venerdì 5 settembre 2014

capitolo 4 (II° parte) della mia tesi di Laurea Magistrale LM 85 in Scienze Pedagogiche

 

4.2. La genitorialità genetica
La medicina, la psicologia, la legge e la Chiesa sono pro e contro la libera scelta naturale di avere un figlio andando contro la PMA in merito alla fecondazione eterologa. In questo paragrafo tratterò, soprattutto, la fecondazione eterologa da un punto di vista psicologico, etico, giuridico, medico.
Il principio del dono di ovociti, spermatozoi o embrioni, o la maternità surrogata, è lo stesso che spinge le persone a donare sangue e organi, è che “la sofferenza rende più disponibili alla solidarietà” e alla gratuità, importante negli altri paesi dell’U.E.


1.2.1.  Storia della fecondazione eterologa

Le prime ipotesi sulla possibilità di usare il freddo per conservare gli spermatozoi risalgono alla fine del Settecento. Nella seconda metà dell'Ottocento il fisiologo Paolo Mantegazza pensava a una banca per conservare lo sperma dei soldati in partenza per la guerra, proponendo di farlo con neve e ghiaccio. I primi esperimenti sull’uomo però, si ebbero a partire dal 1884, William Pencoast presso la Jefferson Medical School di Filadelfia, eseguì la prima inseminazione utilizzando lo sperma di un donatore scelto tra i suoi studenti. L’intervento si svolse nell’anfiteatro anatomico mentre la paziente era anestetizzata ed esitò in una gravidanza. Il ricorso a questa tecnica aumentò gradatamente e discretamente nel corso degli anni, e nel 1953, Jerome Sherman segnalò la nascita del primo bambino derivante da un’inseminazione con seme congelato in azoto liquido. Nel 1960 l'americano Jerome Sherman continuò i suoi esperimenti. L’accettazione della tecnica fu comunque lenta: solo i cambiamenti culturali profondi degli anni sessanta, insieme a un atteggiamento più aperto nei confronti della sessualità che si è resa indipendente dalla procreazione grazie alla diffusione dei metodi anticoncezionali, indussero un mutamento radicale nei confronti dell’inseminazione con seme di donatore. Alla fine degli anni ‘70 la procreazione si è resa autonoma dalla sessualità attraverso l’intervento medico nel concepimento difatti nel 1978 nacque Luise Joe Braown la prima bambina in provetta tramite la fecondazione in vitro (FIVET) per le tube di falloppio chiuse della madre. La tecnica fu sviluppata nel Regno Unito da Patrick Steptoe e Robert Edwards, e per la quale Edwards ha ottenuto il Premio Nobel per la medicina nel 2010. Un altro padre di dei bambini in provetta è il dottor Jacques Testart, che nel 1982 in Francia condusse il concepimento di Amandine.
Vincenzo Abate fa nascere, a Napoli, Alessandra Abbisogno nel gennaio del 1983, ma con la collaborazione di un'équipe australiana lui ha il primato di aver fatto nascere la prima bambina europea “continentale”; mentre, la prima bambina «tutta italiana» Eleonora Zaccheddu, viene al mondo a Palermo, nel maggio del 1984, alla clinica universitaria diretta da Cittadini.
Dal congelamento di embrioni nacque nel 1984 a Melbourne, in Australia  la prima bebè venuta dal freddo, Zoe. Mentre nel 1997 dal congelamento di ovociti  nasce Elena da ovulo congelato e mediante ICSI; sempre nel 1997 è nato in Italia il primo bambino concepito da uno spermatozoo e un ovocita entrambi congelati. Carlo Flamigni dell’Università di Bologna è il terzo polo di primati e ricerche di avanguardia per le nascite da record dei figli in provetta dal 1984. Da allora si è occupato di ricerche sul congelamento di embrioni e di ovuli, di gravidanze in donne in menopausa, di problemi etici legati a queste tecniche, optando per un approccio laico al problema, anche come membro del Comitato Nazionale di Bioetica. Severino Antinori ginecologo eretico, laureatosi alla Sapienza di Roma attualmente lavora a Roma nel suo centro R.A.P.R.U.I. ("Ricercatori Associati per la Riproduzione Umana e l'Infertilità di Coppia"), vanta ottime percentuali di successo nella sua casistica, Nel1989 inizia a sperimentare la fecondazione in vitro anche alle donne che hanno già raggiunto la menopausa: con il suo aiuto nel 1994 Rossana Della Corte, a 63 anni, rimane incinta ed è - a tutti gli effetti - la partoriente più anziana del mondo. Nell'inizio del 1998 si avvicina agli studi sulla clonazione umana, intravvedendo in questa una possibilità per le coppie sterili. Nel 2002 annuncia di aver usato la clonazione per indurre la gravidanza in tre donne: la nascita del primo dei tre bambini clonati era prevista per il gennaio 2003.
Dopo la proibizione della legge 40/2004 sono circa 4000 le coppie italiane che nel 2011 si sono spostati verso altri centri dell’UE ed extraeuropei per cercare di dare una risposta al desiderio di avere un bambino provocando il turismo procreativo. Più di 2000 coppie all’estero per l’eterologa, almeno 32 le richieste di maternità surrogata di nostri concittadini nei paesi in cui è permessa.
Dopo la proibizione della legge 40/2004 : la legge è  stata per ben 28 volte 'sotto processo' di fronte a tribunali ordinari, Corte europea dei diritti dell'uomo e Corte costituzionale italiana.

I primi a tentare di combattere la legge 40 furono i Radicali italiani già nel 2004, che si fecero promotori di un referendum abrogativo. Il 12 e 13 giugno 2005 si tenne il voto, ma non si raggiunse il quorum: si espresse solo il 25,9% degli aventi diritto.

Da lì in avanti fu uno stillicidio di sentenze e controsentenze: il 3 maggio 2004 intervenne il tribunale di Catania sul divieto di diagnosi preimpianto, su ricorso di una coppia portatrice di beta-talassemia. La decisione in questo caso conferma una lettura restrittiva della legge 40, rigettando la domanda.

Il tribunale Cagliari, il 29 giugno 2004, si pronuncia sull'accesso all'interruzione di gravidanza a seguito di gravidanza ottenuta con tecniche di procreazione medicalmente assistita, affermando che non c'è differenza tra gravidanza da procreazione medicalmente assistita e gravidanza naturale.
Nel 2005, sempre il tribunale di Cagliari solleva questione di legittimità costituzionale relativamente al divieto della norma diagnosi preimpianto. Ma la Corte Costituzionale, il 9 novembre 2006, dichiara manifestatamente inammissibile la questione, senza entrare nel merito delle motivazioni.

Ancora una decisione del tribunale di Cagliari, il 24 settembre 2007, definisce ammissibile la diagnosi preimpianto. Con un'ordinanza del 17 dicembre 2007, il tribunale Firenze 17 fa la stessa cosa e ammette la crioconservazione degli embrioni sovrannumerari.

Il Tar del Lazio, con sentenza del 21 gennaio 2008, annulla per eccesso di potere le linee guida sulla legge 40 laddove si afferma che ogni indagine relativa allo stato di salute degli embrioni creati in vitro dovrà essere di 'tipo osservazionale'. Solleva poi la questione di legittimità costituzionale sul limite di creazione di 3 embrioni e di crioconservazione.

Alla questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tar del Lazio, seguono due ordinanze: quella del tribunale di Firenze del 12 luglio 2008, con dubbio di legittimità costituzionale sugli stessi due punti della norma e su quello che prevede l'irrevocabilità del consenso, da parte della donna, all'impianto in utero degli embrioni creati. Sempre Firenze il 26 agosto 2008 solleva questione di legittimità costituzionale, fra gli altri, sull'aspetto legato al limite di 3 embrioni e al loro unico e contemporaneo impianto

La sentenza della Corte Costituzionale del 1 aprile 2009 dichiara l'illegittimità costituzionale di alcune parti della norma, cancellando il limite dei 3 embrioni producibili e l'obbligo di contemporaneo impianto di tutti gli embrioni prodotti, confermando la deroga al divieto di crioconservazione previsto per la tutela della salute della donna e degli embrioni stessi. Il tribunale di Milano emana poi un'ordinanza il 6 marzo 2009 e una il 10 marzo 2009, in cui si solleva dubbio di legittimità costituzionale sull'irrevocabilità del consenso e sulle norme relative all'uso degli embrioni sovrannumerari ai fini della ricerca.

