il suo sogno era quello della costituzione di un vasto dominio coloniale dal Mar Rosso all'Etiopia. Nel 1890, in seguito ad un intervento italiano a sostegno di Ras Menelik che ambiva alla successione del regno d'Etiopia, l'Italia ebbe la sua prima colonia in Africa, l'Eritrea. Colonialista e filogermanico, in politica interna Crispi fu profondamente autoritario, malgrado l'apparente contraddizione del suo regime politico cui si devono alcune riforme a carattere avanzato, come l'abolizione della pena di morte. In sostanza egli rafforzò i poteri del governo a scapito di quelli parlamentari e dette alle forze di polizia maggiori poteri di repressione dell'opposizione interna. Inoltre, accentrando nelle sue mani le cariche di ministro degli interni, di ministro degli esteri e quella di presidente del consiglio, accrebbe i poteri di quest'ultima funzione.
La svolta autoritaria e reazionaria impressa da Crispi alla politica italiana ebbe i suoi effetti: a livello economico il suo filogermanismo e la sua ammirazione per il modello prussiano - bismarckiano provocarono un tale inasprimento dei rapporti economici con la Francia da privare l'Italia del 40% delle sue esportazioni, e ciò fu un colpo molto duro, specie per le industrie della seta e del vino. Inoltre, frutto anche della maturazione dei tempi, la svolta autoritaria accelerò la formazione in Italia di una nuova opposizione popolare a carattere socialista.
Nel 1884-1885 la conferenza di Berlino fu fatta per ridurre la conflittualità coloniale tra le potenze europee e stabilisce che ciascun stato ha diritto ad rspandersi dalle coste fino all’interno purchè renda noto ogni nuovo acquisto alle atre potenze europee.Francesco Crispi è stato un patriota e politico italiano. Fu presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia nei periodi 1887 - 1891 e 1893 - 1896.Una delle sue prime iniziative da capo del governo fu quella di recarsi in visita presso Bismarck, che desiderava consultare riguardo al funzionamento della Triplice Alleanza. fatto nel 1882 Basando la propria politica estera su tale alleanza, integrata dal trattato navale con la Gran Bretagna (il cosiddetto naval entente). il tedesco BISMARCK voleva rafforzata la Triplice e nella stessa estate del 1887 tempestivamente fece sapere a CRISPI per mezzo dell'ambasciatore italiano a Berlino che desiderava molto rivederlo Il 1° ottobre CRISPI era a Friedrichsruh, ospite gradito della famiglia del BISMARCK e vi si trattenne tre giorni. Il 2 ottobre, il cancelliere, parlando della politica tedesca, disse che il suo paese desiderava la pace, ma che due sole potenze europee, la Francia e la Russia, dimostravano di non volerla. Quanto alla Russia Bismarck dichiarò che a lui poco importava che andasse a Costantinopoli, che anzi ne era contento perché si sarebbe indebolita. Ma il Crispi non la pensava così. "Non possiamo permettere - rispose - che la Russia vada a Costantinopoli. La Russia a Costantinopoli sarebbe padrona del Mediterraneo
Dopo aver parlato della questione bulgara, e del proposito del Governo italiano di vendicare Dogali, CRISPI accennò alle sue preoccupazioni prodotte dal probabile contegno della Francia: "Io voglio sperare - disse - che la Francia starà tranquilla, ma dovrò osservare che i trattati del 1882 e del febbraio 1887 sono incompleti. Si previdero le ipotesi del concorso reciproco di una delle due potenze in caso di una guerra; ma non si pensò a fare una convenzione militare, e che io ritengo sia necessaria. Nessuno può sapere né quando né come scoppierà la guerra. Può essere un fatto improvviso; e non si deve attenderlo per metterci d'accordo nella parte che ciascuno di noi dovrà prendere alla difesa comune. Giova stabilire al più presto un piano di difesa e di offesa, prevedendo tutte le ipotesi, affinché scoppiata la guerra, ciascun di noi sappia quello che deve fare. Insomma una convenzione militare è completamento ai trattati di alleanza".
Infine CRISPI parlò della situazione in cui si trovavano gl'Italiani ancora soggetti all'impero austro-ungarico. "Io non domando - disse -privilegi per la popolazione italiana. Domando solo che sia trattata come tutte le altre nazioni dell'Impero. Il governo austriaco ci guadagnerebbe, perché toglierebbe ogni motivo a lagnanze e se la renderebbe amica. V. A. non può comprendere quale danno derivi dai cattivi trattamenti ed in quale imbarazzo l'Austria metta il governo italiano. Tutte le volte che giungono in Italia notizie di violenze fatte agli Italiani dall'Austria, il sentimento nazionale si ridesta ed i partiti politici se ne valgono di pretesto per turbare la pace pubblica".
La visita di Crispi a Bismarck sollevò le critiche di quanti sostenevano un riavvicinamento alla Francia e suscitò il più vivo malumore nella vicina repubblica, ma aumentò paradossalmente il prestigio al Primo Ministro italiano, il quale, non poteva e non doveva fare una politica amichevole verso la potenza che aveva inflitto all'Italia le recenti umiliazioni, e aveva cercato di chiudere alla stessa ogni via di espansione nel Mediterraneo.
