Gregory Beatson padre dell' approccio sistemico relazionale
Di Vittoria Salice, Lunedì 14 luglio 2014 alle ore 18.34
Gregory Bateson (1904-1980) - Antropologo, Sociologo, Cibernetico, è stato uno dei più importanti studiosi dell’organizzazione sociale di questo secolo.
Opponendosi strenuamente a quegli scienziati che cercavano di "ridurre" ogni cosa alla pura realtà osservabile, si fece carico di reintrodurre il concetto di "Mente" all’interno di equazioni scientifiche scrivendo due famosi libri (Verso un’ecologia della Mente e Mente e Natura).
Dal suo punto di vista la Mente è la parte costituente della "realtà materiale" e di conseguenza non ha senso cercare di scindere la mente dalla realtà.
Molti pensatori lo inquadrano nel movimento anti-psichiatria per aver fornito un modello e una nuova epistemologia per sviluppare una rinnovata comprensione della follia umana, nonchè per la scoperta della teoria del doppio legame.
Con i colleghi Warren McCulloch, Gordon Pask, Ross Ashby, Heinz Foerster, Norbert Wiener e altri, contribuì ad elaborare la scienza cibernetica.
Fu l’ispiratore di parecchi modelli e approcci nel campo della psicoterapia, tra i quali quello della MRI interactional school di Weakland, di Jackson, Watzlavick e moltre altre scuole di terapia familiare (tra cui la scuola di Milano di Palazzoli) e influenzò direttamente terapisti come Brad Keeney, Tom Andersen, Lynn Hoffmann e molti altri.
Nei circoli accademici è una specie di figura di culto, grazie alla sua eccentricità ed alla varietà di campi in cui ha ottenuto risultati. Dopo la sua morte, il crescente interesse per l'approccio olistico, la teoria dei sistemi e nella cibernetica hanno portato insegnanti e studenti ad interessarsi alle sue pubblicazioni.
L'approccio psicologico relazionale
Bateson, negli anni Settanta, ha sottolineato come gli individui attraverso la comunicazione giocano la propria identità.
Nell'approccio psicologico, si può notare come attraverso la comunicazione si costruisce la propria rete di relazioni.
Per Bateson (1951) si hanno in ogni atto comunicativo due livelli distinti:
- quello della NOTIZIA, che riguarda il contenuto degli enunciati prodotti;
- quello del COMANDO, che costituisce un'indicazione per l'interlocutore del modo in cui intendere le cose dette.
La comunicazione risulta così essere costituita di due parti: la comunicazione che riguarda i contenuti scambiati e lametacomunicazione, che è un sovrastrato comunicativo che ha per oggetto la comunicazione di tipo contenutistico. In questo modo la metacomunicazione fornisce un quadro di riferimento per la comunicazione. Tramite la comunicazione si definisce la relazione interpersonale e si definisce sé e l'altro.
I messaggi costituiscono una sequenza ininterrotta di stimoli, risposte e rinforzi, che danno luogo a una modalità comunicativa di cui è difficile individuare l'origine. Il flusso della comunicazione può dar luogo a conflitti in quanto gli individui tendono a linearizzare e a segmentare arbitrariamente il processo circolare e continuo della comunicazione.
Bateson ha individuato che vi sono due tipi di relazioni possibili:
- quella SIMMETRICA, che si fonda sulla percezione di uguaglianza nei rapporti;
- quella COMPLEMENTARE, che si fonda sulla percezione di una differenza.
Bateson ha sviluppato la teoria del doppio legame, una situazione paralizzante che porta alla schizofrenia, mettendo in risalto la possibilità della comunicazione di presentare simultaneamente messaggi multipli.
La comunicazione quindi non è solo costituita da atti verbali volontari, bensì implica una moltitudine di comportamenti corporei, studiati dalla cinesica e dalla prossemica, che influiscono sul contenuto verbale.
Bibliografia
* Bateson, G. (1984) Mente e natura, un'unità necessaria, Milano, Adelphi,* Bateson, G. (1977) Verso un'ecologia della mente, Milano, Adelphi,* Bateson, G.; Ruesch, J. (1976) La matrice sociale della psichiatria, Bologna, Il Mulino* Bateson, G. (2005) Perceval, un paziente narra la propria psicosi, 1830-1832, Torino, Bollati Boringhieri,* Bateson, G. (1997) Una sacra unità. Altri passi verso un'ecologia della mente, Milano, Adelphi,* Bateson, G. (1996) Questo è un gioco. Perché non si può mai dire a qualcuno: «Gioca!», Milano, Raffaello Cortina Editore,* Bateson, G.; Bateson, M. C. (1989) Dove gli angeli esitano. Verso un'epistemologia del sacro, Milano, Adelphi,* Bateson, G.; Mead, M. (1988) Naven, Torino, Einaudi
* Rosalba Conserva, La stupidità non è necessaria. Gregory Bateson, la natura e l'educazione, La Nuova Italia, Firenze, 1996* Rocco De Biasi, Gregory Bateson. Antropologia, comunicazione, ecologia, Libreria Cortina, Milano, 1996* Sergio Manghi (a cura di), Attraverso Bateson. Ecologia della mente e relazioni sociali, Cortina, Milano, 1998* Ugo Fabietti, Storia dell'antropologia, Bologna, Zanichelli, 1999* Marco Deriu (a cura di), Gregory Bateson, Milano, Mondadori, 2000* Anna Cotugno, Giovanni Di Cesare (a cura di), Territorio Bateson, Meltemi, Roma, 2001* Davide Zoletto, Il doppio legame. Bateson, Derrida, Bompiani, Milano, 2003* Giovanni Madonna, La psicoterapia attraverso Bateson. Verso un'estetica della cura, Bollati Boringhieri, Torino, 2003* Sergio Manghi, La conoscenza ecologica. Attualità di Gregory Bateson, Cortina, Milano, 2004* Giuseppe Bagni, Rosalba Conserva, Insegnare a chi non vuole imparare. Lettere dalla scuola, sulla scuola e su Bateson, EGA Editore, Torino, 2005
Il modello teorico: le radici dell’approccio sistemico – relazionale
La Teoria Generale dei Sistemi (o Teoria Sistemica) fu formulata da Ludwig von Bertalanffy (Vienna, 19 settembre 1901 – New York, 12 giugno 1972) (biologo austriaco che faceva parte della scuola di Palo Alto e in seguito del Circolo di Vienna), e poi espansa in diverse direzioni (cibernetica, psicologia, sociologia, meccanica, ecc.)
Per "sistema" (dal greco systéma, da syn-ìstemi, stare insieme) si intende un'unità intera e unica composta da parti in relazione tra loro e tendenti all'equilibrio, tale che l'intero risulti diverso dalla semplice somma delle parti e qualsiasi cambiamento di una di queste parti influenzi la globalità del sistema. Ogni elemento di un sistema è in relazione con gli altri elementi, e ha una ragione d'essere per la specifica funzione che svolge. Comportamenti, ruoli e funzioni diverse concorrono a generare la Proprietà Emergente del sistema, che è una caratteristica superiore alla somma delle funzioni.
Gli attributi fondamentali di un sistema sono:
- comunicazione ed elaborazione dell'informazione,
- adattamento al cambiamento delle circostanze (auto-regolazione),
- auto-organizzazione,
- automantenimento.
Norbert Wiener definisce "cibernetica" (dal greco kyilbernetes, "timoniere, pilota") il processo di retroazione autocorrettiva (self corrective feedback) attraverso cuil'informazione riguardante i risultati delle attività passate è riportata nel sistema, andando così ad influenzare il futuro, e permettendo quindi al sistema di auto-regolarsi, adattarsi e modificarsi.
La psicologia relazionale affonda le sue radici nella cultura americana degli anni ’50, caratterizzata dal recupero di un approccio olistico ai problemi che integrasse più discipline, quali ad esempio l’antropologia e la sociologia, che potessero offrire un contributo in più alla comprensione dei contesti socio-culturali in cui l’individuo vive ed in particolare allo studio delle influenze che le relazioni e le organizzazioni familiari sembravano avere nello sviluppo della personalità.Dai fattori intrapsichici si sposta quindi l’attenzione ai fenomeni interpersonali ed ai contesti in cui essi hanno luogo.
L’impalcatura teorica che fa da fondamento a questa nuova visione della realtà è lateoria dei sistemi di Gregory Bateson (1904-1980) padre della psicologia sistemico relazionale- Antropologo, Sociologo, Cibernetico, è stato uno dei più importanti studiosi dell’organizzazione sociale di questo secolo.; la prospettiva sistemica adotta un ampio punto di vista: essa guarda al mondo in funzione dell‘interdipendenza e dell’interrelazione di tutti i fenomeni.In questo senso l’interazione umana si “organizza” secondo i criteri e le modalità di un “sistema”;sarà la scuola di Palo Alto ( Watzlawick, Jackson, Haley) a continuare in questa direzione di pensiero. Beatson applicando la teoria dei sistemi alla famiglia e alle strutture sociali, distingue tra retroazione negativa (l'informazione riporta il sistema al suo stato iniziale) e positiva (l'informazione aumenta la deviazione del sistema dal suo stato iniziale). Bateson, assieme a Paul Watzlawick e altri esponenti della scuola di Palo Alto, ha applicato la teoria sistemica alle scienza sociali, approfondendo in particolar modo la comunicazione.
Contemporaneamente alla prospettiva sistemica delle relazioni familiari, altri teorici relazionali (Boszormeny-Nagy, Framo, Bowen, Minuchin, Cigoli) cercano di recuperare anche l’attenzione a quei fattori soggettivi e storici della famiglia valorizzando lo sviluppo individuale al suo interno.Negli ultimi venticinque anni sono stati valorizzati anche altri aspetti: la ricostruzione delle storie transgenerazionali e quindi il recupero del passato; l’importanza del ciclo vitale; il rilievo delle soggettività individuali; una concezione del colloqui relazionale ispirata al dialogo ed alla co-costruzione con il cliente.L’approccio sistemico relazionale ha costruito di fatto la propria metodologia clinica basandosi sul concetto che ildisagio psichico può essere letto attraverso l’osservazione delle relazioni umane, relazioni peculiari e specifiche per lo sviluppo di ogni individuo e cioè quelle che vengono a costituirsi nell’ambito della famiglia. Questo approccio considera quindi la realtà complessa delle relazioni umane e ne studia l'influenza sull' individuo, sulla sua visione del mondo e sui suoi comportamenti. Non è pensabile pertanto che il cambiamento possa essere solo un fattore soggettivo disconnesso dalla rete di relazioni in cui la persona è inserita, ma va visto come qualcosa di dipendente da una molteplicità di fattori interattivi, quali ad esempio lo scopo intrinseco del sistema-famiglia, le funzioni dei singoli componenti in relazione allo scopo stesso del sistema, le diverse interazioni del sistema con altri sistemi adiacenti, in una complessità crescente e molto articolata.
La visione dell’uomo e della patologia
Secondo l'approccio sistemico-relazionale i sintomi e il disagio del singolo individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione.La famiglia è letta come un sistema che si organizza o disorganizza in momenti nodali della vita; ogni individuo e ogni famiglia di fronte a questi eventi ha compiti da eseguire nei quali può riuscire oppure no dando luogo ad un blocco, ad una disfunzionalità del sistema, ad un sintomo.I sintomi di una persona, oltre ad esprimere in maniera metaforica il conflitto psichico soggettivo, acquisiscono quindi una funzione ed un significato precisi all'interno del sistema relazionale in cui emergono.La terapia familiare interviene attraverso varie tecniche di lavoro sulle famiglie, operando su quattro livelli principali di osservazione:
- la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli);
- l'organizzazione relazionale e comunicativa attuale della famiglia;
- la funzione del sintomo del singolo individuo nell'equilibrio della famiglia;
- la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo del singolo.
L’individuo anche nella terapia individuale porta con sé tutte le relazioni significative che animano la propria vita nel presente, nel passato e nell’ipotetico futuro.
In psicologia l'Approccio Sistemico si occupa di esplorare quella dimensione della coscienza in cui ogni fenomeno è parte di un sistema a cui è interconnesso e da cui dipende. Come esseri umani non siamo isolati in una identità psico-fisica, ma siamo parte di una serie di ulteriori sistemi via via più ampi e complessi, quali la famiglia, la nazione, il continente, il pianeta, la storia, lo spazio e il tempo in cui si muove la nostra vita. Non a caso si utilizza il termine di ecosistema per indicare l'intima connessione tra l'ambiente e l'insieme degli esseri viventi che lo abitano con reciproche influenze. All'interno del corpo umano si trovano poi vari organi, apparati e sistemi (il sistema nervoso, endocrino, circolatorio, respiratorio, immunitario, ecc.) che svolgono specifiche funzioni e concorrono al mantenimento della vita.
L'Albero Genealogico, inteso come Sistema Familiare, è composto da diversi elementi, è un sistema aperto e in espansione, e cerca continuamente l'equilibrio e l'auto-regolazione cibernetica. Le informazioni che circolano quindi nel sistema (o nell'Inconscio Familiare, o Anima Familiare) risentono di tutte le esperienze più o meno drammatiche vissute dai membri della nostra famiglia di origine: il problema di un singolo elemento si riflette sull'intero sistema.
Se un fratello o un fidanzato è morto o è stato dichiarato disperso in guerra, se un bimbo è morto in giovane età o una donna muore di parto, un altro membro della famiglia della stessa generazione o di quelle successive tenderà a sostituire inconsapevolmente chi è stato escluso, ne imiterà il destino manifestando le sue emozioni ed i suoi sintomi, o cercherà di seguirlo nella morte.
Un caso molto delicato è quello dell'aborto: volontario o spontaneo che sia, la memoria biologica del sistema lo percepisce come una morte, un vuoto da riempire. E inoltre una madre che perde un figliio, inconsapevolmente lo segue nel suo destino e resta con lui per sempre, creando un altro vuoto nel sistema.
Ancora, se qualcuno nel passato non si è preso la responsabilità di una colpa grave, un bambino tenterà in seguito di espiare questa colpa, pagandone il prezzo con la sua salute, con la sua felicità, con il suo successo nella vita.
Ciò avviene perchè il sistema tende a ricreare il suo equilibrio.
Attraverso le Costellazioni Familiari si arriva a mostrare il cosiddetto "irretimento": vengono portate alla luce la struttura del sistema e le dinamiche nascoste che ci mantengono legati alla nostra famiglia, che ci fanno appartenere a quel gruppo, che ci spingono ad attuare dei comportamenti che condizionano sia la nostra vita che i nostri sentimenti, senza che questi ci appartengano personalmente.
In Italia l’approccio sistemico ha avuto origine e diffusione negli anni '70 grazie alla presenza di una figura importante come quella di Mara Selvini Palazzoli. (Milano, 15 agosto 1916 – Milano, 21 giugno 1999),è stata una psichiatra italiana, capogruppo della cosiddetta "Scuola di Milano" o Milan Approach, portata avanti assieme a Gianfranco Cecchin, Luigi Boscolo e Giuliana Prata. Viene ricordata in particolare per il suo lavoro con le anoressiche e con le famiglie di schizofrenici, avendo come riferimento le teorie sistemiche e costruttiviste.
La terapia sistemico-relazionale si concentra su quanto avviene nell’ambito delle relazioni umane.L’oggetto di studio privilegiato, non sono le caratteristiche delle singole persone, ma quanto avviene tra le persone: l’attenzione viene perciò portata, oltre che sull’individuo, alle sue interazioni, alle dinamiche tra individui e sul processo della comunicazione.
Nozione cardine è quella di sistema, nel quale ogni variazione nello stato di un elemento finisce con il modificare lo stato di ognuno degli altri.Il sistema famiglia ha un grande potenziale che è quello di essere in grado di aiutare il paziente a gestire e risolvere il suo malessere, rendendo la sua vita più funzionale. Specialmente in casi che riguardano i bambini o gli adolescenti (ambiti in cui la terapia familiare risulta un approccio particolarmente valido), si possono manifestare blocchi evolutivi che possono ridursi sino a scomparire completamente lavorando con le famiglie.
La terapia sistemico relazionale in pratica
Nella terapia sistemico relazionale lo studio del singolo elemento è marginale, mentre diventa centrale l’analisi del sistema. In una catena di comunicazione è difficile stabilire cosa avviene prima e cosa dopo. Il tradizionale concetto di causalità di tipo lineare viene sostituito dal principio di causalità circolare: il comportamento del membro A influenza il comportamento di B e il comportamento di tutti gli altri membri, ma a sua volta il comportamento di B influenza quello di A e di tutti gli altri membri. In una sequenza circolare diviene arbitrario fissare un punto di origine (basta pensare alle liti e all’impossibilità di decidere chi sia stato a cominciare).
Per la terapia sistemico relazionale la patologia del singolo è espressione di un disagio dell’intero sistema familiare: il soggetto portatore del disturbo è il "paziente designato”, il membro del sistema-famiglia che esprime, segnala e si fa carico del cattivo funzionamento del sistema, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni. Dal momento che la patologia è funzionale ai giochi del sistema, questo si opporrà, in modo mascherato, alla rimozione di tale disturbo patologico.
Il lavoro terapeutico in realtà può essere svolto anche alla presenza di un unico paziente. L'individuo è pur sempre un sistema, dotato di caratteristiche strutturali ed organizzative leggibili ancora con un paradigma sistemico.
Data la possibilità di operare utilizzando varie forme di psicoterapia (individuale, di coppia e familiare), il terapeuta valuta di volta in volta la scelta più idonea per ogni paziente.La psicoterapia sistemico relazionale, attraverso l'utilizzo di compiti da attuare sia nelle sedute terapeutiche che a casa, si articola intorno alle problematiche dei ruoli, della gerarchia, delle alleanze, e della qualità della comunicazione all’interno del sistema.
Non rimandare, contatta ora un professionista, fai la tua domanda e prendi appuntamento con serenità e fiducia.
Rupert Sheldrake e il Campo Morfogenetico approccio sistemico
L'armonia del mondo è resa manifesta nelle Forme e nei Numeri,e il cuore e l'anima di tutta la poesia della filosofia naturalesono contenute nel concetto di bellezza matematica.
Sir D'Arcy Wentworth Thompson
Rupert Sheldrake, biologo e saggista britannico, nei suoi scritti: A New Science of Life (1981) e The Presence of the Past (1988), elabora la teoria dei campi morfogenetici. Sheldrake si pone il problema di prevedere il comportamento di un aggregato (un sistema, un organismo complesso composto da più parti) sulla base dei comportamenti dei suoi singoli elementi. Prendendo come riferimento il volo degli stormi di uccelli, o la formazione dei cristalli, fino a considerare le molecole proteiche del corpo umano o la formazione di cellule diverse a partire da un'unica cellula e da un unico DNA, Sheldrake idividua la presenza di una forza invisibile presente nel sistema ma non identificata con uno dei suoi componenti, bensì col sistema stesso. Inoltre questo "campo morfico", responsabile dell'organizzazione, della struttura e della forma del sistema, avrebbe una sua memoria, determinata - questa si - dal contributo di ciascun membro.
In linea con la moderna fisica, che parla di campi elettromagnetici e gravitazionali, e parallelamente alle scoperte della fisica quantistica sull'entanglement (ovvero sulla permanenza di una relazione tra due particelle subatomiche poste a distanza), Sheldrake elabora tre principi base dell'ipotesi della Causalità Formativa:
- I campi morfogenetici sono un nuovo tipo di campo che fino ad ora non è stato riconosciuto dalla fisica: non potranno mai essere realmente compresi attraverso le concezioni meccanicistiche classiche, ma richiedono concetti assolutamente nuovi.
- Così come gli organismi alla cui formazione presiedono, si evolvono. Hanno una storia e, grazie a un processo chiamato risonanza morfica, contengono in sé una memoria. Ogni individuo facente parte di una specie, attinge alla memoria collettiva della specie e si sintonizza con i suoi membri passati, a sua volta contribuendo all'ulteriore sviluppo della specie stessa.
- Fanno parte di una famiglia più vasta di campi, detti campi morfici: così come i campi già noti dalla fisica, essi sono memorie di influenza all'interno dello spazio-tempo, localizzati dentro e intorno ai sistemi che organizzano e strutturano con le loro informazioni. Essi presiedono e organizzano i sistemi, ponendo ordine al caos e all'indeterminismo. Inoltre comprendono in sé e connettono le varie parti del sistema o dei sistemi che organizzano.
La funzione basilare dei campi morfici è quella di imporre un ordine all'indeterminismo dei sistemi che presiedono: essi lavorano a livello subatomico, agendo come restrizioni programmate e schematizzate sulla moltitudine di eventi probabili. I campi morfici guidano i sistemi verso obiettivi specifici, che rappresentano i limiti verso i quali un sistema dinamico viene attratto (quelli che Renè Thom nella sua teoria del caos e delle catastrofi chiama "attrattori")
La teoria delle Costellazioni Familiari si basa sul fatto che i campi morfici siano collegati all'inconscio individuale: ciascuno di noi è collegato al campo morfico del pianeta, della specie umana, della popolazione territoriale, della propria identità nazionale, fino al campo morfico della propria famiglia di origine. Questi campi si sono creati nel corso degli anni (e dei secoli) in seguito agli eventi che sono capitati ai nostri antenati e in base alle loro scelte di vita; allo stesso modo possono aver determinato a loro volta alcuni passaggi della nostra storia familiare e continuare a incidere nella nostra vita personale, in un circolo vizioso che solo la consapevolezza può spezzare.
Di fatto quindi, nelle nostre interazioni e relazioni sociali, oltre al nostro stato di coscienza, è in azione anche il nostro campo morfico: ci portiamo sempre dietro (o meglio, dentro), le informazioni e le istruzioni comportamentali radicate nella nostra familgia.
Nelle Costellazioni Familiari avviene che la persona su cui si lavora, mettendosi al centro dell'attenzione del gruppo, apre il suo campo morfogenetico all'interpretazione delle persone che agiscono come rappresentanti. Questi ultimi percepiscono in modo sottile le informazioni stratificate nell'inconscio familiare: agiscono spontaneamente, ma sono mossi dalle istruzioni presenti nel campo morfogenteico, che realmente e concretamente (ovvero fenomenologicamente) "dà forma" a una rappresentazione.
l'approccio fenomenologico
Tutto ciò che si trova nel profondo dell'inconscio tende a manifestarsi al di fuori
Carl Gustav Jung
Per rendere visibile il campo morfico, che di per sé è invisibile in quanto composto di non-materia, di energia sistemica, si utilizza l'indagine fenomenologica (dal greco fainomai, "appaio, mi manifesto").
La fenomenologia come concetto filosofico trova la sua origine e teorizzazione nel pensiero di Edmund Husserl (1859-1938), il quale formulò i principi della dottrina fenomenologica:
- Il mondo sensibile non è del tutto evidente alla nostra coscienza, quindi è giusto dubitarne; ma il mondo sensibile appare (fainomai) alla nostra coscienza, questo è indubitabile. In altre parole, il metodo fenomenologico si basa sulla "sospensione di giudizio" (epoché), ovvero viene messa "tra parentesi" l'esistenza del mondo: non si deve cioè accettare alcunchè come scontato, ma avvolgere ogni cosa nel dubbio (col paradosso cartesiano per cui "posso dubitar di tutto ma non del fatto che sto dubitando"), sapendo che quello che percepisco coi sensi è quello che appare, non necessariamente quello che è. Non posso però dubitare né di me come soggetto dubitante né delle percezioni che ricevo: l'atteggiamento fenomenologico si configura come un "puro guardare", o come "ritorno alle cose stesse".
- Lo "sguardo puro" della coscienza produce dati assoluti che vengono "intenzionalmente" riferiti a qualcosa che è reale e oggettivo, ma in senso "trascendente". La coscienza è coscienza "di qualcosa", ha cioè necessariamente un oggetto, e tale oggetto non può essere la realtà oggettiva (esistenza), bensì il dato assoluto (essenza). Grazie alla "riduzione fenomenologica", il mondo intero è ridotto a pure essenze della cui empirica non ci si cura: la fenomenologia è per l'appunto "scienza dei puri fenomeni quali ci si donano incessantemente alla coscienza".
- Le universalità osservate tramite l'intuizione del fenomeno si intrecciano con la singolarità del vissuto. Ma la percezione è un vissuto che dura nel tempo e che incessantemente intreccia il presente con l'appena passato. Inoltre, su di essa influisce il ricordo dei passati più lontani. Per di più, la cosicenza - lungi dall'essere un inerte contenitore di fenomeni - concorre a costituire i fenomeni, ad esempio coi suoi atti temporali, con "atti categoriali" (i suoi giudizi, le sue categorie), e non di rado "atti immaginari" e simbolici.
L'approccio fenomenologico, nelle Costellazioni Familiari, consiste nell'osservazione del comportamento che i "rappresentanti" (ovvero persone che si prestano a dare un corpo e una voce a ciò che viene indagato) mettono in atto in uno spazio scenico predefinito. Grazie all'approccio fenomenologico, è possibile "mettere in scena" ogni aspetto della nostra realtà interiore ed esteriore (attraverso la collaborazione dei rappresentanti e dell'interpretazione metaforica della scena), e di osservare ciò che accade.
Aprendosi a tale approccio, ci si concentra su tutti gli eventi fenomenici che appaiono, senza giudicare e senza soffermarsi su uno in particolare. Questa tipologia di indagine richiede uno stato interiore privo di giudizi, preconcetti e intenzioni.
La più alta forma di intelligenza umanaè la capacità di osservare senza giudicare
Jiddu Krishnamurti
Carl Gustav Jung
Per rendere visibile il campo morfico, che di per sé è invisibile in quanto composto di non-materia, di energia sistemica, si utilizza l'indagine fenomenologica (dal greco fainomai, "appaio, mi manifesto").
La fenomenologia come concetto filosofico trova la sua origine e teorizzazione nel pensiero di Edmund Husserl (1859-1938), il quale formulò i principi della dottrina fenomenologica:
- Il mondo sensibile non è del tutto evidente alla nostra coscienza, quindi è giusto dubitarne; ma il mondo sensibile appare (fainomai) alla nostra coscienza, questo è indubitabile. In altre parole, il metodo fenomenologico si basa sulla "sospensione di giudizio" (epoché), ovvero viene messa "tra parentesi" l'esistenza del mondo: non si deve cioè accettare alcunchè come scontato, ma avvolgere ogni cosa nel dubbio (col paradosso cartesiano per cui "posso dubitar di tutto ma non del fatto che sto dubitando"), sapendo che quello che percepisco coi sensi è quello che appare, non necessariamente quello che è. Non posso però dubitare né di me come soggetto dubitante né delle percezioni che ricevo: l'atteggiamento fenomenologico si configura come un "puro guardare", o come "ritorno alle cose stesse".
- Lo "sguardo puro" della coscienza produce dati assoluti che vengono "intenzionalmente" riferiti a qualcosa che è reale e oggettivo, ma in senso "trascendente". La coscienza è coscienza "di qualcosa", ha cioè necessariamente un oggetto, e tale oggetto non può essere la realtà oggettiva (esistenza), bensì il dato assoluto (essenza). Grazie alla "riduzione fenomenologica", il mondo intero è ridotto a pure essenze della cui empirica non ci si cura: la fenomenologia è per l'appunto "scienza dei puri fenomeni quali ci si donano incessantemente alla coscienza".
- Le universalità osservate tramite l'intuizione del fenomeno si intrecciano con la singolarità del vissuto. Ma la percezione è un vissuto che dura nel tempo e che incessantemente intreccia il presente con l'appena passato. Inoltre, su di essa influisce il ricordo dei passati più lontani. Per di più, la cosicenza - lungi dall'essere un inerte contenitore di fenomeni - concorre a costituire i fenomeni, ad esempio coi suoi atti temporali, con "atti categoriali" (i suoi giudizi, le sue categorie), e non di rado "atti immaginari" e simbolici.
Aprendosi a tale approccio, ci si concentra su tutti gli eventi fenomenici che appaiono, senza giudicare e senza soffermarsi su uno in particolare. Questa tipologia di indagine richiede uno stato interiore privo di giudizi, preconcetti e intenzioni.
La più alta forma di intelligenza umanaè la capacità di osservare senza giudicare
Jiddu Krishnamurti
La Psicobiologia Henri Bergson
la coscienza è il tramite fra ciò che è stato e ciò che sarà,un ponte gettato tra il passato e il futuro
Henri Bergson
La Psicobiologia è quella branca delle neuroscienze che studia i comportamenti (intesi come azioni fisiche ma anche come processi mentali, quali la percezione, l’attenzione, la memoria, l’apprendimento) in relazione alla struttura e alla fisiologia, con particolare attenzione ai processi a carico del sistema nervoso centrale. Quest’area scientifica nasce e si sviluppa sperimentalmente soprattutto tramite gli studi sugli animali, quali i celebri esperimenti sul condizionamento operati da Pavlov, le ricerche etologiche di Konrad Lorenz, o sul comportamento operativo ad opera di B. F. Skinner.
Tuttavia l’approccio scientifico della psicobiologia (e della neuropsicologia) tende ad essere riduzionistico, ovvero si limita a trovare la corrispondenza meccanicistica tra stimolo-risposta e area del cervello interessata, avendo di fatto come obiettivo la mappatura completa del cervello e del sistema nervoso. In quest’ottica, la coscienza umanarisulterebbe essere un insieme (o un sistema) di neuroni, di risposte neuronali iscritte nella memoria.
Parallelamente esistono scienziati quali Francisco Varela e Humberto Maturana che riconoscono la limitatezza di questo approccio, e ribadiscono l’insostituibile ruolo del corpo e del mondo sociale nella formazione della coscienza; sono gli ideatori di una neurofenomenologia come metodo di indagine e della “scienza in prima persona”, ovvero il prendere se stessi come “cavie” dell’indagine.
Un contributo molto interessante per quel che riguarda la psicobiologia è l’interpretazione fatta da Jean Claude Badard degli esperimenti e delle ricerche operate da Henry Laborit, che confermano la presenza di un Cervello Biologico diverso dal cervello “razionale”: nella coscienza della persona sono presenti contemporaneamente le memorie razionali e le memorie biologiche, così come vengono elaborate le une dal cervello, le altre dall’intero sistema biologico. Per quel che riguarda queste ultime, il corpo registra (somatizzare significa “tradurre in linguaggio e materia corporei”) una serie di conflitti, risalenti anche a generazioni precedenti, sotto forma di sintomi o malattie (o predisposizioni). Per Badard e Laborit, se di fronte ad un problema grave di tipo biologico (dolore fisico, sofferenza, sopravvivenza) possiamo fuggire o combattere, rimaniamo sani; l’inibizione all’azione conduce alla malattia. Questo avviene perché lo stress portato dall’inibizione all’azione costringe il cervello a delegare la soluzione del problema a un gruppo di neuroni, collegati con un tessuto, e quindi con una funzione corporea: questo è alla base dei meccanismi di adattamento e di evoluzione, e la memoria dell’adattamento ai problemi rimane iscritta nei nostri geni.
Psicologia transpersonale e transgenerazionale
Il concetto di coscienza viene molto ampliato dalla psicobiologia, che considera quindi sia l’aspetto corporeo-biologico, che l’aspetto storico-genealogico dell’individuo: l’ampliamento di questa visione porta allo sviluppo di altre discipline psicologiche, a partire dalla sperimentazione effettuata dagli psicologi transpersonali Stanislav Grof e Ken Wilber. Rifacendosi ad antiche usanze tribali, essi hanno somministrato sostanze psicotrope ai loro pazienti per testare l’espansione delle percezioni e della coscienza in fenomeni quali la trance, la possessione, l’estasi, le esperienze extra-corporee (viaggi astrali, ecc...). L’esito ottenuto è la riemersione di significati simbolici, l’alterazione momentanea dello stato di coscienza, la connessione con il trascendente e con l’inconscio collettivo. Nello sviluppo della psicologia transpersonale, Roberto Assaggioli arriva a delineare la psicosintesi, così come Claude Sabbah giunge alla sua visione della “biologia totale”.
Nella direzione trans-generazionale, ovvero nella considerazione delle memorie psico-biologiche tramandate dalle precedenti generazioni e dell’importanza dell’informazione familiare inconscia, Anne Ancelin Schützenberger delinea la psicogenealogia (o psicologia transgenerazionale).
la coscienza è il tramite fra ciò che è stato e ciò che sarà,un ponte gettato tra il passato e il futuro
Henri Bergson
La Psicobiologia è quella branca delle neuroscienze che studia i comportamenti (intesi come azioni fisiche ma anche come processi mentali, quali la percezione, l’attenzione, la memoria, l’apprendimento) in relazione alla struttura e alla fisiologia, con particolare attenzione ai processi a carico del sistema nervoso centrale. Quest’area scientifica nasce e si sviluppa sperimentalmente soprattutto tramite gli studi sugli animali, quali i celebri esperimenti sul condizionamento operati da Pavlov, le ricerche etologiche di Konrad Lorenz, o sul comportamento operativo ad opera di B. F. Skinner.
Tuttavia l’approccio scientifico della psicobiologia (e della neuropsicologia) tende ad essere riduzionistico, ovvero si limita a trovare la corrispondenza meccanicistica tra stimolo-risposta e area del cervello interessata, avendo di fatto come obiettivo la mappatura completa del cervello e del sistema nervoso. In quest’ottica, la coscienza umanarisulterebbe essere un insieme (o un sistema) di neuroni, di risposte neuronali iscritte nella memoria.
Parallelamente esistono scienziati quali Francisco Varela e Humberto Maturana che riconoscono la limitatezza di questo approccio, e ribadiscono l’insostituibile ruolo del corpo e del mondo sociale nella formazione della coscienza; sono gli ideatori di una neurofenomenologia come metodo di indagine e della “scienza in prima persona”, ovvero il prendere se stessi come “cavie” dell’indagine.
Un contributo molto interessante per quel che riguarda la psicobiologia è l’interpretazione fatta da Jean Claude Badard degli esperimenti e delle ricerche operate da Henry Laborit, che confermano la presenza di un Cervello Biologico diverso dal cervello “razionale”: nella coscienza della persona sono presenti contemporaneamente le memorie razionali e le memorie biologiche, così come vengono elaborate le une dal cervello, le altre dall’intero sistema biologico. Per quel che riguarda queste ultime, il corpo registra (somatizzare significa “tradurre in linguaggio e materia corporei”) una serie di conflitti, risalenti anche a generazioni precedenti, sotto forma di sintomi o malattie (o predisposizioni). Per Badard e Laborit, se di fronte ad un problema grave di tipo biologico (dolore fisico, sofferenza, sopravvivenza) possiamo fuggire o combattere, rimaniamo sani; l’inibizione all’azione conduce alla malattia. Questo avviene perché lo stress portato dall’inibizione all’azione costringe il cervello a delegare la soluzione del problema a un gruppo di neuroni, collegati con un tessuto, e quindi con una funzione corporea: questo è alla base dei meccanismi di adattamento e di evoluzione, e la memoria dell’adattamento ai problemi rimane iscritta nei nostri geni.
Psicologia transpersonale e transgenerazionale
Il concetto di coscienza viene molto ampliato dalla psicobiologia, che considera quindi sia l’aspetto corporeo-biologico, che l’aspetto storico-genealogico dell’individuo: l’ampliamento di questa visione porta allo sviluppo di altre discipline psicologiche, a partire dalla sperimentazione effettuata dagli psicologi transpersonali Stanislav Grof e Ken Wilber. Rifacendosi ad antiche usanze tribali, essi hanno somministrato sostanze psicotrope ai loro pazienti per testare l’espansione delle percezioni e della coscienza in fenomeni quali la trance, la possessione, l’estasi, le esperienze extra-corporee (viaggi astrali, ecc...). L’esito ottenuto è la riemersione di significati simbolici, l’alterazione momentanea dello stato di coscienza, la connessione con il trascendente e con l’inconscio collettivo. Nello sviluppo della psicologia transpersonale, Roberto Assaggioli arriva a delineare la psicosintesi, così come Claude Sabbah giunge alla sua visione della “biologia totale”.
Nella direzione trans-generazionale, ovvero nella considerazione delle memorie psico-biologiche tramandate dalle precedenti generazioni e dell’importanza dell’informazione familiare inconscia, Anne Ancelin Schützenberger delinea la psicogenealogia (o psicologia transgenerazionale).
Henri Bergson
La Psicobiologia è quella branca delle neuroscienze che studia i comportamenti (intesi come azioni fisiche ma anche come processi mentali, quali la percezione, l’attenzione, la memoria, l’apprendimento) in relazione alla struttura e alla fisiologia, con particolare attenzione ai processi a carico del sistema nervoso centrale. Quest’area scientifica nasce e si sviluppa sperimentalmente soprattutto tramite gli studi sugli animali, quali i celebri esperimenti sul condizionamento operati da Pavlov, le ricerche etologiche di Konrad Lorenz, o sul comportamento operativo ad opera di B. F. Skinner.
Tuttavia l’approccio scientifico della psicobiologia (e della neuropsicologia) tende ad essere riduzionistico, ovvero si limita a trovare la corrispondenza meccanicistica tra stimolo-risposta e area del cervello interessata, avendo di fatto come obiettivo la mappatura completa del cervello e del sistema nervoso. In quest’ottica, la coscienza umanarisulterebbe essere un insieme (o un sistema) di neuroni, di risposte neuronali iscritte nella memoria.
Parallelamente esistono scienziati quali Francisco Varela e Humberto Maturana che riconoscono la limitatezza di questo approccio, e ribadiscono l’insostituibile ruolo del corpo e del mondo sociale nella formazione della coscienza; sono gli ideatori di una neurofenomenologia come metodo di indagine e della “scienza in prima persona”, ovvero il prendere se stessi come “cavie” dell’indagine.
Un contributo molto interessante per quel che riguarda la psicobiologia è l’interpretazione fatta da Jean Claude Badard degli esperimenti e delle ricerche operate da Henry Laborit, che confermano la presenza di un Cervello Biologico diverso dal cervello “razionale”: nella coscienza della persona sono presenti contemporaneamente le memorie razionali e le memorie biologiche, così come vengono elaborate le une dal cervello, le altre dall’intero sistema biologico. Per quel che riguarda queste ultime, il corpo registra (somatizzare significa “tradurre in linguaggio e materia corporei”) una serie di conflitti, risalenti anche a generazioni precedenti, sotto forma di sintomi o malattie (o predisposizioni). Per Badard e Laborit, se di fronte ad un problema grave di tipo biologico (dolore fisico, sofferenza, sopravvivenza) possiamo fuggire o combattere, rimaniamo sani; l’inibizione all’azione conduce alla malattia. Questo avviene perché lo stress portato dall’inibizione all’azione costringe il cervello a delegare la soluzione del problema a un gruppo di neuroni, collegati con un tessuto, e quindi con una funzione corporea: questo è alla base dei meccanismi di adattamento e di evoluzione, e la memoria dell’adattamento ai problemi rimane iscritta nei nostri geni.
Psicologia transpersonale e transgenerazionale
Il concetto di coscienza viene molto ampliato dalla psicobiologia, che considera quindi sia l’aspetto corporeo-biologico, che l’aspetto storico-genealogico dell’individuo: l’ampliamento di questa visione porta allo sviluppo di altre discipline psicologiche, a partire dalla sperimentazione effettuata dagli psicologi transpersonali Stanislav Grof e Ken Wilber. Rifacendosi ad antiche usanze tribali, essi hanno somministrato sostanze psicotrope ai loro pazienti per testare l’espansione delle percezioni e della coscienza in fenomeni quali la trance, la possessione, l’estasi, le esperienze extra-corporee (viaggi astrali, ecc...). L’esito ottenuto è la riemersione di significati simbolici, l’alterazione momentanea dello stato di coscienza, la connessione con il trascendente e con l’inconscio collettivo. Nello sviluppo della psicologia transpersonale, Roberto Assaggioli arriva a delineare la psicosintesi, così come Claude Sabbah giunge alla sua visione della “biologia totale”.
Nella direzione trans-generazionale, ovvero nella considerazione delle memorie psico-biologiche tramandate dalle precedenti generazioni e dell’importanza dell’informazione familiare inconscia, Anne Ancelin Schützenberger delinea la psicogenealogia (o psicologia transgenerazionale).
L'approccio Transgenerazionale di Claude Sabbah
L'approccio Transgenerazionale di Claude Sabbah
I principali esponenti della cosiddetta “scuola francese” di psicobiologia sono Claude Sabbah, Marc Fréchet, Gerard Athias.
La biologia totale, ossia il nuovo approccio terapeutico olistico ideato dal Dott. Claude Sabbah nel 1995, consente ladecodificazione biologica delle malattie e degli incidenti sotto tutti i loro aspetti, come la ricerca del loro senso, della loro programmazione nella storia personale e familiare della persona.
La psicobiologia non concepisce più la malattia in termini di fatalità da combattere ma come una opportunità di sopravvivenza e di evoluzione creata dal nostro cervello.
L'Approccio Transgenerazionale
di Selene Calloni Williams
Che abbia matrice più psicologica, più filosofica, più antropologica o più biologica, l’approccio transgenerazionale alla psiche si ricollega allo sciamanismo, al culto degli antenati e ai riti dell’estasi.
Per approccio transgenerazionale si intende la volontà di considerare il progetto di vita di un individuo come frutto dei compiti di compensazione del destino familiare che egli ha ricevuto fin dal momento del suo concepimento. Il concetto di progetto di vita, definito da alcuni autori “progetto senso” è un tema centrale dell’approccio transgenerazionale.
L’influsso degli avi sul nostro progetto di vita è evidente. Un figlio non viene concepito, atteso e generato solo per se stesso, ma per obbedire a sogni e desideri il più delle volte inespressi o irrealizzati del clan familiare. Sul figlio i genitori proiettano sogni e aspettative talvolta inconsce.
Il mancato adempimento delle missioni di compensazione assegnate dal clan familiare crea un conflitto interiore che spinge l’individuo a manifestare una sorta di auto boicottaggio che gli può provocare danni ingenti.
L’impossibilità di godere i frutti del proprio benessere economico o la difficoltà a realizzare un benessere economico, una bocciatura a un concorso importante, una rinuncia agli studi, problemi di inserimento nel mondo del lavoro, “fatalità” che fanno effettuare investimenti sbagliati, portano a fallimenti economici, fanno sposare il partner che non si ama o creano difficoltà ai tentativi di formare una famiglia e di generare dei figli, possono essere visti come tanti esempi di auto boicottaggio.
In generale si potrebbe dire che i torti subiti da un avo possono divenire nel discendente missioni riparatrici, i fallimenti possono trasformarsi nell’incapacità di creare relazioni e condizioni proficue, i traumi in depressioni, le sofferenze in carenza di fiducia nelle proprie possibilità e in quelle della vita, lo stress accumulato di generazione in generazione può materializzarsi nelle malattia fisica e nell’impasse psicologica.
Particolarmente pericolosi possono essere gli effetti che riguardano eventi traumatici rimasti segreti, dei quali non si è mai osato parlare in famiglia: tradimenti segreti, figli concepiti al di fuori del matrimonio o figli rinnegati, delitti, condanne segrete, filiazioni segrete.
Il couseling transgenerazionale, nelle sue svariate forme, consente di prendere consapevolezza della programmazione inconscia trasmessa dagli avi e di deprogrammare, compensando le missioni riparatrici avute in eredità non più con l’auto boicottaggio, bensì con la realizzazione piena del proprio progetto di vita più autentico.
Nella pratica del counselling transgenerazionale a mezzo delle costellazioni familiari ad approccio immaginale “evochiamo” gli avi e li facciamo vivere sulla scena di uno psicodramma. Le vicende occorse agli avi sono registrate nella memoria del can familiare in modi simbolici. Questi simboli sono energie, vincoli emotivi che, in un certo senso, “programmano” il progetto di vita dei discendenti. In altre parole, gli eventi del passato vengono recepiti in senso simbolico come forze ricorrenti capaci persino di potenziarsi passando di generazione in generazione.
Durante lo svolgersi dello psicodramma i partecipanti impersonando gli avi ne evocano le emozioni così come esse sono state registrate nella memoria del clan familiare e tramandate.
Come la psicogenealogia e il conselling transgenerazionale hanno radici che si intrecciano allo sciamanismo e ai culti animisti, così la conduzione delle costellazioni familiari affonda nel regno della meditazione; gli operatori che propongono le costellazioni familiari hanno generalmente dimestichezza con le pratiche meditative. Un abile conduttore osserva i gesti dei partecipanti che impersonano gli avi e ne ascolta le frasi con attenzione neutrale, pronto a enfatizzare quei gesti e quelle frasi destinate a nobilitare le emozioni in gioco.
Per esempio, l’inchinarsi di un figlio di fronte a un padre o una richiesta di perdono da parte di un padre a un figlio viene colta e sottolineata dal conduttore fino a che essa sia così forte e chiara da plasmare l’atmosfera dello psicodramma e trasportarne le vicende dalla dimensione storica-individuale a quella mitica-universale.
Colui che ha chiesto di mettere in scena la costellazione assiste a questa trasposizione e se ne sente innalzato. Qualunque sia la storia che egli aveva da raccontare, qualsiasi sia il passato che gli sta alle spalle, esso diviene, nel suo sentire, un solido piedistallo, un trono sul quale la sua vita può reggersi e innalzarsi.
Ecco che allora i nostri avi non ci stanno più sulle spalle come misteriosi sacchi da trasportare, ma divengono l’humus da cui traiamo il nutrimento, qualsiasi sia la loro storia, qualsiasi i fatti che gli sono attribuiti e le emozioni che vi sono associate.
La differenza tra l’avere un “passato che pesa” ed avere un “passato che sostiene” si può anche misurare in termini di ansia. Il “passato che pesa” o il “passato che non c’è”, il non detto, il trascurato, il passato rimosso, ci fanno sentire “staccati dal ramo”, in balia del vento. Il “passato che sostiene” ci consente l’intera percezione dell’albero da cui proveniamo, ci fa sentire un senso di continuità con le radici, ci ancora alla terra, nobilitando la nostra esperienza.
L'approccio Transgenerazionale di Claude Sabbah
I principali esponenti della cosiddetta “scuola francese” di psicobiologia sono Claude Sabbah, Marc Fréchet, Gerard Athias.
La biologia totale, ossia il nuovo approccio terapeutico olistico ideato dal Dott. Claude Sabbah nel 1995, consente ladecodificazione biologica delle malattie e degli incidenti sotto tutti i loro aspetti, come la ricerca del loro senso, della loro programmazione nella storia personale e familiare della persona.
La psicobiologia non concepisce più la malattia in termini di fatalità da combattere ma come una opportunità di sopravvivenza e di evoluzione creata dal nostro cervello.
L'Approccio Transgenerazionale
di Selene Calloni Williams
Che abbia matrice più psicologica, più filosofica, più antropologica o più biologica, l’approccio transgenerazionale alla psiche si ricollega allo sciamanismo, al culto degli antenati e ai riti dell’estasi.
Per approccio transgenerazionale si intende la volontà di considerare il progetto di vita di un individuo come frutto dei compiti di compensazione del destino familiare che egli ha ricevuto fin dal momento del suo concepimento. Il concetto di progetto di vita, definito da alcuni autori “progetto senso” è un tema centrale dell’approccio transgenerazionale.
L’influsso degli avi sul nostro progetto di vita è evidente. Un figlio non viene concepito, atteso e generato solo per se stesso, ma per obbedire a sogni e desideri il più delle volte inespressi o irrealizzati del clan familiare. Sul figlio i genitori proiettano sogni e aspettative talvolta inconsce.
Il mancato adempimento delle missioni di compensazione assegnate dal clan familiare crea un conflitto interiore che spinge l’individuo a manifestare una sorta di auto boicottaggio che gli può provocare danni ingenti.
L’impossibilità di godere i frutti del proprio benessere economico o la difficoltà a realizzare un benessere economico, una bocciatura a un concorso importante, una rinuncia agli studi, problemi di inserimento nel mondo del lavoro, “fatalità” che fanno effettuare investimenti sbagliati, portano a fallimenti economici, fanno sposare il partner che non si ama o creano difficoltà ai tentativi di formare una famiglia e di generare dei figli, possono essere visti come tanti esempi di auto boicottaggio.
In generale si potrebbe dire che i torti subiti da un avo possono divenire nel discendente missioni riparatrici, i fallimenti possono trasformarsi nell’incapacità di creare relazioni e condizioni proficue, i traumi in depressioni, le sofferenze in carenza di fiducia nelle proprie possibilità e in quelle della vita, lo stress accumulato di generazione in generazione può materializzarsi nelle malattia fisica e nell’impasse psicologica.
Particolarmente pericolosi possono essere gli effetti che riguardano eventi traumatici rimasti segreti, dei quali non si è mai osato parlare in famiglia: tradimenti segreti, figli concepiti al di fuori del matrimonio o figli rinnegati, delitti, condanne segrete, filiazioni segrete.
Il couseling transgenerazionale, nelle sue svariate forme, consente di prendere consapevolezza della programmazione inconscia trasmessa dagli avi e di deprogrammare, compensando le missioni riparatrici avute in eredità non più con l’auto boicottaggio, bensì con la realizzazione piena del proprio progetto di vita più autentico.
Nella pratica del counselling transgenerazionale a mezzo delle costellazioni familiari ad approccio immaginale “evochiamo” gli avi e li facciamo vivere sulla scena di uno psicodramma. Le vicende occorse agli avi sono registrate nella memoria del can familiare in modi simbolici. Questi simboli sono energie, vincoli emotivi che, in un certo senso, “programmano” il progetto di vita dei discendenti. In altre parole, gli eventi del passato vengono recepiti in senso simbolico come forze ricorrenti capaci persino di potenziarsi passando di generazione in generazione.
Durante lo svolgersi dello psicodramma i partecipanti impersonando gli avi ne evocano le emozioni così come esse sono state registrate nella memoria del clan familiare e tramandate.
Come la psicogenealogia e il conselling transgenerazionale hanno radici che si intrecciano allo sciamanismo e ai culti animisti, così la conduzione delle costellazioni familiari affonda nel regno della meditazione; gli operatori che propongono le costellazioni familiari hanno generalmente dimestichezza con le pratiche meditative. Un abile conduttore osserva i gesti dei partecipanti che impersonano gli avi e ne ascolta le frasi con attenzione neutrale, pronto a enfatizzare quei gesti e quelle frasi destinate a nobilitare le emozioni in gioco.
Per esempio, l’inchinarsi di un figlio di fronte a un padre o una richiesta di perdono da parte di un padre a un figlio viene colta e sottolineata dal conduttore fino a che essa sia così forte e chiara da plasmare l’atmosfera dello psicodramma e trasportarne le vicende dalla dimensione storica-individuale a quella mitica-universale.
Colui che ha chiesto di mettere in scena la costellazione assiste a questa trasposizione e se ne sente innalzato. Qualunque sia la storia che egli aveva da raccontare, qualsiasi sia il passato che gli sta alle spalle, esso diviene, nel suo sentire, un solido piedistallo, un trono sul quale la sua vita può reggersi e innalzarsi.
Ecco che allora i nostri avi non ci stanno più sulle spalle come misteriosi sacchi da trasportare, ma divengono l’humus da cui traiamo il nutrimento, qualsiasi sia la loro storia, qualsiasi i fatti che gli sono attribuiti e le emozioni che vi sono associate.
La differenza tra l’avere un “passato che pesa” ed avere un “passato che sostiene” si può anche misurare in termini di ansia. Il “passato che pesa” o il “passato che non c’è”, il non detto, il trascurato, il passato rimosso, ci fanno sentire “staccati dal ramo”, in balia del vento. Il “passato che sostiene” ci consente l’intera percezione dell’albero da cui proveniamo, ci fa sentire un senso di continuità con le radici, ci ancora alla terra, nobilitando la nostra esperienza.
I principali esponenti della cosiddetta “scuola francese” di psicobiologia sono Claude Sabbah, Marc Fréchet, Gerard Athias.
La biologia totale, ossia il nuovo approccio terapeutico olistico ideato dal Dott. Claude Sabbah nel 1995, consente ladecodificazione biologica delle malattie e degli incidenti sotto tutti i loro aspetti, come la ricerca del loro senso, della loro programmazione nella storia personale e familiare della persona.
La psicobiologia non concepisce più la malattia in termini di fatalità da combattere ma come una opportunità di sopravvivenza e di evoluzione creata dal nostro cervello.
L'Approccio Transgenerazionale
di Selene Calloni Williams
Che abbia matrice più psicologica, più filosofica, più antropologica o più biologica, l’approccio transgenerazionale alla psiche si ricollega allo sciamanismo, al culto degli antenati e ai riti dell’estasi.
Per approccio transgenerazionale si intende la volontà di considerare il progetto di vita di un individuo come frutto dei compiti di compensazione del destino familiare che egli ha ricevuto fin dal momento del suo concepimento. Il concetto di progetto di vita, definito da alcuni autori “progetto senso” è un tema centrale dell’approccio transgenerazionale.
L’influsso degli avi sul nostro progetto di vita è evidente. Un figlio non viene concepito, atteso e generato solo per se stesso, ma per obbedire a sogni e desideri il più delle volte inespressi o irrealizzati del clan familiare. Sul figlio i genitori proiettano sogni e aspettative talvolta inconsce.
Il mancato adempimento delle missioni di compensazione assegnate dal clan familiare crea un conflitto interiore che spinge l’individuo a manifestare una sorta di auto boicottaggio che gli può provocare danni ingenti.
L’impossibilità di godere i frutti del proprio benessere economico o la difficoltà a realizzare un benessere economico, una bocciatura a un concorso importante, una rinuncia agli studi, problemi di inserimento nel mondo del lavoro, “fatalità” che fanno effettuare investimenti sbagliati, portano a fallimenti economici, fanno sposare il partner che non si ama o creano difficoltà ai tentativi di formare una famiglia e di generare dei figli, possono essere visti come tanti esempi di auto boicottaggio.
In generale si potrebbe dire che i torti subiti da un avo possono divenire nel discendente missioni riparatrici, i fallimenti possono trasformarsi nell’incapacità di creare relazioni e condizioni proficue, i traumi in depressioni, le sofferenze in carenza di fiducia nelle proprie possibilità e in quelle della vita, lo stress accumulato di generazione in generazione può materializzarsi nelle malattia fisica e nell’impasse psicologica.
Particolarmente pericolosi possono essere gli effetti che riguardano eventi traumatici rimasti segreti, dei quali non si è mai osato parlare in famiglia: tradimenti segreti, figli concepiti al di fuori del matrimonio o figli rinnegati, delitti, condanne segrete, filiazioni segrete.
Il couseling transgenerazionale, nelle sue svariate forme, consente di prendere consapevolezza della programmazione inconscia trasmessa dagli avi e di deprogrammare, compensando le missioni riparatrici avute in eredità non più con l’auto boicottaggio, bensì con la realizzazione piena del proprio progetto di vita più autentico.
Nella pratica del counselling transgenerazionale a mezzo delle costellazioni familiari ad approccio immaginale “evochiamo” gli avi e li facciamo vivere sulla scena di uno psicodramma. Le vicende occorse agli avi sono registrate nella memoria del can familiare in modi simbolici. Questi simboli sono energie, vincoli emotivi che, in un certo senso, “programmano” il progetto di vita dei discendenti. In altre parole, gli eventi del passato vengono recepiti in senso simbolico come forze ricorrenti capaci persino di potenziarsi passando di generazione in generazione.
Durante lo svolgersi dello psicodramma i partecipanti impersonando gli avi ne evocano le emozioni così come esse sono state registrate nella memoria del clan familiare e tramandate.
Come la psicogenealogia e il conselling transgenerazionale hanno radici che si intrecciano allo sciamanismo e ai culti animisti, così la conduzione delle costellazioni familiari affonda nel regno della meditazione; gli operatori che propongono le costellazioni familiari hanno generalmente dimestichezza con le pratiche meditative. Un abile conduttore osserva i gesti dei partecipanti che impersonano gli avi e ne ascolta le frasi con attenzione neutrale, pronto a enfatizzare quei gesti e quelle frasi destinate a nobilitare le emozioni in gioco.
Per esempio, l’inchinarsi di un figlio di fronte a un padre o una richiesta di perdono da parte di un padre a un figlio viene colta e sottolineata dal conduttore fino a che essa sia così forte e chiara da plasmare l’atmosfera dello psicodramma e trasportarne le vicende dalla dimensione storica-individuale a quella mitica-universale.
Colui che ha chiesto di mettere in scena la costellazione assiste a questa trasposizione e se ne sente innalzato. Qualunque sia la storia che egli aveva da raccontare, qualsiasi sia il passato che gli sta alle spalle, esso diviene, nel suo sentire, un solido piedistallo, un trono sul quale la sua vita può reggersi e innalzarsi.
Ecco che allora i nostri avi non ci stanno più sulle spalle come misteriosi sacchi da trasportare, ma divengono l’humus da cui traiamo il nutrimento, qualsiasi sia la loro storia, qualsiasi i fatti che gli sono attribuiti e le emozioni che vi sono associate.
La differenza tra l’avere un “passato che pesa” ed avere un “passato che sostiene” si può anche misurare in termini di ansia. Il “passato che pesa” o il “passato che non c’è”, il non detto, il trascurato, il passato rimosso, ci fanno sentire “staccati dal ramo”, in balia del vento. Il “passato che sostiene” ci consente l’intera percezione dell’albero da cui proveniamo, ci fa sentire un senso di continuità con le radici, ci ancora alla terra, nobilitando la nostra esperienza.
La Psicogenealogia di Anne Schutzenberger
La Psicogenealogia di Anne Schutzenberger
Anne Schützenberger ebbe modo di conoscere e collaborare con Françoise Dolto una pediatra e psicanalista infantile francese che nel suo accurato lavoro di analisi dei primissimi anni dell’infanzia (dal periodo pre-natale fino ai 3 anni), riscontra la presenza di importanti correlazioni con la famiglia di origine del bambino, innate nella sua coscienza. Sono celebri queste affermazioni della Dolto:
“I bambini e i cani sanno sempre tutto, e soprattutto quello che non è detto”“Ciò che viene taciuto alla prima generazione, la seconda lo porta nel suo corpo”“Ci vogliono tre generazioni perché si schiuda da una famiglia un bambino”
Interessante anche il lavoro di Didier Dumas, allievo della Dolto, sul concetto di angeli e fantasmi che si ricollega alle teorie di Nicolas Abraham e Maria Torok: i fantasmi tanto temuti dai bambini (fino ad indurre stati psicotici) altro non sono che traumi familiari (individuali o collettivi: guerre, carestie, epidemie, ...) tramandati nell’inconscio familiare; sono altrettanto pericolosi i segreti e tutto quello che non viene detto apertamente, perché vanno a creare delle “cripte” nella coscienza delle generazioni successive, e si manifestano sotto forma di fobie, manie e ossessioni.
Trasferitasi negli Stati Uniti, la Schützenberger diventa allieva e collaboratrice di Jacob Levi Moreno, ideatore dellasociometria e dello psicodramma: la prima è una tecnica di analisi delle relazioni tra gli elementi di un gruppo o sistema (tramite la creazione di un sociogramma), e il secondo è un metodo terapeutico che consiste nel mettere in scena la rappresentazione scenica di un vissuto individuale (traumatico o meno) per poterlo sdrammatizzare, integrare o comprendere.
Sulla base di queste premesse teoriche, Schützenberger dà vita alla psicogenealogia, e in particolare allo strumento di analisi del genosociogramma, ovvero la ricostruzione analitica dell’albero genealogico, che permette di individuare i collegamenti tra gli elementi di generazioni diverse. Nel genosociogramma possono rientrare anche persone non consanguinee, esterne alla famiglia, ma che in qualche modo sono state fondamentali nella storia familiare, che possono aver agito come benefattori, aiutanti, sostituti di ruoli fondamentali (le balie, ad esempio), ma anche coloro che hanno arrecato danno alla famiglia, in qualche modo: per l’importanza del loro contributo (positivo o negativo), costoro rientrano a buon diritto nel sistema.
Un oggetto di analisi particolarmente importante è la coincidenza tra le date di nascita, di matrimonio, di morte, di incidente, dei diversi membri del sistema familiare: Schützenberger riscontra infatti la cosiddetta sindrome da anniversario, che si manifesta con l’insorgere di malattie o il verificarsi di incidenti allo scadere di una certa età, o di una data particolare.
Altri elementi fondamentali della psicogenenalogia sono:
- il concetto di lealtà familiare
- il bambino di sostituzione, ovvero il meccanismo sistemico per cui ai nuovi nati nel sistema viene richiesto di prendere il posto degli elementi mancanti o scomparsi, chiamandoli con lo stesso nome, ad esempio, o sostenendo una proiezione continua (“Sei uguale a tuo nonno, hai gli stessi occhi”);
- i segreti di famiglia, il non-detto che genera cripte e fantasmi, ovvero sintomi e disturbi psicofisici;
- la nevrosi di classe, cioè quella forma di lealtà familiare che ostacola l’avanzamento sociale, il successo, il denaro: non sentendosi autorizzati a essere migliori dei propri antenati, si mettono in atto dei meccanismi inconsci di auto-sabotaggio;
- le alleanze familiari, tese ad escludere alcuni membri del sistema.
Per la psicogenealogia quindi oltre alla coscienza individuale, siamo influenzati dalla coscienza familiare, oInconscio Familiare, o Anima Familiare, ovvero da tutte quelle informazioni racchiuse nell’esperienza del sistema familiare a cui apparteniamo. È il sistema (familiare, sociale, culturale) in cui viviamo che ci condiziona nella nostra esperienza e nell’elaborazione dei codici morali su cui basiamo la nostra vita: a un livello sottile e profondamente inconscio è presente in noi un substrato di coscienza familiare, un lignaggio, un’eredità intrapsichica. La Coscienza individuale, permette all’essere umano, di percepire il senso della giustizia e dell’ingiustizia, del bene e del male, e quindi di comportarsi di conseguenza.
A questo punto, ci si chiede in quale misura, la percezione della coscienza individuale è soggettiva e in quale misura essa deriva da un condizionamento familiare e sociale.
Secondo Bert Hellinger non ci sono dubbi:
… nelle nostre relazioni opera anche una coscienza nascosta, di cui non siamo consapevoli. Si tratta di una coscienza sistemica che ha la precedenza sui nostri sentimenti personali di colpa o innocenza e che aderisce ad altri ordini, ovvero a leggi naturali occulte che plasmano e regolano le dinamiche dei sistemi relazionali umani. Si tratta in parte delle forze della biologia e dell’evoluzione e in parte di quelle dell’occulta simmetria dell’amore che agisce dentro all’anima.
e ancora:
“Gli unici criteri seguiti dalla coscienza al servizio della formazione di legami sono i valori del gruppo al quale apparteniamo.
Secondo Hellinger quindi è inutile parlare del male e del bene, di persona malvagia e persona buona: ciò che è male o bene è unicamente determinato dall’appartenenza ad un sistema; sono gli intrecci sistemici e i bisogni primari a guidare il nostro agire e a formare la nostra coscienza.
Siamo in grado dunque di definire due tipologie di coscienza:
- quella personale, che ci porta di volta in volta a percepirci come colpevoli o innocenti;
- quella sistemica-familiare, che invece condiziona inconsciamente la nostra percezione del bene e del male.
Secondo la Psicobiologia Evolutiva Transgenerazionale esiste una Coscienza Biologica di Specie, che ha come compito quello di registrare le soluzioni biologiche con cui gli individui hanno risolto il problema della sopravvivenza, e una Coscienza Biologica di Clan, il cui compito è quello di registrare tutte le situazioni di carenza, privazione e di trauma sperimentate dai membri di una famiglia attraverso le generazioni e che, a quanto sembra, vengono trasmesse di generazione in generazione fino a che non vengono risanate.
Utilizzando il lavoro con la Psicogenealogia e le Costellazioni Familiari si opera per ricostruire la linea ereditaria e si prende coscienza dei traumi, delle ingiustizie, delle esclusioni, delle privazioni e delle violenze subite dagli antenati: tutte queste cose vengono trasmesse ai discendenti, insieme al compito risanatorio per riportare equilibrio nel sistema.
La Psicogenealogia di Anne Schutzenberger
Anne Schützenberger ebbe modo di conoscere e collaborare con Françoise Dolto una pediatra e psicanalista infantile francese che nel suo accurato lavoro di analisi dei primissimi anni dell’infanzia (dal periodo pre-natale fino ai 3 anni), riscontra la presenza di importanti correlazioni con la famiglia di origine del bambino, innate nella sua coscienza. Sono celebri queste affermazioni della Dolto:
“I bambini e i cani sanno sempre tutto, e soprattutto quello che non è detto”“Ciò che viene taciuto alla prima generazione, la seconda lo porta nel suo corpo”“Ci vogliono tre generazioni perché si schiuda da una famiglia un bambino”
Interessante anche il lavoro di Didier Dumas, allievo della Dolto, sul concetto di angeli e fantasmi che si ricollega alle teorie di Nicolas Abraham e Maria Torok: i fantasmi tanto temuti dai bambini (fino ad indurre stati psicotici) altro non sono che traumi familiari (individuali o collettivi: guerre, carestie, epidemie, ...) tramandati nell’inconscio familiare; sono altrettanto pericolosi i segreti e tutto quello che non viene detto apertamente, perché vanno a creare delle “cripte” nella coscienza delle generazioni successive, e si manifestano sotto forma di fobie, manie e ossessioni.
Trasferitasi negli Stati Uniti, la Schützenberger diventa allieva e collaboratrice di Jacob Levi Moreno, ideatore dellasociometria e dello psicodramma: la prima è una tecnica di analisi delle relazioni tra gli elementi di un gruppo o sistema (tramite la creazione di un sociogramma), e il secondo è un metodo terapeutico che consiste nel mettere in scena la rappresentazione scenica di un vissuto individuale (traumatico o meno) per poterlo sdrammatizzare, integrare o comprendere.
Sulla base di queste premesse teoriche, Schützenberger dà vita alla psicogenealogia, e in particolare allo strumento di analisi del genosociogramma, ovvero la ricostruzione analitica dell’albero genealogico, che permette di individuare i collegamenti tra gli elementi di generazioni diverse. Nel genosociogramma possono rientrare anche persone non consanguinee, esterne alla famiglia, ma che in qualche modo sono state fondamentali nella storia familiare, che possono aver agito come benefattori, aiutanti, sostituti di ruoli fondamentali (le balie, ad esempio), ma anche coloro che hanno arrecato danno alla famiglia, in qualche modo: per l’importanza del loro contributo (positivo o negativo), costoro rientrano a buon diritto nel sistema.
Un oggetto di analisi particolarmente importante è la coincidenza tra le date di nascita, di matrimonio, di morte, di incidente, dei diversi membri del sistema familiare: Schützenberger riscontra infatti la cosiddetta sindrome da anniversario, che si manifesta con l’insorgere di malattie o il verificarsi di incidenti allo scadere di una certa età, o di una data particolare.
Altri elementi fondamentali della psicogenenalogia sono:
A questo punto, ci si chiede in quale misura, la percezione della coscienza individuale è soggettiva e in quale misura essa deriva da un condizionamento familiare e sociale.
Secondo Bert Hellinger non ci sono dubbi:
Siamo in grado dunque di definire due tipologie di coscienza:
Utilizzando il lavoro con la Psicogenealogia e le Costellazioni Familiari si opera per ricostruire la linea ereditaria e si prende coscienza dei traumi, delle ingiustizie, delle esclusioni, delle privazioni e delle violenze subite dagli antenati: tutte queste cose vengono trasmesse ai discendenti, insieme al compito risanatorio per riportare equilibrio nel sistema.
Anne Schützenberger ebbe modo di conoscere e collaborare con Françoise Dolto una pediatra e psicanalista infantile francese che nel suo accurato lavoro di analisi dei primissimi anni dell’infanzia (dal periodo pre-natale fino ai 3 anni), riscontra la presenza di importanti correlazioni con la famiglia di origine del bambino, innate nella sua coscienza. Sono celebri queste affermazioni della Dolto:
“I bambini e i cani sanno sempre tutto, e soprattutto quello che non è detto”“Ciò che viene taciuto alla prima generazione, la seconda lo porta nel suo corpo”“Ci vogliono tre generazioni perché si schiuda da una famiglia un bambino”
Interessante anche il lavoro di Didier Dumas, allievo della Dolto, sul concetto di angeli e fantasmi che si ricollega alle teorie di Nicolas Abraham e Maria Torok: i fantasmi tanto temuti dai bambini (fino ad indurre stati psicotici) altro non sono che traumi familiari (individuali o collettivi: guerre, carestie, epidemie, ...) tramandati nell’inconscio familiare; sono altrettanto pericolosi i segreti e tutto quello che non viene detto apertamente, perché vanno a creare delle “cripte” nella coscienza delle generazioni successive, e si manifestano sotto forma di fobie, manie e ossessioni.
Trasferitasi negli Stati Uniti, la Schützenberger diventa allieva e collaboratrice di Jacob Levi Moreno, ideatore dellasociometria e dello psicodramma: la prima è una tecnica di analisi delle relazioni tra gli elementi di un gruppo o sistema (tramite la creazione di un sociogramma), e il secondo è un metodo terapeutico che consiste nel mettere in scena la rappresentazione scenica di un vissuto individuale (traumatico o meno) per poterlo sdrammatizzare, integrare o comprendere.
Sulla base di queste premesse teoriche, Schützenberger dà vita alla psicogenealogia, e in particolare allo strumento di analisi del genosociogramma, ovvero la ricostruzione analitica dell’albero genealogico, che permette di individuare i collegamenti tra gli elementi di generazioni diverse. Nel genosociogramma possono rientrare anche persone non consanguinee, esterne alla famiglia, ma che in qualche modo sono state fondamentali nella storia familiare, che possono aver agito come benefattori, aiutanti, sostituti di ruoli fondamentali (le balie, ad esempio), ma anche coloro che hanno arrecato danno alla famiglia, in qualche modo: per l’importanza del loro contributo (positivo o negativo), costoro rientrano a buon diritto nel sistema.
Un oggetto di analisi particolarmente importante è la coincidenza tra le date di nascita, di matrimonio, di morte, di incidente, dei diversi membri del sistema familiare: Schützenberger riscontra infatti la cosiddetta sindrome da anniversario, che si manifesta con l’insorgere di malattie o il verificarsi di incidenti allo scadere di una certa età, o di una data particolare.
Altri elementi fondamentali della psicogenenalogia sono:
- il concetto di lealtà familiare
- il bambino di sostituzione, ovvero il meccanismo sistemico per cui ai nuovi nati nel sistema viene richiesto di prendere il posto degli elementi mancanti o scomparsi, chiamandoli con lo stesso nome, ad esempio, o sostenendo una proiezione continua (“Sei uguale a tuo nonno, hai gli stessi occhi”);
- i segreti di famiglia, il non-detto che genera cripte e fantasmi, ovvero sintomi e disturbi psicofisici;
- la nevrosi di classe, cioè quella forma di lealtà familiare che ostacola l’avanzamento sociale, il successo, il denaro: non sentendosi autorizzati a essere migliori dei propri antenati, si mettono in atto dei meccanismi inconsci di auto-sabotaggio;
- le alleanze familiari, tese ad escludere alcuni membri del sistema.
A questo punto, ci si chiede in quale misura, la percezione della coscienza individuale è soggettiva e in quale misura essa deriva da un condizionamento familiare e sociale.
Secondo Bert Hellinger non ci sono dubbi:
… nelle nostre relazioni opera anche una coscienza nascosta, di cui non siamo consapevoli. Si tratta di una coscienza sistemica che ha la precedenza sui nostri sentimenti personali di colpa o innocenza e che aderisce ad altri ordini, ovvero a leggi naturali occulte che plasmano e regolano le dinamiche dei sistemi relazionali umani. Si tratta in parte delle forze della biologia e dell’evoluzione e in parte di quelle dell’occulta simmetria dell’amore che agisce dentro all’anima.e ancora:
“Gli unici criteri seguiti dalla coscienza al servizio della formazione di legami sono i valori del gruppo al quale apparteniamo.Secondo Hellinger quindi è inutile parlare del male e del bene, di persona malvagia e persona buona: ciò che è male o bene è unicamente determinato dall’appartenenza ad un sistema; sono gli intrecci sistemici e i bisogni primari a guidare il nostro agire e a formare la nostra coscienza.