E' la volta del tribunale di Bologna, che il 29 giugno 2009 dà piena applicazione della sentenza della Consulta dello stesso anno e dispone l'applicazione della diagnosi preimpianto di un numero minimo di 6 embrioni e il trasferimento in utero dei soli embrioni sani. Viene disposta la crioconservazione degli embrioni sovrannumerari. Ma è il tribunale di Salerno, con ordinanza del 9 gennaio 2010, che per la prima volta riconosce a una coppia non sterile in senso tecnico la possibilità di accedere alla Pma in deroga a quanto previsto dalla legge. Sempre Salerno, a luglio 2010, questo viene ordinato per la seconda volta.

Torna a pronunciarsi la Corte costituzionale l'8 marzo 2010, confermando la sentenza 151 del 2009; poi, il tribunale di Firenze a settembre 2010 solleva dubbio di costituzionalità sul divieto di eterologa, così come il tribunale di Catania nell'ottobre dello stesso anno e il tribunale di Milano nel febbraio 2011. la Corte Costituzionale ha sostanzialmente evitato un delicato pronunciamento su un così importante argomento di bioetica, invitando i giudici ordinari a rivalutare la questione alla luce della recente ( 3 Novembre 2011 ) sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. La decisione di Strasburgo, difatti, aveva stabilito che impedire per legge, alle coppie sterili, il ricorso alla fecondazione in vitro eterologa non costituisce alcuna violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.  Nel 2012 la Corte Costituzionale ordina la restituzione degli atti ai tribunali alla luce della sopravvenuta sentenza della Grande Camera del 3 novembre 2011. E' la volta della Corte europea dei diritti dell'uomo: il 28 agosto 2012 che condanna lo Stato italiano per violazione dell'articolo 8 della Carta Edu.

Il tribunale di Cagliari, il 9 novembre 2012 dispone per la prima volta che la diagnosi preimpianto venga eseguita in una struttura pubblica. Il tribunale di Firenze solleva nuovamente nel 2013 questione di legittimità costituzionale sull'uso degli embrioni in ricerca e sull'irrevocabilità del consenso, mentre il tribunale di Milano (29 marzo 2013) sul divieto di eterologa, così come il tribunale di Catania il 13 aprile 2013 e il tribunale di Firenze il 22 aprile 2013.

Infine, il tribunale di Roma dispone, con ordinanza del 26 settembre 2013, l'immediata applicazione della sentenza della Corte Edu che aveva condannato l'Italia per violazione dell'articolo 8 Carta Edu e con ordinanza del 14 gennaio 2014 solleva dubbio di costituzionalità sul fatto che l'accesso alle tecniche di Pma sia limitata alle sole coppie infertili. Il 9 aprile 2014 finalmente arriva la decisione della Corte Costituzionale o Cosulta che afferma Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale, dichiarando l’illegittimità della norma (articoli 4, commi 1, 3 e 9  e art. 9  e art. 12, comma 1 della legge 40/04) che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta.

ma cosa cambia nella legge 40/'04
 il divieto di fecondazione assistita eterologa, previsto dall'art. 4 comma 3 della legge, che riportava: «È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo». Cadono anche, di conseguenza, i due incisi che recitano entrambi «in violazione del divieto di cui all'art. 4, comma 3», cioè del divieto di eterologa, previsti nei commi 1 e 9,
dell'art. 9, che resta ovviamente immutato per le altre parti e per i suoi contenuti, compreso il divieto di disconoscimento di paternità in caso di eterologa.
 Incostituzionale, infine, anche l'art. 12 comma 1 sulle sanzioni: «Chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente, in violazione di quanto previsto dall'articolo 4, comma 3, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300mila a 600mila euro».

Antinori: sì eterologa un trionfo, noi siamo pronti
Esulta invece il ginecologo Severino Antinori, uno dei "padri" della fecondazione assistita in Italia. «È un trionfo, una vittoria della Costituzione contro una legge barbara che per dieci anni ha afflitto migliaia di coppie e anche di ricercatori come me, vessati e indagati, una vittoria del diritto alla procreazione» dichiara all'Agi dopo la sentenza della Consulta che sdogana definitivamente la fecondazione eterologa. «Noi a Milano siamo già pronti a praticarla - spiega Antinori - sarà una svolta rivoluzionaria per le coppie: fino a oggi se uno dei due partner era sterile erano costretti ai "viaggi della speranza" all'estero, oggi possono venire nei centri italiani, usufruire di tecniche all'avanguardia, che noi abbiamo messo a punto già anni fa ma che non ci hanno fatto utilizzare per colpa di una legge medievale e oscurantista».

Purtroppo rimane ancora molto per essere alla pari delle altre evolute sorelle dell' Unione Europea , cosa rimane ora in piedi della norma? Il divieto di accesso alle tecniche di fecondazione assistita per i single e le coppie dello stesso sesso,il divieto di accesso alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche,  il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e revoca del consenso, su cui dovrà pronunciarsi sia la Consulta che la Grand Chambre della Corte europea per i diritti dell’uomo il prossimo 18 giugno 2015.

 1.2.2.  La fecondazione eterologa
Si parla di fecondazione eterologa quando uno dei due gameti che vanno a formare l’embrione proviene da un donatore esterno alla coppia. Può trattarsi di ovocita femminile o di seme maschile.
Esistono varie tecniche[20]:
  • la crioconservazione: attraverso l’ibernazione in azoto liquido: essa è utilizzata per la conservazione  in Banche di spermatozoi, ovociti ed embrioni umani;
  • la diagnosi pre–impianto: consiste nell’effettuare su una cellula dell’embrione (mentre si trova nello stadio di 6 – 8 cellule) un test genetico per verificare la presenza di malattie ereditarie in caso di coppie a rischio; attualmente sono 90 le malattie individuabili tramite diagnosi pre–impianto. Essa viene utilizzata anche per la selezione eugenetica, attraverso la quale vengono scelti i gameti o gli embrioni in base a caratteristiche fisiche e psicologiche  richieste: sesso, colore degli occhi e dei capelli, etc;
  • IAD (inseminazione artificiale con donatore): si effettua in caso di sterilità dell’uomo. La tecnica consiste nell’introdurre lo sperma di un donatore, mediante tecniche di micromanipolazione, nella cervice uterina durante il periodo dell’ovulazione, ottenendo così una fecondazione intracorporea nel grembo della madre;
  • ZIFT (Zigote Intra-Falloppian Transfer): la fusione tra spermatozoo e ovulo avviene in provetta e l’embrione ai primissimi stadi di sviluppo viene trasferito nelle tube.
  • - IPS (Intra Peritoneal Fertilisation): gli spermatozoi vengono introdotti nella cavità peritoneale nel giorno successivo all’inizio dell’ovulazione. 
  • trasferimento della cellula uovo: si effettua in caso di sterilità della donna, la tecnica consiste nel prelevare gli ovociti da una donatrice stimolata con ormoni di cui non si conosce l’identità, si fecondano con lo sperma dell’uomo tramite fecondazione extracorporea (FIVET(Gamete Intrafalloppian Transfer):(Fecondazione in vitro e trasferimento dell’embrione): la fecondazione avviene in provetta, dove gli spermatozoi vengono a contatto con l’ovocita. L’embrione così ottenuto viene trasferito nell’utero. E’ stata la prima tecnica di fecondazione artificiale ad essere stata messa a punto ed è attualmente la più diffusa./ICSI(Intracytoplasmatic sperm injection): iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo. Consiste nell’introdurre lo spermatozoo direttamente all’interno dell’ovocita. Nel 1995 in Francia è nato il primo bebé concepito con una variante di questa tecnica: anziché utilizzare uno spermatozoo maturo è stata utilizzata una cellula germinale immatura, uno spermatide. ) in vitro e si introduce l’ovocita fecondato nella donna ricevente (madre),  che porterà a termine la gravidanza;
  • trasferimento dell’embrione: si effettua in caso di sterilità di entrambi i membri della coppia. La tecnica: si effettua con gli ovuli di una donatrice e lo spermadi un donatore. Mediante tecniche di micromanipolazione, si inserisce l’embrione nella cervice uterina della donatrice durante il periodo dell’ovulazione, ottenendo così una fecondazione intracorporea. Si estrae in vitro - metodo FIVET/ICSI (iniezione intracistoplasmatica di spermatozoi in vitro con trasferimento in utero) - e una volta fecondato, si trapianta nelle prime fasi dello sviluppo dell’embrione nell’utero della ricevente (madre), che porterà a termine la gravidanza;
  • maternità surrogata si effettua in caso di grave alterazione dell’utero della donna. Ci sono 2 tipi di maternità surrogata:
  •  
    1. maternità surrogata tradizionale: nella quale una donna dona il suo ovocita, l’ovocita fecondato è surrogato attraverso la fecondazione extracorporea (in vitro FIVET) con lo sperma del padre o di un donatore di sperma, l’embrione viene reintrodotto nel grembo della donna donatrice che porterà a termine la gravidanza. Tale tipo di maternità è ormai in disuso in quanto essendo la donatrice sia madre biologica sia colei che porta avanti la gravidanza potrebbe avanzare tutti i diritti di madre sul bambino/a;
2.    maternità surrogata gestazionale: oggi la maternità surrogata tradizionale è stata sostituita dalla maternità surrogata gestazionale. Tale tecnica consiste nell’utilizzare ovociti e spermatozoi, solitamente della coppia, e la fecondazione intracoroprea avviene nel corpo della madre; tramite il Vitro (FIVET) avviene il trasferimento nel corpo della "donna portatrice", che fungerà solo da madre di sostituzione, portando a termine la gravidanza senza poter avanzare alcun diritto.