Nel 1888 Crispi istituì, sul modello tedesco, la Segreteria della Presidenza del Consiglio dei ministri, ponendovi a capo il magistrato sorrentino Francesco Saverio Gargiulo. Nel 1889 approvò il nuovo codice penale di Giuseppe Zanardelli, che introduceva importanti novità in senso progressista, come la libertà di associazione e di sciopero per la prima volta in Europa e l'abolizione della pena di morte. In campo economico, adottò una politica protezionistica, imponendo dazi doganali sui prodotti commerciali. Sviluppò anche l'apparato industriale soprattutto nella metallurgia e siderurgia Nel 1891 Crispi dovette lasciare il governo a di Rudinì. Alla caduta del successivo governo causata dallo scandalo della Banca Romana, Lo scandalo della Banca Romana fu un caso politico-finanziario che coinvolse alcuni settori della Sinistra storica, accusati di collusione negli affari illeciti della Banca Romana, ex Banca dello Stato Pontificio, uno dei sei istituti che all'epoca erano abilitati ad emettere moneta circolante in Italia. E a peggiorare le cose il nuovo partito socialista a base nazionale Il Partito Socialista Italiano (PSI) è un partito politico italiano, fondato a Genova, nella sala Sivori, nel 1892, col nome Partito dei Lavoratori Italiani che assunse il nome definitivo nel 1895 e con il quale fu noto fino al 1994. Il partito era fatto di braccianti agricoli della Val Padania I Fasci siciliani (detti anche Fasci siciliani dei lavoratori) furono un movimento di massa di ispirazione democratica e socialista, sviluppatosi in Sicilia dal 1891 al 1893, fra proletariato urbano, braccianti agricoli, minatori ed operai. Fu sopito solo dopo un duro intervento militare durante il governo Crispi. Crispi fu accusato da Giolitti di essere un cospiratore e fu quasi ammazzato ma egli scappò.Nel  1895 si inasprirono i rapporti  con i nuovi Fasci siciliani.L'uscita di scena La sconfitta del Regio Esercito ad Adua, nel 1896, provocò non solo la crisi del suo governo ma anche la sua definitiva uscita dalla scena politica. Crispi fece un'ultima apparizione pubblica a Roma quattro anni più tardi, per assistere defilato ai funerali del re Umberto I,  ucciso a Monza da Bresci un imprenditore tessile  il sovrano amico che aveva condiviso il suo ideale di 'politica di potenza' per l'Italia unita. Crispi morì a Napoli il 12 agosto 1901
Stato chiesa
L’Italia all’inizio aderì alla Triplice alleanza (1882) anche per difendersi dalla Francia, dove al momento erano al potere i cattolici, che sostenevano le rivendicazioni del Vaticano. Però, alla fine del secolo, la Francia fece un giro di valzer e si distaccò da Roma, perciò l’Italia poté pensare anche a mutare le alleanze militari.
Dal 1876 in Italia andò al potere la sinistra liberale, che all’inizio si era opposta alle Legge delle guarentigie, che per essa accordava troppo alla Chiesa, arrivata al potere, cambiò idea e accettò la legge, tolse solo dal codice penale del 1889 la menzione sul cattolicesimo quale religione di Stato.
Francesco Crispi apparteneva alla sinistra liberale, era deista ed anche lui si adattò alla Legge delle guarentigie, era però contrario ai concordati e sosteneva il sistema americano e la libertà dei culti sotto la tutela statale, allora era ancora in vigore il non expedit.
Con l’elezione di Leone XIII (1878-1903), cessò il diritto di veto degli stati nell’elezione dal Papa, le grandi potenze chiesero però al governo italiano delle garanzie per la libera elezione del Papa, nel 1887 cominciò il disgelo e il Papa auspicò la concordia tra Italia e Santa Sede, le sue rivendicazioni erano limitate a Roma, nessuno metteva più in discussione l’unità nazionale. Il Papa chiedeva la sovranità su un suo territorio, anche piccolo, riteneva che, per l’esercizio della sua missione, al papa fosse necessario il potere temporale, cioè un territorio suo.
Nel 1891 Leone XIII pubblicò l’enciclica Rerum novarum, che delineava una terza via tra capitalismo e socialismo, cioè l’interclassismo o la solidarietà di classe cattolica, un vero bluff; nel corso dell’anno santo del 1900, il governo impedì a Roma una manifestazione in memoria di Giordano Bruno.
Il clima sembrava propizio alla riconciliazione, fu però interrotto dalla prima guerra mondiale; Francesco Saverio Nitti desiderava che il Papato proclamasse la pace tra capitale e lavoro, Sidney Sonnino sosteneva che il clericalismo era intollerante, contrario al progresso, nemico della libertà di coscienza e di pensiero, il ministro degli interni, Rudinì, si accanì contro i circoli e i giornali cattolici, invece Ricasoli voleva la Chiesa alleata contro i socialisti.

Il socialismo è un ampio complesso di ideologie, orientamenti politici, movimenti e dottrine che tendono a una trasformazione della società in direzione dell'uguaglianza di tutti i cittadini sul piano economico e sociale, oltre che giuridico. Si può definire come economia che rispecchia il significato di "sociale", che pensa a tutta la popolazione.Originariamente tutte le dottrine e movimenti di matrice socialista miravano a realizzare detti obiettivi attraverso il superamento delle classi sociali e la soppressione, totale o parziale, della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio. Fino al 1848, i termini socialismo e comunismo erano considerati intercambiabili. In quell'anno, nel manifesto di Marx ed Engels, si opera la suddivisione tra "socialismo utopistico" e"socialismo scientifico", che essi chiamano anche comunismo per evidenziarne polemicamente le differenze col primo.Contemporaneamente si sviluppava un'altra forma di dottrina di analoga matrice socialista: l'anarchismo che prende le mosse dal pensiero di Pierre-Joseph Proudhon, fin dagli esordi in polemica con Marx. Lo scontro divampò ulteriormente all'interno dell'Associazione internazionale dei lavoratori (Prima Internazionale), portando tra il1871 e il 1872 ad una prima scissione.In ogni modo il termine comunismo continuò a essere un sinonimo di socialismo per tutto l'Ottocento: i partiti che prendevano parte alla Seconda internazionale, tutti di ispirazione marxista, venivano denominati socialisti o socialdemocratici. La definitiva separazione dei due termini avvenne per iniziativa di Lenin: con la rivoluzione bolscevica (1917) e la costituzione della Terza internazionale (1919) l'ala rivoluzionaria del socialismo si distaccò organizzandosi nei partiti comunisti, mentre i partiti socialisti, ormai orientati in senso riformista e inseriti nei sistemi democratico-borghesi dei diversi paesi, per lo più presero gradualmente le distanze dal marxismo, e in