Siamo in grado dunque di definire due tipologie di coscienza:
- quella personale, che ci porta di volta in volta a percepirci come colpevoli o innocenti;
- quella sistemica-familiare, che invece condiziona inconsciamente la nostra percezione del bene e del male.
Utilizzando il lavoro con la Psicogenealogia e le Costellazioni Familiari si opera per ricostruire la linea ereditaria e si prende coscienza dei traumi, delle ingiustizie, delle esclusioni, delle privazioni e delle violenze subite dagli antenati: tutte queste cose vengono trasmesse ai discendenti, insieme al compito risanatorio per riportare equilibrio nel sistema.
Alejandro Jodorowsky Psicogenealogia e Françoise Dolto
Françoise Dolto
Françoise Dolto (1908-1988), specialista in psicoanalisi infantile, è stata allieva di Jacques Lacan.
Conosciuta a livello mondiale per i suoi lavori scientifici, ha creato le "Maisons Vertes", un esperimento pionieristico di iniziazione precoce del bambino alla vita sociale.
Bibliografia
* Come allevare un bambino felice* Adolescenza* Quando I genitori si separano* Il desiderio femminile* I problemi dei bambini* Quando i bambini hanno bisogno di noi* Il bambino e la città
Alejandro Jodorowsky
Psicogenealogia
Le nostre difficoltà riflettono, in genere, conflitti non risolti all’interno delle nostre famiglie. Fin da piccoli, e in maniera totalmente inconscia, li abbiamo assorbiti. Adesso, i conflitti che sono cresciuti con noi, si ripresentano nelle nostre vite sebbene in maniera diversa dal passato. Rimangono comunque i medesimi conflitti adattati a nuove generazioni e a nuovi contesti.
Dal nostro arrivo nel mondo, i nostri genitori proiettano inconsciamente su di noi ogni tipo di desideri affettivi, intellettivi, corporali e sessuali, che finiscono col programmare le nostre vite. Il bambino finisce per accettare e identificarsi con queste proiezioni, che si trasformano in una pesante responsabilità che lo accompagnerà per il resto della sua vita.
Portare quest’ordine parentale in forma inconscia e con il quale il nostro ‘essere essenziale’ non é in accordo, risulta fonte di squilibri, insoddisfazioni, frustrazioni la cui origine ci rimane sconosciuta.
Semplicemente non stiamo bene ma non sappiamo perché.
La maggior parte dei nostri conflitti, disordini, pulsioni e contraddizioni, si formano a causa dell’identificazione con figure parentali che ci hanno marcato e alle quali continuiamo ad essere fedeli sebbene ci risulti doloroso, paralizzante o autodistruttivo.
A loro volta questi personaggi ai quali siamo fedeli, si identificarono ad altre figure anteriori, formando una catena di ereditarietà nei conflitti. Così come su di noi influirono i nostri genitori, essi furono condizionati dai nostri nonni e così successivamente.
In maniera più o meno maggiore, tutti manteniamo una fedeltà inconscia alla nostra storia familiare (al clan o alla tribù).
Ciò che abbiamo ricevuto dai nostri genitori lo trasmetteremo ai nostri figli e così via di generazione in generazione, segnando il destino individuale di ogni personaggio dell’albero.
Esplorare il nostro inconscio familiare ci porta a scoprire come la vita dei nostri antenati, contenga fatti che risuonano con i nostri attuali problemi. Come se le nostre difficoltà fossero un’eredità inconscia che ci hanno attribuito le situazioni traumatiche del passato. Prendendo coscienza delle origini familiari del conflitto e delle sue conseguenze nella nostra vita, possiamo trattare direttamente con il blocco e risolverlo. Studiando il nostro albero genealogicotroviamo piste, situazioni, attitudini e posture che si ripetono di generazione in generazione, fino a giungere a noi.
Questo forma un inconscio familiare che finisce con il condizionare completamente la nostra attuale esistenza.
Questo inconscio familiare agisce direttamente in noi guidandoci fino ai conflitti non risolti con il fine di portarli alla luce e liberarci di essi.
Per questo motivo, l’albero ha la tendenza a ripetere il blocco o la resistenza da una generazione all’altra; è la via che l’inconscio utilizza per cercare di liberarsi in favore dell’evoluzione dell’essere. Rompere questo gioco di ripetizioni familiari per riconquistare la nostra libertà individuale, comincia con il conoscere i fatti della nostra storia, le circostanze e i vincoli creatisi con i nostri antenati.
Non si tratta di tagliare le radici del nostro albero, bensì comprenderle meglio e disfare i nodi nevrotici che si sono creati. Il proposito dell’albero è permetterci di conoscere il nostro essere essenziale, il nostro diamante interiore. Poter scoprire la dinamica del funzionamento del nostro albero, rende possibile sciogliere le ragioni dei nostri blocchi, resistenze, paure, frustrazione, insoddisfazioni fallimenti e malattie.
Il nostro albero genealogico ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno per iniziare il nostro processo di liberazione personale; disfacendoci dei nostri conflitti, raggiungendo e sviluppando ciò che è naturale in noi e che purtroppo manteniamo oscuro e represso.
Per iniziare ad abbozzare le basi del nostro albero genealogico, bisogna investigare per scoprire i fatti che segnarono le vite dei nostri antenati.
Il primo punto per cominciare questa investigazione e disporre delle seguenti informazioni sui nostri antenati fino alla quarta generazione (bisnonni): nomi, professioni, hobbies, date di nascita e morte, aborti, decessi, segreti familiari, depressioni, malattie, fallimenti, suicidi ecc.
Con queste informazioni si cercano i modelli di ripetizione per poter stabilire quale tipo di relazione ebbero, tra di loro, i familiari. In questo modo é facile dedurre conflitti e blocchi che possano arrivare come eredità nel presente.
Una volta analizzato un albero genealogico e compresa la sua struttura, si giunge all’albero organico: cioè le conseguenze che l’albero genealogico lascia nella nostra personalità e nel nostro corpo, che si manifestano attraverso i gesti, le espressioni, le posture, le attitudini, la respirazione ecc..
Il progetto parentale esiste, i genitori hanno un progetto su di noi al quale si cerca di obbedire metaforicamente. È assolutamente reale per l’inconscio e comincia già nella primissima infanzia. Il cervello possiede differenti realtà e una realtà immaginaria, per il cervello, è assolutamente reale quanto quella oggettiva.
Se una donna nasce quando in realtà desideravano nascesse un maschio, finisce in genere a comportarsi da uomo, allo stesso tempo è molto probabile si crei un corpo metaforico da maschio. Ogni frase che ci viene detta, ogni dettaglio manifestato in maniera non verbale, costituisce l’essenza del progetto parentale.
Se ci identificano con una nonna, uno zio o con la pecora nera della famiglia, implica che ci si comporti comunque come tali sebbene la nostra realtà sia completamente differente. Tutte le parole e attitudini che i genitori hanno riversato su di noi, sono assorbite dall’inconscio come delle verità alle quali obbedisce.
L’inconscio vuole obbedire e realizzarle.
Per un bambino i propri genitori sono il referente massimo e tutto ciò che essi faranno o diranno influirà direttamente su di lui. Egli si identifica e costruisce la sua identità e coscienza attraverso ciò che apprende dai suoi genitori. Un bambino impara a essere se stesso attraverso l’imitazione, prima imita e poi obbedisce. Un bimbo assorbe dettagli come il nome, le abitudini e i pesi che fanno parte dell’albero.
Questo costituisce una forma di aggressione inconscia dei nostri genitori che finisce con il tradursi metaforicamente nel cervello creando un’architettura emozionale, sessuale, corporale e intellettuale. Pone le basi della nostra cultura psicoaffettiva.
Nell’albero bisogna prendere nota di ciò che ci dissero durante l’infanzia, perché spesso è attraverso queste frasi che si creano le confusioni, i traumi e i disturbi. Da adulti poi, si tende a riprodurre sugli altri o su noi stessi, gli abusi sofferti durante l’infanzia. Se ieri fummo torturati, oggi non cessiamo di torturarci trasformandoci nel nostro proprio aguzzino.
Non esistono unicamente abusi di carattere sessuale, durante l’infanzia siamo soggetti ad abusi intellettuali, ad esempio, quando ci inducono idee folli, pregiudizi perversi, razzismi ecc. Allo stesso modo si soffrono abusi emozionali, quando ci privano dell’amore, quando c’é disprezzo, sarcasmo e aggressione verbale. Esistono poi gli abusi materiali per mancanza di spazio, per continui cambiamenti del territorio, abbandono nel modo di vestire o errori alimentari. Non bisogna dimenticare gli abusi dell’essere, quelli per i quali non ci diedero la possibilità di sviluppare la nostra vera personalità.
I nostri genitori ci creano un destino in funzione della storia familiare senza vedere chi realmente siamo. Ci resero specchi di loro stessi oppure avrebbero voluto fossimo altro, ad esempio una donna al posto che un uomo e viceversa.
Non ci lasciarono vedere ciò che avremmo voluto, non ci lasciarono ascoltare determinate cose, non ci fu permesso esprimerci, ci diedero un’educazione che consisteva principalmente in porre limiti. In forma inconscia ci viene proibito realizzarci in modo che noi stessi ci trasformiamo nella causa dei nostri fallimenti.
L’inconscio obbedisce a un linguaggio metaforico e non distingue il mondo interiore dove vive, dal mondo esterno dove si proietta; attraverso gli atti psicomagici e le operazioni metaforiche sul corpo fisico, sarà possibile liberare l’inconscio della persona dai propri blocchi e traumi ereditati in genere, dalla storia familiare.
Lavorando sull’albero in modo organico si insegna all’inconscio a slegarsi dalle programmazioni, permettendogli di superare l’identificazione con i personaggi dell’albero e liberarci dalle situazioni alle quali ci sottomette. Per realizzare ciò si utilizzano atti metaforici capaci di risuonare nell’inconscio del consultante, liberandolo dai propri blocchi e facendo mutare la sua realtà verso una condizione più autentica.
articolo tratto da http://www.psicosciamanesimo.com/introduzione.htm
Françoise Dolto
Françoise Dolto (1908-1988), specialista in psicoanalisi infantile, è stata allieva di Jacques Lacan.
Conosciuta a livello mondiale per i suoi lavori scientifici, ha creato le "Maisons Vertes", un esperimento pionieristico di iniziazione precoce del bambino alla vita sociale.
Bibliografia
* Come allevare un bambino felice* Adolescenza* Quando I genitori si separano* Il desiderio femminile* I problemi dei bambini* Quando i bambini hanno bisogno di noi* Il bambino e la città
Alejandro Jodorowsky
Psicogenealogia
Le nostre difficoltà riflettono, in genere, conflitti non risolti all’interno delle nostre famiglie. Fin da piccoli, e in maniera totalmente inconscia, li abbiamo assorbiti. Adesso, i conflitti che sono cresciuti con noi, si ripresentano nelle nostre vite sebbene in maniera diversa dal passato. Rimangono comunque i medesimi conflitti adattati a nuove generazioni e a nuovi contesti.
Dal nostro arrivo nel mondo, i nostri genitori proiettano inconsciamente su di noi ogni tipo di desideri affettivi, intellettivi, corporali e sessuali, che finiscono col programmare le nostre vite. Il bambino finisce per accettare e identificarsi con queste proiezioni, che si trasformano in una pesante responsabilità che lo accompagnerà per il resto della sua vita.
Portare quest’ordine parentale in forma inconscia e con il quale il nostro ‘essere essenziale’ non é in accordo, risulta fonte di squilibri, insoddisfazioni, frustrazioni la cui origine ci rimane sconosciuta.
Semplicemente non stiamo bene ma non sappiamo perché.
La maggior parte dei nostri conflitti, disordini, pulsioni e contraddizioni, si formano a causa dell’identificazione con figure parentali che ci hanno marcato e alle quali continuiamo ad essere fedeli sebbene ci risulti doloroso, paralizzante o autodistruttivo.
A loro volta questi personaggi ai quali siamo fedeli, si identificarono ad altre figure anteriori, formando una catena di ereditarietà nei conflitti. Così come su di noi influirono i nostri genitori, essi furono condizionati dai nostri nonni e così successivamente.
In maniera più o meno maggiore, tutti manteniamo una fedeltà inconscia alla nostra storia familiare (al clan o alla tribù).
Ciò che abbiamo ricevuto dai nostri genitori lo trasmetteremo ai nostri figli e così via di generazione in generazione, segnando il destino individuale di ogni personaggio dell’albero.
Esplorare il nostro inconscio familiare ci porta a scoprire come la vita dei nostri antenati, contenga fatti che risuonano con i nostri attuali problemi. Come se le nostre difficoltà fossero un’eredità inconscia che ci hanno attribuito le situazioni traumatiche del passato. Prendendo coscienza delle origini familiari del conflitto e delle sue conseguenze nella nostra vita, possiamo trattare direttamente con il blocco e risolverlo. Studiando il nostro albero genealogicotroviamo piste, situazioni, attitudini e posture che si ripetono di generazione in generazione, fino a giungere a noi.
Questo forma un inconscio familiare che finisce con il condizionare completamente la nostra attuale esistenza.
Questo inconscio familiare agisce direttamente in noi guidandoci fino ai conflitti non risolti con il fine di portarli alla luce e liberarci di essi.
Per questo motivo, l’albero ha la tendenza a ripetere il blocco o la resistenza da una generazione all’altra; è la via che l’inconscio utilizza per cercare di liberarsi in favore dell’evoluzione dell’essere. Rompere questo gioco di ripetizioni familiari per riconquistare la nostra libertà individuale, comincia con il conoscere i fatti della nostra storia, le circostanze e i vincoli creatisi con i nostri antenati.
Non si tratta di tagliare le radici del nostro albero, bensì comprenderle meglio e disfare i nodi nevrotici che si sono creati. Il proposito dell’albero è permetterci di conoscere il nostro essere essenziale, il nostro diamante interiore. Poter scoprire la dinamica del funzionamento del nostro albero, rende possibile sciogliere le ragioni dei nostri blocchi, resistenze, paure, frustrazione, insoddisfazioni fallimenti e malattie.
Il nostro albero genealogico ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno per iniziare il nostro processo di liberazione personale; disfacendoci dei nostri conflitti, raggiungendo e sviluppando ciò che è naturale in noi e che purtroppo manteniamo oscuro e represso.
Per iniziare ad abbozzare le basi del nostro albero genealogico, bisogna investigare per scoprire i fatti che segnarono le vite dei nostri antenati.
Il primo punto per cominciare questa investigazione e disporre delle seguenti informazioni sui nostri antenati fino alla quarta generazione (bisnonni): nomi, professioni, hobbies, date di nascita e morte, aborti, decessi, segreti familiari, depressioni, malattie, fallimenti, suicidi ecc.
Con queste informazioni si cercano i modelli di ripetizione per poter stabilire quale tipo di relazione ebbero, tra di loro, i familiari. In questo modo é facile dedurre conflitti e blocchi che possano arrivare come eredità nel presente.
Una volta analizzato un albero genealogico e compresa la sua struttura, si giunge all’albero organico: cioè le conseguenze che l’albero genealogico lascia nella nostra personalità e nel nostro corpo, che si manifestano attraverso i gesti, le espressioni, le posture, le attitudini, la respirazione ecc..
Il progetto parentale esiste, i genitori hanno un progetto su di noi al quale si cerca di obbedire metaforicamente. È assolutamente reale per l’inconscio e comincia già nella primissima infanzia. Il cervello possiede differenti realtà e una realtà immaginaria, per il cervello, è assolutamente reale quanto quella oggettiva.
Se una donna nasce quando in realtà desideravano nascesse un maschio, finisce in genere a comportarsi da uomo, allo stesso tempo è molto probabile si crei un corpo metaforico da maschio. Ogni frase che ci viene detta, ogni dettaglio manifestato in maniera non verbale, costituisce l’essenza del progetto parentale.
Se ci identificano con una nonna, uno zio o con la pecora nera della famiglia, implica che ci si comporti comunque come tali sebbene la nostra realtà sia completamente differente. Tutte le parole e attitudini che i genitori hanno riversato su di noi, sono assorbite dall’inconscio come delle verità alle quali obbedisce.
L’inconscio vuole obbedire e realizzarle.
Per un bambino i propri genitori sono il referente massimo e tutto ciò che essi faranno o diranno influirà direttamente su di lui. Egli si identifica e costruisce la sua identità e coscienza attraverso ciò che apprende dai suoi genitori. Un bambino impara a essere se stesso attraverso l’imitazione, prima imita e poi obbedisce. Un bimbo assorbe dettagli come il nome, le abitudini e i pesi che fanno parte dell’albero.
Questo costituisce una forma di aggressione inconscia dei nostri genitori che finisce con il tradursi metaforicamente nel cervello creando un’architettura emozionale, sessuale, corporale e intellettuale. Pone le basi della nostra cultura psicoaffettiva.
Nell’albero bisogna prendere nota di ciò che ci dissero durante l’infanzia, perché spesso è attraverso queste frasi che si creano le confusioni, i traumi e i disturbi. Da adulti poi, si tende a riprodurre sugli altri o su noi stessi, gli abusi sofferti durante l’infanzia. Se ieri fummo torturati, oggi non cessiamo di torturarci trasformandoci nel nostro proprio aguzzino.
Non esistono unicamente abusi di carattere sessuale, durante l’infanzia siamo soggetti ad abusi intellettuali, ad esempio, quando ci inducono idee folli, pregiudizi perversi, razzismi ecc. Allo stesso modo si soffrono abusi emozionali, quando ci privano dell’amore, quando c’é disprezzo, sarcasmo e aggressione verbale. Esistono poi gli abusi materiali per mancanza di spazio, per continui cambiamenti del territorio, abbandono nel modo di vestire o errori alimentari. Non bisogna dimenticare gli abusi dell’essere, quelli per i quali non ci diedero la possibilità di sviluppare la nostra vera personalità.
I nostri genitori ci creano un destino in funzione della storia familiare senza vedere chi realmente siamo. Ci resero specchi di loro stessi oppure avrebbero voluto fossimo altro, ad esempio una donna al posto che un uomo e viceversa.
Non ci lasciarono vedere ciò che avremmo voluto, non ci lasciarono ascoltare determinate cose, non ci fu permesso esprimerci, ci diedero un’educazione che consisteva principalmente in porre limiti. In forma inconscia ci viene proibito realizzarci in modo che noi stessi ci trasformiamo nella causa dei nostri fallimenti.
L’inconscio obbedisce a un linguaggio metaforico e non distingue il mondo interiore dove vive, dal mondo esterno dove si proietta; attraverso gli atti psicomagici e le operazioni metaforiche sul corpo fisico, sarà possibile liberare l’inconscio della persona dai propri blocchi e traumi ereditati in genere, dalla storia familiare.
Lavorando sull’albero in modo organico si insegna all’inconscio a slegarsi dalle programmazioni, permettendogli di superare l’identificazione con i personaggi dell’albero e liberarci dalle situazioni alle quali ci sottomette. Per realizzare ciò si utilizzano atti metaforici capaci di risuonare nell’inconscio del consultante, liberandolo dai propri blocchi e facendo mutare la sua realtà verso una condizione più autentica.
articolo tratto da http://www.psicosciamanesimo.com/introduzione.htm
Françoise Dolto (1908-1988), specialista in psicoanalisi infantile, è stata allieva di Jacques Lacan.
Conosciuta a livello mondiale per i suoi lavori scientifici, ha creato le "Maisons Vertes", un esperimento pionieristico di iniziazione precoce del bambino alla vita sociale.
Bibliografia
* Come allevare un bambino felice* Adolescenza* Quando I genitori si separano* Il desiderio femminile* I problemi dei bambini* Quando i bambini hanno bisogno di noi* Il bambino e la città
Alejandro Jodorowsky
Psicogenealogia
Le nostre difficoltà riflettono, in genere, conflitti non risolti all’interno delle nostre famiglie. Fin da piccoli, e in maniera totalmente inconscia, li abbiamo assorbiti. Adesso, i conflitti che sono cresciuti con noi, si ripresentano nelle nostre vite sebbene in maniera diversa dal passato. Rimangono comunque i medesimi conflitti adattati a nuove generazioni e a nuovi contesti.
Dal nostro arrivo nel mondo, i nostri genitori proiettano inconsciamente su di noi ogni tipo di desideri affettivi, intellettivi, corporali e sessuali, che finiscono col programmare le nostre vite. Il bambino finisce per accettare e identificarsi con queste proiezioni, che si trasformano in una pesante responsabilità che lo accompagnerà per il resto della sua vita.
Portare quest’ordine parentale in forma inconscia e con il quale il nostro ‘essere essenziale’ non é in accordo, risulta fonte di squilibri, insoddisfazioni, frustrazioni la cui origine ci rimane sconosciuta.
Semplicemente non stiamo bene ma non sappiamo perché.
La maggior parte dei nostri conflitti, disordini, pulsioni e contraddizioni, si formano a causa dell’identificazione con figure parentali che ci hanno marcato e alle quali continuiamo ad essere fedeli sebbene ci risulti doloroso, paralizzante o autodistruttivo.
A loro volta questi personaggi ai quali siamo fedeli, si identificarono ad altre figure anteriori, formando una catena di ereditarietà nei conflitti. Così come su di noi influirono i nostri genitori, essi furono condizionati dai nostri nonni e così successivamente.
In maniera più o meno maggiore, tutti manteniamo una fedeltà inconscia alla nostra storia familiare (al clan o alla tribù).
Ciò che abbiamo ricevuto dai nostri genitori lo trasmetteremo ai nostri figli e così via di generazione in generazione, segnando il destino individuale di ogni personaggio dell’albero.
Esplorare il nostro inconscio familiare ci porta a scoprire come la vita dei nostri antenati, contenga fatti che risuonano con i nostri attuali problemi. Come se le nostre difficoltà fossero un’eredità inconscia che ci hanno attribuito le situazioni traumatiche del passato. Prendendo coscienza delle origini familiari del conflitto e delle sue conseguenze nella nostra vita, possiamo trattare direttamente con il blocco e risolverlo. Studiando il nostro albero genealogicotroviamo piste, situazioni, attitudini e posture che si ripetono di generazione in generazione, fino a giungere a noi.
Questo forma un inconscio familiare che finisce con il condizionare completamente la nostra attuale esistenza.
Questo inconscio familiare agisce direttamente in noi guidandoci fino ai conflitti non risolti con il fine di portarli alla luce e liberarci di essi.
Per questo motivo, l’albero ha la tendenza a ripetere il blocco o la resistenza da una generazione all’altra; è la via che l’inconscio utilizza per cercare di liberarsi in favore dell’evoluzione dell’essere. Rompere questo gioco di ripetizioni familiari per riconquistare la nostra libertà individuale, comincia con il conoscere i fatti della nostra storia, le circostanze e i vincoli creatisi con i nostri antenati.
Non si tratta di tagliare le radici del nostro albero, bensì comprenderle meglio e disfare i nodi nevrotici che si sono creati. Il proposito dell’albero è permetterci di conoscere il nostro essere essenziale, il nostro diamante interiore. Poter scoprire la dinamica del funzionamento del nostro albero, rende possibile sciogliere le ragioni dei nostri blocchi, resistenze, paure, frustrazione, insoddisfazioni fallimenti e malattie.
Il nostro albero genealogico ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno per iniziare il nostro processo di liberazione personale; disfacendoci dei nostri conflitti, raggiungendo e sviluppando ciò che è naturale in noi e che purtroppo manteniamo oscuro e represso.
Per iniziare ad abbozzare le basi del nostro albero genealogico, bisogna investigare per scoprire i fatti che segnarono le vite dei nostri antenati.
Il primo punto per cominciare questa investigazione e disporre delle seguenti informazioni sui nostri antenati fino alla quarta generazione (bisnonni): nomi, professioni, hobbies, date di nascita e morte, aborti, decessi, segreti familiari, depressioni, malattie, fallimenti, suicidi ecc.
Con queste informazioni si cercano i modelli di ripetizione per poter stabilire quale tipo di relazione ebbero, tra di loro, i familiari. In questo modo é facile dedurre conflitti e blocchi che possano arrivare come eredità nel presente.
Una volta analizzato un albero genealogico e compresa la sua struttura, si giunge all’albero organico: cioè le conseguenze che l’albero genealogico lascia nella nostra personalità e nel nostro corpo, che si manifestano attraverso i gesti, le espressioni, le posture, le attitudini, la respirazione ecc..
Il progetto parentale esiste, i genitori hanno un progetto su di noi al quale si cerca di obbedire metaforicamente. È assolutamente reale per l’inconscio e comincia già nella primissima infanzia. Il cervello possiede differenti realtà e una realtà immaginaria, per il cervello, è assolutamente reale quanto quella oggettiva.
Se una donna nasce quando in realtà desideravano nascesse un maschio, finisce in genere a comportarsi da uomo, allo stesso tempo è molto probabile si crei un corpo metaforico da maschio. Ogni frase che ci viene detta, ogni dettaglio manifestato in maniera non verbale, costituisce l’essenza del progetto parentale.
Se ci identificano con una nonna, uno zio o con la pecora nera della famiglia, implica che ci si comporti comunque come tali sebbene la nostra realtà sia completamente differente. Tutte le parole e attitudini che i genitori hanno riversato su di noi, sono assorbite dall’inconscio come delle verità alle quali obbedisce.
L’inconscio vuole obbedire e realizzarle.
Per un bambino i propri genitori sono il referente massimo e tutto ciò che essi faranno o diranno influirà direttamente su di lui. Egli si identifica e costruisce la sua identità e coscienza attraverso ciò che apprende dai suoi genitori. Un bambino impara a essere se stesso attraverso l’imitazione, prima imita e poi obbedisce. Un bimbo assorbe dettagli come il nome, le abitudini e i pesi che fanno parte dell’albero.
Questo costituisce una forma di aggressione inconscia dei nostri genitori che finisce con il tradursi metaforicamente nel cervello creando un’architettura emozionale, sessuale, corporale e intellettuale. Pone le basi della nostra cultura psicoaffettiva.
Nell’albero bisogna prendere nota di ciò che ci dissero durante l’infanzia, perché spesso è attraverso queste frasi che si creano le confusioni, i traumi e i disturbi. Da adulti poi, si tende a riprodurre sugli altri o su noi stessi, gli abusi sofferti durante l’infanzia. Se ieri fummo torturati, oggi non cessiamo di torturarci trasformandoci nel nostro proprio aguzzino.
Non esistono unicamente abusi di carattere sessuale, durante l’infanzia siamo soggetti ad abusi intellettuali, ad esempio, quando ci inducono idee folli, pregiudizi perversi, razzismi ecc. Allo stesso modo si soffrono abusi emozionali, quando ci privano dell’amore, quando c’é disprezzo, sarcasmo e aggressione verbale. Esistono poi gli abusi materiali per mancanza di spazio, per continui cambiamenti del territorio, abbandono nel modo di vestire o errori alimentari. Non bisogna dimenticare gli abusi dell’essere, quelli per i quali non ci diedero la possibilità di sviluppare la nostra vera personalità.
I nostri genitori ci creano un destino in funzione della storia familiare senza vedere chi realmente siamo. Ci resero specchi di loro stessi oppure avrebbero voluto fossimo altro, ad esempio una donna al posto che un uomo e viceversa.
Non ci lasciarono vedere ciò che avremmo voluto, non ci lasciarono ascoltare determinate cose, non ci fu permesso esprimerci, ci diedero un’educazione che consisteva principalmente in porre limiti. In forma inconscia ci viene proibito realizzarci in modo che noi stessi ci trasformiamo nella causa dei nostri fallimenti.
L’inconscio obbedisce a un linguaggio metaforico e non distingue il mondo interiore dove vive, dal mondo esterno dove si proietta; attraverso gli atti psicomagici e le operazioni metaforiche sul corpo fisico, sarà possibile liberare l’inconscio della persona dai propri blocchi e traumi ereditati in genere, dalla storia familiare.
Lavorando sull’albero in modo organico si insegna all’inconscio a slegarsi dalle programmazioni, permettendogli di superare l’identificazione con i personaggi dell’albero e liberarci dalle situazioni alle quali ci sottomette. Per realizzare ciò si utilizzano atti metaforici capaci di risuonare nell’inconscio del consultante, liberandolo dai propri blocchi e facendo mutare la sua realtà verso una condizione più autentica.
articolo tratto da http://www.psicosciamanesimo.com/introduzione.htm
Lo Psicodramma
Lo Psicodramma ha origine nel 1921 con Jacob Levi Moreno, psichiatra di origine rumena, che, nella Vienna degli anni venti, scopre l'efficacia che ha per la persona la rappresentazione scenica del suo "vissuto" passato, presente e futuro.
Tale messa in scena permette di avviare, in un contesto protetto e rassicurante, un dialogo percepibile, attivo e costruttivo fra i diversi aspetti della propria vita. La persona giunge così ad un più alto livello di coscienza di sè e di fiducia, e può accedere a modi maggiormente spontanei e creativi nel relazionarsi a sè e agli altri.
Moreno, sentiva contestualmente gli stimoli provenienti dalla sperimentazione teatrale, dall'interesse per la clinica e la psicopatologia e, non ultima, una forte motivazione al cambiamento sociale e alla difesa dei più deboli. Queste quattro diverse prospettive (filosofico/ideale, teatrale, clinica e sociale) sono elementi fondanti dello psicodramma.
Jacob Levi Moreno nacque a Bucarest da una famiglia di commercianti ebraici provenienti originariamente dalla Turchia ed emigrati in Romania.
Si traferì a Vienna nel 1905, dove studiò medicina, matematica e filosofia; fu un allievo di Freud, dalle cui teorie prese le distanze sin dai tempi dell'università.
In una sua autobiografia Moreno ricordò un incontro tenuto con il padre della psicanalisi, nel 1912, durante il quale Moreno spiegò a Freud che non gli interessava effettuare interpretazioni di sogni e sedute terapeutiche ad un singolo paziente nell'interno di uno studio medico, bensì incontrare singoli o gruppi di persone all'interno delle loro case e nel loro ambiente naturale, incoraggiandole e sviluppare le loro potenzialità.
Moreno fondò il teatro della spontaneità nel 1921 a Vienna, in cui ogni personaggio deve improvvisare la sua parte.
Tutte le sue innovative teorie e i suoi metodi erano basati su una nuova forma di ricerca attiva (action methods), e su un nuovo approccio sistemico della psichiatria sociale.
La convinzione di Moreno è che il gruppo costituisca l'atomo funzionale delle dinamiche sociali, e che mescolandosi con altri gruppi formi strutture sempre più complesse.
Anne Ancelin Schützenberger, autrice de “La sindrome degli antenati” (Di Renzo Editore) e studiosa della trasmissione dell’inconscio tra generazioni, ha riassunto in poche righe le imprese che fanno di Jacob Levi Moreno uno dei protagonisti della psicologia del Novecento:
Medico, sociologo, filosofo, psicoterapeuta di gruppo e uomo di teatro dell’Europa centrale (cresciuto nella Vienna dell’impero austro-ungarico, poi imigrato nel 1926 negli Stati Uniti e naturalizzato americano), Moreno è il creatore dello psicodramma, della sociometria, della psicoterapia di gruppo (1932) della teoria dei ruoli (1934), di una forma particolare di azione-ricerca, dei metodi attivi (action-methods) della sociatria (termine che integra l’approccio sistemico alla psichiatria sociale) e della sociologia partecipante, dei metodi di formazione di gruppo in piccoli gruppi, del co-inconscio familiare e di gruppo e dell’atomo sociale, base dell’identità di gruppo e personale…
Ciò che distanzia Freud e Moreno è anche una questione di principio: Moreno è più attratto dal futuro che dal passato.
Afferma e ripete: “Non si può guidare una macchina guardando solo nello specchietto retrovisore. Bisogna guardare da tutti i lati, davanti come di fianco a noi”.
Moreno pensa al ruolo rivoluzionario del teatro, a un teatro vivo (spontaneo, l’inverso del teatro “confezione culturale”) alla sociometria e al sociodramma come strumenti per contribuire a risolvere i problemi sociali, razziali, politici, economici, culturali su piccola e vasta scala.
Psicodramma: i concetti fondamentali
Lo psicodramma è un metodo d'approccio che consente alla persona di esprimere, attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei collegamenti costruttivi fra di esse.
Lo psicodramma facilita, grazie alla rappresentazione scenica, lo stabilirsi di un intreccio più armonico tra le esigenze intrapsichiche e le richieste della realtà, e porta alla riscoperta ed alla valorizzazione della propria spontaneità e creatività.
Viene realizzato raccogliendo diversi pazienti in un locale, con uno o due terapeuti. Ognuno, davanti agli altri, recita una parte, rappresenta un personaggio, che può essere se stesso o un'altra persona, ed espone così un'esperienza dolorosa, un conflitto, un rapporto difficile, un episodio che ha procurato sofferenza.
La persona è messa in condizione di (ri)sperimentare delle situazioni piuttosto che di raccontarle. La persona può parlare con le diverse parti di sè, parlare con le diverse persone della propria vita (ora interiorizzate), piuttosto che parlare di esse.
Le sessioni di psicodramma possono essere finalizzate alla crescita personale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia essenzialmente orientata alla conoscenza di sè ed all'armonizzazione delle esigenze interne alla persona con le richieste della realtà) o alla formazione professionale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia orientata primariamente ad acquisire una maggiore competenza nel gestire professionalmente le relazioni interpersonali).
Lo psicodramma è dunque un metodo di sviluppo personale basato essenzialmente sulla "messa in azione" dei contenuti del mondo interno. Nello psicodramma la persona "gioca", concretizzando sulla scena le sue rappresentazioni mentali.
Questo approccio teso a migliorare le relazioni interpersonali consente, grazie all'utilizzo di diverse tecniche proprie della metodologia d'azione (inversione di ruolo, doppio, specchio, soliloquio, sociometria...), lo sblocco di situazioni interiori cristallizzate e ripetitive, la soluzione di problemi e di situazioni di crisi, la ricerca e la scoperta di opzioni alternative rispettose di sè e dell'altro...
Con questo metodo la persona puoò, grazie allo sviluppo di un dialogo attivo, imboccare la via di un cambiamento che conduce all'autonomia e alla spontaneità creativa.
Bibliografia
- Jacob Levi Moreno, Psicodramma e vita, Rizzoli, 1973
- Jacob Levi Moreno, Principi di sociometria, psicoterapia di gruppo e sociodramma, ETAS, 1980
- Jacob Levi Moreno, Manuale di psicodramma: il teatro come terapia, Astrolabio, 1985
- Jacob Levi Moreno, Zerka Toeman Moreno, Gli spazi dello psicodramma, Di Renzo Editore, 1995
- Jacob Levi Moreno, Un matrimonio da fare Di Renzo Editore, 2005
- Jacob Levi Moreno, Psicomusica, Di Renzo Editore, 2006
- Jacob Levi Moreno, Il teatro della spontaneità, Di Renzo Editore, 2007
- Jacob Levi Moreno, Who shall survive?, Di Renzo Editore, 2007
- Jacob Levi Moreno, Il profeta dello psicodramma, Di Renzo Editore, 2007
Lo Psicodramma ha origine nel 1921 con Jacob Levi Moreno, psichiatra di origine rumena, che, nella Vienna degli anni venti, scopre l'efficacia che ha per la persona la rappresentazione scenica del suo "vissuto" passato, presente e futuro.
Tale messa in scena permette di avviare, in un contesto protetto e rassicurante, un dialogo percepibile, attivo e costruttivo fra i diversi aspetti della propria vita. La persona giunge così ad un più alto livello di coscienza di sè e di fiducia, e può accedere a modi maggiormente spontanei e creativi nel relazionarsi a sè e agli altri.
Moreno, sentiva contestualmente gli stimoli provenienti dalla sperimentazione teatrale, dall'interesse per la clinica e la psicopatologia e, non ultima, una forte motivazione al cambiamento sociale e alla difesa dei più deboli. Queste quattro diverse prospettive (filosofico/ideale, teatrale, clinica e sociale) sono elementi fondanti dello psicodramma.
Jacob Levi Moreno nacque a Bucarest da una famiglia di commercianti ebraici provenienti originariamente dalla Turchia ed emigrati in Romania.
Si traferì a Vienna nel 1905, dove studiò medicina, matematica e filosofia; fu un allievo di Freud, dalle cui teorie prese le distanze sin dai tempi dell'università.
In una sua autobiografia Moreno ricordò un incontro tenuto con il padre della psicanalisi, nel 1912, durante il quale Moreno spiegò a Freud che non gli interessava effettuare interpretazioni di sogni e sedute terapeutiche ad un singolo paziente nell'interno di uno studio medico, bensì incontrare singoli o gruppi di persone all'interno delle loro case e nel loro ambiente naturale, incoraggiandole e sviluppare le loro potenzialità.
Moreno fondò il teatro della spontaneità nel 1921 a Vienna, in cui ogni personaggio deve improvvisare la sua parte.
Tutte le sue innovative teorie e i suoi metodi erano basati su una nuova forma di ricerca attiva (action methods), e su un nuovo approccio sistemico della psichiatria sociale.
La convinzione di Moreno è che il gruppo costituisca l'atomo funzionale delle dinamiche sociali, e che mescolandosi con altri gruppi formi strutture sempre più complesse.
Anne Ancelin Schützenberger, autrice de “La sindrome degli antenati” (Di Renzo Editore) e studiosa della trasmissione dell’inconscio tra generazioni, ha riassunto in poche righe le imprese che fanno di Jacob Levi Moreno uno dei protagonisti della psicologia del Novecento:
Afferma e ripete: “Non si può guidare una macchina guardando solo nello specchietto retrovisore. Bisogna guardare da tutti i lati, davanti come di fianco a noi”.
Moreno pensa al ruolo rivoluzionario del teatro, a un teatro vivo (spontaneo, l’inverso del teatro “confezione culturale”) alla sociometria e al sociodramma come strumenti per contribuire a risolvere i problemi sociali, razziali, politici, economici, culturali su piccola e vasta scala.
Psicodramma: i concetti fondamentali
Lo psicodramma è un metodo d'approccio che consente alla persona di esprimere, attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei collegamenti costruttivi fra di esse.
Lo psicodramma facilita, grazie alla rappresentazione scenica, lo stabilirsi di un intreccio più armonico tra le esigenze intrapsichiche e le richieste della realtà, e porta alla riscoperta ed alla valorizzazione della propria spontaneità e creatività.
Viene realizzato raccogliendo diversi pazienti in un locale, con uno o due terapeuti. Ognuno, davanti agli altri, recita una parte, rappresenta un personaggio, che può essere se stesso o un'altra persona, ed espone così un'esperienza dolorosa, un conflitto, un rapporto difficile, un episodio che ha procurato sofferenza.
La persona è messa in condizione di (ri)sperimentare delle situazioni piuttosto che di raccontarle. La persona può parlare con le diverse parti di sè, parlare con le diverse persone della propria vita (ora interiorizzate), piuttosto che parlare di esse.
Le sessioni di psicodramma possono essere finalizzate alla crescita personale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia essenzialmente orientata alla conoscenza di sè ed all'armonizzazione delle esigenze interne alla persona con le richieste della realtà) o alla formazione professionale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia orientata primariamente ad acquisire una maggiore competenza nel gestire professionalmente le relazioni interpersonali).
Lo psicodramma è dunque un metodo di sviluppo personale basato essenzialmente sulla "messa in azione" dei contenuti del mondo interno. Nello psicodramma la persona "gioca", concretizzando sulla scena le sue rappresentazioni mentali.
Questo approccio teso a migliorare le relazioni interpersonali consente, grazie all'utilizzo di diverse tecniche proprie della metodologia d'azione (inversione di ruolo, doppio, specchio, soliloquio, sociometria...), lo sblocco di situazioni interiori cristallizzate e ripetitive, la soluzione di problemi e di situazioni di crisi, la ricerca e la scoperta di opzioni alternative rispettose di sè e dell'altro...
Con questo metodo la persona puoò, grazie allo sviluppo di un dialogo attivo, imboccare la via di un cambiamento che conduce all'autonomia e alla spontaneità creativa.
Bibliografia
Tale messa in scena permette di avviare, in un contesto protetto e rassicurante, un dialogo percepibile, attivo e costruttivo fra i diversi aspetti della propria vita. La persona giunge così ad un più alto livello di coscienza di sè e di fiducia, e può accedere a modi maggiormente spontanei e creativi nel relazionarsi a sè e agli altri.
Moreno, sentiva contestualmente gli stimoli provenienti dalla sperimentazione teatrale, dall'interesse per la clinica e la psicopatologia e, non ultima, una forte motivazione al cambiamento sociale e alla difesa dei più deboli. Queste quattro diverse prospettive (filosofico/ideale, teatrale, clinica e sociale) sono elementi fondanti dello psicodramma.
Jacob Levi Moreno nacque a Bucarest da una famiglia di commercianti ebraici provenienti originariamente dalla Turchia ed emigrati in Romania.
Si traferì a Vienna nel 1905, dove studiò medicina, matematica e filosofia; fu un allievo di Freud, dalle cui teorie prese le distanze sin dai tempi dell'università.
In una sua autobiografia Moreno ricordò un incontro tenuto con il padre della psicanalisi, nel 1912, durante il quale Moreno spiegò a Freud che non gli interessava effettuare interpretazioni di sogni e sedute terapeutiche ad un singolo paziente nell'interno di uno studio medico, bensì incontrare singoli o gruppi di persone all'interno delle loro case e nel loro ambiente naturale, incoraggiandole e sviluppare le loro potenzialità.
Moreno fondò il teatro della spontaneità nel 1921 a Vienna, in cui ogni personaggio deve improvvisare la sua parte.
Tutte le sue innovative teorie e i suoi metodi erano basati su una nuova forma di ricerca attiva (action methods), e su un nuovo approccio sistemico della psichiatria sociale.
La convinzione di Moreno è che il gruppo costituisca l'atomo funzionale delle dinamiche sociali, e che mescolandosi con altri gruppi formi strutture sempre più complesse.
Anne Ancelin Schützenberger, autrice de “La sindrome degli antenati” (Di Renzo Editore) e studiosa della trasmissione dell’inconscio tra generazioni, ha riassunto in poche righe le imprese che fanno di Jacob Levi Moreno uno dei protagonisti della psicologia del Novecento:
Medico, sociologo, filosofo, psicoterapeuta di gruppo e uomo di teatro dell’Europa centrale (cresciuto nella Vienna dell’impero austro-ungarico, poi imigrato nel 1926 negli Stati Uniti e naturalizzato americano), Moreno è il creatore dello psicodramma, della sociometria, della psicoterapia di gruppo (1932) della teoria dei ruoli (1934), di una forma particolare di azione-ricerca, dei metodi attivi (action-methods) della sociatria (termine che integra l’approccio sistemico alla psichiatria sociale) e della sociologia partecipante, dei metodi di formazione di gruppo in piccoli gruppi, del co-inconscio familiare e di gruppo e dell’atomo sociale, base dell’identità di gruppo e personale…Ciò che distanzia Freud e Moreno è anche una questione di principio: Moreno è più attratto dal futuro che dal passato.
Afferma e ripete: “Non si può guidare una macchina guardando solo nello specchietto retrovisore. Bisogna guardare da tutti i lati, davanti come di fianco a noi”.
Moreno pensa al ruolo rivoluzionario del teatro, a un teatro vivo (spontaneo, l’inverso del teatro “confezione culturale”) alla sociometria e al sociodramma come strumenti per contribuire a risolvere i problemi sociali, razziali, politici, economici, culturali su piccola e vasta scala.
Psicodramma: i concetti fondamentali
Lo psicodramma è un metodo d'approccio che consente alla persona di esprimere, attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei collegamenti costruttivi fra di esse.
Lo psicodramma facilita, grazie alla rappresentazione scenica, lo stabilirsi di un intreccio più armonico tra le esigenze intrapsichiche e le richieste della realtà, e porta alla riscoperta ed alla valorizzazione della propria spontaneità e creatività.
Viene realizzato raccogliendo diversi pazienti in un locale, con uno o due terapeuti. Ognuno, davanti agli altri, recita una parte, rappresenta un personaggio, che può essere se stesso o un'altra persona, ed espone così un'esperienza dolorosa, un conflitto, un rapporto difficile, un episodio che ha procurato sofferenza.
La persona è messa in condizione di (ri)sperimentare delle situazioni piuttosto che di raccontarle. La persona può parlare con le diverse parti di sè, parlare con le diverse persone della propria vita (ora interiorizzate), piuttosto che parlare di esse.
Le sessioni di psicodramma possono essere finalizzate alla crescita personale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia essenzialmente orientata alla conoscenza di sè ed all'armonizzazione delle esigenze interne alla persona con le richieste della realtà) o alla formazione professionale (quando la partecipazione al lavoro psicodrammatico sia orientata primariamente ad acquisire una maggiore competenza nel gestire professionalmente le relazioni interpersonali).
Lo psicodramma è dunque un metodo di sviluppo personale basato essenzialmente sulla "messa in azione" dei contenuti del mondo interno. Nello psicodramma la persona "gioca", concretizzando sulla scena le sue rappresentazioni mentali.
Questo approccio teso a migliorare le relazioni interpersonali consente, grazie all'utilizzo di diverse tecniche proprie della metodologia d'azione (inversione di ruolo, doppio, specchio, soliloquio, sociometria...), lo sblocco di situazioni interiori cristallizzate e ripetitive, la soluzione di problemi e di situazioni di crisi, la ricerca e la scoperta di opzioni alternative rispettose di sè e dell'altro...
Con questo metodo la persona puoò, grazie allo sviluppo di un dialogo attivo, imboccare la via di un cambiamento che conduce all'autonomia e alla spontaneità creativa.
Bibliografia
- Jacob Levi Moreno, Psicodramma e vita, Rizzoli, 1973
- Jacob Levi Moreno, Principi di sociometria, psicoterapia di gruppo e sociodramma, ETAS, 1980
- Jacob Levi Moreno, Manuale di psicodramma: il teatro come terapia, Astrolabio, 1985
- Jacob Levi Moreno, Zerka Toeman Moreno, Gli spazi dello psicodramma, Di Renzo Editore, 1995
- Jacob Levi Moreno, Un matrimonio da fare Di Renzo Editore, 2005
- Jacob Levi Moreno, Psicomusica, Di Renzo Editore, 2006
- Jacob Levi Moreno, Il teatro della spontaneità, Di Renzo Editore, 2007
- Jacob Levi Moreno, Who shall survive?, Di Renzo Editore, 2007
- Jacob Levi Moreno, Il profeta dello psicodramma, Di Renzo Editore, 2007
I Bisogni Fondamentali la piramide di Maslow
I Bisogni Fondamentali
Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore.L’essenziale è invisibile agli occhi.
Antoine de Saint-Exupery, Il piccolo principe
Per “bisogni” intendiamo le esigenze psico-biologiche irrinunciabili che vanno soddisfatte al fine di sopravvivere, crescere, esprimere i propri talenti, realizzare il proprio destino. Come esseri umani percepiamo il sentimento della pace e della giustizia quando un nostro bisogno viene soddisfatto, un nostro desiderio appagato. Al contrario, tutto ciò che contrasta con questo soddisfacimento viene percepito come ingiusto e genera a sua volta un desiderio di rivalsa, di compensazione. Alla base del funzionamento della coscienza si trovano quindi una serie piuttosto ampia di bisogni da soddisfare, a livello individuale, familiare e sociale.
La Piramide di Maslow
I bisogni fondamentali sono stati classificati dallo psicologo americano Abraham Maslow e raggruppati in cinque categorie, secondo una gerarchia biologica ed esistenziale (la famosa Piramide di Maslow, 1954): i bisogni non sono isolati e a sé stanti, ma tendono a disporsi in una gerarchia di dominanza e di importanza. Il punto di partenza di Maslow, iniziatore della psicologia umanistica, è che in ognuno di noi è presente un “seme”, un potenziale, un principio di autorealizzazione che dev’essere espresso in quanto è la nostra essenza personale autentica, unica e irripetibile. Questo principio di autorealizzazione dà origine alle motivazioni interiori, ai desideri profondi, ma si scontra con la realtà nel momento in cui prima di poter soddisfare i bisogni “superiori” (dell’anima), bisogna soddisfare i bisogni “inferiori” (del corpo, ma non solo): la critica mossa a Maslow e alla sua piramide gerarchica è proprio quella di considerare più importanti e fondamentali i bisogni materiali, ma va specificato che non si tratta di una gerarchizzazione di tipo morale, bensì della presa di coscienza di un dato di fatto. Non ci sarà energia sufficiente per conseguire gli obiettivi superiori se si è preoccupati per il cibo o il vestito o la casa; anzi, da questa classificazione si può ricavare l’urgenza di soddisfare i propri bisogni materiali il prima possibile, per avere più tempo ed energie per dedicarsi a quelli spirituali.
1. I Bisogni Fisiologici
Respirazione (aria), nutrimento (acqua e cibo), eliminazione delle scorie, riposo, riproduzione.
Nella scala delle priorità i bisogni fisiologici sono i primi a dovere essere soddisfatti in quanto alla base di tali bisogni vi è l’istinto di sopravvivenza, il più potente e universale motore dei comportamenti sia negli uomini che negli animali.Il nostro cervello non fa distinzione tra realtà concreta o immaginaria e simbolica: l’aria è sinonimo di libertà, di spazio vitale, di territorio personale in cui muoversi liberamente; il nutrimento è collegato all’amore che si riceve dal padre e dalla madre; liberarsi dalle scorie riguarda anche le problematiche del passato e delle relazioni dolorose; la riproduzione concerne tutta la sfera relazionale del rapporto con i figli, con il partner, con la società.
Inutile aggiungere quanto oltre alla soddisfazione o meno di questi bisogni sia importante anche la qualità di tale soddisfazione: respirare aria pulita, mangiare cibo sano e genuino, dormire bene, in un ambiente confortevole e senza stress.
2. I Bisogni di Sicurezza
Riguardano la capacità di mantenere il corpo in salute, di mantenerlo in una buona forma fisica, l’esigenza di trovare un riparo, una casa, un ambiente che protegga dalle intemperie, dai nemici e dai pericoli e che consenta il riposo e l’intimità con i propri cari. A questo livello troviamo anche il bisogno della sicurezza economica e dell’autonomia, quindi di un lavoro stabile e adeguatamente retribuito: il benessere è un obiettivo da raggiungere quanto prima, non deve essere il miraggio che ci aspetta dopo la pensione o il frutto dei sacrifici di una vita.
3. I Bisogni di Appartenenza
Questi bisogni sono i bisogni sociali, di relazione, di cooperazione, di intimità, di affetto. Appartenenza e amore sono bisogni legati alla relazione con i genitori e con la famiglia di origine. Attraverso il legame con i genitori il figlio sviluppa la coscienza della dimensione affettiva e relazionale, la nascita dai genitori sancisce l’appartenenza di un figlio alla stirpe, diritto biologicamente irrinunciabile. L’esclusione o la separazione dal gruppo familiare o sociale è una ingiustizia intollerabile che crea un profondo dolore. Da bambini, dopo essere stati nutriti, accuditi e coccolati, abbiamo bisogno di essere visti e riconosciuti per quello che siamo, abbiamo bisogno di essere apprezzati per le nostre qualità, incoraggiati ad imparare e sostenuti quando cadiamo. Se questo bisogno non viene soddisfatto fin da piccoli, non possiamo dare a noi stessi e agli altri la giusta importanza. Critiche ingiustificate, disprezzo da parte dei genitori, umiliazioni e opposizioni possono creare nel bambino ferite profonde che lo renderanno da adulto incapace di esprimersi e di agire efficacemente per affermarsi.
Fin qui i bisogni “inferiori”, cioè quelli fondamentali o primari, che spesso però occupano tutte le nostre energie o diventano lo scopo ultimo della vita: in realtà ci sono due ulteriori livelli, i bisogni superiori.
4. I Bisogni di Stima
L’autostima, il riconoscimento altrui, la soddisfazione di sè, la consapevolezza delle proprie capacità e competenze e il riconoscimento dei propri talenti: è il livello del rispetto di sè che nasce dal successo, dalla capacità di conseguire i risultati prefissi, dall’autocontrollo.
5. I Bisogni di Autorealizzazione
L’autorealizzazione è l’appagamento ultimo e nel contempo la spinta primaria e la ragion d’essere della specie umana: il bisogno di esprimere la propria unica e irripetibile verità e i propri talenti in un’opera creativa che lasci il segno del proprio passaggio su questa Terra. Parliamo di missione e di vocazione come espressione di un diritto irrinunciabile alla felicità e al compimento del proprio destino. Una vocazione ostacolata può spezzare il cuore, può distruggere una vita. Si tratta del bisogno di creatività, di libertà di espressione profonda del proprio sè; è l’accettazione profonda di sè stessi, realizzata personalmente ed espressa e riconosciuta dagli altri.
Esiste poi un “sesto livello”, una ulteriore categoria di bisogni, cosiddetti spirituali, che hanno a che vedere con il sentimento di connessione e di appartenenza non soltanto alla vita, alla famiglia, alla specie e alla società, ma ad un ordine cosmico trascendente ed eterno, che in qualche modo possa dare un minimo appagamento a quel bisogno così tipicamente umano di immortalità e infinitezza. Lo chiameremo bisogno di connessione transpersonale.
Nel lavoro con le Costellazioni Familiari è importante aver presenti i bisogni dell’individuo: il disagio che il cliente vive e che lo porta a rivolgersi a un lavoro sistemico-familiare, molto spesso è legato all’insoddisfazione di uno o più bisogni. E la nostra esperienza come costellatori ci ha più volte dimostrato che sono proprio le dinamiche familiari, la lealtà familiare o le varie forme di irretimento, che spesso impediscono al soggetto di accedere a una realizzazione e a uno stato di benessere psico-fisico.
Senza dubbio i bisogni più materiali (di sopravvivenza e di benessere) vengono soddisfatti dai genitori quando il bambino è piccolo e dipendente totalmente da chi lo nutre e lo cura: molti traumi che ci portiamo dietro (e dentro) sono legati alle mancanze dei nostri genitori nel darci da mangiare, nel prendersi cura di noi; così come lo sono i condizionamenti sviluppati a partire dal modo in cui siamo stati nutriti e accuditi (talvolta anche eccessivamente). Ma anche i bisogni “superiori” di appartenenza e autorealizzazione si sviluppano a partire dal nucleo familiare, ed è importante rendersi conto delle autorizzazioni che ci vengono date (o meno) al successo e alla felicità.
I Bisogni Fondamentali
Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore.L’essenziale è invisibile agli occhi.
Antoine de Saint-Exupery, Il piccolo principe
Per “bisogni” intendiamo le esigenze psico-biologiche irrinunciabili che vanno soddisfatte al fine di sopravvivere, crescere, esprimere i propri talenti, realizzare il proprio destino. Come esseri umani percepiamo il sentimento della pace e della giustizia quando un nostro bisogno viene soddisfatto, un nostro desiderio appagato. Al contrario, tutto ciò che contrasta con questo soddisfacimento viene percepito come ingiusto e genera a sua volta un desiderio di rivalsa, di compensazione. Alla base del funzionamento della coscienza si trovano quindi una serie piuttosto ampia di bisogni da soddisfare, a livello individuale, familiare e sociale.
La Piramide di Maslow
I bisogni fondamentali sono stati classificati dallo psicologo americano Abraham Maslow e raggruppati in cinque categorie, secondo una gerarchia biologica ed esistenziale (la famosa Piramide di Maslow, 1954): i bisogni non sono isolati e a sé stanti, ma tendono a disporsi in una gerarchia di dominanza e di importanza. Il punto di partenza di Maslow, iniziatore della psicologia umanistica, è che in ognuno di noi è presente un “seme”, un potenziale, un principio di autorealizzazione che dev’essere espresso in quanto è la nostra essenza personale autentica, unica e irripetibile. Questo principio di autorealizzazione dà origine alle motivazioni interiori, ai desideri profondi, ma si scontra con la realtà nel momento in cui prima di poter soddisfare i bisogni “superiori” (dell’anima), bisogna soddisfare i bisogni “inferiori” (del corpo, ma non solo): la critica mossa a Maslow e alla sua piramide gerarchica è proprio quella di considerare più importanti e fondamentali i bisogni materiali, ma va specificato che non si tratta di una gerarchizzazione di tipo morale, bensì della presa di coscienza di un dato di fatto. Non ci sarà energia sufficiente per conseguire gli obiettivi superiori se si è preoccupati per il cibo o il vestito o la casa; anzi, da questa classificazione si può ricavare l’urgenza di soddisfare i propri bisogni materiali il prima possibile, per avere più tempo ed energie per dedicarsi a quelli spirituali.
1. I Bisogni Fisiologici
Respirazione (aria), nutrimento (acqua e cibo), eliminazione delle scorie, riposo, riproduzione.
Nella scala delle priorità i bisogni fisiologici sono i primi a dovere essere soddisfatti in quanto alla base di tali bisogni vi è l’istinto di sopravvivenza, il più potente e universale motore dei comportamenti sia negli uomini che negli animali.Il nostro cervello non fa distinzione tra realtà concreta o immaginaria e simbolica: l’aria è sinonimo di libertà, di spazio vitale, di territorio personale in cui muoversi liberamente; il nutrimento è collegato all’amore che si riceve dal padre e dalla madre; liberarsi dalle scorie riguarda anche le problematiche del passato e delle relazioni dolorose; la riproduzione concerne tutta la sfera relazionale del rapporto con i figli, con il partner, con la società.
Inutile aggiungere quanto oltre alla soddisfazione o meno di questi bisogni sia importante anche la qualità di tale soddisfazione: respirare aria pulita, mangiare cibo sano e genuino, dormire bene, in un ambiente confortevole e senza stress.
2. I Bisogni di Sicurezza
Riguardano la capacità di mantenere il corpo in salute, di mantenerlo in una buona forma fisica, l’esigenza di trovare un riparo, una casa, un ambiente che protegga dalle intemperie, dai nemici e dai pericoli e che consenta il riposo e l’intimità con i propri cari. A questo livello troviamo anche il bisogno della sicurezza economica e dell’autonomia, quindi di un lavoro stabile e adeguatamente retribuito: il benessere è un obiettivo da raggiungere quanto prima, non deve essere il miraggio che ci aspetta dopo la pensione o il frutto dei sacrifici di una vita.
3. I Bisogni di Appartenenza
Questi bisogni sono i bisogni sociali, di relazione, di cooperazione, di intimità, di affetto. Appartenenza e amore sono bisogni legati alla relazione con i genitori e con la famiglia di origine. Attraverso il legame con i genitori il figlio sviluppa la coscienza della dimensione affettiva e relazionale, la nascita dai genitori sancisce l’appartenenza di un figlio alla stirpe, diritto biologicamente irrinunciabile. L’esclusione o la separazione dal gruppo familiare o sociale è una ingiustizia intollerabile che crea un profondo dolore. Da bambini, dopo essere stati nutriti, accuditi e coccolati, abbiamo bisogno di essere visti e riconosciuti per quello che siamo, abbiamo bisogno di essere apprezzati per le nostre qualità, incoraggiati ad imparare e sostenuti quando cadiamo. Se questo bisogno non viene soddisfatto fin da piccoli, non possiamo dare a noi stessi e agli altri la giusta importanza. Critiche ingiustificate, disprezzo da parte dei genitori, umiliazioni e opposizioni possono creare nel bambino ferite profonde che lo renderanno da adulto incapace di esprimersi e di agire efficacemente per affermarsi.
Fin qui i bisogni “inferiori”, cioè quelli fondamentali o primari, che spesso però occupano tutte le nostre energie o diventano lo scopo ultimo della vita: in realtà ci sono due ulteriori livelli, i bisogni superiori.
4. I Bisogni di Stima
L’autostima, il riconoscimento altrui, la soddisfazione di sè, la consapevolezza delle proprie capacità e competenze e il riconoscimento dei propri talenti: è il livello del rispetto di sè che nasce dal successo, dalla capacità di conseguire i risultati prefissi, dall’autocontrollo.
5. I Bisogni di Autorealizzazione
L’autorealizzazione è l’appagamento ultimo e nel contempo la spinta primaria e la ragion d’essere della specie umana: il bisogno di esprimere la propria unica e irripetibile verità e i propri talenti in un’opera creativa che lasci il segno del proprio passaggio su questa Terra. Parliamo di missione e di vocazione come espressione di un diritto irrinunciabile alla felicità e al compimento del proprio destino. Una vocazione ostacolata può spezzare il cuore, può distruggere una vita. Si tratta del bisogno di creatività, di libertà di espressione profonda del proprio sè; è l’accettazione profonda di sè stessi, realizzata personalmente ed espressa e riconosciuta dagli altri.
Esiste poi un “sesto livello”, una ulteriore categoria di bisogni, cosiddetti spirituali, che hanno a che vedere con il sentimento di connessione e di appartenenza non soltanto alla vita, alla famiglia, alla specie e alla società, ma ad un ordine cosmico trascendente ed eterno, che in qualche modo possa dare un minimo appagamento a quel bisogno così tipicamente umano di immortalità e infinitezza. Lo chiameremo bisogno di connessione transpersonale.
Nel lavoro con le Costellazioni Familiari è importante aver presenti i bisogni dell’individuo: il disagio che il cliente vive e che lo porta a rivolgersi a un lavoro sistemico-familiare, molto spesso è legato all’insoddisfazione di uno o più bisogni. E la nostra esperienza come costellatori ci ha più volte dimostrato che sono proprio le dinamiche familiari, la lealtà familiare o le varie forme di irretimento, che spesso impediscono al soggetto di accedere a una realizzazione e a uno stato di benessere psico-fisico.
Senza dubbio i bisogni più materiali (di sopravvivenza e di benessere) vengono soddisfatti dai genitori quando il bambino è piccolo e dipendente totalmente da chi lo nutre e lo cura: molti traumi che ci portiamo dietro (e dentro) sono legati alle mancanze dei nostri genitori nel darci da mangiare, nel prendersi cura di noi; così come lo sono i condizionamenti sviluppati a partire dal modo in cui siamo stati nutriti e accuditi (talvolta anche eccessivamente). Ma anche i bisogni “superiori” di appartenenza e autorealizzazione si sviluppano a partire dal nucleo familiare, ed è importante rendersi conto delle autorizzazioni che ci vengono date (o meno) al successo e alla felicità.
Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore.L’essenziale è invisibile agli occhi.
Antoine de Saint-Exupery, Il piccolo principe
Per “bisogni” intendiamo le esigenze psico-biologiche irrinunciabili che vanno soddisfatte al fine di sopravvivere, crescere, esprimere i propri talenti, realizzare il proprio destino. Come esseri umani percepiamo il sentimento della pace e della giustizia quando un nostro bisogno viene soddisfatto, un nostro desiderio appagato. Al contrario, tutto ciò che contrasta con questo soddisfacimento viene percepito come ingiusto e genera a sua volta un desiderio di rivalsa, di compensazione. Alla base del funzionamento della coscienza si trovano quindi una serie piuttosto ampia di bisogni da soddisfare, a livello individuale, familiare e sociale.
La Piramide di Maslow
I bisogni fondamentali sono stati classificati dallo psicologo americano Abraham Maslow e raggruppati in cinque categorie, secondo una gerarchia biologica ed esistenziale (la famosa Piramide di Maslow, 1954): i bisogni non sono isolati e a sé stanti, ma tendono a disporsi in una gerarchia di dominanza e di importanza. Il punto di partenza di Maslow, iniziatore della psicologia umanistica, è che in ognuno di noi è presente un “seme”, un potenziale, un principio di autorealizzazione che dev’essere espresso in quanto è la nostra essenza personale autentica, unica e irripetibile. Questo principio di autorealizzazione dà origine alle motivazioni interiori, ai desideri profondi, ma si scontra con la realtà nel momento in cui prima di poter soddisfare i bisogni “superiori” (dell’anima), bisogna soddisfare i bisogni “inferiori” (del corpo, ma non solo): la critica mossa a Maslow e alla sua piramide gerarchica è proprio quella di considerare più importanti e fondamentali i bisogni materiali, ma va specificato che non si tratta di una gerarchizzazione di tipo morale, bensì della presa di coscienza di un dato di fatto. Non ci sarà energia sufficiente per conseguire gli obiettivi superiori se si è preoccupati per il cibo o il vestito o la casa; anzi, da questa classificazione si può ricavare l’urgenza di soddisfare i propri bisogni materiali il prima possibile, per avere più tempo ed energie per dedicarsi a quelli spirituali.
1. I Bisogni Fisiologici
Respirazione (aria), nutrimento (acqua e cibo), eliminazione delle scorie, riposo, riproduzione.
Nella scala delle priorità i bisogni fisiologici sono i primi a dovere essere soddisfatti in quanto alla base di tali bisogni vi è l’istinto di sopravvivenza, il più potente e universale motore dei comportamenti sia negli uomini che negli animali.Il nostro cervello non fa distinzione tra realtà concreta o immaginaria e simbolica: l’aria è sinonimo di libertà, di spazio vitale, di territorio personale in cui muoversi liberamente; il nutrimento è collegato all’amore che si riceve dal padre e dalla madre; liberarsi dalle scorie riguarda anche le problematiche del passato e delle relazioni dolorose; la riproduzione concerne tutta la sfera relazionale del rapporto con i figli, con il partner, con la società.
Inutile aggiungere quanto oltre alla soddisfazione o meno di questi bisogni sia importante anche la qualità di tale soddisfazione: respirare aria pulita, mangiare cibo sano e genuino, dormire bene, in un ambiente confortevole e senza stress.
2. I Bisogni di Sicurezza
Riguardano la capacità di mantenere il corpo in salute, di mantenerlo in una buona forma fisica, l’esigenza di trovare un riparo, una casa, un ambiente che protegga dalle intemperie, dai nemici e dai pericoli e che consenta il riposo e l’intimità con i propri cari. A questo livello troviamo anche il bisogno della sicurezza economica e dell’autonomia, quindi di un lavoro stabile e adeguatamente retribuito: il benessere è un obiettivo da raggiungere quanto prima, non deve essere il miraggio che ci aspetta dopo la pensione o il frutto dei sacrifici di una vita.
3. I Bisogni di Appartenenza
Questi bisogni sono i bisogni sociali, di relazione, di cooperazione, di intimità, di affetto. Appartenenza e amore sono bisogni legati alla relazione con i genitori e con la famiglia di origine. Attraverso il legame con i genitori il figlio sviluppa la coscienza della dimensione affettiva e relazionale, la nascita dai genitori sancisce l’appartenenza di un figlio alla stirpe, diritto biologicamente irrinunciabile. L’esclusione o la separazione dal gruppo familiare o sociale è una ingiustizia intollerabile che crea un profondo dolore. Da bambini, dopo essere stati nutriti, accuditi e coccolati, abbiamo bisogno di essere visti e riconosciuti per quello che siamo, abbiamo bisogno di essere apprezzati per le nostre qualità, incoraggiati ad imparare e sostenuti quando cadiamo. Se questo bisogno non viene soddisfatto fin da piccoli, non possiamo dare a noi stessi e agli altri la giusta importanza. Critiche ingiustificate, disprezzo da parte dei genitori, umiliazioni e opposizioni possono creare nel bambino ferite profonde che lo renderanno da adulto incapace di esprimersi e di agire efficacemente per affermarsi.
Fin qui i bisogni “inferiori”, cioè quelli fondamentali o primari, che spesso però occupano tutte le nostre energie o diventano lo scopo ultimo della vita: in realtà ci sono due ulteriori livelli, i bisogni superiori.
4. I Bisogni di Stima
L’autostima, il riconoscimento altrui, la soddisfazione di sè, la consapevolezza delle proprie capacità e competenze e il riconoscimento dei propri talenti: è il livello del rispetto di sè che nasce dal successo, dalla capacità di conseguire i risultati prefissi, dall’autocontrollo.
5. I Bisogni di Autorealizzazione
L’autorealizzazione è l’appagamento ultimo e nel contempo la spinta primaria e la ragion d’essere della specie umana: il bisogno di esprimere la propria unica e irripetibile verità e i propri talenti in un’opera creativa che lasci il segno del proprio passaggio su questa Terra. Parliamo di missione e di vocazione come espressione di un diritto irrinunciabile alla felicità e al compimento del proprio destino. Una vocazione ostacolata può spezzare il cuore, può distruggere una vita. Si tratta del bisogno di creatività, di libertà di espressione profonda del proprio sè; è l’accettazione profonda di sè stessi, realizzata personalmente ed espressa e riconosciuta dagli altri.
Esiste poi un “sesto livello”, una ulteriore categoria di bisogni, cosiddetti spirituali, che hanno a che vedere con il sentimento di connessione e di appartenenza non soltanto alla vita, alla famiglia, alla specie e alla società, ma ad un ordine cosmico trascendente ed eterno, che in qualche modo possa dare un minimo appagamento a quel bisogno così tipicamente umano di immortalità e infinitezza. Lo chiameremo bisogno di connessione transpersonale.
Nel lavoro con le Costellazioni Familiari è importante aver presenti i bisogni dell’individuo: il disagio che il cliente vive e che lo porta a rivolgersi a un lavoro sistemico-familiare, molto spesso è legato all’insoddisfazione di uno o più bisogni. E la nostra esperienza come costellatori ci ha più volte dimostrato che sono proprio le dinamiche familiari, la lealtà familiare o le varie forme di irretimento, che spesso impediscono al soggetto di accedere a una realizzazione e a uno stato di benessere psico-fisico.
Senza dubbio i bisogni più materiali (di sopravvivenza e di benessere) vengono soddisfatti dai genitori quando il bambino è piccolo e dipendente totalmente da chi lo nutre e lo cura: molti traumi che ci portiamo dietro (e dentro) sono legati alle mancanze dei nostri genitori nel darci da mangiare, nel prendersi cura di noi; così come lo sono i condizionamenti sviluppati a partire dal modo in cui siamo stati nutriti e accuditi (talvolta anche eccessivamente). Ma anche i bisogni “superiori” di appartenenza e autorealizzazione si sviluppano a partire dal nucleo familiare, ed è importante rendersi conto delle autorizzazioni che ci vengono date (o meno) al successo e alla felicità.
La Famiglia
La Famiglia
I vostri figli non sono i vostri figli.Sono i figli e le figlie dell’ardore che la Vita ha per se stessa.Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,e benché vivano con voi, non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri,poiché essi hanno i loro propri pensieri.Potete dar ricetto ai loro corpi, ma non alle loro anime,poiché le loro anime dimorano nella casa del domani,che neppure in sogno vi è concesso di visitare.Potete sforzarvi di essere simili a loro,ma non cercate di rendere essi simili a voi.
Poiché la vita non va mai indietro né indugia con l’ieri.
Kahlil Gibran, Il Profeta
La famiglia è certamente uno degli archetipi più potenti sia a livello individuale che collettivo: nella cultura occidentale una famiglia spesso è definita in modo specifico come “un gruppo di persone affiliate da legami consanguinei o legali, come il matrimonio, o l’adozione o la discendenza da progenitori comuni”. Molti antropologi sostengono che la nozione di “consanguineo” deve essere intesa in senso metaforico; alcuni sostengono che ci sono molte società di tipo non occidentale in cui la famiglia è intesa attraverso concetti diversi da quelli del “sangue” (ad esempio per la discendenza da un antenato comune o da un animale totem, per affinità particolari, per comunanza di interessi, per la realizzazione di scopi comuni).
È certo che il legame di sangue e la condivisione del codice genetico genera una serie di conseguenze significative e rilevanti tra i membri di una famiglia, sia da un punto di vista biologico che psicologico.
Il termine famiglia deriva dal latino familia, e nell’antica Roma stava ad indicare l’insieme dei servi e degli schiavi (ifàmulus) di proprietà di un dominus; per estensione viene considerata parte della familia anche la moglie del pater familias (a cui apparteneva legalmente) e i figli avuti con lei. Il modello familiare risale comunque alle origini dell’umanità, se lo intediamo come l’unità minima di organizzazione sociale avente la funzione di riprodurre la specie e provvedere al suo sostentamento.