3. autofecondazione: ultimamente è stata fatta una scoperta dagli scienziati inglesi dell'Università di Newcastle, “la donna potrà, in futuro, fare ameno degli uomini anche per fare i figli, parliamo diautofecondazione”: dalle cellule staminali del midollo osseo femminile, si è riuscito a produrre gli spermatozoi. La scoperta è pubblicata sul "New Scientist": il dottor Karim Nayernia, è certo che entro tre anni di esperimenti, avremo lo sperma maturo, capace di fertilizzare gli ovuli: i ricercatori hanno lavorato sui topi di laboratorio, bombardando le staminali del midollo osseo di vitamina A e composti chimici, arrivando così ad un primo stadio immaturo di spermatozoi. Secondo gli studiosi, questo rappresenta un grande passo nella lotta contro l'infertilità, c'è solo un particolare da sottolineare, ovvero che i nuovi nati sarebbero solo di sesso femminile, in quanto nella riproduzione rientrerebbe solo il cromosoma X (quindi XX) femminile e non il cromosoma Y(XY maschile), prettamente maschile. Questa cosa potrebbe essere molto importante per le coppie omosessuali femminili, in quanto potrebbero avere figli con il corredo cromosomico di entrambe. Ciò potrebbe portare a sconvolgere le intere teorie psicoanalitiche psicologiche pedagogiche etc.

Dopo la proibizione della legge 40/2004, sono circa 4000 le coppie italiane che nel 2011 si sono spostate verso altri centri europei ed extraeuropei per cercare di dare una risposta al desiderio di avere un bambino, dando vita al turismo procreativo. Più di 2000 coppie sono migrate all’estero per la fecondazione eterologa, di cui almeno 32 per la maternità surrogata, nei paesi in cui è permessa.

Tabella 1: numero di trattamenti per paese
PAESE
ETEROLOGHE
Spagna
950
Svizzera
630
Belgio
110
Grecia
60
Austria
12
Gran Bretagna
11
Tot.
1773

(Dati della quarta indagine dell’Osservatorio sul Turismo Procreativo 2011).

Purtroppo, una cattiva informazione della Legge 40/2004, e delle  successive modifiche della Coorte Costituzionale, ha indotto le persone ha effettuare anche tecniche di fecondazione omologa all’estero. Il turismo procreativo generatosi verso altri Paesi ha aggravato il quadro economico del Paese complice, anche, il fattore “pregiudizio”, che ha costretto molti italiani a scegliere di  rimanere nel Paese dove ha condotto la fecondazione eterologa. Inoltre, la possibile esposizione a condanne in patria per gli italiani che abbiano fatto ricorso a questa pratica induce molte cliniche/agenzie a non rivelare i dati sul numero dei pazienti italiani, ma a rispondere affermativamente in maniera generica: “abbiamo pazienti italiani”. Oppure, come ha risposto una clinica statunitense: “Non possiamo dichiarare il numero esatto di coppie italiane che abbiamo seguito, ma abbiamo notato un aumento del 100% di coppie e single provenienti dall’Italia per fecondazioni omologhe ed eterologhe”.

Esiste una mappa di cosa è possibile fare in altri Paesi[21]:
Spagna: fecondazione eterologa, donazione di gameti, embrioni e ovociti. Sia le coppie, sia i single che le lesbiche.
Svizzera. Possono avvalersi di un donatore solo le coppie sposate, e solo per il seme.
Repubblica Ceca. La legge consente la donazione di gameti sia maschili che femminili, e anche quella di embrioni.
Belgio. La legge consente di donare gameti maschili e femminili ed embrioni. Per pazienti infertili e donne single.
Grecia. La legge consente a persone sposate, o anche solo conviventi, di accedere a donazione di seme, di ovociti e all’embriodonazione. In realtà anche a single separati, ma con l’autorizzazione del marito.
Austria. E’ possibile ricorrere alla donazione di gameti maschili, ma non di quelli femminili.
Gran Bretagna. La fecondazione eterologa è consentita anche alle single e alle lesbiche.
Danimarca. Si possono ricevere dal donatore sia il seme sia gli ovociti, ma non gli embrioni. Possono accedere a questi trattamenti: le coppie sposate, i conviventi, le single, anche lesbiche.
Ungheria. La donazione di gameti è consentita, ma soggetta a notevoli restrizioni.
Russia. E’ consentita la fecondazione eterologa.
Olanda, Svezia e Finlandia. La fecondazione eterologa è possibile anche per le single e le lesbiche.
Dalla cronaca rosa italiana di questi giorni è giunta notizia che Francesca Vecchioni, figlia del famoso cantante Roberto Vecchioni, ha sposato a Milano con rito civile Alessandra Brogno il 18/09/2012; Francesca e Alessandra hanno 2 bambine nate dalla fecondazione eterologa praticata in Olanda e ora sono tra le prime 4 coppie gay unite civilmente.