ogni caso dal leninismo (anti leninisti) e recuperarono le istanze liberali dell'utopismo socialista pre-marxista, dando vita al socialismo democratico, alla socialdemocrazia e al socialismo liberale. In seguito, entro la fine del XX secolo, anche i più grandi partiti comunisti, spesso altrettanto orientati in senso riformista e altrettanto inseriti nei sistemi democratico-borghesi, in particolare nei paesi europei o comunque occidentali, per lo più presero gradualmente le distanze dal marxismo inteso nell'originale senso rivoluzionario.Altre dottrine o ideologie che si richiamano anche di poco al socialismo sono:Cristianesimo sociale, Socialismo cristiano, Ecosocialismo, Socialismo libertario,Liberalismo sociale, Conservatorismo sociale e, per quanto possa sembrare strano,Socialismo nazionale e Destra socialeIl socialismo è una corrente di pensiero legata ai movimenti politici che, a partire dalXIX secolo, lottarono per modificare la vita sociale ed economica delle classi meno abbienti e in particolare del proletariato. Il movimento operaio da cui scaturì il socialismo pose per la prima volta il problema della giustizia sociale. In una prospettiva di analisi teorica storica, quindi, mentre si vede il periodo feudale come caratterizzato dal predominio dell'aristocrazia e del clero, e il periodo post-rivoluzioni francese ed americana come caratterizzato dall'ascesa al potere sociale della borghesia (e quindi del liberalismo e del capitalismo), il socialismo dovrebbe essere lo stadio successivo, caratterizzato dal predominio delle classi popolari che detengono il potere economico e asserviscono, o addirittura annullano, lo Stato.Il socialismo si oppone inizialmente al liberalismo classico, che postula il liberismo in economia, chiedendo invece la nazionalizzazione o la socializzazione di tutte o parte delle attività economiche e dei mezzi di produzione. Il criterio economico socialista di gestione delle risorse e di produzione non è quello del profitto individuale ma quello della ricerca del bene comune collettivo. Il socialismo contesta inoltre l'idea delle neutralità delle istituzioni statali rispetto alla lotta di classe e si batte per un mutamento del ruolo dello Stato o, addirittura, nella versioni avanzate da Karl Marx e dall'anarchismo, per la sua eliminazione.Sul piano internazionale il movimento socialista nasce come un movimento favorevole all'autodeterminazione dei popoli, contrapponendosi al nazionalismo e all'imperialismooccidentali. Nell'ala riformista e della socialdemocrazia la linea politica è spesso pacifista, mentre storicamente i socialisti rivoluzionari hanno auspicato una rivoluzione violenta. Nella prassi tuttavia, soprattutto durante il periodo della 1ª guerra mondiale, molti partiti socialisti o correnti di essi finiscono per abbandonare il pacifismo e l'internazionalismo, appoggiando le imprese belliche dei loro paesi con motivazioni patriottiche. Un esempio è il nazionalismo dell'Unione Sovietica che scaturì dalla politica di Stalin del Socialismo in un solo paese prima e dalla Grande Guerra Patriottica poi (anche se per i più ortodossi ciò che si instaurò nella Russia postrivoluzionaria non si può definire esattamente "socialismo").Partiti e movimenti estremamente diversi fra loro si sono definiti socialisti: molti di essi sopravvivono ancora oggi e formano una delle più importanti correnti politiche in Europa, nonché la principale componente della sinistra europea, con la definizione di socialdemocrazia. Il movimento socialista conosce numerosissime scissioni, accuse reciproche di aver tradito gli ideali originari asservendosi allo Stato borghese, etc. La scissione più importante è probabilmente quella verificatasi all'indomani dellaRivoluzione d'Ottobre, che vede una larga fetta della sinistra dei partiti socialisti staccarsi e scegliere la denominazione comunista, già utilizzata in passato da alcuni teorici socialisti come Karl Marx. Per informazioni sul comunismo e su altre particolari correnti del socialismo si rimanda alle pagine relative, così come per l'illustrazione dettagliata delle dottrine dei vari pensatori socialisti.
Le origini: il Socialismo Utopistico [


Louis Auguste Blanqui
I movimenti ottocenteschi derivano dalle lotte rivoluzionarie repubblicane, in particolare dall'esperienza della rivoluzione francese con il movimento dei Montagnardie dei Sanculotti, e dalle rivolte contadine che dal Medioevo si ripetevano ciclicamente contro l'aristocrazia terriera; talvolta queste rivolte assumevano connotati religiosi che sfociavano nell'egualitarismo e nella comunione dei beni di produzione. Nel XIX secolo si ebbe il socialismo di Robert Owen in Inghilterra, mentre in Franciaun'influenza sui primi movimenti l'ebbe anche il Sansimonismo, una corrente politico-religiosa che divulgava il pacifismo e la comunione dei beni in una società che avrebbe dato a ogni individuo il ruolo a lui più congeniale. Nello stesso filone si inserì Auguste Blanqui.Non è da trascurare la corrispondenza tra il socialismo originario e la matrice dell'illuminismo, sia in rapporto agli aspetti esteriori che connettono le due dottrine nei tratti unificanti della lotta all'oscurantismo e per l'emancipazione dell'umanità, sia in relazione alle corrispondenze di alcune figure chiave in entrambi i contesti, comeFilippo Buonarroti e Adam Weishaupt.Il termine socialismo utopistico, qui usato, come vedremo verrà introdotto solo in un secondo tempo da Marx per distinguere e contrapporre il suo socialismo scientifico, che pretendeva essere fondato su basi logiche, storiche, sociali ed economiche rigorose, certe e verificate, da quelli precedenti alle sue teorie, e all'epoca a volte in contrasto su diverse questioni, definiti da Marx utopisti in quanto, sempre nella visione marxiana non basati su dati scientifici ma su aspirazioni ideali.Il termine socialismo scientifico viene coniato da Karl Marx per indicare la sua visione del socialismo, illustrata nelle sue numerose opere sulla società, la storia e l'economia. In opposizione al socialismo utopista Marx riteneva che la prassi del movimento operaio dovesse essere ispirata da una rigorosa analisi.A Marx si deve la nozione di lotta di classe, illustrata nel Manifesto del Partito Comunista. Marx si propone nelle sue opere di dimostrare come il capitalismo, gestito dalla borghesia opprimesse il proletariato (lavoratori industriali) nella fase storica in cui scriveva. Nell'opera Das Kapital (Il Capitale), Karl Marx analizza come i capitalisti comprassero forza lavoro dai lavoratori ottenendo il diritto di rivendere il