Nelle civilità matriarcali preistoriche la famiglia coincideva in pratica con la tribù: i piccoli gruppi nomadi erano composti da consanguinei, e la riproduzione avveniva anche attraverso l’incesto; agli uomini spettavano la caccia e la raccolta del cibo, oltre ai compiti di perlustrazione e difesa della tribù, mentre alle donne spettava l’organizzazione e la gestione del potere interno alla tribù.
Con l’avvento delle civiltà patriarcali avviene il rovesciamento del sistema di potere, l’abolizione dell’incesto per salvaguardare la certezza della discendenza, e vengono introdotti i riti matrimoniali che sancisconol’ufficializzazione del nucleo familiare caratterizzato dall’esclusività della relazione tra uomo e donna(relazione che in realtà fino a non molto tempo fa si configurava come una forma di possesso da parte dell’uomo nei confronti della donna).
La trasformazione della società comporta quindi il cambiamento anche della forma della famiglia: l’organizzazione sociale e le necessità di sopravvivenza, in sostanza il sistema economico inteso in senso etimologico oikos nomos, le “regole della casa” si sono affiancate alla natura primordiale e istintiva della riproduzione biologica. Evolvendo la società, la cultura, le modalità di produrre beni, denaro, cibo, cambiano le forme di aggregazione e organizzazione, e principalmente variano sui due assi del potere (patriarcale o matriarcale, cioè comanda l’uomo o la donna) e della residenza (patrilocale o matrilocale, cioè i figli maschi restano a vivere coi genitori e le figlie se ne vanno, o viceversa).
La famiglia è quindi un’istituzione che svolge un ruolo fondamentale nella società, ne rappresenta l’unità minima sociale, il gruppo primario quanto all’apprendimento e alla formazione di base di ogni individuo. Non meraviglia quindi che il fenomeno della crisi della famiglia, riscontrato a partire dai primi decenni del XX secolo, sia uno dei temi più delicati per i sociologi. Essi infatti vedono nella crisi di tale istituzione la crisi della società medesima, come degradazione del gruppo che ne costituisce l’elemento base.
Peter Laslett, ha delineato cinque tipi di famiglie attualmente presi come riferimento dalla sociologia:
- nucleare, cioè formata da una sola unità coniugale marito-moglie, non necessariamente con figli;
- estesa, ovvero una famiglia nucleare più uno o più parenti (padre, madre, fratello o sorella) conviventi;
- multipla, cioè formata da due o più unità coniugali (verticale se convivono padre/madre e figlio/figlia con il rispettivo partner, orizzontali se convivono fratelli o sorelle con il rispettivo partner);
- senza struttura coniugale, cioè semplicemente convivono dei consanguinei (un genitore solo coi figli, fratelli e sorelle senza genitori e senza partner);
- solitaria è una famiglia formata da una sola persona.
Di qualunque tipo sia, la famiglia in cui si nasce è la famiglia di orientamento, quella che dà l’inquadramento socio-culturale; e ciascun essere umano una volta divenuto adulto creerà una propria famiglia di elezione, di qualunque tipo.
Salvador Minuchin intraprende lo studio e l’analisi della famiglia da un punto di vista strutturale, concependo la famiglia come un sistema caratterizzato da una struttura ben definita; con il termine di struttura familiare si indica“l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i componenti della famiglia interagiscono”. Per essere funzionale, un sistema deve essere sufficientemente flessibile e adattarsi ad eventuali richieste evolutive o ambientali, oltre ad avere una struttura sana sulla base di due aspetti fondamentali, ovvero:
- la gerarchia, ovvero la struttura del potere, intesa come espletamento delle competenze genitoriali: per il corretto funzionamento di una famiglia, occorre una solida gerarchia, in cui i genitori siano capaci di fare i genitori (questo è quello che Hellinger chiama l’Ordine);
- i confini, intesi come l’insieme di regole che definiscono il passaggio di informazione: sono importanti soprattutto per il loro scopo protettivo nei confronti dei bambini, che non dovrebbero avere accesso a contenuti e informazioni violente, ad esempio, o a problemi relazionali o economici degli adulti. I confini disfunzionali sono i confini diffusi e i confini rigidi: i primi lasciano passare troppe informazioni, e i problemi di uno sono i problemi di tutti (e creano la famiglia “invischiata”), i secondi non permettono la comunicazione, e non ci si sente visti, accolti e ascoltati (e generano la famiglia “disimpegnata”).
La famiglia, intesa come il sistema vivente di riferimento principale nell’esperienza emotiva di una persona, è il primo contesto esperienziale all’interno del quale i sintomi, le malattie, i problemi assumono una funzione precisa per il funzionamento relazionale del gruppo di persone che ne fanno parte. I conflitti che tendono a disgregare il sistema-famiglia, creano una tensione emotiva che di solito viene vissuta in termini drammatici dal soggetto portatore del sintomo; egli si fa carico, attraverso la manifestazione dei sintomi, di distogliere i membri della famiglia dall’affrontare in modo manifesto le proprie difficoltà di relazione, accentrando l’attenzione su di sé. Il sintomo ha quindi una doppia valenza: segnala alla famiglia l’esistenza di un disagio e, nello stesso tempo, rende innocuo il suo potere distruttivo, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni degli altri membri.
La Famiglia
I vostri figli non sono i vostri figli.Sono i figli e le figlie dell’ardore che la Vita ha per se stessa.Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,e benché vivano con voi, non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri,poiché essi hanno i loro propri pensieri.Potete dar ricetto ai loro corpi, ma non alle loro anime,poiché le loro anime dimorano nella casa del domani,che neppure in sogno vi è concesso di visitare.Potete sforzarvi di essere simili a loro,ma non cercate di rendere essi simili a voi.
Poiché la vita non va mai indietro né indugia con l’ieri.
Kahlil Gibran, Il Profeta
La famiglia è certamente uno degli archetipi più potenti sia a livello individuale che collettivo: nella cultura occidentale una famiglia spesso è definita in modo specifico come “un gruppo di persone affiliate da legami consanguinei o legali, come il matrimonio, o l’adozione o la discendenza da progenitori comuni”. Molti antropologi sostengono che la nozione di “consanguineo” deve essere intesa in senso metaforico; alcuni sostengono che ci sono molte società di tipo non occidentale in cui la famiglia è intesa attraverso concetti diversi da quelli del “sangue” (ad esempio per la discendenza da un antenato comune o da un animale totem, per affinità particolari, per comunanza di interessi, per la realizzazione di scopi comuni).
È certo che il legame di sangue e la condivisione del codice genetico genera una serie di conseguenze significative e rilevanti tra i membri di una famiglia, sia da un punto di vista biologico che psicologico.
Il termine famiglia deriva dal latino familia, e nell’antica Roma stava ad indicare l’insieme dei servi e degli schiavi (ifàmulus) di proprietà di un dominus; per estensione viene considerata parte della familia anche la moglie del pater familias (a cui apparteneva legalmente) e i figli avuti con lei. Il modello familiare risale comunque alle origini dell’umanità, se lo intediamo come l’unità minima di organizzazione sociale avente la funzione di riprodurre la specie e provvedere al suo sostentamento.
Nelle civilità matriarcali preistoriche la famiglia coincideva in pratica con la tribù: i piccoli gruppi nomadi erano composti da consanguinei, e la riproduzione avveniva anche attraverso l’incesto; agli uomini spettavano la caccia e la raccolta del cibo, oltre ai compiti di perlustrazione e difesa della tribù, mentre alle donne spettava l’organizzazione e la gestione del potere interno alla tribù.
Con l’avvento delle civiltà patriarcali avviene il rovesciamento del sistema di potere, l’abolizione dell’incesto per salvaguardare la certezza della discendenza, e vengono introdotti i riti matrimoniali che sancisconol’ufficializzazione del nucleo familiare caratterizzato dall’esclusività della relazione tra uomo e donna(relazione che in realtà fino a non molto tempo fa si configurava come una forma di possesso da parte dell’uomo nei confronti della donna).
La trasformazione della società comporta quindi il cambiamento anche della forma della famiglia: l’organizzazione sociale e le necessità di sopravvivenza, in sostanza il sistema economico inteso in senso etimologico oikos nomos, le “regole della casa” si sono affiancate alla natura primordiale e istintiva della riproduzione biologica. Evolvendo la società, la cultura, le modalità di produrre beni, denaro, cibo, cambiano le forme di aggregazione e organizzazione, e principalmente variano sui due assi del potere (patriarcale o matriarcale, cioè comanda l’uomo o la donna) e della residenza (patrilocale o matrilocale, cioè i figli maschi restano a vivere coi genitori e le figlie se ne vanno, o viceversa).
La famiglia è quindi un’istituzione che svolge un ruolo fondamentale nella società, ne rappresenta l’unità minima sociale, il gruppo primario quanto all’apprendimento e alla formazione di base di ogni individuo. Non meraviglia quindi che il fenomeno della crisi della famiglia, riscontrato a partire dai primi decenni del XX secolo, sia uno dei temi più delicati per i sociologi. Essi infatti vedono nella crisi di tale istituzione la crisi della società medesima, come degradazione del gruppo che ne costituisce l’elemento base.
Peter Laslett, ha delineato cinque tipi di famiglie attualmente presi come riferimento dalla sociologia:
Salvador Minuchin intraprende lo studio e l’analisi della famiglia da un punto di vista strutturale, concependo la famiglia come un sistema caratterizzato da una struttura ben definita; con il termine di struttura familiare si indica“l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i componenti della famiglia interagiscono”. Per essere funzionale, un sistema deve essere sufficientemente flessibile e adattarsi ad eventuali richieste evolutive o ambientali, oltre ad avere una struttura sana sulla base di due aspetti fondamentali, ovvero:
I vostri figli non sono i vostri figli.Sono i figli e le figlie dell’ardore che la Vita ha per se stessa.Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,e benché vivano con voi, non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri,poiché essi hanno i loro propri pensieri.Potete dar ricetto ai loro corpi, ma non alle loro anime,poiché le loro anime dimorano nella casa del domani,che neppure in sogno vi è concesso di visitare.Potete sforzarvi di essere simili a loro,ma non cercate di rendere essi simili a voi.
Poiché la vita non va mai indietro né indugia con l’ieri.
Kahlil Gibran, Il Profeta
La famiglia è certamente uno degli archetipi più potenti sia a livello individuale che collettivo: nella cultura occidentale una famiglia spesso è definita in modo specifico come “un gruppo di persone affiliate da legami consanguinei o legali, come il matrimonio, o l’adozione o la discendenza da progenitori comuni”. Molti antropologi sostengono che la nozione di “consanguineo” deve essere intesa in senso metaforico; alcuni sostengono che ci sono molte società di tipo non occidentale in cui la famiglia è intesa attraverso concetti diversi da quelli del “sangue” (ad esempio per la discendenza da un antenato comune o da un animale totem, per affinità particolari, per comunanza di interessi, per la realizzazione di scopi comuni).
È certo che il legame di sangue e la condivisione del codice genetico genera una serie di conseguenze significative e rilevanti tra i membri di una famiglia, sia da un punto di vista biologico che psicologico.
Il termine famiglia deriva dal latino familia, e nell’antica Roma stava ad indicare l’insieme dei servi e degli schiavi (ifàmulus) di proprietà di un dominus; per estensione viene considerata parte della familia anche la moglie del pater familias (a cui apparteneva legalmente) e i figli avuti con lei. Il modello familiare risale comunque alle origini dell’umanità, se lo intediamo come l’unità minima di organizzazione sociale avente la funzione di riprodurre la specie e provvedere al suo sostentamento.
Nelle civilità matriarcali preistoriche la famiglia coincideva in pratica con la tribù: i piccoli gruppi nomadi erano composti da consanguinei, e la riproduzione avveniva anche attraverso l’incesto; agli uomini spettavano la caccia e la raccolta del cibo, oltre ai compiti di perlustrazione e difesa della tribù, mentre alle donne spettava l’organizzazione e la gestione del potere interno alla tribù.
Con l’avvento delle civiltà patriarcali avviene il rovesciamento del sistema di potere, l’abolizione dell’incesto per salvaguardare la certezza della discendenza, e vengono introdotti i riti matrimoniali che sancisconol’ufficializzazione del nucleo familiare caratterizzato dall’esclusività della relazione tra uomo e donna(relazione che in realtà fino a non molto tempo fa si configurava come una forma di possesso da parte dell’uomo nei confronti della donna).
La trasformazione della società comporta quindi il cambiamento anche della forma della famiglia: l’organizzazione sociale e le necessità di sopravvivenza, in sostanza il sistema economico inteso in senso etimologico oikos nomos, le “regole della casa” si sono affiancate alla natura primordiale e istintiva della riproduzione biologica. Evolvendo la società, la cultura, le modalità di produrre beni, denaro, cibo, cambiano le forme di aggregazione e organizzazione, e principalmente variano sui due assi del potere (patriarcale o matriarcale, cioè comanda l’uomo o la donna) e della residenza (patrilocale o matrilocale, cioè i figli maschi restano a vivere coi genitori e le figlie se ne vanno, o viceversa).
La famiglia è quindi un’istituzione che svolge un ruolo fondamentale nella società, ne rappresenta l’unità minima sociale, il gruppo primario quanto all’apprendimento e alla formazione di base di ogni individuo. Non meraviglia quindi che il fenomeno della crisi della famiglia, riscontrato a partire dai primi decenni del XX secolo, sia uno dei temi più delicati per i sociologi. Essi infatti vedono nella crisi di tale istituzione la crisi della società medesima, come degradazione del gruppo che ne costituisce l’elemento base.
Peter Laslett, ha delineato cinque tipi di famiglie attualmente presi come riferimento dalla sociologia:
- nucleare, cioè formata da una sola unità coniugale marito-moglie, non necessariamente con figli;
- estesa, ovvero una famiglia nucleare più uno o più parenti (padre, madre, fratello o sorella) conviventi;
- multipla, cioè formata da due o più unità coniugali (verticale se convivono padre/madre e figlio/figlia con il rispettivo partner, orizzontali se convivono fratelli o sorelle con il rispettivo partner);
- senza struttura coniugale, cioè semplicemente convivono dei consanguinei (un genitore solo coi figli, fratelli e sorelle senza genitori e senza partner);
- solitaria è una famiglia formata da una sola persona.
Salvador Minuchin intraprende lo studio e l’analisi della famiglia da un punto di vista strutturale, concependo la famiglia come un sistema caratterizzato da una struttura ben definita; con il termine di struttura familiare si indica“l’invisibile insieme di richieste funzionali che determina i modi in cui i componenti della famiglia interagiscono”. Per essere funzionale, un sistema deve essere sufficientemente flessibile e adattarsi ad eventuali richieste evolutive o ambientali, oltre ad avere una struttura sana sulla base di due aspetti fondamentali, ovvero:
- la gerarchia, ovvero la struttura del potere, intesa come espletamento delle competenze genitoriali: per il corretto funzionamento di una famiglia, occorre una solida gerarchia, in cui i genitori siano capaci di fare i genitori (questo è quello che Hellinger chiama l’Ordine);
- i confini, intesi come l’insieme di regole che definiscono il passaggio di informazione: sono importanti soprattutto per il loro scopo protettivo nei confronti dei bambini, che non dovrebbero avere accesso a contenuti e informazioni violente, ad esempio, o a problemi relazionali o economici degli adulti. I confini disfunzionali sono i confini diffusi e i confini rigidi: i primi lasciano passare troppe informazioni, e i problemi di uno sono i problemi di tutti (e creano la famiglia “invischiata”), i secondi non permettono la comunicazione, e non ci si sente visti, accolti e ascoltati (e generano la famiglia “disimpegnata”).
la teoria dei sistemi
La Teoria dei Sistemi
Quanto più profondamente penetriamo nel mondo submicroscopico,tanto più ci rendiamo conto che il fisico moderno, parimenti al mistico orientale,è giunto a considerare il mondo come un insieme di componenti inseparabili,interagenti e in moto continuo, e che l'uomo è parte integrante di questo sistema.
Fritjof Capra, Il Tao della Fisica
La Teoria Generale dei Sistemi (o Teoria Sistemica) fu formulata da Ludwig von Bertalanffy (biologo austriaco che faceva parte della scuola di Palo Alto e in seguito del Circolo di Vienna), e poi espansa in diverse direzioni (cibernetica, psicologia, sociologia, meccanica, ecc.)
Per "sistema" (dal greco systéma, da syn-ìstemi, stare insieme) si intende un'unità intera e unica composta da parti in relazione tra loro e tendenti all'equilibrio, tale che l'intero risulti diverso dalla semplice somma delle parti e qualsiasi cambiamento di una di queste parti influenzi la globalità del sistema. Ogni elemento di un sistema è in relazione con gli altri elementi, e ha una ragione d'essere per la specifica funzione che svolge. Comportamenti, ruoli e funzioni diverse concorrono a generare la Proprietà Emergente del sistema, che è una caratteristica superiore alla somma delle funzioni.
Gli attributi fondamentali di un sistema sono:
- comunicazione ed elaborazione dell'informazione,
- adattamento al cambiamento delle circostanze (auto-regolazione),
- auto-organizzazione,
- automantenimento.
Norbert Wiener definisce "cibernetica" (dal greco kyilbernetes, "timoniere, pilota") il processo di retroazione autocorrettiva (self corrective feedback) attraverso cui l'informazione riguardante i risultati delle attività passate è riportata nel sistema, andando così ad influenzare il futuro, e permettendo quindi al sistema di auto-regolarsi, adattarsi e modificarsi.
Gregory Bateson, applicando la teoria dei sistemi alla famiglia e alle strutture sociali, distingue tra retroazione negativa (l'informazione riporta il sistema al suo stato iniziale) e positiva (l'informazione aumenta la deviazione del sistema dal suo stato iniziale). Bateson, assieme a Paul Watzlawick e altri esponenti della scuola di Palo Alto, ha applicato la teoria sistemica alle scienza sociali, approfondendo in particolar modo la comunicazione.
In psicologia l'Approccio Sistemico si occupa di esplorare quella dimensione della coscienza in cui ogni fenomeno è parte di un sistema a cui è interconnesso e da cui dipende. Come esseri umani non siamo isolati in una identità psico-fisica, ma siamo parte di una serie di ulteriori sistemi via via più ampi e complessi, quali la famiglia, la nazione, il continente, il pianeta, la storia, lo spazio e il tempo in cui si muove la nostra vita. Non a caso si utilizza il termine di ecosistema per indicare l'intima connessione tra l'ambiente e l'insieme degli esseri viventi che lo abitano con reciproche influenze. All'interno del corpo umano si trovano poi vari organi, apparati e sistemi (il sistema nervoso, endocrino, circolatorio, respiratorio, immunitario, ecc.) che svolgono specifiche funzioni e concorrono al mantenimento della vita.
L'Albero Genealogico, inteso come Sistema Familiare, è composto da diversi elementi, è un sistema aperto e in espansione, e cerca continuamente l'equilibrio e l'auto-regolazione cibernetica. Le informazioni che circolano quindi nel sistema (o nell'Inconscio Familiare, o Anima Familiare) risentono di tutte le esperienze più o meno drammatiche vissute dai membri della nostra famiglia di origine: il problema di un singolo elemento si riflette sull'intero sistema.
Se un fratello o un fidanzato è morto o è stato dichiarato disperso in guerra, se un bimbo è morto in giovane età o una donna muore di parto, un altro membro della famiglia della stessa generazione o di quelle successive tenderà a sostituire inconsapevolmente chi è stato escluso, ne imiterà il destino manifestando le sue emozioni ed i suoi sintomi, o cercherà di seguirlo nella morte.
Un caso molto delicato è quello dell'aborto: volontario o spontaneo che sia, la memoria biologica del sistema lo percepisce come una morte, un vuoto da riempire. E inoltre una madre che perde un figliio, inconsapevolmente lo segue nel suo destino e resta con lui per sempre, creando un altro vuoto nel sistema.
Ancora, se qualcuno nel passato non si è preso la responsabilità di una colpa grave, un bambino tenterà in seguito di espiare questa colpa, pagandone il prezzo con la sua salute, con la sua felicità, con il suo successo nella vita.
Ciò avviene perchè il sistema tende a ricreare il suo equilibrio.
Attraverso le Costellazioni Familiari si arriva a mostrare il cosiddetto "irretimento": vengono portate alla luce la struttura del sistema e le dinamiche nascoste che ci mantengono legati alla nostra famiglia, che ci fanno appartenere a quel gruppo, che ci spingono ad attuare dei comportamenti che condizionano sia la nostra vita che i nostri sentimenti, senza che questi ci appartengano personalmente.
La Teoria dei Sistemi
Quanto più profondamente penetriamo nel mondo submicroscopico,tanto più ci rendiamo conto che il fisico moderno, parimenti al mistico orientale,è giunto a considerare il mondo come un insieme di componenti inseparabili,interagenti e in moto continuo, e che l'uomo è parte integrante di questo sistema.
Fritjof Capra, Il Tao della Fisica
La Teoria Generale dei Sistemi (o Teoria Sistemica) fu formulata da Ludwig von Bertalanffy (biologo austriaco che faceva parte della scuola di Palo Alto e in seguito del Circolo di Vienna), e poi espansa in diverse direzioni (cibernetica, psicologia, sociologia, meccanica, ecc.)
Per "sistema" (dal greco systéma, da syn-ìstemi, stare insieme) si intende un'unità intera e unica composta da parti in relazione tra loro e tendenti all'equilibrio, tale che l'intero risulti diverso dalla semplice somma delle parti e qualsiasi cambiamento di una di queste parti influenzi la globalità del sistema. Ogni elemento di un sistema è in relazione con gli altri elementi, e ha una ragione d'essere per la specifica funzione che svolge. Comportamenti, ruoli e funzioni diverse concorrono a generare la Proprietà Emergente del sistema, che è una caratteristica superiore alla somma delle funzioni.
Gli attributi fondamentali di un sistema sono:
- comunicazione ed elaborazione dell'informazione,
- adattamento al cambiamento delle circostanze (auto-regolazione),
- auto-organizzazione,
- automantenimento.
Norbert Wiener definisce "cibernetica" (dal greco kyilbernetes, "timoniere, pilota") il processo di retroazione autocorrettiva (self corrective feedback) attraverso cui l'informazione riguardante i risultati delle attività passate è riportata nel sistema, andando così ad influenzare il futuro, e permettendo quindi al sistema di auto-regolarsi, adattarsi e modificarsi.
Gregory Bateson, applicando la teoria dei sistemi alla famiglia e alle strutture sociali, distingue tra retroazione negativa (l'informazione riporta il sistema al suo stato iniziale) e positiva (l'informazione aumenta la deviazione del sistema dal suo stato iniziale). Bateson, assieme a Paul Watzlawick e altri esponenti della scuola di Palo Alto, ha applicato la teoria sistemica alle scienza sociali, approfondendo in particolar modo la comunicazione.
In psicologia l'Approccio Sistemico si occupa di esplorare quella dimensione della coscienza in cui ogni fenomeno è parte di un sistema a cui è interconnesso e da cui dipende. Come esseri umani non siamo isolati in una identità psico-fisica, ma siamo parte di una serie di ulteriori sistemi via via più ampi e complessi, quali la famiglia, la nazione, il continente, il pianeta, la storia, lo spazio e il tempo in cui si muove la nostra vita. Non a caso si utilizza il termine di ecosistema per indicare l'intima connessione tra l'ambiente e l'insieme degli esseri viventi che lo abitano con reciproche influenze. All'interno del corpo umano si trovano poi vari organi, apparati e sistemi (il sistema nervoso, endocrino, circolatorio, respiratorio, immunitario, ecc.) che svolgono specifiche funzioni e concorrono al mantenimento della vita.
L'Albero Genealogico, inteso come Sistema Familiare, è composto da diversi elementi, è un sistema aperto e in espansione, e cerca continuamente l'equilibrio e l'auto-regolazione cibernetica. Le informazioni che circolano quindi nel sistema (o nell'Inconscio Familiare, o Anima Familiare) risentono di tutte le esperienze più o meno drammatiche vissute dai membri della nostra famiglia di origine: il problema di un singolo elemento si riflette sull'intero sistema.
Se un fratello o un fidanzato è morto o è stato dichiarato disperso in guerra, se un bimbo è morto in giovane età o una donna muore di parto, un altro membro della famiglia della stessa generazione o di quelle successive tenderà a sostituire inconsapevolmente chi è stato escluso, ne imiterà il destino manifestando le sue emozioni ed i suoi sintomi, o cercherà di seguirlo nella morte.
Un caso molto delicato è quello dell'aborto: volontario o spontaneo che sia, la memoria biologica del sistema lo percepisce come una morte, un vuoto da riempire. E inoltre una madre che perde un figliio, inconsapevolmente lo segue nel suo destino e resta con lui per sempre, creando un altro vuoto nel sistema.
Ancora, se qualcuno nel passato non si è preso la responsabilità di una colpa grave, un bambino tenterà in seguito di espiare questa colpa, pagandone il prezzo con la sua salute, con la sua felicità, con il suo successo nella vita.
Ciò avviene perchè il sistema tende a ricreare il suo equilibrio.
Attraverso le Costellazioni Familiari si arriva a mostrare il cosiddetto "irretimento": vengono portate alla luce la struttura del sistema e le dinamiche nascoste che ci mantengono legati alla nostra famiglia, che ci fanno appartenere a quel gruppo, che ci spingono ad attuare dei comportamenti che condizionano sia la nostra vita che i nostri sentimenti, senza che questi ci appartengano personalmente.Paul Watzlawick e l'approccio pragmatico relazionale
Paul Watzlawick (Villach, 25 luglio 1921 – Palo Alto, 31 marzo 2007) è stato uno psicologo austriaco naturalizzato statunitense, primo esponente della statunitense Scuola di Palo Alto.
È stato il massimo studioso della pragmatica della comunicazione umana, delle teorie del cambiamento e del costruttivismo radicale.
Figura di spicco dell'approccio sistemico e della terapia breve, si deve alle sue opere la diffusione dell'approccio allo studio della comunicazione e dei problemi umani della Scuola di Palo Alto.
L'approccio pragmatico relazionale
La Scuola di Palo Alto, in polemica con la teoria matematica della comunicazione, ha adottato una visione relazionale della comunicazione. Qui la comunicazione è vista come dialogo ed è bidirezionale.
Per Watzlawick (1971) la comunicazione è un "processo di interazione tra le diverse persone che stanno comunicando". Per lo studioso "non si può non comunicare" (Watzlavick, 1971, p.44) . Non può esistere una non-comunicazione, in quanto non può esistere un non-comportamento. Perché vi sia comunicazione non vi è bisogno quindi di intenzionalità.
Watzlawich ha sviluppato la pragmatica della comunicazione, dove il primato spetta appunto alla relazione.
Per lui la comunicazione può essere suddivisa in tre settori:
- la sintassi: che comprende i problemi relativi alla trasmissione delle informazioni;
- la semantica: che centra l'attenzione sui significati simbolici del messaggio;
- la pragmatica: che indaga sull'influenza che la comunicazione ha sul comportamento.
Bibliografia
* P. Watzlawick - J. H. Beavin - D. D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971* P. Watzlawick - J. H. Weakland - R. Fisch, Change: la formazione e la soluzione dei problemi, Casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1974* P. Watzlawick, La realtà della realtà, Casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976* P. Watzlawick - J. H. Weakland, La prospettiva relazionale, Casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1978* La realtà inventata (1988)* Il codino del barone di Munchhausen. Ovvero: psicoterapia e realtà. Saggi e relazioni. (1991)* L'arte del cambiamento. Manuale di terapia strategica e ipnoterapia senza trance (1990)* America, istruzioni per l'uso (1985)* Istruzioni per rendersi infelici (1997)* Di bene in peggio. Istruzioni per un successo catastrofico (1986)* L'arte del cambiamento. La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi (1990) - Insieme a Giorgio Nardone* Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica (1999)
Paul Watzlawick (Villach, 25 luglio 1921 – Palo Alto, 31 marzo 2007) è stato uno psicologo austriaco naturalizzato statunitense, primo esponente della statunitense Scuola di Palo Alto.
È stato il massimo studioso della pragmatica della comunicazione umana, delle teorie del cambiamento e del costruttivismo radicale.
Figura di spicco dell'approccio sistemico e della terapia breve, si deve alle sue opere la diffusione dell'approccio allo studio della comunicazione e dei problemi umani della Scuola di Palo Alto.
L'approccio pragmatico relazionale
La Scuola di Palo Alto, in polemica con la teoria matematica della comunicazione, ha adottato una visione relazionale della comunicazione. Qui la comunicazione è vista come dialogo ed è bidirezionale.
Per Watzlawick (1971) la comunicazione è un "processo di interazione tra le diverse persone che stanno comunicando". Per lo studioso "non si può non comunicare" (Watzlavick, 1971, p.44) . Non può esistere una non-comunicazione, in quanto non può esistere un non-comportamento. Perché vi sia comunicazione non vi è bisogno quindi di intenzionalità.
Watzlawich ha sviluppato la pragmatica della comunicazione, dove il primato spetta appunto alla relazione.
Per lui la comunicazione può essere suddivisa in tre settori:- la sintassi: che comprende i problemi relativi alla trasmissione delle informazioni;
- la semantica: che centra l'attenzione sui significati simbolici del messaggio;
- la pragmatica: che indaga sull'influenza che la comunicazione ha sul comportamento.
Bibliografia
* P. Watzlawick - J. H. Beavin - D. D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971* P. Watzlawick - J. H. Weakland - R. Fisch, Change: la formazione e la soluzione dei problemi, Casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1974* P. Watzlawick, La realtà della realtà, Casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1976* P. Watzlawick - J. H. Weakland, La prospettiva relazionale, Casa editrice Astrolabio-Ubaldini, Roma 1978* La realtà inventata (1988)* Il codino del barone di Munchhausen. Ovvero: psicoterapia e realtà. Saggi e relazioni. (1991)* L'arte del cambiamento. Manuale di terapia strategica e ipnoterapia senza trance (1990)* America, istruzioni per l'uso (1985)* Istruzioni per rendersi infelici (1997)* Di bene in peggio. Istruzioni per un successo catastrofico (1986)* L'arte del cambiamento. La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi (1990) - Insieme a Giorgio Nardone* Il linguaggio del cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica (1999)
la comunicazione e i cinque assiomi della comunicazione
La Comunicazione
Di Vittoria Salice, Martedì 15 luglio 2014 alle ore 12.18
La Comunicazione
Scambiandosi i loro pensieri, gli uomini comunicano come nei baci e gli abbracci;chi accoglie un pensiero non riceve qualcosa, ma qualcuno.
Hugo Von Hofmannsthal
Comunicare deriva dal latino cum munire, e significa “mettere in comune, rendere partecipi” ed è un bisogno fondamentale dell’essere umano per poter sviluppare le relazioni con gli altri esseri viventi, e ad un livello superiore, per poter costituire delle società.
La comunicazione consiste fondamentalmente nella trasmissione di un contenuto (messaggio, informazione), da parte di un emittente (persona, animale o cosa), attraverso un canale (verbale o non verbale, uditivo, visivo, olfattivo, ecc.) e con l’utilizzo di un codice (linguistico o meno) che permetta l’interpretazione al ricevente. Altri elementi che possono influire sulla comunicazione sono il contesto in cui essa avviene, e in particolare il rumore, considerato come qualsiasi forma di disturbo che possa interferire con la trasmissione dell’informazione. Oltre al rumore acustico, vanno considerati tutti quegli aspetti che possono influire su ciascun passaggio della comunicazione: l’emittente può esprimersi in maniera poco chiara o confusa, non sapendo esattamente quello che vuole comunicare; il codice può non essere condiviso o risultare parzialmente oscuro; il canale può non essere adatto; il ricevente può essere distratto; per una efficace comunicazione, l’emittente dovrebbe accertarsi che il ricevente abbia integrato tutta l’informazione che era stata inviata.
Roman Jackobson definisce inoltre le diverse funzioni della comunicazione, a seconda dell’elemento su cui si pone l’attenzione (riferendosi in particolare alla comunicazione verbale/linguistica):
- la funzione emotiva riguarda l’emittente, il quale esprime quello che sta provando, vivendo, sentendo, vuole condividere con il mondo un suo vissuto, una sua opinione, una sua intenzione; in generale è la comunicazione espressa alla prima persona singolare: “Io penso che... , sto facendo questo... , mi sento così e cosà, oggi ho visto questo... , domani voglio andare in quel posto...”;
- la funzione conativa riguarda il ricevente, ed è la comunicazione tesa a far fare qualcosa a qualcuno; si esprime sotto forma di imperativi, o di richieste, e comprende anche le domande più semplici, come “Che ora è?”, o “Come stai?”; è conativa la funzione comunicativa dei semafori, ad esempio, che attraverso il codice condiviso dei colori fanno muovere o fermarsi persone o veicoli;
- la funzione poetica riguarda il messaggio, ovvero è volta a valorizzare la forma oltre che il contenuto del messaggio, anzi a volte prescinde anche il contenuto, come nel caso dell’arte; una stessa cosa si può dire infatti con una frase, con una poesia, con una canzone, con un quadro, con qualsiasi mezzo espressivo, e il destinatario accoglie e valuta sia il contenuto che la forma, ma lo scopo dell’emittenrte è dare valore alla forma (“Te lo dico con una poesia”);
- la funzione fàtica riguarda il canale, e consiste in tutte quelle comunicazioni di test o di messa a punto dello strumento utilizzato per comunicare: dalle semplici domande “Mi senti? Capisci quello che dico?” al “Pronto? Prova, uno due, tre”, e hanno lo scopo di mantenere viva la comunicazione;
- la funzione metalinguistica riguarda il codice, e serve ad assicurarsi che sia chiaro e condiviso il codice utilizzato, o attraverso il contenuto parla del codice: sono metalinguistiche tutte le lezioni di lingua italiana per noi che parliamo italiano, così come sarebbe metalinguistico un film che parli di un regista che sta girando un film;
- funzione referenziale è strettamente legata al contesto, e ha un valore principlamente contestuale e deittico: frasi come “Vieni qui!” hanno senso solo se riferite al contesto; oppure “Prendi questo!” ha senso solo se so a cosa ti stai riferendo.
La Scuola di Palo Alto dopo una serie di sperimentazioni definisce un'ulteriore funzione della comunicazione, quella pragmatica e stabilisce inoltre i cinque assiomi della comunicazione umana.
Efficacia della comunicazione
Per quel che riguarda la comunicazione non-verbale, che costituisce la maggior parte della comunicazione umana (secondo i linguisti, oltre il 90% della comunicazione quotidiana è non-verbale!), è interessante lo studio del 1972 d iAlbert Mehrabian secondo cui l’efficacia di una comunicazione è dovuta solo per il 7% al contenuto della comunicazione, al 55% al linguaggio del corpo (il sistema cinestesico: movimento dei bulbi oculari, mimica facciale, gesti delle mani, postura) e al 38% agli elementi paralinguistici (tono, frequenza, ritmo). E ancora una volta il nostro grado di sensibilità alla comunicazione non-verbale ci viene trasmesso in generale dalla società e dalla cultura in cui nasciamo, ma in particolare dalla famiglia di origine: lo stesso gesto può significare cose diverse in culture diverse, ma ad esempio la confidenza corporea con l’abbraccio o il bacio deriva in gran parte dalle abitudini familiari.
Prossemica
Nel libro La dimensione nascosta, l’antropologo Edward T. Hall osservò che la distanza alla quale ci si sente a proprio agio con le altre persone dipende dalla propria cultura: i sauditi, i norvegesi, gli italiani e i giapponesi hanno infatti diverse concezioni di vicinanza. Gli arabi preferiscono stare molto vicini tra loro, quasi gomito a gomito, gli europei e gli asiatici si tengono invece fuori dal raggio di azione del braccio. Dalle sue osservazioni nasce la prossemica, che è la disciplina semiologica che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale e in generale la disposizione dei vari elementi di un sistema nello spazio.
Hall ha osservato che la distanza relazionale tra le persone è correlata con la distanza fisica; ha definito e misurato quindi quattro “zone” interpersonali:
- La distanza intima (0 - 45 cm).
- La distanza personale (45 - 120 cm) per l’interazione tra amici.
- La distanza sociale (1,2 - 3,5 metri) per la comunicazione tra conoscenti o il rapporto insegnante-allievo.
- La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) per le pubbliche relazioni.
Curiosa ad esempio è la differenza di prossemica collegata al genere sessuale: i maschi si trovano più a loro agio a lato di una persona, invece le femmine di fronte. O la prossemica dell’ascensore: gli europei in ascensore si pongono a cerchio con la schiena appoggiata alle pareti, mentre gli americani si pongono in fila con la faccia rivolta alla porta. Interessante è pure la prossemica degli ecclesiastici, che chiamando “figli” le persone che incontrano, accorciano la distanza relazionale e, di conseguenza, quella spaziale.
Conoscere questi meccanismi di comunicazione è indispensabile per poter interpretare e decifrare al meglio le rappresentazioni che emergono nelle Costellazioni Familiari. Ogni rappresentante infatti non può non comunicare, e anche un suo silenzio, o uno stare fermo immobile, o sdraiato, sono comportamenti ricchi di significato e di informazioni. Così come la gestualità, o certi atteggiamenti assunti dai rappresentanti spesso sono molto più comunicativi ed efficaci delle parole.
A livello di contenuto va inoltre considerato il codice di comunicazione, la convenzione, che viene stabilita all’inizio del lavoro, quando si setta il campo, si definiscono i confini della zona della vita e della morte (in genere dentro e fuori dal cerchio), il centro, e si danno dei significati metaforici agli oggetti che si hanno a disposizione (cuscini, coperte, tappeti, sedie, materassini, ecc.), ma anche ai vestiti stessi dei rappresentanti, nella loro forma e colore, o agli oggetti che vengono estratti dalle tasche.
A livello di relazione diventa importantissima le dinamica simmetrica/complementare della comunicazione, perché ci permette di capire se l’ordine grande/piccolo viene rispettato correttamente, oltre all’analisi della punteggiatura utilizzata, che riassume in un dialogo di pochi minuti una dinamica che nella realtà è ovviamente molto più complessa e magari dura da anni.
I Cinque Assiomi della Comunicazione
La Scuola di Palo Alto, nelle persone di Gregory Bateson, Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson ed altri, negli anni Sessanta fissò tutta una serie di nozioni teoriche elaborate a partire dalla sperimentazione sul campo e definì la funzione pragmatica della comunicazione, vale a dire la capacità di provocare degli eventi nei contesti di vita attraverso l’esperienza comunicativa, intesa sia nella sua forma verbale che in quella non-verbale.
Facendo riferimento al concetto di retroazione sviluppato dalla teoria della cibernetica, si può affermare che, all’interno di un qualsiasi sistema interpersonale (come una coppia, una famiglia, un gruppo di lavoro, una diade terapeuta-paziente), ogni persona influenza le altre con il proprio comportamento ed è parimenti influenzata dal comportamento altrui. La stabilità e il cambiamento inerenti al sistema sono determinati da tali circuiti di retroazione: l’informazione in ingresso può venire così amplificata (è il caso della retroazione positiva) e provocare un cambiamento nel sistema, oppure può venire neutralizzata (e allora si parla di retroazione negativa) e mantenere la stabilità dello stesso.
I sistemi interpersonali caratterizzati da un tipo di comunicazione patologica, vedi il caso delle famiglie con un membro schizofrenico, sono di solito estremamente stabili, quasi cristallizzati; il ruolo e l’esistenza del paziente sono indispensabili per la stabilità del sistema familiare, che reagirà con un loop di retroazioni negative in risposta a qualsiasi tentativo di cambiamento della sua organizzazione (omeostasi del sistema familiare).
I cinque assiomi della comunicazione umana
1. È impossibile non comunicare
Qualsiasi comportamento, in situazione di interazione tra persone, è ipso facto una forma di comunicazione. Di conseguenza, quale che sia l’atteggiamento assunto da un qualsivoglia individuo (poiché non esiste un non-comportamento), questo diventa immediatamente portatore di significato per gli altri: ha dunque valore di messaggio. La comunicazione quindi può essere anche involontaria, non intenzionale, non conscia ed inefficace.
Anche i silenzi, l’indifferenza, la passività e l’inattività sono forme di comunicazione al pari delle altre, poiché portano con sé un significato e soprattutto un messaggio al quale gli altri partecipanti all’interazione non possono non rispondere. La domanda non è quindi “se” una persona stia comunicando, ma “cosa” stia comunicando, anche tramite il silenzio o l’assenza. Ad esempio, non è difficile che due estranei che si trovino per caso dentro lo stesso ascensore si ignorino totalmente e, apparentemente, non comunichino; in realtà tale indifferenza reciproca costituisce uno scambio di comunicazione nella stessa misura in cui lo è un’animata discussione.
2. I livelli comunicativi di contenuto e relazione
Ogni comunicazione comporta di fatto un aspetto di metacomunicazione che determina la rela-zione tra i comunicanti. Ad esempio, un individuo che proferisce un ordine esprime, oltre al contenuto (la volontà che l’ascoltatore compia una determinata azione), anche la relazione che intercorre tra chi comunica e chi è oggetto della comunicazione, nel caso particolare quella di superiore/subordinato.
Bateson definisce due aspetti caratteristici di ogni comunicazione umana: uno di notizia e uno di comando; in sostanza si parla di un aspetto di contenuto del messaggio e di un aspetto di relazione dello stesso. In altre parole, ogni comunicazione, oltre a trasmettere informazione, implica un impegno tra i comunicanti e definisce la natura della loro relazione. Il ricevente accoglie un messaggio che possiamo considerare oggettivo per quanto riguarda l’informazione trasmessa, ma che contiene anche un aspetto metacomunicativo che definisce un modello che rientra in un’ampia gamma di possibili relazioni differenti tra i due comunicanti. Gli scambi comunicativi “patologici” sono caratterizzati da una lotta costante per definire i rispettivi ruoli e la natura della relazione, mentre l’informazione trasmessa dai comunicanti passa nettamente in secondo piano (anche se questi ultimi sono inconsapevoli di ciò). L’aspetto di relazione di una comunicazione è definito dai termini in cui si presenta la comunicazione stessa, dal non-verbale che ad essa si accompagna e dal contesto in cui questa si svolge. Perché l’aspetto di relazione della comunicazione umana è così importante? Perché, con la definizione della relazione tra i due comunicanti, questi definiscono implicitamente sé stessi.
Una delle funzioni della comunicazione consiste nel fornire ai comunicanti una conferma o un rifiuto del proprio Sé. Attraverso la metacomunicazione si sviluppa la consapevolezza del Sé, la coscienza degli individui coinvolti nell’interazione. È essenziale che ognuno dei comunicanti sia consapevole del punto di vista dell’altro e del fatto che anche quest’ultimo possieda questa consapevolezza (concetto di percezione interpersonale); la mancanza di coscienza della percezione interpersonale è definita impenetrabilità da Lee. È stato osservato che nelle famiglie con un membro schizofrenico si possono rilevare modelli comunicativi caratterizzati da impenetrabilità e da disconferma del Sé, che solitamente risultano devastanti per colui che si trova a ricevere messaggi che, sul piano della relazione, trasmettono comunicazioni del tipo “tu non esisti”.
3. La punteggiatura della sequenza di eventi
La natura di una relazione dipende anche dalla punteggiatura delle sequenze di scambi comunica-tivi tra i comunicanti. Questa tende a differenziare la relazione tra gli individui coinvolti nell’interazione e a definire i loro rispettivi ruoli: essi punteggeranno gli scambi in maniera che questi risultino organizzati entro modelli di interazione più o meno convenzionali. La punteggiatura di una sequenza di eventi, in un certo senso, non è che una delle possibilità d’interpretazione degli eventi stessi, per cui anche i ruoli dei comunicanti sono definiti dalla propensione degli individui stessi ad accettare un certo sistema di punteggiatura oppure un altro. Watzlawick fa l’esempio della cavia da laboratorio che dice: “Ho addestrato bene il mio sperimentatore. Ogni volta che io premo la leva lui mi dà da mangiare”; quest’ultimo non accetta la punteggiatura che lo sperimentatore cerca di imporgli, secondo la quale è lo sperimentatore stesso che ha addestrato la cavia e non il contrario.
Il terzo assioma decreta dunque la connessione tra la punteggiatura della sequenza degli scambi che articolano una comunicazione e la relazione che intercorre tra i comunicanti: il modo di interpretare la punteggiatura è funzione della relazione tra i comunicanti. Infatti, poiché la comunicazione è un continuo alternarsi di flussi comunicativi da una direzione all’altra, un movimento circolare di informazioni, le variazioni di direzione del flusso comunicativo sono scandite dalla punteggiatura e il modo di leggerla è determinato dal tipo di relazione che lega i comunicanti.
4. Comunicazione numerica e analogica
Il quarto assioma attribuisce agli esseri umani la capacità di comunicare sia tramite un modulo comunicativo digitale (o numerico) sia con un modulo analogico. In altre parole se, come ricordiamo, ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione, il primo sarà trasmesso essenzialmente con un modulo digitale e il secondo attraverso un modulo analogico.
Quando gli esseri umani comunicano per immagini la comunicazione è analogica; questa comprende tutta la comunicazione non-verbale. Quando comunicano usando le parole, la comunicazione segue il modulo digitale. Questo perché le parole sono segni arbitrari e privi di una correlazione con la cosa che rappresentano, ma permettono una manipolazione secondo le regole della sintassi logica che li organizza.
Nella comunicazione analogica questa correlazione invece esiste: in ciò che si usa per rappresentare la cosa in questione è presente qualcos’altro di simile alla cosa stessa. La comunicazione numerica possiede un grado di astrazione, di versatilità, nonché di complessità e sintassi logica enormemente superiore rispetto alla comunicazione analogica, ma anche dei grossi limiti per quanto riguarda la trasmissione dei messaggi sulla relazione tra i comunicanti; al contrario, mentre la comunicazione analogica risulta molto più ricca e significativa quando la relazione è l’oggetto della comunicazione in corso, al tempo stesso può risultare ambigua a causa della mancanza di sintassi, di indicatori logici e spazio-temporali.
5. L’interazione complementare e simmetrica
Quest’ultimo assioma si riferisce ad una classificazione della natura delle relazioni che le suddivide in relazioni basate sull’uguaglianza oppure sulla differenza. Nel primo caso si parla di relazioni simmetriche, in cui entrambi i partecipanti tendono a rispecchiare il comportamento dell’altro (ad es. nel caso della diade dirigente-dirigente, o dipendente-dipendente); nel secondo si parla di relazioni complementari, in cui il comportamento di uno dei comunicanti completa quello dell’altro (ad es. dirigente-dipendente).
Nella relazione complementare uno dei due comunicanti assume la posizione one-up (superiore) e l’altro quella one-down (inferiore); i diversi comportamenti dei partecipanti si richiamano e si rinforzano a vicenda, dando vita ad una relazione di interdipendenza in cui i rispettivi ruoli one-up e one-down sono stati accettati da entrambi (ad es. le relazioni madre-figlio, medico-paziente, istruttore-allievo, insegnante-studente). Va da sé, comunque, che “i modelli di relazione simmetrica e complementare si possono stabilizzare a vicenda” e che “i cambiamenti da un modello all’altro sono importanti meccanismi omeostatici”. É fondamentale avere chiaro il concetto che le relazioni simmetriche e quelle complementari non devono assolutamente essere equiparate a “buona” e “cattiva”, né le posizioni one-up e one-down vanno accostate ad epiteti quali “forte” e “debole”; si tratta solo di una suddivisione che ci permette di classificare ogni interazione comunicativa in uno dei due gruppi.
La Comunicazione
Di Vittoria Salice, Martedì 15 luglio 2014 alle ore 12.18
La Comunicazione
Scambiandosi i loro pensieri, gli uomini comunicano come nei baci e gli abbracci;chi accoglie un pensiero non riceve qualcosa, ma qualcuno.
Hugo Von Hofmannsthal
Comunicare deriva dal latino cum munire, e significa “mettere in comune, rendere partecipi” ed è un bisogno fondamentale dell’essere umano per poter sviluppare le relazioni con gli altri esseri viventi, e ad un livello superiore, per poter costituire delle società.
La comunicazione consiste fondamentalmente nella trasmissione di un contenuto (messaggio, informazione), da parte di un emittente (persona, animale o cosa), attraverso un canale (verbale o non verbale, uditivo, visivo, olfattivo, ecc.) e con l’utilizzo di un codice (linguistico o meno) che permetta l’interpretazione al ricevente. Altri elementi che possono influire sulla comunicazione sono il contesto in cui essa avviene, e in particolare il rumore, considerato come qualsiasi forma di disturbo che possa interferire con la trasmissione dell’informazione. Oltre al rumore acustico, vanno considerati tutti quegli aspetti che possono influire su ciascun passaggio della comunicazione: l’emittente può esprimersi in maniera poco chiara o confusa, non sapendo esattamente quello che vuole comunicare; il codice può non essere condiviso o risultare parzialmente oscuro; il canale può non essere adatto; il ricevente può essere distratto; per una efficace comunicazione, l’emittente dovrebbe accertarsi che il ricevente abbia integrato tutta l’informazione che era stata inviata.
Roman Jackobson definisce inoltre le diverse funzioni della comunicazione, a seconda dell’elemento su cui si pone l’attenzione (riferendosi in particolare alla comunicazione verbale/linguistica):
- la funzione emotiva riguarda l’emittente, il quale esprime quello che sta provando, vivendo, sentendo, vuole condividere con il mondo un suo vissuto, una sua opinione, una sua intenzione; in generale è la comunicazione espressa alla prima persona singolare: “Io penso che... , sto facendo questo... , mi sento così e cosà, oggi ho visto questo... , domani voglio andare in quel posto...”;
- la funzione conativa riguarda il ricevente, ed è la comunicazione tesa a far fare qualcosa a qualcuno; si esprime sotto forma di imperativi, o di richieste, e comprende anche le domande più semplici, come “Che ora è?”, o “Come stai?”; è conativa la funzione comunicativa dei semafori, ad esempio, che attraverso il codice condiviso dei colori fanno muovere o fermarsi persone o veicoli;
- la funzione poetica riguarda il messaggio, ovvero è volta a valorizzare la forma oltre che il contenuto del messaggio, anzi a volte prescinde anche il contenuto, come nel caso dell’arte; una stessa cosa si può dire infatti con una frase, con una poesia, con una canzone, con un quadro, con qualsiasi mezzo espressivo, e il destinatario accoglie e valuta sia il contenuto che la forma, ma lo scopo dell’emittenrte è dare valore alla forma (“Te lo dico con una poesia”);
- la funzione fàtica riguarda il canale, e consiste in tutte quelle comunicazioni di test o di messa a punto dello strumento utilizzato per comunicare: dalle semplici domande “Mi senti? Capisci quello che dico?” al “Pronto? Prova, uno due, tre”, e hanno lo scopo di mantenere viva la comunicazione;
- la funzione metalinguistica riguarda il codice, e serve ad assicurarsi che sia chiaro e condiviso il codice utilizzato, o attraverso il contenuto parla del codice: sono metalinguistiche tutte le lezioni di lingua italiana per noi che parliamo italiano, così come sarebbe metalinguistico un film che parli di un regista che sta girando un film;
- funzione referenziale è strettamente legata al contesto, e ha un valore principlamente contestuale e deittico: frasi come “Vieni qui!” hanno senso solo se riferite al contesto; oppure “Prendi questo!” ha senso solo se so a cosa ti stai riferendo.
La Scuola di Palo Alto dopo una serie di sperimentazioni definisce un'ulteriore funzione della comunicazione, quella pragmatica e stabilisce inoltre i cinque assiomi della comunicazione umana.
Efficacia della comunicazione
Per quel che riguarda la comunicazione non-verbale, che costituisce la maggior parte della comunicazione umana (secondo i linguisti, oltre il 90% della comunicazione quotidiana è non-verbale!), è interessante lo studio del 1972 d iAlbert Mehrabian secondo cui l’efficacia di una comunicazione è dovuta solo per il 7% al contenuto della comunicazione, al 55% al linguaggio del corpo (il sistema cinestesico: movimento dei bulbi oculari, mimica facciale, gesti delle mani, postura) e al 38% agli elementi paralinguistici (tono, frequenza, ritmo). E ancora una volta il nostro grado di sensibilità alla comunicazione non-verbale ci viene trasmesso in generale dalla società e dalla cultura in cui nasciamo, ma in particolare dalla famiglia di origine: lo stesso gesto può significare cose diverse in culture diverse, ma ad esempio la confidenza corporea con l’abbraccio o il bacio deriva in gran parte dalle abitudini familiari.
Prossemica
Nel libro La dimensione nascosta, l’antropologo Edward T. Hall osservò che la distanza alla quale ci si sente a proprio agio con le altre persone dipende dalla propria cultura: i sauditi, i norvegesi, gli italiani e i giapponesi hanno infatti diverse concezioni di vicinanza. Gli arabi preferiscono stare molto vicini tra loro, quasi gomito a gomito, gli europei e gli asiatici si tengono invece fuori dal raggio di azione del braccio. Dalle sue osservazioni nasce la prossemica, che è la disciplina semiologica che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale e in generale la disposizione dei vari elementi di un sistema nello spazio.
Hall ha osservato che la distanza relazionale tra le persone è correlata con la distanza fisica; ha definito e misurato quindi quattro “zone” interpersonali:- La distanza intima (0 - 45 cm).
- La distanza personale (45 - 120 cm) per l’interazione tra amici.
- La distanza sociale (1,2 - 3,5 metri) per la comunicazione tra conoscenti o il rapporto insegnante-allievo.
- La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) per le pubbliche relazioni.
Curiosa ad esempio è la differenza di prossemica collegata al genere sessuale: i maschi si trovano più a loro agio a lato di una persona, invece le femmine di fronte. O la prossemica dell’ascensore: gli europei in ascensore si pongono a cerchio con la schiena appoggiata alle pareti, mentre gli americani si pongono in fila con la faccia rivolta alla porta. Interessante è pure la prossemica degli ecclesiastici, che chiamando “figli” le persone che incontrano, accorciano la distanza relazionale e, di conseguenza, quella spaziale.
Conoscere questi meccanismi di comunicazione è indispensabile per poter interpretare e decifrare al meglio le rappresentazioni che emergono nelle Costellazioni Familiari. Ogni rappresentante infatti non può non comunicare, e anche un suo silenzio, o uno stare fermo immobile, o sdraiato, sono comportamenti ricchi di significato e di informazioni. Così come la gestualità, o certi atteggiamenti assunti dai rappresentanti spesso sono molto più comunicativi ed efficaci delle parole.
A livello di contenuto va inoltre considerato il codice di comunicazione, la convenzione, che viene stabilita all’inizio del lavoro, quando si setta il campo, si definiscono i confini della zona della vita e della morte (in genere dentro e fuori dal cerchio), il centro, e si danno dei significati metaforici agli oggetti che si hanno a disposizione (cuscini, coperte, tappeti, sedie, materassini, ecc.), ma anche ai vestiti stessi dei rappresentanti, nella loro forma e colore, o agli oggetti che vengono estratti dalle tasche.
A livello di relazione diventa importantissima le dinamica simmetrica/complementare della comunicazione, perché ci permette di capire se l’ordine grande/piccolo viene rispettato correttamente, oltre all’analisi della punteggiatura utilizzata, che riassume in un dialogo di pochi minuti una dinamica che nella realtà è ovviamente molto più complessa e magari dura da anni.
I Cinque Assiomi della Comunicazione
La Scuola di Palo Alto, nelle persone di Gregory Bateson, Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson ed altri, negli anni Sessanta fissò tutta una serie di nozioni teoriche elaborate a partire dalla sperimentazione sul campo e definì la funzione pragmatica della comunicazione, vale a dire la capacità di provocare degli eventi nei contesti di vita attraverso l’esperienza comunicativa, intesa sia nella sua forma verbale che in quella non-verbale.
Facendo riferimento al concetto di retroazione sviluppato dalla teoria della cibernetica, si può affermare che, all’interno di un qualsiasi sistema interpersonale (come una coppia, una famiglia, un gruppo di lavoro, una diade terapeuta-paziente), ogni persona influenza le altre con il proprio comportamento ed è parimenti influenzata dal comportamento altrui. La stabilità e il cambiamento inerenti al sistema sono determinati da tali circuiti di retroazione: l’informazione in ingresso può venire così amplificata (è il caso della retroazione positiva) e provocare un cambiamento nel sistema, oppure può venire neutralizzata (e allora si parla di retroazione negativa) e mantenere la stabilità dello stesso.I sistemi interpersonali caratterizzati da un tipo di comunicazione patologica, vedi il caso delle famiglie con un membro schizofrenico, sono di solito estremamente stabili, quasi cristallizzati; il ruolo e l’esistenza del paziente sono indispensabili per la stabilità del sistema familiare, che reagirà con un loop di retroazioni negative in risposta a qualsiasi tentativo di cambiamento della sua organizzazione (omeostasi del sistema familiare).
I cinque assiomi della comunicazione umana
1. È impossibile non comunicare
Qualsiasi comportamento, in situazione di interazione tra persone, è ipso facto una forma di comunicazione. Di conseguenza, quale che sia l’atteggiamento assunto da un qualsivoglia individuo (poiché non esiste un non-comportamento), questo diventa immediatamente portatore di significato per gli altri: ha dunque valore di messaggio. La comunicazione quindi può essere anche involontaria, non intenzionale, non conscia ed inefficace.
Anche i silenzi, l’indifferenza, la passività e l’inattività sono forme di comunicazione al pari delle altre, poiché portano con sé un significato e soprattutto un messaggio al quale gli altri partecipanti all’interazione non possono non rispondere. La domanda non è quindi “se” una persona stia comunicando, ma “cosa” stia comunicando, anche tramite il silenzio o l’assenza. Ad esempio, non è difficile che due estranei che si trovino per caso dentro lo stesso ascensore si ignorino totalmente e, apparentemente, non comunichino; in realtà tale indifferenza reciproca costituisce uno scambio di comunicazione nella stessa misura in cui lo è un’animata discussione.
2. I livelli comunicativi di contenuto e relazione
Ogni comunicazione comporta di fatto un aspetto di metacomunicazione che determina la rela-zione tra i comunicanti. Ad esempio, un individuo che proferisce un ordine esprime, oltre al contenuto (la volontà che l’ascoltatore compia una determinata azione), anche la relazione che intercorre tra chi comunica e chi è oggetto della comunicazione, nel caso particolare quella di superiore/subordinato.
Bateson definisce due aspetti caratteristici di ogni comunicazione umana: uno di notizia e uno di comando; in sostanza si parla di un aspetto di contenuto del messaggio e di un aspetto di relazione dello stesso. In altre parole, ogni comunicazione, oltre a trasmettere informazione, implica un impegno tra i comunicanti e definisce la natura della loro relazione. Il ricevente accoglie un messaggio che possiamo considerare oggettivo per quanto riguarda l’informazione trasmessa, ma che contiene anche un aspetto metacomunicativo che definisce un modello che rientra in un’ampia gamma di possibili relazioni differenti tra i due comunicanti. Gli scambi comunicativi “patologici” sono caratterizzati da una lotta costante per definire i rispettivi ruoli e la natura della relazione, mentre l’informazione trasmessa dai comunicanti passa nettamente in secondo piano (anche se questi ultimi sono inconsapevoli di ciò). L’aspetto di relazione di una comunicazione è definito dai termini in cui si presenta la comunicazione stessa, dal non-verbale che ad essa si accompagna e dal contesto in cui questa si svolge. Perché l’aspetto di relazione della comunicazione umana è così importante? Perché, con la definizione della relazione tra i due comunicanti, questi definiscono implicitamente sé stessi.
Una delle funzioni della comunicazione consiste nel fornire ai comunicanti una conferma o un rifiuto del proprio Sé. Attraverso la metacomunicazione si sviluppa la consapevolezza del Sé, la coscienza degli individui coinvolti nell’interazione. È essenziale che ognuno dei comunicanti sia consapevole del punto di vista dell’altro e del fatto che anche quest’ultimo possieda questa consapevolezza (concetto di percezione interpersonale); la mancanza di coscienza della percezione interpersonale è definita impenetrabilità da Lee. È stato osservato che nelle famiglie con un membro schizofrenico si possono rilevare modelli comunicativi caratterizzati da impenetrabilità e da disconferma del Sé, che solitamente risultano devastanti per colui che si trova a ricevere messaggi che, sul piano della relazione, trasmettono comunicazioni del tipo “tu non esisti”.
3. La punteggiatura della sequenza di eventi
La natura di una relazione dipende anche dalla punteggiatura delle sequenze di scambi comunica-tivi tra i comunicanti. Questa tende a differenziare la relazione tra gli individui coinvolti nell’interazione e a definire i loro rispettivi ruoli: essi punteggeranno gli scambi in maniera che questi risultino organizzati entro modelli di interazione più o meno convenzionali. La punteggiatura di una sequenza di eventi, in un certo senso, non è che una delle possibilità d’interpretazione degli eventi stessi, per cui anche i ruoli dei comunicanti sono definiti dalla propensione degli individui stessi ad accettare un certo sistema di punteggiatura oppure un altro. Watzlawick fa l’esempio della cavia da laboratorio che dice: “Ho addestrato bene il mio sperimentatore. Ogni volta che io premo la leva lui mi dà da mangiare”; quest’ultimo non accetta la punteggiatura che lo sperimentatore cerca di imporgli, secondo la quale è lo sperimentatore stesso che ha addestrato la cavia e non il contrario.
Il terzo assioma decreta dunque la connessione tra la punteggiatura della sequenza degli scambi che articolano una comunicazione e la relazione che intercorre tra i comunicanti: il modo di interpretare la punteggiatura è funzione della relazione tra i comunicanti. Infatti, poiché la comunicazione è un continuo alternarsi di flussi comunicativi da una direzione all’altra, un movimento circolare di informazioni, le variazioni di direzione del flusso comunicativo sono scandite dalla punteggiatura e il modo di leggerla è determinato dal tipo di relazione che lega i comunicanti.
4. Comunicazione numerica e analogica
Il quarto assioma attribuisce agli esseri umani la capacità di comunicare sia tramite un modulo comunicativo digitale (o numerico) sia con un modulo analogico. In altre parole se, come ricordiamo, ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione, il primo sarà trasmesso essenzialmente con un modulo digitale e il secondo attraverso un modulo analogico.
Quando gli esseri umani comunicano per immagini la comunicazione è analogica; questa comprende tutta la comunicazione non-verbale. Quando comunicano usando le parole, la comunicazione segue il modulo digitale. Questo perché le parole sono segni arbitrari e privi di una correlazione con la cosa che rappresentano, ma permettono una manipolazione secondo le regole della sintassi logica che li organizza.
Nella comunicazione analogica questa correlazione invece esiste: in ciò che si usa per rappresentare la cosa in questione è presente qualcos’altro di simile alla cosa stessa. La comunicazione numerica possiede un grado di astrazione, di versatilità, nonché di complessità e sintassi logica enormemente superiore rispetto alla comunicazione analogica, ma anche dei grossi limiti per quanto riguarda la trasmissione dei messaggi sulla relazione tra i comunicanti; al contrario, mentre la comunicazione analogica risulta molto più ricca e significativa quando la relazione è l’oggetto della comunicazione in corso, al tempo stesso può risultare ambigua a causa della mancanza di sintassi, di indicatori logici e spazio-temporali.
5. L’interazione complementare e simmetrica
Quest’ultimo assioma si riferisce ad una classificazione della natura delle relazioni che le suddivide in relazioni basate sull’uguaglianza oppure sulla differenza. Nel primo caso si parla di relazioni simmetriche, in cui entrambi i partecipanti tendono a rispecchiare il comportamento dell’altro (ad es. nel caso della diade dirigente-dirigente, o dipendente-dipendente); nel secondo si parla di relazioni complementari, in cui il comportamento di uno dei comunicanti completa quello dell’altro (ad es. dirigente-dipendente).
Nella relazione complementare uno dei due comunicanti assume la posizione one-up (superiore) e l’altro quella one-down (inferiore); i diversi comportamenti dei partecipanti si richiamano e si rinforzano a vicenda, dando vita ad una relazione di interdipendenza in cui i rispettivi ruoli one-up e one-down sono stati accettati da entrambi (ad es. le relazioni madre-figlio, medico-paziente, istruttore-allievo, insegnante-studente). Va da sé, comunque, che “i modelli di relazione simmetrica e complementare si possono stabilizzare a vicenda” e che “i cambiamenti da un modello all’altro sono importanti meccanismi omeostatici”. É fondamentale avere chiaro il concetto che le relazioni simmetriche e quelle complementari non devono assolutamente essere equiparate a “buona” e “cattiva”, né le posizioni one-up e one-down vanno accostate ad epiteti quali “forte” e “debole”; si tratta solo di una suddivisione che ci permette di classificare ogni interazione comunicativa in uno dei due gruppi.
Bert Hellinger e le Costellazioni Familiari
Bert Hellinger e le Costellazioni Familiari
La felicità fa paura.Ti dirò una cosa riguardo alla felicità.La felicità viene vissuta come pericolosa, perchè rende soli.Invece con il problema e con l'infelicità si è in compagnia.Il problema e l'infelicità sono connessi ad una sensazione di innocenza e di fedeltà.La soluzione e la felicità, invece, sono connessi ad una sensazione di tradimento e di colpa.Perciò la felicità e la soluzione sono possibili solo se si affronta questa colpa.Non che la colpa sia ragionevole, eppura viene vissuta come tale.Per questo il passaggio dal problema alla soluzione è così difficile.
Bert Hellinger
Anton Hellinger nasce il 16 Dicembre 1925 a Leimen, nella Germania meridionale, da una famiglia cattolica; dopo aver preso parte alla seconda guerra mondiale ed essere stato prigioniero in guerra, torna in Germania ed entra a far parte di un ordine religioso: cambia nome in Suitbert (da cui l'abbreviazione Bert), studia filosofia e teologia e, dopo l'ordinazione a sacerdote, viene mandato come missionario in Sudafrica.
Trascorre 16 anni tra gli Zulu, entrando in contatto profondamente con la loro cultura e le loro tradizioni tribali. Nei primi anni Sessanta incontra l'approccio fenomenologico grazie a dei seminari ecumenici e interraziali organizzati dalla chiesa anglicana sudafricana, basati sul riconoscimento della diversità con una sospensione del giudizio, senza preconcetti. Oltre a stimolare il suo interesse per il metodo fenomenologico, quest'esperienza contribuisce ad allontanarlo dalla religione cattolica: poco dopo infatti lascia il sacerdozio e inizia ad approfondire gli studi in psicanalisi a Vienna, a Monaco e infine negli Stati Uniti, dove conosce Arthur Janov (ideatore della Terapia Primaria), l'Analisi Transazionale di Eric Berne, lo psicodramma di Levi Moreno, la terapia familiare sistemica, la psicologia della Gestalt.
Nei primi anni Ottanta inizia quindi a praticare e diffondere il metodo delle Costellazioni Familiari, e solo a partire dal 1993 inizia a pubblicare i libri (arrivati ad essere più di trenta!) che descrivono la teoria e il metodo delle Costellazioni Familiari e Sistemiche, e le numerose esperienze e intuizioni ricavate da anni di consulti e lavori di gruppo.
Per sua affermazione, la vita di ognuno è condizionata da destini e sentimenti che non sono veramente propri e personali; anche malattie gravi, il desiderio di morte e problemi sul lavoro, possono essere dovuti a irretimenti del sistema-famiglia e possono essere portati alla luce attraverso il processo delle Costellazioni Familiari.
Riprodotta da rappresentanti, che ricreano le interdipendenze esistenti tra i componenti di una famiglia o di un gruppo, questa ”messa in scena” va ad evidenziare le dinamiche inconsce che causano sofferenza in molti aspetti della vita di ciascuno: nelle relazioni affettive, nelle relazioni in ambito professionale, nel rapporto con il denaro e con la salute.
Tra i principali elementi teoretico/pratici delle Costellazioni Familiari si distinguono i costrutti riguardanti gli Ordini dell’Amore:
- la Legge dell'Appartenenza;
- la Legge dell'Ordine Sacro;
- la Legge dell'Equilibrio;
e le varie Dinamiche Sistemiche Familiari quali:
- la Lealtà Familiare;
- l'Amore cieco;
- l'Irretimento ;
- il Movimento Interrotto;
Nella famiglia, in particolare, assumono importanza nel creare disfunzioni e disturbi le confusioni fra ruoli e funzioni adulte ed infantili: ad esempio la funzione di un padre assente svolta impropriamente da un figlio maschio che, facendo un salto generazionale, diventa il marito-figlio della madre; oppure un figlio che addirittura vuole insegnare ai propri genitori come essere genitori, eseguendo un doppio salto generazionale andando a ricoprire il ruolo proprio dei nonni.
Bert Hellinger e le Costellazioni Familiari
La felicità fa paura.Ti dirò una cosa riguardo alla felicità.La felicità viene vissuta come pericolosa, perchè rende soli.Invece con il problema e con l'infelicità si è in compagnia.Il problema e l'infelicità sono connessi ad una sensazione di innocenza e di fedeltà.La soluzione e la felicità, invece, sono connessi ad una sensazione di tradimento e di colpa.Perciò la felicità e la soluzione sono possibili solo se si affronta questa colpa.Non che la colpa sia ragionevole, eppura viene vissuta come tale.Per questo il passaggio dal problema alla soluzione è così difficile.
Bert Hellinger
Anton Hellinger nasce il 16 Dicembre 1925 a Leimen, nella Germania meridionale, da una famiglia cattolica; dopo aver preso parte alla seconda guerra mondiale ed essere stato prigioniero in guerra, torna in Germania ed entra a far parte di un ordine religioso: cambia nome in Suitbert (da cui l'abbreviazione Bert), studia filosofia e teologia e, dopo l'ordinazione a sacerdote, viene mandato come missionario in Sudafrica.
Trascorre 16 anni tra gli Zulu, entrando in contatto profondamente con la loro cultura e le loro tradizioni tribali. Nei primi anni Sessanta incontra l'approccio fenomenologico grazie a dei seminari ecumenici e interraziali organizzati dalla chiesa anglicana sudafricana, basati sul riconoscimento della diversità con una sospensione del giudizio, senza preconcetti. Oltre a stimolare il suo interesse per il metodo fenomenologico, quest'esperienza contribuisce ad allontanarlo dalla religione cattolica: poco dopo infatti lascia il sacerdozio e inizia ad approfondire gli studi in psicanalisi a Vienna, a Monaco e infine negli Stati Uniti, dove conosce Arthur Janov (ideatore della Terapia Primaria), l'Analisi Transazionale di Eric Berne, lo psicodramma di Levi Moreno, la terapia familiare sistemica, la psicologia della Gestalt.
Nei primi anni Ottanta inizia quindi a praticare e diffondere il metodo delle Costellazioni Familiari, e solo a partire dal 1993 inizia a pubblicare i libri (arrivati ad essere più di trenta!) che descrivono la teoria e il metodo delle Costellazioni Familiari e Sistemiche, e le numerose esperienze e intuizioni ricavate da anni di consulti e lavori di gruppo.
Per sua affermazione, la vita di ognuno è condizionata da destini e sentimenti che non sono veramente propri e personali; anche malattie gravi, il desiderio di morte e problemi sul lavoro, possono essere dovuti a irretimenti del sistema-famiglia e possono essere portati alla luce attraverso il processo delle Costellazioni Familiari.
Riprodotta da rappresentanti, che ricreano le interdipendenze esistenti tra i componenti di una famiglia o di un gruppo, questa ”messa in scena” va ad evidenziare le dinamiche inconsce che causano sofferenza in molti aspetti della vita di ciascuno: nelle relazioni affettive, nelle relazioni in ambito professionale, nel rapporto con il denaro e con la salute.
Tra i principali elementi teoretico/pratici delle Costellazioni Familiari si distinguono i costrutti riguardanti gli Ordini dell’Amore:
La felicità fa paura.Ti dirò una cosa riguardo alla felicità.La felicità viene vissuta come pericolosa, perchè rende soli.Invece con il problema e con l'infelicità si è in compagnia.Il problema e l'infelicità sono connessi ad una sensazione di innocenza e di fedeltà.La soluzione e la felicità, invece, sono connessi ad una sensazione di tradimento e di colpa.Perciò la felicità e la soluzione sono possibili solo se si affronta questa colpa.Non che la colpa sia ragionevole, eppura viene vissuta come tale.Per questo il passaggio dal problema alla soluzione è così difficile.