4.2.3. La legge in Italia e l’Europa
I paesi dell’Unione Europea, secondo la Corte Europea, decidono autonomamente riguardo alla fecondazione eterologa. I Paesi dell’UE, a tal proposito, si sono dimostrati molto tolleranti e aperti al rispetto della vita e della scienza, senza alcuna forma discriminatoria di genere, seguendo il desiderio della singola persona, incrementando le nascite. Con regole molto più restrittive risulta essere solo l’Italia. In Italia, prima della rigida legge 40/2004, si effettuavano fecondazioni eterologhe sin dagli anni ’50, aiutando persone sterili o single che avevano il desiderio di avere un figlio, di realizzare il proprio sogno. A seguito del rapporto della Commissione, Santosuosso, Ministro della Sanità, nell’84, vietò l’eterologa nella strutture pubbliche, aprendo la strada, di fatto, a quelle private. Una scelta che ha avuto conseguenze discriminatorie, in quanto, la fecondazione eterologa è divenuta accessibile solo a coloro che possono sostenere i costi praticati nelle cliniche private. Nonostante ciò, si calcola che in Italia siano circa 35.000 i bambini nati dalla donazione di gameti. Quanto ai rischi di Far West, di cui i difensori dei divieti sembravano tanto preoccupati, è evidente che la decisione della circolare Degan, non ne teneva un gran conto, affidando le coppie unicamente alle strutture private, disinteressandosi dell’etica deontologica. La circolare Degan del 15 giugno 1988, anche se si era un po’ aperta, non aveva raggiunto appieno l’apertura globale degli altri paesi dell’UE. Ad es. permetteva alle donne di fare l’inseminazione artificiale nei casi di vedove con spermatozoi di mariti post mortem e riconosceva l’infertilità come malattia.
In seguito, la legge del 19 febbraio 2004, n°40[22], quando alla  Presidenza del Consiglio c’era il cavaliere Silvio Berlusconi (XIV magistratura - 2001-2006), fece passi indietro vietando la fecondazione eterologa.
Si riportano alcuni articoli della legge:
art. 1. Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall’infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito.
Art. 2. Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità.
art. 4. co. 3. È vietata la fecondazione eterologa cioè con donazione di materiale genetico da parte di una persona estranea alla coppia.
art 5. L’accesso all’omologa è consentito solo alle coppie coniugate o conviventi, non ai gay, ai single, alle “mamme-nonne” e alla fecondazione post mortem.
Art 8, co. 1. I bambini nati da PMA sono a tutti gli effetti figli legittimi.
Art 9. Vieta il disconoscimento paterno e l’anonimato della madre. (co. 1) Il padre non può disconoscere il bambino se prima l’ha riconosciuto come figlio nella fecondazione eterologa. (co. 2) la madre non può mantenere l’anonimato. (co. 3) nel caso di fecondazione eterologa il donatore di gameti non può far valere alcun vincolo di parentela con il bambino.
Art 12, co. 6. Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni, o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
Art.13. È vietata qualsiasi sperimentazione sull’embrione sia a livello di: ricerca, eugenetica, clonazione e produzione di ibridi e chimere.
Art.14, co. 1. No al congelamento di embrioni.
art.14, co. 2. È possibile produrre non più di 3 embrioni per volta.[23]
art 14, co. 3. Qualora il trasferimento nell'utero degli embrioni non risulti possibile per grave e documentata causa di forza maggiore, relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento della fecondazione, è consentita la crioconservazione degli embrioni stessi, fino alla data del trasferimento, da realizzare non appena possibile.
art. 16. È consentita l’obiezione di coscienza al personale sanitario e esercente le attività sanitarie.
In Italia, ci furono i referendum abrogativi del 2005, distinti in quattro quesiti, sullalegge 19 febbraio 2004, n. 40, "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita". Essi si tennero il 12 e 13 giugno 2005 e non raggiunsero il quorum. Le proposte erano:
  • garantire la fecondazione assistita non solo alle coppie sterili ma anche a quelle affette da patologie geneticamente trasmissibili tramite la fecondazione eterologa;
  • eliminare il limite di poter ricorrere alla tecnica solo quando non vi sono altri metodi terapeutici sostitutivi;
  • garantire la scelta delle opzioni terapeutiche più idonee ad ogni individuo;
  • dare la possibilità di rivedere il proprio consenso all'atto medico in ogni momento;
  • ristabilire il numero di embrioni da impiantare.
Il 2 aprile 2009 la Corte Costituzionale cancellò alcune parti fondamentali della legge 40/2004[24], senza modificarla nella sostanza:
Art 14, co. 1, cancella il divieto di crioconservazione.
Art. 14, co. 2, cancella l’obbligo d’impianto e il limite di 3 embrioni, ma quanti sono necessari.
Nel lungo dibattito della bioetica, intervengono due correnti di pensiero: quella laica e quella cattolica[25].


Bioetica laica
Difende il principio di “disponibilità” della vita. Sostiene che non è importante la vita “in quanto tale”, ma la sua qualità; e che l’unico soggetto e giudice della propria vita è l’uomo stesso.
Accettano totalmente l’aborto e la fecondazione di tipo eterologa.
Sono aperti alle varie tecnologie connesse alla sfera riproduttiva.


Bioetica cattolica
Difende il principio di sacralità della vita.
Sostiene che l’uomo non è autore dell’origine della propria vita e quindi non ne è l’assoluto proprietario.
Proibiscono l’aborto e l’eterologa in tutte le sue forme.
Non permettono di manipolare l’embrione per fini sperimentali o riproduttivi.

La legge italiana è sempre stata un po’ controversa, l’art. 9 ad es.  sancisce: “Qualora si ricorra a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo in violazione del… il coniuge o il convivente… non può esercitare l’azione di disconoscimento della paternità”. Chi fa le leggi sa già che possono essere aggirate, in quanto, all’estero per fare l’eterologa continueranno ad andare coppie e single con o senza il permesso.  Sul piano discriminatorio, l’art 5, dice che l’accesso all’omologa è consentito solo alle coppie coniugate o conviventi; no ai gay, ai single, alle “mamme-nonne” e alla fecondazione post mortem. Ora, la legge commette il più grande atto discriminatorio impedendo a qualunque persona di fare una scelta sessuale libera, individuale o la possibilità di avere un figlio anche in tarda età, magari quando una persona si è realizzata personalmente e professionalmente. Inoltre, il fatto che vieti alla scienza di sperimentare sugli embrioni, che a mio avviso non possono avere già uno statuto di persona, lo Stato Italiano, pregiudica la salute di molti cittadini, perché per via di embrioni e tessuti embrionali stanno cercando di scoprire la cura di molte malattie. Prendiamo in considerazione le uniche argomentazioni emerse nel dibattito parlamentare. La prima riguarda il diritto del figlio a conoscere il proprio patrimonio genetico, che verrebbe negato dall’anonimato dei donatori o comunque per una questione di principio, collegata all’identità dell’individuo, perché nel mondo l’individuo potrebbe innamorarsi di fratelli e sorelle che non sa di avere. Alcune legislazioni europee si pongono questo problema, che ha anche una sua valenza pratica, ad esempio in casi in cui sia necessario individuare il corredo genetico a fini terapeutici. L’accesso al minore di conoscere l’identità del padre biologico è consentito: all’età di 14 anni in Svezia, Spagna, Gran Bretagna, Austria e Germania e anche in Francia, vi si può accedere per ragioni esclusivamente sanitarie; In Olanda all’età di 16 anni e in Finlandia all’età di 18 anni. La religione Cattolica non concepisce l’eterologa e questo è motivo di freno per tanti italiani che preferiscono il tradizionale adulterio che non l’adulterio attraverso l’eterologa. Il Papa Karol Józef Wojtyła[26], che è stato pontefice durante il governo Berlusconi, al momento della promulgazione della legge 40/04, si espresse così nei confronti della fecondazione eterologa, sottolineando come: “la Chiesa non può soffermarsi ad una lettura in chiave esclusivamente giuridica o logico-razionale di alcuni problemi della nostra società, ma deve tener sempre presenti e tutelare i principi dell'ordine etico e religioso, o della sessualità omosessuale”, ch'egli considera "oggettivamente disordinata”. Mentre, Papa Ratzinger si esprime cosi: La Chiesa presta molta attenzione alla sofferenza delle coppie con infertilità, ha cura di esse e, proprio per questo, incoraggia la ricerca medica. La scienza, tuttavia, non sempre è in grado di rispondere ai desideri di tante coppie. Dove, dunque - aggiunge -, la scienza non trova una risposta, la risposta che dona luce viene da Cristo”. Secondo Papa Ratzinger [27]: “Il matrimonio è l'unico luogo degno per generare figli”.Conseguentemente, la fecondazione eterologa e l’inseminazione artificiale – secondo Ratzinger – sarebbero metodiche da non considerare ai fini della procreazione. Se ne deduce, pertanto, che i figli nati in tal modo sarebbero figli “indegni”. Fin dal vecchio Testamento, la moglie di Abramo, Sara, che non riusciva ad avere figli, scelse la schiava Agar come sostituta e la mise lei stessa nel letto del marito. Così, nacque Ismaele, capostipite degli islamici, figlio di Abramo e di una “madre surrogata”. Ecco l’involuzione italiana e della Chiesa Cattolica.