risultato dell'attività produttiva ottenendo così profitto (vedi marxismo per i dettagli); questo, secondo Marx, porta a un'insostenibile distribuzione della ricchezza.Per Marx era solo questione di tempo: le classi lavoratrici di tutto il mondo, presa coscienza dei loro comuni obiettivi, si sarebbero unite per rovesciare il sistema capitalista che le opprimeva. Lo considerava un risultato possibile di un processo storico in atto.Dalle rovine del capitalismo sarebbe sorta, dopo un periodo di transizione (dittatura del proletariato) in cui lo Stato avrebbe controllato i mezzi di produzione, una società in cui la proprietà sarebbe passata alla società stessa nel suo complesso (lo Stato era destinato a dissolversi). La proprietà privata sarebbe stata limitata agli effetti personali. La conseguenza della proprietà collettiva dei mezzi di produzione sarebbe stata, nell'ottica di Marx, la fine della divisione della società in classi sociali e, di conseguenza, la fine dello sfruttamento e la piena realizzazione dell'individuo. L'ateismo, caratteristica del socialismo marxista, era una conseguenza logica delmaterialismo dialettico che il marxismo adottava come metodo.Destra e sinistra in Italia si distinguono dal fatto che la destra è fatta da alta borgesia moderata e aristocrazia reazionaria di cattolici ma fedeli al principio cavouriano della laicità dello stato e non permettono alla Chiesa di interferire col governo, la sinistra invece comprende strati come la piccola borghesia di provincia atea e anticlericale appartiene l’ex garibaldino crispi e gli opportunisti visto che oramai la sinbstra e la maggioranza al potere in modo da ottenere più favori la sinistra offre libertà e minori tasseCrispi in politica interna imprime una svolta autoritaria fa dell’italia un paese aggressivo in politica estera inasprendo le rivalità con la francia e cominciando l’avventura coloniale.Nell’Europa industrializzata gli operai sono circa il 20% con lo sfruttamento che riuniscono gli addetti al terzo settore. In Francia e Italia invece il sindacato si organizza città per città nelle borsa lavoro francesi e Camere del Lavoro italiane. In germania è vietata la legislazione antisocialista dove i sindacati gravitano nel partito social democratico. Dietro i toni rivoluzionari il programma socialdemocratico mira a una politica riformista  tesa a realizare i cambiamenti politico sociali nel rispetto della legalità piuttosto che alla rivoluzione  contro questa impostazione si scaglia Carl Marx il quale ribadisce che un partito operaio non può riconoscere lo stato borghese ma deve mirare a realizzare la dittatura del proletariato.In Italia il socialismo è intrisoo di idee anarchiche e coinvolge non solo operai ma anche contadini. Nel 1881 Andrea Costa fonda il partito socialista rivoluzionario di Romagna che confluirà nel partito socialista italiano 1882 questi movimenti confluiscono nella II internazionale dei lavoratori (1889-1914) fondata a parigi  dal 1890 si festeggia la festa internazionale dei lavoratori su questio influisce il modello socialdemocratico tedesco che supera l’impostazione marxiana della I internazionale associazione internazionale dei lavoratori1864-1876 obiettivo giornata lavorativa 8 ore metodo sciopero.In alternativa alla soluzione marxiano-anarchica si sviluppa in tutta Europa il cristianesimo sociale per risolvere i problemi della società capitalistica nel rispetto dei principi cristiani (tutelando Stato, famiglia e religione)  in Italia i Cattolici  di ispirazione sociale  non partecipano alla vita politica a causa del non expedit non conviene ma in polemica con lo stato italiano sorge l’opera dei congressi 1875 . Per i suoi aderenti lo stato liberale espressione di una minoranza privilegiata sacrifica i ceti popolari favorendone indirettamente la sovversione all’ateismo dei socialisti. Per questo l’opera dei congressi promuove iniziative cattoliche a sfondo sociale (cooperative scuole giornali. Per Marx a differenza che per i socialisti utopisti si arriverà ad una società più giusta non grazie alla solidarietà e alla cooperazione tra operai e capitalisti ma attraverso la lotta di classe che porterà al potere il proletariato dopo aver sconfitto la borghesia.. Crispi vuole sciogliere tale partito ma accerchiato in parlamento dalla lega della libertà formata dalle opposizioni tenta di recuperare autorità e consensi con successi militari in Africa ma il disastro di Adua lo travolge definitivamente.Agli inizi del 900 la bella epoque 1900-1914  i voti dei socialisti raddoppiano e tutta la sinistra si rafforza . Gaetano Bresci uccide Umberto I e gli succede il figlio Vittorio Emanuele III  che di fronte alla sconfitta della politica autoritaria e conservatriceincarica di formare il governo con Giolitti . il governo nuovo si dichiara neutrale tra forza capitale e lavoro  garante dell’ordine pubblico e delle libertà civili e sociali questo favorisce le organizzazioni socialiste cosi le camere del lavoro si rafforzano. Giolitti avvia un dialiogo con il socialista riformista Turati  Ambedue riconoscono il valore del lavoro e dell’istruzione per l’emancipazione democratica  e lo sviluppo economico del paese. Al congresso di Bologna la sinistra del partito socialista conquista la maggioranza e si esprime per l’esclusione del principio da ogni governo borghese. E vota a favore dello sciopero generale questo allontana la possibilità di collaborazione tra liberali e borghesi.Dopo l’enciclica aeterni patris di Leone XIII che propone la scolastica di S. Tommnaso come la vera filosofia nei collegi romani e nelle università cattoliche si diffonde la neoscolastica per conciliare il cristianesimo con il pensiero moderno sorge il modernismo.
Contro le idee liberali e le buste paga del socialismo e di Giolitti, il cattolicesimo che cercava in tutti i modi di avviare una campagna pubblicistica di apparizioni della vergine e di fasti e reliquie e mentre Pio X cercava di avvicinare lo Stato Italiano Giolitti non aveva alcun interesse ad avvicinarsi In seno al socialismo rivoluzionario: Benito Mussolini nato nel 1883 da madre cattolica e padre influente nel socialismo era nato a Predappio in Romagna una cittadella dove convivevano ambedue le religioni il socialismo e il cattolicesimo era vissuto tra alcool sesso violenze e bordelli la madre sperava di avvicinarlo al cattolicesimo ma egli si avvicino sempre più al socialismo reazionario e dopo la morte dell’amico G. Verdi (1901) egli rievocò lui come un grande patriota del risorgimento negli anni successivi imperversava nell’ideologia del Nazionalismo.