Bert Hellinger
Anton Hellinger nasce il 16 Dicembre 1925 a Leimen, nella Germania meridionale, da una famiglia cattolica; dopo aver preso parte alla seconda guerra mondiale ed essere stato prigioniero in guerra, torna in Germania ed entra a far parte di un ordine religioso: cambia nome in Suitbert (da cui l'abbreviazione Bert), studia filosofia e teologia e, dopo l'ordinazione a sacerdote, viene mandato come missionario in Sudafrica.
Trascorre 16 anni tra gli Zulu, entrando in contatto profondamente con la loro cultura e le loro tradizioni tribali. Nei primi anni Sessanta incontra l'approccio fenomenologico grazie a dei seminari ecumenici e interraziali organizzati dalla chiesa anglicana sudafricana, basati sul riconoscimento della diversità con una sospensione del giudizio, senza preconcetti. Oltre a stimolare il suo interesse per il metodo fenomenologico, quest'esperienza contribuisce ad allontanarlo dalla religione cattolica: poco dopo infatti lascia il sacerdozio e inizia ad approfondire gli studi in psicanalisi a Vienna, a Monaco e infine negli Stati Uniti, dove conosce Arthur Janov (ideatore della Terapia Primaria), l'Analisi Transazionale di Eric Berne, lo psicodramma di Levi Moreno, la terapia familiare sistemica, la psicologia della Gestalt.
Nei primi anni Ottanta inizia quindi a praticare e diffondere il metodo delle Costellazioni Familiari, e solo a partire dal 1993 inizia a pubblicare i libri (arrivati ad essere più di trenta!) che descrivono la teoria e il metodo delle Costellazioni Familiari e Sistemiche, e le numerose esperienze e intuizioni ricavate da anni di consulti e lavori di gruppo.
Per sua affermazione, la vita di ognuno è condizionata da destini e sentimenti che non sono veramente propri e personali; anche malattie gravi, il desiderio di morte e problemi sul lavoro, possono essere dovuti a irretimenti del sistema-famiglia e possono essere portati alla luce attraverso il processo delle Costellazioni Familiari.
Riprodotta da rappresentanti, che ricreano le interdipendenze esistenti tra i componenti di una famiglia o di un gruppo, questa ”messa in scena” va ad evidenziare le dinamiche inconsce che causano sofferenza in molti aspetti della vita di ciascuno: nelle relazioni affettive, nelle relazioni in ambito professionale, nel rapporto con il denaro e con la salute.
Tra i principali elementi teoretico/pratici delle Costellazioni Familiari si distinguono i costrutti riguardanti gli Ordini dell’Amore:
- la Legge dell'Appartenenza;
- la Legge dell'Ordine Sacro;
- la Legge dell'Equilibrio;
- la Lealtà Familiare;
- l'Amore cieco;
- l'Irretimento ;
- il Movimento Interrotto;
le costellazioni familiari
Cosa Sono le Costellazioni Familiari
Riconoscendo ed onorando coloro che ci hanno preceduto,attingiamo alla grande forza che proviene dal passato:quando ogni relazione viene onorata il destino si rivela.Amore, gratitudine e umiltà rendono il viaggio possibile,la meta raggiungibile.
Umberto Carmignani
Le Costellazioni Familiari sono un metodo di presa di coscienza e risoluzione delle più diverse problematiche della nostra vita: dallo stato di malessere psichico, a sintomi fisici di varia natura.
Le Costellazioni Familiari ci forniscono la straordinaria e preziosa possibilità di esplorare e prendere coscienza del nostro inconscio personale e dei legami attivi con l'inconscio collettivo familiare che interferiscono nella nostra vita, e attraverso la consapevolezza e l'incontro con le nostre radici, ci offrono la possibilità di una concreta guarigione personale e sistemica.
Lasciando agire la manifestazione dei nostri livelli inconsci e osservandone la rappresentazione scenica, possiamo dialogare con ogni componente dei vari sistemi e comprendere a fondo l'origine del disagio o del sintomo e quindi reintegrare nel sistema l'elemento mancante o rimettere ordine nel sistema.
Utilizzando il lavoro con la Psicogenealogia e le Costellazioni Familiari si opera per ricostruire la linea ereditaria e si prende coscienza dei traumi, delle ingiustizie, delle esclusioni, delle privazioni e delle violenze subite dagli antenati: tutte queste cose vengono trasmesse ai discendenti, insieme al compito risanatorio per riportare equilibrio nel sistema.
Non è detto che questo sia semplice: molto spesso quello che viene rappresentato nelle costellazioni è uno scenario totalmente sconosciuto e inedito. E non potrebbe essere altrimenti, da un certo punto di vista, in quanto la costellazione ci mostra non solo quello che già sappiamo sulla nostra famiglia (per cui riconosciamo con stupore certi atteggiamenti e comportamenti riportati precisamente dai rappresentanti); il vero contributo di una costellazione consiste nello svelarci quello che non sappiamo riguardo la nostra famiglia, quello che è oltre i condizionamenti che abbiamo ricevuto, quello che è nascosto nell’ Inconscio Familiare o nel nostro inconscio personale.
La costellazione mostra la parte sommersa dell’iceberg!
La cosa importante è aprirsi alle informazioni che arrivano, accogliere con fiducia anche le rivelazioni più sconcertanti: talvolta capita che la costellazione riveli addirittura delle informazioni sconosciute al cliente, ma puntualmente confermate da successive indagini. In ogni caso, qualunque cosa emerga dalla costellazione, il nostro livello di coscienza è in grado di elaborarlo e di assimilarlo, aumentando la nostra consapevolezza e permettendo così al nostro campo morfogenetico di riassestarsi più in profondità.
COME FUNZIONANO
Gli elementi fondamentali per effettuare una Costellazione Familiare sono tre: un facilitatore, un cliente e dei rappresentanti.
- Il FACILITATORE è colui che imposta il set fenomenologico in cui si sviluppa la costellazione, che indaga assieme al cliente la tematica che si vuole esplorare e che, sulla scorta della sua esperienza e competenza, porta la costellazione a una soluzione efficace.
- Il CLIENTE è l'elemento fondamentale di una costellazione, perchè è colui che porta la domanda su cui lavorare, che deve essere chiara e rilevante, ovvero non generica ed evasiva, bensì veicolo di un malessere che richieda una soluzione. Ma soprattutto il cliente è importante perchè è il suo campo morfogenetico che viene rappresentato fenomenologicamente, a cui si collegano il facilitatore e i rappresentanti.
- I RAPPRESENTANTI sono generalmente delle persone (ma possono essere anche degli oggetti) su cui vengono proiettati dal campo morfogenetico taluni aspetti dei membri del sistema familiare, e in genere (ma dipende dalla tecnica utilizzata dal facilitatore) possono esprimersi liberamente e spontaneamente nel loro sentire, dando uno sviluppo dinamico alla costellazione.
Concretamente, dopo una breve indagine sulla problematica del cliente, si formula la domanda alla quale si tenterà di portare una soluzione grazie alla costellazione: il cliente poi dispone nello spazio previsto (o semplicemente invita a disporsi liberamente) i rappresentanti della sua famiglia, o del suo partner, del suo lavoro, dei suoi organi interni, delle sue patologie, dei suoi archetipi, poi si siede e osserva. I rappresentanti entrano in connessione con il campo morfico del soggetto e vengono guidati da dinamiche spontanee, portando alla luce il vissuto emotivo delle persone reali o delle situazioni che rappresentano. In genere, nel giro di qualche minuto la costellazione arriva a uno stallo, a un blocco o un congelamento: è il cosiddetto irretimento, in cui vediamo la situazione "reale", del sistema familiare del soggetto, assistiamo all'emersione del nodo o del nucleo problematico del sistema.
Solamente la visione e la presa di coscienza di questo dato potrebbe bastare al cliente per destrutturare una serie di blocchi psicologici e giungere a nuove consapevolezze rigurado se stesso e il proprio sistema;ma in genere si cerca di effettuare un aggiustamento della situazione, di esercitare quindi un ruolo attivo nella ridefinizione del sistema.
Attraverso quindi un misurato e graduale cambiamento delle posizioni dei rappresentanti nello spazio, spontaneamente o attraverso l'intervento del facilitatore, si riporta il sistema nel giusto ordine, in una rinnovata armonia dentro la quale il soggetto interessato riprende il suo giusto posto e ristabilisce le corrette relazioni con i membri del suo sistema.
Cosa Sono le Costellazioni Familiari
Riconoscendo ed onorando coloro che ci hanno preceduto,attingiamo alla grande forza che proviene dal passato:quando ogni relazione viene onorata il destino si rivela.Amore, gratitudine e umiltà rendono il viaggio possibile,la meta raggiungibile.
Umberto Carmignani
Le Costellazioni Familiari sono un metodo di presa di coscienza e risoluzione delle più diverse problematiche della nostra vita: dallo stato di malessere psichico, a sintomi fisici di varia natura.
Le Costellazioni Familiari ci forniscono la straordinaria e preziosa possibilità di esplorare e prendere coscienza del nostro inconscio personale e dei legami attivi con l'inconscio collettivo familiare che interferiscono nella nostra vita, e attraverso la consapevolezza e l'incontro con le nostre radici, ci offrono la possibilità di una concreta guarigione personale e sistemica.
Lasciando agire la manifestazione dei nostri livelli inconsci e osservandone la rappresentazione scenica, possiamo dialogare con ogni componente dei vari sistemi e comprendere a fondo l'origine del disagio o del sintomo e quindi reintegrare nel sistema l'elemento mancante o rimettere ordine nel sistema.
Utilizzando il lavoro con la Psicogenealogia e le Costellazioni Familiari si opera per ricostruire la linea ereditaria e si prende coscienza dei traumi, delle ingiustizie, delle esclusioni, delle privazioni e delle violenze subite dagli antenati: tutte queste cose vengono trasmesse ai discendenti, insieme al compito risanatorio per riportare equilibrio nel sistema.
Non è detto che questo sia semplice: molto spesso quello che viene rappresentato nelle costellazioni è uno scenario totalmente sconosciuto e inedito. E non potrebbe essere altrimenti, da un certo punto di vista, in quanto la costellazione ci mostra non solo quello che già sappiamo sulla nostra famiglia (per cui riconosciamo con stupore certi atteggiamenti e comportamenti riportati precisamente dai rappresentanti); il vero contributo di una costellazione consiste nello svelarci quello che non sappiamo riguardo la nostra famiglia, quello che è oltre i condizionamenti che abbiamo ricevuto, quello che è nascosto nell’ Inconscio Familiare o nel nostro inconscio personale.
La costellazione mostra la parte sommersa dell’iceberg!
La cosa importante è aprirsi alle informazioni che arrivano, accogliere con fiducia anche le rivelazioni più sconcertanti: talvolta capita che la costellazione riveli addirittura delle informazioni sconosciute al cliente, ma puntualmente confermate da successive indagini. In ogni caso, qualunque cosa emerga dalla costellazione, il nostro livello di coscienza è in grado di elaborarlo e di assimilarlo, aumentando la nostra consapevolezza e permettendo così al nostro campo morfogenetico di riassestarsi più in profondità.
COME FUNZIONANO
Gli elementi fondamentali per effettuare una Costellazione Familiare sono tre: un facilitatore, un cliente e dei rappresentanti.
- Il FACILITATORE è colui che imposta il set fenomenologico in cui si sviluppa la costellazione, che indaga assieme al cliente la tematica che si vuole esplorare e che, sulla scorta della sua esperienza e competenza, porta la costellazione a una soluzione efficace.
- Il CLIENTE è l'elemento fondamentale di una costellazione, perchè è colui che porta la domanda su cui lavorare, che deve essere chiara e rilevante, ovvero non generica ed evasiva, bensì veicolo di un malessere che richieda una soluzione. Ma soprattutto il cliente è importante perchè è il suo campo morfogenetico che viene rappresentato fenomenologicamente, a cui si collegano il facilitatore e i rappresentanti.
- I RAPPRESENTANTI sono generalmente delle persone (ma possono essere anche degli oggetti) su cui vengono proiettati dal campo morfogenetico taluni aspetti dei membri del sistema familiare, e in genere (ma dipende dalla tecnica utilizzata dal facilitatore) possono esprimersi liberamente e spontaneamente nel loro sentire, dando uno sviluppo dinamico alla costellazione.
Solamente la visione e la presa di coscienza di questo dato potrebbe bastare al cliente per destrutturare una serie di blocchi psicologici e giungere a nuove consapevolezze rigurado se stesso e il proprio sistema;ma in genere si cerca di effettuare un aggiustamento della situazione, di esercitare quindi un ruolo attivo nella ridefinizione del sistema.
Attraverso quindi un misurato e graduale cambiamento delle posizioni dei rappresentanti nello spazio, spontaneamente o attraverso l'intervento del facilitatore, si riporta il sistema nel giusto ordine, in una rinnovata armonia dentro la quale il soggetto interessato riprende il suo giusto posto e ristabilisce le corrette relazioni con i membri del suo sistema.
Il Sistema Famiglia
Il Sistema Famiglia
Nella terapia familiare e sistemica l'individuo non è mai considerato come un elemento singolo ma, al contrario, egli è parte di un preciso contesto di relazioni.
Questo è ciò che ci permetterà di riannodare i fili e le connessioni con i destini difficili nel nostro sistema-famiglia.
Il sistema famiglia è considerato come un'entità e non come un mero agglomerato di individui. Ciò ci permette di elaborare un nuovo approccio capace di descrivere sia i fenomeni sovraindividuali che i processi personali di ogni elemento del nostro albero genealogico.
L'inconscio personale è strettamente connesso con le nostre esperienze come esseri umani in questa vita, soprattutto nell'infanzia; e sappiamo per certo che ogni elemento escluso dalla nostra coscienza (rimozione) tenderà a manifestarsi sotto la forma di sintomo.
La fondamentale intuizione di Bert Hellinger, lo scopritore delle Costellazioni Familiari, è che ogniqualvolta un membro della famiglia venga escluso o dimenticato a causa di un destino difficile, ciò costituirà un problema che si ripercuoterà con enormi conseguenze sulle successive generazioni finché l'elemento escluso non verrà riportato al suo posto nel nucleo di appartenenza.
In un sistema la singola individualità non è importante di per sé, ma in funzione di qualcosa di più grande, il sistema appunto. Enormi forze vengono coinvolte in questa dinamica, al di là di qualsiasi limite di comprensione da parte nostra.
A parte da quella che tradizionalmente definiamo come 'anima', sembra esistere un'anima più grande che unisce i vivi ai morti o - meglio - un' "Anima Familiare" che connette i membri vivi ai defunti.
Il sistema famiglia comprende:
- bambini (inclusi bambini abortiti, nati morti o prematuramente morti)
- genitori con i rispettivi fratelli e sorelle
- nonni
- bisnonni
- trisnonni
- avi precedenti
- chiunque abbia aiutato o sostenuto la famiglia: precedenti partners dei genitori o dei nonni, tutti quei benefattori che in vita o in morte portarono vantaggi anche economici alla famiglia.
- vittime di violenze o omicidi perpetrati da qualsiasi membro della famiglia.
L'albero genealogico, visto come un'Anima Familiare, o un'Inconscio Familiare, è modellato da qualsiasi tipo di esperienze più o meno drammatiche vissute dai suoi membri. Ogni persona dell'albero eventualmente esclusa riapparirà sotto la forma di sofferenza, o più spesso, come sintomo fisico di una malattia.
Se un fratello o una sorella sono morti o dispersi in guerra, se un bambino muore in tenera età o una donna muore durante il parto, un altro membro della famiglia tenderà nelle generazioni successive a sostituire inconsciamete il membro rimosso imitando il suo destino, esprimendo le sue emozioni o i suoi sintomi, o cercherà di seguirlo nella morte.
Se qualcuno nel passato non si è preso la responsabilità di una grave colpa, un bambino cercherà successivamente di pagarne il prezzo, con la sua salute, la sua felicità, il suo successo nella vita.
Mettendo in scena le Costellazioni Familiari, le dinamiche nascoste della famiglia vengono portate alla luce; i compiti nascosti che forzano a comportarci in una precisa maniera e che ci tengono legati alla nostra famiglia d'origine, tutte quelle dinamiche che sono espressioni caratteristiche del nostro gruppo di appartenenza.
Il Sistema Famiglia
Nella terapia familiare e sistemica l'individuo non è mai considerato come un elemento singolo ma, al contrario, egli è parte di un preciso contesto di relazioni.
Questo è ciò che ci permetterà di riannodare i fili e le connessioni con i destini difficili nel nostro sistema-famiglia.
Il sistema famiglia è considerato come un'entità e non come un mero agglomerato di individui. Ciò ci permette di elaborare un nuovo approccio capace di descrivere sia i fenomeni sovraindividuali che i processi personali di ogni elemento del nostro albero genealogico.
L'inconscio personale è strettamente connesso con le nostre esperienze come esseri umani in questa vita, soprattutto nell'infanzia; e sappiamo per certo che ogni elemento escluso dalla nostra coscienza (rimozione) tenderà a manifestarsi sotto la forma di sintomo.
La fondamentale intuizione di Bert Hellinger, lo scopritore delle Costellazioni Familiari, è che ogniqualvolta un membro della famiglia venga escluso o dimenticato a causa di un destino difficile, ciò costituirà un problema che si ripercuoterà con enormi conseguenze sulle successive generazioni finché l'elemento escluso non verrà riportato al suo posto nel nucleo di appartenenza.
In un sistema la singola individualità non è importante di per sé, ma in funzione di qualcosa di più grande, il sistema appunto. Enormi forze vengono coinvolte in questa dinamica, al di là di qualsiasi limite di comprensione da parte nostra.
A parte da quella che tradizionalmente definiamo come 'anima', sembra esistere un'anima più grande che unisce i vivi ai morti o - meglio - un' "Anima Familiare" che connette i membri vivi ai defunti.
Il sistema famiglia comprende:
Se un fratello o una sorella sono morti o dispersi in guerra, se un bambino muore in tenera età o una donna muore durante il parto, un altro membro della famiglia tenderà nelle generazioni successive a sostituire inconsciamete il membro rimosso imitando il suo destino, esprimendo le sue emozioni o i suoi sintomi, o cercherà di seguirlo nella morte.
Se qualcuno nel passato non si è preso la responsabilità di una grave colpa, un bambino cercherà successivamente di pagarne il prezzo, con la sua salute, la sua felicità, il suo successo nella vita.
Mettendo in scena le Costellazioni Familiari, le dinamiche nascoste della famiglia vengono portate alla luce; i compiti nascosti che forzano a comportarci in una precisa maniera e che ci tengono legati alla nostra famiglia d'origine, tutte quelle dinamiche che sono espressioni caratteristiche del nostro gruppo di appartenenza.
Nella terapia familiare e sistemica l'individuo non è mai considerato come un elemento singolo ma, al contrario, egli è parte di un preciso contesto di relazioni.
Questo è ciò che ci permetterà di riannodare i fili e le connessioni con i destini difficili nel nostro sistema-famiglia.
Il sistema famiglia è considerato come un'entità e non come un mero agglomerato di individui. Ciò ci permette di elaborare un nuovo approccio capace di descrivere sia i fenomeni sovraindividuali che i processi personali di ogni elemento del nostro albero genealogico.
L'inconscio personale è strettamente connesso con le nostre esperienze come esseri umani in questa vita, soprattutto nell'infanzia; e sappiamo per certo che ogni elemento escluso dalla nostra coscienza (rimozione) tenderà a manifestarsi sotto la forma di sintomo.
La fondamentale intuizione di Bert Hellinger, lo scopritore delle Costellazioni Familiari, è che ogniqualvolta un membro della famiglia venga escluso o dimenticato a causa di un destino difficile, ciò costituirà un problema che si ripercuoterà con enormi conseguenze sulle successive generazioni finché l'elemento escluso non verrà riportato al suo posto nel nucleo di appartenenza.
In un sistema la singola individualità non è importante di per sé, ma in funzione di qualcosa di più grande, il sistema appunto. Enormi forze vengono coinvolte in questa dinamica, al di là di qualsiasi limite di comprensione da parte nostra.
A parte da quella che tradizionalmente definiamo come 'anima', sembra esistere un'anima più grande che unisce i vivi ai morti o - meglio - un' "Anima Familiare" che connette i membri vivi ai defunti.
Il sistema famiglia comprende:
- bambini (inclusi bambini abortiti, nati morti o prematuramente morti)
- genitori con i rispettivi fratelli e sorelle
- nonni
- bisnonni
- trisnonni
- avi precedenti
- chiunque abbia aiutato o sostenuto la famiglia: precedenti partners dei genitori o dei nonni, tutti quei benefattori che in vita o in morte portarono vantaggi anche economici alla famiglia.
- vittime di violenze o omicidi perpetrati da qualsiasi membro della famiglia.
Se un fratello o una sorella sono morti o dispersi in guerra, se un bambino muore in tenera età o una donna muore durante il parto, un altro membro della famiglia tenderà nelle generazioni successive a sostituire inconsciamete il membro rimosso imitando il suo destino, esprimendo le sue emozioni o i suoi sintomi, o cercherà di seguirlo nella morte.
Se qualcuno nel passato non si è preso la responsabilità di una grave colpa, un bambino cercherà successivamente di pagarne il prezzo, con la sua salute, la sua felicità, il suo successo nella vita.
Mettendo in scena le Costellazioni Familiari, le dinamiche nascoste della famiglia vengono portate alla luce; i compiti nascosti che forzano a comportarci in una precisa maniera e che ci tengono legati alla nostra famiglia d'origine, tutte quelle dinamiche che sono espressioni caratteristiche del nostro gruppo di appartenenza.
Gli ordini dell' amore: l'appartenenza (compresi l'aborto e la morte), l'ordine e l'equilibrio
Gli Ordini dell'Amore
Nell'ideare la teoria della Costellazioni Familiari, Bert Hellinger parla di tre principi fondamentali presenti nel sistema familiare, i cosiddetti Ordini dell'Amore che sono: l'Appartenenza, l'Ordine e l'Equilibrio.
La guarigione personale e sistemica avviene con il ripristino di una situazione ideale, in cui le leggi di appartenenza, ordine ed equilibrio vengono rispettate. Il lavoro delle Costellazioni familiari permette di prendere coscienza di quali membri della nostra famiglia sono stati esclusi, e di reintegrarli; di capire chi è grande (e dà) e chi è piccolo (e riceve); di rimettere ciascun membro al proprio posto e nel proprio legittimo ruolo.
Sembra molto semplice, ma in realtà non è così: ogni cambiamento apportato a queste leggi nel corso del tempo si è sedimentato in maniera profonda nel sistema familiare, e anche solo riconoscere che "c'è qualcosa che non va"nella propria famiglia è un primo passo molto difficile e doloroso. Compiere il passo successivo, cioè andare a rimettere a posto le cose, tocca nel profondo la persona che si prende questa responsabilità, perchè va a demolire delle strutture e delle certezze ben rinforzate, andando a toccare un dolore profondo e a volte rimosso, la ferita primaria e il bambino interiore; tutto questo genera sofferenza, ma si tratta di un dolore necessario, importante e utile, un dolore
Appartenenza
Non sei tenuto a venerare la tua famiglia, non sei tenuto a venerare il tuo paese,non sei tenuto a venerare il posto dove vivi,ma devi sapere che li hai, devi sapere che sei parte di loro.
Philiph Roth
Il senso di appartenenza è uno dei principi fondamentali nel lavoro con le Costellazioni Familiari.
Tutti i membri di una famiglia hanno lo stesso diritto di appartenere a quella famiglia, è un diritto irrinunciabile, che si acquisisce per il semplice fatto di avere due genitori, o meglio ancora, per il solo fatto di essere stati concepiti da due membri appartenenti a un sistema. Questa consapevolezza risponde a una categoria di bisogni fondamentali secondo Maslow, il bisogno di appartenenza, che serve a dare sicurezza e protezione, fiducia e serenità rispetto all'ambiente circostante e alle persone vicine.
La Legge dell'Appartenenza dice:
"ogni membro di un sistema familiare ha diritto di fare parte del sistema-famiglia e conseguentemente nessuno può esserne escluso, per nessun motivo".
Ciò che spesso accade è che alcuni membri vengono dimenticati, esclusi, ad esempio perchè sono gravemente malati o muoiono molto piccoli o in circostanze particolarmente dolorose (ad esempio uccisi o dispersi in guerra). Alcuni vengono dati in adozione e così facendo perdono la possibilità di sentirsi parte della loro famiglia di origine; altre persone possono essere state allontanate, escluse e dimenticate dalla famiglia e le ragioni possono essere diverse: emarginazione sociale, carcerazione, omosessualità, emigrazione, motivi religiosi e sociali. Le persone escluse devono essere reintegrate nella famiglia, e nel caso in cui questo non avvenga, saranno i successori a dover pagare il prezzo dell'esclusione, spesso rivivendo il destino degli antenati esclusi.
Per rimettere in pace il sistema occorre semplicemente raccogliere le informazioni, riconoscere l'elemento escluso, informarsi sul suo nome, sulla sua data di nascita e di morte, sulla sua vita, su dov'è sepolto. Nel caso di antenati morti in guerra, o dispersi e dimenticati, è molto importante riconoscere e onorare il sacrificio che hanno compiuto: senza sindacare sull'assurdità delle guerre, di fatto chi vi ha preso parte lo ha fatto da eroe, per difendere la propria patria e famiglia, e non è accettabile dal sistema che quest'informazione venga dimenticata o sottovalutata.
L'Aborto
La legge di appartenenza assume un valore importantissimo per quel che riguarda i bambini abortiti o morti piccoli, che spesso vengono dimenticati, ignorati o persino non considerati come membri della famiglia. Senza entrare nel merito della liceità e bontà o meno della scelta dell'aborto, di fatto l'interruzione di una gravidanza consiste nella morte psicobiologica del feto, che per qualche settimana o mese, ma anche solo qualche giorno o ora, è stato un essere vivente, e un membro del sistema, in quanto concepito da un padre e una madre.
Quello che accade con gli aborti è che spesso non se ne parla, vengono rimossi o dimenticati, come se non fossero mai accaduti, si contano solo i figli vivi, ai quali spesso non viene mai detto che prima o dopo di loro ci sono stati degli aborti. Inoltre il feto non viene battezzato (o non gli viene attribuito un nome) e non gli viene fatto un funerale o data sepoltura, ma viene semplicemente seguita la procedura di smaltimento del materiale organico residuo delle operazioni chirurgiche. Tutto questo crea un'esclusione netta e profonda, di cui tutto il sistema risente: la Schützenberger scrive che
"un aborto è come una bomba atomica messa sotto il divano del soggiorno"
ha un potenziale distruttivo enorme e il fatto che nessuno ne parli o che non si sappia nulla lo rende ancor più dannoso.
Grazie alle Costellazioni Familiari è possibile indagare, vedere e incontrare gli aborti presenti nel sistema, e reintegrarli, ma il processo di riconoscimento e d'integrazione richiede un po' di tempo, e avviene più facilmente se si comincia a parlarne serenamente con gli altri membri della famiglia, e con un rito simbolico si dà loro una presenza concreta: ad esempio preparare una cena per tutta la famiglia al completo, apparecchiando quindi anche per i figli morti, o piantare un albero in un luogo tranquillo e protetto, riscrivere il proprio albero genealogico inserendo i nomi dei figli o fratelli abortiti, cominciare a contare i figli nel loro reale ordine.
La Morte
Come ogni membro che nasce ha diritto di appartenere a un sistema, e ogni membro che muore ha diritto a non venire escluso, in alcuni casi si arriva all'estremo opposto, ovvero non si riesce a superare la morte di un membro della famiglia, non lo si vuole lasciare andare per paura che sparisca. La morte non interrompe l'appartenenza ad un nucleo familiare, e chi muore deve essere lasciato andare e accompagnato e sostenuto nel suo passaggio a un'altra dimensione dell'esistenza.
Fenomenologicamente e sistemicamente non c'è niente di più contrario ai principi dell'esistenza che trattenere una persona morta nello spazio della vita, facendole pesare la sua fine, di essersene andato. Chi muore soffre non soltanto perchè perde la vita, ma anche perchè si separa dalle persone che ama, e spesso si preoccupa per loro. Per mantenere sano il sistema occorre che i morti vengano lasciati andare, conservando la loro posizione e il loro ruolo: restano attivi nel sistema, semplicemente non hanno più un corpo fisico, ma sopravvivono come serbatoi di energie.
L'esperienza psicologica dell'accettazione della morte è in realtà assai complessa, in quanto viene a mancare assieme alla persona anche la relazione con quella persona, e tutti i valori ad essa collegati; in questo senso talvolta sono assimilabili alla morte, e quindi accompagnati da un'esperienza di lutto, anche altri accadimenti quali la fine di una relazione, un licenziamento, un fallimento economico o personale, una sconfitta, un furto subito, un abuso sessuale, una malattia grave, una disastrosa calamità naturale. Oltre allo shock che può derivare dal carattere improvviso e inatteso dell'evento, va considerato un periodo più o meno lungo (dai 6 ai 24 mesi generalmente) in cui il lutto va elaborato.
L'Ordine nella Famiglia
Come la singola foglia non ingiallisce senza che ne abbia muta conoscenza l'intero albero,così colui che erra non può far torto senza una segreta volontà di voi tutti.E quando uno di voi cade, cade per quelli che lo seguono,quasi un avvertimento contro l'inciampo.Si, e cade per quelli che lo precedono,i quali benché fossero di passo più celere e sicuro,non rimossero tuttavia l'intralcio.
Kahlil Gibran, Il Profeta
Nel sistema familiare c'è amore per tutti i suoi membri, compresi i dimenticati e gli esclusi, ma secondo Hellinger:
L'Amore è una parte dell'ordine, l'ordine precede l'amore, e l'amore può solo svilupparsi in base all'ordine. L'ordine è preposto. Se capovolgo questo rapporto e voglio trasformare l'ordine attraverso l'amore, sono destinato a fallire. Così non va. L'amore è subordinato a un ordine, e dopo può crescere. Così come il seme è subordinato al terreno e lì cresce e fiorisce.
Molti problemi nascono perchè c'è chi pensa che si potrebbe superare l'ordine per mezzo di considerazioni interiori o di sforzi dell'amore. Ma l'ordine è preposto a noi e non si lascia sostituire dall'amore. Pensarlo è illusorio. Si deve tornare all'ordine, al punto della verità. Solo lì troviamo la soluzione.
All'interno del sistema famiglia si ha quindi un ordine di tipo gerarchico, secondo la sequenza temporale dell'appartenenza: chi è arrivato prima all'interno del sistema è più grande di chi è arrivato dopo, e dunque ha precedenza, ha più diritto di chi viene dopo. I genitori sono più grandi dei figli e hanno precedenza rispetto ad essi, il fratello maggiore precede i fratelli più giovani, così come la relazione di coppia ha precedenza sulla maternità o paternità. È indispensabile per un buon funzionamento del sistema che l'ordine sia rispettato, in quanto chi viene dopo (come i figli, ad esempio) non è in grado di sostenere il peso del dolore e la responsabilità di chi viene prima ed è più grande.
Nel momento in cui qualcuno infrange l'ordine all'interno della famiglia, è possibile che a un livello superficiale gli altri membri del sistema non diano peso alla cosa, e col tempo la prendano come un dato di fatto o la dimentichino. Ma l'informazione di questo evento non si elimina all'interno del sistema, in quanto intrinseca ad esso vi è la necessità di stabilire ordini che siano validi per tutta la famiglia. Il compito di riportare equilibrio nel sistema e di ristabilire l'ordine all'interno della famiglia spetterà ad un membro della generazione successiva.
Nel momento in cui un figlio si carica del dolore del padre o della madre, si fa più grande di loro, prendendo un posto nel sistema che non gli appartiene.
Il principio dell'ordine serve fondamentalmente per stabilire un circolo virtuoso dell'amore e dell'energia: chi è piccolo riceve, e non deve dare, finché è piccolo; deve solo crescere e ricevere tutto l'amore possibile, per poter a sua volta dare, una volta grande, senza chiedere nulla in cambio.
Per rimettere a posto quest'ordine, qualora sia sovvertito, occorre che chi è più piccolo riconosca chi è più grande, e chi è più grande si faccia rispettare da chi è più piccolo, chiarendo gli aspetti fondamentali di chi dà e chi riceve, e di chi ha più esperienza, e quindi sa un po' meglio quello che è giusto e quello che non lo è. Accade spesso infatti che chi è più piccolo giudichi chi è più grande, che un figlio creda di sapere cosa è meglio per i propri genitori, o li rimproveri per come si sono comportati: essere piccoli significa accettare quello che si riceve così com'è, sapendo che quello che viene dato è il massimo possibile, ed è esattamente quello di cui si ha bisogno. I nostri genitori sono i genitori migliori possibili, per noi, e tutto quello che abbiamo ricevuto, nel bene e nel male, ci è servito per diventare quello che siamo.
L'Equilibrio nel Sistema Familiare
Riceviamo dalla nostra famiglia così le idee di cui viviamo come la malattia di cui moriremo.
Marcel Proust
Perchè vi sia equilibrio all'interno di un sistema dovrebbe essere rispettata questa regola: i genitori dovrebbero "dare con amore", ossia senza pretendere niente in cambio, e i figli dovrebbero "ricevere con gratitudine", ossia non lamentarsi o giudicare per quello che hanno ricevuto. Inoltre chi è grande dà "nel bene e nel male" e chi è piccolo riceve "nel bene e nel male".
Chi è piccolo dovrebbe diventare consapevole che ha ricevuto quello di cui aveva bisogno per crescere; i propri genitori sono il padre e la madre migliori possibili, perchè non può essere altrimenti. Tutto quello che si riceve viene accolto con gratitudine, e se è fonte di dolore, va compreso anche il momento di crescita che ne è derivato.
In una relazione di coppia al contrario, i partners sono "uguali", in quanto entrambi adulti. In tal caso si ha equilibrio quando lo scambio è "equo", ossia ognuno dei due "dà e riceve" in egual misura, considerando la diversità e la peculiarità della persona. Tutto quello che avviene all'interno di una relazione è responsabilità di entrambi i partner, al 50% ciascuno; in caso contrario ci si trova di fronte a una coppia basata su una proiezione: se la moglie cerca nel marito un padre, o se il marito cerca nella moglie una madre, si accetterà di buon grado di ricevere senza dare, di non prendersi la responsabilità della propia vita perchè si è ancora in una relazione di dipendenza.
Avviene spesso infatti che uno solo dei due membri della coppia si faccia carico dell'intera responsabilità di una scelta, o si viva interamente un dolore e una sofferenza che andrebbero condivisi: nei casi di aborto, in particolare, un po' per ragioni di tipo biologico, capita spesso che sia la donna a sentirsi più responsabile, a nutrire un maggiore senso di colpa, e a custodire interamente la sofferenza derivata dalla situazione.
In questi casi attraverso una Costellazione Familiare si può vedere se il rapporto è sbilanciato, e riportarlo in equilibrio: è giusto che ognuno si prenda la propria parte di responsabilità e di dolore: per la morte di un figlio, per la fine di una relazione, per un fallimento economico e così via.
Gli Ordini dell'Amore
Nell'ideare la teoria della Costellazioni Familiari, Bert Hellinger parla di tre principi fondamentali presenti nel sistema familiare, i cosiddetti Ordini dell'Amore che sono: l'Appartenenza, l'Ordine e l'Equilibrio.
La guarigione personale e sistemica avviene con il ripristino di una situazione ideale, in cui le leggi di appartenenza, ordine ed equilibrio vengono rispettate. Il lavoro delle Costellazioni familiari permette di prendere coscienza di quali membri della nostra famiglia sono stati esclusi, e di reintegrarli; di capire chi è grande (e dà) e chi è piccolo (e riceve); di rimettere ciascun membro al proprio posto e nel proprio legittimo ruolo.
Sembra molto semplice, ma in realtà non è così: ogni cambiamento apportato a queste leggi nel corso del tempo si è sedimentato in maniera profonda nel sistema familiare, e anche solo riconoscere che "c'è qualcosa che non va"nella propria famiglia è un primo passo molto difficile e doloroso. Compiere il passo successivo, cioè andare a rimettere a posto le cose, tocca nel profondo la persona che si prende questa responsabilità, perchè va a demolire delle strutture e delle certezze ben rinforzate, andando a toccare un dolore profondo e a volte rimosso, la ferita primaria e il bambino interiore; tutto questo genera sofferenza, ma si tratta di un dolore necessario, importante e utile, un dolore
Appartenenza
Non sei tenuto a venerare la tua famiglia, non sei tenuto a venerare il tuo paese,non sei tenuto a venerare il posto dove vivi,ma devi sapere che li hai, devi sapere che sei parte di loro.
Philiph Roth
Il senso di appartenenza è uno dei principi fondamentali nel lavoro con le Costellazioni Familiari.
Tutti i membri di una famiglia hanno lo stesso diritto di appartenere a quella famiglia, è un diritto irrinunciabile, che si acquisisce per il semplice fatto di avere due genitori, o meglio ancora, per il solo fatto di essere stati concepiti da due membri appartenenti a un sistema. Questa consapevolezza risponde a una categoria di bisogni fondamentali secondo Maslow, il bisogno di appartenenza, che serve a dare sicurezza e protezione, fiducia e serenità rispetto all'ambiente circostante e alle persone vicine.
La Legge dell'Appartenenza dice:
Per rimettere in pace il sistema occorre semplicemente raccogliere le informazioni, riconoscere l'elemento escluso, informarsi sul suo nome, sulla sua data di nascita e di morte, sulla sua vita, su dov'è sepolto. Nel caso di antenati morti in guerra, o dispersi e dimenticati, è molto importante riconoscere e onorare il sacrificio che hanno compiuto: senza sindacare sull'assurdità delle guerre, di fatto chi vi ha preso parte lo ha fatto da eroe, per difendere la propria patria e famiglia, e non è accettabile dal sistema che quest'informazione venga dimenticata o sottovalutata.
L'Aborto
La legge di appartenenza assume un valore importantissimo per quel che riguarda i bambini abortiti o morti piccoli, che spesso vengono dimenticati, ignorati o persino non considerati come membri della famiglia. Senza entrare nel merito della liceità e bontà o meno della scelta dell'aborto, di fatto l'interruzione di una gravidanza consiste nella morte psicobiologica del feto, che per qualche settimana o mese, ma anche solo qualche giorno o ora, è stato un essere vivente, e un membro del sistema, in quanto concepito da un padre e una madre.
Quello che accade con gli aborti è che spesso non se ne parla, vengono rimossi o dimenticati, come se non fossero mai accaduti, si contano solo i figli vivi, ai quali spesso non viene mai detto che prima o dopo di loro ci sono stati degli aborti. Inoltre il feto non viene battezzato (o non gli viene attribuito un nome) e non gli viene fatto un funerale o data sepoltura, ma viene semplicemente seguita la procedura di smaltimento del materiale organico residuo delle operazioni chirurgiche. Tutto questo crea un'esclusione netta e profonda, di cui tutto il sistema risente: la Schützenberger scrive che
Grazie alle Costellazioni Familiari è possibile indagare, vedere e incontrare gli aborti presenti nel sistema, e reintegrarli, ma il processo di riconoscimento e d'integrazione richiede un po' di tempo, e avviene più facilmente se si comincia a parlarne serenamente con gli altri membri della famiglia, e con un rito simbolico si dà loro una presenza concreta: ad esempio preparare una cena per tutta la famiglia al completo, apparecchiando quindi anche per i figli morti, o piantare un albero in un luogo tranquillo e protetto, riscrivere il proprio albero genealogico inserendo i nomi dei figli o fratelli abortiti, cominciare a contare i figli nel loro reale ordine.
La Morte
Come ogni membro che nasce ha diritto di appartenere a un sistema, e ogni membro che muore ha diritto a non venire escluso, in alcuni casi si arriva all'estremo opposto, ovvero non si riesce a superare la morte di un membro della famiglia, non lo si vuole lasciare andare per paura che sparisca. La morte non interrompe l'appartenenza ad un nucleo familiare, e chi muore deve essere lasciato andare e accompagnato e sostenuto nel suo passaggio a un'altra dimensione dell'esistenza.
Fenomenologicamente e sistemicamente non c'è niente di più contrario ai principi dell'esistenza che trattenere una persona morta nello spazio della vita, facendole pesare la sua fine, di essersene andato. Chi muore soffre non soltanto perchè perde la vita, ma anche perchè si separa dalle persone che ama, e spesso si preoccupa per loro. Per mantenere sano il sistema occorre che i morti vengano lasciati andare, conservando la loro posizione e il loro ruolo: restano attivi nel sistema, semplicemente non hanno più un corpo fisico, ma sopravvivono come serbatoi di energie.
L'esperienza psicologica dell'accettazione della morte è in realtà assai complessa, in quanto viene a mancare assieme alla persona anche la relazione con quella persona, e tutti i valori ad essa collegati; in questo senso talvolta sono assimilabili alla morte, e quindi accompagnati da un'esperienza di lutto, anche altri accadimenti quali la fine di una relazione, un licenziamento, un fallimento economico o personale, una sconfitta, un furto subito, un abuso sessuale, una malattia grave, una disastrosa calamità naturale. Oltre allo shock che può derivare dal carattere improvviso e inatteso dell'evento, va considerato un periodo più o meno lungo (dai 6 ai 24 mesi generalmente) in cui il lutto va elaborato.
L'Ordine nella Famiglia
Come la singola foglia non ingiallisce senza che ne abbia muta conoscenza l'intero albero,così colui che erra non può far torto senza una segreta volontà di voi tutti.E quando uno di voi cade, cade per quelli che lo seguono,quasi un avvertimento contro l'inciampo.Si, e cade per quelli che lo precedono,i quali benché fossero di passo più celere e sicuro,non rimossero tuttavia l'intralcio.
Kahlil Gibran, Il Profeta
Nel sistema familiare c'è amore per tutti i suoi membri, compresi i dimenticati e gli esclusi, ma secondo Hellinger:
All'interno del sistema famiglia si ha quindi un ordine di tipo gerarchico, secondo la sequenza temporale dell'appartenenza: chi è arrivato prima all'interno del sistema è più grande di chi è arrivato dopo, e dunque ha precedenza, ha più diritto di chi viene dopo. I genitori sono più grandi dei figli e hanno precedenza rispetto ad essi, il fratello maggiore precede i fratelli più giovani, così come la relazione di coppia ha precedenza sulla maternità o paternità. È indispensabile per un buon funzionamento del sistema che l'ordine sia rispettato, in quanto chi viene dopo (come i figli, ad esempio) non è in grado di sostenere il peso del dolore e la responsabilità di chi viene prima ed è più grande.
Nel momento in cui qualcuno infrange l'ordine all'interno della famiglia, è possibile che a un livello superficiale gli altri membri del sistema non diano peso alla cosa, e col tempo la prendano come un dato di fatto o la dimentichino. Ma l'informazione di questo evento non si elimina all'interno del sistema, in quanto intrinseca ad esso vi è la necessità di stabilire ordini che siano validi per tutta la famiglia. Il compito di riportare equilibrio nel sistema e di ristabilire l'ordine all'interno della famiglia spetterà ad un membro della generazione successiva.
Nel momento in cui un figlio si carica del dolore del padre o della madre, si fa più grande di loro, prendendo un posto nel sistema che non gli appartiene.
Il principio dell'ordine serve fondamentalmente per stabilire un circolo virtuoso dell'amore e dell'energia: chi è piccolo riceve, e non deve dare, finché è piccolo; deve solo crescere e ricevere tutto l'amore possibile, per poter a sua volta dare, una volta grande, senza chiedere nulla in cambio.
Per rimettere a posto quest'ordine, qualora sia sovvertito, occorre che chi è più piccolo riconosca chi è più grande, e chi è più grande si faccia rispettare da chi è più piccolo, chiarendo gli aspetti fondamentali di chi dà e chi riceve, e di chi ha più esperienza, e quindi sa un po' meglio quello che è giusto e quello che non lo è. Accade spesso infatti che chi è più piccolo giudichi chi è più grande, che un figlio creda di sapere cosa è meglio per i propri genitori, o li rimproveri per come si sono comportati: essere piccoli significa accettare quello che si riceve così com'è, sapendo che quello che viene dato è il massimo possibile, ed è esattamente quello di cui si ha bisogno. I nostri genitori sono i genitori migliori possibili, per noi, e tutto quello che abbiamo ricevuto, nel bene e nel male, ci è servito per diventare quello che siamo.
L'Equilibrio nel Sistema Familiare
Riceviamo dalla nostra famiglia così le idee di cui viviamo come la malattia di cui moriremo.
Marcel Proust
Perchè vi sia equilibrio all'interno di un sistema dovrebbe essere rispettata questa regola: i genitori dovrebbero "dare con amore", ossia senza pretendere niente in cambio, e i figli dovrebbero "ricevere con gratitudine", ossia non lamentarsi o giudicare per quello che hanno ricevuto. Inoltre chi è grande dà "nel bene e nel male" e chi è piccolo riceve "nel bene e nel male".
Chi è piccolo dovrebbe diventare consapevole che ha ricevuto quello di cui aveva bisogno per crescere; i propri genitori sono il padre e la madre migliori possibili, perchè non può essere altrimenti. Tutto quello che si riceve viene accolto con gratitudine, e se è fonte di dolore, va compreso anche il momento di crescita che ne è derivato.
In una relazione di coppia al contrario, i partners sono "uguali", in quanto entrambi adulti. In tal caso si ha equilibrio quando lo scambio è "equo", ossia ognuno dei due "dà e riceve" in egual misura, considerando la diversità e la peculiarità della persona. Tutto quello che avviene all'interno di una relazione è responsabilità di entrambi i partner, al 50% ciascuno; in caso contrario ci si trova di fronte a una coppia basata su una proiezione: se la moglie cerca nel marito un padre, o se il marito cerca nella moglie una madre, si accetterà di buon grado di ricevere senza dare, di non prendersi la responsabilità della propia vita perchè si è ancora in una relazione di dipendenza.
Avviene spesso infatti che uno solo dei due membri della coppia si faccia carico dell'intera responsabilità di una scelta, o si viva interamente un dolore e una sofferenza che andrebbero condivisi: nei casi di aborto, in particolare, un po' per ragioni di tipo biologico, capita spesso che sia la donna a sentirsi più responsabile, a nutrire un maggiore senso di colpa, e a custodire interamente la sofferenza derivata dalla situazione.
In questi casi attraverso una Costellazione Familiare si può vedere se il rapporto è sbilanciato, e riportarlo in equilibrio: è giusto che ognuno si prenda la propria parte di responsabilità e di dolore: per la morte di un figlio, per la fine di una relazione, per un fallimento economico e così via.
Nell'ideare la teoria della Costellazioni Familiari, Bert Hellinger parla di tre principi fondamentali presenti nel sistema familiare, i cosiddetti Ordini dell'Amore che sono: l'Appartenenza, l'Ordine e l'Equilibrio.
La guarigione personale e sistemica avviene con il ripristino di una situazione ideale, in cui le leggi di appartenenza, ordine ed equilibrio vengono rispettate. Il lavoro delle Costellazioni familiari permette di prendere coscienza di quali membri della nostra famiglia sono stati esclusi, e di reintegrarli; di capire chi è grande (e dà) e chi è piccolo (e riceve); di rimettere ciascun membro al proprio posto e nel proprio legittimo ruolo.
Sembra molto semplice, ma in realtà non è così: ogni cambiamento apportato a queste leggi nel corso del tempo si è sedimentato in maniera profonda nel sistema familiare, e anche solo riconoscere che "c'è qualcosa che non va"nella propria famiglia è un primo passo molto difficile e doloroso. Compiere il passo successivo, cioè andare a rimettere a posto le cose, tocca nel profondo la persona che si prende questa responsabilità, perchè va a demolire delle strutture e delle certezze ben rinforzate, andando a toccare un dolore profondo e a volte rimosso, la ferita primaria e il bambino interiore; tutto questo genera sofferenza, ma si tratta di un dolore necessario, importante e utile, un dolore
Appartenenza
Non sei tenuto a venerare la tua famiglia, non sei tenuto a venerare il tuo paese,non sei tenuto a venerare il posto dove vivi,ma devi sapere che li hai, devi sapere che sei parte di loro.
Philiph Roth
Il senso di appartenenza è uno dei principi fondamentali nel lavoro con le Costellazioni Familiari.
Tutti i membri di una famiglia hanno lo stesso diritto di appartenere a quella famiglia, è un diritto irrinunciabile, che si acquisisce per il semplice fatto di avere due genitori, o meglio ancora, per il solo fatto di essere stati concepiti da due membri appartenenti a un sistema. Questa consapevolezza risponde a una categoria di bisogni fondamentali secondo Maslow, il bisogno di appartenenza, che serve a dare sicurezza e protezione, fiducia e serenità rispetto all'ambiente circostante e alle persone vicine.
La Legge dell'Appartenenza dice:
"ogni membro di un sistema familiare ha diritto di fare parte del sistema-famiglia e conseguentemente nessuno può esserne escluso, per nessun motivo".Ciò che spesso accade è che alcuni membri vengono dimenticati, esclusi, ad esempio perchè sono gravemente malati o muoiono molto piccoli o in circostanze particolarmente dolorose (ad esempio uccisi o dispersi in guerra). Alcuni vengono dati in adozione e così facendo perdono la possibilità di sentirsi parte della loro famiglia di origine; altre persone possono essere state allontanate, escluse e dimenticate dalla famiglia e le ragioni possono essere diverse: emarginazione sociale, carcerazione, omosessualità, emigrazione, motivi religiosi e sociali. Le persone escluse devono essere reintegrate nella famiglia, e nel caso in cui questo non avvenga, saranno i successori a dover pagare il prezzo dell'esclusione, spesso rivivendo il destino degli antenati esclusi.
Per rimettere in pace il sistema occorre semplicemente raccogliere le informazioni, riconoscere l'elemento escluso, informarsi sul suo nome, sulla sua data di nascita e di morte, sulla sua vita, su dov'è sepolto. Nel caso di antenati morti in guerra, o dispersi e dimenticati, è molto importante riconoscere e onorare il sacrificio che hanno compiuto: senza sindacare sull'assurdità delle guerre, di fatto chi vi ha preso parte lo ha fatto da eroe, per difendere la propria patria e famiglia, e non è accettabile dal sistema che quest'informazione venga dimenticata o sottovalutata.
L'Aborto
La legge di appartenenza assume un valore importantissimo per quel che riguarda i bambini abortiti o morti piccoli, che spesso vengono dimenticati, ignorati o persino non considerati come membri della famiglia. Senza entrare nel merito della liceità e bontà o meno della scelta dell'aborto, di fatto l'interruzione di una gravidanza consiste nella morte psicobiologica del feto, che per qualche settimana o mese, ma anche solo qualche giorno o ora, è stato un essere vivente, e un membro del sistema, in quanto concepito da un padre e una madre.
Quello che accade con gli aborti è che spesso non se ne parla, vengono rimossi o dimenticati, come se non fossero mai accaduti, si contano solo i figli vivi, ai quali spesso non viene mai detto che prima o dopo di loro ci sono stati degli aborti. Inoltre il feto non viene battezzato (o non gli viene attribuito un nome) e non gli viene fatto un funerale o data sepoltura, ma viene semplicemente seguita la procedura di smaltimento del materiale organico residuo delle operazioni chirurgiche. Tutto questo crea un'esclusione netta e profonda, di cui tutto il sistema risente: la Schützenberger scrive che
"un aborto è come una bomba atomica messa sotto il divano del soggiorno"ha un potenziale distruttivo enorme e il fatto che nessuno ne parli o che non si sappia nulla lo rende ancor più dannoso.
Grazie alle Costellazioni Familiari è possibile indagare, vedere e incontrare gli aborti presenti nel sistema, e reintegrarli, ma il processo di riconoscimento e d'integrazione richiede un po' di tempo, e avviene più facilmente se si comincia a parlarne serenamente con gli altri membri della famiglia, e con un rito simbolico si dà loro una presenza concreta: ad esempio preparare una cena per tutta la famiglia al completo, apparecchiando quindi anche per i figli morti, o piantare un albero in un luogo tranquillo e protetto, riscrivere il proprio albero genealogico inserendo i nomi dei figli o fratelli abortiti, cominciare a contare i figli nel loro reale ordine.
La Morte
Come ogni membro che nasce ha diritto di appartenere a un sistema, e ogni membro che muore ha diritto a non venire escluso, in alcuni casi si arriva all'estremo opposto, ovvero non si riesce a superare la morte di un membro della famiglia, non lo si vuole lasciare andare per paura che sparisca. La morte non interrompe l'appartenenza ad un nucleo familiare, e chi muore deve essere lasciato andare e accompagnato e sostenuto nel suo passaggio a un'altra dimensione dell'esistenza.
Fenomenologicamente e sistemicamente non c'è niente di più contrario ai principi dell'esistenza che trattenere una persona morta nello spazio della vita, facendole pesare la sua fine, di essersene andato. Chi muore soffre non soltanto perchè perde la vita, ma anche perchè si separa dalle persone che ama, e spesso si preoccupa per loro. Per mantenere sano il sistema occorre che i morti vengano lasciati andare, conservando la loro posizione e il loro ruolo: restano attivi nel sistema, semplicemente non hanno più un corpo fisico, ma sopravvivono come serbatoi di energie.
L'esperienza psicologica dell'accettazione della morte è in realtà assai complessa, in quanto viene a mancare assieme alla persona anche la relazione con quella persona, e tutti i valori ad essa collegati; in questo senso talvolta sono assimilabili alla morte, e quindi accompagnati da un'esperienza di lutto, anche altri accadimenti quali la fine di una relazione, un licenziamento, un fallimento economico o personale, una sconfitta, un furto subito, un abuso sessuale, una malattia grave, una disastrosa calamità naturale. Oltre allo shock che può derivare dal carattere improvviso e inatteso dell'evento, va considerato un periodo più o meno lungo (dai 6 ai 24 mesi generalmente) in cui il lutto va elaborato.
L'Ordine nella Famiglia
Come la singola foglia non ingiallisce senza che ne abbia muta conoscenza l'intero albero,così colui che erra non può far torto senza una segreta volontà di voi tutti.E quando uno di voi cade, cade per quelli che lo seguono,quasi un avvertimento contro l'inciampo.Si, e cade per quelli che lo precedono,i quali benché fossero di passo più celere e sicuro,non rimossero tuttavia l'intralcio.
Kahlil Gibran, Il Profeta
Nel sistema familiare c'è amore per tutti i suoi membri, compresi i dimenticati e gli esclusi, ma secondo Hellinger:
L'Amore è una parte dell'ordine, l'ordine precede l'amore, e l'amore può solo svilupparsi in base all'ordine. L'ordine è preposto. Se capovolgo questo rapporto e voglio trasformare l'ordine attraverso l'amore, sono destinato a fallire. Così non va. L'amore è subordinato a un ordine, e dopo può crescere. Così come il seme è subordinato al terreno e lì cresce e fiorisce.
Molti problemi nascono perchè c'è chi pensa che si potrebbe superare l'ordine per mezzo di considerazioni interiori o di sforzi dell'amore. Ma l'ordine è preposto a noi e non si lascia sostituire dall'amore. Pensarlo è illusorio. Si deve tornare all'ordine, al punto della verità. Solo lì troviamo la soluzione.
All'interno del sistema famiglia si ha quindi un ordine di tipo gerarchico, secondo la sequenza temporale dell'appartenenza: chi è arrivato prima all'interno del sistema è più grande di chi è arrivato dopo, e dunque ha precedenza, ha più diritto di chi viene dopo. I genitori sono più grandi dei figli e hanno precedenza rispetto ad essi, il fratello maggiore precede i fratelli più giovani, così come la relazione di coppia ha precedenza sulla maternità o paternità. È indispensabile per un buon funzionamento del sistema che l'ordine sia rispettato, in quanto chi viene dopo (come i figli, ad esempio) non è in grado di sostenere il peso del dolore e la responsabilità di chi viene prima ed è più grande.
Nel momento in cui qualcuno infrange l'ordine all'interno della famiglia, è possibile che a un livello superficiale gli altri membri del sistema non diano peso alla cosa, e col tempo la prendano come un dato di fatto o la dimentichino. Ma l'informazione di questo evento non si elimina all'interno del sistema, in quanto intrinseca ad esso vi è la necessità di stabilire ordini che siano validi per tutta la famiglia. Il compito di riportare equilibrio nel sistema e di ristabilire l'ordine all'interno della famiglia spetterà ad un membro della generazione successiva.
Nel momento in cui un figlio si carica del dolore del padre o della madre, si fa più grande di loro, prendendo un posto nel sistema che non gli appartiene.
Il principio dell'ordine serve fondamentalmente per stabilire un circolo virtuoso dell'amore e dell'energia: chi è piccolo riceve, e non deve dare, finché è piccolo; deve solo crescere e ricevere tutto l'amore possibile, per poter a sua volta dare, una volta grande, senza chiedere nulla in cambio.
Per rimettere a posto quest'ordine, qualora sia sovvertito, occorre che chi è più piccolo riconosca chi è più grande, e chi è più grande si faccia rispettare da chi è più piccolo, chiarendo gli aspetti fondamentali di chi dà e chi riceve, e di chi ha più esperienza, e quindi sa un po' meglio quello che è giusto e quello che non lo è. Accade spesso infatti che chi è più piccolo giudichi chi è più grande, che un figlio creda di sapere cosa è meglio per i propri genitori, o li rimproveri per come si sono comportati: essere piccoli significa accettare quello che si riceve così com'è, sapendo che quello che viene dato è il massimo possibile, ed è esattamente quello di cui si ha bisogno. I nostri genitori sono i genitori migliori possibili, per noi, e tutto quello che abbiamo ricevuto, nel bene e nel male, ci è servito per diventare quello che siamo.
L'Equilibrio nel Sistema Familiare
Riceviamo dalla nostra famiglia così le idee di cui viviamo come la malattia di cui moriremo.
Marcel Proust
Perchè vi sia equilibrio all'interno di un sistema dovrebbe essere rispettata questa regola: i genitori dovrebbero "dare con amore", ossia senza pretendere niente in cambio, e i figli dovrebbero "ricevere con gratitudine", ossia non lamentarsi o giudicare per quello che hanno ricevuto. Inoltre chi è grande dà "nel bene e nel male" e chi è piccolo riceve "nel bene e nel male".
Chi è piccolo dovrebbe diventare consapevole che ha ricevuto quello di cui aveva bisogno per crescere; i propri genitori sono il padre e la madre migliori possibili, perchè non può essere altrimenti. Tutto quello che si riceve viene accolto con gratitudine, e se è fonte di dolore, va compreso anche il momento di crescita che ne è derivato.
In una relazione di coppia al contrario, i partners sono "uguali", in quanto entrambi adulti. In tal caso si ha equilibrio quando lo scambio è "equo", ossia ognuno dei due "dà e riceve" in egual misura, considerando la diversità e la peculiarità della persona. Tutto quello che avviene all'interno di una relazione è responsabilità di entrambi i partner, al 50% ciascuno; in caso contrario ci si trova di fronte a una coppia basata su una proiezione: se la moglie cerca nel marito un padre, o se il marito cerca nella moglie una madre, si accetterà di buon grado di ricevere senza dare, di non prendersi la responsabilità della propia vita perchè si è ancora in una relazione di dipendenza.
Avviene spesso infatti che uno solo dei due membri della coppia si faccia carico dell'intera responsabilità di una scelta, o si viva interamente un dolore e una sofferenza che andrebbero condivisi: nei casi di aborto, in particolare, un po' per ragioni di tipo biologico, capita spesso che sia la donna a sentirsi più responsabile, a nutrire un maggiore senso di colpa, e a custodire interamente la sofferenza derivata dalla situazione.
In questi casi attraverso una Costellazione Familiare si può vedere se il rapporto è sbilanciato, e riportarlo in equilibrio: è giusto che ognuno si prenda la propria parte di responsabilità e di dolore: per la morte di un figlio, per la fine di una relazione, per un fallimento economico e così via.
Le Dinamiche Sistemiche Familiari: LA LEALTA' FAMILIARE, L'AMORE CIECO, L'IRRETIMENTO, IL MOVIMENTO INTERROTTO
Di Vittoria Salice, Martedì 15 luglio 2014 alle ore 12.42
La Lealtà Familiare
La lealtà è un debito, e il più sacro, verso noi stessi prima che verso gli altri
Luigi Pirandello
Ogni sistema è regolato da una rete di relazioni che ha come scopo ultimo (cioè primo) quello del mantenimento, della conservazione e della evoluzione del sistema. Tali meccanismi possono tuttavia prendere delle derive nevrotiche e consolidarsi nel tempo, generazione dopo generazione, come una fonte di disagio: Ivan Boszormenyi-Nagy, psichiatra ungherese emigrato negli Stati Uniti, è il primo a parlare di lealtà familiare invisibile in termini di:
un copione familiare o codice inespresso che guida i vari contributi dei singoli. Questo codice determina la scala di equivalenza di meriti, vantaggi, obblighi e responsabilità. L'impegno, la devozione e la lealtà sono le determinanti più importanti dei rapporti familiari.
In ogni famiglia si crea il "mito familiare", il racconto delle scelte, dei valori, delle condizioni, delle sorti che hanno vissuto gli antenati, e il senso di appartenenza alla famiglia crea anche un legame di predestinazione collegato con il fato degli antenati.
Tutto questo significa che le relazioni tra i membri sono disciplinate da una legge inconscia e sottile che opera al fine di preservare l'esistenza, l'equilibrio e il benessere della famiglia, fondamentale per la vita stessa della famiglia e lo sviluppo dei singoli individui. Di qualunque genere essa sia, giusta o sbagliata, accettabile o meno, è la strategia che ha permesso la continuazione della specie, e la vita del sistema fino al momento attuale: il fatto di essere vivi ora è una prova che quella strategia ha funzionato, che era quella "giusta". Questo principio viene definito "lealtà familiare".
Se la lealtà familiare da un lato svolge quindi un'azione di salvaguardia per i componenti della famiglia, dall'altro lato, potrebbe fungere da un limite ostacolando la piena autorealizzazione di un componente. La lealtà familiare in questo caso, può dettare i limiti alla felicità e alla realizzazione di un membro di una famiglia in quanto questa persona non potrà, per lealtà, godere a pieno della propria vita, nel momento in cui nel sistema di origine, ci sia stata sofferenza e insoddisfazione.
Il problema si pone quando la lealtà familiare impedisce ai membri nati successivamente di "superare" i membri nati prima, accedendo a un grado di benessere e di successo superiore; e ancor maggiormente quando vengono prolungati nelle generazioni successive i comportamenti distruttivi delle generazioni precedenti.
Molto spesso oltretutto l'adesione alla lealtà familiare è inconsapevole e involontaria. La spinta inconscia è motivata dall'amore, dall'idea di una condivisione del destino comune tale per cui piuttosto che preoccuparmi per me, scelgo di preoccuparmi e di farmi carico della felicità dell'intero sistema. E questo è l'errore di base, perchè solo realizzando il proprio destino si può contribuire alla salute del proprio sistema.
L'Amore Cieco
Alcuni figli sono pronti a sacrificare la propria esistenza per i genitori, e nell'illusione di poterli salvare, si condannano a una vita di fallimenti, di solitudine, di malattia e addirittura di morte. Il vincolo che unisce i figli ai propri genitori è un sentimento inconscio di natura biologica arcaica che supera anche l'effettiva mancanza di conoscenza o contatto, o le problematiche relazionali.
È un amore non solo senza condizioni, ma anche "cieco", che spinge i figli a prendere inconsapevolmente su di sé il dolore e il destino dei propri genitori. L'amore cieco è esattamente il meccanismo che crea l'irretimento, che spinge a "prendere il posto" di qualcuno che è morto, che allontana dal centro. E soprattutto non funziona nel suo intento, non riporta il sistema in equilibrio, ma anzi lo sbilancia profondamente e lo congela in una stasi distruttiva.
La vera soluzione viene dalla sospensione dell'amore cieco, dalla presa di coscienza e accettazione della situazione e soprattutto da una risposta di Amore Consapevole. La consapevolezza porta sempre a restituire al legittimo proprietario il peso, il dolore, le responsabilità di cui ci si carica, e a ringraziare e onorare per quanto si è ricevuto.
Solo realizzando noi stessi, riusciremo ad amare veramente l'altro, a ringraziare con la nostra vita i genitori che ci hanno messo al mondo e tutto il sistema che ci ha permesso di esistere.
L'Irretimento
Utilizzando l'approccio fenomenologico i meccanismi della lealtà familiare vengono presto mostrati: se al centro del cerchio si posiziona un membro della famiglia diverso dal cliente, questo svela l'identificazione del cliente con quella persona, così come il comportamento dei rappresentanti porta a un certo momento a un congelamento della situazione, a un blocco del sistema in cui l'energia non scorre più: la costellazione ha raggiunto il suo irretimento, cioè sono manifesti i legami che paralizzano il sistema, che intrappolano come in una rete il soggetto.
L'irretimento (entanglement, in inglese) impedisce qualsiasi movimento, chi è irretito si sente in trappola, non ha altra via d'uscita che continuare a far quello che il sistema gli impone di fare: questa è la causa dell'infelicità, del disagio, dell'inquietudine, della malattia.
L'irretimento nasce da una forza collettiva ed è molto difficile per un membro liberarsi da questa forza. Può succedere, ad esempio, che il cliente non conosca nemmeno il membro della famiglia con il quale si identifica, né abbia idea di cosa gli sia successo; inoltre la situazione potrebbe essere ulteriormente complicata dall'esistenza di un segreto di famiglia che nessuno vuole svelare. Gli effetti dell'identificazione variano secondo la situazione specifica che ha provocato lo squilibrio in famiglia, ma tra di essi possiamo includere disturbi emozionali, le malattie psicosomatiche e perfino la psicosi.
Inevitabilmente l'irretimento condiziona la capacità di una persona a relazionarsi con gli altri, dato che per certi versi è estranea a se stessa. La soluzione sta nell'individuare la persona esclusa e aiutare il cliente a vederla come un essere separato da sé, con una sua esistenza e un suo destino.
Hellinger individua 3 dinamiche di irretimento familiare:
- "TI SEGUO NEL TUO DESTINO" - Questo tipo di irretimento si verifica quando una morte prematura di una persona cara, per esempio di un genitore, a causa di un incidente, una malattia o un crimine di guerra; uno dei figli tenderà a dire "voglio seguirti". Probabilmente questo figlio sarà soggetto a incidenti o malattie nel corso della sua vita, o avrà tendenza suicide, come se simbolicamente voltasse le spalle alla vita, e dicesse al genitore "voglio seguirti nel tuo destino". Entra in gioco l'amore cieco del bambino.
- "PRENDO IL TUO POSTO" - Il figloo dice "lo faccio per te", ovvero è il voler prendere su di sé il fardello di un'altra persona. Tale situazione può essere inizialmente determinata dalla volontà di un genitore di seguire qualcuno della sua famiglia di origine nella morte ed essere successivamente portata avanti da uno dei suoi figli, che per amore dice alla madre: "prendo io il tuo posto, muoio io al posto tuo".
- "VOGLIO ESPIARE LA TUA COLPA" - Alcune volte può essere una colpa propria, come nel caso di una donna che ha avuto numerosi aborti, e si ammala di tumore all'utero. Ci si può anche caricare della colpa di un altro componente familiare di cui si è preso il posto. Per esempio se un omicida non è stato punito per il suo crimine, un discendente può caricarsi di questa colpa e responsabilità, ed essere pronto a un suicidio o ammalarsi.
Nella psicogenealogia si va ad indagare l'albero genealogico alla ricerca delle corrispondenze tra nome e date che potrebbero originare la cosiddetta Sindrome da Anniversario.
Il sistema familiare ha bisogno di ritrovare la pace, di completare e chiudere le vicende rimaste in sospeso: l'onere viene passato ai nuovi arrivati, alle forze giovani del sistema, i cui sintomi sono dei segnali chiari e inconfutabili.
Il Movimento Interrotto
I genitori, e specialmente la madre, sono in grado di offrire ai figli amore, sicurezza, senso di protezione e fiducia. Il figlio dipende in maniera totale dai genitori e in particolare dalla madre, con la quale esiste fin dal principio un rapporto di unione simbiotica. Ma anche in seguito il flusso di amore e di energia vitale che scorre dai genitori ai figli è fondamentale per una crescita serena e armoniosa. Se il rapporto tra la madre e il figlio si spezza precocemente a causa di un evento drammatico che colpisce la madre, il figlio non sarà più in grado di ricevere: questa interruzione nel flusso di energia dalla madre al figlio è chiamato appunto “movimento interrotto”
Una gravidanza portata a termine in uno stato di ansia e pericolo per le condizioni esterne (come nel caso di lutti, guerre o carestie), oppure per precarie condizioni fisiche, oppure gravi difficoltà nel parto o, ancora di più, lunghe malattie fisiche della madre o del bambino subito dopo il parto, sarebbero responsabili del movimento interrotto. Particolarmente angosciante e traumatica viene considerata l'esperienza della morte della madre durante il parto o poco dopo di questo.
Anche nel periodo dell'infanzia e dell'adolescenza, quando il bambino inizia a crescere e a formarsi come individuo,la separazione dai genitori deve essere graduale e non traumatica. Lo stato di shock può essere talmente grande, che dopo una prima reazione di rabbia e di dolore, si sviluppa un blocco nella coscienza, carico di silenzio, di profonda rinuncia e rassegnazione. Ne deriverà un adulto che ha imparato a non chiedere ciò di cui ha bisogno, che rimane chiuso, contratto nelle relazioni a cui andrà incontro, ma dalle quali si ritirerà presto con la consapevolezza che "Tanto è tutto inutile". Per paura del rifiuto, pur desiderando ardentemente qualcosa, eviterà la possibilità di ottenerlo.
Per poter guarire bisogna tornare a quella situazione, recuperare il movimento interrotto e portarlo a termine: il movimento risanatore porta l'equilibrio nel sistema, rimette in collegamento il figlio con la madre (o con il padre), e in genere attraverso un abbraccio prolungato, porta allo scioglimento del blocco, dando avvio alla guarigione interiore.
Di Vittoria Salice, Martedì 15 luglio 2014 alle ore 12.42
La Lealtà Familiare
La lealtà è un debito, e il più sacro, verso noi stessi prima che verso gli altri
Luigi Pirandello
Ogni sistema è regolato da una rete di relazioni che ha come scopo ultimo (cioè primo) quello del mantenimento, della conservazione e della evoluzione del sistema. Tali meccanismi possono tuttavia prendere delle derive nevrotiche e consolidarsi nel tempo, generazione dopo generazione, come una fonte di disagio: Ivan Boszormenyi-Nagy, psichiatra ungherese emigrato negli Stati Uniti, è il primo a parlare di lealtà familiare invisibile in termini di:
un copione familiare o codice inespresso che guida i vari contributi dei singoli. Questo codice determina la scala di equivalenza di meriti, vantaggi, obblighi e responsabilità. L'impegno, la devozione e la lealtà sono le determinanti più importanti dei rapporti familiari.
In ogni famiglia si crea il "mito familiare", il racconto delle scelte, dei valori, delle condizioni, delle sorti che hanno vissuto gli antenati, e il senso di appartenenza alla famiglia crea anche un legame di predestinazione collegato con il fato degli antenati.
Tutto questo significa che le relazioni tra i membri sono disciplinate da una legge inconscia e sottile che opera al fine di preservare l'esistenza, l'equilibrio e il benessere della famiglia, fondamentale per la vita stessa della famiglia e lo sviluppo dei singoli individui. Di qualunque genere essa sia, giusta o sbagliata, accettabile o meno, è la strategia che ha permesso la continuazione della specie, e la vita del sistema fino al momento attuale: il fatto di essere vivi ora è una prova che quella strategia ha funzionato, che era quella "giusta". Questo principio viene definito "lealtà familiare".