4.2.4. Sterilità aspetti psicologici
Le coppie che non riescono ad avere figli, il più delle volte, si recano all’estero per praticare le tecniche di PMA. Tali difficoltà possono essere associate a cause mediche e, soprattutto psicologiche. In tali centri, solitamente, è di prassi fare colloqui psicologici.
Gli psicologi sostengono che esistono due tipi di sterilità[28]:
1.    quella psicogena, è la sterilità alla cui origine si possono porre disturbi emozionali cronici e problemi psicosociali;
2.    quella idiopatica, è la sterilità dovuta a cause non conosciute.
Un errore che si potrebbe commettere, riguardo alla sterilità psicogena, è di confondere le cause con gli effetti. Se molti autori ritengono che la componente psicoemozionale possa incidere sulla fertilità attraverso il sistema neurovegetativo e neuroendocrino, è anche vero che le presunte cause di infertilità possono esserne in realtà gli effetti: frustrazione, senso di inadeguatezza e di perdita, depressione; inoltre, sono frequenti i conflitti interni, correlati al desiderio di avere un figlio. Da un punto di vista psicologico la sterilità è una condizione umana, un sintomo, un messaggio che il corpo invia;  Può accadere che la donna sterile possa soffrire non per la propria sterilità, ma per la pressione sociale che essa comporta, quindi perdere di vista sé stessa, ciò la porta ad affidarsi alle tecniche di PMA.  Per ogni persona concepire un figlio è più di un puro istinto, è legato al desiderio, al significato dato alla coppia e alla famiglia, ai propri vissuti rispetto al ruolo di padre e madre. La coppia non sempre accetta di buon grado l’infertilità. Inizialmente essa può attivare: sorpresa, negazione, rabbia, che può portare all’isolamento, suscitare vergogna, colpa, dolore fino a diventare depressione ed, infine, rassegnazione. Tale crisi si ripercuote a livello individuale, di coppia e nelle famiglie di origine. La crisi che ne deriva potrebbe minare il rapporto di coppia che non riesce a diventare famiglia.  Nella donna, in particolare, la sterilità è legata a paure inconscie a sensi di colpa o ad ansia eccessiva. La donna attraverso la procreazione dà a se stessa la conferma della propria identità femminile, sentendosi completa e confermata nei confronti delle altre madri, come se entrasse in un mondo diverso, quello genitoriale. Quando, invece, vive l’infertilità[29] il frutto del retaggio culturale, ovvero, l’ autostima, il rispetto, la vergogna, il senso di colpa, l’incompletezza, la disconferma possono divenire un serio problema che potrebbe portarla o a concentrarsi ad avere un figlio a tutti i costi - in modo più sofferto, in quanto non vivrebbe più la quotidianità -, oppure a chiudersi in se stessa per vivere il suo lutto.  Nell’uomo la sterilità è legata essenzialmente allo stress quotidiano e colpisce gli individui con personalità più attive ed estroverse che passive ed introverse. Questo, proprio perché la persona attiva ed estroversa ha maggiori possibilità di stressarsi, ad es: è coinvolto professionalmente, nella famiglia e con la propria donna; è sempre di corsa e non ha un momento per se stesso. Anche nell’uomo il retaggio culturale può essere un problema: l’uomo, difatti, cresce con l’idea di procreare e di potenza sessuale. Già da piccolo, i genitori lo hanno sempre incentivato ai rapporti sessuali e le gare con gli amici da adolescente lo portano a pensare alla sua potenza sessuale; pertanto, la difficoltà generativa potrebbe originare un senso di inadeguatezza e menomazione.
A livello di coppia l’infertilità sbilancia gli equilibri costruiti fino a quel momento, modificando le dinamiche esistenti in due modi: o sostenendosi reciprocamente, o facendo riemergere vecchi conflitti. La sterilità potrà essere vissuta come un tradimento del patto coniugale, generando forti sensi di colpa da parte di chi si sente responsabile o scaricando le proprie colpe sul compagno/a perché non le accetta su di sé, ad es. “è colpa tua se non riesco, tu mi stressi”. Questo genera: a breve termine atteggiamenti protettivi nell’altro/a per paura di ferirlo e di farlo sentire a disagio davanti ad altri, a lungo termine veri e propri sensi di colpa nel compagno/a fertile. Un’area che potrebbe risultare compromessa nella relazione di coppia è quella sessuale: in alcune coppie si manifesta un calo del desiderio sessuale, oppure si presentano altri disturbi correlati quali, ad esempio: l’anorgasmia nelle donne e difficoltà erettive nell’uomo. Questo può provocare reazioni tipo: trovare “altri partner amanti”, oppure la coppia dovrà riscoprire la sessualità come atto spontaneo, come un’occasione di reciproco scambio affettivo e di piacere - altrimenti il letto diventerà un luogo da evitare in quanto evocatore di conflitti, rabbie e frustrazioni. La mancata generatività della coppia, pertanto, può creare una delusione a livello intergenerazionale, minacciando la nascita di quei ruoli che un figlio avrebbe permesso (nonni, zii, cugini).Il nipote mancato per i nonni può anche riattivare vecchi conflitti, e suscitare disinteresse o risentimento, e ingenerare delle differenze tra fratelli e sorelle. Se la coppia, invece, riesce a costruire e mantenere con le famiglie di origine buoni rapporti, potrà parlare apertamente delle proprie difficoltà, e potrà ricevere affetto, comprensione e sostegno. Le coppie che non riescono ad avere figli a questo punto cercano altre strade come la fecondazione omologa o eterologa.  In questi casi è utile fare un percorso psicologico o pedagogico per essere sostenuti durante il percorso di sterilità e successiva gravidanza. E’ importante capire che la sterilità non è una malattia, ma un sintomo, e che esistono altri percorsi che una donna può seguire (affidamento, adozione oppure la PMA). La coppia deve necessariamente capire e cambiare i suoi sentimenti, pensieri e comportamenti per poter vivere serenamente sia il rapporto, sia un eventuale genitorialità.


4.2.5.“Sono una single e voglio un figlio a tutti i costi” aspetti psicologici e sociali
Da qualche anno nei paesi dell’UE sta dilagando la moda della madre single per scelta, ovvero senza una relazione sentimentale fissa e stabile. Anche in Italia si sta diffondendo tale fenomeno, a darci dati certi è la clinica Manciagalli di Milano, che nel2011 ha registrato tra le partorienti l’11 % dei casi in cui al momento del parto le donne hanno dato al bambino il proprio cognome. Stiamo parlando di donne sole che nei paesi dell’UE si affidano alle tecniche di fecondazione eterologa per poi tornare in Italia per il parto. Tali donne sono, spesso, come è facile intuire: benestanti, in carriera, indipendenti libere e autonome. Abbiamo detto che molte donne quando scatta l’ora biologica, scatta in loro la voglia del bambino: per sentirsi vive, complete, desiderate e accettate. Tali tipi di donne sradicano completamente l’idea di famiglia come nucleo centrale. Il cognome che da secoli è stato sempre il fulcro d’identità di appartenenza di un figlio, oggi, quasi come una rivalsa, le donne si rendono conto che un figlio appartiene anche a loro e possono fare a meno degli uomini, spesso assenti. Le donne di oggi sono emancipate, non stanno più dietro i fornelli; i figli non vengono a caso, ma sono desiderati perché rappresenta il loro progetto di vita[30] e, comunque, sono certe che saranno amati al punto giusto, non viziati solo perché manca un padre, perché esse sono impegnate con la carriera professionale e con la cura di sé. Sono stimolate nell’amare e farsi amare. Difatti, molte dopo aver avuto un figlio trovano un compagno perché si sentono serene, complete. Tale compagno diviene il padre sociale di questi bambini che, magari, dopo qualche anno vengono da questi adottati.  Nel caso in questione, minore è il rischio di abbandono dei figli da parte delle madri. La libertà e l’indipendenza di cui godono le single le porta ad essere superiori ad eventuali pregiudizi all’interno della società. L’indipendenza però deve essere intesa come dipendenza matura (così definita da Erich Fromm, psicoanalista e sociologo tedesco). Il connubio tra l’autonomia e una sana dipendenza matura con l’altro sesso.