NAZIONALISMO (Si può parlare di nazionalismo per le dottrine ed i movimenti che sostengono l'affermazione, l'esaltazione ed il potenziamento della nazione intesa come collettività omogenea, ritenuta depositaria di valori tradizionali tipici ed esclusivi, del patrimonio culturale e spirituale nazionale, sebbene questa definizione non sia univoca)
La vittoria della guerra e la conquista dei territori libici fecero aumentare il prestigio di Giolitti e gli servì per
allargare le basi del proprio consenso. Anche in Italia c’era NAZIONALISMO i cui seguaci fondarono una
rivista “Il Regno “ . Il nazionalismo fu prima un movimento essenzialmente letterario ( D’Annunzio Carducci etc) in cui si annidava un coacervo di idee tra radicalismo e conservatorismo e di suggestioni ma successivamente acquisì un peso anche politico. Infatti la guerra di Libia costituì la possibilità per molti uomini di dare sfogo alle proprie ambizioni . Tuttavia la conquista della Libia si rivelò meno facile del previsto per l’opposizione tenace delle popolazioni barbare all’interno della Libia .
Cesare Lombroso 1879 afferma che certi tratti somatici rivelano una certa predisposizione al crimine.
1880 diminuiscono i matrimoni tra parenti perché portano a figli con gozzo e cretinismo.
Due indirizzi alternativi: autorizza Umberto I
Conservatore incaricato da Sonnino e  regime costituzionale il capo del governo risponde solo al re.
Modernizzatore di giolitti aperto alle nuove classi produttrici imprenditori e lavoratori
Giolitti avvia il dialogo con Trati socialista 1903 nel 1904 si autorizza lo sciopero generale.
Nel 1911 il governo italiano assicuratasi il consenso delle maggiori potenze dichiara guerra all’impero ottomano e occupa Tripolitania , Cirenaica, Rodi e il Dodecanneso. La pace di Losanna 1912 sancisce le conquiste italiane.
Il 23/02/1912 si votò in Parlamento la LEGGE DI ANNESSIONE della Libia. L’approvazione quasi
unanime della Camera mostrò tutta la debolezza del Parlamento nel reagire alla spinta nazionalistica e ad
opporsi al volere del governo che aveva deciso tutto, anche l’uso di mezzi finanziari che incidevano sul
bilancio nazionale, per affrontare la guerra. Anche con queste decisioni il governo aveva tolto al Parlamento
la prerogativa di dover decidere in materia di bilancio.
Le istituzioni erano nel caos più assoluto e si mostravano deboli al punto di temere che fossero travolte dalle
CONTESTAZIONI ANTILIBERALI dei movimenti socialisti , cattolici e nazionalisi.
La grave Crisi (extraparlamentare) delle istituzioni portarono Giolitti a dimettersi il 10/03/01914
GOVERNO di Antonio SALANDRA. Salandra aveva l’obiettivo di dar vita ad un partito liberale omogeneo e organizzato. Purtroppo il programma politico di Salandrafu sconvolto dallo scoppio della PRIMA GUERRA MONDIALE.
***prima guerra mondiale si intende il conflitto cominciato il 4 agosto 1914 a seguito dell'assassinio
dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'Impero Austro-Ungarico, compiuto a Sarajevo (Bosnia) il
28 giugno 1914 da parte del nazionalista serbo-bosniaco Gaveilo Princip, e conclusosi l'11 novembre 1918.
Il conflitto vide scontrarsi due schieramenti di nazioniI:
da una parte gli Imperi Centrali (tra tutti Impero germanico e Impero Austro-Ungarico)
dall'altra l'alleanza chiamata Triplice intesa (tra tutti Regno Unito, Francia, Russia e Italia).
Con lo svolgersi del conflitto, a seguito di varie alleanze altre nazioni vi presero parte. Tra queste, Impero
Ottomano (alleato con gli imperi centrali), Belgio, Canada, Australia, Stati Uniti, Serbia, Romania,
Sudafrica e Nuova Zelanda. Il numero dei continenti coinvolti fu tale da poter definire la guerra come
mondiale, prima nella storia dell'umanità.
La guerra si concluse con la vittoria dell'Intesa.
STORIA: Lo scoppio della guerra è convenzionalmente associato all'assassinio dell'arciduca Francesco
Ferdinando d'Austria per mano di uno studente serbo il 28/06/ 1914, ma le origini della guerra risiedono in realtà nel complesso delle relazioni fra le potenze europee del 1900 : il significato politico del gesto era l’opposizione degli slavi al trialismo con cui si mirava a rendere gli slavi dipendenti dal regime di Vienna mentre questi erano desiderosi di conquistare l’indipendenza e di essere annessi alla SERBIA. Con intento provocatorio l’Austria lanciò un ultimatum alla Serbia invitandola a reprimere gli slavi; il rifiuto della Serbia scatenò la reazione dell’Austria che passò alla dichiarazione di guerra di fronte alla quale il goverrno SALANDRA si dichiarò neutrale (3.8.1914) senza venir meno agli impegni della triplice alleanza (La Triplice Alleanza fu un trattato per mezzo del quale Impero Germanico, Austria-Ungheria e Regno d'Italia giuravano nel 1882 di aiutarsi a vicenda militarmente in caso di un attacco contro una di esse da parte di due o più potenze straniere.) ….Ma, dato che l'alleanza aveva carattere difensivo (e la guerra era stata dichiarata dall'Austria) e non era stata preventivamente consultata sulla dichiarazione di guerra, il governo italiano fece presente di non sentirsi vincolato dall'alleanza e che, pertanto, sarebbe rimasto neutrale.Nonostante la “neutralità”partiti e organi di stampa cominciarono ad esprimersi sull’atteggiamento che ’Italia avrebbe dovuto assumere nel conflitto. l’opinione pubblica si schierò a favore della neutralità perragioni diverse. NEUTRALISTI erano:
1. CATTOLICI i quali si opponevano alla guerra per ragioni di principio e per il fatto che temevano il crollo di una potenza come l’Austria che era fortemente cattolica e Benedetto XV definiva la guerra come “ orrenda carneficina che da un anno disonora l’Europa” e “inutile strage”.