Se la lealtà familiare da un lato svolge quindi un'azione di salvaguardia per i componenti della famiglia, dall'altro lato, potrebbe fungere da un limite ostacolando la piena autorealizzazione di un componente. La lealtà familiare in questo caso, può dettare i limiti alla felicità e alla realizzazione di un membro di una famiglia in quanto questa persona non potrà, per lealtà, godere a pieno della propria vita, nel momento in cui nel sistema di origine, ci sia stata sofferenza e insoddisfazione.
Il problema si pone quando la lealtà familiare impedisce ai membri nati successivamente di "superare" i membri nati prima, accedendo a un grado di benessere e di successo superiore; e ancor maggiormente quando vengono prolungati nelle generazioni successive i comportamenti distruttivi delle generazioni precedenti.
Molto spesso oltretutto l'adesione alla lealtà familiare è inconsapevole e involontaria. La spinta inconscia è motivata dall'amore, dall'idea di una condivisione del destino comune tale per cui piuttosto che preoccuparmi per me, scelgo di preoccuparmi e di farmi carico della felicità dell'intero sistema. E questo è l'errore di base, perchè solo realizzando il proprio destino si può contribuire alla salute del proprio sistema.
L'Amore Cieco
Alcuni figli sono pronti a sacrificare la propria esistenza per i genitori, e nell'illusione di poterli salvare, si condannano a una vita di fallimenti, di solitudine, di malattia e addirittura di morte. Il vincolo che unisce i figli ai propri genitori è un sentimento inconscio di natura biologica arcaica che supera anche l'effettiva mancanza di conoscenza o contatto, o le problematiche relazionali.
È un amore non solo senza condizioni, ma anche "cieco", che spinge i figli a prendere inconsapevolmente su di sé il dolore e il destino dei propri genitori. L'amore cieco è esattamente il meccanismo che crea l'irretimento, che spinge a "prendere il posto" di qualcuno che è morto, che allontana dal centro. E soprattutto non funziona nel suo intento, non riporta il sistema in equilibrio, ma anzi lo sbilancia profondamente e lo congela in una stasi distruttiva.
La vera soluzione viene dalla sospensione dell'amore cieco, dalla presa di coscienza e accettazione della situazione e soprattutto da una risposta di Amore Consapevole. La consapevolezza porta sempre a restituire al legittimo proprietario il peso, il dolore, le responsabilità di cui ci si carica, e a ringraziare e onorare per quanto si è ricevuto.
Solo realizzando noi stessi, riusciremo ad amare veramente l'altro, a ringraziare con la nostra vita i genitori che ci hanno messo al mondo e tutto il sistema che ci ha permesso di esistere.
L'Irretimento
Utilizzando l'approccio fenomenologico i meccanismi della lealtà familiare vengono presto mostrati: se al centro del cerchio si posiziona un membro della famiglia diverso dal cliente, questo svela l'identificazione del cliente con quella persona, così come il comportamento dei rappresentanti porta a un certo momento a un congelamento della situazione, a un blocco del sistema in cui l'energia non scorre più: la costellazione ha raggiunto il suo irretimento, cioè sono manifesti i legami che paralizzano il sistema, che intrappolano come in una rete il soggetto.
L'irretimento (entanglement, in inglese) impedisce qualsiasi movimento, chi è irretito si sente in trappola, non ha altra via d'uscita che continuare a far quello che il sistema gli impone di fare: questa è la causa dell'infelicità, del disagio, dell'inquietudine, della malattia.
L'irretimento nasce da una forza collettiva ed è molto difficile per un membro liberarsi da questa forza. Può succedere, ad esempio, che il cliente non conosca nemmeno il membro della famiglia con il quale si identifica, né abbia idea di cosa gli sia successo; inoltre la situazione potrebbe essere ulteriormente complicata dall'esistenza di un segreto di famiglia che nessuno vuole svelare. Gli effetti dell'identificazione variano secondo la situazione specifica che ha provocato lo squilibrio in famiglia, ma tra di essi possiamo includere disturbi emozionali, le malattie psicosomatiche e perfino la psicosi.
Inevitabilmente l'irretimento condiziona la capacità di una persona a relazionarsi con gli altri, dato che per certi versi è estranea a se stessa. La soluzione sta nell'individuare la persona esclusa e aiutare il cliente a vederla come un essere separato da sé, con una sua esistenza e un suo destino.
- "TI SEGUO NEL TUO DESTINO" - Questo tipo di irretimento si verifica quando una morte prematura di una persona cara, per esempio di un genitore, a causa di un incidente, una malattia o un crimine di guerra; uno dei figli tenderà a dire "voglio seguirti". Probabilmente questo figlio sarà soggetto a incidenti o malattie nel corso della sua vita, o avrà tendenza suicide, come se simbolicamente voltasse le spalle alla vita, e dicesse al genitore "voglio seguirti nel tuo destino". Entra in gioco l'amore cieco del bambino.
- "PRENDO IL TUO POSTO" - Il figloo dice "lo faccio per te", ovvero è il voler prendere su di sé il fardello di un'altra persona. Tale situazione può essere inizialmente determinata dalla volontà di un genitore di seguire qualcuno della sua famiglia di origine nella morte ed essere successivamente portata avanti da uno dei suoi figli, che per amore dice alla madre: "prendo io il tuo posto, muoio io al posto tuo".
- "VOGLIO ESPIARE LA TUA COLPA" - Alcune volte può essere una colpa propria, come nel caso di una donna che ha avuto numerosi aborti, e si ammala di tumore all'utero. Ci si può anche caricare della colpa di un altro componente familiare di cui si è preso il posto. Per esempio se un omicida non è stato punito per il suo crimine, un discendente può caricarsi di questa colpa e responsabilità, ed essere pronto a un suicidio o ammalarsi.
Nella psicogenealogia si va ad indagare l'albero genealogico alla ricerca delle corrispondenze tra nome e date che potrebbero originare la cosiddetta Sindrome da Anniversario.
Il sistema familiare ha bisogno di ritrovare la pace, di completare e chiudere le vicende rimaste in sospeso: l'onere viene passato ai nuovi arrivati, alle forze giovani del sistema, i cui sintomi sono dei segnali chiari e inconfutabili.
Il Movimento Interrotto
I genitori, e specialmente la madre, sono in grado di offrire ai figli amore, sicurezza, senso di protezione e fiducia. Il figlio dipende in maniera totale dai genitori e in particolare dalla madre, con la quale esiste fin dal principio un rapporto di unione simbiotica. Ma anche in seguito il flusso di amore e di energia vitale che scorre dai genitori ai figli è fondamentale per una crescita serena e armoniosa. Se il rapporto tra la madre e il figlio si spezza precocemente a causa di un evento drammatico che colpisce la madre, il figlio non sarà più in grado di ricevere: questa interruzione nel flusso di energia dalla madre al figlio è chiamato appunto “movimento interrotto”
Una gravidanza portata a termine in uno stato di ansia e pericolo per le condizioni esterne (come nel caso di lutti, guerre o carestie), oppure per precarie condizioni fisiche, oppure gravi difficoltà nel parto o, ancora di più, lunghe malattie fisiche della madre o del bambino subito dopo il parto, sarebbero responsabili del movimento interrotto. Particolarmente angosciante e traumatica viene considerata l'esperienza della morte della madre durante il parto o poco dopo di questo.
Anche nel periodo dell'infanzia e dell'adolescenza, quando il bambino inizia a crescere e a formarsi come individuo,la separazione dai genitori deve essere graduale e non traumatica. Lo stato di shock può essere talmente grande, che dopo una prima reazione di rabbia e di dolore, si sviluppa un blocco nella coscienza, carico di silenzio, di profonda rinuncia e rassegnazione. Ne deriverà un adulto che ha imparato a non chiedere ciò di cui ha bisogno, che rimane chiuso, contratto nelle relazioni a cui andrà incontro, ma dalle quali si ritirerà presto con la consapevolezza che "Tanto è tutto inutile". Per paura del rifiuto, pur desiderando ardentemente qualcosa, eviterà la possibilità di ottenerlo.
Per poter guarire bisogna tornare a quella situazione, recuperare il movimento interrotto e portarlo a termine: il movimento risanatore porta l'equilibrio nel sistema, rimette in collegamento il figlio con la madre (o con il padre), e in genere attraverso un abbraccio prolungato, porta allo scioglimento del blocco, dando avvio alla guarigione interiore.
La Relazione di Coppia
Per la psicogenealogia e le Costellazioni Familiari, il rapporto di coppia è un rapporto tra pari: a differenza dell'ordine gerarchico della famiglia di origine, il nucleo della nuova famiglia di elezione nasce dal rapporto tra due persone che hanno uguali diritti e uguali doveri, uguale dignità e pari responsabilità. Innanzitutto quello della coppia è un rapporto tra due adulti, che non hanno bisogno l'uno dell'altro per soddisfare le proprie esigenze primarie di sopravvivenza, ma hanno ciascuno la propria autonomia. Non c'è quindi lo squilibrio tra il genitore che dà e il figlio che riceve, ma tra partners si crea l'equilibrio tra dare e ricevere.
Si instaura quindi una relazione di scambio reciproco, sulla base dei propri bisogni e della capacità di esprimerli; lo scambio può evolvere in positivo, qualora io riceva un po' di più di quanto abbia chiesto, e sia quindi stimolato a mia volta a dare di più in contraccambio. Allo stesso modo lo scambio può evolvere in negativo, quando ricevo un po' di meno di quanto ho richiesto, e pertanto sarò portato a dare un po' di meno a mia volta; alla lunga questo impoverimento dello scambio porta alla fine della relazione.
Lo scopo primo di una relazione è comunque la crescita personale e l'aumento della consapevolezza di sé e del mondo. Ritrovarsi in una relazione di coppia costituisce la continua ricerca di un delicato equilibrio tra uguaglianze e differenze, ed è frutto di un continuo compromesso tra il bisogno di separazione e quello di appartenenza tra i due partner. Nelle relazioni di coppia è estremamente importante percepirsi come separati e diversi dall'altro, pur sentendosi dentro ad un rapporto basato sull'appartenenza e sulla vicinanza emotiva. Solo il passaggio da una percezione del mondo di tipo individualistico ad una percezione di tipo relazionale consente la piena presenza del contatto con l'Altro, e dunque l'autenticità.
In questo senso tutte le relazioni sono destinate a finire: possono durare molti anni, o per tutta una vita, non è questione di tempo, ma di scopo. Quando ho integrato interamente tutto quello che l'altro poteva darmi, posso considerare conclusa la relazione, e cercare una nuova fonte di integrazione. Per questo la relazione si basa sul bisogno: l'altro mi serve per soddisfare i bisogni che da solo non riesco a soddisfare. Chiedere al proprio partner è legittimo, effettuando uno scambio equo tra pari, allo scopo di esplorare sempre più in profondità la miniera di ricchezze che può essere una persona. Arrivare al limite e all'esaurimento del giacimento non è in sé un problema, è un dato di fatto, che va accettato senza tragedie.
A volte, tuttavia, le persone evitano le relazioni intime per paura del rifiuto o dell'abbandono, sfuggendo la possibilità d mostrarsi nelle proprie fragilità o temendo di perdere la propria individualità. È frequente, così, provare nello stesso tempo desiderio e paura verso l'appartenenza e il legame: è fra queste due polarità che si gioca molta parte della crescita individuale, dall'adolescenza in poi.
Ciascuno di noi ha un suo modo di essere e di stare nel mondo: apprezzare lo stile del proprio partner ed essere abili nel mettere insieme le differenze sono i presupposti per una relazione soddisfacente ed equilibrata. Raggiungere questo equilibrio, tuttavia, non è semplice quando il delicato momento di sentirsi "nudi" davanti ad un altro diverso da sé richiama esperienze negative della propria storia.
Esiste solo un atteggiamento costruttivo verso una relazione: poter guardare con occhi nuovi al proprio passato, con la fiducia di poter riscrivere una storia nuova, e senza il timore di riaprire antichi dolori. L'Altro è con noi non per sanare le nostre vecchie ferite, ma per costruire una storia nuova, di vicinanza e reciprocità.
Per la psicogenealogia e le Costellazioni Familiari, il rapporto di coppia è un rapporto tra pari: a differenza dell'ordine gerarchico della famiglia di origine, il nucleo della nuova famiglia di elezione nasce dal rapporto tra due persone che hanno uguali diritti e uguali doveri, uguale dignità e pari responsabilità. Innanzitutto quello della coppia è un rapporto tra due adulti, che non hanno bisogno l'uno dell'altro per soddisfare le proprie esigenze primarie di sopravvivenza, ma hanno ciascuno la propria autonomia. Non c'è quindi lo squilibrio tra il genitore che dà e il figlio che riceve, ma tra partners si crea l'equilibrio tra dare e ricevere.
Si instaura quindi una relazione di scambio reciproco, sulla base dei propri bisogni e della capacità di esprimerli; lo scambio può evolvere in positivo, qualora io riceva un po' di più di quanto abbia chiesto, e sia quindi stimolato a mia volta a dare di più in contraccambio. Allo stesso modo lo scambio può evolvere in negativo, quando ricevo un po' di meno di quanto ho richiesto, e pertanto sarò portato a dare un po' di meno a mia volta; alla lunga questo impoverimento dello scambio porta alla fine della relazione.
Lo scopo primo di una relazione è comunque la crescita personale e l'aumento della consapevolezza di sé e del mondo. Ritrovarsi in una relazione di coppia costituisce la continua ricerca di un delicato equilibrio tra uguaglianze e differenze, ed è frutto di un continuo compromesso tra il bisogno di separazione e quello di appartenenza tra i due partner. Nelle relazioni di coppia è estremamente importante percepirsi come separati e diversi dall'altro, pur sentendosi dentro ad un rapporto basato sull'appartenenza e sulla vicinanza emotiva. Solo il passaggio da una percezione del mondo di tipo individualistico ad una percezione di tipo relazionale consente la piena presenza del contatto con l'Altro, e dunque l'autenticità.
In questo senso tutte le relazioni sono destinate a finire: possono durare molti anni, o per tutta una vita, non è questione di tempo, ma di scopo. Quando ho integrato interamente tutto quello che l'altro poteva darmi, posso considerare conclusa la relazione, e cercare una nuova fonte di integrazione. Per questo la relazione si basa sul bisogno: l'altro mi serve per soddisfare i bisogni che da solo non riesco a soddisfare. Chiedere al proprio partner è legittimo, effettuando uno scambio equo tra pari, allo scopo di esplorare sempre più in profondità la miniera di ricchezze che può essere una persona. Arrivare al limite e all'esaurimento del giacimento non è in sé un problema, è un dato di fatto, che va accettato senza tragedie.
A volte, tuttavia, le persone evitano le relazioni intime per paura del rifiuto o dell'abbandono, sfuggendo la possibilità d mostrarsi nelle proprie fragilità o temendo di perdere la propria individualità. È frequente, così, provare nello stesso tempo desiderio e paura verso l'appartenenza e il legame: è fra queste due polarità che si gioca molta parte della crescita individuale, dall'adolescenza in poi.
Ciascuno di noi ha un suo modo di essere e di stare nel mondo: apprezzare lo stile del proprio partner ed essere abili nel mettere insieme le differenze sono i presupposti per una relazione soddisfacente ed equilibrata. Raggiungere questo equilibrio, tuttavia, non è semplice quando il delicato momento di sentirsi "nudi" davanti ad un altro diverso da sé richiama esperienze negative della propria storia.
Esiste solo un atteggiamento costruttivo verso una relazione: poter guardare con occhi nuovi al proprio passato, con la fiducia di poter riscrivere una storia nuova, e senza il timore di riaprire antichi dolori. L'Altro è con noi non per sanare le nostre vecchie ferite, ma per costruire una storia nuova, di vicinanza e reciprocità.
Si instaura quindi una relazione di scambio reciproco, sulla base dei propri bisogni e della capacità di esprimerli; lo scambio può evolvere in positivo, qualora io riceva un po' di più di quanto abbia chiesto, e sia quindi stimolato a mia volta a dare di più in contraccambio. Allo stesso modo lo scambio può evolvere in negativo, quando ricevo un po' di meno di quanto ho richiesto, e pertanto sarò portato a dare un po' di meno a mia volta; alla lunga questo impoverimento dello scambio porta alla fine della relazione.
Lo scopo primo di una relazione è comunque la crescita personale e l'aumento della consapevolezza di sé e del mondo. Ritrovarsi in una relazione di coppia costituisce la continua ricerca di un delicato equilibrio tra uguaglianze e differenze, ed è frutto di un continuo compromesso tra il bisogno di separazione e quello di appartenenza tra i due partner. Nelle relazioni di coppia è estremamente importante percepirsi come separati e diversi dall'altro, pur sentendosi dentro ad un rapporto basato sull'appartenenza e sulla vicinanza emotiva. Solo il passaggio da una percezione del mondo di tipo individualistico ad una percezione di tipo relazionale consente la piena presenza del contatto con l'Altro, e dunque l'autenticità.
In questo senso tutte le relazioni sono destinate a finire: possono durare molti anni, o per tutta una vita, non è questione di tempo, ma di scopo. Quando ho integrato interamente tutto quello che l'altro poteva darmi, posso considerare conclusa la relazione, e cercare una nuova fonte di integrazione. Per questo la relazione si basa sul bisogno: l'altro mi serve per soddisfare i bisogni che da solo non riesco a soddisfare. Chiedere al proprio partner è legittimo, effettuando uno scambio equo tra pari, allo scopo di esplorare sempre più in profondità la miniera di ricchezze che può essere una persona. Arrivare al limite e all'esaurimento del giacimento non è in sé un problema, è un dato di fatto, che va accettato senza tragedie.
A volte, tuttavia, le persone evitano le relazioni intime per paura del rifiuto o dell'abbandono, sfuggendo la possibilità d mostrarsi nelle proprie fragilità o temendo di perdere la propria individualità. È frequente, così, provare nello stesso tempo desiderio e paura verso l'appartenenza e il legame: è fra queste due polarità che si gioca molta parte della crescita individuale, dall'adolescenza in poi.
Ciascuno di noi ha un suo modo di essere e di stare nel mondo: apprezzare lo stile del proprio partner ed essere abili nel mettere insieme le differenze sono i presupposti per una relazione soddisfacente ed equilibrata. Raggiungere questo equilibrio, tuttavia, non è semplice quando il delicato momento di sentirsi "nudi" davanti ad un altro diverso da sé richiama esperienze negative della propria storia.
Esiste solo un atteggiamento costruttivo verso una relazione: poter guardare con occhi nuovi al proprio passato, con la fiducia di poter riscrivere una storia nuova, e senza il timore di riaprire antichi dolori. L'Altro è con noi non per sanare le nostre vecchie ferite, ma per costruire una storia nuova, di vicinanza e reciprocità.
l'auorealizzazione
I Permessi all'Autorealizzazione
Il grado di soddisfazione personale a cui un individuo può arrivare è condizionato dalla propria intima natura: come spiegato dalla teoria dei bisogni di Maslow, ciascuno ha una propria ambizione e aspirazione interiore, e la necessità interiore di soddisfare i bisogni superiori di stima e autorealizzazione; ma indubbiamente va riconosciuta in tutto questo anche una componente derivata dall'educazione familiare e dal contesto storico, economico, politico e sociale in cui nasce e vive.
A seconda del momento storico, dell'appartenenza nazionale e della posizione sociale della famiglia in cui si nasce, il figlio riceve, con l'educazione, anche il permesso di soddisfare taluni bisogni anziché altri; in altre parole, un figlio eredita dalla propria famiglia la percezione dei limiti entro i quali potrà esprimere la sua personalità e dirigere la sua vita affettiva e lavorativa, il suo successo personale e professionale.
Tali limiti derivano da divieti, carenze e traumi dovuti alle avversità che la famiglia ha dovuto affrontare nel corso della sua storia: ingiustizie sociali, privazioni economiche, devastazioni fisiche e materiali dovute alla guerra, malattie ed epidemie, incidenti, catastrofi naturali, ecc. Si tratta di un meccanismo biologico di conservazione della specie, che spinge ad espandere o a contrarre la soddisfazione dei bisogni fondamentali per sopravvivere alle difficoltà esistenziali. Se la sicurezza e il benessere materiali sono in pericolo, sarà difficile dedicarsi al soddisfacimento di bisogni più elevati, legati alla autorealizzazione e alla spiritualità
Le conseguenze dei tragici destini di chi ha vissuta fame, guerra, malattia, povertà, non si esauriscono quindi nella sofferenza di una generazione, e oltre ad avere un effetto sulla psiche di tutti i componenti della famiglia, si trasmettono dagli antenati ai discendenti per un certo numero di generazioni, influenzando la percezione del diritto ad amare e ad essere amati, a realizzarsi e prosperare.
Individuare i permessi e i divieti alla realizzazione personale che si ereditano dagli antenati è uno degli argomenti più interessanti della psicogenealogia, che ci insegna a riconoscerli e utilizzarli creativamente e consapevolmente.
Ricevere la Benedizione
Ottenere la benedizione dei propri genitori a vivere la propria vita è importantissimo, perchè è l'autorizzazione a vivere la propria vita: compiere il nostro destino, avere successo, autorealizzarsi significa proprio questo, utilizzare la vita e l'energia ricevute dai nostri genitori e prima di loro dai nostri antenati. Tutto il nostro albero genealogico ha vissuto per poter dare a noi, qui e ora, tutta l'energia di cui abbiamo bisogno: il padre e la madre che incontriamo nelle costellazioni, davanti a cui ci prostriamo e da cui riceviamo la benedizione, sono i nostri genitori interiori, sono gli archetipi del padre e della madre attivati nella nostra coscienza. Ricevere la Benedizione significa interrompere la Maledizione, che altro non è se non la lealtà familiare che impedisce il successo e la felicità, e che nella nostra vita funziona come auto-sabotaggio, procura incidenti, malattie, sfortune e rovesci.
La connessione con le radici significa proprio questo: avere a disposizione nel proprio Io la forza del Padre e la tenerezza della Madre, il coraggio e la volontà, lo spirito d'iniziativa maschili, e la cura, l'amore per se stessi e per gli altri femminili. I nostri genitori e i nostri antenati vivono sempre dentro di noi, e funzionano come serbatoio di energia.
I Permessi all'Autorealizzazione
Il grado di soddisfazione personale a cui un individuo può arrivare è condizionato dalla propria intima natura: come spiegato dalla teoria dei bisogni di Maslow, ciascuno ha una propria ambizione e aspirazione interiore, e la necessità interiore di soddisfare i bisogni superiori di stima e autorealizzazione; ma indubbiamente va riconosciuta in tutto questo anche una componente derivata dall'educazione familiare e dal contesto storico, economico, politico e sociale in cui nasce e vive.
A seconda del momento storico, dell'appartenenza nazionale e della posizione sociale della famiglia in cui si nasce, il figlio riceve, con l'educazione, anche il permesso di soddisfare taluni bisogni anziché altri; in altre parole, un figlio eredita dalla propria famiglia la percezione dei limiti entro i quali potrà esprimere la sua personalità e dirigere la sua vita affettiva e lavorativa, il suo successo personale e professionale.
Tali limiti derivano da divieti, carenze e traumi dovuti alle avversità che la famiglia ha dovuto affrontare nel corso della sua storia: ingiustizie sociali, privazioni economiche, devastazioni fisiche e materiali dovute alla guerra, malattie ed epidemie, incidenti, catastrofi naturali, ecc. Si tratta di un meccanismo biologico di conservazione della specie, che spinge ad espandere o a contrarre la soddisfazione dei bisogni fondamentali per sopravvivere alle difficoltà esistenziali. Se la sicurezza e il benessere materiali sono in pericolo, sarà difficile dedicarsi al soddisfacimento di bisogni più elevati, legati alla autorealizzazione e alla spiritualità
Le conseguenze dei tragici destini di chi ha vissuta fame, guerra, malattia, povertà, non si esauriscono quindi nella sofferenza di una generazione, e oltre ad avere un effetto sulla psiche di tutti i componenti della famiglia, si trasmettono dagli antenati ai discendenti per un certo numero di generazioni, influenzando la percezione del diritto ad amare e ad essere amati, a realizzarsi e prosperare.
Individuare i permessi e i divieti alla realizzazione personale che si ereditano dagli antenati è uno degli argomenti più interessanti della psicogenealogia, che ci insegna a riconoscerli e utilizzarli creativamente e consapevolmente.
Ricevere la Benedizione
Ottenere la benedizione dei propri genitori a vivere la propria vita è importantissimo, perchè è l'autorizzazione a vivere la propria vita: compiere il nostro destino, avere successo, autorealizzarsi significa proprio questo, utilizzare la vita e l'energia ricevute dai nostri genitori e prima di loro dai nostri antenati. Tutto il nostro albero genealogico ha vissuto per poter dare a noi, qui e ora, tutta l'energia di cui abbiamo bisogno: il padre e la madre che incontriamo nelle costellazioni, davanti a cui ci prostriamo e da cui riceviamo la benedizione, sono i nostri genitori interiori, sono gli archetipi del padre e della madre attivati nella nostra coscienza. Ricevere la Benedizione significa interrompere la Maledizione, che altro non è se non la lealtà familiare che impedisce il successo e la felicità, e che nella nostra vita funziona come auto-sabotaggio, procura incidenti, malattie, sfortune e rovesci.
La connessione con le radici significa proprio questo: avere a disposizione nel proprio Io la forza del Padre e la tenerezza della Madre, il coraggio e la volontà, lo spirito d'iniziativa maschili, e la cura, l'amore per se stessi e per gli altri femminili. I nostri genitori e i nostri antenati vivono sempre dentro di noi, e funzionano come serbatoio di energia.
Il grado di soddisfazione personale a cui un individuo può arrivare è condizionato dalla propria intima natura: come spiegato dalla teoria dei bisogni di Maslow, ciascuno ha una propria ambizione e aspirazione interiore, e la necessità interiore di soddisfare i bisogni superiori di stima e autorealizzazione; ma indubbiamente va riconosciuta in tutto questo anche una componente derivata dall'educazione familiare e dal contesto storico, economico, politico e sociale in cui nasce e vive.
A seconda del momento storico, dell'appartenenza nazionale e della posizione sociale della famiglia in cui si nasce, il figlio riceve, con l'educazione, anche il permesso di soddisfare taluni bisogni anziché altri; in altre parole, un figlio eredita dalla propria famiglia la percezione dei limiti entro i quali potrà esprimere la sua personalità e dirigere la sua vita affettiva e lavorativa, il suo successo personale e professionale.
Tali limiti derivano da divieti, carenze e traumi dovuti alle avversità che la famiglia ha dovuto affrontare nel corso della sua storia: ingiustizie sociali, privazioni economiche, devastazioni fisiche e materiali dovute alla guerra, malattie ed epidemie, incidenti, catastrofi naturali, ecc. Si tratta di un meccanismo biologico di conservazione della specie, che spinge ad espandere o a contrarre la soddisfazione dei bisogni fondamentali per sopravvivere alle difficoltà esistenziali. Se la sicurezza e il benessere materiali sono in pericolo, sarà difficile dedicarsi al soddisfacimento di bisogni più elevati, legati alla autorealizzazione e alla spiritualità
Le conseguenze dei tragici destini di chi ha vissuta fame, guerra, malattia, povertà, non si esauriscono quindi nella sofferenza di una generazione, e oltre ad avere un effetto sulla psiche di tutti i componenti della famiglia, si trasmettono dagli antenati ai discendenti per un certo numero di generazioni, influenzando la percezione del diritto ad amare e ad essere amati, a realizzarsi e prosperare.
Individuare i permessi e i divieti alla realizzazione personale che si ereditano dagli antenati è uno degli argomenti più interessanti della psicogenealogia, che ci insegna a riconoscerli e utilizzarli creativamente e consapevolmente.
Ricevere la Benedizione
Ottenere la benedizione dei propri genitori a vivere la propria vita è importantissimo, perchè è l'autorizzazione a vivere la propria vita: compiere il nostro destino, avere successo, autorealizzarsi significa proprio questo, utilizzare la vita e l'energia ricevute dai nostri genitori e prima di loro dai nostri antenati. Tutto il nostro albero genealogico ha vissuto per poter dare a noi, qui e ora, tutta l'energia di cui abbiamo bisogno: il padre e la madre che incontriamo nelle costellazioni, davanti a cui ci prostriamo e da cui riceviamo la benedizione, sono i nostri genitori interiori, sono gli archetipi del padre e della madre attivati nella nostra coscienza. Ricevere la Benedizione significa interrompere la Maledizione, che altro non è se non la lealtà familiare che impedisce il successo e la felicità, e che nella nostra vita funziona come auto-sabotaggio, procura incidenti, malattie, sfortune e rovesci.
La connessione con le radici significa proprio questo: avere a disposizione nel proprio Io la forza del Padre e la tenerezza della Madre, il coraggio e la volontà, lo spirito d'iniziativa maschili, e la cura, l'amore per se stessi e per gli altri femminili. I nostri genitori e i nostri antenati vivono sempre dentro di noi, e funzionano come serbatoio di energia.
COSTELLAZIONI: ARCHETIPICHE , ASTROLOGICHE, AZIENDALI, KARMICHE
Di Vittoria Salice, Martedì 15 luglio 2014 alle ore 12.49
Non solo costellazioni familiari
Negli ultimi anni il metodo fenomenologico e sistemico ideato da Bert Hellinger è stato ampiamente utilizzato e approfondito da Umberto Carmignani e dai suoi collaboratori alla Città della Luce, e si sta dirigendo verso l'esplorazione e la sperimentazione sempre più ampia delle sue possibilità.
Oltre che per le dinamiche familiari, è possibile infatti utilizzare il metodo delle Costellazioni Sistemiche per indagare l'inconscio personale e collettivo in merito a temi quali l'autorealizzazione e la relazione, o considerando come elementi proprio del sistema la propria casa, il proprio lavoro, il proprio tema natale e qualsivoglia sintomo fisico o malessere fisico e psicologico.
COSTELLAZIONI ARCHETIPICHE
COSTELLAZIONI ASTROLOGICHE
COSTELLAZIONI AZIENDALI
COSTELLAZIONI KARMICHE
Costellazioni Archetipiche
Archetipi e Inconscio Collettivo
Jung definì Archetipi gli elementi strutturali dell’inconscio individuale e collettivo considerandoli veri e propri organi psichici dal cui funzionamento dipende la salute dell’individuo.
“Essi sono (Gli Archetipi), infatti, moventi infallibili dei disturbi nevrotici e anche psicotici, dato che essi si comportano esattamente come gli organi del corpo o i sistemi funzionali organici trascurati o lesi"
Jung-Kerenyi
Anche per Erich Neumann, medico e filosofo allievo di Jung, l’archetipo è una immagine interiore che agisce attivamente sulla psiche umana operando una progressiva evoluzione della personalità esattamente come le strutture biologiche promuovono il metabolismo e lo sviluppo fisico. Neumann considerava i valori collettivi e filogenetici di importanza straordinaria nello sviluppo dell’individuo e della specie attribuendo grande rilevanza ai fattori transpersonali dello sviluppo psichico
La Vita come Impresa Eroica
Ecco quindi che dalla nascita alla morte, dall'infanzia alla vecchiaia, dall’adolescenza alla maturità, ogni aspetto della nostra vita può essere portato alla consapevolezza, esplorato, vissuto e realizzato grazie al supporto della Teoria degli Archetipi.
Questa Teoria si basa sull'assunto che la coscienza di ogni essere umano contenga una pluralità indeterminata di "immagini primordiali" atemporali, collettive e immutabili, chiamate Archetipi che lo collegano alla storia dell'universo, del pianeta e dell'umanità.
Gli Archetipi sono almeno dodici e nella successione dei loro stadi, rappresentano ciascuno precisi passaggi nel processo evolutivo della nostra esistenza e li ritroviamo nei miti, nelle leggende, nelle fiabe, nei sogni, nelle visioni e nelle espressioni religiose e artistiche di tutti i popoli della terra, dalla Grecia antica all 'Egitto, dall'India alla Cina e al Giappone, dall'Africa all'Oceania.
Il Grande Padre Creatore, la Grande Madre, Il Bambino Divino, il Drago, il Serpente, l'Orco, la Fanciulla Prigioniera, l'Eroe Salvatore, il Cavaliere Nero e molti altri affollano l'immaginario personale e collettivo e spesso vengono rappresentati come antenati divinizzati del genere umano.
Il concetto che sta alla base della Teoria degli Archetipi è che la nostra vita può essere considerata in ogni suo aspetto alla stregua di una Impresa Eroica (La Ricerca del Graal, Il Mito di Excalibur) che va affrontata e vissuta con fiducia ed entusiasmo (Innocente), con autonomia e senso pratico (Orfano), con coraggio e determinazione (Guerriero), con protezione e cura di sé e degli altri (Angelo Custode), con entusiasmo ed empatia (Amante), con creatività e fantasia (Creatore), con lucidità e introspezione (Cercatore), imparando a lasciar andare il passato (Distruttore), gestendo la propria vita, il lavoro, il denaro e le relazioni con giustizia e benevolenza (Sovrano), cogliendo i sottili e invisibili legami tra tutto ciò che esiste (Mago), sviluppando la consapevolezza che la realtà è una illusione (Saggio), senza perdere la capacità di godere pienamente e prendere ogni cosa come un gioco (Folle).
Gli Archetipi sono i depositari di questi poteri e corrispondono a precise tappe evolutive della nostra personale esistenza, che è poi il nostro Viaggio nella Vita…
Preparativi per il Viaggio: Innocente, Orfano, Guerriero e Angelo Custode
L'Io può essere considerato il "contenitore" della nostra vita, la struttura che media la nostra relazione con il mondo, la maschera sociale, il senso di spazio e tempo, di proprietà, di legge, di ordine razionale e concreto, la percezione dei confini e delle regole di convivenza.
Il periodo che va dalla nascita alla fine della adolescenza vede la attivazione dei seguenti Archetipi: l’Innocente, da 0 a 7 anni, la cui funzione è sostenere con fiducia e ottimismo, l’Orfano, da 7 a 14 anni, il cui compito è insegnare l'autonomia e il senso pratico, il Guerriero, dai 14 ai 21 anni, che ci dona la forza e il coraggio e infine l’Angelo Custode, dai 21 ai 28 anni, che ci aiuta a sviluppare empatia e comprensione e a diventare un buon genitore.
Ma accade talvolta, soprattutto nei primi anni di vita, quando siamo più fragili, malleabili e ricettivi, che pesanti condizionamenti e aspettative esagerate ed irrealistiche influiscano sulle nostre percezioni alterando la nostra capacità di rappresentarci correttamente all'interno della nostra realtà fisica e psichica. Costretti a subire delusioni, abbandoni e tradimenti, cediamo poco alla volta alla tentazione di chiuderci nel nostro guscio senza essere pienamente consapevoli che anche il dolore (Sacrificio dell'Innocente) è spesso un passaggio necessario per la nostra evoluzione.
Ecco allora che proprio l'Innocente di fronte al Drago/Problema si spaventa e per difendersi, nega, fugge, piange e si dispera, anche l'Orfano in seguito si chiude, rinuncia, fa la vittima e diventa cinico, il Guerriero poi diventa vendicativo, violento e irascibile, mentre l'Angelo Custode, nel disperato tentativo di tenere insieme i pezzi dell'Io sofferente, imprigiona se stesso e gli altri in una rete di deresponsabilizzanti co-dipendenze.
L’Approccio Sistemico e Fenomenologico: il Teatro dell'Anima
Grazie all'Approccio Transpersonale e Fenomenologico e grazie alle Costellazioni Archetipiche e Familiari, siamo in grado di rappresentare ogni aspetto della nostra realtà interiore ed esteriore e qualunque sistema che risponda alle leggi fisiche del campo morfico o morfogenetico.
Il Sistema Archetipico dell'Io del soggetto viene messo in scena dai partecipanti del gruppo tra cui vengono scelti dei "rappresentanti" i quali incarnano il ruolo dei vari archetipi, e guidati dal Campo Morfico, portano alla luce informazioni preziose su persone o situazioni anche molto lontane nel tempo. Il soggetto diventa uno che spettatore assiste alla Sacra Rappresentazione del proprio Inconscio e delle gioie e dei dolori che ivi sono depositati.
Un esempio di Costellazione Archetipica
Diciamo che voglio capire come mai alcuni aspetti della mia vita sono in crisi, ad esempio il lavoro o la relazione e quindi decido di “mettere in scena” questo aspetto della mia vita, il mio lavoro, la relazione con il mio partner, con i miei figli, e resto a vedere come i vari archetipi si costellano rispetto alle situazioni che voglio indagare.
Lasciando agire la manifestazione dei miei livelli di coscienza archetipici e osservandone la rappresentazione scenica posso dialogare con ogni componente del sistema e comprendere a fondo l’origine del disagio. Riconoscendo, onorando, ringraziando e reintegrando nella coscienza ogni elemento escluso le tensioni e i conflitti svaniscono, arriva la comprensione ed è infine possibile riconciliarci con noi stessi, con gli altri e con la vita in ogni sua manifestazione.
Chiedo ad alcuni partecipanti del gruppo di rappresentare i miei archetipi, ad esempio Innocente, Orfano, Guerriero ed Angelo Custode, che nei primi 28 anni della nostra vita ci aiutano a sviluppare sicurezza e responsabilità, e procedo chiedendo ad altri di impersonare mia moglie o mio marito, i miei figli, e attendo che le informazioni comincino ad affluire dal Campo Cosciente e a manifestarsi attraverso i rappresentanti
Nel giro di qualche minuto lo spettacolo comincia e posso vedere davanti ai miei occhi, rappresentati attraverso l'Innocente, gli episodi che più mi hanno colpito nella mia infanzia, o attraverso il comportamento del Guerriero posso capire come vivo la mia aggressività, vedo con chiarezza che il mio Angelo Custode vorrebbe prendersi cura del mio partner, dei miei figli, che il mio Innocente vorrebbe giocare con loro, ma il mio Guerriero è troppo rigido e li allontana in malo modo, il mio Orfano è deluso e disincantato e se ne sta solo e in disparte.
E' fondamentale comprendere che i rappresentanti sono come attori, ma non recitano, non improvvisano, non è uno psicodramma o un “acting”, essi non mi conoscono, non sanno nulla di me o del mio passato, essi si collegano al Campo Cosciente e danno un corpo e una voce ai miei Archetipi, lasciando affluire le informazioni più recondite che emergono dalla mia Anima. E così, poco alla volta, lasciando che le varie parti della mia Psiche interagiscano fra di loro, senza alcun intervento diretto da parte mia, semplicemente assistendo e lasciando agire dentro di me la rappresentazione, prendo coscienza dei miei conflitti, li vedo, li ascolto, li comprendo, ho l'opportunità di scegliere, di cambiare.
La costellazione può andare avanti anche per ore, e assistendo al mio dramma interiore ho tutto il tempo di vedere le ferite, le perdite, gli abbandoni e i tradimenti dell'infanzia e della giovinezza e di comprendere che è giunto il tempo di riconciliarmi con tutto ciò che è stato e lasciare andare risentimenti, rimpianti e sensi di colpa. Mano a mano che procede questo processo di armonizzazione interiore, vedo che anche la costellazione riflette questo nuovo stato di coscienza, il Guerriero diventa più forte, l'Orfano più vitale, finalmente i miei archetipi, liberi dalle ferite del passato, possono abbracciare il mio partner e giocare con i miei figli.
Ovviamente a volte devo anche prendere coscienza che è necessaria una separazione, per quanto dolorosa possa apparire, ma ancora una volta posso constatare che una volta compresa la vera natura del problema, gli archetipi si placano, si rilassano, e tutto il sistema entra in un nuovo stato di rinnovata armonia.
E da questo momento in poi, tutto può cambiare, perchè ora so che solo liberandomi dal passato posso vivere nel presente, solo lasciando andare il conosciuto posso aprirmi al mistero della vita, solo nella comprensione di ciò che è stato posso concedermi la gioia del presente e la speranza del futuro.
Costellazioni Astrologiche
Conoscere è una esperienza,tutto il resto è informazione
Albert Einstein
Le Origini dell'Astrologia
di Umberto Carmignani
I più antichi testi che trattano di astronomia e medicina sono i Veda, ma probabilmente le origini dell'astrologia sono molto più remote, poichè in essi è scritto che la conoscenza fu consegnata direttamente dal Dio creatore Brahma a pochi uomini saggi (Rishi) che l'avrebbero distribuita in successione diretta ai loro discepoli e nella sua purezza si sarebbe tramandata oralmente per generazioni e generazioni.
La parola Veda deriva dalla radice vid-, vedere, visione, veggenza e nei tempi antichi, nell'età dell'Oro, gli esseri umani piu' saggi erano probabilmente in grado di conoscere la realtà in maniera diretta e istantanea utilizzando le informazioni presenti nel campo morfogenetico, forse comunicavano tra di loro grazie alla trasmissione del pensiero attraverso l'etere e si narra che la sapienza universale fosse conservata in un grande archivio conosciuto con il nome di Memorie dell'Akasha, cui era possibile accedere attraverso il corpo astrale.
Con l'avvento dell'attuale era oscura (Kaliyuga) e con il diminuire dei saggi e dei veggenti ad un certo punto gli uomini non furono più in grado di aprirsi alla conoscenza diretta della realtà e per non dimenticare divenne necessario imparare a scrivere, a leggere, ad avere dei libri, dove registrare la conoscenza e cosi', circa 5000 anni fa, tutto il sapere dell'umanità venne trasposto nei Veda.
Purtroppo sembra che solo una minima parte della antica conoscenza sia arrivata intatta fino a noi, e possiamo solo consolarci al pensiero che non sia andata completamente distrutta, come è accaduto in passato con i vari incendi della biblioteca di Alessandria ad opera dei vari conquistatori Romani, Cristiani, Musulmani...
Certamente con la perdita della connessione con la fonte e con la comparsa della scrittura ciò che veniva scritto cominciò ad essere più importante della realtà, anzi si potè iniziare la creazione di una nuova realtà, quella scritta sui libri, giustificandola come il frutto di una rivelazione divina, e quindi verità inconfutabile. A seconda della verità che occorreva dimostrare in un certo periodo storico, molte informazioni potevano essere aggiunte, altre potevano essere eliminate e distrutte per sempre.
Si comprende quindi l'importanza e la necessità di riappropriarsi della capacità di percepire la realtà in maniera diretta, fenomenologica.
Separati dalla nostra capacità di "vedere" la realtà, costretti a "studiare", a "pensare", a "leggere" e a "scrivere" abbiamo dato troppa importanza alla mente, abbiamo sviluppato la logica e la filosofia, ma siamo diventati più eruditi che saggi e ci siamo allontanati da quella sola e unica verità con cui un tempo eravamo in contatto.
La parte dei Veda che si occupa di astronomia e astrologia è chiamata Jyotisha Vedanga, dove Yotish è una parola sanscrita che significa Scienza della Luce.
Dall'India, culla delle grandi civiltà, la cultura dell'astronomia e della astrologia si diffuse presso gli Assiri e i Babilonesi, presso gli Egizi, i Greci e i Romani, quasi scomparve nel Medioevo, riemerse nel Rinascimento, fu rinnegata dal 600 in poi (benchè Galileo stesso ne facesse uso) e relegata infine e definitivamente a pratica magica e superstiziosa nel 700.
Fu solo dalla fine dell'800, che pochi eletti, tra cui Omraam Mikhaël Aïvanhov, Alice Bailey, Helena Petrovna Blavatsky, Renè Guènon, G. I. Gurdjieff, Rudolf Steiner, Gustav Jung, compresero la grande importanza della cultura orientale e iniziarono a riportare nell'occidente i semi perduti della antica conoscenza dell'Ayurveda, dello Yoga e dell'Astrologia.
Così scrive nel 1925 il filosofo kantiano Ernst Cassirer:
"L'Astrologia e' uno dei piu' grandiosi tentativi che mai siano stati osati dallo spirito umano per fornire una rappresentazione simbolica globale del mondo"
Paramhansa Yogananda nel suo celebre libro Autobiografia di uno Yogi del 1947 narra che il suo maestro spirituale,Swami Sri Yukteswar famoso astrologo, era solito dire:
"Un bambino nasce nel giorno e nell'ora in cui i raggi celesti si trovano in matematica armonia con il suo karma individuale. Il suo tema natale e' un autentico ritratto del suo inalterabile passato e del suo probabile futuro. Ma questo certificato di nascita puo' essere interpretato soltanto da uomini di grande saggezza e intuizione; e questi sono pochi."
In Psicologia e Alchimia (1944) Jung scrive:
"la scienza comincio' con lo studio delle stelle, nelle quali l'umanita' scopri' le dominanti dell'inconscio, gli Dei, cosi' come le bizzarre qualita' psicologiche dello zodiaco, proiezione completa della caratterologia".
E ancora Jung, in una lettera del 6 settembre 1947 all'astrologo indiano B. V. Raman scrive:
"Nei casi di diagnosi psicologiche difficili di solito faccio fare l'oroscopo per acquisire un ulteriore punto di vista da una visuale completamente diversa. Debbo dire che molto spesso ho trovato che i dati astrologici spiegavano certi punti che altrimenti sarei stato incapace di capire".
Lo Zodiaco, dal greco "ruota degli animali", ma anche "ciclo della vita", è una fascia circolare immaginaria parallela all'equatore avente una circonferenza di 360 gradi e una ampiezza di 17. È attraversato dall'eclittica solare, la linea circolare che rappresenta il cammino apparente del sole, tutti i pianeti, osservati dalla terra, si muovono all'interno di questa fascia.
I 12 segni zodiacali sono le sezioni in cui è diviso lo Zodiaco, misurano 30 gradi ciascuno e devono il loro nome ad una costellazione.
L'Ariete è il primo segno dello Zodiaco che in occidente coincide con l'equinozio di Primavera, il 21 Marzo. In realtà, da un punto di vista astronomico, a causa della rotazione dell'asse terrestre, fenomeno conosciuto con il nome di "precessione degli equinozi", sono circa 2000 anni che nell'equinozio primaverile il sole si trova nella costellazione dei Pesci.
Al tempo degli Egizi e degli Assiro Babilonesi, dal 2000 a.C. fino alla nascita di Cristo, il Sole si trovava effettivamente nella costellazione dell'Ariete nel periodo che va dal 21 marzo al 21 aprile. Così come Mitra, divinità Indo Iranica, 4000 anni fa uccideva il Toro, il Cristo 2000 anni fa ha posto fine alla vecchia era dell'Ariete inaugurando quella dei Pesci.
Fra qualche centinaio di anni il 21 marzo cadrà nella costellazione dell'Aquario, dando inizio alla famosa New Age che stiamo tutti (o quasi) aspettando.
La coincidenza dell'equinozio primaverile con il segno dell'Ariete è rimasta invariata nella astrologia occidentale, forse proprio come conseguenza della perdita di conoscenze astronomiche, sebbene nel frattempo il periodo di transito del Sole nelle costellazioni si sia gradualmente spostato in avanti di 30 gradi, ossia un mese.
L'oroscopo vedico, al contrario, ha conservato l'antica conoscenza astronomica e ha sempre considerato la effettiva corrispondenza tra il sole e le costellazioni, retrocedendo le posizioni planetarie nei segni di una ventina di gradi, per questo motivo viene definito siderale, mentre l'oroscopo occidentale, basato sulla semplice corrispondenza tra i segni e le stagioni, viene chiamato solare o tropicale.
Inoltre se nell'astrologia occidentale è la posizione del Sole, simbolo dell'io e della personalità, che definisce l'appartenenza ad un segno zodiacale, nell'astrologia vedica è la posizione della Luna, simbolo delle qualità del cuore e dell'anima.
L'astrologia occidentale, focalizzata sul rapporto terra-sole-pianeti, potrà fornire utili indicazioni sulla struttura psicologica dell'individuo e sulla possibile risoluzione e integrazione dei conflitti, mentre l'astrologia siderale incentrata sul rapporto tra il sistema solare, le stelle fisse e la galassia stessa sarà più appropriata per darci informazioni sulla struttura della nostra anima e sul significato evolutivo della nostra attuale incarnazione.
Costellazioni Aziendali
Le Leggi del Successo
secondo Bert Hellinger
Spesso, noi distinguiamo da una parte ambito familiare, inteso come realizzazione personale e felicità personale nella relazione, e dall’altra ambito lavorativo e professionale, come se potessimo o dovessimo dividerli. Tuttavia,entrambe seguono le stesse leggi del successo e insuccesso, le stesse regole della felicità ed infelicità, le stesse regole e ordini nella vita e nell’amore.
La consulenza aziendale, così come io la mostro nella costellazione familiare, si riferisce, in prevalenza, alle relazioni nell’ambito aziendale e professionale e mostra fino a che punto il successo nella nostra professione e nelle nostre aziende dipenda dalla riuscita delle relazioni.
Altri ambiti che, in ogni caso, giocano un ruolo in questo successo, come per esempio l’importanza del sapere e potere pratico, rimangono marginali.
Questa consulenza professionale ed aziendale si distingue dalla consulenza su temi specifici, quale la consulenza aziendale scientifica. L’ambito e il significato di questo tipo di consulenza riguarda le relazioni nell’azienda.
La saggezza del successo
Noi possiamo programmare il successo in molti modi. Noi lo possiamo e dobbiamo programmare anche scientificamente e perseguirlo con metodi provati scientificamente, poiché ad ogni progresso seguono nuove conoscenze scientifiche.
È ovvio che un pensiero chiaro, l’applicazione di dimostrazioni chiare e scientificamente provate sono una premessa basilare per il successo in ogni ambito della vita e rendono possibile il successo nella nostra professione, nel nostro lavoro e più ampiamente nelle aziende ed organizzazioni. La scienza porta al successo solo quando persegue e considera quegli ambiti della vita che sottostanno alle leggi della saggezza. A considerarlo bene, sono queste leggi, le leggi dell’amore, di un amore che serve la vita, la nostra vita e quella di molti altri uomini.
Quando nella nostra vita e nelle nostre relazioni si verificavano avvenimenti e situazioni per i quali violavamo o eravamo obbligati a violare, consciamente o inconsciamente, queste leggi, immediatamente avevamo ripercussioni sul successo in ambito lavorativo e professionale. Queste violazioni distruggono molti successi o li negano prima ancora che comincino. Qui, sta la saggezza del successo, delle ragioni e dei presupposti che ne stanno alla base e che spesso ci sono nascosti, come pure delle leggi dell’amore, che lo permettono e lo assicurano.
Come ci arriva la saggezza?Come si manifesta a noi?Come la si percepisce “a pelle”?
Ci arriva quando noi arrivati ai nostri limiti, al limite della nostra conoscenza e della nostra scienza, con il suo aiuto,raggiungiamo il possibile. Su questi limiti si manifesta la sua validità. Nel caso del successo e dell’insuccesso, il suo effetto si rivela in modi diversi.
Come divento e rimango un buon imprenditore?
Primo: quando io ho qualcosa da offrire che serve agli altri.
Quanto più loro ne hanno bisogno, tanto più importante diventa ciò che io posso offrire e allora nulla ostacola più il successo. Cosa distingue un imprenditore? Egli ha ciò che gli altri hanno bisogno e lo rende loro anche accessibile. Quanto più egli ha ciò che altri hanno bisogno tanto più grande è il suo riconoscimento e il suo successo.
Risultato: Un’azienda offre.
Quanto maggiore è la sua prestazione di servizio tanto più grande sarà la sua influenza.
Secondo: Un imprenditore ha bisogno di aiutanti.
Egli può prendere collaboratori, formarli adeguatamente e istruirli affinché essi possano produrre nel miglior modo possibile ciò che egli ha da offrire e portare alla gente. Quello che lui ha da offrire, lo deve, quindi, anche produrre e anche vendere.
Terzo: Un imprenditore deve comandare.
Egli comanda attraverso le sue idee. Comanda attraverso la produzione. Egli comanda con la vendita e con tutto ciò che comporta.
Quarto: L’imprenditore si mette in concorrenza.
Con la concorrenza migliora il suo prodotto. Lo offre a coloro che ne hanno bisogno e anche in modo maggiore.
Quinto: L’imprenditore difende la sua impresa contro abusi e l’assicura convenientemente.
Rimane sicuro di sé ed indipendente.
Sesto: L’imprenditore sa che è alla guida di altri, con i quali deve fare cose assieme.
Sa come ottenerle e mantenerle.
Settimo: l’imprenditore si rallegra del suo successo, poiché un successo rende felici.
Se l’imprenditore è felice e lo mostra agli altri, i collaboratori si rallegrano e con loro le loro famiglie.
Ottavo: Un imprenditore sta con molte persone in una comunità solidale.
Egli sa che la felicità di molti dipende dal suo successo. Perciò, lo aumenta con l’aiuto di molti, che lo aiutano per dare a molti la sicurezza e la ragione di vita.
Nono: Un imprenditore consegna la sua impresa, a tempo debito, a successori adatti.
Egli dà loro il tempo necessario per avere successo. In seguito, rimane l’anima della sua impresa. Il suo spirito positivo continua ad agire in lei nel tempo.
Decimo: Un imprenditore lascia che la sua impresa abbia lo sviluppo che deve prendere anche se questo non corrisponde alle sue aspettative.
Le permette di farsi trascinare dalla corrente del tempo anche oltre lui e guarda verso di lei ben disposto.
Di Vittoria Salice, Martedì 15 luglio 2014 alle ore 12.49
Non solo costellazioni familiari
Negli ultimi anni il metodo fenomenologico e sistemico ideato da Bert Hellinger è stato ampiamente utilizzato e approfondito da Umberto Carmignani e dai suoi collaboratori alla Città della Luce, e si sta dirigendo verso l'esplorazione e la sperimentazione sempre più ampia delle sue possibilità.
Oltre che per le dinamiche familiari, è possibile infatti utilizzare il metodo delle Costellazioni Sistemiche per indagare l'inconscio personale e collettivo in merito a temi quali l'autorealizzazione e la relazione, o considerando come elementi proprio del sistema la propria casa, il proprio lavoro, il proprio tema natale e qualsivoglia sintomo fisico o malessere fisico e psicologico.
COSTELLAZIONI ARCHETIPICHE
COSTELLAZIONI ASTROLOGICHE
COSTELLAZIONI AZIENDALI
COSTELLAZIONI KARMICHE
Costellazioni Archetipiche
Archetipi e Inconscio Collettivo
Jung definì Archetipi gli elementi strutturali dell’inconscio individuale e collettivo considerandoli veri e propri organi psichici dal cui funzionamento dipende la salute dell’individuo.
Anche per Erich Neumann, medico e filosofo allievo di Jung, l’archetipo è una immagine interiore che agisce attivamente sulla psiche umana operando una progressiva evoluzione della personalità esattamente come le strutture biologiche promuovono il metabolismo e lo sviluppo fisico. Neumann considerava i valori collettivi e filogenetici di importanza straordinaria nello sviluppo dell’individuo e della specie attribuendo grande rilevanza ai fattori transpersonali dello sviluppo psichico
La Vita come Impresa Eroica
Ecco quindi che dalla nascita alla morte, dall'infanzia alla vecchiaia, dall’adolescenza alla maturità, ogni aspetto della nostra vita può essere portato alla consapevolezza, esplorato, vissuto e realizzato grazie al supporto della Teoria degli Archetipi.
Questa Teoria si basa sull'assunto che la coscienza di ogni essere umano contenga una pluralità indeterminata di "immagini primordiali" atemporali, collettive e immutabili, chiamate Archetipi che lo collegano alla storia dell'universo, del pianeta e dell'umanità.
Gli Archetipi sono almeno dodici e nella successione dei loro stadi, rappresentano ciascuno precisi passaggi nel processo evolutivo della nostra esistenza e li ritroviamo nei miti, nelle leggende, nelle fiabe, nei sogni, nelle visioni e nelle espressioni religiose e artistiche di tutti i popoli della terra, dalla Grecia antica all 'Egitto, dall'India alla Cina e al Giappone, dall'Africa all'Oceania.
Il Grande Padre Creatore, la Grande Madre, Il Bambino Divino, il Drago, il Serpente, l'Orco, la Fanciulla Prigioniera, l'Eroe Salvatore, il Cavaliere Nero e molti altri affollano l'immaginario personale e collettivo e spesso vengono rappresentati come antenati divinizzati del genere umano.
Il concetto che sta alla base della Teoria degli Archetipi è che la nostra vita può essere considerata in ogni suo aspetto alla stregua di una Impresa Eroica (La Ricerca del Graal, Il Mito di Excalibur) che va affrontata e vissuta con fiducia ed entusiasmo (Innocente), con autonomia e senso pratico (Orfano), con coraggio e determinazione (Guerriero), con protezione e cura di sé e degli altri (Angelo Custode), con entusiasmo ed empatia (Amante), con creatività e fantasia (Creatore), con lucidità e introspezione (Cercatore), imparando a lasciar andare il passato (Distruttore), gestendo la propria vita, il lavoro, il denaro e le relazioni con giustizia e benevolenza (Sovrano), cogliendo i sottili e invisibili legami tra tutto ciò che esiste (Mago), sviluppando la consapevolezza che la realtà è una illusione (Saggio), senza perdere la capacità di godere pienamente e prendere ogni cosa come un gioco (Folle).
Gli Archetipi sono i depositari di questi poteri e corrispondono a precise tappe evolutive della nostra personale esistenza, che è poi il nostro Viaggio nella Vita…
Preparativi per il Viaggio: Innocente, Orfano, Guerriero e Angelo Custode
L'Io può essere considerato il "contenitore" della nostra vita, la struttura che media la nostra relazione con il mondo, la maschera sociale, il senso di spazio e tempo, di proprietà, di legge, di ordine razionale e concreto, la percezione dei confini e delle regole di convivenza.
Il periodo che va dalla nascita alla fine della adolescenza vede la attivazione dei seguenti Archetipi: l’Innocente, da 0 a 7 anni, la cui funzione è sostenere con fiducia e ottimismo, l’Orfano, da 7 a 14 anni, il cui compito è insegnare l'autonomia e il senso pratico, il Guerriero, dai 14 ai 21 anni, che ci dona la forza e il coraggio e infine l’Angelo Custode, dai 21 ai 28 anni, che ci aiuta a sviluppare empatia e comprensione e a diventare un buon genitore.
Ma accade talvolta, soprattutto nei primi anni di vita, quando siamo più fragili, malleabili e ricettivi, che pesanti condizionamenti e aspettative esagerate ed irrealistiche influiscano sulle nostre percezioni alterando la nostra capacità di rappresentarci correttamente all'interno della nostra realtà fisica e psichica. Costretti a subire delusioni, abbandoni e tradimenti, cediamo poco alla volta alla tentazione di chiuderci nel nostro guscio senza essere pienamente consapevoli che anche il dolore (Sacrificio dell'Innocente) è spesso un passaggio necessario per la nostra evoluzione.
Ecco allora che proprio l'Innocente di fronte al Drago/Problema si spaventa e per difendersi, nega, fugge, piange e si dispera, anche l'Orfano in seguito si chiude, rinuncia, fa la vittima e diventa cinico, il Guerriero poi diventa vendicativo, violento e irascibile, mentre l'Angelo Custode, nel disperato tentativo di tenere insieme i pezzi dell'Io sofferente, imprigiona se stesso e gli altri in una rete di deresponsabilizzanti co-dipendenze.
L’Approccio Sistemico e Fenomenologico: il Teatro dell'Anima
Grazie all'Approccio Transpersonale e Fenomenologico e grazie alle Costellazioni Archetipiche e Familiari, siamo in grado di rappresentare ogni aspetto della nostra realtà interiore ed esteriore e qualunque sistema che risponda alle leggi fisiche del campo morfico o morfogenetico.
Il Sistema Archetipico dell'Io del soggetto viene messo in scena dai partecipanti del gruppo tra cui vengono scelti dei "rappresentanti" i quali incarnano il ruolo dei vari archetipi, e guidati dal Campo Morfico, portano alla luce informazioni preziose su persone o situazioni anche molto lontane nel tempo. Il soggetto diventa uno che spettatore assiste alla Sacra Rappresentazione del proprio Inconscio e delle gioie e dei dolori che ivi sono depositati.
Un esempio di Costellazione Archetipica
Diciamo che voglio capire come mai alcuni aspetti della mia vita sono in crisi, ad esempio il lavoro o la relazione e quindi decido di “mettere in scena” questo aspetto della mia vita, il mio lavoro, la relazione con il mio partner, con i miei figli, e resto a vedere come i vari archetipi si costellano rispetto alle situazioni che voglio indagare.
Lasciando agire la manifestazione dei miei livelli di coscienza archetipici e osservandone la rappresentazione scenica posso dialogare con ogni componente del sistema e comprendere a fondo l’origine del disagio. Riconoscendo, onorando, ringraziando e reintegrando nella coscienza ogni elemento escluso le tensioni e i conflitti svaniscono, arriva la comprensione ed è infine possibile riconciliarci con noi stessi, con gli altri e con la vita in ogni sua manifestazione.
Chiedo ad alcuni partecipanti del gruppo di rappresentare i miei archetipi, ad esempio Innocente, Orfano, Guerriero ed Angelo Custode, che nei primi 28 anni della nostra vita ci aiutano a sviluppare sicurezza e responsabilità, e procedo chiedendo ad altri di impersonare mia moglie o mio marito, i miei figli, e attendo che le informazioni comincino ad affluire dal Campo Cosciente e a manifestarsi attraverso i rappresentanti
Nel giro di qualche minuto lo spettacolo comincia e posso vedere davanti ai miei occhi, rappresentati attraverso l'Innocente, gli episodi che più mi hanno colpito nella mia infanzia, o attraverso il comportamento del Guerriero posso capire come vivo la mia aggressività, vedo con chiarezza che il mio Angelo Custode vorrebbe prendersi cura del mio partner, dei miei figli, che il mio Innocente vorrebbe giocare con loro, ma il mio Guerriero è troppo rigido e li allontana in malo modo, il mio Orfano è deluso e disincantato e se ne sta solo e in disparte.
E' fondamentale comprendere che i rappresentanti sono come attori, ma non recitano, non improvvisano, non è uno psicodramma o un “acting”, essi non mi conoscono, non sanno nulla di me o del mio passato, essi si collegano al Campo Cosciente e danno un corpo e una voce ai miei Archetipi, lasciando affluire le informazioni più recondite che emergono dalla mia Anima. E così, poco alla volta, lasciando che le varie parti della mia Psiche interagiscano fra di loro, senza alcun intervento diretto da parte mia, semplicemente assistendo e lasciando agire dentro di me la rappresentazione, prendo coscienza dei miei conflitti, li vedo, li ascolto, li comprendo, ho l'opportunità di scegliere, di cambiare.
La costellazione può andare avanti anche per ore, e assistendo al mio dramma interiore ho tutto il tempo di vedere le ferite, le perdite, gli abbandoni e i tradimenti dell'infanzia e della giovinezza e di comprendere che è giunto il tempo di riconciliarmi con tutto ciò che è stato e lasciare andare risentimenti, rimpianti e sensi di colpa. Mano a mano che procede questo processo di armonizzazione interiore, vedo che anche la costellazione riflette questo nuovo stato di coscienza, il Guerriero diventa più forte, l'Orfano più vitale, finalmente i miei archetipi, liberi dalle ferite del passato, possono abbracciare il mio partner e giocare con i miei figli.
Ovviamente a volte devo anche prendere coscienza che è necessaria una separazione, per quanto dolorosa possa apparire, ma ancora una volta posso constatare che una volta compresa la vera natura del problema, gli archetipi si placano, si rilassano, e tutto il sistema entra in un nuovo stato di rinnovata armonia.
E da questo momento in poi, tutto può cambiare, perchè ora so che solo liberandomi dal passato posso vivere nel presente, solo lasciando andare il conosciuto posso aprirmi al mistero della vita, solo nella comprensione di ciò che è stato posso concedermi la gioia del presente e la speranza del futuro.
Costellazioni Astrologiche
Conoscere è una esperienza,tutto il resto è informazione
Albert Einstein
Le Origini dell'Astrologia
di Umberto Carmignani
I più antichi testi che trattano di astronomia e medicina sono i Veda, ma probabilmente le origini dell'astrologia sono molto più remote, poichè in essi è scritto che la conoscenza fu consegnata direttamente dal Dio creatore Brahma a pochi uomini saggi (Rishi) che l'avrebbero distribuita in successione diretta ai loro discepoli e nella sua purezza si sarebbe tramandata oralmente per generazioni e generazioni.
La parola Veda deriva dalla radice vid-, vedere, visione, veggenza e nei tempi antichi, nell'età dell'Oro, gli esseri umani piu' saggi erano probabilmente in grado di conoscere la realtà in maniera diretta e istantanea utilizzando le informazioni presenti nel campo morfogenetico, forse comunicavano tra di loro grazie alla trasmissione del pensiero attraverso l'etere e si narra che la sapienza universale fosse conservata in un grande archivio conosciuto con il nome di Memorie dell'Akasha, cui era possibile accedere attraverso il corpo astrale.
Con l'avvento dell'attuale era oscura (Kaliyuga) e con il diminuire dei saggi e dei veggenti ad un certo punto gli uomini non furono più in grado di aprirsi alla conoscenza diretta della realtà e per non dimenticare divenne necessario imparare a scrivere, a leggere, ad avere dei libri, dove registrare la conoscenza e cosi', circa 5000 anni fa, tutto il sapere dell'umanità venne trasposto nei Veda.
Purtroppo sembra che solo una minima parte della antica conoscenza sia arrivata intatta fino a noi, e possiamo solo consolarci al pensiero che non sia andata completamente distrutta, come è accaduto in passato con i vari incendi della biblioteca di Alessandria ad opera dei vari conquistatori Romani, Cristiani, Musulmani...
Certamente con la perdita della connessione con la fonte e con la comparsa della scrittura ciò che veniva scritto cominciò ad essere più importante della realtà, anzi si potè iniziare la creazione di una nuova realtà, quella scritta sui libri, giustificandola come il frutto di una rivelazione divina, e quindi verità inconfutabile. A seconda della verità che occorreva dimostrare in un certo periodo storico, molte informazioni potevano essere aggiunte, altre potevano essere eliminate e distrutte per sempre.
Si comprende quindi l'importanza e la necessità di riappropriarsi della capacità di percepire la realtà in maniera diretta, fenomenologica.
Separati dalla nostra capacità di "vedere" la realtà, costretti a "studiare", a "pensare", a "leggere" e a "scrivere" abbiamo dato troppa importanza alla mente, abbiamo sviluppato la logica e la filosofia, ma siamo diventati più eruditi che saggi e ci siamo allontanati da quella sola e unica verità con cui un tempo eravamo in contatto.
La parte dei Veda che si occupa di astronomia e astrologia è chiamata Jyotisha Vedanga, dove Yotish è una parola sanscrita che significa Scienza della Luce.
Dall'India, culla delle grandi civiltà, la cultura dell'astronomia e della astrologia si diffuse presso gli Assiri e i Babilonesi, presso gli Egizi, i Greci e i Romani, quasi scomparve nel Medioevo, riemerse nel Rinascimento, fu rinnegata dal 600 in poi (benchè Galileo stesso ne facesse uso) e relegata infine e definitivamente a pratica magica e superstiziosa nel 700.
Fu solo dalla fine dell'800, che pochi eletti, tra cui Omraam Mikhaël Aïvanhov, Alice Bailey, Helena Petrovna Blavatsky, Renè Guènon, G. I. Gurdjieff, Rudolf Steiner, Gustav Jung, compresero la grande importanza della cultura orientale e iniziarono a riportare nell'occidente i semi perduti della antica conoscenza dell'Ayurveda, dello Yoga e dell'Astrologia.
Così scrive nel 1925 il filosofo kantiano Ernst Cassirer:
I 12 segni zodiacali sono le sezioni in cui è diviso lo Zodiaco, misurano 30 gradi ciascuno e devono il loro nome ad una costellazione.
L'Ariete è il primo segno dello Zodiaco che in occidente coincide con l'equinozio di Primavera, il 21 Marzo. In realtà, da un punto di vista astronomico, a causa della rotazione dell'asse terrestre, fenomeno conosciuto con il nome di "precessione degli equinozi", sono circa 2000 anni che nell'equinozio primaverile il sole si trova nella costellazione dei Pesci.
Al tempo degli Egizi e degli Assiro Babilonesi, dal 2000 a.C. fino alla nascita di Cristo, il Sole si trovava effettivamente nella costellazione dell'Ariete nel periodo che va dal 21 marzo al 21 aprile. Così come Mitra, divinità Indo Iranica, 4000 anni fa uccideva il Toro, il Cristo 2000 anni fa ha posto fine alla vecchia era dell'Ariete inaugurando quella dei Pesci.
Fra qualche centinaio di anni il 21 marzo cadrà nella costellazione dell'Aquario, dando inizio alla famosa New Age che stiamo tutti (o quasi) aspettando.
La coincidenza dell'equinozio primaverile con il segno dell'Ariete è rimasta invariata nella astrologia occidentale, forse proprio come conseguenza della perdita di conoscenze astronomiche, sebbene nel frattempo il periodo di transito del Sole nelle costellazioni si sia gradualmente spostato in avanti di 30 gradi, ossia un mese.
L'oroscopo vedico, al contrario, ha conservato l'antica conoscenza astronomica e ha sempre considerato la effettiva corrispondenza tra il sole e le costellazioni, retrocedendo le posizioni planetarie nei segni di una ventina di gradi, per questo motivo viene definito siderale, mentre l'oroscopo occidentale, basato sulla semplice corrispondenza tra i segni e le stagioni, viene chiamato solare o tropicale.
Inoltre se nell'astrologia occidentale è la posizione del Sole, simbolo dell'io e della personalità, che definisce l'appartenenza ad un segno zodiacale, nell'astrologia vedica è la posizione della Luna, simbolo delle qualità del cuore e dell'anima.
L'astrologia occidentale, focalizzata sul rapporto terra-sole-pianeti, potrà fornire utili indicazioni sulla struttura psicologica dell'individuo e sulla possibile risoluzione e integrazione dei conflitti, mentre l'astrologia siderale incentrata sul rapporto tra il sistema solare, le stelle fisse e la galassia stessa sarà più appropriata per darci informazioni sulla struttura della nostra anima e sul significato evolutivo della nostra attuale incarnazione.
Costellazioni Aziendali
Le Leggi del Successo
secondo Bert Hellinger
Spesso, noi distinguiamo da una parte ambito familiare, inteso come realizzazione personale e felicità personale nella relazione, e dall’altra ambito lavorativo e professionale, come se potessimo o dovessimo dividerli. Tuttavia,entrambe seguono le stesse leggi del successo e insuccesso, le stesse regole della felicità ed infelicità, le stesse regole e ordini nella vita e nell’amore.
La consulenza aziendale, così come io la mostro nella costellazione familiare, si riferisce, in prevalenza, alle relazioni nell’ambito aziendale e professionale e mostra fino a che punto il successo nella nostra professione e nelle nostre aziende dipenda dalla riuscita delle relazioni.
Altri ambiti che, in ogni caso, giocano un ruolo in questo successo, come per esempio l’importanza del sapere e potere pratico, rimangono marginali.
Questa consulenza professionale ed aziendale si distingue dalla consulenza su temi specifici, quale la consulenza aziendale scientifica. L’ambito e il significato di questo tipo di consulenza riguarda le relazioni nell’azienda.
La saggezza del successo
Noi possiamo programmare il successo in molti modi. Noi lo possiamo e dobbiamo programmare anche scientificamente e perseguirlo con metodi provati scientificamente, poiché ad ogni progresso seguono nuove conoscenze scientifiche.
È ovvio che un pensiero chiaro, l’applicazione di dimostrazioni chiare e scientificamente provate sono una premessa basilare per il successo in ogni ambito della vita e rendono possibile il successo nella nostra professione, nel nostro lavoro e più ampiamente nelle aziende ed organizzazioni. La scienza porta al successo solo quando persegue e considera quegli ambiti della vita che sottostanno alle leggi della saggezza. A considerarlo bene, sono queste leggi, le leggi dell’amore, di un amore che serve la vita, la nostra vita e quella di molti altri uomini.