1.3.       La genitorialità sociale
Nel paragrafo sulla famiglia ricostituita e ricomposta ho parlato a lungo sulla transizione della famiglia da nucleare a ricomposta o ricostituita, in questo paragrafo, approfondirò l’aspetto che riguarda il rapporto che si viene a creare tra il genitore sociale e il figlio sociale e la panoramica sul ciclo vitale della famiglia ricomposta.

4.3.1. Il terzo genitore e il rapporto con lui/lei
In seguito alla separazione o al divorzio, il figlio può trovarsi a vivere in una famiglia ricomposta da uno dei genitori o da entrambi. In questi casi il “terzo o il quarto genitore” deve trovare il modo di consacrare un rapporto di parentela che va oltre il legame di sangue, per vivere un quotidiano sereno. Questo per il bambino non deve essere una forzatura, né deve essere motivo di timore di offendere o deludere l’altro genitore biologico, per far ciò, infatti, i genitori biologici con quelli sociali devono, per il bene dei figli, mettere da parte asti, rancori, paure e cercare di avere un rapporto maturo fatto di stima e rispetto reciproco, cercare di imparare a condividere funzioni e responsabilità, e cercare di mantenere tale equilibrio per lo sviluppo armonico di questi. In effetti, abbiamo visto come la genitorialità non è data dal fattore genetico, o di sangue, ma è data da eredità trasmessa nella quotidianità attraverso le parole, i gesti, gli oggetti, i suoni, i sapori, le immagini e che trova nella memoria e nei sentimenti il suo punto di riferimento. Per questo, non vi è bisogno di norme giuridiche o di legami di sangue per instaurare un legame di genitorialità, esso, infatti, si basa esclusivamente sull’affettività e sulla qualità umana dell’adulto che si prende cura del bambino e che sarà determinante per la sua evoluzione. I bambini, di fronte alla presentazione della compagna o del compagno dei genitori, inizialmente come amici, hanno subito la percezione di un legame più forte, le femminucce, in particolar modo, diventano sospettose e attente. L’accettazione di questi “amici” è ben vista se uno dei genitori biologici è poco presente, li fanno entrare nel loro mondo affettivo, li definiscono “l’altro genitore” ma non bisogna mai tradire la loro fiducia. Dire al figlio/a la verità, e far entrare il compagno/a in “punta di piedi”, è il modo migliore per affrontare il cambiamento e per far capire che questa persona è aggiunta alla diade ma il rapporto genitore biologico –figlio sarà sempre esclusivo. Il fatto che il genitore sociale non possa esercitare nessuna autorità legale rende il rapporto molto difficoltoso, chi dovrebbe, invece, facilitarlo sono i genitori biologici.  Secondo Fracescato[1]: i rapporti tra genitori sociali e figli sociali, sono positivi se c’è accordo nella nuova coppia, se c’è poca rivalità con il genitore naturale e se il genitore sociale non tenta di prendere il suo posto. Questo nuovo genitore deve, infatti, giocare un ruolo basato sul lento instaurarsi della fiducia, della stima e dell’affetto.  Per Irène Théry e Meulders-Klein, quattro sono i principali fattori che influenzano la formazione di questo nuovo legame genitoriale: 1) l’età del bambino, se esso ha meno di cinque anni è possibile che nasca una relazione filiale; 2) la frequenza degli incontri con il genitore non affidatario; 3) la qualità della relazione tra il genitore sociale e il genitore biologico convivente; e, infine, 4) le caratteristiche personali di ciascun figlio. Il ruolo del genitore sociale è un ruolo tutto da inventare, esso altera il confine tra due tipi di socievolezza fondamentali che sono la genitorialità e l’amicizia. Siméon afferma che: “il legame che esiste tra il genitore sociale e i figli sociali, non si fonda su un rapporto di filiazione, ma di affiliazione, esso viene legittimato solo al termine del processo di socializzazione compatibile con la funzione educativa”. Questo legame si colloca ai limiti del rapporto genitore-figlio, molto più vicino ad un rapporto di amicizia in cui all’adulto viene riconosciuta una funzione di consigliere. I tratti principali che caratterizzano questo tipo di rapporto sono[2]:
1)      la scelta: non si nasce genitori sociali ma lo si diventa - come non si nasce figli sociali ma lo si diventa - tale status sociale avviene dopo un lungo periodo di scelta e riconoscimento reciproco.  Tale processo non interessa solamente la diade genitore sociale-figlio sociale, bensì l’insieme della costellazione familiare che successivamente al divorzio si deve modificare per integrare il nuovo venuto e la sua parentela;
2)      la libertà: il fatto che tale tipo di rapporto non è riconosciuto dalla legge non è negativo, in quanto, l’eventuale rottura della coppia porrebbe dei limiti alla diade figlio sociale - genitore sociale perché aggiungerebbe l’incertezza all’incertezza al figlio, invece, bisogna giungere alla sola constatazione che si sta bene insieme;
 3)     il riconoscimento reciproco:  ovvero la possibilità di stabilire tra genitore sociale – figlio sociale una relazione di confidenza e di complicità. Tale rapporto nasce solo se il nuovo adulto e i figli si riconoscono vicendevolmente e se entrambi credono nell’importanza della relazione.
Théry Irène e Davernas Marie-Josèphe[3] affermano che due sono le principali circostanze che possono portare alla ricomposizione familiare e, in ognuna di esse, il posto occupato dal nuovo partner assume significati differenti.
Se la ricomposizione avviene in seguito alla morte di uno dei coniugi, o, ad una fecondazione eterologa, ci si aspetta che il nuovo partner assuma il ruolo di “genitore sostitutivo”. In tal caso i figli vedono di buon occhio il posto vacante occupato dalla nuova figura genitoriale, vista anche come educativa. Al contrario, nel caso in cui la ricomposizione è a seguito di una separazione, divorzio o convivenza, il nuovo coniuge o partner del genitore divorziato non dovrà occupare nessun posto vacante, né assumerne le veci, bensì dovrà ritagliarsi uno spazio e un ruolo del tutto nuovo: il genitore- amico, in un’entità famigliare dissociata nella quale il padre e la madre biologici continuano ad esistere.  Nella conquista di questo particolare ruolo di “genitore-amico” e nel processo di formazione di un legame con i figli sociali, il compagno della madre e la compagna del padre devono far fronte a difficoltà differenti. Il ruolo che deve assumere il padre sociale è più simile alla funzione paterna, che alla funzione di madre sociale al ruolo materno. Il padre sociale assume nei confronti del bambino una funzione di mediatore tra lui e la madre, questo non deve creare competizione affettiva nel padre biologico, in quanto il padre biologico sà di avere autorità legale e questo gli garantisce la tranquillità. Al contrario, la madre sociale deve contemporaneamente comportarsi come una madre e non dimenticare mai che non è la vera madre. Ella prende in carico l’organizzazione della casa e, in questa situazione, il rispetto della preminenza del ruolo della madre biologica non è facile da conciliare con la pratica concreta, soprattutto quando c’è disaccordo sulle cure e sull’educazione da dare ai bambini. In sintesi, possiamo affermare che il problema degli uomini è di dover esercitare la loro autorità senza sconfinare in quella paterna; quella delle donne, è di stabilire dei rapporti affettivi che non siano percepiti come un’esclusione o usurpazione del ruolo materno[4]. Il fatto di dover assumere e svolgere sin da subito, contemporaneamente, due ruoli, quello di partner di una coppia e quello di terzo genitore, crea molti problemi. C’è da tenere presente che se il terzo genitore ha delle aspettative nei confronti dei figli sociali, anche questi hanno un loro punto di vista su quello che deve essere il ruolo del partner del genitore in famiglia. Diversi sono i ruoli che il nuovo adulto può ricoprire una volta entrato a far parte del nucleo A. Oliverio Ferraris[5], ne ha individuati quattro:
L’amico: il padre/la madre sociale che riesce a diventare amico/a dei figli del partner, in genere, è il più soddisfatto. Infatti, è più facile che i ragazzi accettino che il nuovo adulto svolga un ruolo di amico, capace di fornire protezione e interessamento aggiuntivi. Tale amicizia, non implica l’andare d’accordo su tutto, ma un rapporto tra persone di età diversa, dove il più grande diventa man mano un punto di riferimento, egli è capace a livello empatico di percepire i sentimenti complessi dei figli sociali. Costruendo il proprio ruolo sull’amicizia, il genitore sociale dà ai figli del partner il tempo di conoscerlo e rispettarlo; inoltre, l’offerta dell’amicizia è da questi ultimi vissuta come meno minacciosa rispetto all’assunzione di un ruolo di guida o di autorità;
Il confidente: Questo ruolo risulta importante con i figli sociali adolescenti, difatti, essi, sentendosi lontani dai genitori biologici, percepiscono il ruolo confidenziale e di complicità resi dal genitore sociale, tale da poter costruire un rapporto di fiducia e stima;
L’altro genitore: tale ruolo viene riconosciuto dai più piccoli quando il genitore biologico è deceduto oppure assente. In tal caso egli diviene il mentore che trasmette abilità, informazioni e saggezza. Oppure, quando nella relazione che dura da anni i figli sociali riconoscono l’altro genitore. Nell’ultimo caso il genitore sociale non deve sostituire quello biologico, ma affiancarlo e, al contempo, deve trattare i figli tutti nello stesso modo e definire il posto e il ruolo, es.: lui è il primo figlio, lui il secondo, lei la terza,  etc., che si tratti di figli solo di lui, solo di lei o di entrambi.
Il modello: I ragazzi hanno bisogno di modelli da imitare. I ragazzi provenienti da diversi modelli culturali e familiari hanno un’ottica diversa da quelli provenienti da famiglie tradizionali, sono più aperti ad affrontare le difficoltà della vita, ciò facilita lo sviluppo della maturità e dell’identità sessuale.
L’autrice A. Oliverio Ferraris[6], indica anche i tratti positivi che dovrebbe presentare il “terzo genitore”. Questo dovrebbe essere empatico, non stare sulle difensive o non reagire in maniera difensiva quando i figli sociali lo mettono alla prova, paragonandolo al genitore biologico, criticandolo o incolpandolo. Dovrebbe evitare di giudicare, essere ben disposto e flessibile, aperto al cambiamento, avere un’identità salda e non assumersi responsabilità che non gli competono.