2. SOCIALISTI i quali giudicarono la guerra come un affare esclusivamente borghese e capitalistico mentre ritenevano che le masse proletarie avrebbero potuto trovare soltanto sofferenze e sacrifici.
3. LIBERALI GIOLITTIANI i quali con profondo realismo osservarono che la guerra sarebbe stata molto rischiosa in quanto avrebbe potuto ottenere concessioni attraverso la via dei negoziati.
INTERVENTISTI erano:
1. INTERVENTISTI DEMOCRATICI, tra cui il social-riformista LEONIDA BISSOLATI e il radical –progressista GAETANO SALVEMINI e l’irredentista CESARE BATTISTA, i quali consideravano l’intervento come la naturale e logica prosecuzione delle lotte risorgimentali per la conquista dell’indipendenza e il raggiungimento dell’unificazione nazionale e come guerra al militarismo degli imperi centrali oppressori con cui si sarebbe manifestata solidarietà alle nazioni oppresse.
2. INTERVENTISTI NAZIONALISTI il cui portavoce fu D’ANNUNZIO che esaltava gli ideali imperialistici di potenze e che consideravano la guerra di per sé un bene, come dimostra il fatto che in un primo momento si schierarono a favore della triplice alleanza, mentre dopo essi passarono con disinvoltura a sostenere la triplice alleanza.
3. INTERVENTISTI RIVOLUZIONARI che trovarono il loro capo in BENITO MUSSOLINI il quale dopo aver criticato l’intervento e la partecipazione alla guerra come direttore dell’ALLEANZA fondò un nuovo giornale “IL POPOLO D’ITALIA” facendosi portavoce dell’esaltazione del mito della guerra.
Mentre divampava tale dibattito il governo SALANDRA concluse il 26/4/1915 il PATTO DI LONDRA (all’insaputa del parlamento) col quale l'Italia si impegnava ad entrare in guerra (nell’intesa: Gran Bretagna, Russia e Francia) entro un mese in cambio di alcune conquiste (Trentino, del Sud-Tirolo, dell’Istria). Nonostante una vasta campagna di intimidazione che si scatenò con una serie di manifestazioni di piazza contro i neutralisti ( la cd. Giornate di maggio), la maggioranza parlamentare sostenne il Giolitti (che voleva l’Italia neutrale) mentre il governo aveva deciso di entrare in guerra. Per questo Salandra sentendosi battuto il 16.5.1915 rassegnò le dimissioni , ma il re Vittorio Emanuele III le respinse convocando la Camera per il 20.5.1915 nella cui seduta il Parlamento con l’eccezione dei socialisti conferì pieni poteri a Salandra sancendo il definitivo intervento dell’Italia alla guerra(la quale avrebbe costituito una seria minaccia per lo Stato liberale e l’istituto parlamentare).
Il crollo dello Stato liberale fu confermato dai governi seguenti che fecero larghissimo uso dei decreti legge avendo, il potere esecutivo, la sua legittimazione nella volontà del sovrano, con la conseguente progressiva dissoluzione delle istituzioni liberali. Il paese non si occupava più delle vicende del parlamento essendo totalmente preso dall’andamento delle operazioni militari. In seguito alla sfiducia relativa all’esercizio provvisorio del bilancio ma in realtà a causa dell’incapacità del Governo di fronteggiare la situazione politica seguente alla disfatta di Caporetto e agli scontri sul Piave, il Governo cadde il 26.10.1917.
DECADENZE DELLE ISTITUZIONI LIBERALI: durante la guerra le istituzioni si dimostrarono completamente inadeguate a fronteggiare una situazione di emergenza. Esse NON si erano RINNOVATE neppure con il massimo splendore del governo liberale con Giolitti. Ma non è corretto imputare solo a Giolitti la colpa di tale immobilità.
Una colpa si deve imputare anche alla SCIENZA GIURIDICA che aveva studiato il problemi dello Stato e del diritto su un piano puramente ASTRATTO. Il formalismo giuridico e astratto della dottrina allontanava i giuristi dalla reale problematica. Fu per questo che essi non analizzarono ad es. l’incidenza del sistema elettorale sul ricambio della classe politica e sull’effettiva rappresentatività della Camera dei deputati.
Mancarono giuristi e pubblicisti che potessero suggerire rimedi pratici per dare nuova funzionalità al sistema. Quando governò Giolitti egli non si preoccupò di risolvere i problemi istituzionali, anzi anche egli adottò gli stessi strumenti di manipolazione delle elezioni e delle maggioranze. E’ pur vero che egli non sembrava avere alternative. Fino ad allora lo Statuto era stato interpretato a beneficio del governo che aveva finito con l’essere il dominatore delle scelte politiche controllando anche la Camera dei deputati. In realtà la separazione dei poteri non si era ancora attuata. Così nell’assenza della conoscenza degli effettivi problemi dello Stato si permetteva al governo di influenzare completamente la vita politica e sociale italiane. Giolitti per assicurarsi una maggioranza favorevole aveva concesso il suffragio, aveva accolto le istanze di nazionalisti e ascoltato le richieste dei socialisti. Ma la crisi mondiale del 1914 non si poteva risolvere con quegli stessi strumenti.
Così quando il governo di Salandra decise di entrare in guerra senza consultare le camere diede un colpo gravissimo al Parlamento. Esso disfatto e offeso per le polemiche tra interventisti e neutralisti, tra Salandra e Giolitti, costretto a votare i pieni poteri al governo per la guerra, si trovò completamente svuotato dal suo ruolo dal suo prestigio.
LA GUERRA SEMBRO’ SEGNARE LA FINE DEL REGIME PARLAMENTARE.
I governi successivi a Giolitti, di Salandra, di Borselli e di Orlando, investiti dei pieni poteri legiferarono in ogni campo con i decreti leggi ( persino in campo fiscale che era prerogativa del Parlamento) le riunioni del Parlamento nel 1917 servirono solo per convalidare le decisioni del governo. Lo stesso fenomeno delle frequenti cadute dei Ministeri ormai non scandalizzava più nessuno ( ne la popolazione, ne la classe dirigente). In quegli anni l’interesse era focalizzato sulla guerra. Fu così anche per la caduta nel 1916 del governo Salandra.