Quando nella nostra vita e nelle nostre relazioni si verificavano avvenimenti e situazioni per i quali violavamo o eravamo obbligati a violare, consciamente o inconsciamente, queste leggi, immediatamente avevamo ripercussioni sul successo in ambito lavorativo e professionale. Queste violazioni distruggono molti successi o li negano prima ancora che comincino. Qui, sta la saggezza del successo, delle ragioni e dei presupposti che ne stanno alla base e che spesso ci sono nascosti, come pure delle leggi dell’amore, che lo permettono e lo assicurano.
Come ci arriva la saggezza?Come si manifesta a noi?Come la si percepisce “a pelle”?
Ci arriva quando noi arrivati ai nostri limiti, al limite della nostra conoscenza e della nostra scienza, con il suo aiuto,raggiungiamo il possibile. Su questi limiti si manifesta la sua validità. Nel caso del successo e dell’insuccesso, il suo effetto si rivela in modi diversi.
Come divento e rimango un buon imprenditore?
Primo: quando io ho qualcosa da offrire che serve agli altri.
Quanto più loro ne hanno bisogno, tanto più importante diventa ciò che io posso offrire e allora nulla ostacola più il successo. Cosa distingue un imprenditore? Egli ha ciò che gli altri hanno bisogno e lo rende loro anche accessibile. Quanto più egli ha ciò che altri hanno bisogno tanto più grande è il suo riconoscimento e il suo successo.
Risultato: Un’azienda offre.
Quanto maggiore è la sua prestazione di servizio tanto più grande sarà la sua influenza.
Secondo: Un imprenditore ha bisogno di aiutanti.
Egli può prendere collaboratori, formarli adeguatamente e istruirli affinché essi possano produrre nel miglior modo possibile ciò che egli ha da offrire e portare alla gente. Quello che lui ha da offrire, lo deve, quindi, anche produrre e anche vendere.
Terzo: Un imprenditore deve comandare.
Egli comanda attraverso le sue idee. Comanda attraverso la produzione. Egli comanda con la vendita e con tutto ciò che comporta.
Quarto: L’imprenditore si mette in concorrenza.
Con la concorrenza migliora il suo prodotto. Lo offre a coloro che ne hanno bisogno e anche in modo maggiore.
Quinto: L’imprenditore difende la sua impresa contro abusi e l’assicura convenientemente.
Rimane sicuro di sé ed indipendente.
Sesto: L’imprenditore sa che è alla guida di altri, con i quali deve fare cose assieme.
Sa come ottenerle e mantenerle.
Settimo: l’imprenditore si rallegra del suo successo, poiché un successo rende felici.
Se l’imprenditore è felice e lo mostra agli altri, i collaboratori si rallegrano e con loro le loro famiglie.
Ottavo: Un imprenditore sta con molte persone in una comunità solidale.
Egli sa che la felicità di molti dipende dal suo successo. Perciò, lo aumenta con l’aiuto di molti, che lo aiutano per dare a molti la sicurezza e la ragione di vita.
Nono: Un imprenditore consegna la sua impresa, a tempo debito, a successori adatti.
Egli dà loro il tempo necessario per avere successo. In seguito, rimane l’anima della sua impresa. Il suo spirito positivo continua ad agire in lei nel tempo.
Decimo: Un imprenditore lascia che la sua impresa abbia lo sviluppo che deve prendere anche se questo non corrisponde alle sue aspettative.
Le permette di farsi trascinare dalla corrente del tempo anche oltre lui e guarda verso di lei ben disposto.
Non solo costellazioni familiari
Negli ultimi anni il metodo fenomenologico e sistemico ideato da Bert Hellinger è stato ampiamente utilizzato e approfondito da Umberto Carmignani e dai suoi collaboratori alla Città della Luce, e si sta dirigendo verso l'esplorazione e la sperimentazione sempre più ampia delle sue possibilità.
Oltre che per le dinamiche familiari, è possibile infatti utilizzare il metodo delle Costellazioni Sistemiche per indagare l'inconscio personale e collettivo in merito a temi quali l'autorealizzazione e la relazione, o considerando come elementi proprio del sistema la propria casa, il proprio lavoro, il proprio tema natale e qualsivoglia sintomo fisico o malessere fisico e psicologico.
COSTELLAZIONI ARCHETIPICHE
COSTELLAZIONI ASTROLOGICHE
COSTELLAZIONI AZIENDALI
COSTELLAZIONI KARMICHE
Costellazioni Archetipiche
Archetipi e Inconscio Collettivo
Jung definì Archetipi gli elementi strutturali dell’inconscio individuale e collettivo considerandoli veri e propri organi psichici dal cui funzionamento dipende la salute dell’individuo.
“Essi sono (Gli Archetipi), infatti, moventi infallibili dei disturbi nevrotici e anche psicotici, dato che essi si comportano esattamente come gli organi del corpo o i sistemi funzionali organici trascurati o lesi"Jung-Kerenyi
Anche per Erich Neumann, medico e filosofo allievo di Jung, l’archetipo è una immagine interiore che agisce attivamente sulla psiche umana operando una progressiva evoluzione della personalità esattamente come le strutture biologiche promuovono il metabolismo e lo sviluppo fisico. Neumann considerava i valori collettivi e filogenetici di importanza straordinaria nello sviluppo dell’individuo e della specie attribuendo grande rilevanza ai fattori transpersonali dello sviluppo psichico
La Vita come Impresa Eroica
Ecco quindi che dalla nascita alla morte, dall'infanzia alla vecchiaia, dall’adolescenza alla maturità, ogni aspetto della nostra vita può essere portato alla consapevolezza, esplorato, vissuto e realizzato grazie al supporto della Teoria degli Archetipi.
Questa Teoria si basa sull'assunto che la coscienza di ogni essere umano contenga una pluralità indeterminata di "immagini primordiali" atemporali, collettive e immutabili, chiamate Archetipi che lo collegano alla storia dell'universo, del pianeta e dell'umanità.
Gli Archetipi sono almeno dodici e nella successione dei loro stadi, rappresentano ciascuno precisi passaggi nel processo evolutivo della nostra esistenza e li ritroviamo nei miti, nelle leggende, nelle fiabe, nei sogni, nelle visioni e nelle espressioni religiose e artistiche di tutti i popoli della terra, dalla Grecia antica all 'Egitto, dall'India alla Cina e al Giappone, dall'Africa all'Oceania.
Il Grande Padre Creatore, la Grande Madre, Il Bambino Divino, il Drago, il Serpente, l'Orco, la Fanciulla Prigioniera, l'Eroe Salvatore, il Cavaliere Nero e molti altri affollano l'immaginario personale e collettivo e spesso vengono rappresentati come antenati divinizzati del genere umano.
Il concetto che sta alla base della Teoria degli Archetipi è che la nostra vita può essere considerata in ogni suo aspetto alla stregua di una Impresa Eroica (La Ricerca del Graal, Il Mito di Excalibur) che va affrontata e vissuta con fiducia ed entusiasmo (Innocente), con autonomia e senso pratico (Orfano), con coraggio e determinazione (Guerriero), con protezione e cura di sé e degli altri (Angelo Custode), con entusiasmo ed empatia (Amante), con creatività e fantasia (Creatore), con lucidità e introspezione (Cercatore), imparando a lasciar andare il passato (Distruttore), gestendo la propria vita, il lavoro, il denaro e le relazioni con giustizia e benevolenza (Sovrano), cogliendo i sottili e invisibili legami tra tutto ciò che esiste (Mago), sviluppando la consapevolezza che la realtà è una illusione (Saggio), senza perdere la capacità di godere pienamente e prendere ogni cosa come un gioco (Folle).
Gli Archetipi sono i depositari di questi poteri e corrispondono a precise tappe evolutive della nostra personale esistenza, che è poi il nostro Viaggio nella Vita…
Preparativi per il Viaggio: Innocente, Orfano, Guerriero e Angelo Custode
L'Io può essere considerato il "contenitore" della nostra vita, la struttura che media la nostra relazione con il mondo, la maschera sociale, il senso di spazio e tempo, di proprietà, di legge, di ordine razionale e concreto, la percezione dei confini e delle regole di convivenza.
Il periodo che va dalla nascita alla fine della adolescenza vede la attivazione dei seguenti Archetipi: l’Innocente, da 0 a 7 anni, la cui funzione è sostenere con fiducia e ottimismo, l’Orfano, da 7 a 14 anni, il cui compito è insegnare l'autonomia e il senso pratico, il Guerriero, dai 14 ai 21 anni, che ci dona la forza e il coraggio e infine l’Angelo Custode, dai 21 ai 28 anni, che ci aiuta a sviluppare empatia e comprensione e a diventare un buon genitore.
Ma accade talvolta, soprattutto nei primi anni di vita, quando siamo più fragili, malleabili e ricettivi, che pesanti condizionamenti e aspettative esagerate ed irrealistiche influiscano sulle nostre percezioni alterando la nostra capacità di rappresentarci correttamente all'interno della nostra realtà fisica e psichica. Costretti a subire delusioni, abbandoni e tradimenti, cediamo poco alla volta alla tentazione di chiuderci nel nostro guscio senza essere pienamente consapevoli che anche il dolore (Sacrificio dell'Innocente) è spesso un passaggio necessario per la nostra evoluzione.
Ecco allora che proprio l'Innocente di fronte al Drago/Problema si spaventa e per difendersi, nega, fugge, piange e si dispera, anche l'Orfano in seguito si chiude, rinuncia, fa la vittima e diventa cinico, il Guerriero poi diventa vendicativo, violento e irascibile, mentre l'Angelo Custode, nel disperato tentativo di tenere insieme i pezzi dell'Io sofferente, imprigiona se stesso e gli altri in una rete di deresponsabilizzanti co-dipendenze.
L’Approccio Sistemico e Fenomenologico: il Teatro dell'Anima
Grazie all'Approccio Transpersonale e Fenomenologico e grazie alle Costellazioni Archetipiche e Familiari, siamo in grado di rappresentare ogni aspetto della nostra realtà interiore ed esteriore e qualunque sistema che risponda alle leggi fisiche del campo morfico o morfogenetico.
Il Sistema Archetipico dell'Io del soggetto viene messo in scena dai partecipanti del gruppo tra cui vengono scelti dei "rappresentanti" i quali incarnano il ruolo dei vari archetipi, e guidati dal Campo Morfico, portano alla luce informazioni preziose su persone o situazioni anche molto lontane nel tempo. Il soggetto diventa uno che spettatore assiste alla Sacra Rappresentazione del proprio Inconscio e delle gioie e dei dolori che ivi sono depositati.
Un esempio di Costellazione Archetipica
Diciamo che voglio capire come mai alcuni aspetti della mia vita sono in crisi, ad esempio il lavoro o la relazione e quindi decido di “mettere in scena” questo aspetto della mia vita, il mio lavoro, la relazione con il mio partner, con i miei figli, e resto a vedere come i vari archetipi si costellano rispetto alle situazioni che voglio indagare.
Lasciando agire la manifestazione dei miei livelli di coscienza archetipici e osservandone la rappresentazione scenica posso dialogare con ogni componente del sistema e comprendere a fondo l’origine del disagio. Riconoscendo, onorando, ringraziando e reintegrando nella coscienza ogni elemento escluso le tensioni e i conflitti svaniscono, arriva la comprensione ed è infine possibile riconciliarci con noi stessi, con gli altri e con la vita in ogni sua manifestazione.
Chiedo ad alcuni partecipanti del gruppo di rappresentare i miei archetipi, ad esempio Innocente, Orfano, Guerriero ed Angelo Custode, che nei primi 28 anni della nostra vita ci aiutano a sviluppare sicurezza e responsabilità, e procedo chiedendo ad altri di impersonare mia moglie o mio marito, i miei figli, e attendo che le informazioni comincino ad affluire dal Campo Cosciente e a manifestarsi attraverso i rappresentanti
Nel giro di qualche minuto lo spettacolo comincia e posso vedere davanti ai miei occhi, rappresentati attraverso l'Innocente, gli episodi che più mi hanno colpito nella mia infanzia, o attraverso il comportamento del Guerriero posso capire come vivo la mia aggressività, vedo con chiarezza che il mio Angelo Custode vorrebbe prendersi cura del mio partner, dei miei figli, che il mio Innocente vorrebbe giocare con loro, ma il mio Guerriero è troppo rigido e li allontana in malo modo, il mio Orfano è deluso e disincantato e se ne sta solo e in disparte.
E' fondamentale comprendere che i rappresentanti sono come attori, ma non recitano, non improvvisano, non è uno psicodramma o un “acting”, essi non mi conoscono, non sanno nulla di me o del mio passato, essi si collegano al Campo Cosciente e danno un corpo e una voce ai miei Archetipi, lasciando affluire le informazioni più recondite che emergono dalla mia Anima. E così, poco alla volta, lasciando che le varie parti della mia Psiche interagiscano fra di loro, senza alcun intervento diretto da parte mia, semplicemente assistendo e lasciando agire dentro di me la rappresentazione, prendo coscienza dei miei conflitti, li vedo, li ascolto, li comprendo, ho l'opportunità di scegliere, di cambiare.
La costellazione può andare avanti anche per ore, e assistendo al mio dramma interiore ho tutto il tempo di vedere le ferite, le perdite, gli abbandoni e i tradimenti dell'infanzia e della giovinezza e di comprendere che è giunto il tempo di riconciliarmi con tutto ciò che è stato e lasciare andare risentimenti, rimpianti e sensi di colpa. Mano a mano che procede questo processo di armonizzazione interiore, vedo che anche la costellazione riflette questo nuovo stato di coscienza, il Guerriero diventa più forte, l'Orfano più vitale, finalmente i miei archetipi, liberi dalle ferite del passato, possono abbracciare il mio partner e giocare con i miei figli.
Ovviamente a volte devo anche prendere coscienza che è necessaria una separazione, per quanto dolorosa possa apparire, ma ancora una volta posso constatare che una volta compresa la vera natura del problema, gli archetipi si placano, si rilassano, e tutto il sistema entra in un nuovo stato di rinnovata armonia.
E da questo momento in poi, tutto può cambiare, perchè ora so che solo liberandomi dal passato posso vivere nel presente, solo lasciando andare il conosciuto posso aprirmi al mistero della vita, solo nella comprensione di ciò che è stato posso concedermi la gioia del presente e la speranza del futuro.
Costellazioni Astrologiche
Conoscere è una esperienza,tutto il resto è informazione
Albert Einstein
Le Origini dell'Astrologia
di Umberto Carmignani
I più antichi testi che trattano di astronomia e medicina sono i Veda, ma probabilmente le origini dell'astrologia sono molto più remote, poichè in essi è scritto che la conoscenza fu consegnata direttamente dal Dio creatore Brahma a pochi uomini saggi (Rishi) che l'avrebbero distribuita in successione diretta ai loro discepoli e nella sua purezza si sarebbe tramandata oralmente per generazioni e generazioni.
La parola Veda deriva dalla radice vid-, vedere, visione, veggenza e nei tempi antichi, nell'età dell'Oro, gli esseri umani piu' saggi erano probabilmente in grado di conoscere la realtà in maniera diretta e istantanea utilizzando le informazioni presenti nel campo morfogenetico, forse comunicavano tra di loro grazie alla trasmissione del pensiero attraverso l'etere e si narra che la sapienza universale fosse conservata in un grande archivio conosciuto con il nome di Memorie dell'Akasha, cui era possibile accedere attraverso il corpo astrale.
Con l'avvento dell'attuale era oscura (Kaliyuga) e con il diminuire dei saggi e dei veggenti ad un certo punto gli uomini non furono più in grado di aprirsi alla conoscenza diretta della realtà e per non dimenticare divenne necessario imparare a scrivere, a leggere, ad avere dei libri, dove registrare la conoscenza e cosi', circa 5000 anni fa, tutto il sapere dell'umanità venne trasposto nei Veda.
Purtroppo sembra che solo una minima parte della antica conoscenza sia arrivata intatta fino a noi, e possiamo solo consolarci al pensiero che non sia andata completamente distrutta, come è accaduto in passato con i vari incendi della biblioteca di Alessandria ad opera dei vari conquistatori Romani, Cristiani, Musulmani...
Certamente con la perdita della connessione con la fonte e con la comparsa della scrittura ciò che veniva scritto cominciò ad essere più importante della realtà, anzi si potè iniziare la creazione di una nuova realtà, quella scritta sui libri, giustificandola come il frutto di una rivelazione divina, e quindi verità inconfutabile. A seconda della verità che occorreva dimostrare in un certo periodo storico, molte informazioni potevano essere aggiunte, altre potevano essere eliminate e distrutte per sempre.
Si comprende quindi l'importanza e la necessità di riappropriarsi della capacità di percepire la realtà in maniera diretta, fenomenologica.
Separati dalla nostra capacità di "vedere" la realtà, costretti a "studiare", a "pensare", a "leggere" e a "scrivere" abbiamo dato troppa importanza alla mente, abbiamo sviluppato la logica e la filosofia, ma siamo diventati più eruditi che saggi e ci siamo allontanati da quella sola e unica verità con cui un tempo eravamo in contatto.
La parte dei Veda che si occupa di astronomia e astrologia è chiamata Jyotisha Vedanga, dove Yotish è una parola sanscrita che significa Scienza della Luce.
Dall'India, culla delle grandi civiltà, la cultura dell'astronomia e della astrologia si diffuse presso gli Assiri e i Babilonesi, presso gli Egizi, i Greci e i Romani, quasi scomparve nel Medioevo, riemerse nel Rinascimento, fu rinnegata dal 600 in poi (benchè Galileo stesso ne facesse uso) e relegata infine e definitivamente a pratica magica e superstiziosa nel 700.
Fu solo dalla fine dell'800, che pochi eletti, tra cui Omraam Mikhaël Aïvanhov, Alice Bailey, Helena Petrovna Blavatsky, Renè Guènon, G. I. Gurdjieff, Rudolf Steiner, Gustav Jung, compresero la grande importanza della cultura orientale e iniziarono a riportare nell'occidente i semi perduti della antica conoscenza dell'Ayurveda, dello Yoga e dell'Astrologia.
Così scrive nel 1925 il filosofo kantiano Ernst Cassirer:
"L'Astrologia e' uno dei piu' grandiosi tentativi che mai siano stati osati dallo spirito umano per fornire una rappresentazione simbolica globale del mondo"Paramhansa Yogananda nel suo celebre libro Autobiografia di uno Yogi del 1947 narra che il suo maestro spirituale,Swami Sri Yukteswar famoso astrologo, era solito dire:
"Un bambino nasce nel giorno e nell'ora in cui i raggi celesti si trovano in matematica armonia con il suo karma individuale. Il suo tema natale e' un autentico ritratto del suo inalterabile passato e del suo probabile futuro. Ma questo certificato di nascita puo' essere interpretato soltanto da uomini di grande saggezza e intuizione; e questi sono pochi."In Psicologia e Alchimia (1944) Jung scrive:
"la scienza comincio' con lo studio delle stelle, nelle quali l'umanita' scopri' le dominanti dell'inconscio, gli Dei, cosi' come le bizzarre qualita' psicologiche dello zodiaco, proiezione completa della caratterologia".E ancora Jung, in una lettera del 6 settembre 1947 all'astrologo indiano B. V. Raman scrive:
"Nei casi di diagnosi psicologiche difficili di solito faccio fare l'oroscopo per acquisire un ulteriore punto di vista da una visuale completamente diversa. Debbo dire che molto spesso ho trovato che i dati astrologici spiegavano certi punti che altrimenti sarei stato incapace di capire".Lo Zodiaco, dal greco "ruota degli animali", ma anche "ciclo della vita", è una fascia circolare immaginaria parallela all'equatore avente una circonferenza di 360 gradi e una ampiezza di 17. È attraversato dall'eclittica solare, la linea circolare che rappresenta il cammino apparente del sole, tutti i pianeti, osservati dalla terra, si muovono all'interno di questa fascia.
I 12 segni zodiacali sono le sezioni in cui è diviso lo Zodiaco, misurano 30 gradi ciascuno e devono il loro nome ad una costellazione.
L'Ariete è il primo segno dello Zodiaco che in occidente coincide con l'equinozio di Primavera, il 21 Marzo. In realtà, da un punto di vista astronomico, a causa della rotazione dell'asse terrestre, fenomeno conosciuto con il nome di "precessione degli equinozi", sono circa 2000 anni che nell'equinozio primaverile il sole si trova nella costellazione dei Pesci.
Al tempo degli Egizi e degli Assiro Babilonesi, dal 2000 a.C. fino alla nascita di Cristo, il Sole si trovava effettivamente nella costellazione dell'Ariete nel periodo che va dal 21 marzo al 21 aprile. Così come Mitra, divinità Indo Iranica, 4000 anni fa uccideva il Toro, il Cristo 2000 anni fa ha posto fine alla vecchia era dell'Ariete inaugurando quella dei Pesci.
Fra qualche centinaio di anni il 21 marzo cadrà nella costellazione dell'Aquario, dando inizio alla famosa New Age che stiamo tutti (o quasi) aspettando.
La coincidenza dell'equinozio primaverile con il segno dell'Ariete è rimasta invariata nella astrologia occidentale, forse proprio come conseguenza della perdita di conoscenze astronomiche, sebbene nel frattempo il periodo di transito del Sole nelle costellazioni si sia gradualmente spostato in avanti di 30 gradi, ossia un mese.
L'oroscopo vedico, al contrario, ha conservato l'antica conoscenza astronomica e ha sempre considerato la effettiva corrispondenza tra il sole e le costellazioni, retrocedendo le posizioni planetarie nei segni di una ventina di gradi, per questo motivo viene definito siderale, mentre l'oroscopo occidentale, basato sulla semplice corrispondenza tra i segni e le stagioni, viene chiamato solare o tropicale.
Inoltre se nell'astrologia occidentale è la posizione del Sole, simbolo dell'io e della personalità, che definisce l'appartenenza ad un segno zodiacale, nell'astrologia vedica è la posizione della Luna, simbolo delle qualità del cuore e dell'anima.
L'astrologia occidentale, focalizzata sul rapporto terra-sole-pianeti, potrà fornire utili indicazioni sulla struttura psicologica dell'individuo e sulla possibile risoluzione e integrazione dei conflitti, mentre l'astrologia siderale incentrata sul rapporto tra il sistema solare, le stelle fisse e la galassia stessa sarà più appropriata per darci informazioni sulla struttura della nostra anima e sul significato evolutivo della nostra attuale incarnazione.
Costellazioni Aziendali
Le Leggi del Successo
secondo Bert Hellinger
Spesso, noi distinguiamo da una parte ambito familiare, inteso come realizzazione personale e felicità personale nella relazione, e dall’altra ambito lavorativo e professionale, come se potessimo o dovessimo dividerli. Tuttavia,entrambe seguono le stesse leggi del successo e insuccesso, le stesse regole della felicità ed infelicità, le stesse regole e ordini nella vita e nell’amore.
La consulenza aziendale, così come io la mostro nella costellazione familiare, si riferisce, in prevalenza, alle relazioni nell’ambito aziendale e professionale e mostra fino a che punto il successo nella nostra professione e nelle nostre aziende dipenda dalla riuscita delle relazioni.
Altri ambiti che, in ogni caso, giocano un ruolo in questo successo, come per esempio l’importanza del sapere e potere pratico, rimangono marginali.
Questa consulenza professionale ed aziendale si distingue dalla consulenza su temi specifici, quale la consulenza aziendale scientifica. L’ambito e il significato di questo tipo di consulenza riguarda le relazioni nell’azienda.
La saggezza del successo
Noi possiamo programmare il successo in molti modi. Noi lo possiamo e dobbiamo programmare anche scientificamente e perseguirlo con metodi provati scientificamente, poiché ad ogni progresso seguono nuove conoscenze scientifiche.
È ovvio che un pensiero chiaro, l’applicazione di dimostrazioni chiare e scientificamente provate sono una premessa basilare per il successo in ogni ambito della vita e rendono possibile il successo nella nostra professione, nel nostro lavoro e più ampiamente nelle aziende ed organizzazioni. La scienza porta al successo solo quando persegue e considera quegli ambiti della vita che sottostanno alle leggi della saggezza. A considerarlo bene, sono queste leggi, le leggi dell’amore, di un amore che serve la vita, la nostra vita e quella di molti altri uomini.
Quando nella nostra vita e nelle nostre relazioni si verificavano avvenimenti e situazioni per i quali violavamo o eravamo obbligati a violare, consciamente o inconsciamente, queste leggi, immediatamente avevamo ripercussioni sul successo in ambito lavorativo e professionale. Queste violazioni distruggono molti successi o li negano prima ancora che comincino. Qui, sta la saggezza del successo, delle ragioni e dei presupposti che ne stanno alla base e che spesso ci sono nascosti, come pure delle leggi dell’amore, che lo permettono e lo assicurano.
Come ci arriva la saggezza?Come si manifesta a noi?Come la si percepisce “a pelle”?
Ci arriva quando noi arrivati ai nostri limiti, al limite della nostra conoscenza e della nostra scienza, con il suo aiuto,raggiungiamo il possibile. Su questi limiti si manifesta la sua validità. Nel caso del successo e dell’insuccesso, il suo effetto si rivela in modi diversi.
Come divento e rimango un buon imprenditore?
Primo: quando io ho qualcosa da offrire che serve agli altri.
Quanto più loro ne hanno bisogno, tanto più importante diventa ciò che io posso offrire e allora nulla ostacola più il successo. Cosa distingue un imprenditore? Egli ha ciò che gli altri hanno bisogno e lo rende loro anche accessibile. Quanto più egli ha ciò che altri hanno bisogno tanto più grande è il suo riconoscimento e il suo successo.
Risultato: Un’azienda offre.
Quanto maggiore è la sua prestazione di servizio tanto più grande sarà la sua influenza.
Secondo: Un imprenditore ha bisogno di aiutanti.
Egli può prendere collaboratori, formarli adeguatamente e istruirli affinché essi possano produrre nel miglior modo possibile ciò che egli ha da offrire e portare alla gente. Quello che lui ha da offrire, lo deve, quindi, anche produrre e anche vendere.
Terzo: Un imprenditore deve comandare.
Egli comanda attraverso le sue idee. Comanda attraverso la produzione. Egli comanda con la vendita e con tutto ciò che comporta.
Quarto: L’imprenditore si mette in concorrenza.
Con la concorrenza migliora il suo prodotto. Lo offre a coloro che ne hanno bisogno e anche in modo maggiore.
Quinto: L’imprenditore difende la sua impresa contro abusi e l’assicura convenientemente.
Rimane sicuro di sé ed indipendente.
Sesto: L’imprenditore sa che è alla guida di altri, con i quali deve fare cose assieme.
Sa come ottenerle e mantenerle.
Settimo: l’imprenditore si rallegra del suo successo, poiché un successo rende felici.
Se l’imprenditore è felice e lo mostra agli altri, i collaboratori si rallegrano e con loro le loro famiglie.
Ottavo: Un imprenditore sta con molte persone in una comunità solidale.
Egli sa che la felicità di molti dipende dal suo successo. Perciò, lo aumenta con l’aiuto di molti, che lo aiutano per dare a molti la sicurezza e la ragione di vita.
Nono: Un imprenditore consegna la sua impresa, a tempo debito, a successori adatti.
Egli dà loro il tempo necessario per avere successo. In seguito, rimane l’anima della sua impresa. Il suo spirito positivo continua ad agire in lei nel tempo.
Decimo: Un imprenditore lascia che la sua impresa abbia lo sviluppo che deve prendere anche se questo non corrisponde alle sue aspettative.
Le permette di farsi trascinare dalla corrente del tempo anche oltre lui e guarda verso di lei ben disposto.
le costellazioni karmiche Legami Karmici
Il legame karmico si forma tra le anime durante le vite precedenti quando profonde emozioni le uniscono insieme.
Un compagno/a d' anima karmico potrebbe essere stato il vostro innamorato, ma anche vostro fratello, vostra madre, vostro figlio, ma anche il vostro peggior nemico. Potreste esservi amati
reciprocamente. Uno di voi potrebbe aver amato e l'altro odiato.
Di una cosa siamo certe e cioè che quando la persona appare nella nostra vita occorre risolvere il karma o la lezione di vita precedente.
Ci sono due aspetti fondamentali che caratterizzano il primo incontro con un compagno d' anima karmico, lo sguardo e la familiarità.
Lo sguardo però non è luminoso o limpido, è al contrario spesso sfuggente, profondo, probabilmente a causa del bagaglio di esperienze passate che si attivano al momento dell' incontro.
In generale è capitato a tutte voi di essere catturate da uno sguardo, un sorriso, o anche una semplice stretta di mano, a volte però a questo si aggiunge la sensazione di un vero e proprio ricongiungimento. Questo perchè le due esistenze si erano solo momentaneamente interrotte a causa del passaggio da una vita all' altra.
La familiarità è intesa come la magia del ritrovamento, il riconoscimento di chi abbiamo amato o odiato in una o più vite passate. Proviamo subito una forte empatia. Una sensazione di unione e vicinanza. Quando siamo in presenza di questa persona entriamo in una sorta di incantesimo dal quale chi ci è accanto difficilmente riesce a staccarci.
Questo perchè si è riattivata un' antica emozione.
Quando appare un compagno/a d' anima nella vita presente l'incontro può avere spesso l' effetto di un uragano ma voi non potrete opporvi in alcun modo. Non si può in alcun modo evitare l' incontro con un compagno d' anima karmico perchè ognuna di noi al momento della presente incarnazione sceglie il proprio percorso esistenziale e di conseguenza anche i propri amori che servono al nostro cammino evolutivo.
L'incontro è perciò ineluttabile.
Le relazioni karmiche hanno tutte un potere rigenerante o degenerante ma trasformano la nostra Anima per sempre e danno sicuramente moltissimo in termini emotivi.
E' come se mangiassero la nostra vita, la dominano, la travolgono, la gestiscono al punto che non siamo più padrone dei nostri spazi ma soprattutto delle nostre emozioni e dei nostri pensieri.
Gli amori karmici hanno una forte attrattiva sulle persone, nonostante spesso portino con sé una dose di dolore, sofferenza e difficoltà.
Non dobbiamo però pensare che un rapporto d' amore soprattutto se doloroso ci porti solo sofferenza e rancore.
Ogni rapporto nel quale c'è un innamoramento ha in sé una portata evolutiva, è un percorso di vita che segna la nostra Anima. Ogni amore ha una sua dignità.
E con tale dignità va vissuto e considerato.
Per crescere abbiamo infatti bisogno di esperienze molto forti, travolgenti che ci risvegliano dal torpore emotivo e spirituale in cui viviamo. L'esperienza della fine di un amore può risultare tra le più utili per ridisegnare la propria vita anche se la viviamo in modo molto doloroso.
Il dolore può essere un insegnante senza pari. Ci segnala quando qualcosa nella vostra vita non è al suo posto.
Sia che si tratti di dolore dell' anima o del corpo, esso aiuta a crescere.
L' Universo è benevolo con noi e ci offre sempre la possibilità di evolvere. Quando ci troviamo davanti a un karma molto pesante e abbiamo necessità di guarire vecchie ferite l' universo ci offre il dono di un amore intenso.
Un amore così potente che ci permette di conoscere noi stesse ad un livello molto più profondo e ci permette di scoprire la potenza dell' amore incondizionato.
E così lui/lei entra nella nostra vita e noi nella sua per imparare e insegnare qualcosa come in uno scambio di lezioni. Percorrere un tratto di vita con questa persona, breve o lungo che sia, può rivelarsi un' esperienza di guarigione
straordinaria. Puoi apprendere le lezioni di cui la tua anima ha bisogno.
Così come non possiamo opporci all' incontro così non potremo opporci alle lezioni che il compagno d' anima ci porta.
E' possibile che non trascorrerai necessariamente con lei/lui il resto della tua vita, ma puoi anche separarti e poi ricongiungerti dopo anni. La maggior parte delle volte una relazione karmica non si trasforma in amore destinico quindi capita molto più spesso che un compagno d' anima si presenti per un breve periodo per poi allontanarsi dopo che le lezioni da imparare sono state apprese.
Un altro elemento importante è dato dal bisogno del contatto epidermico. Si fatica a non toccare, stringere, a sentire il profumo dell' altro come familiare. E ogni volta che ci si lascia è uno strappo emotivo, una sensazione di malessere non solo emozionale ma che ci sembra quasi una ferita fisica che difficilmente si riesce a spiegare.
Questo amore ci rende in un certo modo “prigioniere”, la nostra mente ci dice che noi non dovremmo amare quella persona ma il nostro cuore continua ad amare.
L' amore c'è, non è una scelta consapevole, c'è e basta. Siamo persino in grado di osservare quell' amore che fluisce dal nostro cuore.
Potremmo non sapere mai con esattezza quale fu l' episodio di una nostra vita passata che ha creato quel debito karmico ma solitamente riusciamo a capire cosa dobbiamo fare per equilibrarlo. Forse in una vita passata abbiamo avuto una relazione di odio e piena di dolore e allora dobbiamo avere per lui un riguardo particolare e il nostro amore guarirà quella ferita.
Come facciamo a sapere quando i nostri debiti sono stati ripagati con quella persona? Quando questo avviene avrete un senso di compimento e di pace interiore. Allora non avvertirete più il legame con la stessa intensità.
Equilibrare il karma con l’ amore significa aprire il cuore e dare saggiamente. Vuol dire non aver paura di versare più amore anche quando quell' amore può essere rifiutato. Perchè quell' amore non viene rifiutato dall ' Universo.
Il nostro amore non è mai sprecato, anche se le persone sembrano non accettarlo o non capirlo. Le persone hanno bisogno del nostro amore, ne hanno bisogno a qualche livello del loro essere, anche se ne sono inconsapevoli, ne hanno bisogno per guarire. Quando siamo addolorate perchè il nostro amore sembra rigettato possiamo chiedere all' Universo di benedire la persona che abbiamo amato o che amiamo e di guarirci entrambi dalle ferite del passato.
Dobbiamo essere disposte a credere che nella vita non esistano coincidenze o incidenti.
Qualsiasi cosa ci capiti, è per una ragione.
E le persone che incontriamo, le incontriamo sempre per un motivo preciso.
l'unica cosa che fa terminare il Karma è il perdono. La vostra ricerca della redenzione termina quando potete dare perdono incondizionato a voi stessi e agli altri. E' allora che avete la pace e il Karma termina.
Bibliografia
- Boyes C. - "Amore e Legge dell’ Attrazione", Ed. De Agostini
- Crimaldi P. - "Iniziazione agli Amori Karmici" Ed. Mediterranee
- Crimaldi P. - "Iniziazione agli Amori Destinici" Ed. Mediterranee
- Prophet E., Spadaio P. - "Karma e Reincarnazione" Ed. Bis
Il legame karmico si forma tra le anime durante le vite precedenti quando profonde emozioni le uniscono insieme.
Un compagno/a d' anima karmico potrebbe essere stato il vostro innamorato, ma anche vostro fratello, vostra madre, vostro figlio, ma anche il vostro peggior nemico. Potreste esservi amati
reciprocamente. Uno di voi potrebbe aver amato e l'altro odiato.
Di una cosa siamo certe e cioè che quando la persona appare nella nostra vita occorre risolvere il karma o la lezione di vita precedente.
Ci sono due aspetti fondamentali che caratterizzano il primo incontro con un compagno d' anima karmico, lo sguardo e la familiarità.
Lo sguardo però non è luminoso o limpido, è al contrario spesso sfuggente, profondo, probabilmente a causa del bagaglio di esperienze passate che si attivano al momento dell' incontro.
In generale è capitato a tutte voi di essere catturate da uno sguardo, un sorriso, o anche una semplice stretta di mano, a volte però a questo si aggiunge la sensazione di un vero e proprio ricongiungimento. Questo perchè le due esistenze si erano solo momentaneamente interrotte a causa del passaggio da una vita all' altra.
La familiarità è intesa come la magia del ritrovamento, il riconoscimento di chi abbiamo amato o odiato in una o più vite passate. Proviamo subito una forte empatia. Una sensazione di unione e vicinanza. Quando siamo in presenza di questa persona entriamo in una sorta di incantesimo dal quale chi ci è accanto difficilmente riesce a staccarci.
Questo perchè si è riattivata un' antica emozione.
Quando appare un compagno/a d' anima nella vita presente l'incontro può avere spesso l' effetto di un uragano ma voi non potrete opporvi in alcun modo. Non si può in alcun modo evitare l' incontro con un compagno d' anima karmico perchè ognuna di noi al momento della presente incarnazione sceglie il proprio percorso esistenziale e di conseguenza anche i propri amori che servono al nostro cammino evolutivo.
L'incontro è perciò ineluttabile.
Le relazioni karmiche hanno tutte un potere rigenerante o degenerante ma trasformano la nostra Anima per sempre e danno sicuramente moltissimo in termini emotivi.
E' come se mangiassero la nostra vita, la dominano, la travolgono, la gestiscono al punto che non siamo più padrone dei nostri spazi ma soprattutto delle nostre emozioni e dei nostri pensieri.
Gli amori karmici hanno una forte attrattiva sulle persone, nonostante spesso portino con sé una dose di dolore, sofferenza e difficoltà.
Non dobbiamo però pensare che un rapporto d' amore soprattutto se doloroso ci porti solo sofferenza e rancore.
Ogni rapporto nel quale c'è un innamoramento ha in sé una portata evolutiva, è un percorso di vita che segna la nostra Anima. Ogni amore ha una sua dignità.
E con tale dignità va vissuto e considerato.
Per crescere abbiamo infatti bisogno di esperienze molto forti, travolgenti che ci risvegliano dal torpore emotivo e spirituale in cui viviamo. L'esperienza della fine di un amore può risultare tra le più utili per ridisegnare la propria vita anche se la viviamo in modo molto doloroso.
Il dolore può essere un insegnante senza pari. Ci segnala quando qualcosa nella vostra vita non è al suo posto.
Sia che si tratti di dolore dell' anima o del corpo, esso aiuta a crescere.
L' Universo è benevolo con noi e ci offre sempre la possibilità di evolvere. Quando ci troviamo davanti a un karma molto pesante e abbiamo necessità di guarire vecchie ferite l' universo ci offre il dono di un amore intenso.
Un amore così potente che ci permette di conoscere noi stesse ad un livello molto più profondo e ci permette di scoprire la potenza dell' amore incondizionato.
E così lui/lei entra nella nostra vita e noi nella sua per imparare e insegnare qualcosa come in uno scambio di lezioni. Percorrere un tratto di vita con questa persona, breve o lungo che sia, può rivelarsi un' esperienza di guarigione
straordinaria. Puoi apprendere le lezioni di cui la tua anima ha bisogno.
Così come non possiamo opporci all' incontro così non potremo opporci alle lezioni che il compagno d' anima ci porta.
E' possibile che non trascorrerai necessariamente con lei/lui il resto della tua vita, ma puoi anche separarti e poi ricongiungerti dopo anni. La maggior parte delle volte una relazione karmica non si trasforma in amore destinico quindi capita molto più spesso che un compagno d' anima si presenti per un breve periodo per poi allontanarsi dopo che le lezioni da imparare sono state apprese.
Un altro elemento importante è dato dal bisogno del contatto epidermico. Si fatica a non toccare, stringere, a sentire il profumo dell' altro come familiare. E ogni volta che ci si lascia è uno strappo emotivo, una sensazione di malessere non solo emozionale ma che ci sembra quasi una ferita fisica che difficilmente si riesce a spiegare.
Questo amore ci rende in un certo modo “prigioniere”, la nostra mente ci dice che noi non dovremmo amare quella persona ma il nostro cuore continua ad amare.
L' amore c'è, non è una scelta consapevole, c'è e basta. Siamo persino in grado di osservare quell' amore che fluisce dal nostro cuore.
Potremmo non sapere mai con esattezza quale fu l' episodio di una nostra vita passata che ha creato quel debito karmico ma solitamente riusciamo a capire cosa dobbiamo fare per equilibrarlo. Forse in una vita passata abbiamo avuto una relazione di odio e piena di dolore e allora dobbiamo avere per lui un riguardo particolare e il nostro amore guarirà quella ferita.
Come facciamo a sapere quando i nostri debiti sono stati ripagati con quella persona? Quando questo avviene avrete un senso di compimento e di pace interiore. Allora non avvertirete più il legame con la stessa intensità.
Equilibrare il karma con l’ amore significa aprire il cuore e dare saggiamente. Vuol dire non aver paura di versare più amore anche quando quell' amore può essere rifiutato. Perchè quell' amore non viene rifiutato dall ' Universo.
Il nostro amore non è mai sprecato, anche se le persone sembrano non accettarlo o non capirlo. Le persone hanno bisogno del nostro amore, ne hanno bisogno a qualche livello del loro essere, anche se ne sono inconsapevoli, ne hanno bisogno per guarire. Quando siamo addolorate perchè il nostro amore sembra rigettato possiamo chiedere all' Universo di benedire la persona che abbiamo amato o che amiamo e di guarirci entrambi dalle ferite del passato.
Dobbiamo essere disposte a credere che nella vita non esistano coincidenze o incidenti.
Qualsiasi cosa ci capiti, è per una ragione.
E le persone che incontriamo, le incontriamo sempre per un motivo preciso.
l'unica cosa che fa terminare il Karma è il perdono. La vostra ricerca della redenzione termina quando potete dare perdono incondizionato a voi stessi e agli altri. E' allora che avete la pace e il Karma termina.
Bibliografia
- Boyes C. - "Amore e Legge dell’ Attrazione", Ed. De Agostini
- Crimaldi P. - "Iniziazione agli Amori Karmici" Ed. Mediterranee
- Crimaldi P. - "Iniziazione agli Amori Destinici" Ed. Mediterranee
- Prophet E., Spadaio P. - "Karma e Reincarnazione" Ed. Bis
le egregore
Egregore e forma-pensiero :
Il pensiero crea forme! Il più banale degli esempi che posso farvi è: anche il computer che state usando per leggere questo articolo prima di essere creato solidamente è stato pensato. Sappiamo bene che vi sono molte varietà di pensiero, in generale, possiamo dire che i pensieri maligni o egoisti, quelli cattivi per essere esplicito, si identificano con la materia più grossolana, mentre i pensieri buoni ed altruistici con quella più fine, quella dei "piani superiori". Se il pensiero è sufficientemente forte e definito, si viene a creare una struttura energetica, chiamata comunemente forma-pensiero, che sarà tanto più potente e resistente, quanto più forte è stato il pensiero che
l' ha generata. Quando i pensieri non sono individuali ma provenienti da un gruppo di persone, si generano "agglomerati energetici" chiamati anche "Egregore". La parola “egregor” ha la medesima radice di aggregare e deriva dal latino “grex, gregis”. La parola quindi significa raggruppare, mettere assieme. Bisogna comunque distinguere "Egregoro" da "Egregora" perchè sono due cose completamente diverse. Egregoro o Eggregoro per gli gnostici è un Essere (da alcuni è definito anche Angelo) connesso con la gerarchia superiore o con forme spirituali superiori altamente evolute, protegge ed ispira gli individui nel loro cammino evolutivo.
L’Egregora è come detto prima, un aggregato di energie mentali, di forze psichiche, di bassa o alta qualità, creata da uomini o da Egregori o da Intelligenze. Più il tempo passa e più l'egregora può crescere se alimentata costantemente dall' attività psichica conscia o inconscia. Le vibrazioni emesse da un pensiero tendono a riprodursi ogni qualvolta ne hanno l'occasione. Perciò, quando urtano un altro corpo mentale, tendono a far nascere in esso una vibrazione simile a quella originaria. Una forma-pensiero si può paragonare a un accumulatore di energia pronto a scaricarsi, o a caricarsi ancor di più, se trova delle vibrazioni simili a quelle che l'hanno generata. Pertanto la potenza del pensiero di più persone unite è sempre molto più grande della somma dei loro pensieri separati, può servire per il bene o per il male (dipende quale forma pensiero l' ha creata) e può crescere fino a diventare universale, immensa, ecco che diventa molto importante stare sempre molto attenti a cosa pensiamo, desideriamo o auguriamo. Nel linguaggio massonico con il termine "Egregore" viene indicata una entità collettiva ideale, fondata e sviluppata spiritualmente da una catena fraterna che si riconosce solidale in una comune idea. I loro pensieri o desideri che vanno tutti nella medesima direzione formano un egregore impregnato, nutrito, modellato da quella collettività. Tutte le religioni, tutti i movimenti spiritualisti hanno creato la loro. Lo stesso accade per i movimenti politici o per qualsiasi altra situazione che riunisca un gruppo di persone con lo stesso ideale. Quando un nuovo membro si aggiungerà al gruppo, esso si sentirà più o meno a suo agio in base al suo modo di sentire e di pensare. Se il suo modo di sentire e di pensare è in generale accordo con lo spirito di gruppo, egli si troverà bene, altrimenti dovrà adattarsi cambiando il proprio modo di sentire e di pensare oppure dovrà andarsene.
Le organizzazioni politiche, religiose, sportive ecc. hanno tutte un logo che le rappresenta, e in quasi tutti i casi vengono usati simboli che hanno valori o significati molto potenti. Questi simboli hanno uno scopo preciso: concentrare e rafforzare la forma di pensiero che appartiene a quella società, organizzazione o movimento. Ecco perché generalmente le persone che vi appartengono, vedono come valide solo le idee proposte dalla loro associazione. Praticamente ogni gruppo di persone sotto qualunque simbolo crea un'Egregora. Quando una persona dichiara di far parte a qualche gruppo, che sia religioso, politico, la squadra di calcio, o un' associazione, non è più una persona libera perchè vincolata dalle sue regole, doveri, obblighi e costrizioni. Questo non deve essere inteso come una cosa negativa soprattutto se il gruppo di appartenenza ha scopi benefici, l' importante è avere coscienza di quello che si fa per non trasmettere a qualcun' altro il frutto del nostro pensiero/operato, o per non farci prosciugare le energie dall' egregora stessa. In un gruppo con obiettivi spirituali lo spirito di gruppo può acquisire una ulteriore ed importante caratteristica. Se la persona che lo dirige ha degli obiettivi ben chiari e definiti, se tiene sempre conto delle leggi universali e lavora costantemente a tutto questo, allora avrà prodotto, attraverso il suo lavoro cosciente, la creazione di uno spirito di gruppo evoluto e connesso con la gerarchia superiore o con forme spirituali superiori altamente evolute che permetteranno di energizzare fortemente gli aspetti positivi dei componenti del gruppo, ottenendo protezione e ispirazione per il proprio lavoro spirituale o cammino evolutivo. Contrariamente per esempio, un gruppo di manifestanti di un qualsiasi movimento politico che si accinge a manifestare. Giorni prima iniziano i "riti" di preparazione, riunioni fra i diversi sottocapi, durante le quali si creano slogan e frasi che possano colpire il pubblico (mantra di potere) Così tutti, come un esercito, tutti i partecipanti perdono l'individualità e il tutto si trasforma in un unico essere, un'unica e sola mente che dirige il tutto: l'Egregora! Così un essere pensante, un individuo, si converte in massa e può essere manipolato a volontà.
Dovremmo poter partecipare a tutto senza appartenere a nulla,
usare il pensiero con il cuore e desiderare con coscienza.
fonti ed ispirazioni:
The concept of EGREGORE in AMORC (Pierre S. Freeman)
http://salemos.tripod.com/index-50.html
http://www.thule-italia.com/esoterismo/egregore.html
http://www.eft-groups.com
Egregore e forma-pensiero :
Il pensiero crea forme! Il più banale degli esempi che posso farvi è: anche il computer che state usando per leggere questo articolo prima di essere creato solidamente è stato pensato. Sappiamo bene che vi sono molte varietà di pensiero, in generale, possiamo dire che i pensieri maligni o egoisti, quelli cattivi per essere esplicito, si identificano con la materia più grossolana, mentre i pensieri buoni ed altruistici con quella più fine, quella dei "piani superiori". Se il pensiero è sufficientemente forte e definito, si viene a creare una struttura energetica, chiamata comunemente forma-pensiero, che sarà tanto più potente e resistente, quanto più forte è stato il pensiero che
l' ha generata. Quando i pensieri non sono individuali ma provenienti da un gruppo di persone, si generano "agglomerati energetici" chiamati anche "Egregore". La parola “egregor” ha la medesima radice di aggregare e deriva dal latino “grex, gregis”. La parola quindi significa raggruppare, mettere assieme. Bisogna comunque distinguere "Egregoro" da "Egregora" perchè sono due cose completamente diverse. Egregoro o Eggregoro per gli gnostici è un Essere (da alcuni è definito anche Angelo) connesso con la gerarchia superiore o con forme spirituali superiori altamente evolute, protegge ed ispira gli individui nel loro cammino evolutivo.
L’Egregora è come detto prima, un aggregato di energie mentali, di forze psichiche, di bassa o alta qualità, creata da uomini o da Egregori o da Intelligenze. Più il tempo passa e più l'egregora può crescere se alimentata costantemente dall' attività psichica conscia o inconscia. Le vibrazioni emesse da un pensiero tendono a riprodursi ogni qualvolta ne hanno l'occasione. Perciò, quando urtano un altro corpo mentale, tendono a far nascere in esso una vibrazione simile a quella originaria. Una forma-pensiero si può paragonare a un accumulatore di energia pronto a scaricarsi, o a caricarsi ancor di più, se trova delle vibrazioni simili a quelle che l'hanno generata. Pertanto la potenza del pensiero di più persone unite è sempre molto più grande della somma dei loro pensieri separati, può servire per il bene o per il male (dipende quale forma pensiero l' ha creata) e può crescere fino a diventare universale, immensa, ecco che diventa molto importante stare sempre molto attenti a cosa pensiamo, desideriamo o auguriamo. Nel linguaggio massonico con il termine "Egregore" viene indicata una entità collettiva ideale, fondata e sviluppata spiritualmente da una catena fraterna che si riconosce solidale in una comune idea. I loro pensieri o desideri che vanno tutti nella medesima direzione formano un egregore impregnato, nutrito, modellato da quella collettività. Tutte le religioni, tutti i movimenti spiritualisti hanno creato la loro. Lo stesso accade per i movimenti politici o per qualsiasi altra situazione che riunisca un gruppo di persone con lo stesso ideale. Quando un nuovo membro si aggiungerà al gruppo, esso si sentirà più o meno a suo agio in base al suo modo di sentire e di pensare. Se il suo modo di sentire e di pensare è in generale accordo con lo spirito di gruppo, egli si troverà bene, altrimenti dovrà adattarsi cambiando il proprio modo di sentire e di pensare oppure dovrà andarsene.
Le organizzazioni politiche, religiose, sportive ecc. hanno tutte un logo che le rappresenta, e in quasi tutti i casi vengono usati simboli che hanno valori o significati molto potenti. Questi simboli hanno uno scopo preciso: concentrare e rafforzare la forma di pensiero che appartiene a quella società, organizzazione o movimento. Ecco perché generalmente le persone che vi appartengono, vedono come valide solo le idee proposte dalla loro associazione. Praticamente ogni gruppo di persone sotto qualunque simbolo crea un'Egregora. Quando una persona dichiara di far parte a qualche gruppo, che sia religioso, politico, la squadra di calcio, o un' associazione, non è più una persona libera perchè vincolata dalle sue regole, doveri, obblighi e costrizioni. Questo non deve essere inteso come una cosa negativa soprattutto se il gruppo di appartenenza ha scopi benefici, l' importante è avere coscienza di quello che si fa per non trasmettere a qualcun' altro il frutto del nostro pensiero/operato, o per non farci prosciugare le energie dall' egregora stessa. In un gruppo con obiettivi spirituali lo spirito di gruppo può acquisire una ulteriore ed importante caratteristica. Se la persona che lo dirige ha degli obiettivi ben chiari e definiti, se tiene sempre conto delle leggi universali e lavora costantemente a tutto questo, allora avrà prodotto, attraverso il suo lavoro cosciente, la creazione di uno spirito di gruppo evoluto e connesso con la gerarchia superiore o con forme spirituali superiori altamente evolute che permetteranno di energizzare fortemente gli aspetti positivi dei componenti del gruppo, ottenendo protezione e ispirazione per il proprio lavoro spirituale o cammino evolutivo. Contrariamente per esempio, un gruppo di manifestanti di un qualsiasi movimento politico che si accinge a manifestare. Giorni prima iniziano i "riti" di preparazione, riunioni fra i diversi sottocapi, durante le quali si creano slogan e frasi che possano colpire il pubblico (mantra di potere) Così tutti, come un esercito, tutti i partecipanti perdono l'individualità e il tutto si trasforma in un unico essere, un'unica e sola mente che dirige il tutto: l'Egregora! Così un essere pensante, un individuo, si converte in massa e può essere manipolato a volontà.
Dovremmo poter partecipare a tutto senza appartenere a nulla,
usare il pensiero con il cuore e desiderare con coscienza.
fonti ed ispirazioni:
The concept of EGREGORE in AMORC (Pierre S. Freeman)
http://salemos.tripod.com/index-50.html
http://www.thule-italia.com/esoterismo/egregore.html
http://www.eft-groups.com
Il pensiero crea forme! Il più banale degli esempi che posso farvi è: anche il computer che state usando per leggere questo articolo prima di essere creato solidamente è stato pensato. Sappiamo bene che vi sono molte varietà di pensiero, in generale, possiamo dire che i pensieri maligni o egoisti, quelli cattivi per essere esplicito, si identificano con la materia più grossolana, mentre i pensieri buoni ed altruistici con quella più fine, quella dei "piani superiori". Se il pensiero è sufficientemente forte e definito, si viene a creare una struttura energetica, chiamata comunemente forma-pensiero, che sarà tanto più potente e resistente, quanto più forte è stato il pensiero che
l' ha generata. Quando i pensieri non sono individuali ma provenienti da un gruppo di persone, si generano "agglomerati energetici" chiamati anche "Egregore". La parola “egregor” ha la medesima radice di aggregare e deriva dal latino “grex, gregis”. La parola quindi significa raggruppare, mettere assieme. Bisogna comunque distinguere "Egregoro" da "Egregora" perchè sono due cose completamente diverse. Egregoro o Eggregoro per gli gnostici è un Essere (da alcuni è definito anche Angelo) connesso con la gerarchia superiore o con forme spirituali superiori altamente evolute, protegge ed ispira gli individui nel loro cammino evolutivo.
L’Egregora è come detto prima, un aggregato di energie mentali, di forze psichiche, di bassa o alta qualità, creata da uomini o da Egregori o da Intelligenze. Più il tempo passa e più l'egregora può crescere se alimentata costantemente dall' attività psichica conscia o inconscia. Le vibrazioni emesse da un pensiero tendono a riprodursi ogni qualvolta ne hanno l'occasione. Perciò, quando urtano un altro corpo mentale, tendono a far nascere in esso una vibrazione simile a quella originaria. Una forma-pensiero si può paragonare a un accumulatore di energia pronto a scaricarsi, o a caricarsi ancor di più, se trova delle vibrazioni simili a quelle che l'hanno generata. Pertanto la potenza del pensiero di più persone unite è sempre molto più grande della somma dei loro pensieri separati, può servire per il bene o per il male (dipende quale forma pensiero l' ha creata) e può crescere fino a diventare universale, immensa, ecco che diventa molto importante stare sempre molto attenti a cosa pensiamo, desideriamo o auguriamo. Nel linguaggio massonico con il termine "Egregore" viene indicata una entità collettiva ideale, fondata e sviluppata spiritualmente da una catena fraterna che si riconosce solidale in una comune idea. I loro pensieri o desideri che vanno tutti nella medesima direzione formano un egregore impregnato, nutrito, modellato da quella collettività. Tutte le religioni, tutti i movimenti spiritualisti hanno creato la loro. Lo stesso accade per i movimenti politici o per qualsiasi altra situazione che riunisca un gruppo di persone con lo stesso ideale. Quando un nuovo membro si aggiungerà al gruppo, esso si sentirà più o meno a suo agio in base al suo modo di sentire e di pensare. Se il suo modo di sentire e di pensare è in generale accordo con lo spirito di gruppo, egli si troverà bene, altrimenti dovrà adattarsi cambiando il proprio modo di sentire e di pensare oppure dovrà andarsene.
Le organizzazioni politiche, religiose, sportive ecc. hanno tutte un logo che le rappresenta, e in quasi tutti i casi vengono usati simboli che hanno valori o significati molto potenti. Questi simboli hanno uno scopo preciso: concentrare e rafforzare la forma di pensiero che appartiene a quella società, organizzazione o movimento. Ecco perché generalmente le persone che vi appartengono, vedono come valide solo le idee proposte dalla loro associazione. Praticamente ogni gruppo di persone sotto qualunque simbolo crea un'Egregora. Quando una persona dichiara di far parte a qualche gruppo, che sia religioso, politico, la squadra di calcio, o un' associazione, non è più una persona libera perchè vincolata dalle sue regole, doveri, obblighi e costrizioni. Questo non deve essere inteso come una cosa negativa soprattutto se il gruppo di appartenenza ha scopi benefici, l' importante è avere coscienza di quello che si fa per non trasmettere a qualcun' altro il frutto del nostro pensiero/operato, o per non farci prosciugare le energie dall' egregora stessa. In un gruppo con obiettivi spirituali lo spirito di gruppo può acquisire una ulteriore ed importante caratteristica. Se la persona che lo dirige ha degli obiettivi ben chiari e definiti, se tiene sempre conto delle leggi universali e lavora costantemente a tutto questo, allora avrà prodotto, attraverso il suo lavoro cosciente, la creazione di uno spirito di gruppo evoluto e connesso con la gerarchia superiore o con forme spirituali superiori altamente evolute che permetteranno di energizzare fortemente gli aspetti positivi dei componenti del gruppo, ottenendo protezione e ispirazione per il proprio lavoro spirituale o cammino evolutivo. Contrariamente per esempio, un gruppo di manifestanti di un qualsiasi movimento politico che si accinge a manifestare. Giorni prima iniziano i "riti" di preparazione, riunioni fra i diversi sottocapi, durante le quali si creano slogan e frasi che possano colpire il pubblico (mantra di potere) Così tutti, come un esercito, tutti i partecipanti perdono l'individualità e il tutto si trasforma in un unico essere, un'unica e sola mente che dirige il tutto: l'Egregora! Così un essere pensante, un individuo, si converte in massa e può essere manipolato a volontà.
Dovremmo poter partecipare a tutto senza appartenere a nulla,
usare il pensiero con il cuore e desiderare con coscienza.
fonti ed ispirazioni:
The concept of EGREGORE in AMORC (Pierre S. Freeman)
http://salemos.tripod.com/index-50.html
http://www.thule-italia.com/esoterismo/egregore.html
http://www.eft-groups.com
Ho'oponopono
Ho'oponopono l'idea alla base di Ho'oponopono scaturisce dal significato stesso della parola, arrivata fino a noi dalla cultura Hawaiana. Tradotto Ho'oponopono significa " mettere le cose al posto giusto",o in termini più semplici, aggiustare le cose.Ognuno di noi ha delle cose da mettere a posto,e Ho'oponopono non solo è un modo per aggiustare praticamente qualsiasi cosa si possa immaginare,ma è anche così facile da usare che non c'è nessuna ragione per non avvantaggiarsi di questa tecnica così potente.Il concetto basilare dietro Ho'oponopono richiede prima di tutto il rendersi conto della verità immutabile che la propria intera esistenza nasce da dentro,non dall'esterno. John Assaraf ha espresso perfettamente questo concetto durante i suoi insegnamenti nel film The Secret. John dice " non esiste il là fuori o il qui dentro " ,e questa è la verità .Noi siamo un tutt'uno con tutte le cose in ogni tempo. Può essere dura da buttare giù per qualcuno ma è vero. Siamo semplicemente delle estensioni della " fonte di energia" ,che è poi la " cosa " di cui è fatto l'Universo intero.Quindi,se siamo fatti di energia,e lo siamo, basandoci sulla fisica quantistica,siamo tutti creatori della propria esistenza (e lo siamo), allora la verità semplicemente è una sola e è innegabile:tutto è creato da noi stessi!Tutto quello che vedi,ascolti,senti,odori,tocchi,pensi,ricordi,che ti provoca una reazione emotiva, sono tutte cose che tu hai creato. E si,comprese le cose belle ma comprese anche quelle brutte. Ognuna di queste cose esiste perché a qualche livello tu vuoi che esistano, e questo ci riporta a Ho'oponopono.Se tutto ciò che percepisci nel mondo esiste perché tu lo percepisci,prova a immaginare quale meraviglioso potere hai nelle tue mani?Si è così . E puoi scegliere di usarlo sempre di più o di farlo andare via! No, non sto parlando di creare biglietti da 500 euro dal nulla o di far sparire parenti noiosi. Ma è possibile creare la tua vita in modo da avere migliaia di biglietti da 500 euro e che i tuoi parenti non siano più una noia per te.Questa dritta da sola vale già il biglietto d'ingresso vero?Come è possibile fare tutto questo con Ho'oponopono? Semplicemente accettando la propria responsabilità .Quando veramente riesci a metabolizzare il fatto che stai letteralmente creando ogni singolo pezzo della tua esistenza, dalla più piccola molecola fino al grattacielo più alto,dall'amore più meraviglioso all'odio più lancinante, allora realizzi che puoi cambiare ognuna di queste cose visto che sei il responsabile del fatto che esistano. Lo puoi fare semplicemente mostrando gratitudine per tutte quelle cose nella tua vita che ringrazi che esistano e che vuoi che crescano e mostrando perdono invece per tutte quelle che vorresti mandare via o diminuire.Vediamo se sei stato attento:Se sei responsabile per tutte le cose nella tua esistenza, le belle ma anche le brutte, e hai il potere di diminuirle o permettere loro di crescere semplicemente mostrando gratitudine o perdono per esse,a chi stai mostrando gratitudine e perdono ora?........ Ok il tempo per pensare è finito. Sei TU! Se hai creato qualcosa di meraviglioso ringraziati per averlo fatto. Se hai creato qualcosa di terribile,perdona te stesso per averlo fatto,assicurandoti che non succederà più in futuro.Qui diventa difficile da mandare giù ,ma questi concetti sono verità ,sia a livello del proprio microcosmo sia a livello di macrocosmo.Tu sei responsabile per tutto ciò che fa parte della tua esistenza:Il terrorismo è colpa tua. Omicidi sono colpa tua. Fame e malattie sono colpa tua. Sparatorie nelle scuole sono colpa tua.Le tasse sono colpa tua. Fa male vero? Puoi scommettere che lo fa. Ma ecco le belle notizie:L'amore è colpa tua. La nascita di un bambino è colpa tua.La famiglia è colpa tua.Gli amici sono colpa tua. I miracoli nella medicina sono colpa tua. I vigli del fuoco sono colpa tua. Gli animali domestici sono colpa tua. La curiosità di un bambino è colpa tua. La gioia allo stato puro è tutta colpa tua!Cominci a vedere il tuo potere ora? Puoi fare tutto.Infatti stai facendo tutto questo. Anche ora in questo momento in cui stai leggendo questo articolo stai nello stesso tempo creando e distruggendo il tuo mondo.Se vai a letto stasera e non riesci a dormire lo hai creato. Quando posi la testa sul cuscino e fai la più bella dormita della tua vita hai creato anche questo. Quando ti alzi la mattina e piove così forte che non riesci nemmeno a vedere la tua macchina nel vialetto di casa, è una tua creazione. Quando ti alzi e ti saluta un'alba meravigliosa anche questo è una tua creazione.Tutto il bene , tutto il male e tutto quello che sta in mezzo è una tua creazione. E puoi controllare tutto ciò imparando a controllare la tua gratitudine e la tua capacità di perdonare con Ho'oponopono.Varie persone hanno diversi modi di invocare il potere di Ho'oponopono,ma visto che ho fiducia in Joe Vitale,utilizzo il suo metodo che può essere riassunto in quattro frasi che lui usa ogni volta che vuole invocare Ho'oponopono,chiamato anche " cleaning" :" ti voglio bene " Per favore perdonami" " grazie" Ecco! Pronunciando un mantra composto da queste quattro frasi più spesso possibile giorno dopo giorno,presto realizzerai che amando te stesso,chiedendo scusa ogni volta che fai qualcosa di sbagliato,perdonandoti per ogni errore,e ringraziandoti ogni volta che crei qualcosa di bello o che hai smesso di creare cose negative,allora puoi creare la vita giusta per te.Ricorda che la traduzione letterale di Ho'oponopono è mettere le cose a posto. Dal momento che sei l'unico creatore della tua intera esistenza,hai il potere di creare il mondo " giusto " in cui ti piace vivere,e lo puoi fare semplicemente pronunciando e avendo fiducia in queste quattro frasi.So che per alcuni tutto questo può sembrare incredibile.Rifiuti di accettare il fatto che sei letteralmente il creatore della tua intera esistenza e che la puoi facilmente cambiare con queste parole.Ecco un altro test: se non credi a nulla di tutto questo,chi ha creato questa incredulità? Pensaci sopra.E si,ti perdono.
NEURONI SPECCHIO
Ho'oponopono l'idea alla base di Ho'oponopono scaturisce dal significato stesso della parola, arrivata fino a noi dalla cultura Hawaiana. Tradotto Ho'oponopono significa " mettere le cose al posto giusto",o in termini più semplici, aggiustare le cose.Ognuno di noi ha delle cose da mettere a posto,e Ho'oponopono non solo è un modo per aggiustare praticamente qualsiasi cosa si possa immaginare,ma è anche così facile da usare che non c'è nessuna ragione per non avvantaggiarsi di questa tecnica così potente.Il concetto basilare dietro Ho'oponopono richiede prima di tutto il rendersi conto della verità immutabile che la propria intera esistenza nasce da dentro,non dall'esterno. John Assaraf ha espresso perfettamente questo concetto durante i suoi insegnamenti nel film The Secret. John dice " non esiste il là fuori o il qui dentro " ,e questa è la verità .Noi siamo un tutt'uno con tutte le cose in ogni tempo. Può essere dura da buttare giù per qualcuno ma è vero. Siamo semplicemente delle estensioni della " fonte di energia" ,che è poi la " cosa " di cui è fatto l'Universo intero.Quindi,se siamo fatti di energia,e lo siamo, basandoci sulla fisica quantistica,siamo tutti creatori della propria esistenza (e lo siamo), allora la verità semplicemente è una sola e è innegabile:tutto è creato da noi stessi!Tutto quello che vedi,ascolti,senti,odori,tocchi,pensi,ricordi,che ti provoca una reazione emotiva, sono tutte cose che tu hai creato. E si,comprese le cose belle ma comprese anche quelle brutte. Ognuna di queste cose esiste perché a qualche livello tu vuoi che esistano, e questo ci riporta a Ho'oponopono.Se tutto ciò che percepisci nel mondo esiste perché tu lo percepisci,prova a immaginare quale meraviglioso potere hai nelle tue mani?Si è così . E puoi scegliere di usarlo sempre di più o di farlo andare via! No, non sto parlando di creare biglietti da 500 euro dal nulla o di far sparire parenti noiosi. Ma è possibile creare la tua vita in modo da avere migliaia di biglietti da 500 euro e che i tuoi parenti non siano più una noia per te.Questa dritta da sola vale già il biglietto d'ingresso vero?Come è possibile fare tutto questo con Ho'oponopono? Semplicemente accettando la propria responsabilità .Quando veramente riesci a metabolizzare il fatto che stai letteralmente creando ogni singolo pezzo della tua esistenza, dalla più piccola molecola fino al grattacielo più alto,dall'amore più meraviglioso all'odio più lancinante, allora realizzi che puoi cambiare ognuna di queste cose visto che sei il responsabile del fatto che esistano. Lo puoi fare semplicemente mostrando gratitudine per tutte quelle cose nella tua vita che ringrazi che esistano e che vuoi che crescano e mostrando perdono invece per tutte quelle che vorresti mandare via o diminuire.Vediamo se sei stato attento:Se sei responsabile per tutte le cose nella tua esistenza, le belle ma anche le brutte, e hai il potere di diminuirle o permettere loro di crescere semplicemente mostrando gratitudine o perdono per esse,a chi stai mostrando gratitudine e perdono ora?........ Ok il tempo per pensare è finito. Sei TU! Se hai creato qualcosa di meraviglioso ringraziati per averlo fatto. Se hai creato qualcosa di terribile,perdona te stesso per averlo fatto,assicurandoti che non succederà più in futuro.Qui diventa difficile da mandare giù ,ma questi concetti sono verità ,sia a livello del proprio microcosmo sia a livello di macrocosmo.Tu sei responsabile per tutto ciò che fa parte della tua esistenza:Il terrorismo è colpa tua. Omicidi sono colpa tua. Fame e malattie sono colpa tua. Sparatorie nelle scuole sono colpa tua.Le tasse sono colpa tua. Fa male vero? Puoi scommettere che lo fa. Ma ecco le belle notizie:L'amore è colpa tua. La nascita di un bambino è colpa tua.La famiglia è colpa tua.Gli amici sono colpa tua. I miracoli nella medicina sono colpa tua. I vigli del fuoco sono colpa tua. Gli animali domestici sono colpa tua. La curiosità di un bambino è colpa tua. La gioia allo stato puro è tutta colpa tua!Cominci a vedere il tuo potere ora? Puoi fare tutto.Infatti stai facendo tutto questo. Anche ora in questo momento in cui stai leggendo questo articolo stai nello stesso tempo creando e distruggendo il tuo mondo.Se vai a letto stasera e non riesci a dormire lo hai creato. Quando posi la testa sul cuscino e fai la più bella dormita della tua vita hai creato anche questo. Quando ti alzi la mattina e piove così forte che non riesci nemmeno a vedere la tua macchina nel vialetto di casa, è una tua creazione. Quando ti alzi e ti saluta un'alba meravigliosa anche questo è una tua creazione.Tutto il bene , tutto il male e tutto quello che sta in mezzo è una tua creazione. E puoi controllare tutto ciò imparando a controllare la tua gratitudine e la tua capacità di perdonare con Ho'oponopono.Varie persone hanno diversi modi di invocare il potere di Ho'oponopono,ma visto che ho fiducia in Joe Vitale,utilizzo il suo metodo che può essere riassunto in quattro frasi che lui usa ogni volta che vuole invocare Ho'oponopono,chiamato anche " cleaning" :" ti voglio bene " Per favore perdonami" " grazie" Ecco! Pronunciando un mantra composto da queste quattro frasi più spesso possibile giorno dopo giorno,presto realizzerai che amando te stesso,chiedendo scusa ogni volta che fai qualcosa di sbagliato,perdonandoti per ogni errore,e ringraziandoti ogni volta che crei qualcosa di bello o che hai smesso di creare cose negative,allora puoi creare la vita giusta per te.Ricorda che la traduzione letterale di Ho'oponopono è mettere le cose a posto. Dal momento che sei l'unico creatore della tua intera esistenza,hai il potere di creare il mondo " giusto " in cui ti piace vivere,e lo puoi fare semplicemente pronunciando e avendo fiducia in queste quattro frasi.So che per alcuni tutto questo può sembrare incredibile.Rifiuti di accettare il fatto che sei letteralmente il creatore della tua intera esistenza e che la puoi facilmente cambiare con queste parole.Ecco un altro test: se non credi a nulla di tutto questo,chi ha creato questa incredulità? Pensaci sopra.E si,ti perdono.