1.3.2.  Le fasi del ciclo vitale delle famiglie ricomposte
Il percorso evolutivo che la famiglia compie nel corso degli anni, attraverso il passaggio da una fase all’altra, è considerato da Malagoli Togliatti e Telfener [7]come un processo di continua ristrutturazione dei rapporti tra i membri della famiglia. Le fasi sono scandite da eventi naturali che necessariamente portano a dei cambiamenti nell’organizzazione del sistema familiare. Ad ogni tappa la famiglia deve affrontare una situazione di crisi, in quanto, in seguito al cambiamento, le vecchie modalità di funzionamento non risultano essere più idonee, e deve raggiungere una nuova organizzazione familiare in modo ciclico. Secondo McGoldrick M. e Carter E. A.[8], il verificarsi della separazione e del divorzio altererebbero il “normale” evolversi del ciclo vitale della famiglia. Per questo motivo essi affermano che, dal momento della separazione della famiglia unita fino alla eventuale ricostituzione di un nuovo nucleo, da parte di uno o entrambi i coniugi, nuovi stadi del ciclo vitale devono essere percorsi per ristabilire l’equilibrio e consentire l’evoluzione del sistema familiare. Questi autori hanno individuato tre stadi principali, aggiuntivi, con relative sottofasi, che caratterizzerebbero il ciclo vitale delle famiglie coinvolte in un processo di ricomposizione:
1)   Stadio della pianificazione e attuazione del divorzio:
  • Fase della presa di decisione di separarsi: comporta l’accettazione sia dell’incapacità di risolvere le tensioni matrimoniali necessarie per continuare la relazione, sia delle proprie responsabilità nel determinare il fallimento del matrimonio.
  • Fase della pianificazione dello scioglimento del sistema: richiede l’individuazione e l’attuazione di soluzioni a questioni riguardanti la custodia, la frequentazione dei figli, gli aspetti economici ed i rapporti con i parenti, che risultino vantaggiose per tutti i membri del sistema familiare.
  • Fase della separazione: implica il far fronte alla perdita della famiglia unita, l’adattamento alla condizione di single, la disponibilità a mantenere una relazione collaborativa riguardo alla funzione genitoriale, rinunciando però all’attaccamento all’ex-coniuge, e la riorganizzazione dei rapporti con i membri della famiglia estesa.
  • Fase del divorzio: necessita del superamento del dolore, della rabbia, del senso di colpa; l’abbandono delle fantasie di riunificazione e, al tempo stesso, il recupero di speranze, sogni e aspettative legate all’istituzione del matrimonio.

2)   Stadio del “post-divorzio”:
  • Fase dei nuclei monogenitoriali: richiede: al genitore affidatario, un atteggiamento flessibile e la volontà di non ostacolare la frequentazione e la funzione genitoriale dell’ex-coniuge e dei suoi familiari, oltre a ricrearsi una propria rete sociale; al genitore non residente, di trovare il modo di proseguire nel suo compito educativo, di non instaurare un rapporto competitivo e antagonista con l’ex-coniuge ed i suoi familiari.
3)   Stadio della formazione della famiglia ricomposta
  • Fase dell’inizio di una nuova relazione: necessita, da una parte, il superamento del senso di perdita legato al primo matrimonio (divorzio psichico), dall’altra, il reinvestimento nel matrimonio e nella formazione di una nuova famiglia, oltre alla disponibilità a far fronte alla complessità e all’ambiguità che ciò comporta.
  • Fase di concettualizzazione e pianificazione del nuovo matrimonio e di una nuova famiglia: in questa fase c’è bisogno che l’adulto riconosca e accetti le proprie paure, quelle del suo nuovo compagno e quelle dei figli, riguardo al secondo matrimonio, o convivenza, e alla formazione di una nuova famiglia. Inoltre, è fondamentale il rispetto dei tempi di ognuno per adattarsi alla complessità ed alla ambiguità legata alla molteplicità dei nuovi ruoli, ai confini di spazio, tempo, appartenenza e autorità, alle problematiche affettive, come i sensi di colpa, i conflitti di lealtà, il desiderio di mutualità, le ferite legate al passato e mai rimarginate.
  • Fase e della ricostituzione di un nuovo nucleo: implica: l’accettazione di un differente modello di famiglia munito di confini permeabili; la loro riorganizzazione per includere il nuovo partner come “terzo genitore”[9]; la disponibilità verso le relazioni dei figli con l’ex-coniuge, ed i suoi familiari, e il condividere memorie e storie di vita per aumentare l’integrazione all’interno della famiglia ricostituita.