GOVERNO di Paolo BOSELLI (1917) : Boselli fu nominato Pres. del Gov. dal 18/06/1916 al 26/10/1917: rassegnò le dimissioni dopo la battaglia di Caporetto ………..(La battaglia di Caporetto venne
combattuta durante la prima guerra mondiale fra il 23 e il 24 ottobre 1917 e vide la rotta dell'esercito italiano contro quello austro-ungarico e tedesco. La sconfitta fu tanto pesante che il termine Caporetto è entrato nella lingua italiana come sinonimo di disfatta). Boselli nel 1922 fu favorevole all'ascesa del fascismo, al quale lo accomunava l'avversione per il movimento socialista, e nel 1924 ricevette la tessera ad honorem del Partito Nazionale Fascista. L'ultimo suo atto politico di rilievo fu la relazione di una commissione che approvò i Patti Lateranensi del 1929.
Il suo governo aveva l’illusione di rappresentare TUTTE LE FORZE POLITICHE ad eccezioni dei socialisti ( che erano contro la guerra) e proprio per questo nel suo interno ci furono spesso scontri e divergenze. Infatti questo governo non fu in grado di prendere quelle rapide decisioni che la guerra richiedeva.
Il 26/10/1917 cadde il gov. Borselli, ufficialmente per un voto di sfiducia sull’autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio. In realtà la caduta fu causata dall’incapacità del gov. di fronteggiare il disastro della sconfitta di Caporetto.
GOVERNO di Vittorio Emanuele ORLANDO capo di Gov dal 28/10/1917 al 23/06/1919 (giurista e grande studioso di diritto costituzionale) Orlando è ministro dell'Interno nel Gabinetto Boselli; dopo il disastro di Caporetto, il 28/10/ 1917 è chiamato a sostituire il debole Boselli. È all'apogeo della sua carriera politica, alla guida del Paese - e mantiene anche il dicastero degli Interni - nella drammatica situazione di guerra.
Il 4/11/1918 l'Impero austro - ungarico si arrende: la guerra era finita.
Orlando si considerò soddisfatto degli esiti politici della guerra e di aver portato gli italiani a resistere. Ma neppure lui fu capace di risolvere la grave crisi istituzionale, che invece con la guerra si era aggravata. Inoltre con il conflitto l’Italia si era confrontata con altre nazioni occidentali ben più democratiche:
FRANCIA-BELGIO-INGHILTERRA durante la guerra avevano dovuto restringere alcune libertà e diritti individuali. Ma sottolineando che si trattava di un sacrificio momentaneo ed eccezionale dovuto alla guerra.
In ITALIA le restrizioni richieste dalla guerra non sembravano eccezionali, ma piuttosto rispondenti al REGIME AUTORITARIO del governo che si andava sempre più consolidando. Il frequente ricorso ai decreti legge del gov. anche in materie di competenza parlamentare spinse l’opinione a non avere più considerazione del Parlamento e a considerare il Gov. + sovrano i simboli dello Stato Le istituzioni pubbliche furono tenute assenti dalle maggiori decisioni in quanto i poteri erano connaturati nel sovrano che in base all’art. 5 dello Statuto aveva il comando supremo delle forze armate e che sotto la guida del generale Cadorna riuscirono a reagire alla lotta di Caporetto e ad opporre resistenza agli austriaci (sul Montegrappa).
Al progressivo deterioramento della democrazia e liberalità dello Stato corrispondeva il logoramento delle forze politiche che non riuscivano più a controllare la situazione.
La FORMAZIONE LIBERALE era ormai già divisa nel momento della scelta fra neutralità o intervento nella guerra. Con la guerra la frattura era diventata ancora più profonda quando si doveva decidere dopo la vittoria sulle rivendicazioni territoriali da pretendere. Fu proprio alla fine della guerra che si prese coscienza della profonda DEBOLEZZA DEL REGIME. Tutto ciò creava violenti dibattiti di contrasto nel governo Orlando.
La conferenza della pace si aprì a Parigi il 19/1/1919 nella quale furono attribuiti poteri decisionali agli USA, GRAN BRETAGNA, FRANCIA, e ITALIA (rappresentata da Orlando) sulla distribuzione dei territori conquistati in aprile la Camera dei deputati insieme al Senato approvò la decisione del Governo di rispettare le rivendicazioni territoriali del patto di Londra con l’aggiunta della città di Fiume (in Jugaslavia).
In seguito il parlamento di fronte alle difficoltà poste dagli USA ( con Woodron Wilson) alle realizzazioni espansionistiche dell’Italia, respinse la proposta del Gov. di discutere in COMITATO SEGRETO i problemi sulla sistemazione territoriale post-bellica. Orlando fu costretto alle dimissioni il 19/06/1919
La bella epoque 1900 dominano il flosofo Nietzsche con il super uomo e lo psicoanalista Freud con l’interpretazione dei sogni. Il 29 luglio 1900 muore Umberto I per mano di un anarchico il figlio V. Emanuele III sale al trono ma non vendica il padre, gode fama di essere un democratico di sinista . Benedetto Croce Napoletano non laureato ma molto in voga negli ambienti intellettuali scrive di storia letteratura italiano etc. nasce in quegli anni l’editore Laterza. Giolitti torna al governo 1901 come ministero degli interni mentre Zanardelli presidente del consiglio con una nuova politica liberale  poi tornato Giolitti dal 1903 -1914 non molto amato desideroso di potere. Lui conduceva una politica empirica liberale . Lui favorisce i lavoratori nelle paghe e nei diritti, diminuisce l’analfabetismo e migliora le condizioni di donne e bambini si sviluppano le organizzazioni sindacali . A Roma viene inaugurato l’Altare alla patria e viene festeggiato nelle tre capitali Roma Firenze  e Torino i 50 anni di giubileo  con luce e giovinezza. Il reddito nazionale è aumentato del 50% è il decennio della prima rivoluzione industriale italiana. L’Italia ora è alleata con Austria e Germania e tratta segretamente con Francia Inghilterra e Russia.