NEURONI SPECCHIO
NEURONI SPECCHIO Tipologia di neuroni la cui esistenza è stata rilevata per la prima volta verso la metà degli anni '90 da Giacomo Rizzolatti e colleghi presso il dipartimento di neuroscienze dell'Università di Parma. Utilizzando come soggetti sperimentali dei macachi, questi ricercatori osservarono che alcuni gruppi di neuroni si attivavano non solo quando gli animali erano intenti a determinate azioni, ma anche quando guardavano qualcun altro compiere le stesse azioni. Studi successivi, effettuati con tecniche non invasive, hanno dimostrato l'esistenza di sistemi simili anche negli uomini. Sembrerebbe che essi interessino diverse aree cerebrali, comprese quelle del linguaggio. I neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella stessa azione. Per questo possiamo comprendere con facilità le azioni degli altri: nel nostro cervello si accendono circuiti nervosi che richiamano analoghe azioni compiute da noi in passato.Quest'ultima precisazione è molto importante. Infatti sembrerebbe che il "sistema specchio" entri in azione soltanto quando il soggetto osserva un comportamento che egli stesso ha posto in atto in precedenza. Ad esempio, si è visto che in un danzatore classico i neuroni specchio si attivano esclusivamente di fronte a una esibizione di danza classica, e non di fronte al ballo moderno, e viceversa. Anche il riconoscimento delle emozioni sembra poggiare su un insieme di circuiti neurali che, per quanto differenti, condividono quella proprietà "specchio" già rilevata nel caso della comprensione delle azioni. E' stato possibile studiare sperimentalmente alcune emozioni primarie: i risultati mostrano che quando osserviamo negli altri una manifestazione di dolore o di disgusto si attiva il medesimo substrato neuronale collegato alla percezione in prima persona dello stesso tipo di emozione. Un'altra conferma viene da studi clinici su pazienti affetti da patologie neurologiche: una volta perduta la capacità di provare un'emozione non si è più in grado di riconoscerla quando viene espressa da altri. Vi sono infine alcune evidenze sperimentali che sembrano indicare che anche la comprensione del linguaggio faccia riferimento, almeno per certi aspetti, a meccanismi di "risonanza" che coinvolgono il sistema motorio. Comprendere una frase che esprime un'azione provoca probabilmente un'attivazione degli stessi circuiti motori chiamati in causa durante l'effettiva esecuzione di quell'azione. La scoperta dei neuroni specchio potrebbe offrire una spiegazione biologica per almeno alcune forme di autismo, come, ad esempio, la sindrome di Asperger: in effetti, gli esperimenti in tal senso finora condotti sembrerebbero indicare un ridotto funzionamento di questo tipo di neuroni nei bambini autistici. Benché per ora si tratti soltanto di un'ipotesi, essa potrebbe aiutare a comprendere perché le persone autistiche non partecipano alla vita degli altri, non riescono ad entrare in sintonia con il mondo che li circonda, non capiscono il significato dei gesti e delle azioni altrui. Probabilmente non comprendono neppure le più comuni emozioni espresse dal volto e dagli atteggiamenti di coloro che li circondano: quello che per tutti è un sorriso, per loro potrebbe essere una semplice smorfia. L'esistenza dei neuroni specchio prospetta la necessità di una profonda modifica nelle attuali concezioni riguardanti il modo di operare della nostra mente. Sicuramente tale scoperta implica un drastico ridimensionamento del modello di mente prospettato dalla psicologia cognitivista (vedicognitivismo), basato sull'analogia funzionale con i calcolatori. Questo tipo di approccio concentra i propri sforzi soprattutto nel definire le regole formali che sarebbero alla base del funzionamento della mente, ignorando completamente il ruolo dell'esperienza corporea legata al comportamento motorio. I neuroni specchio implicano infatti l'esistenza di un meccanismo che consente di comprendere immediatamente il significato delle azioni altrui e persino delle intenzioni ad esse sottese senza porre in atto alcun tipo di ragionamento. Le ricerche sui neuroni specchio sono ancora agli inizi, ma è probabile - come osserva il neuroscienziato Vilayanur Ramachandran - che si tratti di una delle più importanti scoperte degli ultimi decenni.
NEURONI SPECCHIO Tipologia di neuroni la cui esistenza è stata rilevata per la prima volta verso la metà degli anni '90 da Giacomo Rizzolatti e colleghi presso il dipartimento di neuroscienze dell'Università di Parma. Utilizzando come soggetti sperimentali dei macachi, questi ricercatori osservarono che alcuni gruppi di neuroni si attivavano non solo quando gli animali erano intenti a determinate azioni, ma anche quando guardavano qualcun altro compiere le stesse azioni. Studi successivi, effettuati con tecniche non invasive, hanno dimostrato l'esistenza di sistemi simili anche negli uomini. Sembrerebbe che essi interessino diverse aree cerebrali, comprese quelle del linguaggio. I neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella stessa azione. Per questo possiamo comprendere con facilità le azioni degli altri: nel nostro cervello si accendono circuiti nervosi che richiamano analoghe azioni compiute da noi in passato.Quest'ultima precisazione è molto importante. Infatti sembrerebbe che il "sistema specchio" entri in azione soltanto quando il soggetto osserva un comportamento che egli stesso ha posto in atto in precedenza. Ad esempio, si è visto che in un danzatore classico i neuroni specchio si attivano esclusivamente di fronte a una esibizione di danza classica, e non di fronte al ballo moderno, e viceversa. Anche il riconoscimento delle emozioni sembra poggiare su un insieme di circuiti neurali che, per quanto differenti, condividono quella proprietà "specchio" già rilevata nel caso della comprensione delle azioni. E' stato possibile studiare sperimentalmente alcune emozioni primarie: i risultati mostrano che quando osserviamo negli altri una manifestazione di dolore o di disgusto si attiva il medesimo substrato neuronale collegato alla percezione in prima persona dello stesso tipo di emozione. Un'altra conferma viene da studi clinici su pazienti affetti da patologie neurologiche: una volta perduta la capacità di provare un'emozione non si è più in grado di riconoscerla quando viene espressa da altri. Vi sono infine alcune evidenze sperimentali che sembrano indicare che anche la comprensione del linguaggio faccia riferimento, almeno per certi aspetti, a meccanismi di "risonanza" che coinvolgono il sistema motorio. Comprendere una frase che esprime un'azione provoca probabilmente un'attivazione degli stessi circuiti motori chiamati in causa durante l'effettiva esecuzione di quell'azione. La scoperta dei neuroni specchio potrebbe offrire una spiegazione biologica per almeno alcune forme di autismo, come, ad esempio, la sindrome di Asperger: in effetti, gli esperimenti in tal senso finora condotti sembrerebbero indicare un ridotto funzionamento di questo tipo di neuroni nei bambini autistici. Benché per ora si tratti soltanto di un'ipotesi, essa potrebbe aiutare a comprendere perché le persone autistiche non partecipano alla vita degli altri, non riescono ad entrare in sintonia con il mondo che li circonda, non capiscono il significato dei gesti e delle azioni altrui. Probabilmente non comprendono neppure le più comuni emozioni espresse dal volto e dagli atteggiamenti di coloro che li circondano: quello che per tutti è un sorriso, per loro potrebbe essere una semplice smorfia. L'esistenza dei neuroni specchio prospetta la necessità di una profonda modifica nelle attuali concezioni riguardanti il modo di operare della nostra mente. Sicuramente tale scoperta implica un drastico ridimensionamento del modello di mente prospettato dalla psicologia cognitivista (vedicognitivismo), basato sull'analogia funzionale con i calcolatori. Questo tipo di approccio concentra i propri sforzi soprattutto nel definire le regole formali che sarebbero alla base del funzionamento della mente, ignorando completamente il ruolo dell'esperienza corporea legata al comportamento motorio. I neuroni specchio implicano infatti l'esistenza di un meccanismo che consente di comprendere immediatamente il significato delle azioni altrui e persino delle intenzioni ad esse sottese senza porre in atto alcun tipo di ragionamento. Le ricerche sui neuroni specchio sono ancora agli inizi, ma è probabile - come osserva il neuroscienziato Vilayanur Ramachandran - che si tratti di una delle più importanti scoperte degli ultimi decenni.
mantra e veda
Il termine Mantra nasce dall’unione tra le parole sanscrite “manas” ovvero mente e “trayati” che vuol dire liberare. Il Mantra in sostanza è un suono che permette alla mente di liberarsi dei pensieri. In particolare si tratta di una formula espressa con una o più sillabe, o lettere o frasi, generalmente in sanscrito, che vengono ripetute per un certo numero di volte (Namasmarana) in modo da ottenere uno specifico effetto che si manifesta al livello mentale oltre che fisico ed energetico. Il numero di Mantra esistenti sono numerosi e usati per svariati scopi; il più conosciuto è il Mantra “Om” (AUM). L’origine dei Mantra è rintracciabile all’interno dei sacri testi Indù, in particolare nei Veda. In questi testi, considerati delle vere opere d'arte, la tecnica di scrittura si sviluppa su due righe, dette "slokas". Molti Mantra però vengono eseguiti su una riga singola o addirittura usando varie combinazione con singole parole. Per gli scrittori Indù che diedero vita alle Upanishad, la sillaba “Aum” stessa rappresenta un mantra, ed è un’emanazione di Brahman, il Creatore di ogni cosa nell’Universo.
Il suo potere è così grande che la pronuncia esatta di questa sillaba consente di giungere all’illuminazione, sperimentando così il divino. I suoni emessi dai Mantra possono essere anche considerati come una sorta di archetipi. Ciò che simboleggiano è dipendente al contesto e alla mente di chi li emette. Particolari analisi sul simbolismo dei suoni hanno dimostrato che questi ultimi hanno un significato intrinseco indipendentemente se siamo consapevoli di loro o meno. Alla luce di questo non possiamo ritenere i Mantrasolo un’espressione fonetica senza alcun significato ma un insieme di precise vibrazione che se ripetute adeguatamente potranno avere effetti positivi su spirito, mente e corpo. I Mantra possono essere associati alle formule magiche avendo con esse vari punti in comune. Essi avrebbe la capacità di trasformare in azione ogni desiderio o volontà umana. In molti casi i suoni orali vengono considerati come una manifestazione vocale del Divino. I Mantra possono essere associati a dei veri e propri suoni cheemettono vibrazioni, poiché la corretta pronuncia assume grande un’importanza (grazie allo sviluppo della scienza fonetica, in India, migliaia di anni fa). Il fine ultimo è quello di liberare la mente dalla realtà illusoria e dalle inclinazioni materiali. La continua ripetizione di un Mantra è definita cantilena. Lo schema generale di un Mantra è composto dal nome di una entità divina che viene salutata con questa formula: “Aum namah ------“, “Aum namo ------“, oppure, “Aum Jai (Gloria) -----“ o con altre combinazioni diverse. In Tibet, molti buddhisti scolpiscono i Mantra nella roccia come forma di devozione e il loro uso differisce in relazione alle varie scuole spirituali o filosofiche. Il loro scopo principale è quello di amplificatori spirituali. Un insieme di parole e vibrazioni che inducono nei devoti una concentrazione sempre più intensa. Ma ilMantra viene utilizzato anche per arricchirsi, sbarazzarsi dei nemici o evitare i pericoli. L’origine dei Mantra è da ricercarsi in India, all'interno dell'Induismo Vedico e nel Jainismo. Al giorno d’oggi sono abbastanza conosciute tra le attuali e variegate pratiche spirituali, che si rifanno, non sempre con le modalità corrette, alle antiche pratiche delle religioni Orientali. Un Mantra ha due aspetti: il primo è chiamato “manana”, e sta a significare che tutto ciò che si è ascoltato deve entrare profondamente nella mente; il secondo aspetto viene detto “trānia”, e vuol dire che ciò che è entrato nella mente, in essa deve essere fissata e conservata. I Mantra possono essere considerati strumenti per pregare, adorare oppure come sistema terapeutico e di sviluppo interiore e spirituale.
Essi sono suddivisi in dieci karma (azioni):
Śānti (della pace profonda): libera dalle malattie, problemi psicologici, paura, illusione.
Istambhan (che paralizza): servono per bloccare, nell’ambiente naturale, qualsiasi tipo di essere vivente od oggetto inanimato.
Mohana (attraente): sono usati per ammaliare uomini, donne e anche animali.
Uchchatan (che turba): servono a sconvolgere l’equilibrio mentale, così da aumentarne il dubbio, l’incertezza, la paura, le delusione; chiunque ne subisca l’influenza agisce come se fosse vittima di una possessione.
Vaśikaran (controllo della coscienza): il loro scopo è quello di sottomettere le persone fino a renderlo schiavo così da fargli perdere la capacità di scelta rendendolo simile ad una marionetta.
Ākarśan: vengono utilizzati per attrarre persone che vivono lontano.
Qui di seguito riportiamo alcuni tipi di Mantra
Gāyatrī mantra
Oṃ bhūr buvaḥ svaḥ | tat savitur vareṇyaṃ | bhargo devasya dhīmahi | dhiyo yo naḥ pracodayāt
"Sfera terrestre, sfera dello spazio, sfera celeste! Contempliamo lo splendore dello spirito solare, il creatore divino. Possa egli guidare i nostri spiriti."
Rudra mantra
Oṃ tryambakaṃ yajāmahe sugandhiṃ puṣṭivardhanam urvārukam iva bandhanān mṛtyor mukṣīya māmṛtāt
"Veneriamo il Signore dai tre occhi, profumato, che dà la forza e la libera dalla morte. Possa liberarci dai legami della morte." Il mantra è rivolto a Śiva nel suo aspetto distruttivo, Rudra, ed è un'esortazione il cui scopo è di allontanare la morte, nel senso di prevenire l'invecchiamento.
Mantra rivolto alla Dea suprema
Auṃ Krīṃ Krīṃ Hūṃ Hūṃ Hrīṃ Hrīṃ Svāhā
Lo scopo di questo mantra è generico, viene recitato per ottenere qualsiasi realizzazione.
Śiva panchākśara mantra
Oṃ namaḥ Śivāya
"Io mi inchino davanti a Śiva.
È il mantra principale nelle correnti devozionali śaiva. Composto di cinque sillabe (panchākśara vuol dire appunto "cinque sillabe", e cinque è il numero sacro di Śiva), viene ripetuto in genere 108 volte, o anche 5 volte tre volte al giorno.
Netra mantra
Oṃ Juṃ Saḥ
È detto anche "il mantra dell'occhio di Śiva"
Hare Krsna mantra
Hare Kṛṣṇa Hare Kṛṣṇa | Kṛṣṇa Kṛṣṇa Hare Hare | Hare Rāma Hare Rāma | Rāma Rāma Hare Hare
Noto anche come Mahā mantra ("grande mantra"), è il mantra più noto delle correnti devozionali krishnaite, molto conosciuto anche in Occidente. Hare è appellativi di Viṣṇu, Rāma è il settimo avatāra di Viṣṇu; l'intonazione del mantra è considerata dai fedeli come il metodo più semplice per esprimere l'amore di Dio, Kṛṣṇa medesimo, completa manifestazione di Īśvara.
Mantra rāja
Śrīṃ Hrīṃ Klīṃ Kṛṣṇāya Svāhā
"Fortuna, Illusione, Desiderio, Offerta al dio oscuro"
Il dio oscuro è Krsna, con riferimento al colore della sua pelle. Il mantra invoca tre aspetti del dio, e ha come scopo di ispirare l'amore divino.
Veda (in alfabeto devanāgarī वेद[1], sanscrito vedico Vedá) sono un'antichissima raccolta in sanscrito vedico di testi sacri dei popoli ariiche invasero intorno al XX secolo a.C. l'India settentrionale, costituenti laciviltà religiosa vedica, divenendo, a partire della nostra era, opere di primaria importanza presso quel differenziato insieme di dottrine e credenze religiose che va sotto il nome di Induismo.
La raccolta dei Veda consiste[3]:
- nelle quattro Saṃhitā (संहिता): Ṛgveda (ऋग्वेद), Sāmaveda (सामवेद), Yajurveda(यजुर्वेद) e Atharvaveda (अथर्ववेद), composte tra il 2000 a.C. e il 1100 a.C.[4];
- nei Brāhmaṇa (ब्राह्मणं), commentari alle quattro Saṃhitā composti tra il 1100 a.C. e l'800 a.C.;
- nelle Āraṇyaka (आरण्यक), testi esoterici riservati agli eremiti delle foreste o comunque recitati al di fuori del contesto dei villaggi, composte tra il 1100 e l'800 a.C.;
- nelle Upaniṣad (उपिनषद), opere di ulteriore approfondimento composte tra l'800 e il500 a.C.;
- nei Sūtra (सूत्र) e nei Vedāṅga (वेदाङ्ग), opere di codificazione dei riti, composti dal 500 a.C. in poi.
I Veda nelle tradizioni hindu
« Quello enunciato nel Veda è il Dharma supremo; in secondo luogo viene quello della tradizione sacra; segue poi quello praticato dagli uomini dabbene. Ecco i tre dharma eterni. » (Mahābhārata, XIII, 141, 65; citato in La saggezza indiana, a cura di Gabriele Mandel, Rusconi, 1999)
La posizione assunta dalle varie tradizioni religiose e scuole religioso-filosofiche dell'Induismo nei confronti dei Veda, è da un lato strettamente connessa alla considerazione della parola in sé, dall'altro all'aspetto rivelatorio dei Veda stessi, la śruti. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, va fatta una prima distinzione fra tradizioni vicine all'ortodossia brahmanica, e che riconoscono l'autorità dei Veda, e tradizioni che invece se ne allontanano.
Fra le Darśana, per la Mīmāmsā, che considera le parole eterne, i Veda risultano essere senza tempo e increati. Differente è la posizione dei razionalisti del Nyāya, per i quali i Veda sono emanati da Dio.[5]
Il termine Mantra nasce dall’unione tra le parole sanscrite “manas” ovvero mente e “trayati” che vuol dire liberare. Il Mantra in sostanza è un suono che permette alla mente di liberarsi dei pensieri. In particolare si tratta di una formula espressa con una o più sillabe, o lettere o frasi, generalmente in sanscrito, che vengono ripetute per un certo numero di volte (Namasmarana) in modo da ottenere uno specifico effetto che si manifesta al livello mentale oltre che fisico ed energetico. Il numero di Mantra esistenti sono numerosi e usati per svariati scopi; il più conosciuto è il Mantra “Om” (AUM). L’origine dei Mantra è rintracciabile all’interno dei sacri testi Indù, in particolare nei Veda. In questi testi, considerati delle vere opere d'arte, la tecnica di scrittura si sviluppa su due righe, dette "slokas". Molti Mantra però vengono eseguiti su una riga singola o addirittura usando varie combinazione con singole parole. Per gli scrittori Indù che diedero vita alle Upanishad, la sillaba “Aum” stessa rappresenta un mantra, ed è un’emanazione di Brahman, il Creatore di ogni cosa nell’Universo.
Il suo potere è così grande che la pronuncia esatta di questa sillaba consente di giungere all’illuminazione, sperimentando così il divino. I suoni emessi dai Mantra possono essere anche considerati come una sorta di archetipi. Ciò che simboleggiano è dipendente al contesto e alla mente di chi li emette. Particolari analisi sul simbolismo dei suoni hanno dimostrato che questi ultimi hanno un significato intrinseco indipendentemente se siamo consapevoli di loro o meno. Alla luce di questo non possiamo ritenere i Mantrasolo un’espressione fonetica senza alcun significato ma un insieme di precise vibrazione che se ripetute adeguatamente potranno avere effetti positivi su spirito, mente e corpo. I Mantra possono essere associati alle formule magiche avendo con esse vari punti in comune. Essi avrebbe la capacità di trasformare in azione ogni desiderio o volontà umana. In molti casi i suoni orali vengono considerati come una manifestazione vocale del Divino. I Mantra possono essere associati a dei veri e propri suoni cheemettono vibrazioni, poiché la corretta pronuncia assume grande un’importanza (grazie allo sviluppo della scienza fonetica, in India, migliaia di anni fa). Il fine ultimo è quello di liberare la mente dalla realtà illusoria e dalle inclinazioni materiali. La continua ripetizione di un Mantra è definita cantilena. Lo schema generale di un Mantra è composto dal nome di una entità divina che viene salutata con questa formula: “Aum namah ------“, “Aum namo ------“, oppure, “Aum Jai (Gloria) -----“ o con altre combinazioni diverse. In Tibet, molti buddhisti scolpiscono i Mantra nella roccia come forma di devozione e il loro uso differisce in relazione alle varie scuole spirituali o filosofiche. Il loro scopo principale è quello di amplificatori spirituali. Un insieme di parole e vibrazioni che inducono nei devoti una concentrazione sempre più intensa. Ma ilMantra viene utilizzato anche per arricchirsi, sbarazzarsi dei nemici o evitare i pericoli. L’origine dei Mantra è da ricercarsi in India, all'interno dell'Induismo Vedico e nel Jainismo. Al giorno d’oggi sono abbastanza conosciute tra le attuali e variegate pratiche spirituali, che si rifanno, non sempre con le modalità corrette, alle antiche pratiche delle religioni Orientali. Un Mantra ha due aspetti: il primo è chiamato “manana”, e sta a significare che tutto ciò che si è ascoltato deve entrare profondamente nella mente; il secondo aspetto viene detto “trānia”, e vuol dire che ciò che è entrato nella mente, in essa deve essere fissata e conservata. I Mantra possono essere considerati strumenti per pregare, adorare oppure come sistema terapeutico e di sviluppo interiore e spirituale.
Essi sono suddivisi in dieci karma (azioni):
Śānti (della pace profonda): libera dalle malattie, problemi psicologici, paura, illusione.
Istambhan (che paralizza): servono per bloccare, nell’ambiente naturale, qualsiasi tipo di essere vivente od oggetto inanimato.
Mohana (attraente): sono usati per ammaliare uomini, donne e anche animali.
Uchchatan (che turba): servono a sconvolgere l’equilibrio mentale, così da aumentarne il dubbio, l’incertezza, la paura, le delusione; chiunque ne subisca l’influenza agisce come se fosse vittima di una possessione.
Vaśikaran (controllo della coscienza): il loro scopo è quello di sottomettere le persone fino a renderlo schiavo così da fargli perdere la capacità di scelta rendendolo simile ad una marionetta.
Ākarśan: vengono utilizzati per attrarre persone che vivono lontano.
Qui di seguito riportiamo alcuni tipi di Mantra
Gāyatrī mantra
Oṃ bhūr buvaḥ svaḥ | tat savitur vareṇyaṃ | bhargo devasya dhīmahi | dhiyo yo naḥ pracodayāt
"Sfera terrestre, sfera dello spazio, sfera celeste! Contempliamo lo splendore dello spirito solare, il creatore divino. Possa egli guidare i nostri spiriti."
Rudra mantra
Oṃ tryambakaṃ yajāmahe sugandhiṃ puṣṭivardhanam urvārukam iva bandhanān mṛtyor mukṣīya māmṛtāt
"Veneriamo il Signore dai tre occhi, profumato, che dà la forza e la libera dalla morte. Possa liberarci dai legami della morte." Il mantra è rivolto a Śiva nel suo aspetto distruttivo, Rudra, ed è un'esortazione il cui scopo è di allontanare la morte, nel senso di prevenire l'invecchiamento.
Mantra rivolto alla Dea suprema
Auṃ Krīṃ Krīṃ Hūṃ Hūṃ Hrīṃ Hrīṃ Svāhā
Lo scopo di questo mantra è generico, viene recitato per ottenere qualsiasi realizzazione.
Śiva panchākśara mantra
Oṃ namaḥ Śivāya
"Io mi inchino davanti a Śiva.
Gāyatrī mantra
Oṃ bhūr buvaḥ svaḥ | tat savitur vareṇyaṃ | bhargo devasya dhīmahi | dhiyo yo naḥ pracodayāt
"Sfera terrestre, sfera dello spazio, sfera celeste! Contempliamo lo splendore dello spirito solare, il creatore divino. Possa egli guidare i nostri spiriti."
Rudra mantra
Oṃ tryambakaṃ yajāmahe sugandhiṃ puṣṭivardhanam urvārukam iva bandhanān mṛtyor mukṣīya māmṛtāt
"Veneriamo il Signore dai tre occhi, profumato, che dà la forza e la libera dalla morte. Possa liberarci dai legami della morte." Il mantra è rivolto a Śiva nel suo aspetto distruttivo, Rudra, ed è un'esortazione il cui scopo è di allontanare la morte, nel senso di prevenire l'invecchiamento.
Mantra rivolto alla Dea suprema
Auṃ Krīṃ Krīṃ Hūṃ Hūṃ Hrīṃ Hrīṃ Svāhā
Lo scopo di questo mantra è generico, viene recitato per ottenere qualsiasi realizzazione.
Śiva panchākśara mantra
Oṃ namaḥ Śivāya
"Io mi inchino davanti a Śiva.
È il mantra principale nelle correnti devozionali śaiva. Composto di cinque sillabe (panchākśara vuol dire appunto "cinque sillabe", e cinque è il numero sacro di Śiva), viene ripetuto in genere 108 volte, o anche 5 volte tre volte al giorno.
Netra mantra
Oṃ Juṃ Saḥ
È detto anche "il mantra dell'occhio di Śiva"
Hare Krsna mantra
Hare Kṛṣṇa Hare Kṛṣṇa | Kṛṣṇa Kṛṣṇa Hare Hare | Hare Rāma Hare Rāma | Rāma Rāma Hare Hare
Noto anche come Mahā mantra ("grande mantra"), è il mantra più noto delle correnti devozionali krishnaite, molto conosciuto anche in Occidente. Hare è appellativi di Viṣṇu, Rāma è il settimo avatāra di Viṣṇu; l'intonazione del mantra è considerata dai fedeli come il metodo più semplice per esprimere l'amore di Dio, Kṛṣṇa medesimo, completa manifestazione di Īśvara.
Mantra rāja
Śrīṃ Hrīṃ Klīṃ Kṛṣṇāya Svāhā
"Fortuna, Illusione, Desiderio, Offerta al dio oscuro"
Il dio oscuro è Krsna, con riferimento al colore della sua pelle. Il mantra invoca tre aspetti del dio, e ha come scopo di ispirare l'amore divino.
Veda (in alfabeto devanāgarī वेद[1], sanscrito vedico Vedá) sono un'antichissima raccolta in sanscrito vedico di testi sacri dei popoli ariiche invasero intorno al XX secolo a.C. l'India settentrionale, costituenti laciviltà religiosa vedica, divenendo, a partire della nostra era, opere di primaria importanza presso quel differenziato insieme di dottrine e credenze religiose che va sotto il nome di Induismo.
La raccolta dei Veda consiste[3]:
« Quello enunciato nel Veda è il Dharma supremo; in secondo luogo viene quello della tradizione sacra; segue poi quello praticato dagli uomini dabbene. Ecco i tre dharma eterni. » (Mahābhārata, XIII, 141, 65; citato in La saggezza indiana, a cura di Gabriele Mandel, Rusconi, 1999)
La posizione assunta dalle varie tradizioni religiose e scuole religioso-filosofiche dell'Induismo nei confronti dei Veda, è da un lato strettamente connessa alla considerazione della parola in sé, dall'altro all'aspetto rivelatorio dei Veda stessi, la śruti. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, va fatta una prima distinzione fra tradizioni vicine all'ortodossia brahmanica, e che riconoscono l'autorità dei Veda, e tradizioni che invece se ne allontanano.
Fra le Darśana, per la Mīmāmsā, che considera le parole eterne, i Veda risultano essere senza tempo e increati. Differente è la posizione dei razionalisti del Nyāya, per i quali i Veda sono emanati da Dio.[5]
Netra mantra
Oṃ Juṃ Saḥ
È detto anche "il mantra dell'occhio di Śiva"
Hare Krsna mantra
Hare Kṛṣṇa Hare Kṛṣṇa | Kṛṣṇa Kṛṣṇa Hare Hare | Hare Rāma Hare Rāma | Rāma Rāma Hare Hare
Noto anche come Mahā mantra ("grande mantra"), è il mantra più noto delle correnti devozionali krishnaite, molto conosciuto anche in Occidente. Hare è appellativi di Viṣṇu, Rāma è il settimo avatāra di Viṣṇu; l'intonazione del mantra è considerata dai fedeli come il metodo più semplice per esprimere l'amore di Dio, Kṛṣṇa medesimo, completa manifestazione di Īśvara.
Mantra rāja
Śrīṃ Hrīṃ Klīṃ Kṛṣṇāya Svāhā
"Fortuna, Illusione, Desiderio, Offerta al dio oscuro"
Il dio oscuro è Krsna, con riferimento al colore della sua pelle. Il mantra invoca tre aspetti del dio, e ha come scopo di ispirare l'amore divino.
Veda (in alfabeto devanāgarī वेद[1], sanscrito vedico Vedá) sono un'antichissima raccolta in sanscrito vedico di testi sacri dei popoli ariiche invasero intorno al XX secolo a.C. l'India settentrionale, costituenti laciviltà religiosa vedica, divenendo, a partire della nostra era, opere di primaria importanza presso quel differenziato insieme di dottrine e credenze religiose che va sotto il nome di Induismo.
La raccolta dei Veda consiste[3]:
- nelle quattro Saṃhitā (संहिता): Ṛgveda (ऋग्वेद), Sāmaveda (सामवेद), Yajurveda(यजुर्वेद) e Atharvaveda (अथर्ववेद), composte tra il 2000 a.C. e il 1100 a.C.[4];
- nei Brāhmaṇa (ब्राह्मणं), commentari alle quattro Saṃhitā composti tra il 1100 a.C. e l'800 a.C.;
- nelle Āraṇyaka (आरण्यक), testi esoterici riservati agli eremiti delle foreste o comunque recitati al di fuori del contesto dei villaggi, composte tra il 1100 e l'800 a.C.;
- nelle Upaniṣad (उपिनषद), opere di ulteriore approfondimento composte tra l'800 e il500 a.C.;
- nei Sūtra (सूत्र) e nei Vedāṅga (वेदाङ्ग), opere di codificazione dei riti, composti dal 500 a.C. in poi.
« Quello enunciato nel Veda è il Dharma supremo; in secondo luogo viene quello della tradizione sacra; segue poi quello praticato dagli uomini dabbene. Ecco i tre dharma eterni. » (Mahābhārata, XIII, 141, 65; citato in La saggezza indiana, a cura di Gabriele Mandel, Rusconi, 1999)
La posizione assunta dalle varie tradizioni religiose e scuole religioso-filosofiche dell'Induismo nei confronti dei Veda, è da un lato strettamente connessa alla considerazione della parola in sé, dall'altro all'aspetto rivelatorio dei Veda stessi, la śruti. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, va fatta una prima distinzione fra tradizioni vicine all'ortodossia brahmanica, e che riconoscono l'autorità dei Veda, e tradizioni che invece se ne allontanano.
Fra le Darśana, per la Mīmāmsā, che considera le parole eterne, i Veda risultano essere senza tempo e increati. Differente è la posizione dei razionalisti del Nyāya, per i quali i Veda sono emanati da Dio.[5]
Chakra
Chakra
Chakra e' una parola Sanscrita il cui significato e' ruota o disco e indica uno dei sette centri di base di energia nel corpo umano. Ciascuno di questi centri e' connesso, a livello di energie sottili, ai gangli principali dei nervi che si ramificano dalla colonna vertebrale (ma non si identifica con essi). In più i chakra sono correlati ai livelli della coscienza, agli elementi archetipici, alle fasi inerenti lo sviluppo della vita, ai colori, suoni, alle funzioni del corpo e a molto, molto altro.
La dottrina orientale che ne ha diffuso la conoscenza nel mondo occidentale considera i Chakra come aperture, porte di accesso all’essenza del corpo umano.
I CHAKRA PRINCIPALI SONO SETTE (ma ce ne sono molti altri secondari, circa un centinaio, che "idealmente" corrispondono coi punti meridiani dell'agopuntura).
Settimo Chakra: Sahasrara, della Corona, Centro del Vortice, Loto dai 1000 petali. Si riferisce alla coscienza come consapevolezza pura. Pensiero, identità universale, orientata verso autocoscienza.
Sesto Chakra: Ajna, Terzo Occhio, centro del Comando, delle Sopracciglia, della Conoscenza, della Saggezza Interiore; Esso apre le porte alle nostre facoltà psichiche e alla "comprensione". Visualizzazione. Vista Psichica.
Quinto Chakra: Vishuddha, del Collo, della Gola o Centro di Comunicazione; Suono, identità creativa, orientata verso l'auto-espressione
Quarto Chakra: Anahata, Centro del Cuore; è quello centrale del sistema. È collegato con l'amore ed è l'integratore degli opposti nella psiche:un quarto chakra sano ci permette di amare profondamente, di sperimentare la pietà e un senso profondo di pace.
Terzo Chakra: Manipura, del Plesso Solare, dell’Ombelico, della Milza, dello Stomaco e del Fegato Regola la nostra alimentazione, la volontà ed autonomia personali, così come il nostro metabolismo.
Secondo Chakra: Svadhistana, Sacrale o Centro della Croce; situato nell'addome, un po in basso dietro gli organi sessuali, è collegato con l'acqua come elemento, alle emozioni ed alla sessualità.
Primo Chakra: Muladhara, della Base, Centro della Radice o Centro del Coccige; Situato alla base della spina, questo chakra forma il nostro fondamento. Rappresenta la terra come elemento e quindi è collegato con i nostri istinti di sopravvivenza ed al nostro senso di realtà.
IL SISTEMA DEI CHAKRA
La loro funzione principale è quella di assorbire l'Energia Universale, metabolizzarla, alimentare le aure e rilasciare energia all'esterno. Quasi tutti li vedono come degli imbuti, che roteano e contemporaneamente fanno scorrere l'energia avanti ed indietro. Ciascuno dei sette centri ha sia una componente (solitamente dominante) anteriore che una componente (solitamente meno dominante) posteriore, che sono collegati intimamente, fatta però eccezione per il Primo ed il Settimo, che invece sono singoli. Dal Secondo al Quinto, l'aspetto anteriore si relaziona con i sentimenti e con le emozioni, mentre quello posteriore con la volontà. Per quanto riguarda il Sesto (anteriore e posteriore) ed il Settimo, la correlazione è con la mente e la ragione. Il Primo ed il Settimo. hanno inoltre l'importantissima funzione di collegamento per l'essere umano: essendo i Chakra più esterni del canale energetico, essi hanno la caratteristica di porre in relazione l'uomo con l'Universo da un lato e con la Terra dall'altro. Il perfetto funzionamento del sistema energetico è sinonimo di buona salute. Per aprire i Chakra esistono molte tecniche diverse, tra le quali il Reiki si evidenzia per la sua peculiare dolcezza e per la possibilità di armonizzare eventuali scompensi energetici. Ogni centro sovrintende a determinati organi, ed ha particolari funzioni a livello emotivo, psichico e spirituale. Tra i sette fondamentali, esistono delle precise affinità.
Primo con Settimo: Energia di base con Energia spirituale.
Secondo con Sesto: Energia del sentire a livello materiale con Energia del sentire a livello extrasensoriale.
Terzo con Quinto: Energia della mente operativa e del potere personale con Energia della mente superiore e della comunicazione.
Quarto: ponte tra i tre superiori ed i tre inferiori e fucina alchemica della trasformazione.
Ad ogni Chakra è associato un colore, che corrisponde e deriva dalla frequenza e dalla vibrazione del centro stesso. Inoltre ad ogni Chakra corrisponde un mantra, il suono di una nota musicale e, in alcuni casi, anche un elemento naturale (medicina cinese), un pianeta od un segno zodiacale.
Il nostro collegamento energetico al regno della coscienza pura e della nostra essenza spirituale.
Poiché il sistema dei chakra è il centro d'elaborazione principale per ogni funzione del nostro essere, il bloccaggio o una insufficienza energetica nei chakra provoca solitamente disordini nel corpo, nella mente o nello spirito. Un difetto nel flusso di energia che attraversa il dato chakra provocherà un difetto nell'energia fornita alle parti connesse del corpo fisico, così come interesserà tutti i livelli dell'essere. Ciò perché un campo di energia è un'entità Olistica; ogni parte di esso interessa ogni altra parte.
I sette chakras, con le corrispondenze che esistono fra loro e le funzioni differenti che interessano la totalità del nostro essere, sono di importanza grande per il "ricercatore" energetico. È importante sapere, tuttavia, che la comprensione del sistema dei chakra, crediamo, non è un'aggiunta utile per chi lavora con la guarigione. Il vero "healer" del campo di energia imparerà espandere la sua coscienza e sperimentare ciascuno dei centri come regno dell'essere. Mentre cominciate a percepire i chakras, mentre vi esercitate nel passare le mani e a sentire l'energia lungo i canali, potete desiderare di sperimentare la sensazione della natura unica di ogni chakra, nella vostra consapevolezza. E potete anche cominciare a guadagnare una certa comprensione nello stato di ogni centro nei vostri pazienti o amici.
Vediamo i chakra in dettaglio uno per uno
Primo Chakra: Sta ad indicare come sta in quel momento la persona rispetto alle sue energie fisiche. Se la persona è contenta di vivere, se è in buona salute, perlomeno se crede d’essere in buon rapporto con il suo corpo, se ha voglia di divertirsi, di giocare. Questo Chakra è normalmente associato alle ghiandole surrenali, agli arti inferiori, alla colonna vertebrale, all’intestino crasso, ai genitali e al sistema nervoso centrale. Le patologie che possono causare il suo funzionamento disarmonico sono: emorroidi, obesità, stipsi, sciatalgia, artrite deformante, anoressia nervosa, gonartrosi, gotta. Rientrano nella sfera dell’influenza del primo Chakra i bisogni primari dell’individuo, relativi alla sopravvivenza. Se c’è un funzionamento eccessivo di questo Chakra, sia i pensieri che le azioni saranno orientate alla soddisfazione ossessiva dei bisogni materiali e della sicurezza personale; si vorrà possedere tutto ciò che si desidera, mentre sarà difficile dare o donare qualcosa. Qualora ostacolati, si reagisce con aggressività, collera, violenza, sentimenti o modalità che esprimono un atteggiamento difensivo, legato alla mancanza di fiducia nelle forze vitali ancestrali; in questo atteggiamento c’è sempre la paura di perdere ciò che dà sicurezza e senso di benessere. Se invece vi fosse un’insufficiente funzionalità, si avrà debolezza e scarsa resistenza fisica ed emozionale. Molte cose verranno vissute con eccessiva preoccupazione, anche se molto banali. l’insicurezza esistenziale, nell’accezione più legata agli istinti primordiali, sarà il problema principale, ci si sentirà come se si fosse perso ogni punto d’appoggio. Ogni fatto della vita diventerà insormontabile, perciò si sogneranno condizioni più facili, più piacevoli e meno faticose, generando fughe mentali dalla realtà contingente. Se i Chakra superiori si sono sviluppati maggiormente rispetto agli inferiori, si avrà la sensazione d’esser fuori dal mondo, vivendo profondamente un senso di estraneità e di solitudine assoluta e senza speranza. Se il blocco energetico interessasse anche il terzo Chakra, oltre al primo, ci si potrebbe trovare in presenza d’anoressia. I cibi utili per attivare o riequilibrare il C. della base sono le proteine, le carni, noci, fagioli, uova e prodotti caseari. Le Pietre Collegate con Il Primo Chakra sono: Tormalina Nera, Ossidiana, Ossidiana Fiocco Di Neve, Onice, Ematite, Occhio Di Falco, Granato, Rubino, Corallo e Diaspro Rosso.
Secondo Chakra: É localizzato poco al di sopra del pube, ed è associato alle gonadi, ai genitali, ai reni, al basso addome ed ai sistemi circolatori. La sua funzione è legata al desiderio, al piacere, alla sessualità, alla procreazione, alla capacità di provare emozioni primordiali non mentali. Gli organi collegati con il secondo Chakra sono: intestino, vescica, utero, ovaie, prostata. I reni sono proprio il simbolo della paura. Le disfunzioni del secondo Chakra provocano a livello fisico impotenza, frigidità, patologie dell’apparato genitale, anche a livello lesionale (fibromi, adenomi prostatici, ecc.), dell’apparato urinario e rigidità lombosacrale. Dal punto di vista psicologico un secondo Chakra scompensato comporta mancanza di autostima, fobie, panico ed ansietà. Dal punto di vista emozionale, lo squilibrio di questo Chakra può condurre alla ricerca ossessiva del piacere, anche e soprattutto a livello sessuale sino all’aberrazione, qualora sia iperfunzionante, ma anche ad una totale chiusura nei confronti della sessualità della vita, generando una sorta d’anestesia della capacità di provare gioia non intellettuale, qualora sia invece ipofunzionante. Questo Chakra si riscontra spesso scompensato nei soggetti di sesso femminile (si tenga presente che la polarità propria di questo Chakra, come quella di tutti i Chakra pari, è Yin). Il secondo Chakra indica la nostra parte emozionale, le nostre paure, le cose che ci hanno spaventato, che ci paralizzano. É il primo passo dell’energia verso la smaterializzazione. Vale sempre la pena di ricordare, che i quattro principi alchemici sono in fondo i quattro principi dell’energia:
· 1) principio: nell’uno è il tutto, cioè nella mia cellula avviene la stessa cosa che avviene nella cellula della galassia; · 2) principio: la materia è la parte invisibile dell’invisibile, cioè quello che noi vediamo materializzato, è la parte che noi abbiamo reso tangibile rispetto all’omologa energia invisibile; · 3) principio: come in alto così in basso e viceversa, cioè lo Yin e lo Yang, il bianco e il nero, il giorno e la notte, la luce e il buio, ovvero quello che avviene ad un livello avviene anche all’altro livello. · 4) principio: la natura è costantemente rinnovata dal fuoco, vale a dire che solo nella fede quello che ti brucia dentro ti permette di rinnovare la tua vita. Le pietre collegate con il secondo Chakra sono: Agata Corniola, Eliotropio, Crisocolla, Crisoprasio, Quarzo Femmina, Ammonite, Angelite, Pietra Di Luna, Opale, Giada, Tigre Di Ferro, Howlite, Legno Pietrificato, Magnesite e Magnetite.
Terzo Chakra: In lingua sanscrita viene chiamato Manipura, che significa città dei gioielli. Esso è localizzato a livello del plesso solare, ed è associato a fegato, pancreas, stomaco, milza, parte alta dell’intestino ed a tutte le funzioni metaboliche e vegetative. Dal punto di vista psico-energetico, la sua funzione più importante è relativa all’affermazione personale ed all’esercizio del potere individuale rispetto al sociale ed all’ambiente in generale (indica la realizzazione della persona, quanto la persona vede realizzabile il suo desiderio di vita, quanto una persona vuole e desidera combattere per se stesso, quanto una persona si ama). Le patologie principali espresse dal terzo Chakra riguardano tutte le malattie metaboliche, quali il diabete, le iperlipidemie, le insufficienze epatiche, la cirrosi, le ulcere gastriche e duodenali, i tassi glicemici, ecc., nonché tutte le patologie riguardanti i processi di nutrizione, digestione ed assimilazione. Dal punto di vista psico-energetico è a livello di questo Chakra che si generano le forze emotive dirette verso l’ambiente esterno: i sentimenti d’amicizia, rancore, simpatia, antipatia, ecc. Esso è il fondamento della personalità sociale. Il funzionamento disarmonico di questo Chakra genera il desiderio sfrenato di potere, di manipolazione, per poter stravolgere la realtà sempre e a proprio favore; tendenzialmente si potrà notare un atteggiamento iperattivo, il quale viene messo in atto per nascondere il senso d’inadeguatezza e vuoto che è causato dall’impotenza a gestire le situazioni di potere assoluto che si pretenderebbe d’esercitare. La serenità interiore sarà fortemente compromessa e, ovviamente, sarà principale la soddisfazione del benessere materiale, sia pure a discapito di qualunque sentimento piacevole, giungendo addirittura a ritenerli indesiderabili e fastidiosi. Il soggetto che soffre di uno scompenso del terzo Chakra è portato a perdere il controllo delle proprie emozioni, ed a sviluppare un atteggiamento fortemente aggressivo, necessario per non permettere agli altri di mettere a nudo la propria pochezza interiore, fatto questo che smaschererebbe i giochi di potere di cui questo soggetto vive, creando una situazione di paralisi energetica che si esprimerebbe come impotenza disperata e disperante; un esempio di questo soggetto sconfitto, può essere data dall’immagine di quelle persone in genere di mezza età, ma sempre più spesso anche giovani, che trascorrono il proprio tempo in attività annichilenti e distruttive, quali il bere, fare uso di droghe più o meno riconosciute come tali, e che in genere hanno in famiglia un atteggiamento fortemente aggressivo e prevaricatore. A questi infatti fa seguito una situazione fortemente depressiva. In questo caso il soggetto avrà come obiettivo principale l’essere accettato e benvoluto dagli altri, e per raggiungere questo scopo negherà a se stesso per conformarsi al modo di pensare delle persone cui desidera piacere, soffocando e negando completamente i propri desideri ed emozioni; ciò nonostante, anzi, proprio a causa di questo atteggiamento frustante, aumenteranno le prepotenze e le angherie verso i membri della propria famiglia. Gli alimenti che possono essere utili per riequilibrare il terzo C. sono gli amidi, le farine integrali e gli zuccheri semplici. Le pietre collegate con il terzo Chakra sono: Pirite, Citrino, Topazio, Pietra Del Sole, Malachite, Quarzo Occhio Di Tigre, Malachite-Azzurrite, Malachite-Crisocolla, Diaspro Giallo, Blenda, Quarzo Rutilato, Aragonite, Calcite Arancio, Ambra ed Andalusite.
Quarto Chakra: Il Chakra del Cuore è collocato sullo sterno, all’incirca all’altezza della linea mediana orizzontale dei seni. Questo centro energetico è associato al cuore, ai polmoni, al timo, agli arti superiori, alla circolazione ed al sistema linfatico; le patologia connesse al suo squilibrio sono asma, ipertensione arteriosa, patologie cardiache, patologie polmonari, ecc. Nel caso di funzionamento disarmonico, sul piano fisico si potranno avere sintomi a livello del torace, quali senso di costrizione, dispnea, aritmie, tachicardia, palpitazioni, asma e via dicendo, senza peraltro avere riscontri oggettivi dalle indagini cliniche. Dal punto di vista psichico ed emozionale, si tende ad amare gli altri solo in funzione dei riconoscimenti e della gratitudine che questi possono dare in cambio. Qualora invece il Chakra fosse ipofunzionante, a livello fisico si evidenzierà un cattivo funzionamento del diaframma, con problemi respiratori e cardiaci, mentre dal punto di vista psichico ed emozionale si tenderà ad esprimere sentimenti d’odio e rancore, oppure di freddezza, indifferenza od insensibilità. Il quarto Chakra è il centro dell’intero sistema energetico dei Chakra; infatti esso collega i tre centri inferiori, di natura fisica ed emotiva, legati alla terra, con i tre superiori più mentali e spirituali, legati al cielo. É per mezzo dell’attività armonica di questo Chakra che le persone sono in grado di entrare in simpatia con tutto ciò che esiste, e di coglierne la bellezza e l’armonia. Infatti la funzione di questo centro energetico è quella della capacità di esprimere amore puro ed incondizionato. Il quarto Chakra è il centro che consente lo sviluppo e l’utilizzo della capacità di trasformazione e guarigione di sé e degli altri. Gli alimenti in relazione a questo Chakra sono i vegetali, poiché racchiudono in sé l’energia vitale della luce solare (cielo), e contemporaneamente l’energia vitale che proviene dalla terra. Le pietre collegate con il quarto Chakra sono: Quarzo Rosa, Kunzite, Rodocrosite, Rodonite, Tormalina Rosa, Tormalina Rosa/Verde, Tormalina Verde, Dioptasio o Pietra Delle Fate, ed Olivina o Peridoto o Crisolito.
Quinto Chakra: É il centro della capacità umana di esprimersi, comunicare ed ispirarsi, la creatività intesa in senso sottile, il rapporto con i nostri sentimenti. É lo scambio, dare per ricevere. Nel Chakra della gola, la creatività del Chakra sacrale si unisce alle energie degli altri Chakra. Possiamo esprimere soltanto ciò che abbiamo in noi stessi, e una delle finalità del quinto Chakra è proprio quella di consentirci un certo spazio interiore, che ci permetta di riflettere sui nostri pensieri e comportamenti. Quando sviluppiamo il Chakra della gola, i nostri pensieri non saranno più dominati dalle emozioni o dalle sensazioni fisiche, il che rende quindi possibile una conoscenza oggettiva. Le parti connesse al quinto Chakra sono: la tiroide, collo, gola, mascella, orecchie, paratiroidi, trachea, bronchi, esofago, braccia e lo sviluppo dello scheletro. Le patologie fisiche ad esso correlate fanno riferimento alle malattie organiche o funzionali relative agli organi che governa. Il timbro ed il tono della voce sono manifestazioni delle energie del quinto Chakra: tanto più la voce è armonica, piena e rotonda, tanto più questo centro sarà in equilibrio. Le patologie di tipo psichico che fanno riferimento a vishudda sono tutte riferite alla capacità di comunicare, non solo verso l’esterno, ma anche verso la propria interiorità; è tramite questo Chakra che si realizza la comunicazione tra mente e corpo; perciò le cosiddette malattie psicosomatiche possono anche essere riferite in varia misura alla disfunzione di questo Chakra Le pietre collegate con il quinto Chakra sono: Sodalite, Lapislazzuli, Turchese, Larimar, Tormalina Blu Indicolite, Calcedonio, Topazio Blu, Celestina, Acquamarina, Crisocolla, Labradorite, Calcite Verde e Calcite Blu.
Sesto Chakra:
É localizzato al centro della fronte, circa due dita al di sopra della radice del naso; il suo nome in sanscrito significa conoscere, percepire ed anche comandare. Questo Chakra è collegato alla ghiandola pituitaria, al controllo del sistema ormonale ed al cervelletto. Questo centro energetico è importante più che per la sua correlazione con disturbi di tipo fisico, soprattutto per il suo alto significato psichico. Ad esso è correlata la capacità e l’equilibrio psicospirituale, la corretta percezione di sé in relazione a sé stessi, ad un livello energetico che possiamo definire intuitivo, sensitivo, quindi oltre la mente. Molto probabilmente è a disfunzioni di questo Chakra che si possono far risalire patologie psichiatriche gravi, come ad esempio la schizzofrenia. Inoltre, poiché esso e associato alla regolazione di tutti i cicli dei vari piani della persona (fisici, mentali, emozionali, spirituali) occorre fare la seguente considerazione: ogni ciclo è un’oscillazione di tipo bipolare, perciò metaforicamente, ma poi neppure tanto, è caratteristica intrinseca del sesto Chakra il passaggio dalla luce al buio, anche in senso metafisico; da questo s’evidenzia come il buio dell’anima, spesso catalogato come depressione o peggio, possa essere riferito alla sua disfunzione. Il sesto Chakra rappresenta il pensiero, viene anche chiamato Chakra del Terzo Occhio. Questa è la sede delle più elevate facoltà mentali, delle capacità intellettuali, nonché della memoria e della volontà. Sviluppando la nostra consapevolezza, ed aprendo sempre di più il terzo occhio, la nostra immaginazione potrà produrre l’energia necessaria per realizzare i nostri desideri. Quando il Chakra del cuore è aperto e in congiunzione con quello del terzo occhio, possiamo trasmettere le nostre energie guaritrici sia da vicino che da lontano. Nello stesso tempo possiamo avere accesso a tutti i livelli della creazione, livelli che vanno anche al di là della realtà fisica. Una conoscenza di questo tipo ci perviene sotto forma di intuizioni, di chiaroveggenza e d’ipersensibilità nell’udire e nel percepire. Cose che prima avevamo sospettato solo vagamente, ci appaiono ora chiaramente. Le pietre collegate al sesto Chakra sono: Ametista, Fluorite, Sugilite, Lepidolite ed Azzurrite.
Settimo Chakra: È localizzato al vertice del cranio, nella zona del Bregma. É un Chakra non fisico, che si può in buona sostanza definire l’interfaccia tra la coscienza individuale e quella cosmica, universale. Non esiste un settimo Chakra bloccato, può essere soltanto più o meno sviluppato, in relazione al personale cammino spirituale dell’individuo. Non vi sono patologie note e specifiche legate a questo centro energetico, né a livello fisico né a livello mentale o spirituale; si sa solo che l’energia elaborata a questo livello ha effetti su tutti i tessuti e le funzioni dell’organismo, in modo più o meno evidente, intenso ed efficace. Il settimo Chakra è collegato al centro della sommità della testa, ed è rivolto verso l’alto; è collegato con il cervello e la ghiandola pineale. Qui siamo collegati con la sfera dell’essere, che racchiude tutte le forme e le caratteristiche non manifestate. Da questo luogo, un tempo abbiamo iniziato il nostro viaggio verso la vita, e sempre qui proviamo l’unità con il nostro principio originario divino, del quale tutti noi facciamo parte; ed è qui che il nostro campo personale d’energia diventa un tutt’uno con l’universo. Il cammino verso lo sviluppo del settimo Chakra viene indicato dal colore viola. Viola è il colore della meditazione e della devozione. Mentre si è in grado di influenzare intenzionalmente l’attivazione dei sei centri energetici inferiori, nel caso del settimo centro, tutto quello che possiamo fare è aprire noi stessi, e lasciare che le cose accadano attraverso di noi. Utilizzare le energie del settimo Chakra in terapia può essere utile quando si debba fare fronte a situazioni traumatiche gravi; infatti, per es. in relazione ai Fiori di Bach, il rimedio che più frequentemente viene associato al settimo Chakra è Rescue. Le pietre collegate al settimo Chakra sono: Quarzo Ialino o Cristallo Di Rocca, Pietre/Quarzo Ialino, Selenite, Quarzo Elestiale, Calcite Trasparente, Apofillite o Pietra di Poona, Quarzo Latteo, Diamante, Fluorite e Diamantino di Herkimer. Va ancora detto che il sesto ed il settimo Chakra risultano raramente squilibrati, mentre negli adulti quelli più frequentemente scompensati sono il terzo ed il quarto, e nei bambini il primo ed il secondo. A proposito del secondo Chakra, occorre precisare che spesso si trova scompensato nei soggetti femminili che vivono la loro sessualità, intesa sia in senso fisico che psichico, in modo conflittuale, sia a livello d’interiorità sia a livello di rapporti interpersonali o sociali. Nella valutazione dello stato di questi importanti centri energetici, occorre tenere presente anche il processo di crescita dell’individuo, poiché ogni età ha uno specifico Chakra associato ad essa. Nell’età associata ad un determinato centro energetico, questo sarà predominante sugli altri in termini di funzionalità energetica, secondo i seguenti valori (M.=maschio e F=femmina): C.1: 0-7 (M) e 0-6,5 (F) anni; C.2: 8-14 (M) e 7-12 (F) anni; C.3: 15-21 (M) e 13-18 (F) anni; C.4: 22-28 (N) e 19-24 (F) anni, C.5: 29-35 (M) e 25-30 (F) anni; C.6: 36-42 (M) e 31-36 (F) anni; C.7: 43-49 (M) e 37-42 (F) anni
Chakra
Chakra e' una parola Sanscrita il cui significato e' ruota o disco e indica uno dei sette centri di base di energia nel corpo umano. Ciascuno di questi centri e' connesso, a livello di energie sottili, ai gangli principali dei nervi che si ramificano dalla colonna vertebrale (ma non si identifica con essi). In più i chakra sono correlati ai livelli della coscienza, agli elementi archetipici, alle fasi inerenti lo sviluppo della vita, ai colori, suoni, alle funzioni del corpo e a molto, molto altro.
La dottrina orientale che ne ha diffuso la conoscenza nel mondo occidentale considera i Chakra come aperture, porte di accesso all’essenza del corpo umano.
I CHAKRA PRINCIPALI SONO SETTE (ma ce ne sono molti altri secondari, circa un centinaio, che "idealmente" corrispondono coi punti meridiani dell'agopuntura).
Settimo Chakra: Sahasrara, della Corona, Centro del Vortice, Loto dai 1000 petali. Si riferisce alla coscienza come consapevolezza pura. Pensiero, identità universale, orientata verso autocoscienza.
Sesto Chakra: Ajna, Terzo Occhio, centro del Comando, delle Sopracciglia, della Conoscenza, della Saggezza Interiore; Esso apre le porte alle nostre facoltà psichiche e alla "comprensione". Visualizzazione. Vista Psichica.
Quinto Chakra: Vishuddha, del Collo, della Gola o Centro di Comunicazione; Suono, identità creativa, orientata verso l'auto-espressione
Quarto Chakra: Anahata, Centro del Cuore; è quello centrale del sistema. È collegato con l'amore ed è l'integratore degli opposti nella psiche:un quarto chakra sano ci permette di amare profondamente, di sperimentare la pietà e un senso profondo di pace.
Terzo Chakra: Manipura, del Plesso Solare, dell’Ombelico, della Milza, dello Stomaco e del Fegato Regola la nostra alimentazione, la volontà ed autonomia personali, così come il nostro metabolismo.
Secondo Chakra: Svadhistana, Sacrale o Centro della Croce; situato nell'addome, un po in basso dietro gli organi sessuali, è collegato con l'acqua come elemento, alle emozioni ed alla sessualità.
Primo Chakra: Muladhara, della Base, Centro della Radice o Centro del Coccige; Situato alla base della spina, questo chakra forma il nostro fondamento. Rappresenta la terra come elemento e quindi è collegato con i nostri istinti di sopravvivenza ed al nostro senso di realtà.
IL SISTEMA DEI CHAKRA
La loro funzione principale è quella di assorbire l'Energia Universale, metabolizzarla, alimentare le aure e rilasciare energia all'esterno. Quasi tutti li vedono come degli imbuti, che roteano e contemporaneamente fanno scorrere l'energia avanti ed indietro. Ciascuno dei sette centri ha sia una componente (solitamente dominante) anteriore che una componente (solitamente meno dominante) posteriore, che sono collegati intimamente, fatta però eccezione per il Primo ed il Settimo, che invece sono singoli. Dal Secondo al Quinto, l'aspetto anteriore si relaziona con i sentimenti e con le emozioni, mentre quello posteriore con la volontà. Per quanto riguarda il Sesto (anteriore e posteriore) ed il Settimo, la correlazione è con la mente e la ragione. Il Primo ed il Settimo. hanno inoltre l'importantissima funzione di collegamento per l'essere umano: essendo i Chakra più esterni del canale energetico, essi hanno la caratteristica di porre in relazione l'uomo con l'Universo da un lato e con la Terra dall'altro. Il perfetto funzionamento del sistema energetico è sinonimo di buona salute. Per aprire i Chakra esistono molte tecniche diverse, tra le quali il Reiki si evidenzia per la sua peculiare dolcezza e per la possibilità di armonizzare eventuali scompensi energetici. Ogni centro sovrintende a determinati organi, ed ha particolari funzioni a livello emotivo, psichico e spirituale. Tra i sette fondamentali, esistono delle precise affinità.Primo con Settimo: Energia di base con Energia spirituale.
Secondo con Sesto: Energia del sentire a livello materiale con Energia del sentire a livello extrasensoriale.
Terzo con Quinto: Energia della mente operativa e del potere personale con Energia della mente superiore e della comunicazione.
Quarto: ponte tra i tre superiori ed i tre inferiori e fucina alchemica della trasformazione.
Ad ogni Chakra è associato un colore, che corrisponde e deriva dalla frequenza e dalla vibrazione del centro stesso. Inoltre ad ogni Chakra corrisponde un mantra, il suono di una nota musicale e, in alcuni casi, anche un elemento naturale (medicina cinese), un pianeta od un segno zodiacale.
Il nostro collegamento energetico al regno della coscienza pura e della nostra essenza spirituale.
Poiché il sistema dei chakra è il centro d'elaborazione principale per ogni funzione del nostro essere, il bloccaggio o una insufficienza energetica nei chakra provoca solitamente disordini nel corpo, nella mente o nello spirito. Un difetto nel flusso di energia che attraversa il dato chakra provocherà un difetto nell'energia fornita alle parti connesse del corpo fisico, così come interesserà tutti i livelli dell'essere. Ciò perché un campo di energia è un'entità Olistica; ogni parte di esso interessa ogni altra parte.
I sette chakras, con le corrispondenze che esistono fra loro e le funzioni differenti che interessano la totalità del nostro essere, sono di importanza grande per il "ricercatore" energetico. È importante sapere, tuttavia, che la comprensione del sistema dei chakra, crediamo, non è un'aggiunta utile per chi lavora con la guarigione. Il vero "healer" del campo di energia imparerà espandere la sua coscienza e sperimentare ciascuno dei centri come regno dell'essere. Mentre cominciate a percepire i chakras, mentre vi esercitate nel passare le mani e a sentire l'energia lungo i canali, potete desiderare di sperimentare la sensazione della natura unica di ogni chakra, nella vostra consapevolezza. E potete anche cominciare a guadagnare una certa comprensione nello stato di ogni centro nei vostri pazienti o amici.Vediamo i chakra in dettaglio uno per uno
Primo Chakra: Sta ad indicare come sta in quel momento la persona rispetto alle sue energie fisiche. Se la persona è contenta di vivere, se è in buona salute, perlomeno se crede d’essere in buon rapporto con il suo corpo, se ha voglia di divertirsi, di giocare. Questo Chakra è normalmente associato alle ghiandole surrenali, agli arti inferiori, alla colonna vertebrale, all’intestino crasso, ai genitali e al sistema nervoso centrale. Le patologie che possono causare il suo funzionamento disarmonico sono: emorroidi, obesità, stipsi, sciatalgia, artrite deformante, anoressia nervosa, gonartrosi, gotta. Rientrano nella sfera dell’influenza del primo Chakra i bisogni primari dell’individuo, relativi alla sopravvivenza. Se c’è un funzionamento eccessivo di questo Chakra, sia i pensieri che le azioni saranno orientate alla soddisfazione ossessiva dei bisogni materiali e della sicurezza personale; si vorrà possedere tutto ciò che si desidera, mentre sarà difficile dare o donare qualcosa. Qualora ostacolati, si reagisce con aggressività, collera, violenza, sentimenti o modalità che esprimono un atteggiamento difensivo, legato alla mancanza di fiducia nelle forze vitali ancestrali; in questo atteggiamento c’è sempre la paura di perdere ciò che dà sicurezza e senso di benessere. Se invece vi fosse un’insufficiente funzionalità, si avrà debolezza e scarsa resistenza fisica ed emozionale. Molte cose verranno vissute con eccessiva preoccupazione, anche se molto banali. l’insicurezza esistenziale, nell’accezione più legata agli istinti primordiali, sarà il problema principale, ci si sentirà come se si fosse perso ogni punto d’appoggio. Ogni fatto della vita diventerà insormontabile, perciò si sogneranno condizioni più facili, più piacevoli e meno faticose, generando fughe mentali dalla realtà contingente. Se i Chakra superiori si sono sviluppati maggiormente rispetto agli inferiori, si avrà la sensazione d’esser fuori dal mondo, vivendo profondamente un senso di estraneità e di solitudine assoluta e senza speranza. Se il blocco energetico interessasse anche il terzo Chakra, oltre al primo, ci si potrebbe trovare in presenza d’anoressia. I cibi utili per attivare o riequilibrare il C. della base sono le proteine, le carni, noci, fagioli, uova e prodotti caseari. Le Pietre Collegate con Il Primo Chakra sono: Tormalina Nera, Ossidiana, Ossidiana Fiocco Di Neve, Onice, Ematite, Occhio Di Falco, Granato, Rubino, Corallo e Diaspro Rosso.
Secondo Chakra: É localizzato poco al di sopra del pube, ed è associato alle gonadi, ai genitali, ai reni, al basso addome ed ai sistemi circolatori. La sua funzione è legata al desiderio, al piacere, alla sessualità, alla procreazione, alla capacità di provare emozioni primordiali non mentali. Gli organi collegati con il secondo Chakra sono: intestino, vescica, utero, ovaie, prostata. I reni sono proprio il simbolo della paura. Le disfunzioni del secondo Chakra provocano a livello fisico impotenza, frigidità, patologie dell’apparato genitale, anche a livello lesionale (fibromi, adenomi prostatici, ecc.), dell’apparato urinario e rigidità lombosacrale. Dal punto di vista psicologico un secondo Chakra scompensato comporta mancanza di autostima, fobie, panico ed ansietà. Dal punto di vista emozionale, lo squilibrio di questo Chakra può condurre alla ricerca ossessiva del piacere, anche e soprattutto a livello sessuale sino all’aberrazione, qualora sia iperfunzionante, ma anche ad una totale chiusura nei confronti della sessualità della vita, generando una sorta d’anestesia della capacità di provare gioia non intellettuale, qualora sia invece ipofunzionante. Questo Chakra si riscontra spesso scompensato nei soggetti di sesso femminile (si tenga presente che la polarità propria di questo Chakra, come quella di tutti i Chakra pari, è Yin). Il secondo Chakra indica la nostra parte emozionale, le nostre paure, le cose che ci hanno spaventato, che ci paralizzano. É il primo passo dell’energia verso la smaterializzazione. Vale sempre la pena di ricordare, che i quattro principi alchemici sono in fondo i quattro principi dell’energia:
· 1) principio: nell’uno è il tutto, cioè nella mia cellula avviene la stessa cosa che avviene nella cellula della galassia; · 2) principio: la materia è la parte invisibile dell’invisibile, cioè quello che noi vediamo materializzato, è la parte che noi abbiamo reso tangibile rispetto all’omologa energia invisibile; · 3) principio: come in alto così in basso e viceversa, cioè lo Yin e lo Yang, il bianco e il nero, il giorno e la notte, la luce e il buio, ovvero quello che avviene ad un livello avviene anche all’altro livello. · 4) principio: la natura è costantemente rinnovata dal fuoco, vale a dire che solo nella fede quello che ti brucia dentro ti permette di rinnovare la tua vita. Le pietre collegate con il secondo Chakra sono: Agata Corniola, Eliotropio, Crisocolla, Crisoprasio, Quarzo Femmina, Ammonite, Angelite, Pietra Di Luna, Opale, Giada, Tigre Di Ferro, Howlite, Legno Pietrificato, Magnesite e Magnetite.
Terzo Chakra: In lingua sanscrita viene chiamato Manipura, che significa città dei gioielli. Esso è localizzato a livello del plesso solare, ed è associato a fegato, pancreas, stomaco, milza, parte alta dell’intestino ed a tutte le funzioni metaboliche e vegetative. Dal punto di vista psico-energetico, la sua funzione più importante è relativa all’affermazione personale ed all’esercizio del potere individuale rispetto al sociale ed all’ambiente in generale (indica la realizzazione della persona, quanto la persona vede realizzabile il suo desiderio di vita, quanto una persona vuole e desidera combattere per se stesso, quanto una persona si ama). Le patologie principali espresse dal terzo Chakra riguardano tutte le malattie metaboliche, quali il diabete, le iperlipidemie, le insufficienze epatiche, la cirrosi, le ulcere gastriche e duodenali, i tassi glicemici, ecc., nonché tutte le patologie riguardanti i processi di nutrizione, digestione ed assimilazione. Dal punto di vista psico-energetico è a livello di questo Chakra che si generano le forze emotive dirette verso l’ambiente esterno: i sentimenti d’amicizia, rancore, simpatia, antipatia, ecc. Esso è il fondamento della personalità sociale. Il funzionamento disarmonico di questo Chakra genera il desiderio sfrenato di potere, di manipolazione, per poter stravolgere la realtà sempre e a proprio favore; tendenzialmente si potrà notare un atteggiamento iperattivo, il quale viene messo in atto per nascondere il senso d’inadeguatezza e vuoto che è causato dall’impotenza a gestire le situazioni di potere assoluto che si pretenderebbe d’esercitare. La serenità interiore sarà fortemente compromessa e, ovviamente, sarà principale la soddisfazione del benessere materiale, sia pure a discapito di qualunque sentimento piacevole, giungendo addirittura a ritenerli indesiderabili e fastidiosi. Il soggetto che soffre di uno scompenso del terzo Chakra è portato a perdere il controllo delle proprie emozioni, ed a sviluppare un atteggiamento fortemente aggressivo, necessario per non permettere agli altri di mettere a nudo la propria pochezza interiore, fatto questo che smaschererebbe i giochi di potere di cui questo soggetto vive, creando una situazione di paralisi energetica che si esprimerebbe come impotenza disperata e disperante; un esempio di questo soggetto sconfitto, può essere data dall’immagine di quelle persone in genere di mezza età, ma sempre più spesso anche giovani, che trascorrono il proprio tempo in attività annichilenti e distruttive, quali il bere, fare uso di droghe più o meno riconosciute come tali, e che in genere hanno in famiglia un atteggiamento fortemente aggressivo e prevaricatore. A questi infatti fa seguito una situazione fortemente depressiva. In questo caso il soggetto avrà come obiettivo principale l’essere accettato e benvoluto dagli altri, e per raggiungere questo scopo negherà a se stesso per conformarsi al modo di pensare delle persone cui desidera piacere, soffocando e negando completamente i propri desideri ed emozioni; ciò nonostante, anzi, proprio a causa di questo atteggiamento frustante, aumenteranno le prepotenze e le angherie verso i membri della propria famiglia. Gli alimenti che possono essere utili per riequilibrare il terzo C. sono gli amidi, le farine integrali e gli zuccheri semplici. Le pietre collegate con il terzo Chakra sono: Pirite, Citrino, Topazio, Pietra Del Sole, Malachite, Quarzo Occhio Di Tigre, Malachite-Azzurrite, Malachite-Crisocolla, Diaspro Giallo, Blenda, Quarzo Rutilato, Aragonite, Calcite Arancio, Ambra ed Andalusite.
Quarto Chakra: Il Chakra del Cuore è collocato sullo sterno, all’incirca all’altezza della linea mediana orizzontale dei seni. Questo centro energetico è associato al cuore, ai polmoni, al timo, agli arti superiori, alla circolazione ed al sistema linfatico; le patologia connesse al suo squilibrio sono asma, ipertensione arteriosa, patologie cardiache, patologie polmonari, ecc. Nel caso di funzionamento disarmonico, sul piano fisico si potranno avere sintomi a livello del torace, quali senso di costrizione, dispnea, aritmie, tachicardia, palpitazioni, asma e via dicendo, senza peraltro avere riscontri oggettivi dalle indagini cliniche. Dal punto di vista psichico ed emozionale, si tende ad amare gli altri solo in funzione dei riconoscimenti e della gratitudine che questi possono dare in cambio. Qualora invece il Chakra fosse ipofunzionante, a livello fisico si evidenzierà un cattivo funzionamento del diaframma, con problemi respiratori e cardiaci, mentre dal punto di vista psichico ed emozionale si tenderà ad esprimere sentimenti d’odio e rancore, oppure di freddezza, indifferenza od insensibilità. Il quarto Chakra è il centro dell’intero sistema energetico dei Chakra; infatti esso collega i tre centri inferiori, di natura fisica ed emotiva, legati alla terra, con i tre superiori più mentali e spirituali, legati al cielo. É per mezzo dell’attività armonica di questo Chakra che le persone sono in grado di entrare in simpatia con tutto ciò che esiste, e di coglierne la bellezza e l’armonia. Infatti la funzione di questo centro energetico è quella della capacità di esprimere amore puro ed incondizionato. Il quarto Chakra è il centro che consente lo sviluppo e l’utilizzo della capacità di trasformazione e guarigione di sé e degli altri. Gli alimenti in relazione a questo Chakra sono i vegetali, poiché racchiudono in sé l’energia vitale della luce solare (cielo), e contemporaneamente l’energia vitale che proviene dalla terra. Le pietre collegate con il quarto Chakra sono: Quarzo Rosa, Kunzite, Rodocrosite, Rodonite, Tormalina Rosa, Tormalina Rosa/Verde, Tormalina Verde, Dioptasio o Pietra Delle Fate, ed Olivina o Peridoto o Crisolito.
Quinto Chakra: É il centro della capacità umana di esprimersi, comunicare ed ispirarsi, la creatività intesa in senso sottile, il rapporto con i nostri sentimenti. É lo scambio, dare per ricevere. Nel Chakra della gola, la creatività del Chakra sacrale si unisce alle energie degli altri Chakra. Possiamo esprimere soltanto ciò che abbiamo in noi stessi, e una delle finalità del quinto Chakra è proprio quella di consentirci un certo spazio interiore, che ci permetta di riflettere sui nostri pensieri e comportamenti. Quando sviluppiamo il Chakra della gola, i nostri pensieri non saranno più dominati dalle emozioni o dalle sensazioni fisiche, il che rende quindi possibile una conoscenza oggettiva. Le parti connesse al quinto Chakra sono: la tiroide, collo, gola, mascella, orecchie, paratiroidi, trachea, bronchi, esofago, braccia e lo sviluppo dello scheletro. Le patologie fisiche ad esso correlate fanno riferimento alle malattie organiche o funzionali relative agli organi che governa. Il timbro ed il tono della voce sono manifestazioni delle energie del quinto Chakra: tanto più la voce è armonica, piena e rotonda, tanto più questo centro sarà in equilibrio. Le patologie di tipo psichico che fanno riferimento a vishudda sono tutte riferite alla capacità di comunicare, non solo verso l’esterno, ma anche verso la propria interiorità; è tramite questo Chakra che si realizza la comunicazione tra mente e corpo; perciò le cosiddette malattie psicosomatiche possono anche essere riferite in varia misura alla disfunzione di questo Chakra Le pietre collegate con il quinto Chakra sono: Sodalite, Lapislazzuli, Turchese, Larimar, Tormalina Blu Indicolite, Calcedonio, Topazio Blu, Celestina, Acquamarina, Crisocolla, Labradorite, Calcite Verde e Calcite Blu.