[1] http://www.psychomedia.it/pm-thesis/dimitri/6-3.htm
[2] M. T. Meulders-Klein, I. Théry, Les recompositions familiales aujourd’hui, Nathan, France 1993, p. 226.
[3] I. Théry, M.J. Davernas, La genitorialità ai confini dell’amicizia: status e ruolo del genitore acquisito all’interno delle famiglie ricomposte, Nathan, France 1993, p. 153.

[4] M.T. Meulders-Klein, I. Théry , op. cit., p.172.
[5] A. M. DI VITA, A. SALERNO, La valutazione della famiglia dalla ricerca all’intervento, Franco Angeli, Milano 2005, p. 77.
[6] A. OLLIVIERO FERRARIS, Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro, Raffaello, Cortina 1997, p. 56.
[7] http://www.psychomedia.it/pm-thesis/dimitri/5-1.htm
[8] C. BOGLIOLO,  A.M. BACHERINI, Manuale di mediazione familiare. Proteggere i figli nella separazione, Franco Angeli, Milano 2010, p. 198.

[9] A. Oliverio Ferraris, Il Terzo genitore, R. Cortina, Milano1997. p. 37.


[1] Convenzione Europea sui Diritti del Fanciullo a cui l’Italia ha aderito nel 1996.
[2] http://ssis.unitn.it/bacheca/comuni/3309_0.doc
[3] C. PATRIZI, L. RIGANTE, E.  DE MATTEIS, L. ISOLA, V. GIAMUNDO,Caratteristiche genitoriali e stili di parenting associati ai disturbi internalizzanti in età evolutiva, G. Fioriti editore, Roma 2010, Psichiatria e Psicoterapia Google.it p. 64.
[4] Ibidem. 
[5] M. T. PEDROCCO BIANCARDI , A. TALEVI,  La voce dei bambini nel percorso di tutela. Aspetti psicologici, sociali e giuridici, Franco Angeli Milano, 2011. p. 45.

[6] A. M. Di Vita, P. Brustia, Psicologia della genitorialità. Modelli, ricerche, interventi, Antigone, Venaria (To) 2009, p. 17.
[7] Specialista in medicina della riproduzione del centro di sterilità Pro Crea di Lugano, dove ogni anno si rivolgono più di mille coppie italiane.
[8] Centro Sterilità e Fecondazione Assistita, Università degli Studi di Perugia
http://www.centrosterilita.it.
[9] tesina di specializzanda tirocinante pedagogista dott.ssa V. Salice, Corso di Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche LM 85, dal 01/02/10 al 15/03/10 C/o OO.RR. Ospedali Riuniti di Foggia, Azienda AUSL FG/3, Dipartimento di Maternità, 1° U.O. Ginecologia e Ostetricia Universitaria, Dir. e Tutor Aziendale Prof. P. Greco, Tutor Università Prof. G. D’Anna (teoria e storia della conoscenza), p.21-23.
[10] P. Gambini, op cit., p. 137.
[11] P. Gambini, op. cit.,  p. 310.
[12] P. DONADI, Generi: differenze nelle identità, Franco Angeli, Milano 2000, p. 136.
[13] Nel diritto italiano il passaggio dalla patria potestà attribuita solo al padre alla potestà genitoriale è avvenuto con riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha equiparato in doveri e dignità le figure del padre e della madre e abolito la potestà maritale.
La potestà genitoriale riguarda le responsabilità dei genitori nei confronti del minore, i suoi bisogni e le sue inclinazioni.

[14] D. BRAMANTI, La Famiglia tra le generazioni, Vita e Pensiero, Milano 2001, p. 179.
[15] J. GALLI, A. MORO, Miracoli, cicogne, provette. Riflessioni cliniche: dalla procreazione medicalmente assistita all’ adozione, Armando, Roma 2007, p. 62.
[16] V. Franco, Bioetica e procreazione assistita. Le politiche della vita tra libertà e responsabilità, Donzelli, Roma 2005, p. 56.
[17] L'ibernazione in azoto liquido (meglio detta crioconservazione) è utilizzata per la conservazione di spermatozoi ed embrioni umani. Gli embrioni umani, nelle fasi iniziali dello sviluppo umano, hanno cellule staminali e vengono utilizzate da ricercatori allo scopo di curare vari tipi di malattie, per esempio, il morbo di Parkinson e l'Alzheimer. In alcuni paesi è vietato, in altri, come la Gran Bretagna, si può utilizzare l’estrazione di cellule staminali da embrioni umani ai fini della ricerca fino a quattordici giorni dopo la fecondazione dell'ovulo. In questo momento, l'embrione è un insieme di cellule, grande più o meno come un quarto della testa di uno spillo (0,2 mm). Un secondo scopo dell’uso delle cellule staminali sta nella clonazione. Questa tecnica consiste nella creazione di un embrione umano contenente la composizione genetica completa di una persona in vita. Se fosse trapiantato nell'utero di una donna, l'embrione potrebbe tecnicamente trasformarsi in un clone (cioè una copia geneticamente uguale) di quella persona. Anche gli ovociti femminili possono essere congelati con il metodo della vitrificazione; alcuni Giapponesi hanno provato a non usare sostanza chimiche con il metodo cryotop.

[18] C.Van Cutsem, Le famiglie ricomposte presa in carico e consulenza, Cortina Raffaello, Milano 1999, p. 187.
[19] A. Olliviero Ferraris, La ricerca dell’identità. Come nasce come cresce come cambia l’idea di sé, Giunti, Milano 2010, p. 104.
[20] S. MINERVINI, La procreazione medicalmente assistitaHallay, Milano 2007, p. 16.


[21] http://infertilita.forumfree.it/?t=45825513

[22] F. CARINGELLA, G. DE MARZO, Manuale di diritto civile: Persone, famiglia, successioni e proprietà, Giuffrè, Milano 2010, p. 283.

[23] Il fatto di introdurre più embrioni portava spesso a parti plurimi, in quanto in un ovaio potevano entrare anche due spermatozoi.
[24]http://it.wikipedia.org/wiki/Procreazione_assistita_(ordinamento_civile_italiano)
[25]  M. DEI, G. MAGGIONI, Rispettare le regole. La socializzazione normativa nelle famiglie e nella scuola, Donzelli, Roma 2011, p. 218.

[26] S. RODOTA’, P. ZATTI, Trattato di biodiritto. Il governo del corpo, Tomo I, Giuffre’, Milano 2011, p. 1380.
[27] A. PALAZZO, Trattato di Diritto civile e commerciale. La filiazione, Giuffre, Milano 2007.
[28] M.CECCOTTI, Procreazione Medicalmente Assistita. Aspetti psicologici,della genitorialità e della filiazione, Armando, Milano 2004, p. 23.
[29] Ivi, p. 27.
[30] R. BENINI, Angosce e paure. L'uomo dei bisogni, Pendagron, Bologna 2006, Vol. 1, p. 92.

[31] http://www.psychomedia.it/pm-thesis/dimitri/6-3.htm
[32] M. T. Meulders-Klein, I. Théry, Les recompositions familiales aujourd’hui, Nathan, France 1993, p. 226.
[33] I. Théry, M.J. Davernas, La genitorialità ai confini dell’amicizia: status e ruolo del genitore acquisito all’interno delle famiglie ricomposte, Nathan, France 1993, p. 153.

[34] M.T. Meulders-Klein, I. Théry , op. cit., p.172.
[35] A. M. DI VITA, A. SALERNO, La valutazione della famiglia dalla ricerca all’intervento, Franco Angeli, Milano 2005, p. 77.
[36] A. OLLIVIERO FERRARIS, Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro, Raffaello, Cortina 1997, p. 56.
[37] http://www.psychomedia.it/pm-thesis/dimitri/5-1.htm
[38] C. BOGLIOLO,  A.M. BACHERINI, Manuale di mediazione familiare. Proteggere i figli nella separazione, Franco Angeli, Milano 2010, p. 198.

[39] A. Oliverio Ferraris, Il Terzo genitore, R. Cortina, Milano1997. p. 37.

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