1911 inizia la guerra il Libia conclusa nel 1912 la prima guerra che l’italia combatte e vince da sola. Contro un grande impero, quello turco decisa da Giolitti. L’Italia attraversa il progresso economico e culturale vince i premi nobel per : la medicina , letteratura , pace, scienza. Contro Giolitti D’Annunzio e soprattutto Croce che è il beniamino dell cultura italiana tra i giovani. Prezzolini che diceva di creare prima la coscienza dell’italiano e poi la coscienza dell’italia. Secondo loro Giolitti sbaglia perché bisogna creare una democrazia più ricca di ideali morali. Salvemini era anche contro il partito socialista  e di Turati che invece sostiene giolitti. Grazie a Giolitti viene introdotto il suffragio universale. Contro Giolitti anche i futuristi Marinetti che è per la guerra e la politica aggressiva.
ELEZIONI del 1913 e PATTO GENTILONI: nel 1913 si dovevano tenere le prime elezioni a suffragiouniversali e Giolitti timoroso che potesse cambiare la sua maggioranza cercò di creare UNITA’ TRA ILIBERALI e favorì il “patto Gentiloni”
***patto Gentiloni, così chiamato dal nome del conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, fu un accordo voluto da Giolitti in occasione delle elezioni politiche italiane del 1913, che impegnava i cattolici a sostenere, nelle elezioni politiche, i candidati liberali contrari a misure anticlericali. Giolitti temeva per la sua maggioranza, mentre da parte cattolica papa Pio X cominciava a ritenere che potesse essere superato il non expedit. Il pontefice incaricò pertanto il conte Gentiloni di passare al vaglio i candidati, e fare dare i voti dei cattolici a quelli di loro che promettessero di non far passare leggi anticattoliche. Il patto nacque dall'esigenza di indirizzare l'elettorato cattolico che fino ad ora non aveva potuto votare a causa del non expedit del papa Pio IX. Il patto consisteva in un elenco di 7 punti che ogni candidato doveva sottoscrivere qualora desiderasse il voto dei cattolici. I risultati delle elezioni successivi (1913) videro salire a 59 il numero dei deputati socialisti, a 19 i riformisti, a 73 i radicali, a 29 i cattolici e a 3 i nazionalisti.*** 
il PATTO GENTILONI fu stretto tra i LIBERALI e L’UNIONE ELETTORALE CATTOLICA con il quale le organizzazioni cattoliche si impegnarono a sostenere i candidati liberali a condizione chequesti assumessero un atteggiamento benevolo nei confronti della CHIESA dichiarandosi contrari all’introduzione del divorzio,all’abollizione dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole

storia contemporanea II parte

Di Vittoria Salice, Giovedì 12 giugno 2014 alle ore 12.56
il PATTO GENTILONI fu stretto tra i LIBERALI e L’UNIONE ELETTORALE CATTOLICA con il quale le organizzazioni cattoliche si impegnarono a sostenere i candidati liberali a condizione chequesti assumessero un atteggiamento benevolo nei confronti della CHIESA dichiarandosi contrari all’introduzione del divorzio, all’abollizione dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche e ad ogni altra iniziativa anticlericale. Così non ci fu più il tradizionale separatismo dello STATO verso la chiesa.
Le principali conseguenza del suffragio universale furono il rafforzamento della rappresentanza socialista alla camera (salì a 52 deputati) e ciò a sua volta determinò un ritorno dei cattolici alla partecipazione alla vita politica al fine di contrastare con i liberali l’ascesa al potere dei socialisti. Le elezioni del 26.10.1913 sancirono l’incremento dei socialisti (da 41 a 78) e dei radicali (da 50 a 60) mentre i liberali scesero da 370 a 318 deputati. Con una Camera così composta Giolitti riconobbe la sua difficoltà a governare e decise di dimettersi il10/3/1914 cogliendo come pretesto il passaggio all’opposizione dei radicali.
Nel 1904 va sulle scene Peter Pan di W. Disney che segna la volontà di avventura morte e sacrificio.
Mussolini socialista il simbolo della rivolta contro giolitti apprezzato da Salvemini e Prezzolini egli è per la rivoluzione ma contro la guerra, il nazionalismo, il militarismo. Ma la guerra arriva a Sarajevo nel 1914 uccidono l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e sua moglie  preparato da terroristi, irredentisti serbi.Non era una buona motivazione per entrare in guerra piuttosto una scusante i giovani la invocavano volevano morire da eroi. Per un momento gli italiani videro il tricolore per due anni anno visto rosso “biennio rosso” poi per vent’ anni videro tutto nero “ventennio fascista, poi ancora nero per cinque anni al loro risveglio ne videro di tutti i colori passando al XXI secolo.
Nel 1918 il generale Diaz spinto dal presidente Orlando lotto sul Monte Grappa al di là del Piave e gli italiani entrarono nel Vittorio Veneto con poche resistenze dell’impero Austro Ungarico  proclamando la Vittoria  Trento e Trieste  furono prese dagli italiani.  l’ Austria si arrese  e il 4 novembre fu firmato l’armistizio con L’Austria. L’Italia fu fatta nella I guerra mondiale o 4 guerra d’Indipendenza.
GOVERNO di Francesco NITTI:1920

1870-1880 La seconda rivoluzione industriale viene fatta convenzionalmente partire, con l'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio.

1970 alla terza rivoluzione industriale ci si riferisce agli effetti dell'introduzione massiccia dell'elettronica e dell'informatica nell'industria come, che viene fatta partire dal La rivoluzione industriale comporta una profonda ed irreversibile trasformazione che parte dal sistema produttivo fino a coinvolgere il sistema economico nel suo insieme e l'intero sistema sociale. L'apparizione della fabbrica e della macchina modifica i rapporti fra gli attori produttivi. Nasce così la classe operaia che riceve, in cambio del proprio lavoro e del tempo messo a disposizione per il lavoro in fabbrica, un salario. Sorge anche il capitalista industriale, imprenditore proprietario della fabbrica e dei mezzi di produzione, che mira ad incrementare il profitto della propria attività.

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