Sesto Chakra:
É localizzato al centro della fronte, circa due dita al di sopra della radice del naso; il suo nome in sanscrito significa conoscere, percepire ed anche comandare. Questo Chakra è collegato alla ghiandola pituitaria, al controllo del sistema ormonale ed al cervelletto. Questo centro energetico è importante più che per la sua correlazione con disturbi di tipo fisico, soprattutto per il suo alto significato psichico. Ad esso è correlata la capacità e l’equilibrio psicospirituale, la corretta percezione di sé in relazione a sé stessi, ad un livello energetico che possiamo definire intuitivo, sensitivo, quindi oltre la mente. Molto probabilmente è a disfunzioni di questo Chakra che si possono far risalire patologie psichiatriche gravi, come ad esempio la schizzofrenia. Inoltre, poiché esso e associato alla regolazione di tutti i cicli dei vari piani della persona (fisici, mentali, emozionali, spirituali) occorre fare la seguente considerazione: ogni ciclo è un’oscillazione di tipo bipolare, perciò metaforicamente, ma poi neppure tanto, è caratteristica intrinseca del sesto Chakra il passaggio dalla luce al buio, anche in senso metafisico; da questo s’evidenzia come il buio dell’anima, spesso catalogato come depressione o peggio, possa essere riferito alla sua disfunzione. Il sesto Chakra rappresenta il pensiero, viene anche chiamato Chakra del Terzo Occhio. Questa è la sede delle più elevate facoltà mentali, delle capacità intellettuali, nonché della memoria e della volontà. Sviluppando la nostra consapevolezza, ed aprendo sempre di più il terzo occhio, la nostra immaginazione potrà produrre l’energia necessaria per realizzare i nostri desideri. Quando il Chakra del cuore è aperto e in congiunzione con quello del terzo occhio, possiamo trasmettere le nostre energie guaritrici sia da vicino che da lontano. Nello stesso tempo possiamo avere accesso a tutti i livelli della creazione, livelli che vanno anche al di là della realtà fisica. Una conoscenza di questo tipo ci perviene sotto forma di intuizioni, di chiaroveggenza e d’ipersensibilità nell’udire e nel percepire. Cose che prima avevamo sospettato solo vagamente, ci appaiono ora chiaramente. Le pietre collegate al sesto Chakra sono: Ametista, Fluorite, Sugilite, Lepidolite ed Azzurrite.
Settimo Chakra: È localizzato al vertice del cranio, nella zona del Bregma. É un Chakra non fisico, che si può in buona sostanza definire l’interfaccia tra la coscienza individuale e quella cosmica, universale. Non esiste un settimo Chakra bloccato, può essere soltanto più o meno sviluppato, in relazione al personale cammino spirituale dell’individuo. Non vi sono patologie note e specifiche legate a questo centro energetico, né a livello fisico né a livello mentale o spirituale; si sa solo che l’energia elaborata a questo livello ha effetti su tutti i tessuti e le funzioni dell’organismo, in modo più o meno evidente, intenso ed efficace. Il settimo Chakra è collegato al centro della sommità della testa, ed è rivolto verso l’alto; è collegato con il cervello e la ghiandola pineale. Qui siamo collegati con la sfera dell’essere, che racchiude tutte le forme e le caratteristiche non manifestate. Da questo luogo, un tempo abbiamo iniziato il nostro viaggio verso la vita, e sempre qui proviamo l’unità con il nostro principio originario divino, del quale tutti noi facciamo parte; ed è qui che il nostro campo personale d’energia diventa un tutt’uno con l’universo. Il cammino verso lo sviluppo del settimo Chakra viene indicato dal colore viola. Viola è il colore della meditazione e della devozione. Mentre si è in grado di influenzare intenzionalmente l’attivazione dei sei centri energetici inferiori, nel caso del settimo centro, tutto quello che possiamo fare è aprire noi stessi, e lasciare che le cose accadano attraverso di noi. Utilizzare le energie del settimo Chakra in terapia può essere utile quando si debba fare fronte a situazioni traumatiche gravi; infatti, per es. in relazione ai Fiori di Bach, il rimedio che più frequentemente viene associato al settimo Chakra è Rescue. Le pietre collegate al settimo Chakra sono: Quarzo Ialino o Cristallo Di Rocca, Pietre/Quarzo Ialino, Selenite, Quarzo Elestiale, Calcite Trasparente, Apofillite o Pietra di Poona, Quarzo Latteo, Diamante, Fluorite e Diamantino di Herkimer. Va ancora detto che il sesto ed il settimo Chakra risultano raramente squilibrati, mentre negli adulti quelli più frequentemente scompensati sono il terzo ed il quarto, e nei bambini il primo ed il secondo. A proposito del secondo Chakra, occorre precisare che spesso si trova scompensato nei soggetti femminili che vivono la loro sessualità, intesa sia in senso fisico che psichico, in modo conflittuale, sia a livello d’interiorità sia a livello di rapporti interpersonali o sociali. Nella valutazione dello stato di questi importanti centri energetici, occorre tenere presente anche il processo di crescita dell’individuo, poiché ogni età ha uno specifico Chakra associato ad essa. Nell’età associata ad un determinato centro energetico, questo sarà predominante sugli altri in termini di funzionalità energetica, secondo i seguenti valori (M.=maschio e F=femmina): C.1: 0-7 (M) e 0-6,5 (F) anni; C.2: 8-14 (M) e 7-12 (F) anni; C.3: 15-21 (M) e 13-18 (F) anni; C.4: 22-28 (N) e 19-24 (F) anni, C.5: 29-35 (M) e 25-30 (F) anni; C.6: 36-42 (M) e 31-36 (F) anni; C.7: 43-49 (M) e 37-42 (F) anni
sistema energetico: le nadi, i chakra e i corpi sottili o aura
Fin da quando abbiamo fatto il nostro arrivo su questa Terra siamo stati abituati a sentirci rapportare nei confronti della vita esclusivamente in termini materiali; il mondo fisico è la nostra realtà e oltre a quello non c'è molto. Ma agli occhi di un sensitivo, di una persona cioè con una sensibilità diversa da quella della stragrande maggioranza degli esseri umani, questo mondo appare come una serie infinita di strutture energetiche... una persona non apparirebbe solo come un corpo fisico ma come una serie di flussi energetici che si manifestano come vortici e scie di varie forme e colori, sia intorno che dentro la persona stessa! Infatti ogni essere vivente non è esclusivamente un essere fisico, ma il corpo materiale è solo la risultante di tutta una serie di strutture energetiche che sono il suo vero essere... strutture energetiche senza le quali il nostro corpo non potrebbe esistere. Questo sistema energetico è costituito da tre diverse strutture fondamentali:
- Le Nadi o canali energetici
- I Chakra o centri energetici
- I Corpi sottili o aura o corpi energetici
- • Le Nadi sono una serie di canali energetici attraverso cui scorre il Prana, l'energia vitale che costituisce l'intero Universo e che è alla base della nostra esistenza. Nadi in sanscrito significa canale, vena, sistema di collegamento. Ed è infatti, la rete delle nadi, il sistema di collegamento che permette la diffusione uniforme del Prana in tutto il nostro essere. Prana in sanscrito vuol dire "energia primordiale", e la sua esistenza è da sempre conosciuta da tutte le civiltà fin dall'antichità; infatti questa energia vitale viene chiamata Chi o Ki o Qi dai cinesi e dai giapponesi, Ka dagli antichi egizi, Pneuma dai Galli,Baraka dai Sufis, Spirito Santo dai Cristiani, Wakan dagli Indiani Sioux, e ancora Fluido Vitale dagli alchimisti, Energia bioplasmica dai russi, Forza guaritrice della Natura da Ippocrate, Jesod dai cabalisti ebrei e così via...Le Nadi di ogni corpo energetico si collegano a quelle del corpo successivo. creando così un legame intimo e uno scambio efficente tra tutti i vari corpi sottili.
- Secondo alcuni antichi testi Indiani e Tibetani le Nadi in un corpo umano sarebbero 72.000; altri parlarono di 270.000 e altri testi ancora più antichi parlerebbero di 350.000; evidentemente questa discrepanza di dati può essere attribuita ai vari corpi più o meno sottili che costituiscono l'essere nella sua totalità. Essendo in pratica dei canali costituiti di energia, le Nadi ovviamente non sono visibili a occhio nudo; tuttavia, la maggior parte delle Nadi ha un corrispettivo fisico ben determinato, che può corrispondere ad un fascio nervoso, un condotto arterioso o venoso o linfatico. Alcune Nadi però possono non avere corrispondenze a livello fisiologico, come nel caso del Vaso di Concezione, che viene contemplato da discipline come lo Shiatzu e l'Agopuntura ed è situato in senso verticale nella parte centrale ed anteriore del torace.Per la loro struttura astrale, le Nadi sono state suddivise in 3 categorie: Grossolane, misurabili attualmente anche attraverso apparecchiature in grado di misurare la potenzialità energetica tipo l'EAV e potenziabili con strumenti come gli aghi nell'Agopuntura cinese o le Asanas nello Yoga; Sottili, sviluppabili tramite tecniche respiratorie come il Pranayama; Ipersottili, sulle quali si può agire solamente con pratiche Yoga, tra cui la concentrazione, la meditazione, i Koan dello Zen e così via.
Gli antichi Yogi descrissero la Nadi come una specie di cavo elettrico composto da tre strati concentrici così chiamati: Sira, che è la parte più interna, Damani, lo strato intermedio e Nadiche definisce sia l'organo nel suo insieme che lo strato più esterno. Tra tutte le Nadi le più importanti, che fungono da canali principali, sarebbero Sushumna, Ida e Pingala;
- Sushumna sarebbe la Nadi che partendo dal Chakra di base arriverebbe, lungo la spina dorsale, fino al Chakra della Corona,
- Ida e Pingala sono le due Nadi che si trovano ai due lati di Sushumna e risalgono lungo la colonna vertebrale con movimento sinusoidale, intersecando la Nadi centrale in corrispondenza dei Chakra principali.
- La rappresentazione di queste Nadi è conosciuta in tutte le culture; basti pensare al Caduceo, simbolo adottato da Esculapio, Dio medico della mitologia greca, costituito da un bastone centrale con due serpenti ai lati che si attorcigliano con movimento sinusoidale, o all'Albero della Vita babilonese che è molto simile alla Nadi Sushumna con diversi Chakra e dalle due Nadi laterali Ida e Pingala.
- I Chakra secondo le antiche tradizioni orientali sarebbero per alcuni 144.000, per altri 88.000 per altri ancora 145; anche qui ovviamente la cosa è da ricollegare al fatto che non esiste umanamente un mezzo che permetta di calcolare con esattezza questi dati, esattamente come spiegato sopra a proposito delle Nadi. Comunque tutti sono daccordo sul fatto che i Chakra principali siano 7 più alcuni collegati a questi. Questi Chakra si ritrovano in tutti i livelli dell'aura e dal secondo al sesto livello compaiono tanto anteriormente che posteriormente. In genere i Chakra anteriori sono collegati con la sfera dell'emotività e quelli posteriori si collegano alla volontà; quelli della testa sono invece collegati alla ragione. Si può avere una buona salute fisica solo se le tre componenti, emotività, volontà e ragione, sono in perfetto equilibrio tra loro, e tale equilibrio si ottiene bilanciando e armonizzando i vari Chakra tra loro.
I sette Chakra principali si trovano in corrispondenza con i principali centri nervosi:
- il primo Chakra o Muladara Chakra: è situato alla radice della spina dorsale, con la base rivolta verso il basso. È il centro energetico che presiede alle sensazioni fisiche in generale, e in particolare alla percezione del proprio corpo nello spazio, al movimento e al senso del tatto; è collegato all'energia fisica e alla volontà di vivere. Inoltre è il centro energetico che costituisce la base per tutti i chakra superiori ed è la fonte della forza vitale, il nostro legame con Madre Terra, e tramite questo veniamo in contatto con l'energia della Kundalini. La Kundalini è l'energia Cosmica che risiede addormentata alla base del Muladhara Chakra. Dal punto di vista fisico il Chakra di base regola il funzionamento delle ghiandole surrenali e dei reni.
- il secondo Chakra o Svadhistana Chakra: si trova poco sopra all'osso pubico e si presenta sia anteriormente che posteriormente; la sua radice è situata all'altezza dell'osso sacro dove si convogliano le emozioni primordiali. Questo è il centro energetico che regola l'energia sessuale e il sistema immunitario.
- il terzo Chakra o Manipura Chakra: anche questo Chakra è presenta anteriormente e posteriormente ed è situato sul plesso solare; la radice è situata tra la dodicesima vertebra toracica e la prima lombare. Dal punto di vista psichico presiede alla percezione che ciascuno di noi ha del suo ruolo nel mondo, influenza il rapporto con gli altri e determina la cura che l'individuo ha di sé. Dal punto di vista fisico regola tutta l'area dello stomaco, fegato, milza, pancreas e sistema nervoso.
- il quarto Chakra o Anahata Chakra: si trova nei pressi del cuore; anteriormente è connesso con l'amore e posteriormente con la volontà. Per avere un buon equilibrio psicofisico le due parti devono essere in equilibrio tra di loro. Fisicamente questo centro fornisce energia al cuore, al timo, al nervo vago e al dorso.
- il quinto Chakra o Visuddha Chakra: è situato all'altezza della gola e appare sia anteriore che posteriore; il vertice è inserito nella terza vertebra cervicale. Associato al senso dell'udito, del gusto e dell'olfatto, a livello psichico influenza la generosità, il desiderio di conoscere la verità e la comunicazione. Fisicamente agisce su gola, polmoni, i bronchi,e al tratto digerente.
- il sesto Chakra o Ajna Chakra: la sua parte anteriore si trova sulla fronte, all'altezza della radice del naso, e quella posteriore sulla nuca, mentre la radice si trova al centro del capo. L'aspetto anteriore è collegato con la comprensione dei concetti e quello posteriore con il senso pratico. Fisicamente dà energia all'ipofisi, il cervelletto, al sistema nervoso, alle orecchie e all'occhio sinistro. Presiede al senso della vista.
- il settimo Chakra o Sahasrara Chakra: è situato sulla sommità del capo con la radice rivolta verso la parte superiore del cervello. Da esso dipende l'integrazione tra la ragione e la spiritualità. Fornisce energia alla corteccia cerebrale e all'occhio destro.
• I corpi sottili o aure sono i vari corpi energetici che costituiscono il vero essere di una persona, la sua essenza. I corpi sottili in una persona sono 7, anche se in genere se ne considerano solo 4 e alcuni affermino che siano molti di più; in ogni caso i corpi maggiormente presi in considerazione sono:
- il corpo eterico
- il corpo emotivo
- il corpo mentale
- il corpo astrale
- il corpo eterico "matrice"
- il corpo celestiale
- il corpo eterico o causale
- Il campo energetico umano formato da queste aure è diviso in vari strati che si irradiano dal corpo, circondandolo e compenetrandolo; man mano che i vari strati si allontanano dal corpo diventano sempre più sottili e la loro frequenza vibratoria aumenta. Nonostante l'apparenza questi corpi non sono stratificati, ma si compenetrano e interagiscono tra di loro, e il loro spessore rispetto al corpo fisico aumenta man mano che ci spostiamo verso i corpi più sottili.I corpi energetici presentano caratteristiche differenti tra loro, e in modo particolare possono essere identificate due strutture: i corpi dispari hanno una forma definita e una precisa struttura, mentre i corpi pari sono composti da sostanza informe e fluttuante.Alla vista di un sensitivo gli strati dei corpi dispari appaiono formati da raggi luminosi stabili e rilucenti; quelli pari invece si presentano in modi diversi: il secondo appare simile ad un gas, il quarto ad un fluido, il sesto ad un alone luminoso.Se gli strati del corpo energetico sono sani, forti e carichi, la persona sarà in grado di condurre una vita felice in ogni suo aspetto, se invece uno o più di questi strati si trovano in stato di squilibrio, si potranno riscontrare vari problemi a livello fisico e psichico, dal momento che ogni strato presiede al buon funzionamento dei vari organi e determina le caratteristiche psicofisiche della persona.
- Nel punto di intersezione di due o più Nadi si hanno i Chakra.
- • I Chakra sono delle centraline energetiche che ci permettono lo scambio di energia con l'ambiente circostante; essi si presentano come dei vortici, degli imbuti che servono da serbatoio per l'energia portata dalle varie Nadi e hanno lo scopo di trasformare questa energia nelle frequenze adatte al buon funzionamento e allo sviluppo del corpo fisico e dei corpi sottili. Inoltre essi riversano energia nell'ambiente circostante permettendo così un interscambio costante con le varie forze che lo circondano in tutto l'Universo. Una volta assorbita dal Chakra, l'energia Cosmica viene incanalata al più vicino centro nervoso che la metabolizza e la rende utilizzabile dal corpo. Se un Chakra non funziona in modo corretto, l'entrata dell'energia risulta alterata, e questo alla lunga crea problemi poiché l'organo nutrito da quel Chakra ne risentirà in modo negativo, generando la malattia.
Il corpo fisico è soltanto uno dei vari corpi da cui è costituito l'essere umano, ed è il veicolo con cui l'uomo ha la possibilità di sperimentare durante la sua vita terrena le esperienze che gli necessitano per la crescita interiore. Oltre questo però ci sono anche i Corpi energetici, o Aure, che costituiscono l'essenza stessa della persona, la sua personalità, il suo essere completo. Questi corpi sono così denominati:
- il corpo eterico
- il corpo emotivo
- il corpo mentale
- il corpo astrale
- il corpo eterico "matrice"
- il corpo celestiale
- il corpo Keterico o causale
Il corpo eterico
Il primo corpo che incontriamo, subito dopo il corpo fisico, è il corpo eterico. Questo ha in genere uno spessore che si aggira intorno ai cinque centimetri oltre il corpo fisico e si presenta come una specie di fumo di colore che va dall'azzurro mare al grigio chiaro. Nelle persone che praticano regolarmente una buona attività fisica si presenta con uno spessore maggiore e di colore tendente al grigio, dimostrando così che una buona preparazione atletica va a sviluppare sia il fisico che l'eterico.Questo corpo è quello che presiede a tutte le sensazioni fisiche e si può considerare una specie di barometro della vitalità fisica o un indicatore delle riserve energetiche del corpo. Nel momento in cui si produce un dolore fisico si producono degli squilibri nell'aura eterica. Se questo corpo è equilibrato e in buona forma il corpo fisico si manterrà in buona salute, si godrà di ottimo vigore fisico, la vita sessuale sarà soddisfacente e sonno e appetito saranno regolari. Se invece l'aura eterica non sarà in buone condizioni la salute creerà problemi e le esperienze fisiche non saranno vissute in modo adeguato provocando insoddisfazione e facendo risultare diverse esperienze come sgradevoli; più il corpo eterico si indebolisce e più il fisico diverrà vulnerabile.
Il corpo emotivo
Il Corpo emotivo segue il contorno del corpo fisico, ma appare più fluido rispetto al corpo eterico; a differenza del corpo eterico che segue fedelmente i contorni del corpo fisico però, l'emotivo è composto da volute di energia vivacemente colorata che fluttua costantemente, e si estende per una decina di centimetri rispetto al corpo fisico. Questo corpo è legato alla consapevolezza delle emozioni e dei sentimenti I colori di questa aura cambiano a seconda della natura dei sentimenti che una persona prova verso se stessa: se questi sentimenti sono positivi e la persona ha un buon rapporto con se stessa, gli addensamenti energetici del corpo mentale saranno simili a nuvole con una colorazione ricca di tonalità vivaci, mentre invece se la persona prova sentimenti negativi verso sé stessa, si avranno degli addensamenti di colori più cupi e meno brillanti Le nubi di energia di questo corpo scorrono lungo le linee strutturali del primo corpo energetico.Chi vive in serenità con sé stesso sarà in grado di mantenere la sua aura equilibrata, creando così una barriera in grado di intercettare e neutralizzare le energie negative. Chi invece blocca le sue emozioni o le inquina con odio, rancore, insicurezza, paura e così via creerà dei blocchi nei flussi di energia, che si manifesteranno nell'aura come addensamenti scuri e opachi, che alla lunga porteranno all'indebolimento del corpo fisico.
Il corpo mentale
Il corpo mentale presenta una varietà di colori minore rispetto alle aure emotiva e astrale e le sue radiazioni sono collegate all'attività mentale e ai pensieri. Questo corpo in genere si presenta come un alone giallo intorno alla testa e alle spalle, che scende poi lungo tutto il corpo per uno spessore di circa una ventina di centimetri. La sua energia scorre lungo delle linee luminose che corrispondono ai processi e agli stati mentali. Se il livello di questa energia è elevato ed equilibrato, la persona avrà una mente lucida e pronta all'apprendimento. Una mente equilibrata permette una giusta interazione tra la mente razionale e quella intuitiva, permettendoci di sentirci sempre equilibrati e a nostro agio nelle varie situazioni; se invece non c'è armonia in questo corpo, la persona avrà le idee poco chiare e non mostrerà interesse al proprio sviluppo intellettuale. Si svilupperanno così pensieri negativi e la frequenza delle linee energetiche di questo corpo rallenteranno la loro frequenza scurendosi e distorcendosi. Lo squilibrio tra i vari corpi energetici può creare problemi sia a livello fisiologico che psicologico: se il corpo mentale, per esempio, è forte e gli altri due sono squilibrati, la persona tenderà a risolvere i propri problemi solo a livello razionale, escludendo completamente la componente emotiva, il che limiterà le sue esperienze. Pensieri negativi possono avere origine anche dalla pressione esercitata dal corpo emotivo e dall'eterico sul mentale, e questo potrebbe essere causato da ristagni energetici nei corpi adiacenti al terzo; il blocco dei sentimenti infatti porta a ristagni energetici che eserciteranno una pressione sul corpo mentale, distorcendone l'attività.
Il corpo astrale
Il corpo astrale si presenta come un fluido multicolore simile al corpo emotivo, ma a differenza di questo che appare come delle nubi colorate, questo è più simile ad un fluido omogeneo che si espande per circa trenta centimetri al di fuori del corpo fisico.Il corpo astrale è quello che riguarda il mondo delle relazioni sociali, i rapporti con gli altri e i sentimenti reciproci. In caso di insufficienza energetica il fluido del corpo astrale diventerà scuro e denso, e questo stato potrebbe essere pericoloso perché a lungo andare porterà alla creazione di vere e proprie malattie. L'energia astrale si trasmette da una persona all'altra ogni qualvolta ci si relaziona con qualcuno. infatti ogni volta che interagiamo con qualcuno, anche inconsapevolmente, creiamo dei"tentacoli" di energia che vanno a toccare il campo energetico dell'altro. La natura di questo contatto dipende dal tipo di interazione e dal sentimento che lo ha causato: in caso di rapporto tra due persone che si amano questi flussi di energia saranno fluidi, senza asperità e di colore rosa; in caso di sentimenti negativi come per esempio l'invidia, questi flussi assumeranno un colore verde-grigio molto scuro. Più i sentimenti sono forti e più i colori assumeranno un colore vivace, cosicché il rosa dell'amore diventerà arancione o il rosso della rabbia sarà molto più cupo. Un astrale forte e carico sarà di una persona con rapporti interpersonale buoni e stabili, che nutre sentimenti veri e positivi verso chi lo circonda, mentre una persona con un astrale scarico terrà in scarsa considerazione i rapporti con gli altri, preferendo la solitudine e sfuggendo i rapporti all'esterno che saranno visti solo come un fastidio.Alla nascita la nostra aura è legata a quella dei nostri genitori da cordoni simili a quello ombelicale, e questi cordoni si svilupperanno, insieme all'aura, durante tutta l'infanzia, determinando così il modello per le relazioni future. Ogni volta che si instaura un nuovo rapporto si crea così un nuovo cordone che unirà alla persona incontrata.Il corpo astrale, come quarto livello, costituisce il collegamento tra il mondo fisico e quello spirituale; infatti i primi tre livelli fanno capo al mondo fisico, emotivo e mentale, mentre gli ultimi tre costituiscono la matrice, cioè il modello dei precedenti.
Il corpo eterico "matrice"
Il quinto corpo sottile è chiamato corpo eterico "matrice", in quanto contiene tutte le forme del piano fisico, come se fosse uno stampo, ed è perciò la matrice del corpo eterico. Questo corpo sporge da quello fisico circa una sessantina di centimetri. L'eterico "matrice" consiste in uno spazio vuoto in cui si forma il corpo eterico, che a sua volta come abbiamo visto fornisce l'energia necessaria al corpo fisico. In sostanza si tratta di uno stampo che presenta delle forme vuote corrispondenti a tutti gli organi del corpo ed è la matrice dell'intero organismo. Questa aura ha una forma ovoidale piuttosto allungata nella quale si possono individuare le forme vuote che sono lo stampo di tutti gli organi, gli arti e i Chakra. Queste forme appaiono come linee trasparenti su uno sfondo blu cobalto.Un quinto livello ben equilibrato permetterà alla persona di sentirsi sempre a proprio agio e in armonia con tutto quello che lo circonda, avendo sempre la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto e permettendogli di avere sempre la giusta determinazione per la realizzazione della propria vita. Un eterico "matrice" squilibrato invece porterà la persona ad essere insoddisfatta di sé, a non trovare la giusta motivazione per la propria vita e, se l'energia sarà insufficiente, la persona tenderà ad essere molto disordinata a mal giudicare chi ama l'ordine, che sarà considerato privo di personalità e creatività. La tendenza all'ordine diventerà ossessione nel momento il cui l'energia dei corpi dispari (eterico e mentale) sarà molto più forte di quelli pari (quello emotivo e l'astrale).
Il corpo celestiale
Il corpo celestiale è formato da numerosi raggi luminosi che partono dal centro del corpo e si irradiano per una settantina di centimetri circa e si presenta con tutti i colori dell'iride senza una forma definita. Un corpo celestiale energeticamente forte ed equilibrato presenterà dei raggi perfettamente rettilinei e dalla luminosità molto intensa. Questo corpo presiede all'emotività spirituale ed è legato ai sentimenti di amore verso il divino e all'estasi mistica, pertanto favorisce la meditazione e la preghiera. Se la sua energia risultasse insufficente la persona proverà molte difficoltà a sperimentare esperienze mistiche e, anzi, gli risulterà anche difficile capire quelle degli altri. I raggi del suo corpo risulteranno non rettilinei e dalla luminosità piuttosto spenta. Chi avrà una carica energetica del corpo celestiale molto elevata tenderà a vivere esclusivamente secondo i principi spirituali sottraendosi a tutte le esperienze fisiche.Per poter caricare energeticamente il corpo celestiale e accedere a buone esperienze spirituali è necessario praticare con costanza le tecniche meditative.
Il corpo keterico "matrice" o causale
Questo corpo, detto anche Uovo Aurico, si presenta appunto come un grande uovo formato da linee dorate dalla luminosità molto intensa che si intreciano, delineando tutte le componenti del corpo fisico, oltre il quale si estende per circa un metro e racchiudendo tutti gli altri corpi energetici. La parte più esterna di questo uovo diviene più spessa costituendo unna specie d guscio che serve da protezione e al tempo stesso permette lo scambio energetico con il campo universale. Un corpo causale sano e ben equilibrato permetterà alla persona di percepire la sua importanza e il suo ruolo all'interno del grande Disegno Universale, permettendogli di elaborare idee creative e di poter comprendere concetti elevati quali il significato dell'esistenza e della natura del mondo. In caso invece di corpo causale squilibrato o debole si avranno difficoltà a riuscire a cncepire idee creative e a comprendere il senso della vita, e le linee che compongono il corpo appariranno spente e irregolari, assottigliandosi anche in alcuni punti, dove potrebbero verificarsi dei veri e propri strappi nel guscio aurico, attraverso cui si avranno dispersioni di energia. Questa situazione porterà la persona ad essere ipercritica nei confronti dei proprio difetti e a spingerla nella ricerca di una ipotetica perfezione, peraltro irraggiungibile. Se invece l'energia di questo corpo dovesse risultare troppo forte, la persona sarà nella posizioni di riuscire ad elaborare moltissime idee che però non riuscirà a mettere in pratica. Per evitare di incorrere in questi problemi è necessario che tutti i corpi siano equilibrati, e per fare questo, anche in questo caso si può ricorrere a tecniche meditative.
I colori dell'Aura
Come visto precedentmente, il campo enegetico umano è una massa di energia in costante movimento, che a seconda dei vari livelli si presenta di differenti consistenze e aspetti. Inoltre all'occhio di un sensitivo, di qualcuno in grado di vedere questi corpi, essi si presentano variamente colorati. Come i suoni, anche i colori sono delle vibrazioni energetiche di diverse frequenze, e all'interno di un'aura si troveranno un'infinità di colorazioni differenti. Sebbene sia umanamente impossibile catalogare e classificare tutti i colori dell'aura, è però possibile dare almeno una traccia di massima sui colori fondamentali, per capire approssimativamente il loro significato.
Rosso
Arancione
Giallo
Verde
Blu
Indaco e viola
Grigio
Rosso
Un buon rosso ben chiaro indica la potenza diretta verso il bene. I buoni generali, i buoni condottieri hanno molto rosso chiaro nella loro aura. Si riscontra una tinta rosso chiara orlata di giallo chiaro nei "crociati", coloro che si sforzano sempre di aiutare il prossimo. Non confondete soprattutto questa persona con chi si "immischia di tutto"; la sua aura sarà di un rosso brunastro.Alcuni grandi uomini di Stato hanno del rosso chiaro nella loro aura, ma purtroppo, in troppi casi quel rosso è contaminato da colori debilitanti.Un brutto rosso, troppo scuro, oppure opaco indica cattivo carattere, cattiveria. Il soggetto è irritabile, fellone, cerca di approfittare degli altri. Il rosso opaco rivela invariabilmente un'eccitazione nervosa. Gli assassini hanno spesso questo rosso opaco degradato, nella loro aura. Più il rosso è pallido (pallido, non più chiaro) più la persona è nervosa e instabile, troppo attiva, incapace di star ferma. Le tinte rossastre intorno agli organi indicano il loro stato:Strisce o radiazioni rosso chiaro che emanano da un organo indicano che quell'organo è in ottima salute. Un rosso scuro, tendente al bruno, che palpita sopra un organo, indica la presenza di un cancro, ed è anche possibile 'prevedere' un cancro sul punto di manifestarsi! L'aura rivela le malattie che intaccheranno il corpo se non si adottano cure opportune. Certamente da qui a qualche anno, si ricorrerà sempre più alla "terapeutica dell'aura".Un rosso marmorizzato e vibrante situato presso una delle guance indica un accesso o una carie dentaria; accompagnato da un bruno che palpiti regolarmente nel nimbo, esso rivela che la persona ha paura di andare dal dentista. Lo scarlatto è in generale il colore di coloro che sono troppo sicuri di sé, e che non pensano che a se stessi. È il colore del falso orgoglio. Ma lo scarlatto si distingue pure molto nettamente intorno alle anche delle donne di facili costumi, per le quali l'amore è un mestiere. Così, l'egocentrico e la prostituta hanno gli stessi colori. A questo proposito, mi permetto una digressione. è strano constatare che i comuni giri di frase, come un "umor nero", "una paura blu", "diventar rosso di rabbia","ingiallire di gelosia", ecc. indichino con precisione l'aura della persona che soffre di questi umori! I popoli che hanno inventato queste massime vedevano chiaramente l'aura, consciamente o meno,Per tornare al gruppo, dei "rossi", il rosa (una tinta corallina) indica l'immaturità. Gli adolescenti hanno un'aura più rosa che rossa. Presso un adulto, questo colore rivela infantilismo o insicurezza.Tutti coloro che hanno del rosso all'estremità dello sterno sono malati di nervi. Essi devono imparare a controllare le loro attività e a comportarsi con più calma se vogliono vivere fino a un'età avanzata.
Arancione
L'arancione è una variante. del rosso, ma gli concederemo una classificazione particolare perché alcune religioni orientali considerano che l'arancione è il colore del sole e gli rendono omaggio. Esso è un colore buono, e coloro che hanno una bella tinta arancione nella loro aura sono fondamentalmente buoni; essi si sforzano sempre di andate in aiuto dei più infelici di loro. L'arancione giallastro è ottimo, perché segnala la padronanza di sé e molte altre virtù.L'arancio brunastro appartiene al pigro che "prende in giro ogni cosa". Questa tinta rivela anche le malattie renali. Se essa è situata al di sopra dei reni e presenta tracce di grigio, indica la presenza di calcoli.Un arancio colorato di verde è segno di temperamento collerico, litigioso, e quando avrete progredito, al punto da distinguere i colori nei colori e tutte le sfumature, avrete la saggezza di evitare di discutere con coloro che hanno il verde nell'arancio perché essi mancano di immaginazione, per loro tutto è nero o bianco, mancano di sottigliezza e non sanno distinguere le sfumature d'opinione, di sapere, di colore. La persona afflitta da un arancione verdastro discute interminabilmente per il piacere di discutere, senza curarsi del valore dei suoi argomenti.
Giallo
Un blu giallo dorato appartiene agli esseri d'alta spiritualità. Tutti i grandi santi hanno aloni dorati. Più grande è la spiritualità, più smagliante il giallo dorato. Una persona che ha nella sua aura un giallo vivo è perfettamente onesta, perfettamente franca e si può aver fiducia in lei. Ma un brutto giallo indica la codardia. Un giallo rossastro non è del tutto favorevole perché indica la timidezza fisica e morale e la debolezza dello spirito. Costoro non sanno quel che vogliono, cambieranno religione e opinione, cercando sempre altrove. Essi non hanno alcuna perseveranza.La persona che ha nella sua aura una tinta giallo-rossastra o bruno-rossastra passerà la vita a correre dietro all'altro sesso... invano! È curioso constatare che coloro che hanno del giallo-rossastro nella loro aura e anche i colori rossi sono generalmente irritabili e estremamente suscettibili.Quando il giallo è molto tinto di rosso, la persona soffre di un grande complesso di inferiorità. Più domina il rosso, più la persona ne soffre. Un giallo brunastro rivela dei pensieri molto impuri e una deplorevole debolezza di spirito. Gli ubriaconi, i mendicanti, i falliti, hanno nellaura quel colore rosso-bruno giallastro e, se sono particolarmente cattivi, essa è cosparsa da un brutto colore verdastro. Costoro possono raramente esser salvati dalla loro follia.Allorché il giallo è striato di bruno e il bruno predomina, è segno di malattia mentale. La persona che ha una doppia personalità (in senso psichiatrico) ha spesso metà della sua aura di un giallo bluastro e l'altra di un giallo brunastro o verdastro. È un miscuglio di colori orribilmente spiacevole.Bisogna aspirare ad ottenere il bel giallo dorato di cui abbiamo parlato sopra. Esso si otterrà se ci si sforza di rimanere puri, in pensieri e in intenzioni. Ognuno di noi deve passare attraverso il giallo smagliante prima di poter sperare di progredire sul cammino della sua evoluzione.
Verde
Il verde è il colore della guarigione, dell'insegnamento, della crescita fisica. I grandi medici e i chirurghi hanno molto verde nella loro aura ma anche del rosso, e, cosa curiosa, questi colori si mischiano armoniosamente, senza la minima dissonanza. Su una stoffa. il rosso e il verde urtano l'occhio ma in un'aura essi piacciono. Il verde, accompagnato da un bel rosso, rivela il chirurgo ottimo, l'uomo competente. Il solo verde, senza tracce di rosso, si trova presso i medici, o le infermiere dedicate al loro mestiere. Il verde accompagnato da un bel blu indica la riuscita nell'insegnamento. Alcuni grandi professori hanno del verde nella loro aura con delle strisce di un blu elettrico e si distinguono spesso fra i raggi delle linee sottili di giallo dorato, che indicano che il professore è del tutto dedito ai suoi allievi e possiede l'elevata spiritualità indispensabile alla sua vocazione.Tutti coloro che si occupano della salute degli uomini e degli animali hanno molto verde nella loro aura. Essi non sono sempre grandi professori, ma amano la loro professione e la compiono sempre bene. Il verde non è, tuttavia, un colore dominante, ed esso è sempre accompagnato da un altro colore. È un buon colore e indica che colui che ha molto verde nella sua aura è un essere pietoso, fondamentalmente buono. Ma se il verde diventa giallo, non si può aver fiducia in quella persona, e quanto più domina il giallo, tanto più bisogna diffidarne. Gli scrocconi hanno una spiacevole aura di un verde-giallo. D'altra parte, se il verde diventa blu, di solito, un bell'azzurro celeste o un bel blu elettrico, la persona è perfettamente onesta.
Blu
Si considera spesso questo colore come quello del mondo spirituale. Esso indica anche le facoltà intellettuali, ma, naturalmente, per essere favorevole, dev'essere della sfumatura voluta. Il corpo etereo è bluastro, come il fumo di un fuoco di bosco. Più quel blu è luminoso, più la persona è vigorosa. Il blu pallido è tipico degli esseri timorosi, indecisi, velleitari. Il blu scuro è quello della persona che progredisce, che fa degli sforzi. Se il blu diventa ancora più scuro, questo rivela la persona che prende a cuore il suo dovere, e ne ricava soddisfazione. Questi blu scuri si riscontrano spesso nei missionari che hanno una vocazione. Si può sempre giudicare una persona dalla tinta chiara del suo giallo e dalla tonalità scura del blu.
Indaco e Viola
È difficile distinguere questi due colori uno dall'altro, per cui dedicheremo loro un solo paragrafo. Le persone che hanno l'indaco nella loro aura hanno profonde convinzioni religiose, perfettamente sincere. Alcuni fingono di professare la religione, altri non fanno che parlarne, e, finché non si sarà vista la loro aura, non si potrà giudicare della loro sincerità; l'indaco ne dà la prova formale. Se una tinta rosata è mescolata all'indaco, la persona ha cattivo carattere; il rosa è degradante e priva l'aura della sua purezza. Incidentalmente, le persone la cui aura comprende l'indaco o il violetto soffrono di malattie di cuore e di stomaco. Esse non dovrebbero mangiare mai né fritture né grassi.
Grigio
Il grigio modifica i colori dell'aura. Esso non significa niente in se stesso, a meno che la persona non sia pochissimo evoluta. Il grigio che invade un colore indica debolezza di carattere e di salute. Se vi sono strisce grigie al di sopra di un organo, quell'organo sarà presto malato, ed è urgente consultare un medico. La persona che soffre di emicranie avrà una specie di nuvola grigia nell'alone, e, qualunque sia il colore dell'alone, le strisce grigie lo traverseranno vibrando al ritmo delle fitte del mal di testa.
Questa parte sui colori dell'aura è stata ripresa dal libro "I segreti dell'aura" di T. Lobsang Rampa - Ed. Astrolabio
Fin da quando abbiamo fatto il nostro arrivo su questa Terra siamo stati abituati a sentirci rapportare nei confronti della vita esclusivamente in termini materiali; il mondo fisico è la nostra realtà e oltre a quello non c'è molto. Ma agli occhi di un sensitivo, di una persona cioè con una sensibilità diversa da quella della stragrande maggioranza degli esseri umani, questo mondo appare come una serie infinita di strutture energetiche... una persona non apparirebbe solo come un corpo fisico ma come una serie di flussi energetici che si manifestano come vortici e scie di varie forme e colori, sia intorno che dentro la persona stessa! Infatti ogni essere vivente non è esclusivamente un essere fisico, ma il corpo materiale è solo la risultante di tutta una serie di strutture energetiche che sono il suo vero essere... strutture energetiche senza le quali il nostro corpo non potrebbe esistere. Questo sistema energetico è costituito da tre diverse strutture fondamentali:
Il Corpo emotivo segue il contorno del corpo fisico, ma appare più fluido rispetto al corpo eterico; a differenza del corpo eterico che segue fedelmente i contorni del corpo fisico però, l'emotivo è composto da volute di energia vivacemente colorata che fluttua costantemente, e si estende per una decina di centimetri rispetto al corpo fisico. Questo corpo è legato alla consapevolezza delle emozioni e dei sentimenti I colori di questa aura cambiano a seconda della natura dei sentimenti che una persona prova verso se stessa: se questi sentimenti sono positivi e la persona ha un buon rapporto con se stessa, gli addensamenti energetici del corpo mentale saranno simili a nuvole con una colorazione ricca di tonalità vivaci, mentre invece se la persona prova sentimenti negativi verso sé stessa, si avranno degli addensamenti di colori più cupi e meno brillanti Le nubi di energia di questo corpo scorrono lungo le linee strutturali del primo corpo energetico.Chi vive in serenità con sé stesso sarà in grado di mantenere la sua aura equilibrata, creando così una barriera in grado di intercettare e neutralizzare le energie negative. Chi invece blocca le sue emozioni o le inquina con odio, rancore, insicurezza, paura e così via creerà dei blocchi nei flussi di energia, che si manifesteranno nell'aura come addensamenti scuri e opachi, che alla lunga porteranno all'indebolimento del corpo fisico.
Il corpo astrale si presenta come un fluido multicolore simile al corpo emotivo, ma a differenza di questo che appare come delle nubi colorate, questo è più simile ad un fluido omogeneo che si espande per circa trenta centimetri al di fuori del corpo fisico.Il corpo astrale è quello che riguarda il mondo delle relazioni sociali, i rapporti con gli altri e i sentimenti reciproci. In caso di insufficienza energetica il fluido del corpo astrale diventerà scuro e denso, e questo stato potrebbe essere pericoloso perché a lungo andare porterà alla creazione di vere e proprie malattie. L'energia astrale si trasmette da una persona all'altra ogni qualvolta ci si relaziona con qualcuno. infatti ogni volta che interagiamo con qualcuno, anche inconsapevolmente, creiamo dei"tentacoli" di energia che vanno a toccare il campo energetico dell'altro. La natura di questo contatto dipende dal tipo di interazione e dal sentimento che lo ha causato: in caso di rapporto tra due persone che si amano questi flussi di energia saranno fluidi, senza asperità e di colore rosa; in caso di sentimenti negativi come per esempio l'invidia, questi flussi assumeranno un colore verde-grigio molto scuro. Più i sentimenti sono forti e più i colori assumeranno un colore vivace, cosicché il rosa dell'amore diventerà arancione o il rosso della rabbia sarà molto più cupo. Un astrale forte e carico sarà di una persona con rapporti interpersonale buoni e stabili, che nutre sentimenti veri e positivi verso chi lo circonda, mentre una persona con un astrale scarico terrà in scarsa considerazione i rapporti con gli altri, preferendo la solitudine e sfuggendo i rapporti all'esterno che saranno visti solo come un fastidio.Alla nascita la nostra aura è legata a quella dei nostri genitori da cordoni simili a quello ombelicale, e questi cordoni si svilupperanno, insieme all'aura, durante tutta l'infanzia, determinando così il modello per le relazioni future. Ogni volta che si instaura un nuovo rapporto si crea così un nuovo cordone che unirà alla persona incontrata.Il corpo astrale, come quarto livello, costituisce il collegamento tra il mondo fisico e quello spirituale; infatti i primi tre livelli fanno capo al mondo fisico, emotivo e mentale, mentre gli ultimi tre costituiscono la matrice, cioè il modello dei precedenti.
Il corpo celestiale è formato da numerosi raggi luminosi che partono dal centro del corpo e si irradiano per una settantina di centimetri circa e si presenta con tutti i colori dell'iride senza una forma definita. Un corpo celestiale energeticamente forte ed equilibrato presenterà dei raggi perfettamente rettilinei e dalla luminosità molto intensa. Questo corpo presiede all'emotività spirituale ed è legato ai sentimenti di amore verso il divino e all'estasi mistica, pertanto favorisce la meditazione e la preghiera. Se la sua energia risultasse insufficente la persona proverà molte difficoltà a sperimentare esperienze mistiche e, anzi, gli risulterà anche difficile capire quelle degli altri. I raggi del suo corpo risulteranno non rettilinei e dalla luminosità piuttosto spenta. Chi avrà una carica energetica del corpo celestiale molto elevata tenderà a vivere esclusivamente secondo i principi spirituali sottraendosi a tutte le esperienze fisiche.Per poter caricare energeticamente il corpo celestiale e accedere a buone esperienze spirituali è necessario praticare con costanza le tecniche meditative.
- Le Nadi o canali energetici
- I Chakra o centri energetici
- I Corpi sottili o aura o corpi energetici
- • Le Nadi sono una serie di canali energetici attraverso cui scorre il Prana, l'energia vitale che costituisce l'intero Universo e che è alla base della nostra esistenza. Nadi in sanscrito significa canale, vena, sistema di collegamento. Ed è infatti, la rete delle nadi, il sistema di collegamento che permette la diffusione uniforme del Prana in tutto il nostro essere. Prana in sanscrito vuol dire "energia primordiale", e la sua esistenza è da sempre conosciuta da tutte le civiltà fin dall'antichità; infatti questa energia vitale viene chiamata Chi o Ki o Qi dai cinesi e dai giapponesi, Ka dagli antichi egizi, Pneuma dai Galli,Baraka dai Sufis, Spirito Santo dai Cristiani, Wakan dagli Indiani Sioux, e ancora Fluido Vitale dagli alchimisti, Energia bioplasmica dai russi, Forza guaritrice della Natura da Ippocrate, Jesod dai cabalisti ebrei e così via...Le Nadi di ogni corpo energetico si collegano a quelle del corpo successivo. creando così un legame intimo e uno scambio efficente tra tutti i vari corpi sottili.
- Secondo alcuni antichi testi Indiani e Tibetani le Nadi in un corpo umano sarebbero 72.000; altri parlarono di 270.000 e altri testi ancora più antichi parlerebbero di 350.000; evidentemente questa discrepanza di dati può essere attribuita ai vari corpi più o meno sottili che costituiscono l'essere nella sua totalità. Essendo in pratica dei canali costituiti di energia, le Nadi ovviamente non sono visibili a occhio nudo; tuttavia, la maggior parte delle Nadi ha un corrispettivo fisico ben determinato, che può corrispondere ad un fascio nervoso, un condotto arterioso o venoso o linfatico. Alcune Nadi però possono non avere corrispondenze a livello fisiologico, come nel caso del Vaso di Concezione, che viene contemplato da discipline come lo Shiatzu e l'Agopuntura ed è situato in senso verticale nella parte centrale ed anteriore del torace.Per la loro struttura astrale, le Nadi sono state suddivise in 3 categorie: Grossolane, misurabili attualmente anche attraverso apparecchiature in grado di misurare la potenzialità energetica tipo l'EAV e potenziabili con strumenti come gli aghi nell'Agopuntura cinese o le Asanas nello Yoga; Sottili, sviluppabili tramite tecniche respiratorie come il Pranayama; Ipersottili, sulle quali si può agire solamente con pratiche Yoga, tra cui la concentrazione, la meditazione, i Koan dello Zen e così via.
Gli antichi Yogi descrissero la Nadi come una specie di cavo elettrico composto da tre strati concentrici così chiamati: Sira, che è la parte più interna, Damani, lo strato intermedio e Nadiche definisce sia l'organo nel suo insieme che lo strato più esterno. Tra tutte le Nadi le più importanti, che fungono da canali principali, sarebbero Sushumna, Ida e Pingala; - Sushumna sarebbe la Nadi che partendo dal Chakra di base arriverebbe, lungo la spina dorsale, fino al Chakra della Corona,
- Ida e Pingala sono le due Nadi che si trovano ai due lati di Sushumna e risalgono lungo la colonna vertebrale con movimento sinusoidale, intersecando la Nadi centrale in corrispondenza dei Chakra principali.
- La rappresentazione di queste Nadi è conosciuta in tutte le culture; basti pensare al Caduceo, simbolo adottato da Esculapio, Dio medico della mitologia greca, costituito da un bastone centrale con due serpenti ai lati che si attorcigliano con movimento sinusoidale, o all'Albero della Vita babilonese che è molto simile alla Nadi Sushumna con diversi Chakra e dalle due Nadi laterali Ida e Pingala.
- I Chakra secondo le antiche tradizioni orientali sarebbero per alcuni 144.000, per altri 88.000 per altri ancora 145; anche qui ovviamente la cosa è da ricollegare al fatto che non esiste umanamente un mezzo che permetta di calcolare con esattezza questi dati, esattamente come spiegato sopra a proposito delle Nadi. Comunque tutti sono daccordo sul fatto che i Chakra principali siano 7 più alcuni collegati a questi. Questi Chakra si ritrovano in tutti i livelli dell'aura e dal secondo al sesto livello compaiono tanto anteriormente che posteriormente. In genere i Chakra anteriori sono collegati con la sfera dell'emotività e quelli posteriori si collegano alla volontà; quelli della testa sono invece collegati alla ragione. Si può avere una buona salute fisica solo se le tre componenti, emotività, volontà e ragione, sono in perfetto equilibrio tra loro, e tale equilibrio si ottiene bilanciando e armonizzando i vari Chakra tra loro.
I sette Chakra principali si trovano in corrispondenza con i principali centri nervosi:
- il primo Chakra o Muladara Chakra: è situato alla radice della spina dorsale, con la base rivolta verso il basso. È il centro energetico che presiede alle sensazioni fisiche in generale, e in particolare alla percezione del proprio corpo nello spazio, al movimento e al senso del tatto; è collegato all'energia fisica e alla volontà di vivere. Inoltre è il centro energetico che costituisce la base per tutti i chakra superiori ed è la fonte della forza vitale, il nostro legame con Madre Terra, e tramite questo veniamo in contatto con l'energia della Kundalini. La Kundalini è l'energia Cosmica che risiede addormentata alla base del Muladhara Chakra. Dal punto di vista fisico il Chakra di base regola il funzionamento delle ghiandole surrenali e dei reni.
- il secondo Chakra o Svadhistana Chakra: si trova poco sopra all'osso pubico e si presenta sia anteriormente che posteriormente; la sua radice è situata all'altezza dell'osso sacro dove si convogliano le emozioni primordiali. Questo è il centro energetico che regola l'energia sessuale e il sistema immunitario.
- il terzo Chakra o Manipura Chakra: anche questo Chakra è presenta anteriormente e posteriormente ed è situato sul plesso solare; la radice è situata tra la dodicesima vertebra toracica e la prima lombare. Dal punto di vista psichico presiede alla percezione che ciascuno di noi ha del suo ruolo nel mondo, influenza il rapporto con gli altri e determina la cura che l'individuo ha di sé. Dal punto di vista fisico regola tutta l'area dello stomaco, fegato, milza, pancreas e sistema nervoso.
- il quarto Chakra o Anahata Chakra: si trova nei pressi del cuore; anteriormente è connesso con l'amore e posteriormente con la volontà. Per avere un buon equilibrio psicofisico le due parti devono essere in equilibrio tra di loro. Fisicamente questo centro fornisce energia al cuore, al timo, al nervo vago e al dorso.
- il quinto Chakra o Visuddha Chakra: è situato all'altezza della gola e appare sia anteriore che posteriore; il vertice è inserito nella terza vertebra cervicale. Associato al senso dell'udito, del gusto e dell'olfatto, a livello psichico influenza la generosità, il desiderio di conoscere la verità e la comunicazione. Fisicamente agisce su gola, polmoni, i bronchi,e al tratto digerente.
- il sesto Chakra o Ajna Chakra: la sua parte anteriore si trova sulla fronte, all'altezza della radice del naso, e quella posteriore sulla nuca, mentre la radice si trova al centro del capo. L'aspetto anteriore è collegato con la comprensione dei concetti e quello posteriore con il senso pratico. Fisicamente dà energia all'ipofisi, il cervelletto, al sistema nervoso, alle orecchie e all'occhio sinistro. Presiede al senso della vista.
- il settimo Chakra o Sahasrara Chakra: è situato sulla sommità del capo con la radice rivolta verso la parte superiore del cervello. Da esso dipende l'integrazione tra la ragione e la spiritualità. Fornisce energia alla corteccia cerebrale e all'occhio destro.
- il corpo eterico
- il corpo emotivo
- il corpo mentale
- il corpo astrale
- il corpo eterico "matrice"
- il corpo celestiale
- il corpo eterico o causale
- Il campo energetico umano formato da queste aure è diviso in vari strati che si irradiano dal corpo, circondandolo e compenetrandolo; man mano che i vari strati si allontanano dal corpo diventano sempre più sottili e la loro frequenza vibratoria aumenta. Nonostante l'apparenza questi corpi non sono stratificati, ma si compenetrano e interagiscono tra di loro, e il loro spessore rispetto al corpo fisico aumenta man mano che ci spostiamo verso i corpi più sottili.I corpi energetici presentano caratteristiche differenti tra loro, e in modo particolare possono essere identificate due strutture: i corpi dispari hanno una forma definita e una precisa struttura, mentre i corpi pari sono composti da sostanza informe e fluttuante.Alla vista di un sensitivo gli strati dei corpi dispari appaiono formati da raggi luminosi stabili e rilucenti; quelli pari invece si presentano in modi diversi: il secondo appare simile ad un gas, il quarto ad un fluido, il sesto ad un alone luminoso.Se gli strati del corpo energetico sono sani, forti e carichi, la persona sarà in grado di condurre una vita felice in ogni suo aspetto, se invece uno o più di questi strati si trovano in stato di squilibrio, si potranno riscontrare vari problemi a livello fisico e psichico, dal momento che ogni strato presiede al buon funzionamento dei vari organi e determina le caratteristiche psicofisiche della persona.
- Nel punto di intersezione di due o più Nadi si hanno i Chakra.
- • I Chakra sono delle centraline energetiche che ci permettono lo scambio di energia con l'ambiente circostante; essi si presentano come dei vortici, degli imbuti che servono da serbatoio per l'energia portata dalle varie Nadi e hanno lo scopo di trasformare questa energia nelle frequenze adatte al buon funzionamento e allo sviluppo del corpo fisico e dei corpi sottili. Inoltre essi riversano energia nell'ambiente circostante permettendo così un interscambio costante con le varie forze che lo circondano in tutto l'Universo. Una volta assorbita dal Chakra, l'energia Cosmica viene incanalata al più vicino centro nervoso che la metabolizza e la rende utilizzabile dal corpo. Se un Chakra non funziona in modo corretto, l'entrata dell'energia risulta alterata, e questo alla lunga crea problemi poiché l'organo nutrito da quel Chakra ne risentirà in modo negativo, generando la malattia.
Il corpo fisico è soltanto uno dei vari corpi da cui è costituito l'essere umano, ed è il veicolo con cui l'uomo ha la possibilità di sperimentare durante la sua vita terrena le esperienze che gli necessitano per la crescita interiore. Oltre questo però ci sono anche i Corpi energetici, o Aure, che costituiscono l'essenza stessa della persona, la sua personalità, il suo essere completo. Questi corpi sono così denominati:
- il corpo eterico
- il corpo emotivo
- il corpo mentale
- il corpo astrale
- il corpo eterico "matrice"
- il corpo celestiale
- il corpo Keterico o causale
Il corpo eterico
Il primo corpo che incontriamo, subito dopo il corpo fisico, è il corpo eterico. Questo ha in genere uno spessore che si aggira intorno ai cinque centimetri oltre il corpo fisico e si presenta come una specie di fumo di colore che va dall'azzurro mare al grigio chiaro. Nelle persone che praticano regolarmente una buona attività fisica si presenta con uno spessore maggiore e di colore tendente al grigio, dimostrando così che una buona preparazione atletica va a sviluppare sia il fisico che l'eterico.Questo corpo è quello che presiede a tutte le sensazioni fisiche e si può considerare una specie di barometro della vitalità fisica o un indicatore delle riserve energetiche del corpo. Nel momento in cui si produce un dolore fisico si producono degli squilibri nell'aura eterica. Se questo corpo è equilibrato e in buona forma il corpo fisico si manterrà in buona salute, si godrà di ottimo vigore fisico, la vita sessuale sarà soddisfacente e sonno e appetito saranno regolari. Se invece l'aura eterica non sarà in buone condizioni la salute creerà problemi e le esperienze fisiche non saranno vissute in modo adeguato provocando insoddisfazione e facendo risultare diverse esperienze come sgradevoli; più il corpo eterico si indebolisce e più il fisico diverrà vulnerabile.
Il corpo emotivo
Il corpo mentale
Il corpo mentale presenta una varietà di colori minore rispetto alle aure emotiva e astrale e le sue radiazioni sono collegate all'attività mentale e ai pensieri. Questo corpo in genere si presenta come un alone giallo intorno alla testa e alle spalle, che scende poi lungo tutto il corpo per uno spessore di circa una ventina di centimetri. La sua energia scorre lungo delle linee luminose che corrispondono ai processi e agli stati mentali. Se il livello di questa energia è elevato ed equilibrato, la persona avrà una mente lucida e pronta all'apprendimento. Una mente equilibrata permette una giusta interazione tra la mente razionale e quella intuitiva, permettendoci di sentirci sempre equilibrati e a nostro agio nelle varie situazioni; se invece non c'è armonia in questo corpo, la persona avrà le idee poco chiare e non mostrerà interesse al proprio sviluppo intellettuale. Si svilupperanno così pensieri negativi e la frequenza delle linee energetiche di questo corpo rallenteranno la loro frequenza scurendosi e distorcendosi. Lo squilibrio tra i vari corpi energetici può creare problemi sia a livello fisiologico che psicologico: se il corpo mentale, per esempio, è forte e gli altri due sono squilibrati, la persona tenderà a risolvere i propri problemi solo a livello razionale, escludendo completamente la componente emotiva, il che limiterà le sue esperienze. Pensieri negativi possono avere origine anche dalla pressione esercitata dal corpo emotivo e dall'eterico sul mentale, e questo potrebbe essere causato da ristagni energetici nei corpi adiacenti al terzo; il blocco dei sentimenti infatti porta a ristagni energetici che eserciteranno una pressione sul corpo mentale, distorcendone l'attività.
Il corpo astrale
Il corpo eterico "matrice"
Il quinto corpo sottile è chiamato corpo eterico "matrice", in quanto contiene tutte le forme del piano fisico, come se fosse uno stampo, ed è perciò la matrice del corpo eterico. Questo corpo sporge da quello fisico circa una sessantina di centimetri. L'eterico "matrice" consiste in uno spazio vuoto in cui si forma il corpo eterico, che a sua volta come abbiamo visto fornisce l'energia necessaria al corpo fisico. In sostanza si tratta di uno stampo che presenta delle forme vuote corrispondenti a tutti gli organi del corpo ed è la matrice dell'intero organismo. Questa aura ha una forma ovoidale piuttosto allungata nella quale si possono individuare le forme vuote che sono lo stampo di tutti gli organi, gli arti e i Chakra. Queste forme appaiono come linee trasparenti su uno sfondo blu cobalto.Un quinto livello ben equilibrato permetterà alla persona di sentirsi sempre a proprio agio e in armonia con tutto quello che lo circonda, avendo sempre la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto e permettendogli di avere sempre la giusta determinazione per la realizzazione della propria vita. Un eterico "matrice" squilibrato invece porterà la persona ad essere insoddisfatta di sé, a non trovare la giusta motivazione per la propria vita e, se l'energia sarà insufficiente, la persona tenderà ad essere molto disordinata a mal giudicare chi ama l'ordine, che sarà considerato privo di personalità e creatività. La tendenza all'ordine diventerà ossessione nel momento il cui l'energia dei corpi dispari (eterico e mentale) sarà molto più forte di quelli pari (quello emotivo e l'astrale).
Il corpo celestiale
Il corpo keterico "matrice" o causale
Questo corpo, detto anche Uovo Aurico, si presenta appunto come un grande uovo formato da linee dorate dalla luminosità molto intensa che si intreciano, delineando tutte le componenti del corpo fisico, oltre il quale si estende per circa un metro e racchiudendo tutti gli altri corpi energetici. La parte più esterna di questo uovo diviene più spessa costituendo unna specie d guscio che serve da protezione e al tempo stesso permette lo scambio energetico con il campo universale. Un corpo causale sano e ben equilibrato permetterà alla persona di percepire la sua importanza e il suo ruolo all'interno del grande Disegno Universale, permettendogli di elaborare idee creative e di poter comprendere concetti elevati quali il significato dell'esistenza e della natura del mondo. In caso invece di corpo causale squilibrato o debole si avranno difficoltà a riuscire a cncepire idee creative e a comprendere il senso della vita, e le linee che compongono il corpo appariranno spente e irregolari, assottigliandosi anche in alcuni punti, dove potrebbero verificarsi dei veri e propri strappi nel guscio aurico, attraverso cui si avranno dispersioni di energia. Questa situazione porterà la persona ad essere ipercritica nei confronti dei proprio difetti e a spingerla nella ricerca di una ipotetica perfezione, peraltro irraggiungibile. Se invece l'energia di questo corpo dovesse risultare troppo forte, la persona sarà nella posizioni di riuscire ad elaborare moltissime idee che però non riuscirà a mettere in pratica. Per evitare di incorrere in questi problemi è necessario che tutti i corpi siano equilibrati, e per fare questo, anche in questo caso si può ricorrere a tecniche meditative.
I colori dell'Aura
Come visto precedentmente, il campo enegetico umano è una massa di energia in costante movimento, che a seconda dei vari livelli si presenta di differenti consistenze e aspetti. Inoltre all'occhio di un sensitivo, di qualcuno in grado di vedere questi corpi, essi si presentano variamente colorati. Come i suoni, anche i colori sono delle vibrazioni energetiche di diverse frequenze, e all'interno di un'aura si troveranno un'infinità di colorazioni differenti. Sebbene sia umanamente impossibile catalogare e classificare tutti i colori dell'aura, è però possibile dare almeno una traccia di massima sui colori fondamentali, per capire approssimativamente il loro significato.
Rosso
Arancione
Giallo
Verde
Blu
Indaco e viola
Grigio
Rosso
Un buon rosso ben chiaro indica la potenza diretta verso il bene. I buoni generali, i buoni condottieri hanno molto rosso chiaro nella loro aura. Si riscontra una tinta rosso chiara orlata di giallo chiaro nei "crociati", coloro che si sforzano sempre di aiutare il prossimo. Non confondete soprattutto questa persona con chi si "immischia di tutto"; la sua aura sarà di un rosso brunastro.Alcuni grandi uomini di Stato hanno del rosso chiaro nella loro aura, ma purtroppo, in troppi casi quel rosso è contaminato da colori debilitanti.Un brutto rosso, troppo scuro, oppure opaco indica cattivo carattere, cattiveria. Il soggetto è irritabile, fellone, cerca di approfittare degli altri. Il rosso opaco rivela invariabilmente un'eccitazione nervosa. Gli assassini hanno spesso questo rosso opaco degradato, nella loro aura. Più il rosso è pallido (pallido, non più chiaro) più la persona è nervosa e instabile, troppo attiva, incapace di star ferma. Le tinte rossastre intorno agli organi indicano il loro stato:Strisce o radiazioni rosso chiaro che emanano da un organo indicano che quell'organo è in ottima salute. Un rosso scuro, tendente al bruno, che palpita sopra un organo, indica la presenza di un cancro, ed è anche possibile 'prevedere' un cancro sul punto di manifestarsi! L'aura rivela le malattie che intaccheranno il corpo se non si adottano cure opportune. Certamente da qui a qualche anno, si ricorrerà sempre più alla "terapeutica dell'aura".Un rosso marmorizzato e vibrante situato presso una delle guance indica un accesso o una carie dentaria; accompagnato da un bruno che palpiti regolarmente nel nimbo, esso rivela che la persona ha paura di andare dal dentista. Lo scarlatto è in generale il colore di coloro che sono troppo sicuri di sé, e che non pensano che a se stessi. È il colore del falso orgoglio. Ma lo scarlatto si distingue pure molto nettamente intorno alle anche delle donne di facili costumi, per le quali l'amore è un mestiere. Così, l'egocentrico e la prostituta hanno gli stessi colori. A questo proposito, mi permetto una digressione. è strano constatare che i comuni giri di frase, come un "umor nero", "una paura blu", "diventar rosso di rabbia","ingiallire di gelosia", ecc. indichino con precisione l'aura della persona che soffre di questi umori! I popoli che hanno inventato queste massime vedevano chiaramente l'aura, consciamente o meno,Per tornare al gruppo, dei "rossi", il rosa (una tinta corallina) indica l'immaturità. Gli adolescenti hanno un'aura più rosa che rossa. Presso un adulto, questo colore rivela infantilismo o insicurezza.Tutti coloro che hanno del rosso all'estremità dello sterno sono malati di nervi. Essi devono imparare a controllare le loro attività e a comportarsi con più calma se vogliono vivere fino a un'età avanzata.
Arancione
L'arancione è una variante. del rosso, ma gli concederemo una classificazione particolare perché alcune religioni orientali considerano che l'arancione è il colore del sole e gli rendono omaggio. Esso è un colore buono, e coloro che hanno una bella tinta arancione nella loro aura sono fondamentalmente buoni; essi si sforzano sempre di andate in aiuto dei più infelici di loro. L'arancione giallastro è ottimo, perché segnala la padronanza di sé e molte altre virtù.L'arancio brunastro appartiene al pigro che "prende in giro ogni cosa". Questa tinta rivela anche le malattie renali. Se essa è situata al di sopra dei reni e presenta tracce di grigio, indica la presenza di calcoli.Un arancio colorato di verde è segno di temperamento collerico, litigioso, e quando avrete progredito, al punto da distinguere i colori nei colori e tutte le sfumature, avrete la saggezza di evitare di discutere con coloro che hanno il verde nell'arancio perché essi mancano di immaginazione, per loro tutto è nero o bianco, mancano di sottigliezza e non sanno distinguere le sfumature d'opinione, di sapere, di colore. La persona afflitta da un arancione verdastro discute interminabilmente per il piacere di discutere, senza curarsi del valore dei suoi argomenti.
Giallo
Un blu giallo dorato appartiene agli esseri d'alta spiritualità. Tutti i grandi santi hanno aloni dorati. Più grande è la spiritualità, più smagliante il giallo dorato. Una persona che ha nella sua aura un giallo vivo è perfettamente onesta, perfettamente franca e si può aver fiducia in lei. Ma un brutto giallo indica la codardia. Un giallo rossastro non è del tutto favorevole perché indica la timidezza fisica e morale e la debolezza dello spirito. Costoro non sanno quel che vogliono, cambieranno religione e opinione, cercando sempre altrove. Essi non hanno alcuna perseveranza.La persona che ha nella sua aura una tinta giallo-rossastra o bruno-rossastra passerà la vita a correre dietro all'altro sesso... invano! È curioso constatare che coloro che hanno del giallo-rossastro nella loro aura e anche i colori rossi sono generalmente irritabili e estremamente suscettibili.Quando il giallo è molto tinto di rosso, la persona soffre di un grande complesso di inferiorità. Più domina il rosso, più la persona ne soffre. Un giallo brunastro rivela dei pensieri molto impuri e una deplorevole debolezza di spirito. Gli ubriaconi, i mendicanti, i falliti, hanno nellaura quel colore rosso-bruno giallastro e, se sono particolarmente cattivi, essa è cosparsa da un brutto colore verdastro. Costoro possono raramente esser salvati dalla loro follia.Allorché il giallo è striato di bruno e il bruno predomina, è segno di malattia mentale. La persona che ha una doppia personalità (in senso psichiatrico) ha spesso metà della sua aura di un giallo bluastro e l'altra di un giallo brunastro o verdastro. È un miscuglio di colori orribilmente spiacevole.Bisogna aspirare ad ottenere il bel giallo dorato di cui abbiamo parlato sopra. Esso si otterrà se ci si sforza di rimanere puri, in pensieri e in intenzioni. Ognuno di noi deve passare attraverso il giallo smagliante prima di poter sperare di progredire sul cammino della sua evoluzione.
Verde
Il verde è il colore della guarigione, dell'insegnamento, della crescita fisica. I grandi medici e i chirurghi hanno molto verde nella loro aura ma anche del rosso, e, cosa curiosa, questi colori si mischiano armoniosamente, senza la minima dissonanza. Su una stoffa. il rosso e il verde urtano l'occhio ma in un'aura essi piacciono. Il verde, accompagnato da un bel rosso, rivela il chirurgo ottimo, l'uomo competente. Il solo verde, senza tracce di rosso, si trova presso i medici, o le infermiere dedicate al loro mestiere. Il verde accompagnato da un bel blu indica la riuscita nell'insegnamento. Alcuni grandi professori hanno del verde nella loro aura con delle strisce di un blu elettrico e si distinguono spesso fra i raggi delle linee sottili di giallo dorato, che indicano che il professore è del tutto dedito ai suoi allievi e possiede l'elevata spiritualità indispensabile alla sua vocazione.Tutti coloro che si occupano della salute degli uomini e degli animali hanno molto verde nella loro aura. Essi non sono sempre grandi professori, ma amano la loro professione e la compiono sempre bene. Il verde non è, tuttavia, un colore dominante, ed esso è sempre accompagnato da un altro colore. È un buon colore e indica che colui che ha molto verde nella sua aura è un essere pietoso, fondamentalmente buono. Ma se il verde diventa giallo, non si può aver fiducia in quella persona, e quanto più domina il giallo, tanto più bisogna diffidarne. Gli scrocconi hanno una spiacevole aura di un verde-giallo. D'altra parte, se il verde diventa blu, di solito, un bell'azzurro celeste o un bel blu elettrico, la persona è perfettamente onesta.
Blu
Si considera spesso questo colore come quello del mondo spirituale. Esso indica anche le facoltà intellettuali, ma, naturalmente, per essere favorevole, dev'essere della sfumatura voluta. Il corpo etereo è bluastro, come il fumo di un fuoco di bosco. Più quel blu è luminoso, più la persona è vigorosa. Il blu pallido è tipico degli esseri timorosi, indecisi, velleitari. Il blu scuro è quello della persona che progredisce, che fa degli sforzi. Se il blu diventa ancora più scuro, questo rivela la persona che prende a cuore il suo dovere, e ne ricava soddisfazione. Questi blu scuri si riscontrano spesso nei missionari che hanno una vocazione. Si può sempre giudicare una persona dalla tinta chiara del suo giallo e dalla tonalità scura del blu.
Indaco e Viola
È difficile distinguere questi due colori uno dall'altro, per cui dedicheremo loro un solo paragrafo. Le persone che hanno l'indaco nella loro aura hanno profonde convinzioni religiose, perfettamente sincere. Alcuni fingono di professare la religione, altri non fanno che parlarne, e, finché non si sarà vista la loro aura, non si potrà giudicare della loro sincerità; l'indaco ne dà la prova formale. Se una tinta rosata è mescolata all'indaco, la persona ha cattivo carattere; il rosa è degradante e priva l'aura della sua purezza. Incidentalmente, le persone la cui aura comprende l'indaco o il violetto soffrono di malattie di cuore e di stomaco. Esse non dovrebbero mangiare mai né fritture né grassi.
Grigio
Il grigio modifica i colori dell'aura. Esso non significa niente in se stesso, a meno che la persona non sia pochissimo evoluta. Il grigio che invade un colore indica debolezza di carattere e di salute. Se vi sono strisce grigie al di sopra di un organo, quell'organo sarà presto malato, ed è urgente consultare un medico. La persona che soffre di emicranie avrà una specie di nuvola grigia nell'alone, e, qualunque sia il colore dell'alone, le strisce grigie lo traverseranno vibrando al ritmo delle fitte del mal di testa.
Questa parte sui colori dell'aura è stata ripresa dal libro "I segreti dell'aura" di T. Lobsang Rampa - Ed. Astrolabio
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